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    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024

    2024 ALBANIA: LA KANTINA BALAJ E IL PROGETTO SEB WINERY (1 PARTE)

    di Cristina Santini

    Sebbene non sia ampiamente conosciuta a livello internazionale come altre nazioni vinicole, l’Albania vanta in realtà una delle più antiche tradizioni di produzione del vino al mondo, risalente addirittura all’età del bronzo, circa 3.000 anni fa.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Situata nell’antica regione degli Illiri, il territorio ha ospitato un fiorente settore vitivinicolo già molto prima dell’espansione dell’Impero Romano, il quale contribuì ulteriormente alla sua crescita e sviluppo. Tuttavia, durante i lunghi secoli di dominio ottomano, questo importante comparto produttivo subì un drastico declino, dovendo attendere la dichiarazione di indipendenza del 1912 per poter conoscere una vera e propria rinascita, con un incremento della superficie vitata che arrivò a toccare i 15.000 ettari. Nonostante ciò, nel corso della sua storia millenaria, il Paese ha dovuto affrontare numerose alterne vicende che hanno portato il settore enologico a sperimentare più volte momenti di recessione e crisi, prima di riuscire a risollevarsi e riaffermarsi come una delle nazioni vinicole più antiche dell’intero Vecchio Continente.

    Nel 1933, la devastante epidemia di fillossera ha gravemente danneggiato i vigneti di gran parte del mondo, compresa l’Albania. L’industria è stata messa in ginocchio, con interi appezzamenti di vigneti spazzati via. Poi, all’indomani della seconda guerra mondiale, seguì un lungo periodo di ripresa e crescita, mentre il paese lavorava per ricostruire le sue capacità di produzione vinicola.

    E’ stato solo con la parziale privatizzazione delle proprietà terriere in seguito alla caduta del regime di Enver Hoxha che l’industria vinicola ha potuto riguadagnare la sua posizione e iniziare a riaffermare il suo ruolo. Oggi l’Albania vanta oltre 26.000 ettari di vigneti e il settore è tornato a essere in ascesa.
    Questa rinascita è dovuta in gran parte a un afflusso di investimenti esteri e al sostegno dei programmi di finanziamento dell’Unione Europea.
    Tuttavia, forse il fattore più importante è l’immenso orgoglio e la determinazione del popolo albanese nel valorizzare le caratteristiche del proprio terroir attraverso la produzione di vini di grande qualità. Il futuro della viticoltura appare luminoso, poiché questo settore resiliente continua a risorgere dalle sfide del passato.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Oggi la sfida più importante è quella di convincere i ristoranti e gli alberghi albanesi a proporre i vini locali.
    Circa una trentina sono le cantine che producono vino, molte delle quali gestite da imprenditori albanesi che hanno avuto l’opportunità di studiare e fare stage in diverse parti d’Italia. Forti di questa preziosa esperienza maturata all’estero, questi giovani viticoltori stanno ora mettendo in pratica le loro competenze per dar vita a vini autenticamente albanesi, che riflettono la ricchezza e la diversità dei terroir locali.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Una di queste realtà di successo è la Kantina Balaj di Mifol, nel Distretto di Valona, che abbiamo avuto il piacere di visitare durante il nostro soggiorno estivo in questa meravigliosa terra dalle mille sfaccettature. Qui abbiamo apprezzato da vicino l’impegno e la passione di un vignaiolo determinato a valorizzare il patrimonio enologico del suo Paese e a farlo conoscere e apprezzare non solo sul suo territorio ma anche fuori dai confini nazionali.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Artan Balaj ci racconta che dopo 17 anni in Italia è tornato in Albania per avviare quello che è sempre stato il suo sogno: fare vino nella sua Patria. “Quando ero in Italia avevo già la convinzione di avere una grande terra, tutte le premesse che avevo in mente sono divenute realtà con grandi risultati direi. Il nostro lavoro, facendo biologico e naturale, ha portato a grandi sfide ma anche a grandi soddisfazioni. Ci dà tanta speranza per continuare su questa strada, penso che con la natura che ci circonda e il territorio che abbiamo ci aspettano grandi cose in futuro.”

    Ad un certo punto della storia, nel 2021 nasce il progetto SEB winery – Vlore, insieme a Vincenzo Vitale di Ais Club Albania e Daniela, guidato dal sogno di produrre vini che ricordino il passato.

