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  • Siena anche quest’anno ospita Wine&Siena 2024, tante novità

    Siena anche quest’anno ospita Wine&Siena 2024, tante novità

    Il Santa Maria della Scala apre le sue maestose porte a Wine&Siena, il primo grande evento dell’anno dedicato al mondo del vino in Italia.

    Redazione – Carol Agostini

    Questa straordinaria manifestazione avrà luogo dal 27 al 29 gennaio 2024 e celebrerà le eccellenze premiate con il prestigioso The WineHunter Award.

    Siena anche quest'anno ospita Wine&Siena 2024, tante novità, foto da comunicato stampa
    Siena anche quest’anno ospita Wine&Siena 2024, tante novità, foto da comunicato stampa

    L’iniziativa, ideata da Helmuth Köcher, Patron del Merano WineFestival, e da Stefano Bernardini, presidente di Confcommercio Siena, trasporterà produttori e visitatori nell’incantevole cornice di Siena, per un’immersione nella scoperta di una selezionata produzione wine&food. In collaborazione con l’Università degli Studi di Siena, l’evento sarà preceduto da una serie di iniziative culturali incentrate sui temi del vino e della sua connessione con la letteratura, la poesia, la storia e l’archeologia.

    Un invito speciale è stato esteso a Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, affinché partecipi a Wine&Siena 2024. L’obiettivo è promuovere una visione condivisa che tuteli un consumatore consapevole e promuova un vino sostenibile e di alta qualità, in linea con la filosofia difesa dal The WineHunter Award. Helmuth Köcher ha espresso il desiderio di accogliere Ranucci a Wine&Siena, offrendogli la possibilità di organizzare un incontro pubblico con i numerosi produttori presenti per approfondire temi di comune interesse.

    Siena anche quest'anno ospita Wine&Siena 2024, tante novità, foto da comunicato stampa
    Siena anche quest’anno ospita Wine&Siena 2024, tante novità, foto da comunicato stampa

    La nona edizione di Wine&Siena, denominata “Capolavori del gusto”, si svolgerà nelle prestigiose sale del Santa Maria della Scala, gioiello urbano del 1300. La manifestazione inaugurerà l’anno enoico in Toscana e in Italia, presentando una selezione di vini di alta qualità e delizie enogastronomiche. La collaborazione con l’Università degli Studi di Siena aggiunge un tocco culturale, anticipando l’evento con una serie di iniziative che esplorano il connubio tra vino e diverse espressioni artistiche e culturali.

    La polemica scaturita dall’inchiesta sulla produzione del vino, condotta dalla redazione di Report, troverà un momento di riconciliazione a Wine&Siena 2024. Helmuth Köcher ha esteso un invito a Sigfrido Ranucci, aprendo la porta a un dialogo costruttivo che mira a promuovere valori come l’ecosostenibilità ed eccellenza nel mondo del vino.

    Siena anche quest'anno ospita Wine&Siena 2024, tante novità, foto da comunicato stampa
    Siena anche quest’anno ospita Wine&Siena 2024, tante novità, foto da comunicato stampa

    La manifestazione, voluta da Helmuth Köcher e Stefano Bernardini, ospiterà produttori e visitatori, dove il patrimonio culturale si fonderà con le migliori produzioni enologiche e gastronomiche premiate da The WineHunter Award. Le collaborazioni con Camera di Commercio di Arezzo Siena, il Comune di Siena, Regione Toscana e Università degli Studi di Siena confermano l’importanza di Wine&Siena nel panorama enogastronomico.

    Programma veloce:

    L’evento inizierà venerdì 26 gennaio 2024 con il taglio del nastro a Palazzo Comunale per l’inaugurazione e proseguirà alle 20 con la Small Plates Dinner al Santa Maria Della Scala – Palazzo Squarcialupi. Sabato 27 gennaio sarà dedicato ai percorsi sensoriali presso il Santa Maria della Scala, con degustazioni di prodotti enogastronomici degli espositori Wine, Food & Spirits, Extrawine e i Consorzi, mentre domenica 28 gennaio gli stand saranno aperti dalle 11 alle 18. La giornata di lunedì 29 gennaio sarà riservata agli operatori del settore e alla stampa, offrendo un’opportunità unica per scoprire nuovi prodotti e interagire con le aziende produttrici.

    Siena anche quest'anno ospita Wine&Siena 2024, tante novità, foto da comunicato stampa
    Siena anche quest’anno ospita Wine&Siena 2024, tante novità, foto da comunicato stampa

    La manifestazione ha ricevuto commenti positivi, con Helmuth Köcher che sottolinea il rinnovato spirito e l’entusiasmo che caratterizzano Wine&Siena. Marco Tansini, presidente Delegazione Siena Confcommercio Siena, evidenzia il ruolo cruciale della città nella scena enologica e l’apertura della stagione degli eventi del vino in Toscana. Nicoletta Fabio, Sindaco di Siena, elogia l’unione di eccellenze in una tre giorni di “capolavori” che fa di Siena la capitale del vino.

    Il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Siena, Roberto Di Pietra, sottolinea l’aspetto culturale del vino, proponendo attività di salotti letterari che precederanno l’evento, mentre Gianpaolo Betti di Enotempora evidenzia la sinergia con il territorio e la collaborazione con diverse realtà locali.

    Wine&Siena 2024 si conferma dunque come un evento straordinario che unisce eccellenze enogastronomiche e culturali, ponendo Siena al centro dell’attenzione nazionale. La manifestazione è supportata da numerosi partner e media, confermando il suo ruolo di punto di riferimento nel mondo del vino italiano.

    Da sx Vanna Giunti, Gianpaolo Betti, Marco Tansini, Helmuth Köcher, Roberto Di Pietra, articolo: Siena anche quest'anno ospita Wine&Siena 2024, tante novità
    Da sx Vanna Giunti, Gianpaolo Betti, Marco Tansini, Helmuth Köcher, Roberto Di Pietra, articolo: Siena anche quest’anno ospita Wine&Siena 2024, tante novità

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  • Marco Porello e il suo Asti che incanta i palati dal 1994

    Marco Porello e il suo Asti che incanta i palati dal 1994

    Marco Porello dal 1994 succede al nonno Cesare nella conduzione dell’azienda di famiglia

    Di Elsa Leandri

    A sud del Piemonte nella zona di Roero, il cui nome deriva dagli omonimi conti Roero, rappresentanti di una delle maggiori famiglie di Asti appartenenti alle casane astigiane, sorge l’azienda agricola Marco Porello.

    Marco Porello e il suo Asti che incanta i palati dal 1994, foto da sito
    Marco Porello e il suo Asti che incanta i palati dal 1994, foto da sito

    Marco è alla guida della cantina dal 1994 e segue le orme della famiglia facendosene portavoce e dimostrando un gran rispetto per la terra che calpesta quotidianamente. La famiglia Porello possiede dei vigneti fin dagli inizi del Novecento, ma è stato con il nonno Cesare Porello, negli anni Trenta, che si è assistito a un importante cambiamento con la trasformazione della proprietà in una vera e propria azienda vitivinicola. Successivamente i due fratelli Riccardo e Ettore ne hanno preso le redini e si sono fatti custodi di questa realtà per tramandarla a Marco, figlio di Riccardo.

    Ad oggi la proprietà è di circa 15 ettari vitati di cui alcuni sono localizzati nel comune di Vezza d’Alba caratterizzato da un terreno sabbioso, di origine marina e ricco di minerali ideale per l’allevamento di nebbiolo, favorita e arneis e altri, caratterizzati da unottima esposizione sud-ovest, sono invece a Canale d’Alba in cui il suolo diventa più ricco d’argilla e in cui barbera e nebbiolo, che sarà utilizzato per il Roero Toretta DOCG, trovano il loro idoneo habitat.

    Marco si dedica alla produzione di 10 etichette differenti in cui i protagonisti sono esclusivamente i vitigni autoctoni (arneis, favorita, barbera, nebbiolo e moscato) tanto è indissolubile e viscerale il legame tra loro e la loro espressione legata a questo territorio di origine pliocenica che si trova sulla riva sinistra del fiume Tanaro.

    Marco Porello e il suo Asti che incanta i palati dal 1994, foto da internet
    Marco Porello e il suo Asti che incanta i palati dal 1994, foto da internet

    In fase degustativa sono stati proposti il Langhe Nebbiolo Doc 2021, la Barbera d’Alba Mommiano 2021 e il Moscato d’Asti 2021.

    Langhe Nebbiolo 2021 – 100% nebbiolo proveniente dal comune di Vezza d’Alba. Il calice si riempie di un vivido rubino da cui si elevano dei sentori fragranti di ciliegia e lampone su un tappeto di violetta e di rosa rossa. In chiusura echi empireumatici di cacao e tabacco e note delicatamente speziate. La freschezza dinamicizza la bocca e accompagna dei tannini fruttati in fase di integrazione riuscendo a bilanciare in parte la nota calorica. Chiusura su pralina di amarena.

    Barbera d’Alba Mommiano 2021 – 100% barbera proveniente dal comune di Canale. Rubino luminoso. L’olfatto intrigante verte su confettura di lampone e di marasca e su petali di giacinto e lillà cosparsi da effluvi di vaniglia e di rabarbaro. La freschezza vibrante tipica del vitigno si coniuga con un tannino levigato e sostiene la nota pseudo-calorica lasciando il cavo orale su un finale delicatamente amaricante.

    Barbera d’Alba Mommiano 2021, foto dell'autrice, articolo: Marco Porello e il suo Asti che incanta i palati dal 1994
    Barbera d’Alba Mommiano 2021, foto dell’autrice, articolo: Marco Porello e il suo Asti che incanta i palati dal 1994

    Moscato d’Asti 2022 – 100% moscato d’Asti proveniente da Calosso, uno dei tre comuni riconosciuti patrimonio mondiale dell’Unesco per la coltivazione e la produzione di questo straordinario vitigno. La veste verdolina con riflessi paglierini è impreziosita da fini bollicine. L’aromaticità tipica del moscato offre echi di rosa bianca, salvia e muschio accompagnati da ricordi di pesca e ananas e da brezze di lemongrass e verbena. La delicata dolcezza viene sostenuta dalla freschezza offrendo un sorso equilibrato ed elegante stuzzicato dalla leggera effervescenza. Si dissolve lentamente su una scia di cedro candito.

    Marco Porello e il suo Asti che incanta i palati dal 1994, foto vigneti da sito
    Marco Porello e il suo Asti che incanta i palati dal 1994, foto vigneti da sito

    Dalla degustazione di questi tre campioni ritroviamo i concetti che l’attuale proprietario pone al primo posto: l’espressione delle caratteristiche del vitigno e del proprio territorio di cui lui stesso ne diventa difensore e garante per far sì che ogni peculiarità e tipicità del Roero si svelino ad ogni assaggio. Un’attenzione scrupolosa dalla vigna alla cantina guidata dalla passione offre prodotti di estrema piacevolezza ideali per accompagnare un momento tra amici attorno a una tavola imbandita con il Langhe, a una merenda con il Barbera d’Alba Mommiano o anche più semplicemente a un aperitivo con il Moscato d’Asti.

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito cantina: https://www.porellovini.it/

    Siti partners articolo: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.papillae.it/

     

  • BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida

    BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida

    BEREBENE 2024: la guida del Gambero Rosso con i migliori vini italiani entro i 20 euro

    Di Cristina Santini

    Pochi giorni fa si è concluso l’evento di presentazione della guida “Berebene 2024” – I migliori vini italiani entro i 20 euro, redatta dalla squadra del Gambero Rosso, la guida dei cambiamenti, rinnovata e pensata come una carta vini centrata sull’accessibilità del vino italiano. Una soglia di prezzo, per tutte le tasche, più alta rispetto allo scorso anno, che ha consentito l’ingresso a tante etichette, vitigni e stili differenti.

    BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini
    BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini

     Dall’Almanacco del berebene degli anni passati, nel tempo la pubblicazione è cambiata pur mantenendo sempre un’analogia con quegli anni, grazie al lavoro di ricerca, passione e curiosità dei suoi curatori, Lorenzo Ruggeri e William Pregentelli. Insieme a loro, sul palco a condurre e intrattenere la sala, anche Giuseppe Carrus e Marzio Taccetti della Redazione.

    Le splendide sale del Palazzo Brancaccio di Roma hanno ospitato oltre alla premiazione, anche il tour di degustazione ai banchi d’assaggio delle cantine che ha dato la possibilità a tutto il pubblico di assaggiare gli ottimi vini dal prezzo contenuto.

    Le sale di Palazzo Brancaccio, Roma, articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini
    Brancaccio, Roma, articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini

    Quando assaggiamo vini francesi – afferma Lorenzo Ruggeriil vino base è veramente un vino base, nove volte su dieci. Ecco quando assaggiamo un vino italiano, ci capita spesso che il prodotto d’ingresso superi l’aspettativa, almeno quanto i vini di fascia superiore e questo indica la serietà delle aziende. Quest’anno la guida, l’abbiamo veramente ripensata, siamo partiti immaginando di andare al ristorante, di sederci e di sfogliare le pagine di una carta dei vini.

