Anteprima del Chianti Classico: Un Viaggio Sensoriale tra Vino Tradizione
Di Carol Agostini
Gennaio 2024
La città di Firenze, gioiello toscano ricco di storia e cultura, si è animata in questi giorni grazie all’evento enologico più atteso dell’anno: l’Anteprima del Chianti Classico. Questa manifestazione, che celebra il meglio dei vini di questa rinomata regione vinicola, è molto più di una semplice degustazione. È un viaggio sensoriale che abbraccia la produzione food&wine, il territorio, la storia e le tradizioni che rendono il Chianti Classico una delle eccellenze italiane più amate.
Il Chianti Classico: Un’Eccellenza Vinicola
La denominazione Chianti Classico, incastonata tra le dolci colline toscane, è da tempo sinonimo di vini pregiati e di alta qualità. Il Chianti Classico è prodotto nella zona delimitata tra le province di Firenze e Siena, abbracciando territori ricchi di storia e cultura. Le colline, le vigne e i cipressi che caratterizzano questa regione contribuiscono a creare un paesaggio unico e suggestivo.
L’Anteprima del Chianti Classico è l’occasione perfetta per immergersi nelle sfumature di questi vini, apprezzarne le caratteristiche organolettiche e scoprire le nuove annate. Gli appassionati del buon vino si ritrovano in questo contesto per scambiare opinioni, confrontarsi con i produttori e, soprattutto, per deliziare il palato con etichette di prestigio.
Produzione Food&Wine: Il Binomio Perfetto
Il Chianti Classico non è solo vino, ma un viaggio gastronomico completo. La manifestazione non manca di offrire un’ampia selezione di prodotti gastronomici locali che sposano alla perfezione la robustezza dei vini rossi del Chianti. Formaggi pecorini, salumi toscani, olio extravergine di oliva e crostini sono solo alcune delle prelibatezze che si possono gustare, creando un binomio indissolubile tra la produzione food&wine e il territorio.
Il Territorio: Colline Toscane tra Arte e Natura
Le colline toscane del Chianti Classico sono un paesaggio di rara bellezza, dove l’arte si fonde con la natura. I borghi medievali che punteggiano questa regione raccontano storie millenarie di tradizione e cultura. Il paesaggio è punteggiato da vigne ordinate e oliveti secolari, creando uno scenario che è stato spesso immortalato nelle opere di artisti rinomati.
L’Anteprima del Chianti Classico diventa così un’occasione unica per esplorare il territorio, visitare i vigneti e le cantine, assaporando la magia di un luogo che custodisce tesori storici e naturali.
Storia e Tradizioni: Radici Profonde nel Chianti
Il Chianti Classico è profondamente radicato nella storia e nelle tradizioni toscane. La manifestazione diventa un punto di incontro tra il passato e il presente, unendo l’arte della vinificazione delle antiche generazioni con le tecniche innovative dell’odierna enologia. I produttori del Chianti Classico sono custodi di segreti tramandati di generazione in generazione, creando vini che portano con sé il fascino di una storia millenaria.
Le tradizioni enologiche, le sagre popolari e le feste legate al ciclo delle vendemmie diventano parte integrante dell’Anteprima del Chianti Classico, offrendo ai visitatori un’esperienza autentica e coinvolgente.
Un Viaggio nel Cuore del Chianti Classico
L’Anteprima del Chianti Classico non è solo una manifestazione enologica, ma un viaggio emozionante nel cuore di una delle regioni vinicole più celebrate al mondo. Dalle degustazioni nei saloni alle visite nei vigneti, dai panorami mozzafiato alle tradizioni radicate nel territorio, ogni momento è un’occasione per scoprire e apprezzare il valore unico di questa terra.
Infine, è impossibile non menzionare il ruolo dei produttori, veri artigiani del Chianti Classico, che con passione e dedizione continuano a portare avanti una tradizione millenaria. L’Anteprima del Chianti Classico diventa così una celebrazione di tutto ciò che rende questa regione unica, regalando un’esperienza indimenticabile per gli amanti del buon vino, della cucina toscana e della bellezza intramontabile delle colline del Chianti.
Chianti Classico Collection 2024: Un Weekend Immersi nell’Eccellenza Enologica
Dal 15 febbraio al 16 febbraio 2024, si apriranno le porte della Chianti Classico Collection 2024, un evento straordinario dedicato alla presentazione delle nuove annate dei vini del Gallo Nero, una vetrina imperdibile per gli amanti del buon vino e per i professionisti del settore.
L’occasione si sviluppa in due giornate esclusive riservate alla stampa e agli operatori del settore, seguite da un terzo giorno aperto al pubblico. Più di 200 produttori, orgogliosi artefici del prestigioso marchio Gallo Nero, si daranno appuntamento per condividere la passione per il Chianti Classico e presentare le nuove Unità Geografiche Aggiuntive.
Un Viaggio tra le Eccellenze Enologiche e Gastronomiche
L’evento offre un’opportunità unica di degustare oltre 700 etichette, abbracciando le diverse tipologie di Chianti Classico, tra cui Annata, Riserva e Gran Selezione. Gli appassionati potranno anche apprezzare il ricco profilo gustativo del Vin Santo del Chianti Classico e l’eccezionale qualità dell’Olio DOP Chianti Classico.
Orari e Modalità di Accesso
Stampa e Operatori:Il 15 e il 16 febbraio, dalle 10:00 alle 19:00 (ultimo ingresso alle ore 18), sarà il momento dedicato a giornalisti e professionisti del settore per esplorare le nuove proposte enologiche.
Apertura al Pubblico: Il 16 febbraio, sempre dalle 10:00 alle 19:00 (ultimo ingresso alle ore 18), sarà la giornata speciale aperta agli appassionati di vino. L’ingresso avrà un costo di 30 €, con tariffe ridotte a 15 € per i membri di associazioni come AIES, AIS, ARS, ASPI, ASSOSOMMELIER, ENOCLUB SIENA, FISAR, FIS, ONAV, SLOW FOOD, e gli studenti universitari.
Un’Esperienza Unica nel Cuore del Chianti Classico
La Chianti Classico Collection è molto più di una semplice degustazione. È un’immersione totale nel mondo dell’enologia e della tradizione toscana. I visitatori avranno l’opportunità di interagire direttamente con i produttori, scoprire le storie dietro ogni etichetta e approfondire la conoscenza dei vini del Gallo Nero.
Un Appuntamento da Segnare in Calendario
La Chianti Classico Collection 2024 promette di essere un’esperienza memorabile per chi ama il vino e desidera esplorare le eccellenze del Chianti Classico. Con una gamma ricca di etichette da scoprire e la possibilità di immergersi nell’atmosfera unica della Toscana, questo evento rappresenta un appuntamento imprescindibile per gli appassionati e gli esperti del settore enologico. Segnate la data e preparatevi a vivere un weekend straordinario all’insegna delle eccellenze enogastronomiche italiane.
S’Osteria38 Acquapendente: Dalla terra alla tavola, un viaggio nell’enogastronomia della Tuscia
Di Cristina Santini
Mangiare e bere in compagnia è sempre un’esperienza piacevole, se poi si aggiungono storie alla miscela il momento diventa ancora più memorabile. Come diceva Marco Tullio Cicerone, “Il piacere dei banchetti non si deve misurare dalle squisitezze delle portate (anche se qui ce ne sono state tante) ma dalla compagnia degli amici e dai loro discorsi.”
A convincere sempre di più è la Tuscia, una zona del viterbese ricca di arte, storia e natura circondata da borghi veramente affascinanti, tra castagneti, noccioleti e boschi secolari, di tufo rosso nella terra degli Etruschi, nella valle del Fiume Tevere, intorno al suggestivo Lago di Bolsena o vicino la costa tirrenica.
Questo invito è stata l’occasione per partecipare a una cena racconto “dalla terra alla tavola” inclusa in un più ampio progetto finanziato dall’ARSIAL per la promozione di prodotti enogastronomici locali attraverso un Educational tour rivolto alla stampa, con assaggi e incontri con i produttori, organizzata da Carlo Zucchetti, giornalista enogastronomico e appassionato ambasciatore della Tuscia e da Elisa Calanca, Coordinatore Alicenova, Cooperativa Sociale Onlus e Direttore di S’Osteria 38.
Siamo la Cooperativa Alicenova Sinergie Solidali – interviene Elisa Calanca – che da sempre si è occupata di tutt’altro, rispetto all’enogastronomia, soprattutto di servizi riabilitativi e servizi alla persona. Andando avanti ci siamo imbattuti in questa esperienza, dapprima con un’azienda agricola dove abbiamo iniziato a fare agricoltura sociale in biologico per poi piano piano avventurarci nell’attuale ristorante-albergo. Utilizziamo in parte i nostri prodotti e in parte quelli della rete territoriale.