    Vincenzo ci racconta il progetto: “Stiamo cercando di fare una linea di vini per il mercato internazionale, quindi un pò per tutta l’Europa, compresi i Paesi asiatici e gli Stati Uniti. Siamo pronti, abbiamo fatto delle degustazioni per vedere se il vino può piacere. Abbiamo portato avanti questo lavoro non perché i vini della Cantina Balaj non siano buoni.

    I vini di questa cantina hanno una territorialità, una produzione locale che rispetta il gusto degli albanesi legato soprattutto ad un’alcolicità importante, a vini complessi, strutturati, tannici, per cui Artan ha costruito la Cantina per vendere in Albania questa tipologia di vini. Quando poi ha cominciato a capire che ci poteva essere un mercato all’estero e ho cominciato ad insistere, sono subentrato facendo un piccolo investimento cercando di portare avanti il progetto Seb al di fuori dell’Albania con varietà esclusivamente autoctone, ma soprattutto con vini più facili da bere, più gastronomici, con un tannino non troppo invadente, con una grande freschezza perché il vino in qualche modo deve rinfrescare la bocca, con un corpo medio. Insomma vini che vanno bene a livello gastronomico con diversi piatti.”

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Difatti, la sera successiva alla nostra visita, abbiamo partecipato all’evento-cena organizzato dalla Cantina Balaj e Seb Winery con il Ristorante Bujar di Valona, di cui vi parlerò nella seconda puntata, dove abbiamo avuto la certezza di quanto appena descritto: vini freschi, di bassa alcolicità, versatili e rossi di 12,5/13 gradi abbinati piacevolmente al pesce. Quindi l’idea è quella di arrivare alla maggior versatilità con prodotti di bassa alcolicità dai risultati soddisfacenti come abbiamo potuto appurare.

    Ma facciamo un passo indietro.

    La Cantina di produzione si trova all’interno di un tunnel, un tempo abbandonato e ristrutturato negli anni da Artan, scavato dagli italiani nel 1928 e utilizzato per far passare il treno che trasportava la ghiaia dal fiume. La temperatura costante di 12°C tutto l’anno al suo interno è una sfida significativa, soprattutto per i vini naturali, data la posizione remota della galleria rispetto alla residenza e la mancanza di controllo delle temperature. Ci troviamo in un’azienda che produce 20000 bottiglie l’anno in dieci etichette dai disegni veramente accattivanti.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, cantina
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, cantina

    I sette ettari di vigneti, dislocati in vari punti sulle colline di fronte alla baia di Valona, a due passi dal mare Adriatico e dalle splendide saline naturali, affondano le radici in terreni di origine alluvionale, sabbiosi e ciottolosi.
    Alcune di queste piante sono ancora allevate ad alberello con delle rese bassissime, tra i 20 e i 40 quintali per ettaro.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne

    Durante la nostra visita, abbiamo avuto a disposizione una vasta gamma di campioni provenienti da diversi affinamenti che ci hanno lasciato molto colpiti dall’eccezionale lavoro svolto qui. In prima linea c’e lo Shesh i bardhe, un vitigno autoctono a bacca bianca che è il più coltivato nell’Albania centrale, originario del villaggio di Shesh vicino a Ndroqi, nella periferia della capitale Tirana.

    Quest’uva così versatile mostra una notevole acidità e potenziale di invecchiamento, favorevole all’impiego di una vasta gamma di tecniche per esaltarne la piena espressione, dalle lunghe macerazioni sulle bucce alla maturazione in una varietà di recipienti tra cui acciaio, cemento, anfora e rovere.
    Abbiamo avuto la fortuna di degustare l’intero spettro delle interpretazioni di questo vitigno, che ci hanno offerto una prospettiva unica, che si trattasse della mineralità tesa della versione non invecchiata, della sontuosa consistenza impartita dal tempo passato in anfora o della complessa stratificazione di sapori ottenuta attraverso l’uso giudizioso del rovere francese.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne

    Oltre al fiore all’occhiello Shesh i bardhe, abbiamo anche assaggiato una serie di altri vitigni autoctoni e internazionali che hanno ulteriormente messo in mostra la diversità del patrimonio viticolo albanese. È stato entusiasmante approfondire questo interessante programma enologico e assistere in prima persona alla passione e all’abilità che si celano in ogni bottiglia.