    E’ suddivisa in categorie (bollicine, bianchi, rosati, rossi, dolci), abbiamo lavorato sul dettaglio e in profondità, aggiungendo una serie di informazioni di servizio per il lettore, dal numero di bottiglie alle specifiche di lavorazione, indicando il biologico e biodinamico solamente quando certificato, con tanto di finestra di consumo, perché tanti di questi vini che abbiamo premiato invecchiano benissimo, invecchiano di più rispetto a quella che è la percezione media.

    Ci sono vini bianchi italiani che possono invecchiare almeno 12 anni e l’abbiamo indicato, anche per le altre categorie. Poi la novità, il punteggio in centesimi: non l’abbiamo mai usato prima su una guida dei vini del Gambero Rosso e l’abbiamo declinato poi su quella che è la nostra visione del bere italiano; per noi un vino che ha 82 centesimi è già un gran bel vino mantenendo quella che è la struttura classica del Berebene, quindi premio qualità prezzo, premio regionale e nazionale”.

    Presentatori Gambero Rosso: da sx Giuseppe Carrus, Marzio Taccetti, William Pregentelli e Lorenzo Ruggeri, articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini
    Presentatori Gambero Rosso: da sx Giuseppe Carrus, Marzio Taccetti, William Pregentelli e Lorenzo Ruggeri, articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini

    Giuseppe Carrus chiede: “Sono tanti i vini che hanno preso il premio, possiamo parlare a prescindere dal prezzo che questi vini sono buoni, e per “buono” intendiamo quello che diciamo sempre al Gambero non semplicemente a livello organolettico, ma buoni anche perché sono vini che rispecchiano un territorio, la varietà, la denominazione? Possiamo dirlo questo?”

    Assolutamente sì – risponde William Pregentelli qui abbiamo recensito 921 vini, frutto di uno scrupoloso assaggio alla cieca nei consorzi e in redazione, una cinquantina in più rispetto allo scorso anno. Abbiamo cercato di fare un lavoro completo, ovviamente recensire tutti i vini dall’ottimo rapporto qualità prezzo che ci sono in Italia sarebbe stato un lavoro tre volte più grande rispetto a questa guida, sarebbe stata un’altra guida dei vini. Quindi abbiamo messo quelli che sono davvero molto buoni, è una selezione della selezione di quelli che sono i vini con il miglior rapporto qualità prezzo in Italia”.

    Ecco allora i magnifici sei, come sono stati appellati, al vertice di ogni categoria che abbiamo degustato al seminario e che vi andiamo a presentare con le nostre considerazioni di rito.

    Premi Nazionali

    Lo spumante:

    Oltrepò Pavese Pinot Nero Metodo Classico Brut ’17 – Ca del Gè, azienda di piccole dimensioni di Montalto Pavese, zona di elezione per i Riesling e i Pinot Nero composta da suoli gessosi. Un metodo classico da 50 mesi sui lieviti che esprime tutta la qualità del pinot nero di alta collina che regala tanta intensità al naso, dalle sensazioni accentuate dei lieviti, di pan di spagna, al frutto rosso come il lampone, alle leggere note di liquirizia. In bocca c’è tanta freschezza: è succoso, pieno, un frutto rosso carnoso, un lampone pieno e maturo, largo, intenso, goloso, veramente gastronomico. Finale leggermente salino, con un residuo zuccherino (6 gr/l), caratterizzato da una ricchezza concentrata (17€).

    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini
    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini

    Il bianco:

    Frascati Superiore 2022 – Casale Marchese

    Sono 50 ettari situati all’interno del territorio del Frascati Docg di proprietà da oltre due secoli della Famiglia Carletti. E’ un vino molto mediterraneo, a livello olfattivo ha una grande carica aromatica, sorretto e bilanciato da una bellissima sapidità. Carattere sfumato, delicato, dal tratto aromatico dolce, molto equilibrato con note di mandorla, di rosa, cedro, anice dalle quali emerge e sfuma molto bene la sapidità. Rappresentativo, tipico, con una bella persistenza, complesso, sfaccettato. Bisogna attendere ancora qualche anno per degustarlo nella sua migliore fase di maturità, presentando ora leggere note di lievito soprattutto a livello di profumi ma dal sorso progressivo (9.90€).

    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini
    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini

    Il rosato:

    Chiaretto di Bardolino Classico Vigne Alte ’22 – Zeni 1870. Con questo calice siamo sulla sponda sud orientale del Garda, a base di Corvina, Rondinella e Molinara. All’olfatto è ricco di note floreali, frutti rossi, come lampone e fragola; alla bocca, la dolcezza viene un pò equilibrata da una bella acidità, una freschezza vivace con delle note agrumate sul fondo, di mandarino.

    Estremamente piacevole, dalle sensazioni fresche e solari. Essenziale, non alla moda e dai sentori scarni, è un bardolino di integrità, tensione, fragranza, con un grande carattere e una beva tesa, fine, dalla chiusura precisa, netta, con un sprint finale leggermente speziato di pepe bianco, di rafano, zenzero, che da un movimento sul palato, una piccola scossa molto leggiadra ed espressiva. Complessità, equilibrio e precisione ad un prezzo per chi è un appassionato di vino davvero interessante (8.40€).

    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini
    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini

    Giuseppe Carrus interviene: “A parte alcune zone che hanno sempre avuto il rosato come vino di riferimento, fortunatamente quel tempo è passato però negli anni ‘90 la qualità del vino rosato in Italia non è che fosse così alta. Veniva visto come completamento di gamma, e alla richiesta da parte di qualche commerciale per alcune zone o soprattutto per l’estero, veniva prodotto con uve rosse non utilizzate assolutamente per produrre un vino rosso.

    Questo ha portato ad un disinnamoramento, dell’Italia in particolare, nei confronti di questa tipologia, per cui tanti appassionati avevano il pregiudizio. Ci è voluto poi del tempo per ricominciare a far capire invece che il rosato può essere un grande vino, se fatto con la stessa concezione dei grandi bianchi e dei grandi rossi. Non a caso, da qualche anno a questa parte, abbiamo introdotto nella guida maestro, Vini d’Italia, il premio Vino Rosato dell’Anno che non c’era fino a qualche anno fa.”

    Il vino rosso:

    Primitivo di Manduria Anima di Primitivo ’21 – Tenute Eméra Claudio Quarta Vignaiolo

    Dalle parole di Alessandra Quarta: “Anima perché vuole essere l’essenziale del vitigno, andare a raccontare il territorio. Questa guida credo che valorizzi i vini più semplici a contatto con il territorio, non puntano ad essere particolarmente lavorati, anche la nostra è un’espressione abbastanza immediata del primitivo. A nome di tutti i pugliesi posso dire che è un grande orgoglio che venga riconosciuta la qualità delle nostre denominazioni, perchè sono stati vini da taglio per tantissimo tempo, c’è stato un forte riavvicinamento dei produttori al proprio territorio.

    Premio per un vino verticale, diretto, bevibile, piacevole, quotidiano. L’alcolicità si avverte ma non disturba il palato, è un vino di grande morbidezza che mantiene un ritmo di beva per nulla seduto, non un vino pesante marmellatoso, ma una grande interpretazione di Primitivo di Manduria.

    Una Puglia – continua Alessandrache non sia opulenta, ma che sia accessibile, piacevole da bere, da continuare a bere. Non è solo un lavoro della nostra azienda, il mercato si sta muovendo in questa direzione per cui abbiamo cercato di stemperare quei caratteri estremi del Primitivo di Manduria. Fa un brevissimo passaggio in legno di due/tre mesi solo di una parte del vino per avere un pò più di struttura perché è una varietà che ha pochissimo tannino.”

    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini
    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini

    Ha una trama tannica importante, un finale amaricante, e si rimane un pò spaesati da questa complessità che di solito non hanno i Primitivo di Manduria che oltre a dare struttura, ha tanta freschezza dovuta anche alla vicinanza al mare e ad un terreno un tempo sommerso dalle acque, una caratteristica ben diversa dal classico vitigno più grasso dell’entroterra che ha fatto da apripista.

    Nel finale c’è un ritorno di arancia amara, una lieve nota amaricante che contrasta la percezione olfattiva di dolcezza caratteristica del bouquet aromatico che parla di mora, mirtillo maturo, di ciliegia matura poi in bocca è tutt’altro registro. Un sorso che ha una bella dinamica conferita da questo ritmo dato dal tannino e soprattutto dominato da un finale in crescita, in spinta che non è banale, di leggera speziatura scura e che porta a berne ancora.

    E’ l’unione del frutto nero e della scorza di agrumi che dà una sensazione leggermente agrodolce che incentivano la beva e dà movimento al vino. E’ un calice che ha una concentrazione e una complessità da grande vino da abbinare a piatti importanti. Una visione sul Primitivo di Manduria che esprime dove può andare una Denominazione senza andare su un ricorso eccessivo di frutto, di concentrazione, di dolcezza. (12.80€)

    Ogni anno viene assegnato un ulteriore Premio Nazionale per il Miglior Vino sotto i 10 Euro:

    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini
    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini

    Aglianico del Vulture Baliaggio ’21 della Cantina di Venosa, cooperativa che nasce intorno alla seconda metà degli anni ‘50 a Venosa in Basilicata sul Vulture, un vulcano spento, con i suoi 350 conferitori situati anche in altri comuni per circa 800 ettari vitati.

    Un prezzo fin troppo ragionevole per un vino dalla costanza qualitativa che offre tanto al naso, dal frutto nero, alle note fumé che danno ricchezza; al palato si avverte una bella freschezza, al di là di cosa si possa pensare dell’Aglianico ovvero un vino pesante, ha tanta vivacità, scorrevolezza, piacevolissimo nella sua speziatura finale con un ritorno al frutto intenso che non lascia mai il sorso.

    Due profili diversi: c’è l’idea di non sovrastrutturare l’Aglianico, quindi di non andare sull’eccesso soprattutto in questa annata calda, e dall’altro lato si avverte sul finale, rispetto al precedente rosso a parità d’annata, una coda più calda e matura, più alcolica con un ritorno di tannino scuro, un pochino più chiuso, più cupo, con note di grafite, pepe nero.

    Il vino procede bene, non è contratto nonostante si avvertono picchi di tannini, di calore, di percezione calda molto accentuata, dall’inizio alla fine con continuità. Ampio, scorrevole che arriva in profondità con un tannino piacevole (6.40€).

    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini, lineup degli assaggi fatti
    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini, lineup degli assaggi fatti

    Il dolce:

    Moscato d’Asti Lumine ‘22 – Ca’ d’Gal

    A Valdivilla, frazione di Santo Stefano Belbo (CN), la Famiglia Boido ha saputo rilanciare i vini dolci frizzanti a base moscato. Percezione netta di pepe bianco, di noce moscata, di pesca, amalgamate a tante erbe aromatiche, con una leggera sfumatura di timo, salvia.

    Di grande complessità e carattere, mostra una leggera piccantezza e una bevibilità estrema che lascia un palato fresco dalle note fragranti, agrumate. Tutto molto accennato, molto elegante e fine, dalla dolcezza delicata che si avverte ma non è mai sovradosata. Un vino mosso, dalla bollicina che quasi sparisce nel calice ma riesce a dare quel bellissimo ritmo al sorso. Sicuramente più interessante tra un paio d’anni. (14 €).

    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini
    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini

    I sei premi nazionali in degustazione all’incontro, tutti vini di grande bevibilità e di grande carattere, sono stati egregiamente accompagnati dalle due Dop della Sardegna, il Pecorino Sardo, nella versione Dolce e Maturo, e il Fiore Sardo a latte crudo, eccellenze della tradizione casearia dell’isola.

    I formaggi “Filiera Qualità Sepi” rientrano in una nuova partnership tra produttori del latte virtuosi, 15 aziende agricole sarde e un’azienda di trasformazione, Sepi Formaggi. Un bellissimo progetto che coinvolge tutte le fasi e gli attori della filiera, a partire dai pascoli, dalla produzione agricola, fino alla trasformazione e stagionatura, coniugando l’esperienza e i valori millenari della produzione casearia sarda con i migliori standard qualitativi, garantendo la completa tracciabilità dei prodotti.

    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini
    Articolo: BereBene del Gambero Rosso, grandi novità del 2024 in Guida, articolo e foto di Cristina Santini

    Concludiamo con i premi regionali assegnati:

    Valle d’Aosta – VdA Nebbiolo Barmet ‘22 Caves de Donnas

    Piemonte – Verduno Pelaverga ‘22 G.B. Burlotto

    Liguria – Riviera Ligure di Ponente Vermentino ‘22 Deperi

    Lombardia – OP Riesling V. Costa ‘21 Bruno Verdi

    Trentino – Teroldego Rotaliano ‘21 Dorigati

    Alto Adige – A.A. Santa Maddalena Cl. ‘22 Tenuta Ansitz Waldgries

    Veneto – Soave Cl. Otto ‘22 Graziano Prà

    Friuli Venezia Giulia – Collio Pinot Bianco ‘22 Alessio Komjanc

    Emilia Romagna – Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Rosato Sbiadì ‘22 Fattoria Moretto

    Toscana – Rosé Scuro ‘22 Val delle Corti

    Marche – Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. San Michele ‘22 Campanelli

    Umbria – Ciliegiolo ‘21 Marchesi Ruffo della Scaletta

    Lazio – Castore Bellone ‘22 Cincinnato

    Abruzzo – Cerasuolo d’Abruzzo Fonte Cupa ‘22 Camillo Montori

    Molise – Molise Tintilia 200 metri ‘22 Tenimenti Grieco

    Campania – Campi Flegrei Falanghina ‘22 La Sibilla

    Basilicata – Aglianico del Vulture Serra del prete ‘20 Musto Carmelitano

    Puglia – Castel del Monte Bombino Nero Pungirosa ‘22 Rivera

    Calabria – Cirò Bianco ‘22 Vigneti Vumbaca

    Sicilia – Rosse del Soprano ‘19 Palari

    Sardegna – Vermentino di Sardegna Tuvaoes ‘22 Giovanna Maria Cherchi

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito Guida: https://www.gamberorosso.it/

    Siti partners articolo: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.papillae.it/

  • Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024

    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024

    Rosso non solo una tonalità, c’è molto di più da scoprire e vivere.