Per noi la rete territoriale è fondamentale perché non solo garantisce la nostra identità quindi un legame stretto con il territorio, le persone, le storie ma ci permette attraverso questo progetto del ristorante di fare formazione, inclusione lavorativa e seguire tutti coloro che vengono da noi per i corsi, gettando un piccolo seme di differente cultura rispetto a quelli sono i contesti lavorativi.
Per me quindi è di vitale importanza avere la conoscenza diretta con le aziende, con i produttori, confrontarci e forse anche co-progettare per una diversa organizzazione sul territorio. Attraverso percorsi di formazione e orientamento al lavoro, creiamo le condizioni perché giovani in condizione di disabilità fisica o psichica, possano partecipare attivamente alla gestione del ristorante – pizzeria, del negozio di prodotti gastronomici e artigianali e dell’albergo.
S’Osteria 38, gestita dalla Cooperativa Sociale, si trova ad Acquapendente, cittadina dell’Alta Tuscia, sulla Via Francigena, il cui nome evoca un luogo di Sosta per i pellegrini che vi soggiornavano durante il Medioevo. Il numero 38 fa riferimento alla 38ª tappa dello storico itinerario di pellegrinaggio, dove un tempo c’era la Dogana che divideva lo Stato Pontificio dal Granducato di Toscana. La via Francigena è sicuramente un’opportunità da sfruttare per lo sviluppo territoriale soprattutto per chi trova interesse per un turismo che permette di vivere e immergersi completamente nell’ecosistema di un luogo sia dal punto di vista artistico che naturalistico e, perché no, anche enogastronomico.
Il progetto S’Osteria 38,è nato nel 2018 con il fine di promuovere l’inclusione sociale e lavorativa attraverso percorsi formativi in ambito enogastronomico e diffondere una cultura lavorativa sostenibile che sappia accogliere le differenze individuali anche di persone fragili, con diversi livelli di disabilità e vittime di varie dipendenze che incontrano una bassa contrattualità sul mercato del lavoro.
La struttura, accogliente e dai colori così caldi, ospita un ristorante, una pizzeria, sei camere semplici dotate di ogni comfort poste al piano superiore dove abbiamo alloggiato per una notte, un punto vendita con prodotti bio delle Fattorie Solidali e un’enoteca ben fornita con vini di diversi produttori della Tuscia, uno spazio Co-Working per gruppi di studio e lavoro e altri spazi dedicati alla lettura, al disegno e alle opere d’arte di alcuni artisti.
Da questo progetto è nata una bella sinergia tra i produttori che, a vario titolo, contribuiscono a sostenere ed arricchire gli intenti di S’Osteria che sono anche quelli di promuovere il turismo ecosostenibile e lo sviluppo culturale ed economico del territorio.
La rete territoriale rappresenta un nodo importante del progetto, infatti i prodotti usati provengono in parte dalle produzioni a marchio Sémina della Fattorie di Alice, parte della Cooperativa Alicenova, che fornisce soprattutto ortaggi, olio e confetture. Tutto il resto è frutto di un lavoro di scoperta e di studio che ha portato ad un incontro con i produttori e a conoscere le eccellenze provenienti da allevamenti e agricoltura biologici e sostenibili per poter dare vita a menù che cambiano con il cambiare delle stagioni.
La scelta dei vini è frutto di una ricerca capillare e della conoscenza diretta delle cantine, coerente con l’idea di offrire un’ampia panoramica degustativa dei prodotti della Tuscia viterbese. A tavola un percorso di assaggi ci porta alla scoperta di materie prime locali attraverso il racconto delle tradizioni enogastronomiche e una cucina di territorio con richiami famigliari che parlano di una terra autentica.
Menù e degustazione durante la giornata
La prima portata ad aprire le danze è la pizza gustosa, ricca e croccante al palato nelle due versioni:
Pizza Margherita
Fatta con un impasto indiretto 48-72 ore di lievitazione con farina Petra Unica Molino Quaglia da farine italiane, Pomodoro Azienda Agricola Valentini di Tuscania, Fiordilatte Piccola Formaggeria Artigiana di Viterbo, Olio e basilico Fattorie Solidali – Fattoria di Alice, Viterbo.
Pizza Gricia
Padellino: impasto diretto 24-48 ore di lievitazione con farina Petra Unica Molino Quaglia da farine italiane 80% e farina di Farro macinata a pietra Azienda Villa Sant’Ermanno 20%, Fonduta Pecorino Romano DOP Sini, Guanciale croccante Stefanoni f.lli Viterbo.
In abbinamento all’antipasto: 507 Metodo Ancestrale “Poggio Bbaranello” dell’Azienda Vignaioli Controvento di Montefiascone vendemmia 2021 da uve Procanico; “Matèe” Igt Lazio Bianco 2019 dell’Azienda Agricola Antonella Pacchiarotti da uve Aleatico vinificate in bianco.
Primo piatto:Gnocchi di patate I.G.P. Alto Viterbese Ambra C.C.OR.A.V. conditi con ragù di carni di Bovino maremmano dell’Azienda Agricola Mariotti, Maiale Rosa Valle Perlata, Pomodoro Azienda Agricola Valentini.
In abbinamento: Bianco I.G.P. ‘21 Podere Orto “Trivium” (Procanico ed altre varietà della zona a bacca bianca).
Secondo piatto: Pollo arrosto dell’Azienda Il Pulicaro, con Patate I.G.P. Alto Viterbese Ambra C.C.OR.A.V. di Grotte di Castro.
In abbinamento: Est! Est!! Est!!! Di Montefiascone DOC “Viti Vecchie” 2022 Famiglie S&T (Procanico, Roscetto, Malvasia); “Rosso Sentinella” I.G.T. Lazio S.A. Valle Perlata (sangiovese).
A chiudere questo gustoso menù, una deliziosa Mousse di Ricotta di Piccola Formaggeria Artigiana, farcita con Miele dell’Azienda Agricola Rapaccini e Farro soffiato di Villa Sant’Ermanno, accompagnata da “Passirò” I.G.T. Lazio Passito 2020 della Famiglia Cotarella da uve Roscetto.
Sono intervenuti alla serata:
Marco Borgononi, Piccola Formaggeria Artigiana
Mirko Giuliani, C.C.OR.A.V.
Simona De Vecchis, Podere Orto Trivium
Paolo Porroni, Valle Perlata
Patrizia Sensi, Famiglie S&T
Edoardo Rapaccini, Azienda Agricola Rapaccini.
In conclusione,
passando del tempo in questa meravigliosa terra ricca di tradizioni, abbiamo la possibilità ogni volta di scoprire un angolo della Tuscia così pittoresca e suggestiva, apprezzando sempre di più i prodotti tipici locali, la cucina tradizionale, una vera combinazione di sapori autentici e genuini, vini che rispecchiano l’identità territoriale e una crescita qualitativa non indifferente e strutture come S’Osteria 38 che sorprendono per la passione e la professionalità verso un mondo, quello dell’associazionismo sociale, oggigiorno tutt’altro che trasparente.
Un fine comune, in questo progetto, vero e concreto che diventa un modo per dare una risposta etica alle “cose che non vanno bene”, una sorta di politica minore ma sostanziale, concreta, operativa, immediata, aperta a tutti, senza conflitti ideologici o umani.
Informazioni generiche:
S’Osteria38 Via Cesare Battisti, 61c Acquapendente (VT) www.sosteria38.it
Il Santa Maria della Scala apre le sue maestose porte a Wine&Siena, il primo grande evento dell’anno dedicato al mondo del vino in Italia.
Redazione – Carol Agostini
Questa straordinaria manifestazione avrà luogo dal 27 al 29 gennaio 2024 e celebrerà le eccellenze premiate con il prestigioso The WineHunter Award.
L’iniziativa, ideata da Helmuth Köcher, Patron del Merano WineFestival, e da Stefano Bernardini, presidente di Confcommercio Siena, trasporterà produttori e visitatori nell’incantevole cornice di Siena, per un’immersione nella scoperta di una selezionata produzione wine&food. In collaborazione con l’Università degli Studi di Siena, l’evento sarà preceduto da una serie di iniziative culturali incentrate sui temi del vino e della sua connessione con la letteratura, la poesia, la storia e l’archeologia.
Un invito speciale è stato esteso a Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, affinché partecipi a Wine&Siena 2024. L’obiettivo è promuovere una visione condivisa che tuteli un consumatore consapevole e promuova un vino sostenibile e di alta qualità, in linea con la filosofia difesa dal The WineHunter Award. Helmuth Köcherha espresso il desiderio di accogliere Ranucci a Wine&Siena, offrendogli la possibilità di organizzare un incontro pubblico con i numerosi produttori presenti per approfondire temi di comune interesse.