    Di seguito, raccontiamo un breve riepilogo di tutti i calici degustati. Per quanto fosse necessario menzionarne solo alcuni, abbiamo ritenuto doveroso descrivervi ognuno di essi, poiché abbiamo voluto evidenziare la loro eccellente qualità e il notevole impegno profuso in questi anni.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Lagune 2023 è l’autentica espressione del territorio miscelando tre vitigni: Shesh i Bardhë, Debinë bianca di Përmet e Pulës di Berat, le cui uve sono allevate intorno alla cantina di Mifol.
    Questo vino è realizzato senza l’aggiunta di solforosa e con un processo di fermentazione spontaneo, rinunciando alla filtrazione e optando per un periodo di maturazione per ora di tre mesi in vasche di cemento appositamente progettate. Questi recipienti presentano un interno a forma di uovo che crea un delicato vortice circolare, imitando il processo naturale del batonnage. Le pareti lisce dei serbatoi riducono al minimo l’attrito, consentendo al vino di invecchiare con grazia e sviluppare un profilo complesso e stratificato.

    Sia all’olfatto che al palato, presenta un’abbondanza di frutta candita e spezie coltivate in montagna, con una gradazione alcolica di 12% e un’acidità vibrante e purificante che persiste a lungo dopo ogni sorso. La natura tonica e persistente del vino evoca l’aroma fresco e maturo dell’albicocca, invitando ad assaporare ogni sfumatura e ad apprezzare la meticolosa attenzione ai dettagli.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Shesh i Bardhe 2023 rappresenta un allontanamento significativo dall’offerta dell’anno precedente. Mentre l’edizione 2022 prevedeva un periodo di macerazione prolungato di 40 giorni e una gradazione alcolica più elevata (ne parleremo nel prossimo articolo in abbinamento al cibo), la versione 2023 adotta un approccio nettamente diverso.

    Il tempo di macerazione è molto più breve, di soli 20 giorni, con conseguente riduzione del livello alcolico del 12%, una differenza immediatamente evidente e di grande impatto. Il profilo è più fresco e vibrante, con sapori di frutta che assumono un carattere più leggero, dalle note di erbe di montagna e fiori di camomilla che aggiungono una delicata complessità aromatica, completando l’ampia e ricca struttura e la vivace acidità del vino.
    Questa interazione di freschezza, fruttato e presenza materica crea un’esperienza di consumo assolutamente piacevole, rendendo lo Shesh i Bardhe 2023 un’opzione altamente versatile, adatta sia per sorseggiare un aperitivo che per accompagnare piatti di carne più sostanziosi.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione

    Shesh i Bardhe “Orange” 2022 è un orange wine davvero straordinario che viene sottoposto a un meticoloso processo di macerazione di 30 giorni sulle bucce, conferendogli una profondità di sapore e aroma per poi affinare 12 mesi in anfora. Al naso è profondamente espressivo, ricco di un bouquet di seducenti note terziarie che evocano un senso di raffinatezza.

    La sua impressionante freschezza ed il suo equilibrio sono la testimonianza della mano esperta. Possiede una seducente qualità balsamica che danza sul palato, fornendo un seducente gioco di sapori. Nonostante la sua gradazione alcolica di 14,5%, l’alcol si integra perfettamente, senza mai sovrastare le delicate sfumature del vino. In bocca è ampio e generoso, con una notevole struttura in grado di reggere il confronto con carni rosse o formaggi complessi.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione

    In un ameno colpo di scena, Vincenzo, Artan e Daniela ci portano all’esterno per farci degustare un tesoro sepolto nella terra, un Orange 2022 che riposa in grandi damigiane scolme per una ventina di centimetri. Questa tecnica unica conferisce sottili note di ossidazione che aggiungono un ulteriore strato di complessità al vino, elevandolo a nuove vette di eccellenza. La tonalità dorata risultante, simile al miele, è una rappresentazione visiva della profondità e del suo carattere. Questo è un vino che chiede di essere assaporato e apprezzato per il capolavoro che è.