    Di Carol Agostini

    Il fascino del rosso va ben oltre la sua tonalità: incarna la passione, un amour fou che si intreccia con vari aspetti della vita. È un colore che emana complessità, con significati che riguardano la psicologia, la cromoterapia, la moda e persino la bellezza. Secondo Helen Venables, il rosso primario è un colore essenziale per il guardaroba di ogni donna, in quanto possiede il potere di infondere forza e una sana luminosità a chi lo indossa.

    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto di Pixabay
    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto di Pixabay

    Il rosso cattura l’attenzione all’istante; quando si presenta in qualsiasi ambiente, lo sguardo gravita naturalmente su di esso. Rappresenta l’energia, associata al movimento, alla velocità e al potere. Incarna il desiderio, la passione, l’eccitazione e il fervore.

    Il cibo e il vino, come fratelli inseparabili, camminano mano nella mano, cercando di raggiungere un obiettivo comune: deliziare i commensali e trasformare ogni pasto in un viaggio enogastronomico degno di nota. Quando si parla di abbinamento cibo-vino, comunemente chiamato wine pairing, si entra in un territorio delicato, quasi sacro. In linea di massima, le relazioni tra cibo e vino si possono restringere a due principi guida: contrasto e armonia.

    Gli abbinamenti contrastanti cercano caratteristiche opposte sia nel vino che nel cibo, creando un delizioso gioco di sapori. Al contrario, l’armonia esalta le somiglianze tra i due, accentuando i tratti e le qualità comuni.

    Nel regno della seduzione culinaria, la comprensione di queste relazioni è fondamentale. Un abbinamento riuscito non solo stuzzica le papille gustative, ma crea anche un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, invitando i commensali a un’indimenticabile esplorazione di sapori e sensazioni.

    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto da internet
    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto da internet

    L’intricatezza del contrasto e dell’armonia

    Il contrasto negli abbinamenti crea un’esperienza dinamica, in cui elementi opposti nel cibo e nel vino si uniscono per creare una sinfonia di sapori. Immaginate la ricchezza di un decadente dessert al cioccolato esaltata dall’acidità di un vino rosso deciso o il sapore acidulo di un piatto agrumato completato da un burroso Chardonnay. Questi abbinamenti si impegnano in un delizioso braccio di ferro, esaltando l’uno la peculiarità dell’altro.

    Resta il fatto che quelli contrastanti offrono una strada intrigante: il coraggio di mettere in gioco l’asprezza di un piatto con l’eleganza di un vino, generando un gioco di contrasti che esalta il meglio di entrambi. La robustezza di un vino rosso potrebbe perfettamente bilanciare un piatto a base di carne, mentre un Chardonnay burroso potrebbe contrastare splendidamente un piatto di pesce leggero.

    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto di Sam Lion
    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto di Sam Lion

    Al contrario, l’armonia cerca di creare una miscela omogenea di sapori. In questo caso, l’obiettivo è trovare un terreno comune tra il cibo e il vino, sposando le caratteristiche condivise per elevare l’esperienza culinaria. Per esempio, i sapori delicati di un piatto a base di pesce potrebbero armonizzarsi perfettamente con un vino bianco aromatico e frizzante, migliorando il piacere complessivo del pasto.

    D’altro canto, l’armonia racchiude una magia diversa. È l’arte di trovare una perfetta sintonia, un dialogo intimo tra le caratteristiche del cibo e quelle del vino. Un vino rosato fruttato potrebbe sposarsi magnificamente con un piatto di insalata fresca, mentre un vino bianco aromatico potrebbe abbracciare i sapori delicati di un piatto a base di formaggi.

    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto da internet
    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto da internet

    L’arte dell’abbinamento: Un viaggio sensoriale

    Padroneggiare l’arte dell’abbinamento cibo-vino richiede un delicato equilibrio tra conoscenza, intuizione e sperimentazione. È una danza intricata tra sapori, consistenze, aromi e palati, in cui ogni combinazione racconta una storia unica.

    Questo viaggio non riguarda solo il gusto, ma l’orchestra sensoriale che si dispiega a ogni morso e a ogni sorso. È il sottile gioco di acidità, dolcezza, amarezza e umami che crea un arazzo di sensazioni che accarezzano i sensi.

    Cibo, vino e il sottile gioco della seduzione si intrecciano in un abbraccio sensoriale senza tempo, dove il rosso diventa il filo conduttore di una storia affascinante. Questa tinta vibrante, carica di significati, si trasforma in un compagno ideale nella danza dei sapori e degli odori.

    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto di Istock
    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto di Istock

    Nel mondo della raffinata enogastronomia, l’arte di accostare cibo e vino è molto più di una semplice unione di sapori. È la sinergia di due mondi, un incontro fra l’essenza di piatti elaborati e la complessità delle note enologiche, tutto orchestrato in un balletto culinario che coinvolge i sensi in un’esperienza memorabile.

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    In questo intricato labirinto di gusti, i sensi vengono solleticati, invitati a partecipare a una sinfonia di esperienze gastronomiche che stimolano non solo il palato ma anche l’anima.

    Tuttavia, la vera magia risiede nella capacità di trasformare un semplice pasto in un’esperienza seducente. L’esperienza sensoriale coinvolge tutti gli elementi: dalla tavola ben imbandita al profumo del vino appena versato, dai colori accattivanti dei piatti al sapore coinvolgente che cattura l’immaginazione.

    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto da internet
    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto da internet

    La seduzione enogastronomica è un gioco di sguardi tra i sensi, un’armonia di connessioni che va oltre il semplice atto di mangiare e bere. È una celebrazione dell’amore per il cibo, del rispetto per il vino e della gioia di condividere questi momenti con gli altri.

    Nel complesso universo dei sapori, dei colori e delle sensazioni, il rosso continua a essere il fil rouge che lega indissolubilmente il cibo, il vino e la seduzione, in un tessuto con precisione, passione e comprensione, trasformando ogni pasto in una poesia gustativa destinata a rimanere impressa nella memoria, che sia in contrasto o in armonia, l’interazione riflette un’arte senza tempo che continua ad affascinare e deliziare intenditori e appassionati.

    Carol Agostini, FoodandWineAngels e il Magazine Papillae 2023, libro "Cena con Fattura D'Amore" Ronca Editore di Carol Agostini
    Carol Agostini, FoodandWineAngels e il Magazine Papillae 2023, libro “Cena con Fattura D’Amore” Ronca Editore di Carol Agostini

    Il Potere Seducente delle Ricette: Un Viaggio attraverso i Sapori

    Le ricette non sono solo una combinazione di ingredienti, ma un’espressione di creatività e passione culinaria che può intridere i sensi e rapire il cuore. Nel vasto mondo della cucina, esistono piatti che vanno oltre il semplice sapore; sono autentiche opere d’arte capaci di sedurre non solo il palato ma anche l’anima.

    L’Arte di Sedurre attraverso i Sapori: Ricette

    Carpaccio di Salmone con Salsa di Cetrioli e Menta

    Una combinazione delicata di fettine di salmone affumicato disposte con grazia su un letto di verdure croccanti, condite con una salsa rinfrescante a base di cetrioli e menta. Questa ricetta non solo delizia il palato ma affascina anche con la sua presentazione elegante e sofisticata.

    Risotto ai Funghi Porcini e Tartufo Nero

    Il risotto cremoso, arricchito dalla profondità dei funghi porcini e dalla nota terrosa del tartufo nero, è una poesia culinaria che accarezza i sensi. Il suo aroma avvolgente e la consistenza avvolgente trasformano questo piatto in una seduzione culinaria.

    Dolce al Cioccolato Fondente con Frutti di Bosco

    La seduzione culmina in un finale dolce e irresistibile. Il cioccolato fondente, con la sua intensità e ricchezza, si sposa elegantemente con la freschezza dei frutti di bosco. Una combinazione che evoca emozioni e suscita un piacere sensoriale indimenticabile.

    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto di Cottonbro Studio
    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto di Cottonbro Studio

    L’Incanto della Tavola

    Non è solo il gusto a giocare un ruolo nella seduzione culinaria; anche la presentazione e la preparazione contribuiscono all’atmosfera affascinante. La tavola imbandita con cura, l’attesa mentre si prepara un piatto seducente, e la presentazione estetica di ogni portata sono componenti vitali di questa esperienza.

    L’Esperienza Sensoriale

    La seduzione culinaria coinvolge tutti i sensi. Dai colori accattivanti dei piatti al profumo avvolgente delle spezie, dalla texture morbida e cremosa a quella croccante e succulenta, ogni elemento collabora per creare un’esperienza indimenticabile.

    In definitiva, le ricette seducenti non sono solo un modo per saziare l’appetito, ma un’opportunità per immergersi in un mondo di emozioni, creando connessioni attraverso i sapori e trasformando un pasto in un’esperienza seducente e memorabile.

    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto da internet
    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto da internet

    Esplorando l’Arte della Seduzione: Quando Cibo e Vino Incantano i Sensi

    Il rapporto tra cibo, vino e seduzione ha affascinato generazioni, ispirando autori e appassionati a esplorare il connubio tra questi elementi. Testi, articoli e libri ricchi di suggestioni narrano storie e offrono approfondimenti su questa sinergia sensuale e coinvolgente.

    Libri Intriganti

    Quando mi sono avvicinata all’argomento ho avuto la fortuna di leggere in questi anni questi testi: Like Water for Chocolate” di Laura Esquivel, un romanzo che racconta la storia di una donna il cui stato emotivo si riflette nella preparazione dei piatti, collegando il cibo al suo mondo interiore.

    “The Physiology of Taste” (Fisiologia del Gusto) di Jean Anthelme Brillat-Savarin, un classico che esplora la relazione tra cibo, piacere e i sensi, offrendo una prospettiva ricca sulla gastronomia.

    “The Wine Bible” di Karen MacNeil, Una guida esaustiva sul vino che non solo esplora le sue caratteristiche, ma anche il suo connubio seducente con il cibo.

    Articoli Accattivanti

    Per approfondire il tema trattato esistono:“The Art of Seductive Cooking”, Riviste e siti web di cucina spesso presentano articoli che esplorano tecniche culinarie seducenti, offrendo consigli e idee per piatti irresistibili, altre riviste Enogastronomiche fondate sulle pubblicazioni come “Wine Spectator” o “Decanter” offrono approfondimenti sull’abbinamento cibo-vino in modo seducente, con recensioni e suggerimenti.

    Risorse Online Incisive

    Come tutti ben sappiamo negli anni sono aumentati i Food Blogs, ovvero Blogger di cucina condividono ricette e consigli su come creare piatti affascinanti, talvolta suggerendo abbinamenti vino-cibo accattivanti; come del resto i siti Web Enogastronomici, cioè portali specializzati in enogastronomia offrono guide e consigli su come combinare cibo e vino in modo seducente, con dettagliate analisi di abbinamenti riusciti.

    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto da internet
    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto da internet

    Esempi Incantevoli

    In Like Water for Chocolate, il cibo diviene espressione emotiva, trasmettendo sentimenti che seducono e coinvolgono il lettore. I romanzi che esplorano questa dimensione sono spesso affascinanti viaggi attraverso i sensi.

    La “Wine Bible” di MacNeil offre un’immersione nel mondo del vino, evidenziando come le sfumature di un buon vino possano amplificare l’esperienza culinaria, creando un’affinità tra cibo e vino che stimola la curiosità e il desiderio di sperimentare.

    Inoltre, articoli su riviste enogastronomiche come “Wine Spectator” possono fornire approfondimenti su specifici abbinamenti che esaltano il sapore di un piatto e di un vino, trasformando l’esperienza culinaria in un viaggio sensuale.

    Le risorse online, inclusi blog di cucina e siti web enogastronomici, offrono un approccio pratico, con suggerimenti su come creare piatti e abbinamenti che coinvolgano i sensi.

    In definitiva, questi testi e risorse offrono un’ampia prospettiva sul tema della seduzione attraverso cibo e vino, invitando a esplorare un mondo affascinante in cui i sensi si intrecciano in un balletto di sapori, profumi e sensazioni.

    La chimica sensoriale

    Gioca un ruolo significativo nel contesto della seduzione a tavola, influenzando le nostre esperienze sensoriali e la percezione del cibo e del vino. La percezione sensoriale coinvolge principalmente i sensi dell’olfatto, del gusto e della vista, e può avere un impatto diretto sul modo in cui ci relazioniamo al cibo e alle persone durante un pasto seducente.