La nona edizione di Wine&Siena, denominata “Capolavori del gusto”, si svolgerà nelle prestigiose sale del Santa Maria della Scala, gioiello urbano del 1300. La manifestazione inaugurerà l’anno enoico in Toscana e in Italia, presentando una selezione di vini di alta qualità e delizie enogastronomiche. La collaborazione con l’Università degli Studi di Siena aggiunge un tocco culturale, anticipando l’evento con una serie di iniziative che esplorano il connubio tra vino e diverse espressioni artistiche e culturali.
La polemica scaturita dall’inchiesta sulla produzione del vino, condotta dalla redazione di Report, troverà un momento di riconciliazione a Wine&Siena 2024. Helmuth Köcher ha esteso un invito a Sigfrido Ranucci, aprendo la porta a un dialogo costruttivo che mira a promuovere valori come l’ecosostenibilità ed eccellenza nel mondo del vino.
La manifestazione, voluta da Helmuth Köcher e Stefano Bernardini, ospiterà produttori e visitatori, dove il patrimonio culturale si fonderà con le migliori produzioni enologiche e gastronomiche premiate da The WineHunter Award. Le collaborazioni con Camera di Commercio di Arezzo Siena, il Comune di Siena, Regione Toscana e Università degli Studi di Siena confermano l’importanza di Wine&Siena nel panorama enogastronomico.
Programma veloce:
L’evento inizierà venerdì 26 gennaio 2024 con il taglio del nastro a Palazzo Comunale per l’inaugurazione e proseguirà alle 20 con la Small Plates Dinner al Santa Maria Della Scala – Palazzo Squarcialupi. Sabato 27 gennaio sarà dedicato ai percorsi sensoriali presso il Santa Maria della Scala, con degustazioni di prodotti enogastronomici degli espositori Wine, Food & Spirits, Extrawine e i Consorzi, mentre domenica 28 gennaio gli stand saranno aperti dalle 11 alle 18. La giornata di lunedì 29 gennaio sarà riservata agli operatori del settore e alla stampa, offrendo un’opportunità unica per scoprire nuovi prodotti e interagire con le aziende produttrici.
La manifestazione ha ricevuto commenti positivi, con Helmuth Köcher che sottolinea il rinnovato spirito e l’entusiasmo che caratterizzano Wine&Siena. Marco Tansini, presidente Delegazione Siena Confcommercio Siena, evidenzia il ruolo cruciale della città nella scena enologica e l’apertura della stagione degli eventi del vino in Toscana. Nicoletta Fabio, Sindaco di Siena, elogia l’unione di eccellenze in una tre giorni di “capolavori” che fa di Siena la capitale del vino.
Il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Siena, Roberto Di Pietra, sottolinea l’aspetto culturale del vino, proponendo attività di salotti letterari che precederanno l’evento, mentre Gianpaolo Betti di Enotempora evidenzia la sinergia con il territorio e la collaborazione con diverse realtà locali.
Wine&Siena 2024 si conferma dunque come un evento straordinario che unisce eccellenze enogastronomiche e culturali, ponendo Siena al centro dell’attenzione nazionale. La manifestazione è supportata da numerosi partner e media, confermando il suo ruolo di punto di riferimento nel mondo del vino italiano.
Alcuni dei saloni messi a disposizione per il tanto atteso evento vantano affreschi di alcuni pittori famosi, quali Lorenzo Vecchietta, Domenico di Bartolo, Priamo della Quercia, Giovanni di Raffaele Pavesi e Pietro d’Achille Crogi. Pertanto, mentre si rotea il vino nel calice ci si trova al cospetto di tali magnificenze. Altri saloni offrono un panorama di ineguagliabile bellezza digradante verso la montagnola senese da un lato e sul Monte Amiata dall’altro.
La kermesse enogastronomica viene organizzata dal Patron del Merano WineFestival, Helmuth Köcher, evento al quale Helmuth ha fortemente creduto sin da suoi albori, assieme a Stefano Bernardini, Presidente di Confcommercio Siena e al compianto Andrea Vanni, valido collaboratore e senese purosangue. Siena è il baricentro di importanti Docg e Doc che godono di una fama planetaria e sono molto apprezzate dai palati più fini, nonché un’ambita meta turistica, ricca di storia e d’arte.
In questa edizione si potranno degustare etichette di oltre 130 espositori provenienti da ogni regione italiana e non solo, ma anche alcune eccellenze gastronomiche. Le masterclass avranno luogo nel suggestivo salone delle Feste del Grand Hotel Continental Starhotels Collezione. Tre giorni ricchi di emozioni, di cui l’ultimo è dedicato ad operatori professionali e stampa. Il 26 gennaio alle ore 18:00, al Palazzo Comunale ci sarà l’inaugurazione e alle 20:30 a Palazzo Squarcialupi Small Plates Dinner. Per conoscere il programma, vi consiglio di visitare il sito dedicato: www.wineandsiena.com
Marco Porello dal 1994 succede al nonno Cesare nella conduzione dell’azienda di famiglia
Di Elsa Leandri
A sud del Piemonte nella zona di Roero, il cui nome deriva dagli omonimi conti Roero, rappresentanti di una delle maggiori famiglie di Asti appartenenti alle casane astigiane, sorge l’azienda agricola Marco Porello.
Marco è alla guida della cantina dal 1994 e segue le orme della famiglia facendosene portavoce e dimostrando un gran rispetto per la terra che calpesta quotidianamente. La famiglia Porello possiede dei vigneti fin dagli inizi del Novecento, ma è stato con il nonno Cesare Porello, negli anni Trenta, che si è assistito a un importante cambiamento con la trasformazione della proprietà in una vera e propria azienda vitivinicola. Successivamente i due fratelli Riccardo e Ettore ne hanno preso le redini e si sono fatti custodi di questa realtà per tramandarla a Marco, figlio di Riccardo.
Ad oggi la proprietà è di circa 15 ettari vitati di cui alcuni sono localizzati nel comune di Vezza d’Alba caratterizzato da un terreno sabbioso, di origine marina e ricco di minerali ideale per l’allevamento di nebbiolo, favorita e arneis e altri, caratterizzati da un’ottima esposizione sud-ovest, sono invece a Canale d’Alba in cui il suolo diventa più ricco d’argilla e in cui barbera e nebbiolo, che sarà utilizzato per il Roero Toretta DOCG, trovano il loro idoneo habitat.
Marco si dedica alla produzione di 10 etichette differenti in cui i protagonisti sono esclusivamente i vitigni autoctoni (arneis, favorita, barbera, nebbiolo e moscato) tanto è indissolubile e viscerale il legame tra loro e la loro espressione legata a questo territorio di origine pliocenica che si trova sulla riva sinistra del fiume Tanaro.
In fase degustativa sono stati proposti il Langhe Nebbiolo Doc 2021, la Barbera d’Alba Mommiano 2021 e il Moscato d’Asti 2021.
Langhe Nebbiolo 2021 – 100% nebbiolo proveniente dal comune di Vezza d’Alba. Il calice si riempie di un vivido rubino da cui si elevano dei sentori fragranti di ciliegia e lampone su un tappeto di violetta e di rosa rossa. In chiusura echi empireumatici di cacao e tabacco e note delicatamente speziate. La freschezza dinamicizza la bocca e accompagna dei tannini fruttati in fase di integrazione riuscendo a bilanciare in parte la nota calorica. Chiusura su pralina di amarena.
Barbera d’Alba Mommiano 2021 – 100% barbera proveniente dal comune di Canale. Rubino luminoso. L’olfatto intrigante verte su confettura di lampone e di marasca e su petali di giacinto e lillà cosparsi da effluvi di vaniglia e di rabarbaro. La freschezza vibrante tipica del vitigno si coniuga con un tannino levigato e sostiene la nota pseudo-calorica lasciando il cavo orale su un finale delicatamente amaricante.
Moscato d’Asti 2022 – 100% moscato d’Asti proveniente da Calosso, uno dei tre comuni riconosciuti patrimonio mondiale dell’Unesco per la coltivazione e la produzione di questo straordinario vitigno. La veste verdolina con riflessi paglierini è impreziosita da fini bollicine. L’aromaticità tipica del moscato offre echi di rosa bianca, salvia e muschio accompagnati da ricordi di pesca e ananas e da brezze di lemongrass e verbena. La delicata dolcezza viene sostenuta dalla freschezza offrendo un sorso equilibrato ed elegante stuzzicato dalla leggera effervescenza. Si dissolve lentamente su una scia di cedro candito.