    Dall’anfora alle damigiane interrate, lo Shesh i Bardhë viene anche lasciato riposare da ben 17 anni in barriques molto usate, infondendo complessità e profondità sorprendenti. Un connubio di note intense e avvolgenti di creme caramel, fieno secco e vaniglia tostata che crea un bouquet olfattivo estremamente elegante e intrigante.

    Ciò che rende ancora più affascinante questo vino è il processo di lavorazione perpetuo, in cui si preleva un po’ di vino e si integra con del nuovo, creando così una specie di “rabbocco perpetuo” che, da un lato, mescola le annate e, dall’altro, si carica di tutte le sostanze organolettiche cedute dalla botte, favorendo una perfetta integrazione degli aromi e una struttura tannica morbida e setosa. Il risultato finale è un calice da meditazione, in grado di regalare un’esperienza sensoriale profonda e avvolgente, ideale per essere degustato e apprezzato con calma e attenzione. Questa è la magia di un vino pensato per durare in eterno.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Con una composizione di 50% Kallmet, 35% Shesh i Zi e 15% Vlosh, Sason 2023 offre armoniose e prominenti note di rosa canina, evocando le immagini di un rigoglioso giardino in fiore. Intrecciati sono sentori di erbe balsamiche, che conferiscono una complessità rilassante e terrosa che bilancia il profilo del vino. Mentre bevi un sorso, i sapori di frutta matura prendono vita, avvolgendo il palato in un abbraccio succulento. La bocca ampia ed espansiva invita ad assaporare ogni momento, incoraggiando a gustarlo fresco per il massimo ristoro. È un vino che affascina fin dalla prima mescita con un’esperienza di bevuta immediata e gratificante, accessibile e sofisticata. Ideale sia abbinato a un pasto leggero o sorseggiato da solo.

    Il Plaku 2023 è un vino rosso dalla gradazione alcolica di 12,5% che raggiunge un equilibrio armonico, non travolge ma nemmeno delude il palato. L’assemblaggio è una sinfonia di varietà, con oltre il 50% di Shesh i Zi, il 25% di Vlosh e una minoranza di uve Cabernet, tutte vinificate separatamente per preservare le loro caratteristiche uniche. La cuvée risultante viene poi assemblata in recipienti di cemento, dove subisce un processo di maturazione di 12 mesi, seguito da un breve periodo in acciaio inox prima dell’imbottigliamento.

    A partire dal 2024, verrà utilizzato esclusivamente il cemento, evitando l’uso di botti di rovere. Come afferma giustamente Artan, l’influenza del legno è ora considerata obsoleta, permettendo alla vera essenza del terroir di risplendere senza ostacoli. Il naso è intenso e profondamente aromatico, ricco di note di ribes nero, bitume e un mellifluo sottofondo minerale. L’acidità è notevolmente fresca e veemente, mentre i tannini sono morbidi ed elastici, creando un’esperienza di beva immediata e allettante. Incarna uno stile intrinsecamente moderno, ma saldamente radicato nelle tradizioni e nel terroir delle sue origini.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Al contrario il Plaku 2022 matura in grandi botti di castagno di terzo passaggio concedendogli un carattere distintivo.
    Il vino assume profumi combinati di fichi, frutta secca e bacche rosse, mentre l’aggiunta di carruba conferisce una qualità terrosa, quasi radicale. L’elevata acidità fornisce una spina dorsale rinfrescante, bilanciando i tannini setosi e vellutati.
    Questa intricata combinazione di sapori e consistenze crea un’esperienza di consumo davvero ipnotica, con ogni sorso che rivela nuove dimensioni di questa straordinaria annata. In questo caso, siamo un pò contrari all’abbandono del legno.

    Il Vlosh 2022 attira subito l’attenzione. Ha un profilo strutturato e corposo e un’impressionante gradazione alcolica che si aggira intorno ai 15,3%. Al naso, aromi palpitanti di fragola fresca e uva sultanina carnosa avvolgono i sensi, suggerendo la profondità e la complessità a venire. La maggior parte delle viti utilizzate per la produzione di questo vino sono ancora allevate con il metodo tradizionale dell’alberello, che conferisce una qualità elegante e artigianale al prodotto finito.