    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto di Istock
    Il filo rosso: Vino, cibo e seduzione in attesa del 2024, foto di Istock

    Olfatto e Gusto: Il Potere delle Sensazioni

    Olfatto

    L’olfatto è uno dei sensi chiave che influenzano la nostra percezione del cibo e del vino. Durante un incontro seducente a tavola, gli odori appetitosi possono suscitare ricordi, emozioni e persino influenzare il nostro stato d’animo. La chimica sensoriale degli aromi può essere coinvolgente e incitare una connessione emotiva attraverso l’evocazione di ricordi passati o la creazione di un’atmosfera romantica.

    Gusto

    La varietà dei sapori e delle combinazioni gustative durante un pasto seducente può stimolare la chimica sensoriale del gusto. Sapori contrastanti o armoniosi possono creare esperienze sensoriali coinvolgenti. Un abbinamento cibo-vino o piatti raffinati possono incantare il palato e aggiungere un livello di piacere sensoriale che arricchisce l’esperienza complessiva.

    Impatto sul Benessere Emotivo

    La chimica sensoriale può anche influenzare il nostro benessere emotivo e mentale. Sapori piacevoli e aromi seducenti possono attivare la produzione di endorfine, sostanze chimiche legate al benessere e al piacere nel cervello. Queste reazioni chimiche possono contribuire a creare un’esperienza culinaria più coinvolgente e appagante, contribuendo al contesto di seduzione a tavola.

    Connessione con la Seduzione

    Nel contesto della seduzione, l’esperienza sensoriale può essere strumentale nell’accendere una scintilla emotiva tra le persone. L’olfatto e il gusto sono intimamente legati all’attrazione e alle emozioni. Un pasto con sapori sorprendenti o un vino dal profumo seducente possono contribuire a creare un’atmosfera intima e coinvolgente, migliorando la connessione e la complicità tra i commensali.

    In definitiva, la chimica sensoriale durante un pasto seducente può giocare un ruolo significativo nell’elevare l’esperienza sensoriale e contribuire alla connessione emotiva tra le persone, aggiungendo un elemento di seduzione e piacere al momento condiviso a tavola.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Siti partners articolo: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.papillae.it/

     

  • In 2023, do various foodandwine professions have a style?

    In 2023, do various foodandwine professions have a style?

    “What should the style of professionalism in foodandwine be like in 2023?

    By Carol Agostini

     

    In the captivating universe of foodandwine, the debate on the stylistic approach to professionalism is always alive. The question is posed: should it adapt to the lightness of modern times or maintain an elegant, sober, and tasteful tone? It’s a dilemma reflected in contemporary gastronomic culture, where the evolution of tastes and trends meets tradition and sophistication.

    In 2023, do various foodandwine professions have a style? Carol Agostini
    In 2023, do various foodandwine professions have a style? Carol Agostini

    The world of foodandwine is a stage in constant evolution, where chefs, sommeliers, gastronomic critics, and industry experts move skillfully between creativity, knowledge, and precision. Professionalism in this field requires a subtle balance between innovation and respect for roots, between boldness and refinement.

    On one hand, there are those who argue that modernity demands a transformation in the style of professionalism in foodandwine. The digital era and the acceleration of the pace of life lead to a growing preference for simplicity, accessibility, and lightness in gastronomic experiences. This approach suggests that even professionalism should adapt to a more informal language, closer to people, less formal, and more inclusive.

    On the other hand, there is a firmly rooted opinion that advocates for the beauty and intrinsic value of sobriety and elegance in the world of food and wine. Professionalism is seen as an untouchable pillar, an embodiment of savoir-faire, where respect for history, etiquette, and the refinement of gestures remains essential. This approach argues that maintaining an elegant and tasteful style is what truly distinguishes professionals in this sector and should never be sacrificed on the altar of modern trends.

    In 2023, do various foodandwine professions have a style? Carol Agostini
    In 2023, do various foodandwine professions have a style? Carol Agostini

    The main challenge lies in the ability to find a meeting point between these seemingly opposite perspectives. Is it possible to integrate the innovation and freshness of modern times without compromising quality and elegance? The answer might lie in the flexibility and adaptability of industry operators, in the art of balancing the ancient and the new, the sophisticated and the casual, without losing sight of the essence of the food and wine experience.

    In the global market, the evolution of professional style in food and wine can significantly influence commercial success. The trend towards more accessible and informal communication can attract a wide range of consumers, increasing the visibility and popularity of a brand or restaurant. However, maintaining a refined and classy approach can ensure the loyalty of a more traditional and sophisticated audience.

    A tangible example of this challenge is represented by the increasingly prominent presence of social media in the world of food and wine. Platforms like Instagram and TikTok have revolutionized how gastronomy is presented and consumed. The question is: how can industry professionals adapt their style and professionalism to these new channels without compromising their integrity and quality?

    In 2023, do various foodandwine professions have a style? Photo by Kindel Media
    In 2023, do various foodandwine professions have a style? Photo by Kindel Media

    The world of food and wine, with its variety of flavors, aromas, and cultures, reflects the complexity of modern tastes. Professionalism in this field is not just a matter of culinary or oenological competence but also of presentation, communication, and adaptability.

    The simplicity and lightness of current times have brought about a sort of democratization in the sector, pushing many to seek more accessible, less formal but equally satisfying culinary experiences. This has influenced not only how dishes and wines are prepared and presented but also the communication surrounding these products. The use of social media and digital platforms has become crucial to reach an increasingly vast and diversified audience. The ability to communicate clearly, engagingly, and authentically has become an essential part of professionalism in the industry.

    In 2023, do various foodandwine professions have a style? Photo by Elina Sazonova
    In 2023, do various foodandwine professions have a style? Photo by Elina Sazonova

    On the other hand, there is still a solid base of consumers who appreciate and seek elegance, refinement, and good taste in their gastronomic experiences. Professionalism for this audience means preserving tradition, respecting the history behind each dish and wine, maintaining a level of exclusivity and distinction.

    The meeting point between these two perspectives could be represented by intentional flexibility. Chefs, sommeliers, and industry experts in foodandwine could adopt a style that embraces both the informal and modern approach as well as elegance and sophistication. This does not mean compromising quality or authenticity but rather adapting to the changing needs of a diversified clientele.

    In fact, many prominent figures in the gastronomic world have embraced this idea, trying to combine the best of both worlds. Presenting exquisite dishes in an informal context, creating high-quality wines without being excessively elitist in their promotion are just some of the strategies adopted.

    In terms of the market, adapting professional style seems to bring tangible benefits. Brands and restaurants that have embraced this flexibility have been able to reach a wider audience, appealing to both traditional and modern, young consumers. The key seems to be consistency in offering authentic and quality experiences, regardless of the adopted communicative style.

    In the foodandwine sector, market trends related to the evolution of style and professionalism have been observed. For instance, studies and market analysis have highlighted an increase in demand from consumers for more accessible, authentic, and less formal gastronomic experiences, in line with the social and cultural changes of modern times.

    In 2023, do various foodandwine professions have a style? Photo by Shvets Production
    In 2023, do various foodandwine professions have a style? Photo by Shvets Production

    This change in trend has led many restaurants, chefs, and wine producers to adopt more informal and engaging marketing and communication strategies, often through social media and other digital platforms. The informal approach, the valorization of the story behind each dish or wine, and transparency in the production process have become key elements in capturing the attention of an increasingly diverse and quality-conscious audience.

    On the other hand, there is still strong demand for refined, exclusive, and high-class culinary experiences. There are market segments that continue to seek tradition, elegance, and sophistication in their foodandwine experiences.

    This duality in the food and wine market has led many industry professionals to seek a balance between these two extremes, adopting flexible approaches that can satisfy a wide range of consumers. Marketing and communication strategies that blend elements of simplicity and lightness with refinement and elegance seem to attract a wider and diversified audience, allowing brands and restaurants to reach a broader and more varied customer base.

    In 2023, do various foodandwine professions have a style? Photo By Corinna Widmer
    In 2023, do various foodandwine professions have a style? Photo By Corinna Widmer

    Remember that the foodandwine market is extremely dynamic and varied, with many facets and different segments. Successful strategies can vary based on geographical location, target clientele, and the peculiarities of the product or service offered.

    Professionalism in the food and wine world is no longer solely defined by a single aesthetic or style but rather by a set of skills, adaptability, and authenticity. Finding a balance between tradition and innovation, between elegance and simplicity, seems to be the key to lasting success in an ever-evolving culinary landscape, without completely abandoning one style in favor of the other but rather blending both to satisfy an increasingly diversified and demanding audience.

    Italian gastronomy: A journey through culinary history that conquers the world

    Italian gastronomy is a true culinary saga that unfolds between the past and the present, having traversed epochs of triumphs and evolutions that have made it an icon of international cuisine. With a heritage of over 70,000 recipes, Italian cuisine rests its foundations on the quality of raw materials and the essence of regional flavors.

    The journey of this culinary tradition underwent an epochal transformation during the twentieth century. While in the 1950s, international tourism counted 25 million visitors worldwide, by 2014, this number exploded, reaching over one billion and one hundred million. Such growth triggered an exponential increase in the turnover of the tourism sector, with exports reaching 1,159 billion dollars (equivalent to 873 billion euros) in 2013.

    At a time when the United States was already experiencing mass tourism, Italy presented itself as a country undergoing transformation, with a predominant rural population and a newly initiated industrialization process. Tourism in Italy was then an elitist phenomenon, accessible to only a few privileged individuals.

    In 2023, do various foodandwine professions have a style? Photo by Ron Lach
    In 2023, do various foodandwine professions have a style? Photo by Ron Lach

    Italian gastronomy has traversed centuries of evolution, stemming from a French hegemony that extended for over three centuries in Europe. The grand Italian hotels, emerging between the late nineteenth century and the First World War, bore French names like Des Bains, Excelsior, Ritz, Palace, Splendid, Royale, De Russie, D’Angleterre, Hermitage.

    During the Renaissance period, Italy not only dominated Europe culturally but also gastronomically. Italian cuisine was at the center of a European rebirth, serving as a bridge between the rich Islamic civilization of the southern Mediterranean and a resurging Europe emerging from Germanic invasions.

    Italy’s rise as a protagonist in global tourism manifested in the second half of the twentieth century, partly thanks to the Marshall Plan for the reconstruction of Europe. The country industrialized, became modern while retaining an ancient heart, a rebirth of the Renaissance.

    This international success was fueled by the valorization of the territory, excellent raw materials, and the aesthetics of the dishes. Italy, thanks to the Mediterranean climate and the diversity of its productions, boasts an enviable position in the world of food and wine.

    Italian cuisine, with its fusion of aristocratic and popular traditions, stands out for its antiquity and its use of excellent raw materials. This unique tradition has been enriched by international influences, transforming tomatoes, corn, potatoes, and other ingredients into Italian culinary symbols.

    The peak of Italian cuisine’s success reached its zenith between the mid-1970s and 1980s, marking the decline of French Nouvelle Cuisine. Italian superiority was manifested through the excellence of products, the technical skills of chefs, and the beauty in culinary presentation.

    Personalities like Carlo Petrini, the founder of Slow Food, and Oscar Farinetti, with Eatitaly, have contributed to valorizing and promoting Italian gastronomy worldwide, representing an excellent response to the dilemma of how to effectively promote the Italian enogastronomic style.

    Italy now positions itself as one of the most coveted enogastronomic destinations in the world, thanks to its ability to engineer its history and tradition, emerging with a combination of ancient flavors and rigorous contemporary techniques.

    The future of Italian Style lies in the valorization of the territory, cultural and biological biodiversity, natural agriculture, and respect for the biological cycles of plants and animals. EXPO 2015, held in Milan, was an occasion to compare the Italian approach with the chemical and GMO approaches of other countries, promoting Italianity with rigor, merit, and professionalism.

    Italy, with its enogastronomic heritage, continues to represent a winning marketing model, a blend of history and modernity, steeped in passion and tradition, which fascinates and conquers the world with its dishes, wines, and unparalleled culinary culture.”

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Siti partners articles: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.papillae.it/

  • Fivi, 12º Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2023

    Fivi, 12º Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2023

    Record di Successo al 12º Mercato FIVI dei Vini dei Vignaioli Indipendenti: Esordio Trionfale a Bologna!

    Di Carol Agostini

    La prima edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti a Bologna ha superato ogni aspettativa, consolidando nuovi record con una partecipazione massiccia di 985 vignaioli, 2 associazioni di vignaioli stranieri e 29 olivicoltori della FIOI. Questo evento, organizzato per la prima volta a BolognaFiere, ha segnato un’importante unione tra produttori agricoli, richiamando un afflusso straordinario di oltre 26.000 visitatori distribuiti nei tre giorni di manifestazione.

    Fivi, 12º Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2023
    Fivi, 12º Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2023

    I nuovi spazi di BolognaFiere hanno offerto un ambiente accogliente e luminoso per gli oltre 985 stand dei vignaioli, facilitando gli incontri e gli assaggi tra i visitatori.

    Lorenzo Cesconi, Presidente FIVI, esprime soddisfazione per il successo ottenuto: “Abbiamo dimostrato che il cuore di questa manifestazione sono le Vignaiole e i Vignaioli, con i loro vini, a raccontare tanti tasselli del grande puzzle dell’Italia del vino.”