Dalla degustazione di questi tre campioni ritroviamo i concetti che l’attuale proprietario pone al primo posto: l’espressione delle caratteristiche del vitigno e del proprio territorio di cui lui stesso ne diventa difensore e garante per far sì che ogni peculiarità e tipicità del Roero si svelino ad ogni assaggio. Un’attenzione scrupolosa dalla vigna alla cantina guidata dalla passione offre prodotti di estrema piacevolezza ideali per accompagnare un momento tra amici attorno a una tavola imbandita con il Langhe, a una merenda con il Barbera d’Alba Mommiano o anche più semplicemente a un aperitivo con il Moscato d’Asti.
RISERVA GRANDE PRESENTA: NEBBIOLO NEL CUORE X EDIZIONE, il 13 e 14 gennaio 2024 presso il GRAND HOTEL PALATINO, in via Cavour 213/M, Roma
Redazione – Cristina Santini e Carol Agostini
Torna a gennaio 2024 l’evento di valorizzazione del regale vitigno Nebbiolo più importante della Capitale: NEBBIOLO NEL CUORE.
La manifestazione quest’anno raggiungerà un traguardo ambito, costruito dall’agenzia RISERVA GRANDE con determinazione e tanto impegno, anno dopo anno: la sua DECIMA EDIZIONE.
Tutti gli appassionati, wine-lovers, eno-addicted ed operatori del settore dell’amato vitigno Nebbiolo saranno accolti il 13 e 14 gennaio 2024 presso il Grand Hotel Palatino di Roma, sito in via Cavour 213/M.
LA MISSION DI NEBBIOLO NEL CUORE
Nebbiolo nel Cuore è un’iniziativa che consente al visitatore non solo di degustare il Nebbiolo espresso nelle sue molteplici e affascinanti tipologie, ma rappresenta anche un impegno culturale nella promozione di questo straordinario vitigno e delle sue terre di elezione.
“Nebbiolo Nel Cuore ritorna a Roma per l’edizione del decennale. Dieci anni di valorizzazione del Nebbiolo attraverso i suoi prestigiosi territori di elezione. Attraverso banchi di assaggio e masterclass dedicate, ancora una volta potremo scoprire il potenziale delle nuove annate che verranno presentate e nuove cantine che parteciperanno all’evento per la prima volta.” – dichiara Marco Cum, titolare di RISERVA GRANDE, ideatore e patron di Nebbiolo nel Cuore, – “Come sempre la didattica sarà prevalente, con masterclass straordinarie volte a raccontare la ricchezza assoluta di queste terre. Cultura, volti, sorrisi, tradizioni, esperienze di vita, racconti, emozioni… questo è Nebbiolo Nel Cuore.
PER CONSULTARE LA LISTA AGGIORNATA DELLE AZIENDE ADERENTI DIGITARE:
ESPOSITORI NEBBIOLO NEL CUORE X
LA GUIDA APP “IL NEBBIOLO”
Riserva Grande nel corso di questa decima edizione presenterà la nuova ed innovativa GUIDA SUL NEBBIOLO e sui suoi territori d’eccellenza. Un vero e proprio VADEMECUMper i suoi utenti, realizzato per mezzo di un’APP: “IL NEBBIOLO”.
La guida, il cui progetto è stato presentato nel corso della nona edizione di Nebbiolo nel Cuore, ha richiesto il lavoro di una redazione qualificata e del contributo prezioso di commissari esterni esperti e competenti, che è durato un anno intero.
“La guida rappresenta uno strumento pratico, facilmente consultabile, che ha il fine prioritario e culturale di trasmettere la conoscenza più approfondita delle terre, della produzione e dei produttori di Nebbiolo.” – dichiara Marco Cum riguardo a questo progetto – “Ma sarà anche un’app utile per i viaggiatori appassionati di Nebbiolo, che vogliano visitare i luoghi in cui il grande vitigno viene prodotto”.
LA PRESENTAZIONE
La GUIDA VADEMECUM NEBBIOLO NEL CUORE verrà presentata ufficialmente domenica 14.01.23 alle ore 11.30, alla presenza anche della STAMPA ACCREDITATA.
Nel corso della presentazione, verranno consegnati i diplomi ai produttori delle etichette che hanno ottenuto i più importanti riconoscimenti d’eccellenza: IL GRAPPOLO ORO – vini che hanno ottenuto il massimo punteggio (i grappoli assegnati sono stati bronzo, argento o oro); Il COUP DE COEUR – vini che hanno ottenuto il grappolo oro, dotati di qualità uniche ed esclusive, tanto da suscitare un forte impatto emotivo.
Oltre a questi vini d’eccellenza, verranno premiati i vini che rappresentano, al meglio, alcune categorie di valutazione adottate in guida (rappresentate da relative icone), TRE per ogni seguente categoria:
TERRITORIALITA’ – vini che si distinguono per la capacità di esprimere al meglio il loro territorio d’origine, caratteristica che li rende riconoscibili e unici; EVOLUZIONE – vini dalle caratteristiche sensoriali che necessitano di ulteriore affinamento, per esprimere compiutamente tutto il potenziale espressivo, comunque già presente al momento della degustazione; EQUILIBRIO – vini dalla eccellente complessiva piacevolezza di beva, grazie al perfetto bilanciamento tra le sensazioni gustative di durezza e morbidezza; VERSATILITA’ – vini dotati di ottima capacità di essere abbinati ad un’ampia varietà di piatti diversi; RAPPORTO QUALITA’ PREZZO – vini che offrono un eccellente equilibrio tra le loro caratteristiche sensoriali, la loro complessità e il loro prezzo di acquisto.
Per partecipare alla presentazione, è necessario richiedere accredito all’indirizzo mail: accrediti@riservagrande.com ed attendere relativa conferma (con tale accredito sarà possibile anche partecipare al resto della manifestazione, all’apertura dei banchi d’assaggio). È previsto il rilascio di UN SOLO ACCREDITO PER TESTATA/BLOG/PROFILO.
A CHI È RIVOLTO NEBBIOLO NEL CUORE?
Lo scopo della manifestazione è quello primario di coinvolgere gli operatori del settore, quali:
1. Stampa specializzata e non (per una massiccia diffusione mediatica dell’evento)
il 13 e 14 Gennaio 2023 presso il Gran Hotel Palatino (Rione Monti) – via Cavour 213/M – Roma
PROGRAMMA
Attenzione: le masterclass sono a posti limitati, si consiglia la prenotazione online
SABATO 13 GENNAIO 2024
– ore 14:00 Apertura Banchi di Assaggio
– ore 15:00 Masterclass. “L’insostenibile leggerezza dell’essere. Il riflesso del Terroir nei vini di Mascarello Mauro”. Info e prenotazioni: QUI
– ore 17:30 Masterclass. “Da un’antica leggenda un vino prodigioso: L’erbaluce”. Info e prenotazioni: QUI
– ore 20:00. Masterclass. “Le zone e i terroirs del Nebbiolo. Ricognizione storica dei grandi territori del Nebbiolo attraverso i suoi protagonisti”. Grandi vini nebbiolo in abbinamento a piatti del territorio. Info e prenotazioni: QUI
– ore 20:00 Chiusura Banchi Di Assaggio
DOMENICA 14 GENNAIO 2024
– ore 11:00 Apertura Banchi di Assaggio
– ore 12:00 Presentazione della guida IL NEBBIOLO e premiazione dei vini.
ore 14:00 Masterclass. ” La viticoltura eroica tra Carema e Donnas e la rinascita di un territorio unico”. Info e prenotazioni: QUI
– ore 17:00 Masterclass. “Il Nebbione. Bollicine VS Nebbiolo. Dallo stesso grappolo grandi vini rossi e spumanti di qualità”. Info e prenotazioni: QUI
– ore 19:00 Chiusura Banchi di Assaggio
MODALITA’ DI INGRESSO ALLA MANIFESTAZIONE
– Ingresso giornaliero 27€
– Ingresso 2 giorni 40€
– Sconto Sommelier 22€ (Previa dimostrazione tesserino con validità anno in corso)
– Prevendita con sconto on-line QUI
ACCREDITI STAMPA
La richiesta di accredito ONLINE potrà essere effettuata ENTRO MERCOLEDI’ 10 GENNAIO compilando il form QUI
OPERATORI HORECA
La richiesta di accredito ONLINE potrà essere effettuata ENTRO MERCOLEDI’ 10 GENNAIO compilando il form QUI.