    Quando il vino si apre nel bicchiere, rivela un palato sontuoso e dalle spalle larghe, ricco di sapori di frutta matura, quasi gommosi che ricoprono la lingua di una ricchezza vellutata. La struttura e l’intensità complessiva di questo grande vino da agnello mostrano un grande senso di peso e sostanza che persiste a lungo dopo ogni sorso. Una miscela armoniosa di potenza, finezza e puro piacere sensoriale.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Per il Merlot, l’annata 2022 è stata una delle più belle della memoria recente per questo celebre vitigno, con le uve provenienti dal pionieristico vigneto Balian che è stato piantato per la prima volta nel 2010. Purtroppo, le viti originali di questo prezioso appezzamento hanno ceduto alle malattie, rendendo necessario un reimpianto con la resistente uva Vlosh. Eppure questa avversità è servita solo ad aumentare l’eccezionale qualità del vino che ne è derivato.

    Al naso è un bouquet inebriante di violette, bacche scure e spezie sottili. Alla beva è a dir poco corposo con una perfetta integrazione di tannini maturi e setosi che forniscono struttura senza astringenza.
    C’è una notevole profondità e concentrazione in questo Merlot, che trasmette un profondo senso del luogo, ma rimane elegante ed equilibrato, i sapori di frutta matura si estendono fino a un finale lungo e appagante. E’ un vino che cattura i sensi, una vera testimonianza della resilienza di questo vigneto.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Il Caberlot 2022 è un rosso complesso che stuzzica i sensi. Al primo naso, l’aroma è profondo e provocante, evocando il profumo ricco e confetturato delle prugne secche mescolato alle note di cioccolato fondente. Man mano che il vino si apre, i tannini diventano più pronunciati, creando una sensazione di secchezza al palato che è comunque raffinata ed elegante, piuttosto che aspra o astringente. Questo è un vino, dal grande potenziale di invecchiamento, che implora di essere abbinato a piatti sostanziosi e saporiti, il tipo audace che può resistere alla ricchezza di una bistecca succosa o all’umami saporito di un pezzo di selvaggina ben scottato.

    In chiusura vi raccontiamo il Syrah 2022 che è stato meticolosamente invecchiato in acciaio, cedendo purezza e vivacità al suo profilo. Quando portiamo il bicchiere al naso, l’aroma ci avvolge, rivelando note terrose di muschio e sottobosco, a testimonianza del legame del vino con la terra. Al palato, attira l’attenzione la sua gradazione alcolica che supera i 15%, creando una presenza audace e assertiva.

    I sapori di grafite e carruba danzano sulla lingua, intrecciandosi con l’essenza distinta del torso di banana matura, aggiungendo strati di complessità e intrigo. È un calice che invita alla contemplazione, coinvolgendo il bevitore ad assaporare ogni sorso e a scoprire la miriade di sensazioni che ha da offrire.

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

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  • Wine Paris 2024, un incrocio di assaggi, vendite e incontri

    Wine Paris 2024, un incrocio di assaggi, vendite e incontri

    Wine Paris 2024: Vizi e Virtù della Prima Fiera Enologica dell’Anno in Europa

    Di Marco Maria Marcialis

    Parigi, la città delle luci e dell’eccellenza culinaria, ha ospitato la tre giorni intensa di Wine Paris 2024, un evento che ha affascinato e coinvolto gli amanti del vino provenienti da tutto il mondo. Questa fiera enologica, che si è svolta tra vizi e virtù, ha offerto un’esperienza straordinaria, rappresentando in modo eccellente non solo la Francia, ma anche altre regioni vinicole di prestigio.

    Wine Paris 2024, un incrocio di assaggi, vendite e incontri, logo da internet
    Wine Paris 2024, un incrocio di assaggi, vendite e incontri, logo da internet

    Le novità di quest’anno hanno incluso un padiglione dedicato all’Italia e un altro interamente dedicato agli Spirits, con una grande e accogliente lounge riservata alla stampa e ai VIP. Questo ha aggiunto un tocco di diversità e ricchezza all’evento, ampliando le opportunità di scoperta e degustazione per i partecipanti.

    L’edizione di quest’anno ha segnato un importante traguardo in un 2024 caratterizzato da un ottimismo ancora tiepido e prudente. Con altri eventi di rilievo come il Prowein a Düsseldorf e il Vinitaly a Verona in programma per i mesi successivi, Wine Paris ha avuto il compito di aprire le danze in grande stile, e ciò è stato compiuto con successo.