    Fivi, 12º Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2023
    Fivi, 12º Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2023

    La filosofia di eguaglianza e democraticità della FIVI è stata enfatizzata dall’assegnazione casuale degli spazi fieristici a ogni partecipante, indipendentemente dalla loro storia aziendale. Gianpiero Calzolari, Presidente di BolognaFiere, ha dichiarato soddisfazione per l’entusiasmo suscitato e ha evidenziato l’importanza di questo evento nel consolidare il ruolo di BolognaFiere come punto di riferimento per i vini di eccellenza.

    Questa edizione ha confermato il Mercato dei Vini come un appuntamento fondamentale nel panorama vitivinicolo italiano, attirando non solo un pubblico numeroso ma anche l’attenzione di operatori del settore e piccoli trader esteri. Il successo è stato riflesso dalla copertura mediatica e dall’attività sui social media.

    Fivi, 12º Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2023, Cameli Irene
    Fivi, 12º Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2023, Cameli Irene

    Oltre alla vetrina enologica, l’Assemblea annuale dei soci della FIVI ha posto l’attenzione sulla manutenzione del territorio e il ruolo cruciale dei vignaioli in questo ambito. Durante questa sessione, è stato presentato un dossier che ha sottolineato l’importanza del disegno di legge in esame sulla figura dell’agricoltore custode dell’ambiente del territorio.

    L’evento si è concluso con la consegna di importanti premi, tra cui il Premio “Leonildo Pieropan” 2023 assegnato a Emidio Pepe, Vignaiolo in Abruzzo e storico socio FIVI, e il nuovo premio “Vignaiolo come noi” consegnato al musicista Stefano Belisari, noto come Elio.

    Il 12º Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti a Bologna ha segnato un trionfo senza precedenti, sottolineando l’importanza del settore vinicolo indipendente nel contesto agricolo e culturale italiano.

    Fivi, 12º Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2023
    Fivi, 12º Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2023

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  • Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano

    Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano

    PROGETTO ROMA DOCet 2023, Secondo Tour sul bordo del Vulcano

    Di Cristina Santini

    Dopo avervi parlato del primo tour itinerante (da leggere) e della storia di alcune cantine situate all’interno dell’areale dei Castelli Romani, un’area di natura vulcanica, a sud est della Capitale, originata dal crollo del Vulcano Laziale centinaia di migliaia di anni fa, è il momento di raccontarvi di un altro complesso, sempre vulcanico ma differente. Dall’area tuscolana che comprende Colonna, Frascati, Grottaferrata, Monte Porzio Catone, Montecompatri, Rocca di Papa, Rocca Priora che guarda verso Roma, ci spostiamo nella parte opposta verso la costa ovvero nell’area lanuvina e parte dell’area artemisia.

    Cantina sociale GOTTO D’ORO, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    Cantina sociale GOTTO D’ORO, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    A parlare sono state le aziende del Consorzio di Tutela Vini Roma Doc, promotrici della Denominazione e del patrimonio naturale e vitivinicolo, che ci hanno ospitato e raccontato la storia aziendale e il territorio sul quale abbiamo camminato.
    La prima tappa ci porta al GOTTO D’ORO, la Cantina Sociale che da quasi otto decenni, ormai, per il territorio dei Castelli Romani, è stata molto più di una semplice cantina. E ce la racconta Marco Zanibellato.

    Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, questa realtà produttiva ha rappresentato un’autentica scintilla di speranza, un messaggio deciso, nell’unica direzione allora possibile: la rinascita attraverso la resilienza. Una capacità che ha portato in questi anni ad una nuova identità per i vini dei Castelli che da tempo sembrava essersi appannata.

    Lo stabilimento di Marino del Gotto d’Oro, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    Lo stabilimento di Marino del Gotto d’Oro, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    La cooperativa, nata nel 1945 nello stabilimento di Ciampino andato poi distrutto, arrivata a Marino nei primi anni ‘70, si occupa della lavorazione delle uve raccolte dai 200 soci conferitori, situati nelle zone di Roma Sud fino alla provincia di Latina, al confine con Cisterna e Aprilia per un totale di 1000 ettari. Segue tutte le fasi, dalla vinificazione, all’affinamento, all’imbottigliamento, allo stoccaggio di magazzino fino alla distribuzione dei prodotti in tutta Italia e in buona parte del mondo per un totale di sette milioni di bottiglie vendute all’anno.

    Le uve, conferite il giorno stesso della raccolta (40 giorni di vendemmia, da fine agosto con le precoci fino al 10/15 di ottobre con le più tardive), giunte in cantina, vengono pesate sulle grandi bilance, nelle postazioni di ricezione, ed eseguite le prime analisi sullo stato di salute, vengono destinate alle differenti Doc.
    In questo stabilimento si producono 3 Doc: Marino, Castelli Romani e Roma Doc nella doppia linea, Vinea Domini per la ristorazione e la linea Settantacinque75 per la grande distribuzione. Paolo Peira è il consulente enologo che ha intrapreso il percorso di Vinea Domini.

    Cantina di vinificazione, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    Cantina di vinificazione, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    All’interno, osserviamo l’immenso panorama delle 10 presse pneumatiche chiuse, utilizzate per la pressatura soffice, e le grandi vasche di cemento risalenti al 1971, non tutte in uso, che grazie ai finanziamenti europei sono state rinnovate e riutilizzate. Tre livelli di cantina composti, come la vecchia tecnologia enologica prevedeva, da Silos in cemento armato autoportante, utili per una decantazione agevole e uno stoccaggio più lungo del vino poiché neutri e inerti rispetto all’acciaio. Ovviamente ci sono anche le vasche in acciaio e sono adottati entrambi i sistemi.

    Il video di Luigi Caporicci, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    Il video di Luigi Caporicci, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    Riportiamo una breve citazione tratta dalle parole del Presidente Luigi Caporicci, purtroppo scomparso prematuramente quest’anno, mandata in onda nella sala prima della degustazione: “In questi anni abbiamo fatto lavori per migliorare tutta la produzione del calore, caldo-freddo, la produzione di energia elettrica con l’impianto fotovoltaico, la depurazione delle acque anche per l’utilizzo quotidiano con un impianto di osmosi che è all’avanguardia. La Regione Lazio e i fondi europei sono stati un grosso incentivo per gli operatori laziali. Attingere ai fondi del programma di sviluppo rurale della Regione Lazio è una buona opportunità. Nei prossimi 10 anni il nostro obiettivo è quello di valorizzare il prodotto per far si che il Lazio sia una regione apprezzata per quello che è”.

    Ma veniamo alla degustazione dei sei vini raccontata da Paolo Peira e Marco Zanibellato.

    Il primo calice è un DOC Roma Bianco 2021, Malvasia Puntinata in purezza, della Linea Settantacinque75, un entry level che ricorda i 75 anni di vita della Cantina. Le uve vengono raccolte volutamente più tardi per raggiungere una certa struttura, per arrivare ad un vino che all’olfatto è nel pieno della sua maturità, quindi da una parte ha perso quella freschezza che inizialmente aveva nei primi mesi, per lasciare il posto ad una aromaticità più decisa e più sostenuta che va verso frutti e fiori un po’ più maturi. E’ un vino di facile beva che dopo un anno di bottiglia ha una certa morbidezza e un’acidità che ha ceduto il passo a dei composti più morbidi.

    In alcuni casi, alcune partite vengono raccolte prima della perfetta maturazione per avere un serbatoio di acidità naturale, per una certa freschezza atta a garantire il potenziale evolutivo, da poter poi assemblare con il resto della Malvasia.

    La degustazione, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    La degustazione, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    La Vinea Domini è la nuova linea della Gotto d’Oro, un prodotto non di qualità superiore, ma di qualità diversa, fatto con intenzioni diverse. Il secondo calice è un DOC Roma Bianco Malvasia Puntinata 2022, la varietà autoctona della zona, una malvasia che non è aromatica come quella delle Lipari, non è così neutra come a volte è la Malvasia Istriana, ma è un’uva intermedia che a seconda del momento della raccolta, concede una risposta sensoriale distinta e netta. Raccolta anticipatamente regala un vino molto semplice, beverino, dotato di una pericolosa bevibilità; lasciata maturare come accade per la Doc Roma, raggiunge un carattere più importante e strutturato.

    Questi primi due vini sono estremamente didattici: nel primo si ha l’idea della Malvasia raccolta in anticipo, agrumata, dalla spiccata acidità e mineralità; nel secondo quella della frutta più matura, con canditi, ricche note balsamiche e caratteristici accenni mentolati.

    In quest’area dei Castelli Romani dove la Denominazione del Frascati rappresenta quasi la metà dei vini “castellani”, non poteva mancare nel nostro panel di degustazione il Frascati Superiore Docg 2022, composto da Malvasia di Candia e Trebbiano Toscano, imbottigliato da poche settimane, ancora molto fresco e delicato. Il disciplinare prevede l’obbligo di produrre, vinificare e affinare i vini di questa Denominazione nel proprio areale di produzione con, come in questo caso, la deroga dell’imbottigliamento nello stabilimento di Marino.

    A differenza dei vini di Marino prodotti in un’area esposta all’influenza del mare, Frascati è tutt’altra zona con vigneti coltivati sulle colline di media altitudine, rivolte verso l’Appennino, dove l’influsso marino vien meno e regala vini un po’ più austeri, più verticali, più acidi, vini che sopportano meglio anche l’invecchiamento con una freschezza e una spinta aromatica distinta.
    I vigneti, coltivati a filare, hanno superfici molto ridotte, si parla di singole proprietà e non aziende estensive, con un’età media di 30 anni, caratteristica peculiare della zona del Frascati.

    La Malvasia di Candia è una varietà che ha pochi sentori e il Trebbiano Toscano o Procanico anch’esso abbastanza neutro. I profumi che avvertiamo al naso di rosa e banana sono i classici profumi di fermentazione liberati dai lieviti, attraverso lo shock termico grazie al quale vengono esaltate tutte le componenti aromatiche.
    I vini di questa zona, siano essi Frascati, Marino o DOC Roma, hanno un carattere in comune che è dato dall’areale di provenienza, ovvero quella mineralità olfattiva che talvolta si traduce anche in una sapidità gustativa.

    Oggi se ne parla molto rispetto al passato, si mette l’accento su questa mineralità, su questa sapidità, talvolta sbagliando facendo riferimento ai sali minerali del terreno. Sarebbe molto più facile dire che il vino è salato perchè c’è il sale, in realtà c’è il sale ma non è quello che determina questi caratteri, sono altri composti che derivano comunque da questi suoli vulcanici.

    La degustazione, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    La degustazione, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    Passando ai rossi delle due linee, abbiamo assaggiato il DOC Roma Rosso 2020 della linea Settantacinque75 (60% Montepulciano e 40% Sangiovese) e il DOC Roma Rosso 2020 della linea Vinea Domini (60% Montepulciano e 40% Cesanese) dove la percentuale del Montepulciano, principale vitigno a bacca rossa, è prevista non meno del 50% come da disciplinare.

    Il quarto calice rosso, nonostante sia una 2020, è ancora di un bel rosso rubino, porpora ai bordi, dove prevale il Montepulciano e vengono meno le note di violetta e di speziatura del Sangiovese. Si avverte più la frutta rossa, la marmellata di prugne, di amarene, anche un po’ mature. L’annata è stata splendida, l’escursione termica ha garantito il mantenimento dell’acidità nelle uve e la struttura polifenolica nei rossi. L’uso del legno è presente ma in maniera delicata partecipando alla complessità aromatica con una leggera speziatura sul finale, pur mantenendo le proprietà sensoriali dell’uva. E’ un vino che può stare ancora a lungo in bottiglia senza mostrare segnali di involuzione, con un tannino di grande morbidezza.

    Il Montepulciano ha trovato la giusta connotazione sulle pendici dei Castelli Romani, matura tardi e quindi a volte si è costretti a raccoglierlo in anticipo più per ragioni di sanità che per ragioni di maturazione, specie nelle annate in cui l’autunno arriva molto presto. Raccolto troppo presto mostra un tannino un po’ rugoso, astringente.

    Nel quinto calice, il Roma Doc Rosso Vinea Domini 2020, che affina sei mesi in barrique non di primo passaggio, ritroviamo la frutta rossa che ancora è percettibile, un ricco mix di note terziarie come la vaniglia, la noce di cocco, le spezie, la nota affumicata di salsa barbecue e descrittori che richiamano la cioccolata, il cacao e il tabacco da sigaro. Con un anno di ritardo sul mercato è un altro vino. Bisogna attenderlo.

    Barricaia, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    Barricaia, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    Ultimo ma non per importanza, il Cesanese del Piglio Docg 2021, da 100% Cesanese di Affile, altra DOCG Rossa del Lazio, prodotta veramente in numeri molto limitati. Siamo al Piglio, una zona con un’altitudine più elevata che garantisce la giusta maturazione e una varietà nuovamente tardiva, dalle rese minime, l’alter ego della Malvasia Puntinata.

    E’ un vino che ha un impatto cromatico molto denso, profondo e sostenuto, segue un affinamento molto lungo in legno grazie al quale il Cesanese, oltre a mostrare intense note di more selvatiche, fragoline, regala sensazioni di fiori appassiti come la rosa. Etereo, balsamico, con un’impronta decisa di tostatura e una fusione particolare tra il caffè e la cioccolata bianca. Potenza di beva, freschezza acida pungente, ha comunque bisogno di riposare ancora in bottiglia per qualche mese, anche qualche anno. Insomma dà degli ottimi risultati a condizione che lo si lasci maturare.