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Frontiera asiatica: l’export dei Fine Wines italiani nei paesi del futuro secondo le indagini di mercato condotte da Wine Monitor e Istituto Grandi Marchi
Di Cristina Santini
L’incontro con l’Istituto Grandi Marchi e Wine Monitor Nomisma tenutosi il 13 dicembre, nelle sale del NH Collection Palazzo Cinquecento a Roma, ha messo in evidenza numeri, dati sul posizionamento dei Fine Wines italiani e abitudini di consumo con riferimento al Far East, in particolare verso due mercati, Giappone e Corea del Sud.
Prima di tutto, l’istituto è un gruppo di famiglie del vino, famiglie storiche, ciascuna delle quali nel proprio territorio ha una forte rappresentatività nella produzione e commercializzazione di vino di pregio, che sostengono il modello del vino italiano attraverso due pilastri fondamentali, il brand territoriale e il brand privato che coincide, in questo caso, con il nome di una famiglia. Diciotto, tra le più importanti Aziende Vitivinicole Italiane, unite nel promuovere la cultura e la tradizione del vino di qualità nel mondo.
Quando sono famiglie che in ciascuno territorio fanno tanto per portare valore a casa per tutti – ricorda il Presidente IGM Piero Mastroberardino – è chiaro che non viaggia un gruppo di imprese, ma viaggia il vino italiano. Ogni mese si fa una missione in giro per il mondo e il 2023 è stato un anno interminabile perché abbiamo cercato di cogliere al massimo tutte le opportunità di un ritorno a pieno regime dei viaggi, dei mercati, della disponibilità ad accogliere gli importatori, ristoratori, clienti in genere.
Tanti gli investimenti in eventi sempre più efficaci e la concretizzazione quest’anno di un progetto che vede la partecipazione di un gruppo di giovani nella realizzazione di format del vino di pregio per i target più vicini a loro perché ci siamo resi conto che ci sono buchi generazionali che stiamo attraversando e che impattano su certi numeri di mercati che abbiamo sotto gli occhi.
Un impegno necessario per la crescita delle nuove generazioni del vino italiano, tenendo al contempo la mente aperta a luoghi, occasioni, modalità di consumo che ci consentono di rimanere focalizzati sul vino di grande pregio, ma in un contesto che sta cambiando giorno per giorno.
Le indagini di mercato hanno interessato quattro città tra Corea del Sud e Giappone: Tokyo, Osaka, Seoul e Busan dove sono stati intervistati 1600 consumatori di vino in relazione a comportamenti di consumo e al posizionamento dei vini italiani, soprattutto dei Fine Wines.
I segni meno del vino in tutti i principali mercati, al netto del 2023, non sono incoraggianti ma quanto meno utili, dopo decise flessioni nell’export, per rivolgere l’attenzione verso aree dove i consumi di vino sono molto cresciuti, aspettando tempi migliori per quelli che hanno un segno negativo o sono stabili. In rosso c’è praticamente tutta l’Europa, mentre dagli Stati Uniti all’Asia il segno è positivo.
Ci siamo concentrati sul Far East – affermaDenis Pantini, Responsabile Nomisma Wine Monitor – perchè i consumi di vino si spostano e abbiamo evidenziato in verde i paesi che nel giro di vent’anni hanno aumentato il volume ed in rosso chi l’ha diminuito; si vede chiaramente come l’area tradizionale dell’Europa sia in un contesto dove il consumo progressivamente diminuisce anno dopo anno. Mentre tutto il resto del Mondo, a parte qualche zona del Sud America come Argentina o paesi più piccoli dell’Africa, vedono invece una crescita importante e tra questi c’è sicuramente l’Asia.
L’Asia, da un punto di vista della percentuale di concentrazione di consumi di vino, pesa ancora poco, circa l’8%, su 240 milioni di ettolitri consumati nel Mondo. I due mercati presi a campione, sono il Giappone, identificato come un mercato maturo/consolidato, che conta quasi tre milioni di ettolitri, e la Corea del Sud che è un mercato emergente, consuma meno di un milione di ettolitri (740) ed è in rapida espansione grazie allo sviluppo economico.
Dai dati di previsione forniti dal Fondo Monetario Internazionale si vede come nei prossimi anni la Corea del Sud arrivi a valori pro- capite più alti di quelli italiani dove ci sono fasce di popolazione alto spendenti che sono in grado di comprare dei vini di alta qualità. Quello coreano è sicuramente un mercato dalle opportunità non indifferenti.
Altro aspetto che va considerato è la popolazione come si distribuisce dal punto di vista della generazionalità: intanto la Corea del Sud è molto più piccola rispetto al Giappone che ha una popolazione meno giovane dove gli over 60 rappresentano oltre il 35%, mentre al contrario le fasce più giovani in Corea del Sud hanno un’incidenza superiore (oltre il 17%) e rappresentano un mercato che cresce anche dal punto di vista economico.
Anche nell’importazione di vino il Giappone è un mercato consolidato dove negli ultimi cinque anni si nota una certa stabilità a volume e una leggera crescita a valore (import per circa 1,8 miliardi di euro per 266 milioni di litri). Il 57% di questo valore è legato ai vini fermi dove i rossi sono predominanti. Stessa cosa in Corea, molto più rilevante la crescita in cinque anni (poco più di 550 milioni di euro di vino importato per circa 71 milioni di litri). Il peso dei vini fermi è ancora più rilevante, siamo all’ 80%.
In entrambi i mercati, la Francia domina: in Giappone con una quota vicino al 58%, l’Italia seconda con il 12%. Suddividendo queste quote tra le categorie, la Francia è padrone assoluto del mercato degli spumanti con lo Champagne all’84% e 44% per i vini fermi, mentre l’Italia al 6% con un valore più alto, del 16%, per i fermi. Anche nel Sud Corea, la Francia si posiziona con una quota un pò più bassa, siamo al 35% suddivisa per categoria con il 73% sparkling e 28% vini fermi, mentre l’Italia ha una quota vicino al 15% suddivisa in eguale percentuale tra spumanti e vini fermi (15%).
I rossi, soprattutto quelli toscani e piemontesi rappresentano le due tipologie più vendute dal nostro paese sul mercato sia giapponese che coreano. Al terzo posto Prosecco e Asti.
Osservando i dati degli ultimi 5 anni (fino al 2022), c’è stata una crescita dell’import di vino nei top mkt mondiali, anche durante la pandemia. Contrariamente, il 2023 è un anno complicato, con una battuta d’arresto nelle importazioni un po’ ovunque.
L’aumento iniziale ha portato ad uno stoccaggio eccessivo rispetto a quello che il mercato poteva recepire, poi con la crisi economica, l’inflazione, ad oggi i mercati sono saturi e fanno fatica a comprare ulteriore vino. Paradossalmente in controtendenza l’unico dato positivo per l’Italia è rappresentato dalle vendite in Francia nei primi 10 mesi dell’anno degli spumanti, soprattutto del Prosecco (+8,5%).
Nell’indagine sui consumatori, capiamo cosa rappresenta l’Italia per questi due Paesi: al primo posto troviamo passione, creatività attestate al 43% per i giapponesi, mentre per i coreani siamo soprattutto cultura e tradizione al 25%; tra i settori economici, l’arredamento e il design rappresenta il primo settore che viene in mente ad entrambi. Il cibo per i coreani arriva al secondo posto, il vino invece è in fondo alla classifica e questo sta ad indicare che l’Italia è conosciuta per altro rispetto all’ambito vitivinicolo.
Nei riguardi del consumo di vino in generale negli ultimi 12 mesi, il Giappone si attesta al 45% e al 39% il Sud Corea, sicuramente più alta la percentuale, in entrambi i casi, di chi lo consuma a casa. Interessante vedere come in un paese vecchio come Giappone, all’interno delle fasce generazionali, aumenti il consumo tra i Baby Boomer (49%), mentre invece in Sud Corea il tasso di predazione sia più basso essendo un mercato emergente che si è approcciato più tardi al suo utilizzo, con accezione al 46% della GenZ che sta a significare che tra gli under 25 è più alta la frequenza di chi ha bevuto vino negli ultimi 12 mesi.
Vanno molto i piccoli formati (bottiglie fino a 375ml) soprattutto in Corea, sia tra le mura domestiche sia fuori casa, un dato legato alla nuova generazione. Ciò non incontra però il benestare della maggior parte dei produttori italiani quando si tratta di vino iconico.
E’ un discorso che si può affrontare sotto il profilo tecnico – dichiara il Presidente – però è bene capire quanto questo tema sia grande e quanto questo fenomeno sia l’eccezione rispetto alla maggior parte dei mercati. Il segmento che ci riguarda dei Fine Wines resta comunque focalizzato sulla bottiglia con formato più grande.