    Wine Paris 2024, un incrocio di assaggi, vendite e incontri, foto di Marco M. Marcialis
    Wine Paris 2024, un incrocio di assaggi, vendite e incontri, foto di Marco M. Marcialis

    Esaminando da vicino le virtù di questa manifestazione, emergono diversi punti chiave:

    Accessibilità: Parigi, come grande capitale, è facilmente raggiungibile sia per i primi arrivati che per coloro che preferiscono prendersi più tempo. Con aeroporti come Orly e Charles de Gaulle, insieme ad altri servizi di trasporto, l’accesso alla fiera è stato reso estremamente agevole.

    Trasporti: Una volta giunti in città, i partecipanti hanno potuto godere di un’efficiente rete di trasporti pubblici che ha reso semplice spostarsi da un punto all’altro, anche durante le ore notturne grazie ai servizi di mobilità come Uber e Bolt.

    Wine Paris 2024, un incrocio di assaggi, vendite e incontri, foto di Marco M. Marcialis
    Wine Paris 2024, un incrocio di assaggi, vendite e incontri, foto di Marco M. Marcialis

    Hotel: L’ampia selezione di hotel parigini ha garantito una varietà di opzioni di alloggio adatte a tutti i budget, permettendo ai visitatori di trovare sistemazioni convenienti anche durante i periodi di alta stagione turistica.

    Ristoranti e Bistrot: Grazie alla ricchezza dell’offerta gastronomica parigina, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di prenotare ristoranti e bistrot di alto livello per le loro cene d’affari, arricchendo ulteriormente l’esperienza complessiva dell’evento.

    Wine Paris 2024, un incrocio di assaggi, vendite e incontri, foto di Marco M. Marcialis
    Wine Paris 2024, un incrocio di assaggi, vendite e incontri, foto di Marco M. Marcialis

    Mobilità e Servizi: All’interno della fiera, il personale ha gestito con efficienza i flussi di visitatori, garantendo un’esperienza senza intoppi. I punti ristoro e i servizi sono stati sempre all’altezza delle aspettative, assicurando il comfort dei partecipanti.

    Allestimenti e Stand: Con quasi 4000 espositori, Wine Paris ha offerto una vasta gamma di allestimenti e stand esteticamente piacevoli e facilmente navigabili, facilitando la scoperta dei produttori e dei loro vini.

    Qualità dei Vini e dei Partecipanti: In ogni padiglione hanno spiccato sia grandi aziende che piccoli produttori, contribuendo a un livello complessivo molto elevato e accattivante. La presenza di consorzi, commercianti e giornalisti internazionali ha arricchito ulteriormente l’evento, offrendo interessanti opportunità commerciali e di networking.

    Wine Paris 2024, un incrocio di assaggi, vendite e incontri, azienda Ornella Bellia Venezia Wines, foto di Marco M. Marcialis
    Wine Paris 2024, un incrocio di assaggi, vendite e incontri, azienda Ornella Bellia Venezia Wines, foto di Marco M. Marcialis

    Tuttavia, nonostante le numerose virtù, alcuni vizi hanno fatto capolino durante l’analisi dell’evento:

    Durata: Data la qualità e l’importanza dell’evento, molti partecipanti avrebbero gradito un giorno in più per esplorare in modo più approfondito tutte le opportunità offerte da Wine Paris.

    Stand Gastronomici: Alcuni visitatori avrebbero apprezzato una presenza più consistente di stand gastronomici e food truck, offrendo così una maggiore varietà di esperienze culinarie in linea con l’eccezionale cucina francese.

    Sito azienda Ornella Bellia Venezia Wines: https://www.ornellabellia.it/

    Marco Maria Marcialis con la cantina Ornella Bellia Venezia Wines, articolo: Wine Paris 2024, un incrocio di assaggi, vendite e incontri
    Marco Maria Marcialis con la cantina Ornella Bellia Venezia Wines, articolo: Wine Paris 2024, un incrocio di assaggi, vendite e incontri

    Wine Paris 2024 ha rappresentato un’occasione unica per immergersi nel mondo del vino e dell’enogastronomia, offrendo un’esperienza indimenticabile sia per gli appassionati del settore che per i professionisti. Con la promessa di ritornare l’anno prossimo, questa fiera ha lasciato un’impronta positiva nei cuori e nelle menti di tutti i suoi partecipanti.