    Line up Gotto d’Oro, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    Line up Gotto d’Oro, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    Il nostro tour prosegue nelle Cantine SAN MARCO, una delle più importanti aziende vinicole della provincia di Roma. Un cammino iniziato tanto tempo fa grazie a due uomini, il pugliese Umberto Notarnicola e il piemontese Bruno Violo, originari quindi di Regioni famose per l’ottimo vino rosso che nel territorio dei Castelli Romani hanno dato vita nel 1972 alla Cantina situata sul Colle di San Marco, dal quale prende il nome. Il progetto è portato avanti oggi dai loro figli, Danilo Notarnicola e Pietro Violo che negli anni hanno introdotto nuovi vitigni e, allo stesso tempo, valorizzato le principali varietà autoctone del Lazio.

    “Siamo più o meno nel centro della zona di produzione del Frascati – racconta Pietro Violo, Enologo e Responsabile del controllo qualitàcome tipologia maggiormente importante, poi ovviamente abbiamo tutti i vini che si porta dietro il Lazio Castelli Romani. Ultima nata la DOC Roma, una denominazione giovane con una crescita lenta ma solida. Innanzitutto partiamo dal nome importante recepito forse più all’estero che non in casa nostra, questo però può essere un buon veicolo. Fortunatamente i quantitativi non sono così tanti, crescono ma impiegano il tempo delle produzioni agricole, piuttosto lentamente, ma è una cosa secondo me positiva”.

    Cantine San Marco, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    Cantine San Marco, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    Tre linee di vinificazione equivalenti, fondamentalmente per dare la possibilità di lavorare più tipologie di prodotto e per riuscire a fare un maggior numero di selezione possibile sui prodotti stessi. Ovviamente il grosso delle vinificazioni riguarda i vini bianchi.
    Le uve, provenienti sia dalle proprietà seguite direttamente sia dai circa 120 piccoli conferitori storici situati tra Frascati e Monteporzio Catone, vengono immediatamente pigiate e diraspate soprattutto le bianche per andare poi o direttamente in pressa oppure in vasca per la macerazione a freddo a 6/8°C. Si tratta di macerazioni che variano dalle 6 alle 8, anche 12 ore a seconda della tipologia di uva. Poi seguono le lavorazioni tradizionali.

    Cantine San Marco, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    Cantine San Marco, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    La produzione, destinata equamente tra 50% all’estero e 50% in Italia e presente in tutti i mercati, si aggira appena al di sotto dei 3 milioni di bottiglie l’anno di cui Doc Roma intorno alle 70000 bottiglie, in crescita. Il Roma Doc si difende bene, inizia ad essere richiesto e questo è molto importante per la nuova denominazione.
    La base del Bianco è Malvasia Puntinata, alla quale vengono aggiunti in blend, a seconda dell’andamento dell’annata e delle caratteristiche, Bellone e Bombino. Nel caso del Rosso, Montepulciano insieme al Sangiovese e parte del Syrah.

    Il 50% minimo delle varietà maggiori previsto dal disciplinare è stato un buon inserimento, soprattutto per il Montepulciano, scelta ben calata nel territorio dove matura bene, un territorio tardivo per cui sarebbe stato inutile scegliere come base un vitigno precoce. La scelta di dare delle date minime per far uscire i prodotti, il 15 marzo per i bianchi e i 2 anni per i rossi riserva, ha tolto la possibilità di fare vini da consumo eccessivamente veloce che spesso non hanno un riscontro o un’impronta qualitativa adeguata.

    Cantine San Marco, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    Cantine San Marco, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    Gradualmente la Cantina è stata ampliata per cui storicamente sono conservate tutte le tipologie di vasche, dal cemento, alla vetroresina, all’acciaio. Articolata su due livelli con una profondità di 10 metri, nei tre lunghi corridoi si svolgono le fermentazioni, le lavorazioni e la conservazione dei vini. Le vasche hanno delle piastre di controllo temperatura, per cui ognuna può essere gestita singolarmente dando la possibilità di lavorare con temperature differenti ma nei medesimi tempi.
    Le barrique, di norma, non sono mai solo di primo passaggio, perché il legno deve risultare una sensazione riconoscibile ma leggera. La necessità del numero di botti è sempre più ridotta, la Riserva esce almeno con 24 mesi dopo la vendemmia, per cui si ha tutto il tempo di preparare una base che poi andrà assemblata con la parte in acciaio per ottenere un giusto equilibrio.

    Il 90% dei controlli viene eseguito internamente attraverso un laboratorio per cui ogni movimentazione, filtrazione, aggiunta che genera un campione viene controllato, registrato nel software gestionale, in modo da garantire la tracciabilità del prodotto, dalla raccolta dell’uva al giorno dell’uscita della bottiglia.
    Oltre la parte analitica, c’è l’assaggio dei vari prodotti e quindi ogni mese si ha già un’idea di ciò che si andrà poi ad utilizzare nel mese successivo, fino al post imbottigliamento. Periodicamente vengono prelevate alcune bottiglie per lotto per verificare da lì ai due anni successivi l’evoluzione del prodotto.

     

    Laboratorio analisi, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    Laboratorio analisi, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    Dalla Cantina ci spostiamo a fianco, ospiti della Vinoteca San Marco dove abbiamo degustato i vini aziendali legati ai piatti del territorio.

    Line up Cantine San Marco, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    Line up Cantine San Marco, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    In degustazione: Frascati Doc vino spumante Brut nove mesi a contatto con i lieviti (20/30% Malvasia del Lazio, 40/50% Malvasia di Candia, 5/10% Bombino) abbinato alle gustose bruschette, un tripudio di colori e sapori e al tagliere di porchetta e prosciutto; Roma Doc Bianco 2022 (60% malvasia puntinata, 25% Trebbiano Verde, 15% Greco), macerazione di 12 gg sulle bucce e affinamento in acciaio che ha accompagnato un piatto di rigatoni alla gricia; Roma Doc Rosso 2019 composto dall’80% Montepulciano e 20% Sangiovese vinificati tradizionalmente insieme con ripetuti rimontaggi e affinamento tra il cemento e l’acciaio che è andato ad accostarsi ad un bel piatto di rigatoni all’amatriciana.

    A chiudere un Roma Doc rosso riserva 2018 dell’Azienda Villa Cavalletti di Grottaferrata (80% Montepulciano e 20% Cesanese) che affina metà in acciaio e metà in barrique usate rovere di Tronçais.

    Leggi anche: https://www.papillae.it/progetto-roma-docet-attivita-lavoro-consorzio/

    Piatti della cucina romana, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    Piatti della cucina romana, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    Il tour prosegue nell’Azienda agricola GABRIELE GAFFINO, un produttore giunto alla terza generazione che nel 2014 ha deciso di lasciare il suo primo lavoro per dedicarsi alla terra acquistata all’inizio degli anni ‘60 dal nonno, nato a Glasgow da una Famiglia di contadini emigrati.
    In principio c’era solo il terreno e un casale diroccato che poi è stato completamente ristrutturato e trasformato in un luogo visitabile. Il progetto è ancora in divenire e ospiterà altre sale di vinificazione e il magazzino. Dal vendere inizialmente la sua uva, pian piano Gabriele è giunto a imbottigliare i suoi vini con proprie etichette.

    Azienda Agricola Gabriele Gaffino, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    Azienda Agricola Gabriele Gaffino, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    La proprietà di 32 ettari, di cui 28 vitati e 2,5 a oliveto, è disposta in un unico blocco intorno all’Azienda, situata nel comune di Ardea, in Provincia di Roma, a 15 km in linea d’aria dal mare. Si tratta di un territorio a metà strada tra la terra vulcanica e il mare, caratterizzato dal suolo vulcanico misto ad argilla, ricco di microelementi e sostanze minerali.
    La vendemmia è manuale, con l’utilizzo di cassette, non tutto il quantitativo viene vinificato, poiché una grande parte delle uve viene ancora venduta ma Gabriele ci confida che vorrebbe arrivare ad imbottigliare il 100%.

    I vigneti, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    I vigneti, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    Sono stati mantenuti i vigneti più antichi, di Trebbiano Toscano e Malvasia di Candia, che hanno un’età media di 35/40 anni, reimpiantati nel tempo assieme a Montepulciano, Cesanese, Merlot, Syrah, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Sangiovese. Le varietà a bacca bianca in produzione, oltre le già citate, sono la Malvasia Puntinata, il Trebbiano Verde e il Viognier. E’ cosa certa che la posizione dei vigneti, così curati, e il vento costante che spira e asciuga perfettamente le uve aiutano nella gestione del biologico come anche il suolo dovuto alla vicinanza del Vulcano di Albano, il più antico del Lazio, quiescente.

    L’azienda, ancora di piccole dimensioni, è cresciuta molto in questi anni, con una produzione di 75.000 bottiglie al momento, con l’intento di arrivare ad un numero maggiore. Per ora viene prodotto solo il Roma Doc rosso anche se nel piano di sviluppo è prevista la realizzazione del Roma Doc Bianco da Malvasia Puntinata in purezza.
    Anche in questa realtà vige un rigido controllo in tutte le fasi e, avvalendosi del laboratorio interno, vengono eseguite tutte le analisi con l’enologo di cantina che permettono di avere una sorveglianza costante su quello che è l’andamento del vino e intervenire solamente al bisogno.

    La Barricaia, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    La Barricaia, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    Piccoli vani nelle tre cantine ospitano i silos, molti dei quali di dimensioni considerevoli all’esterno, e la barricaia che un tempo era una cisterna dell’acqua piovana che veniva incanalata e utilizzata per i servizi del casale. Oggi chiusa, bonificata e resa una barricaia dove affinano i rossi.
    Veniamo alla entusiasmante e concludente mini verticale del Roma Doc rosso, nelle annate 2018, 2019 e 2020, composto da uve provenienti dallo stesso appezzamento.

    Line up cantina, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    Line up cantina, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    Risultato del blend 60% Montepulciano e 40% Sangiovese è un vino da lungo affinamento, 10/12 mesi in barrique di rovere francese di primo passaggio. Non tutta la massa matura in legno, a seconda delle annate si cerca di capire quanto utilizzarne per trovare il giusto equilibrio. In questo caso, il 40% della massa totale affina in barrique, poi segue il blend con la parte in acciaio. Dopo l’imbottigliamento, riposa quanto il tempo rimasto nella botte.

    2020

    Questa annata si distingue al naso per la sua intensità di frutta matura, anche sotto spirito e per la parte balsamica. Minerale, sapido e fresco il palato attorniato dalle note speziate decise di chiodi di garofano e meno di pepe nero, dalla viola leggermente appassita a chiudere in un finale pronunciato di liquirizia dopo qualche minuto. Un cavallo rampante giovane dal sorso ricco e copioso.

    2019

    Olfatto più evoluto per questo calice rispetto al precedente che inizialmente si è mostrato il più chiuso della batteria. Si riscontra al naso una consistenza golosa di marmellata di frutta rossa e tabacco che ritroviamo in bocca con un tannino integrato e una dolcezza invidiabile. Beverino e piacevole, è un vino che richiama alla beva senza annoiare.

    2018

    Il profumo della frutta nel tempo trascorso si trasforma in una sensazione balsamica vincente, combinata ad una leggera nota di anice. Il sorso ha una similitudine con la 2020, caratterizzato da una spalla acida importante e un velo tannico vivo ma carezzevole accompagnato dal cioccolato nero. Longevità, struttura, grinta, forza sono le peculiarità designate.

    La degustazione, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
    La degustazione, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini

    A questo punto della giornata, ascoltiamo insieme al gruppo di degustazione i dubbi ancora presenti sulla direzione intrapresa dalla Denominazione Roma. Dopo aver assaggiato tutti vini differenti, viene spontaneo domandare, al Presidente del Consorzio Tullio Galassini e al Produttore Gabriele Gaffino, cosa voglia comunicare o far capire la Doc Roma.

    Gabriele risponde: “Come produttore e come parte del Consorzio posso dire che vogliamo sicuramente produrre vini rappresentativi del territorio, da qui il problema principale di avere differenti suoli vulcanici a poca distanza gli uni dagli altri e dover comunicare questa diversità, quasi a parlare di zonazioni. Si stava ragionando giorni fa su questo argomento durante il CdA, sul fare delle zonazioni per avere la zona più vulcanica, la zona più sabbiosa in maniera tale da indirizzare il consumatore o il giornalista ad una migliore interpretazione dello stile di ogni produttore, della bevibilità e della differenza di un vino più semplice nella beva da quello più importante.

    Stiamo cercando di capire anche noi in che direzione andare tutti insieme, chiaramente siamo nati nel 2018 come Consorzio, quindi siamo veramente giovani però la volontà c’è ed è quella di trasmettere il senso di innovazione, è quella di fare vini moderni, qualitativi e di essere qualcosa di nuovo rispetto al passato.”

    Purtroppo, ci sembra di comprendere che la confusione si abbia sui blend, soprattutto sulla tipologia rosso. Forse utilizzare esclusivamente i vitigni maggiori potrebbe costituire un punto di partenza per avere quella differenziazione, avendo una base riconoscibile a tutti, tra i vari produttori, e rendere più importanti le diverse sfaccettature degli stessi vitigni.