Nella scelta del vino, togliendo il prezzo, l’origine è un elemento molto importante che entrambi i consumatori guardano e riguarda i primi tre paesi per importazioni: Francia, Italia e Cile. Il passaparola non è da meno, il 15% dei consumatori quando sceglie un vino si fida di quello che dicono amici, sommelier o esperti del settore.
A seguire le caratteristiche green che si posizionano al quarto posto con il 10% all’unisono e la percentuale aumenta tra le giovani generazioni coreane (14% GenZ). Il 12% per il brand prestigioso legato alla cantina storica è molto importante per i coreani rispetto ai giapponesi, e torna ad essere protagonista, tra gli attributi distintivi, anche nella scelta dei Fine Wines ove, tra l’altro, il prezzo elevato arriva come ultima indicazione proprio perché non si può affermare che un vino che costa tanto sia necessariamente un Fine Wines. Lo è in certi casi ma non è detto che per un consumatore sia l’unica ragione di acquisto.
Al primo posto per i vini di pregio, c’è la questione delle eccezionali proprietà sensoriali ovvero tutto quello che fa la qualità di un vino è legato anche ad un Fine Wine. Il brand è visto come terzo indicatore di risposta soprattutto per il 19% degli intervistati coreani.
Altro dato che desta curiosità è quello relativo all’acquisto di un vino di pregio, soprattutto in Corea del Sud dove i valori sono più alti e le percentuali incidono non solo per chi lo compra per regalarlo ma anche per conservarlo e rivenderlo come investimento.
Il tasso di penetrazione dei Fine Wines arriva al 24% per i giapponesi e 18% per i coreani, per chi negli ultimi dodici mesi ha acquistato o consumato questa tipologia di vino. Non c’è molta differenza tra i canali di consumo.
Tra i paesi di origine c’è sicuramente la Francia che ha un ruolo primario su questi mercati, al secondo posto l’Italia e poi il Cile, ma molto distaccato. Il 14% per il popolo giapponese e l’11% per quello coreano indica la percentuale di chi ha consumato Fine Wines italiani sul totale della popolazione (56% tra i consumatori giapponesi che hanno acquistato i Fine Wines negli ultimi anni e il 65% per i coreani).
I Packaging hanno un’importanza non indifferente: sull’estetica della bottiglia e su quali siano gli elementi che rafforzano i vini pregevoli, si denota al primo posto le rifiniture eleganti, gli elementi di lusso; al secondo la Regione di provenienza e tra le Regioni che vengono considerate maggiormente ci sono Toscana, Piemonte e Sicilia; il tappo rigorosamente in sughero è qualcosa che riguarda sì i giapponesi ma non necessariamente i coreani che pensano che un tappo in sughero non faccia un Fine Wines.
Differente invece è il discorso in etichetta delle immagini di vigneti, di paesaggi naturali che invece la Corea del Sud sembra apprezzare.
Visto la crescita negli ultimi cinque anni, visto l’andamento nel 2023, cosa ci dobbiamo aspettare per il 2024?
Per quanto concerne il consumo dei Fine Wines italiani, nei prossimi due-tre anni la Corea del Sud ha un approccio più ottimistico, tra chi ha risposto che aumenterà l’acquisto e chi invece lo diminuirà, il saldo prodotto è comunque positivo (+31%); in Giappone un pò più bassi (+14%). A differenza di chi ha risposto che continuerà a non consumare questa tipologia di vino in entrambi i Paesi, dove la Corea ha una percentuale più bassa in merito (26%) rispetto al mercato consolidato giapponese dove la quota, di chi dice di non voler cambiare le proprie abitudini, è più importante (55%).
Per cavalcare quest’onda positiva, è stato chiesto ai consumatori quali siano le modalità migliori per approfondire o avvicinarsi al mondo dei Fine Wines italiani: su tutti svettano le degustazioni, gli eventi o show cooking presso i ristoranti legati soprattutto alla cucina italiana; il binomio cucina italiana e vini di pregio sembra essere vincente e rappresentare una leva in grado di aumentare ulteriormente la progressione dell’acquisto soprattutto per il popolo coreano.
Il confronto di un dato importante da parte del consumatore giapponese (31%) al quale non interessa conoscerli meglio, dimostra quanto la Corea del sud abbia delle prospettive di crescita nei prossimi anni molto più rilevanti (3%) nei confronti dei Fine Wines italiani.
Stessa cosa vale per i viaggi dedicati all’enoturismo nei territori di produzione dove è sempre la Corea del Sud ad essere più propensa verso il nostro Paese, mentre il dato equivalente in entrambi i mercati è il food pairing ad incuriosire maggiormente sia con la cucina italiana sia con quelle locali.
La contaminazione culturale nel mondo sta producendo delle formule che spesso non si ricollocano più secondo i classici schemi e non metabolizzare questo porrebbe dei limiti. Il vino italiano può usare come volano la nostra cucina, uscendo dai propri confini e conquistando quella legittimazione verso la ristorazione in senso più ampio, soprattutto in paesi in cui la cultura delle cucine è così specifica.
Questo è il modo migliore per entrare nella cultura di un popolo, uscire da una visione comunitaria di vestire italiano ed entrare invece in una logica più trasversale.
Nella zona Asia – assicura Piero Mastroberardino – c’è una varietà culturale e un approccio ai consumi enorme. Il Giappone, dopo tanti anni di stasi, sembra iniziare il 2024 con un pò più di ottimismo dal punto di vista economico generale e ci auguriamo che questo possa essere interessante anche per noi. Quest’anno la Corea ha sofferto ma ha avuto una crescita importante negli anni precedenti e in questo momento sta accusando un problema di stock.
Ma c’è grande entusiasmo, c’è grande attenzione sul vino di pregio, c’è la voglia di entrare sempre più nel concetto di brand, di storicità, di classicità e tutto questo richiede più attenzione nei prossimi mesi. La Cina è anche un altro mercato che sta soffrendo, pensavamo potesse ripartire dopo il fermo totale connesso alla fase pandemica, ci sono alcune zone che recuperano prima e altre che sono più lente a ripartire.
Anche questo Paese non si annuncia come un mercato di grande traino per il 2024, ma in ogni caso ci si aspetta una ripartenza in modo diverso dopo il Covid. Il mercato sta cambiando strutturalmente, non siamo in grado di prevedere quando questi cambiamenti si tradurranno in valori e quindi bisogna presidiare.”
L’Istituto Grandi Marchi ha programmato quest’anno investimenti rilevanti in Asia, rivalutando anche Paesi che per qualche anno non sono stati battuti. La grande partita verrà giocata sulla capacità di recuperare valore e remunerare gli investimenti, ci sono molti mercati più piccoli che sono interessanti:
Hong Kong, al momento in fase riflessiva, continua ad essere un hub importante; Singapore è un altro piccolo mercato di grande immagine; il Vietnam è percepito come in trend favorevole (21% di vino italiano importato all’anno e circa venti milioni di euro di vini fermi, al netto degli spumanti) per il grande investimento in resorts e sta diventando una meta ricercata dai turisti asiatici e non solo.
Su Taiwan, sebbene piccola, c’è una bella opportunità di crescita che si attesta al 14% con 18 milioni di euro di importazioni di vino italiano e la Thailandia con il 18% all’anno di crescita negli ultimi cinque anni con 18 milioni di euro di import.
Il mercato asiatico, per quanto oggi sia ancora piccolo da un punto di vista dei consumi delle importazioni, si sta muovendo e trova conferma nei numeri. Per l’anno che verrà l’Istituto, come anche Wine Monitor, si dice fiducioso e pronto a scommettere sulla ripresa dei mercati.
CANTINA LA MARCHESA – Vendemmia 2023, Progetti di spiccata attualità declinati con antiche competenze:
Marika Maggi e Sergio Grasso
Di Rosaria Benedetti
Un gomitolo di sogni in continuo divenire, una realtà aziendale che già c’era, ma che trova ora la sua concreta espressione territoriale: Cantina La Marchesa, a Lucera, nasce e rinasce ogni giorno con progetti innovativi e sapienze antiche, dalle mani, dal cuore e dall’intelligenza di Marika Maggi e Sergio Grasso. Il connubio non può essere più proficuo!
Tra distese di oliveti che sfumano all’orizzonte il loro verde argentato, i 15 ettari vitati si ritagliano lo spazio più vicino alla vasta area della masseria e della cantina. L’estensione totale dei terreni dell’Azienda è importante, ma l’impronta al cancello, è quella di un piccolo mondo agricolo, disteso ai piedi di Lucera e sorvegliato severamente dall’impressionante fortezza di Ferdinando ll.