    Mon Cher Wine Paris 2024, à l’année prochaine!

    Marco Fabio Maria Marcialis sommelier e wine-Trainer siciliano
    Marco Fabio Maria Marcialis sommelier e wine-Trainer siciliano

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  • Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice

    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice

    Guida ai Vini di Sicilia 2024: Un’Esplorazione Sensoriale in un Paradiso Enogastronomico

    Di Marco Maria Marcialis

    Sabato 27 gennaio, presso il San Paolo Palace Hotel di Palermo, si è svolta la suggestiva presentazione della Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, un evento fortemente mediterraneo che ha entusiasmato i presenti. Iniziare l’anno con una spinta tutta siciliana tra suoli e areali che conquistano i palati e fanno sognare i wine lover di tutto il mondo, i quali percorrono decine di migliaia di chilometri per visitare questa terra baciata dal sole e dagli dei.

    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice, foto dell'autore
    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice, foto dell’autore

    In un meraviglioso equilibrio tra occidente e oriente, tra mare e montagna, più di 170 aziende sono state recensite nella guida di quest’anno. Trentadue di esse hanno ricevuto il massimo riconoscimento delle 4 Viti AIS; in questo olimpo enoico, ben sei sono stati riconosciuti come “Gemme”.

    Da sommelier siciliano e winelover di lungo corso, è con immenso piacere che constato la crescita del vino siciliano, sia in termini di godibilità sia di modernità, rispettosa comunque della tradizione e con una visione proiettata verso il futuro. Modernità e Visione a cui è stata dedicata una masterclass e un wine talk intitolati “Next Generation“, incentrati sui più pregevoli e accurati cambi generazionali nella conduzione di importanti aziende vitivinicole, tra cui Fina, Nicosia, Barone Sergio e Baglio del Cristo di Campobello.

    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice, foto dell'autore articolo
    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice, foto dell’autore articolo

    Ulteriore enfasi è stata data dalla doppia conduzione di Orazio e Claudio di Maria, padre e figlio appunto, quest’ultimo insignito nel 2023 come Migliore Sommelier di Sicilia.

    Tra i banchi di assaggio si respirava un clima di condivisione e passione per la Sicilia e i suoi vini, arricchita dalla presenza corale di tutte le delegazioni territoriali.

    Durante l’evento, ho posto alcune domande a Francesco Baldacchino, presidente regionale, e a Mariagrazia Barbagallo, delegata responsabile per la sezione di Catania.

    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice
    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice

    Al presidente Baldacchino ho chiesto:

    1. Cosa rappresenta per te questo evento? Per lui è un’emozione vivere l’evento come coronamento del lavoro di un anno alla scoperta del territorio ed eccellenze che si svolge nei panel di degustazione che attraversano l’anno, divisi tra Palermo, Agrigento e Catania.
    2. Cosa rappresenta la Sicilia in questo momento nel panorama vitivinicolo nazionale? Per Baldacchino, è motivo di grande orgoglio rappresentare la sua regione, che in modo forte ed efficace in ogni ambito, dai spumanti ai bianchi, ai rosati, offre vini di riconosciuta qualità e identità, con grande impegno dei produttori e dei sommelier nel veicolare le meraviglie della Sicilia.
    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice, foto dell'autore articolo
    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice, foto dell’autore articolo

    A Mariagrazia Barbagallo ho chiesto:

    1. Quanto appeal ha oggi la figura del sommelier?Questa figura, soprattutto nei giovani, è molto riconosciuta e ambita perché rappresenta modernità, conoscenza e curiosità, con approccio positivo e propositivo anche nel mondo del lavoro negli ultimi anni, confermandosi una figura molto dinamica.”
    2. Quanto è unita e compatta AIS Sicilia nelle manifestazioni e nella programmazione?Abbiamo creato nella dirigenza un gruppo che si occupa di eventi in tutta la Sicilia. La forza del gruppo è vincente. Ognuno con le proprie conoscenze contribuisce e completa la macchina organizzativa complessa ed articolata.”

    Felice e appagato del sole isolano in ogni calice, do l’arrivederci alla prossima edizione.

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