    Tullio Galassini interviene: “Se oggi devi creare una DOC nel 2023, il Ministero, la Comunità Europea dicono: devi individuare un gruppo A dal 50/65% e noi abbiamo messo Montepulciano per i rossi e Malvasia del Lazio per i bianchi; un gruppo B da minimo il 35% e massimo il 50%; un gruppo C eventuale che può arrivare fino al 15%. Quindi qualsiasi DOC che nasce dalla legge 238 del 2016 in poi – Testo unico vite e vino – è formata in questo modo. Questo vale per tutte le DOCG di nuova generazione, però tale confusione viene imputata solo a noi. Quello che vogliamo comunicare sono sicuramente tre vitigni, la Malvasia del Lazio, il Bellone e il Montepulciano che è un autoctono anche laziale e su suolo vulcanico esiste solo qui da noi, come la Malvasia del Lazio e il Bellone.”

    Leggi anche: https://www.papillae.it/progetto-roma-docet-viaggio-sensoriale-intenso/

    Conclusione

    Concludiamo affermando che grazie al Consorzio che sta puntando tantissimo sul discorso vulcano, c’è più coesione al suo interno, considerando che le aziende fino a un anno fa erano completamente distaccate. Adesso si percepisce un lavoro comune e far parte di un gruppo vuol dire agire insieme per un unico obiettivo. Stiamo assistendo comunque a qualcosa di importante, a prescindere se si tratti di un’azienda piccola o un’azienda più grande come quelle visitate in questo tour.

    Entrambe le realtà devono puntare alla qualità e non basta avere solo un brand fortissimo in comune se poi nel calice non hai nulla da mostrare, sarebbe come distruggere il lavoro sapientemente fatto finora da ogni singolo produttore. Bisogna raggiungere quel pensiero, quella comunicazione che non generi più perplessità per poter affermare questo è il blend di Roma come il più famoso taglio bordolese, chiaro a tutti.

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito progetto: http://www.vinidocroma.it/

    Siti partners articolo: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.papillae.it/

     

  • Vista, Seduzione e vino, come li vivo da donna nel 2023

    Vista, Seduzione e vino, come li vivo da donna nel 2023

    Vista, Seduzione, e Vino: Un’Armonia Perfetta nel Calice

    Di Carol Agostini

    Nel mondo affascinante della degustazione del vino, l’esperienza coinvolge i sensi in un intrigo avvincente tra vista, seduzione e il nettare degli dei. Ogni sorso diventa un atto rituale, un’occasione per esplorare la connessione tra l’arte visiva, la seduzione sottile e l’essenza stessa del vino. Un’unione perfetta quella tra cibo, vino e l’arte della Seduzione Visiva in cui la degustazione della bevanda raggiunge il suo apice quando si fonde con l’arte culinaria.

    Vista, Seduzione e vino, come li vivo da donna nel 2023, foto di Cottonbro Studio da internet
    Vista, Seduzione e vino, come li vivo da donna nel 2023, foto di Cottonbro Studio da internet

    C’è un senso che si distingue per la sua capacità di sedurre, intrigare e creare connessioni profonde: la vista. In questa esplorazione sensoriale, ci immergeremo nell’arte di sedurre attraverso la vista, intrecciando il mondo del vino con la pittura, la cultura, la tradizione e il cinema.
    Il cibo diventa complice nella danza della seduzione, amplificando i sapori del vino e completando l’esperienza multisensoriale. La vista del cibo, inoltre, armonizza con i colori del nettare degli dei , creando un tableau gustativo che soddisfa tutti i sensi.

    Sempre attento il nostro sguardo al futuro dell’enogastronomia che attinge con passione e schemi mentali, emozionali all’unione tra la vista, la seduzione e il vino, nella quale tutto si trasforma in un viaggio senza fine. La connessione tra arte, cultura, tradizione e territorio trova la sua massima espressione in ogni bicchiere di vino.
    Il piacere visivo diventa “le fil rouge” di un’esperienza multisensoriale che si rinnova di sorso in sorso, invitando ad alzare il calice a un futuro in cui la bellezza del vino continua a ispirare e sedurre.

    Vista, Seduzione e vino, come li vivo da donna nel 2023, foto di Tim Mossholder da internet
    Vista, Seduzione e vino, come li vivo da donna nel 2023, foto di Tim Mossholder da internet

    Colore e Carattere: Il Linguaggio Visivo del Vino

    La vista è la prima compagna di questo viaggio sensoriale. Il colore del vino, intenso rosso rubino o delicato giallo paglierino, anticipa il suo carattere. Un rosso profondo può evocare passioni ardenti, mentre un bianco cristallino promette freschezza e leggerezza. L’osservazione attenta di questa tavolozza visiva diventa il primo capitolo di un’esperienza che coinvolge mente e cuore.
    La vista, la seduzione e il vino intrecciano le loro trame in un racconto senza tempo.

    Ogni bicchiere è una pagina di questo libro sensoriale, dove l’arte visiva si fonde con la seduzione e la ricchezza del vino. Un invito a esplorare, assaporare e ammirare, perché nel calice si cela un mondo in cui la vista diventa il primo capitolo di un’esperienza eterea e appagante.
    Se dovessi raccontare i colori del vino direi che sono delle pennellate di emozioni, ad esempio per me i rossi profondi di un Cabernet Sauvignon richiamano paesaggi autunnali, mentre i toni dorati di uno Chardonnay portano alla mente il calore del sole estivo. Questa connessione tra il colore del vino e l’arte pittorica è stata esplorata da numerosi artisti nei secoli.

    Vista, Seduzione e vino, come li vivo da donna nel 2023, foto di Pixabay da internet
    Vista, Seduzione e vino, come li vivo da donna nel 2023, foto di Pixabay da internet

     Seduzione nel Calice: Danza di Aromi e Sapori

    La seduzione inizia con l’approccio al calice. I profumi avvolgenti che si liberano al momento dell’apertura della bottiglia sono la promessa di un incontro sensoriale unico. Note fruttate, floreali o speziate danzano nell’aria, creando una coreografia di aromi che anticipano il primo sorso. La seduzione è qui, nel mistero di ciò che il vino rivelerà nei dettagli dei suoi sapori. Un rituale di degustazione che coinvolge la vista giocando un ruolo centrale.

    L’osservazione del colore del vino, la sua limpidezza e la consistenza delle lacrime sulle pareti del calice sono dettagli che arricchiscono l’esperienza. La luce che filtra attraverso un vino rosso può trasformare il bicchiere in una gemma preziosa, mentre un bianco cristallino riflette la purezza del suo sapore.

    Vista, Seduzione e vino, come li vivo da donna nel 2023, foto di Cottonbro Studio da internet
    Vista, Seduzione e vino, come li vivo da donna nel 2023, foto di Cottonbro Studio da internet

    Il Vino Come Opera d’Arte: Etichette e Presentazione Visiva

    La bottiglia stessa è una tela bianca, pronta a raccontare la sua storia attraverso un’etichetta curata. L’arte visiva si fonde con il contenuto, trasmettendo emozioni e raccontando il territorio da cui proviene il vino. La seduzione diventa palpabile quando gli occhi si posano su un’etichetta raffinata, preludio a un viaggio gustativo unico.
    Le bottiglie spesso diventano opere d’arte, oltre al contenuto, anche l’involucro del vino può essere una fonte di informazioni, di attrazione e di sogni. Le etichette ricercate e i design accattivanti raccontano storie, evocano emozioni e trasformano ogni bottiglia in una piccola galleria d’arte.

    L’arte visiva si fonde così con l’esperienza gustativa, creando un connubio di piacere estetico e sinfonia di gusti e colori.
    Molti eventi culturali sono dedicati a questo sodalizio e sono sempre più diffusi. Mostre tematiche, concerti nei vigneti e performance artistiche durante le degustazioni creano un legame tra queste due forme d’arte. Un sorso di vino diventa così una partitura di gusti e colori, con la cornice di un’atmosfera artistica che avvolge i presenti.

    Vedi anche: https://www.papillae.it/vino-identita-scelta-consapevole-cantine/
    Vista, Seduzione e vino, come li vivo da donna nel 2023, foto di Grape Things da internet
    Vista, Seduzione e vino, come li vivo da donna nel 2023, foto di Grape Things da internet

    Il Territorio Raccontato dal Vino: Una Veduta Panoramica

    Ogni sorso è un viaggio attraverso il territorio. La vista si estende oltre il calice, abbracciando i paesaggi che hanno dato vita a quel nettare prezioso. Le vigne baciare dal sole, i vigneti accarezzati dal vento: la seduzione si amplifica attraverso la veduta panoramica di luoghi intrisi di storia e tradizione. I territorio vinicoli diventano paesaggi dipinti dal vino; le regioni vinicole sono veri e propri capolavori della natura.

    Dai vigneti collinari della Toscana, che io amo ad esempio, alle vigne che si specchiano nelle acque tranquille della Borgogna, ogni territorio vinicolo è un paesaggio dipinto dalla mano della terra stessa. L’associazione tra territorio e arte si manifesta nei dipinti che ritraggono questi paesaggi unici, catturando l’anima del vino in ogni singolo grappolo d’uva.

    Cinematografia e Cultura: Un Racconto Visivo di Storie Vinicole

    Il legame tra vino e cultura si nutre anche attraverso il cinema. Film che esplorano le vigne, le cantine e le storie intrecciate al mondo del vino diventano una finestra visiva su un universo ricco di emozioni. La seduzione si evolve in un racconto filmico che trasporta gli spettatori in viaggi sensoriali attraverso campi di vite e bottiglie maturate.

    Una proiezione di gusti e visioni che hanno il potere di trasportarci in mondi lontani, di suscitare emozioni profonde e di stimolare i nostri sensi. In molte pellicole, il vino è protagonista, diventando un simbolo di eleganza, passione e connessione umana. Un bicchiere di Merlot in “Sideways” diventa una metafora della vita, mentre una bottiglia di Château Margaux in “Mondovino” rappresenta il conflitto tra tradizione e modernità nelle regioni vinicole.

    Vista, Seduzione e vino, come li vivo da donna nel 2023, foto di Pixabay da internet
    Vista, Seduzione e vino, come li vivo da donna nel 2023, foto di Pixabay da internet

    La Visione del Futuro: Innovazioni Visive nel Mondo del Vino

    Oggi, la tecnologia si unisce alla tradizione nel mondo del vino. Applicazioni e realtà virtuale offrono tour virtuali delle cantine, consentendo agli appassionati di esplorare visivamente i luoghi di produzione senza muoversi fisicamente. Le etichette intelligenti forniscono informazioni dettagliate sulla storia del vino, portando l’esperienza visiva oltre il semplice contenuto della bottiglia.

    Un quadro in evoluzione quello della tradizione e dell’innovazione nel rapporto tra sensi e vino, in cui l’arte del nettare degli dei è anche un dialogo profondo, con radici storiche e di credenze. Le antiche cantine che custodiscono bottiglie invecchiate sono come musei, conservando la storia in ogni tappo stappato. Allo stesso tempo, le nuove generazioni di vignaioli introducono tecniche innovative, creando opere d’arte enologiche moderne che sfidano le convenzioni.

    Vino e Fotografia: Momenti Catturati nel Tempo

    La fotografia è un’altra forma d’arte che si intreccia con il mondo del vino. Immortalare un momento durante una cena con un bicchiere di vino in mano diventa un modo per catturare non solo l’istante, ma anche l’atmosfera e le emozioni legate a quella bottiglia. Le foto diventano così una galleria personale di esperienze enologiche.

    L’Abbinamento Perfetto: Vino, Cibo e tanto altro…

    L’arte di abbinare il vino al cibo è un matrimonio di sapori e aromi che si estende ben oltre il palato. Immaginate di degustare un vibrante Sauvignon Blanc accanto a un piatto di ostriche fresche, mentre un dipinto di Monet cattura la luce riflessa sull’oceano. L’esperienza diventa un quadro vivente, in cui il gusto, la vista e l’arte si fondono armoniosamente.

    Cos’è per me questa trilogia che mi ha sedotto dal primo istante?

    Ritengo che il vino sia molto più di una bevanda; è un viaggio sensoriale che coinvolge la vista, la mente e l’anima. Da opere d’arte pittoriche a paesaggi vinicoli mozzafiato, da film suggestivi a etichette di design, il mondo del vino è intrinsecamente legato all’arte e alla cultura, alla passione, all’intrigo. In ogni bicchiere, si cela un dipinto vivente che racconta storie millenarie e invita a brindare all’arte di vivere, gioire e godere.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Il Vino e l’Identità 2023: Scelta Consapevole delle Cantine?

    Il Vino e l’Identità 2023: Scelta Consapevole delle Cantine?

    Il Vino e l’Identità: Una Scelta Consapevole delle Cantine nel Mondo Enologico

    Di Carol Agostini

    Nel vasto universo del vino, le cantine si pongono dinanzi a una cruciale decisione: definire la propria identità. Oltre a produrre pregiati nettari, esse devono delineare la propria personalità commerciale, di produzione e d’immagine. Questa scelta, delicata e strategica, riflette la consapevolezza delle sfide e delle opportunità che il mondo vinicolo offre.

