Vino sfuso in Italia,  garanzia di vendite all’estero 2024

Il mercato del vino sfuso in Italia: garanzia, dinamiche, protagonisti e sfide

di Carol Agostini

Il mercato del vino sfuso italiano rappresenta una componente essenziale dell’industria vinicola nazionale e internazionale. Conosciuto per il commercio di vino in cisterna o a litri, questo segmento consente la distribuzione di grandi quantità di vino destinato al confezionamento, al blending o all’uso industriale. Dietro a questa pratica si nasconde una filiera complessa e ben regolamentata, che coinvolge produttori, mediatori, grandi cantine e attori della logistica.

Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto di Carol Agostini

Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto di Carol Agostini

Le dimensioni del mercato: statistiche e dati di produzione

Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) e del Ministero dell’Agricoltura italiano, l’Italia è il principale produttore mondiale di vino, con oltre 50 milioni di ettolitri prodotti nel 2022. Di questi, una parte significativa è destinata al mercato del vino sfuso. Si stima che circa il 30% del vino italiano venga commercializzato in cisterna, con destinazioni che includono l’esportazione verso paesi come Germania, Francia, e Stati Uniti.

Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto di Picjumbo

Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto di Picjumbo

Tra i vitigni maggiormente rappresentati nel mercato del vino sfuso troviamo:

Trebbiano: noto per la sua alta resa, viene utilizzato principalmente per vini da taglio e produzione industriale.

Sangiovese: diffuso soprattutto in Toscana e nelle regioni centrali, è usato sia per blend che per vini di qualità.

Montepulciano: apprezzato per la versatilità, rappresenta una scelta comune nel centro-sud Italia.

Glera: la base del Prosecco, spesso venduta sfusa per imbottigliamento in loco o produzione di spumanti.

Primitivo e Nero d’Avola: rappresentano i vitigni rossi più esportati nel formato sfuso, grazie alla loro struttura e intensità aromatica.

Pinot Grigio: il vitigno più venduto al mondo

I volumi annuali di vino sfuso commercializzato superano i 10 milioni di ettolitri, con transazioni che spaziano dai piccoli lotti per aziende artigianali a grandi accordi commerciali tra multinazionali.

Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto di David Bartus

Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto di David Bartus

Protagonisti del settore: le cantine sociali e i mediatori

Le cantine sociali italiane, che rappresentano oltre il 50% della produzione vinicola nazionale, svolgono un ruolo cruciale nel mercato del vino sfuso. Queste cooperative, che riuniscono migliaia di piccoli produttori, offrono grandi volumi di vino a prezzi competitivi, garantendo un approvvigionamento stabile e di qualità per i compratori.

Accanto alle cantine sociali, i mediatori svolgono una funzione indispensabile. Questi professionisti facilitano le transazioni tra produttori e acquirenti, utilizzando piattaforme digitali o reti consolidate di contatti. In un mercato in cui la fiducia e la trasparenza sono fondamentali, i mediatori assicurano che il vino rispetti le specifiche contrattuali, sia per caratteristiche organolettiche che per conformità alle norme.

Tra gli acquirenti si distinguono:

Aziende imbottigliatrici che utilizzano il vino sfuso per produrre etichette proprie.
Industrie alimentari e cosmetiche che impiegano il vino come ingrediente.
Importatori e distributori internazionali che acquistano grandi volumi per mercati esteri.

Normative e regolamentazioni

Il commercio del vino sfuso è regolamentato da normative stringenti sia a livello nazionale che europeo. Tra le principali disposizioni troviamo:

La legge 238/2016 (Testo Unico del Vino): stabilisce le norme per la produzione, la classificazione e la tracciabilità del vino, garantendo trasparenza e qualità lungo tutta la filiera.
Regolamento UE 1308/2013: disciplina l’organizzazione comune dei mercati agricoli, incluso il vino, specificando i requisiti per l’etichettatura, la denominazione e il trasporto.
Codice Doganale dell’Unione Europea: regola le esportazioni di vino sfuso, imponendo controlli su dazi e documentazione.
Accordi internazionali sui dazi doganali: Paesi come gli Stati Uniti e la Cina, principali importatori di vino sfuso italiano, applicano tariffe diverse, influenzando i costi e le dinamiche commerciali.

Un aspetto fondamentale è la tracciabilità: ogni cisterna deve essere accompagnata da un documento di trasporto (MVV – Modello di Vendita Vino), che riporta origine, caratteristiche tecniche e denominazione del prodotto.

Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto da internet,pexel

Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto da internet,pexel

Vino sfuso e qualità: un connubio possibile?

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il vino sfuso non è sinonimo di bassa qualità. Molti produttori utilizzano questo formato per vendere eccedenze o per soddisfare ordini specifici di blend richiesti dal mercato estero. Ad esempio, il mercato tedesco spesso acquista vini italiani sfusi per imbottigliarli localmente, mantenendo un’etichettatura conforme alle normative UE.

Tra i vini di qualità venduti in cisterna spiccano:

Chianti e Chianti Classico: spesso acquistati da imbottigliatori europei per il confezionamento in loco.
Prosecco DOC: una parte significativa viene esportata sfusa per essere lavorata in mercati strategici come gli USA.
Vini bianchi aromatici: tra cui Pinot Grigio e Sauvignon Blanc, molto richiesti in Nord Europa e Nord America.

Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto di Carol Agostini

Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto di Carol Agostini

Sfide e opportunità del settore

Il mercato del vino sfuso affronta sfide legate alla concorrenza internazionale e alla sostenibilità. Paesi emergenti come l’Australia e il Sudafrica offrono vini sfusi a prezzi competitivi, spingendo l’Italia a puntare su qualità e certificazioni. Inoltre, il cambiamento climatico incide sulle rese e sulla qualità del prodotto, rendendo essenziale investire in tecnologie di precisione e innovazione agricola.

Dal lato delle opportunità, la crescente domanda di vino in Asia e America Latina apre nuovi orizzonti per l’esportazione. La digitalizzazione del settore, con piattaforme online dedicate al commercio di vino sfuso, facilita le transazioni e amplia la rete di contatti tra produttori e compratori.

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Penso che…

Il mercato del vino sfuso italiano è un pilastro dell’industria vinicola nazionale, in grado di coniugare tradizione, innovazione e competitività. Grazie alla sua capacità di rispondere alle esigenze di un mercato globale sempre più esigente, rappresenta una risorsa preziosa per valorizzare le eccellenze italiane e promuovere un consumo consapevole e sostenibile.

Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

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