La fortezza di Federico II Lucera
Tenuta La Marchesa Marika Maggi e Sergio Lucio Grasso
Regina incontrastata e illuminata presenza organizzativa non solo per la propria realtà aziendale, ma per tutto il territorio circostante, è Marika Maggi, Donna del Vino, che con intuito e profonda preparazione ha portato qui progetti di valorizzazione enoturistica che arrivano a far conoscere in America questo angolo di Puglia.
La affianca il marito Sergio, super competente quanto generoso Vignaiolo che sa interpretare tradizioni antiche in chiave attuale, assecondando obiettivi e propositi di Marika.
Ispirata da un palpabile senso di appartenenza, l’accoglienza è decisamente “territoriale”. Una passeggiata che consente di conoscere da vicino la terra e la vigna, conduce in una cantina ordinata e pulitissima che profuma di vendemmia appena conclusa. Qui il tavolo, allestito con cura tra thank e barriques, racconta del cibo, del vino, delle tradizioni e del lavoro in questa terra.
Lo scambio con Marika e Sergio è genuino, immediata sgorga la cordialità tra nodini di mozzarella, bruschette e focacce. Te ne vai carico di doni, di vino e di olio, con un’ondata di calore e serenità che rimane a lungo nel cuore.
Il tavolo in Cantina La Marchesa
LA DEGUSTAZIONE – 23 OTTOBRE 2023
Daunia Igt Metodo Classico L’ISTANTE della Marchesa 2019 – Aglianico 100% nasce un metodo classico con lunga maturazione sui lieviti, 42 mesi. Vino ricco, masticabile, dal grande potenziale di abbinamento. La bacca rossa conferisce concretezza al centro bocca che sfocia in una persistente nota agrumata ben bilanciata dalla mineralità.
Daunia Igt Rosato IL MELOGRANO della Marchesa 2022– Un rosato da uva di Troia dal colore luminosissimo e dalla personalità ben espressa che trova la sua cifra precisa all’assaggio, con ritorni fruttati, un centro bocca concreto, quasi morbido ma scorrevole, a richiamare immediato un appagante secondo sorso.
Daunia Igt Fiano IL CAPRICCIO della Marchesa 2021– Un bianco importante da sole uve fiano con fermentazione in barriques e affinamento in bottiglia. Una ampia complessità olfattiva anticipa l’entrata di bocca fresca: il sorso è ben equilibrato tra tostatura e frutto e rilascia in chiusura una significativa traccia aromatica.
Cacc’e Mmitte di Lucera DOC 2022 – Blend di Nero di Troia, montepulciano e bombino bianco dal colore impenetrabile e dai sentori di fiori e bacche scure. In bocca la tannicità è ben delineata, bilanciata dal volume alcolico; il sorso ripercorre nell’ordine il sentiero segnato dall’olfatto con mora, prugna, vaniglia che anticipano la chiusura balsamica.
Azienda Agricola FABIO PERRONE dal 1970, tre generazioni per una scelta di continuità territoriale
Di Rosaria Benedetti
Una ventina di ettari di vigneto, tra proprietà e affitto, circondano l’Azienda di Fabio Perrone nel cuore dell’astigiano a Valdivilla, frazione di Santo Stefano Belbo. Fondata da Mario negli anni 70, passata a Mauro, l’Azienda è oggi con Fabio alla sua terza generazione.
Tre generazioni della famiglia Perrone
Immutati nel tempo gli obiettivi di grande rispetto peri i ritmi naturali della terra e per la meticolosa cura della filiera gestita per intero dalla famiglia.
Le referenze, tra le più classiche dalla viticoltura piemontese, riflettono vocazionalità e carattere del territorio mentre sulle etichette, nel delicato tratto figurativo che riproduce antiche piante di vigna, diverso per ogni tipologia, si specchia la positiva immagine della famiglia Perrone: tre tralci, tre generazioni in vigna.
Prodotto a 350 mt slm e affinato per ca 12 mesi in botti di rovere, si presenta con una bella complessità olfattiva, giocata sui tocchi floreali e fruttati con gradevoli ricordi di spezie dolci. In bocca entra fresco, la trama tannica ancora dinamica, per farsi poi generoso in centro bocca e riprendere nel finale il timbro fruttato arricchito di delicata vaniglia. Piacevolissimo.
Dolcetto d’ Alba doc “Fontana” – 2022
Colore rubino brillante, possiede un olfatto delicato dove primeggiano fiori e piccoli frutti. Il sorso è immediato e recupera in bocca un gradevole tratto speziato. La trama tannica, mai invadente, contribuisce all’equilibrio gustativo tra morbidezza e acidità. Vino quotidiano.
Langhe doc Nebbiolo “Ciabot” 2021
Rubino di bella trasparenza e olfatto ricco di note speziate, fiori rossi e frutti di bosco. Il sorso è varietale, fresco in ingresso, con trama tannica astringente ma già domata dalla buona struttura e dal prolungato contatto con il legno di secondo passaggio, che conferisce un gradito timbro vanigliato al finale.
Moscato d’Asti DOCG – 2022 Cascina Galletto
Dalla varietà più tradizionale, moscato bianco di Canelli, il vino simbolo dell’Azienda Perrone: Moscato d’Asti DOCG. Prodotto con passaggio in autoclave, il moscato conserva nel calice giallo dorato, l’ampio spettro aromatico varietale: generose note fruttate primarie legano con coerenza l’olfatto al sorso, generando una continuità gustativa fresca e piacevole. L’equilibrio tra acidità e residuo zuccherino garantisce l’armonia della beva.
La Rivoluzione della Forma di Allevamento Bellussera: Un Connubio Tra Tradizione e Innovazione nell’Agricoltura Vitivinicola, BEUX 2023
Di Carol Agostini
“Siamo tutti mortali fino al primo bacio e al secondo bicchiere di vino. (Eduardo Hughes Galeano)”
Nel panorama della viticoltura, una forma di allevamento ha destato notevole interesse per la sua fusione armoniosa tra la tradizione secolare e le più recenti innovazioni tecnologiche: la Bellussera. Questo metodo, nato da un’originale intuizione e perfezionato nel corso degli anni, si è affermato come una soluzione all’avanguardia nell’arte della coltivazione della vite.
L’origine di questa forma di allevamento può essere ricondotta alla genialità dei fratelli Girolamo e Antonio, due agricoltori di Tezze di Piave (TV). Partendo dalla necessità di consentire ai tralci fruttiferi della vite di rimanere al di fuori della zona d’ombra prodotta dai tutori, i due fratelli svilupparono un metodo che prevedeva l’alzamento dei vitigni a circa 2,50 metri da terra. Questa prima fase, pur brillante, presentava però inconvenienti di ingombro e fragilità.
Tuttavia, l’ingegno dei fratelli Bellussi non si fermò qui. Apportarono modifiche sostanziali, introducendo un palo alto 4 metri accanto al tutore vivo, che sorreggeva fili di ferro disposti in modo tale da permettere ai tralci di assumere direzioni oblique. Questa evoluzione non solo conferì maggiore stabilità al sistema ma ridusse significativamente l’uso di pali, rendendo il metodo più efficiente ed economico.
Il riconoscimento dell’eccezionalità di questa innovazione arrivò con l’investitura di Antonio Bellussi a Cavaliere del Lavoro, un tributo meritato per l’impatto rivoluzionario di questa forma di allevamento.
Oggi, la Bellussera rappresenta un punto cardine nell’ambito dell’agricoltura vitivinicola, grazie alla sua capacità di adattarsi alle esigenze moderne mantenendo intatto il legame con la tradizione. La sua flessibilità si evidenzia nella varietà di sistemi di coltivazione adottati, dal GDC alla contro spalliera, che garantiscono la produzione di uve di alta qualità.
La sostenibilità è un valore fondamentale di questa pratica: i trattamenti antiparassitari seguono criteri di lotta integrata, guidati dalle direttive tecniche del Consorzio di Difesa di Treviso, per ridurre al minimo l’impatto ambientale.
L’evoluzione tecnologica ha poi affiancato l’antica manualità della vendemmia con macchinari moderni, mentre in cantina sistemi avanzati di vinificazione mantengono elevati standard qualitativi, gestendo grandi quantità d’uva senza comprometterne la qualità.
In cantina dei fratelli Bellussi ad esempio, sistemi all’avanguardia di pigiatura e vinificazione mantengono intatta la qualità, anche con grandi quantità d’uva. Tutto ciò è orchestrato da un sofisticato software che ottimizza la produzione, combinando sapientemente l’esperienza millenaria con la tecnologia contemporanea.
Vantaggi Innati per un’Eccellenza Enologica
La forma di allevamento Bellussera, ha rivoluzionato la viticoltura non solo per la sua praticità ma anche per i benefici tangibili che apporta alla qualità dell’uva, alla resa della produzione vinicola e ai requisiti organolettici e chimici che definiscono un vino di alta qualità.