    Il Vino e l'Identità 2023: Scelta Consapevole delle Cantine? foto da internet
    Il Vino e l’Identità 2023: Scelta Consapevole delle Cantine? foto da internet

    Identità di Produzione

    Le cantine, sinuose orchestratrici di gusti e aromi, si confrontano con la definizione del proprio stile enologico. Da qui sorgono le scelte riguardanti il terroir, le varietà di uve coltivate e le tecniche di vinificazione. Alcune si distinguono per la passione per le tradizioni, producendo vini legati al territorio e alle antiche pratiche. Al contrario, altre abbracciano l’innovazione, sperimentando con nuove tecnologie e varietà di uve per creare vini distintivi e contemporanei.

    Identità Commerciale

    La scelta dell’identità commerciale riflette la volontà di posizionarsi sul mercato. Alcune cantine si concentrano sulla produzione di vini di alta gamma, mirando a conquistare il cuore di collezionisti e intenditori. Altre, invece, puntano alla democratizzazione del vino, offrendo opzioni più accessibili al grande pubblico. La diversificazione delle linee di prodotto, l’attenzione alla sostenibilità e la creazione di esperienze uniche contribuiscono a plasmare l’identità commerciale di ogni cantina.

    Identità d’Immagine

    La percezione visiva e comunicativa di una cantina gioca un ruolo cruciale. L’etichetta di una bottiglia diventa il biglietto da visita, raccontando la storia e i valori del produttore. Le cantine moderne sfruttano il potere del branding per creare un’immagine riconoscibile, attraverso un design elegante o audace. L’apertura al mondo digitale, con la presenza sui social media e la valorizzazione di esperienze turistiche, contribuisce a plasmare l’identità d’immagine delle cantine.

    “In un panorama vinicolo in continua evoluzione, la scelta dell’identità rappresenta una mossa strategica. Le cantine che riescono a coniugare tradizione e innovazione, produzione e comunicazione, delineano la propria strada nel mondo del vino, offrendo al consumatore non solo un prodotto, ma un’esperienza completa che si riflette in ogni sorso”, pensiero personale.

    Letrari grandi vini e bollicine, foto originale dall'azienda
    Letrari grandi vini e bollicine, foto originale dall’azienda, articolo: Il Vino e l’Identità 2023: Scelta Consapevole delle Cantine?

    Esempi Concreti di Identità nelle Cantine Vinicole

    Identità di Produzione

    Cantine come Château Margaux in Bordeaux incarnano l’identità di produzione orientata alla tradizione. Con un impegno radicato nel terroir, coltivano rigorosamente varietà di uve autoctone, come il Cabernet Sauvignon, preservando la tipicità del territorio. D’altra parte, la vinicola californiana Ridge Vineyards si distingue per un approccio innovativo. Integra metodologie biodinamiche e biologiche, puntando sull’espressione autentica delle uve in un contesto californiano più sperimentale.

    Cantina Letrari, ancor oggi, fonde armoniosamente tradizione e innovazione per creare vini spumanti che hanno diffuso la fama del Trento DOC non solo in Italia, ma anche al di là dei confini nazionali. Un assortimento completo di vini, con la Riserva del Fondatore a incarnare l’etichetta di maggior rilevanza. Mano sapiente e saggia di Lucia Letrari, enologa e proprietaria dell’azienda di famiglia omonima dal 1987, anno in cui si è diplomata presso la Fondazione E. Mach di S. Michele all’Adige.

    Fin da giovane, segue le orme di suo padre Leonello sia in vigna che in cantina. Dopo il diploma, diventa responsabile della produzione dei Trentodoc e dei vini marchiati con il nome di famiglia. Appassionata di viticoltura e enologia, trasforma la sua passione in una professione a tutto tondo, contribuendo con la sua esperienza a diverse associazioni di promozione del territorio, sia a livello locale nel Trentino che a livello nazionale.

    Lucia letrari durante la vendemmia, foto originale dall'azienda
    Lucia letrari durante la vendemmia, foto originale dall’azienda

    Identità Commerciale

    La Maison Louis Jadot in Borgogna adotta un’identità commerciale orientata verso l’eccellenza. Concentrandosi su vini di alta gamma, posiziona le sue etichette tra le più prestigiose del mercato. In contrasto, la vinicola argentina Trapiche, con la sua linea di vini accessibili, ha conquistato una vasta fetta di consumatori, dimostrando che la qualità può essere accessibile a tutti.

    Identità d’Immagine

    La cantina spagnola Vega Sicilia ha saputo plasmare un’identità d’immagine iconica. Il suo design classico e l’eleganza delle etichette trasmettono un senso di prestigio e storia. Al contrario, la vinicola australiana Two Hands Wines si è distinta con un’immagine fresca e moderna, utilizzando etichette colorate e uno stile visivo accattivante per catturare l’attenzione dei consumatori più giovani.

    “In ogni esempio, la scelta consapevole dell’identità riflette le peculiarità di ogni cantina. La flessibilità nel coniugare tradizione e innovazione, nel posizionarsi sul mercato e nella creazione di un’immagine coerente, contribuisce a determinare il successo e la risonanza nel mondo vinicolo, evidenziando che l’identità è una risorsa preziosa tanto quanto il vino stesso”, pensiero personale.

    Il Vino e l'Identità 2023: Scelta Consapevole delle Cantine? foto di Elina Sazonova
    Il Vino e l’Identità 2023: Scelta Consapevole delle Cantine? foto di Elina Sazonova

    L’Identità delle Cantine nel Mondo del Vino: Un Viaggio tra Storia e Cultura

    Il Richiamo Storico

    L’identità delle cantine si intreccia con il patrimonio storico e culturale delle regioni vinicole. Cantina Antinori, fondata nel 1385 in Toscana, rappresenta un anello vitale tra passato e presente. La sua longevità riflette la tradizione toscana di coltivare il vino come arte, con rispetto per la terra e l’eredità familiare. Analogamente, la cantina francese Bollinger, risalente al 1829, incarna l’essenza della Champagne. La sua storia è la storia stessa della regione, segnata da momenti di gioia e di sfide, riflesse nei sorrisi di chi sorseggia il suo celebre Champagne.

    Cultura nel Calice

    Le cantine, oltre a produrre vino, fungono da custodi di una cultura enologica unica. La cantina italiana Gaja, con radici che si perdono nel XIX secolo, ha contribuito a ridefinire il panorama vinicolo italiano. La loro dedizione a varietà di uve autoctone e metodi innovativi rappresenta una connessione profonda con la ricca tradizione enologica italiana. Un altro esempio è la vinicola spagnola Vega Sicilia, le cui bottiglie raccontano una storia millenaria di coltivazione della vite nella regione di Ribera del Duero.

    Espressione Artistica

    L’identità delle cantine si manifesta come un’opera d’arte, un’interpretazione artistica della terra e della coltivazione delle uve. La vinicola californiana Opus One, fondata da Robert Mondavi e Baron Philippe de Rothschild, è un esempio di collaborazione tra culture enologiche. La loro missione è creare un vino simbolo di unione tra l’arte vinicola europea e quella americana. In un contesto diverso, la cantina argentina Catena Zapata, con la sua struttura architettonica innovativa, fonde la produzione di vino con l’arte moderna, trasmettendo un senso di estetica e impegno.

    Tradizioni Celebrate

    Le cantine, spesso, diventano custodi delle tradizioni locali, celebrando eventi e feste che radicano la comunità nella sua storia. Cantina Marchesi di Barolo, nel cuore del Piemonte, organizza eventi legati alle tradizioni locali, come la Festa del Barolo, rafforzando così il legame tra vino, territorio e cultura. Altrettanto, la vinicola neozelandese Cloudy Bay, con il suo Sauvignon Blanc iconico, celebra la cultura del vino in un contesto moderno, legando la sua identità al paesaggio unico della regione di Marlborough.

    “In questo viaggio tra storia e cultura, le cantine emergono come narratori di racconti unici, legati indissolubilmente alle terre da cui provengono. La loro identità è una tela tessuta con fili di tradizione, innovazione, arte e celebrazione delle radici culturali, offrendo ai consumatori non solo un vino da gustare ma un capitolo affascinante della storia enologica mondiale”, riflessione tematica personale.

    Il Vino e l'Identità 2023: Scelta Consapevole delle Cantine? foto di Math
    Il Vino e l’Identità 2023: Scelta Consapevole delle Cantine? foto di Math

    Le Cantine come Custodi di Identità: Una Continuità nel Tempo e nello Spirito

    Resilienza e Trasformazione

    Le cantine, testimoni del tempo, incarnano la resilienza delle comunità vinicole di fronte a sfide storiche e trasformazioni sociali. La Cantina San Felice in Toscana, risalente al 1200, è un esempio di adattamento alle mutevoli dinamiche storiche. In passato, fungeva da rifugio durante le guerre, oggi è un faro di produzione sostenibile, dimostrando come la storia di una cantina sia un continuum di adattamento e rinascita.

    Le Icone Culturali

    Icone culturali come la cantina francese Château Margaux,citata sopra, sopravvissuta a rivoluzioni e guerre, incarnano l’essenza di una cultura enologica millenaria. La sua architettura sontuosa e i vigneti secolari narrano una storia senza tempo, celebrando l’arte di coltivare la vite. Allo stesso modo, la cantina spagnola Codorníu, fondata nel 1551, è più di una cantina: è un simbolo della cultura catalana. La sua immagine è stata plasmata nel corso dei secoli, diventando un’icona di tradizione e innovazione.

    Le Radici Territoriali

    L’identità di una cantina è ancorata profondamente alle radici del territorio. Cantina Planeta in Sicilia, con la sua dedizione alle varietà autoctone, rappresenta una testimonianza di come la terra possa ispirare la produzione del vino. La vinicola neozelandese Felton Road, con un focus sul terroir centrale di Otago, crea vini che riflettono il paesaggio unico della Nuova Zelanda, diventando un’ambasciatrice dell’identità territoriale.

    Patrimonio e Futuro Intrecciati

    La Cantina Antica Tenuta Pietramore nel cuore dell’Abruzzo, con le sue vigne antiche, è una custode del patrimonio viticolo regionale. Tuttavia, la sua adozione di pratiche agricole moderne mostra come il passato e il futuro possano intrecciarsi in un dialogo continuo. Un’altra espressione di questa sinergia è la cantina californiana Tablas Creek Vineyard, che, ispirandosi alle tradizioni del Châteauneuf-du-Pape in Francia, ha piantato le radici del Rinascimento viticolo californiano.

    “Le mie riflessioni convertono verso le cantine, con le loro storie e identità, trasmettono un senso di continuità e connessione. La loro capacità di evolversi senza perdere il legame con il passato è ciò che le rende guardiani dell’eredità culturale e vinicola. Ogni sorso di vino diventa un viaggio nel tempo, un’esperienza che collega le generazioni attraverso il filo narrativo delle cantine, scrivendo un nuovo capitolo di storia ogni vendemmia”.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

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  • Brunello a Palazzo edizione 2023 con assaggi ed emozioni

    Brunello a Palazzo edizione 2023 con assaggi ed emozioni

    Brunello a Palazzo, il percorso enogastronomico dedicato al Brunello di Montalcino e alla gastronomia pontina torna a Fondi (LT) venerdì 1 dicembre 2023 per la sua 7° edizione.

    Redazione – Carol Agostini

    L’evento che porta a Fondi (LT) il Brunello di Montalcino, uno dei più prestigiosi vini rossi italiani prodotto in Toscana da uva sangiovese, per accostarlo alle eccellenze gastronomiche del territorio pontino giunge alla sua 7a edizione.

    Il percorso enogastronomico si svolgerà nelle prestigiose sale di Palazzo Caetani, nel cuore della Città di Fondi, e vedrà coinvolte più di 20 cantine produttrici di questo meraviglioso vino e 13 gastronomie pontine. Gli ospiti avranno modo di degustare i calici di Brunello in abbinamento a piatti appositamente preparati da chef e operatori della gastronomia.

    In apertura di serata ci sarà una Masterclass dedicata a “Brunello…10 anni” tenuta da Davide Bonucci, presidente di EnoClub Siena.

    La gastronomia a Palazzo Caetani sarà curata da Caseificio l’Angolo della Mozzarella, Chosen Restaurant, Co.Co Cookery Cocktail, Come una Volta-Salumeria Alcolica, Da Fausto Eventi, Forneria Macchiusi di Vallemarina, F.lli Tazio, Gregorio De Gregoris, Laghetto Living, LO.GO local gourmet, Norcineria Petrillo, RED’S Cibarie & Miscele, Ristorante Riso Amaro.

    L’evento è organizzato da Associazione Decant Fondi in collaborazione con EnoClub Siena e vede il patrocinio dell’Ente Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi e del Comune di Fondi.

    I banchi d’assaggio saranno aperti al pubblico venerdì 1 dicembre dalle ore 19.30 alle ore 24.00 e la Masterclass si svolgerà dalle 18.00 alle 19.30

    I posti sono limitati ed è necessaria la prenotazione. I biglietti sono acquistabili online al link http://www.associazionedecant.it/index.php/brunello-a-palazzo/ticket-online oppure a Fondi (LT) presso: Futurgrafica, LO.GO local gourmet, Co.Co Cookery Cocktail, Come una Volta-Salumeria Alcolica, RED’S Cibarie & Miscele; a Formia (LT) presso: Green Cafè; a Latina presso: Globaltel

    Informazioni utili:

    Le pagine web e social di Associazione Decant sono: www.associazionedecant.it, http://fb.me/AssociazioneDecant

    Per informazioni ci si può rivolgere a decantfondi@gmail.com oppure 3288449450, 3356270026, 3397451834.

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