Una delle chiavi del successo di questa tipologia risiede nell’elevazione dei vitigni da terra, permettendo ai tralci fruttiferi di beneficiare di maggiore esposizione alla luce solare. Questo si traduce in un processo di fotosintesi più efficace, con un’ottimizzazione della maturazione dell’uva. La distribuzione uniforme della luce solare contribuisce alla produzione di uve più sane e dall’equilibrata concentrazione di zuccheri, acidi e polifenoli.
La disposizione dei fili di ferro su pali alti 4 metri, che sorreggono i tralci in direzioni oblique, favorisce una corretta aerazione della vegetazione, riducendo l’umidità e mitigando il rischio di malattie fungine. Questo sistema, insieme a un’adeguata gestione dei trattamenti antiparassitari, seguendo i criteri della lotta integrata, contribuisce a preservare la salute delle viti e a ridurre l’uso di pesticidi dannosi per l’ambiente.
La Bellussera si rivela anche un alleato prezioso per la resa della produzione vinicola. L’altezza dei vitigni agevola l’operatività durante la vendemmia, permettendo una raccolta più agevole e con minori rischi di contaminazione delle uve. L’uso di macchinari moderni affiancati alla manualità garantisce una raccolta efficiente senza compromettere la qualità dell’uva.
La gestione ottimizzata del vigneto, supportata da un sistema di conduzione dei tralci più arioso e ben esposto alla luce, si riflette nei requisiti organolettici e chimici del vino. Le uve provenienti da sistemi Bellussera offrono una maggiore concentrazione di aromi e composti fenolici, conferendo al vino una complessità e un carattere distintivo. La combinazione di fattori come l’equilibrio tra zuccheri e acidi, uniti alla presenza di tannini ben sviluppati, contribuisce a vini strutturati e di lunga conservazione.
Questa forma di allevamento non solo rappresenta un metodo di coltivazione innovativo ma incarna una filosofia enologica che mira a esaltare la qualità dell’uva e a preservare l’autenticità del vino. La sua capacità di coniugare tradizione e innovazione continua a essere una fonte di ispirazione per produttori e enologi, assicurando la creazione di vini di pregio e di carattere distintivo.
L’eccezionale eredità dei fratelli Bellussi continua a vivere attraverso l’operato dei discendenti, che mantengono viva la passione e l’eccellenza nel settore vitivinicolo.
Tre anni fa nasce Beux: un evento alla scoperta della tradizione vitivinicola veneta, ideato dalla Cantina Enotria Tellus, anche quest’anno porta avanti egregiamente il progetto.
Questo straordinario evento affonda le sue radici nel desiderio di congiungere le forze, mirando a diffondere la cultura delle terre vitivinicole che si estendono lungo le rive del fiume Piave.
Beux, acronimo di Bellussera User Experience, è nato con l’intento appunto, di promuovere questo metodo di coltivazione dell’uva unico e affascinante: il sistema a Bellussi (o Bellussera). Questo innovativo metodo di coltivazione, osservato da una prospettiva sopraelevata, svela l’incredibile schema a rete disegnato con maestria dai filari.
Oltre a garantire una maggiore esposizione alla luce per le viti, aumentando la produzione, tiene le piante lontane dal suolo, dove il pericolo della peronospora si sviluppava, permettendo allo stesso tempo l’impiego dello spazio sottostante per altre colture.
L’avvento dell’abbandono della mezzadria ha modificato anche l’approccio alla viticoltura, ma il fascino della Bellussera non è affatto scemato. Ha invece continuato a preservare le tradizioni tramandate da generazioni passate.
Con questo evento, si vuole celebrare e valorizzare questo antico metodo di coltivazione, portandolo alla ribalta anche al di fuori di questa limitata regione. È nato così un evento esclusivo che ha attirato esperti comunicatori del vino, wine blogger, giornalisti e operatori turistici.
Durante due giornate impeccabilmente organizzate, gli ospiti sono stati accolti nella suggestiva tenuta di Enotria Tellus, con la calorosa presenza dei proprietari Anisa e Fabio. La giornata è stata arricchita dalla partecipazione di Maurizio Donadi e Fabiola di Casera Frontin, insieme a Jacopo di Casa Roma, i quali hanno dato il benvenuto agli ospiti durante un aperitivo imbandito con prelibatezze della gastronomia G&g Catering e Banqueting di Ponzano Veneto.
Le attività della giornata sono proseguite con assaggi alla cieca e un contest interno sul tema della “vendemmia tardiva”, sia in vigna che in cantina. La giornata si è conclusa con una sontuosa cena di gala presso il Castello Papadopoli Giol, in compagnia delle cinque realtà vitivinicole, guidate da Vittorio dell’Azienda Agricola Giol (Tenuta Giol). Prima della cena, sono stati proposti assaggi dei vini delle diverse cantine e durante il pasto sono stati serviti i vini selezionati dai produttori in perfetto abbinamento ai piatti.
Il secondo giorno è stato dedicato alla visita delle diverse realtà partecipanti all’evento. Le visite sono state ricche di storia, cultura del territorio, assaggi enologici e piacevoli conversazioni sul vino.
Tesori Enogastronomici Lungo il Fiume Piave: Vitigni Autoctoni e Case Vinicole Uniche
Il territorio che si estende lungo il corso del fiume Piave, nella regione veneta, è una vera e propria culla di tradizioni enogastronomiche, ricco di vitigni autoctoni e case vinicole che incarnano l’autenticità del territorio.
I vitigni locali, conosciuti per la loro resilienza e caratteristiche uniche, si sono radicati in queste terre grazie a un connubio perfetto di suolo, clima e antiche tecniche di coltivazione. Il Refosco dal Peduncolo Rosso, vigoroso e dal carattere deciso, è uno dei più emblematici vitigni autoctoni della zona, offrendo vini robusti e strutturati, tipici delle terre che si affacciano sul Piave.
Ma non è solo il Refosco a regnare sovrano: lungo queste sponde, troviamo anche il Raboso Piave, un’uva particolarmente adatta al territorio grazie alle sue peculiarità e al suo adattamento al microclima locale. Questo vitigno regala vini intensi, dal colore profondo e dai profumi intriganti, rappresentando una vera e propria gemma dell’enologia veneta.
Le case vinicole situate lungo il corso del Piave non sono solo luoghi di produzione, ma autentiche custodi di una cultura millenaria. L’ubicazione strategica di queste cantine, che si susseguono lungo le sponde del fiume, non solo offre un paesaggio mozzafiato ma garantisce anche un’ottima logistica per la coltivazione e la produzione vinicola.
Queste cantine, immerse in una cornice naturale di straordinaria bellezza, sfruttano le risorse offerte dal fiume Piave: un’abbondante riserva d’acqua che, oltre a favorire la coltivazione dei vigneti, conferisce un’impronta unica ai vini prodotti in queste zone. La freschezza dei venti che scendono dalle vicine montagne, la varietà dei suoli e il clima mediterraneo contribuiscono a creare condizioni ideali per la viticoltura.
In questo contesto, le case vinicole diventano vere e proprie ambasciatrici della tradizione locale, promuovendo una produzione che si fonda sull’esperienza tramandata da generazioni. Esse rappresentano il connubio tra passato e presente, dove la tecnologia si incontra con la saggezza dei metodi tradizionali per ottenere vini che portano in sé l’anima di queste terre.
Questi vigneti e cantine lungo il Piave non sono solo luoghi di produzione vinicola, ma autentiche oasi di cultura, tradizione e passione enologica. La loro posizione strategica e l’attenzione alla qualità della produzione rendono questi vini dei veri e propri gioielli da scoprire e assaporare, offrendo un viaggio attraverso sapori unici e una storia millenaria.
Un Tributo a Giorgio Cecchetto: Custode della Tradizione del Raboso del Piave
La scomparsa di Giorgio Cecchetto ha lasciato un vuoto nel mondo dell’enologia, in particolare tra coloro che hanno conosciuto e ammirato il suo impegno instancabile nel preservare e promuovere il Raboso del Piave.
Giorgio Cecchetto non era solo un viticoltore, ma un custode della tradizione, un appassionato devoto alla valorizzazione di uno dei vitigni più iconici e rappresentativi della regione veneta. La sua dedizione al Raboso del Piave era palpabile in ogni vigneto, in ogni grappolo d’uva, in ogni sorso di vino.
La sua storia è intrecciata con la storia stessa di questa terra. Le sue mani, segnate dal lavoro nei campi, incarnavano la perseveranza e l’amore per la viticoltura. Cresciuto tra i filari di Raboso, ha imparato fin da giovane l’importanza di coltivare e preservare questo vitigno autoctono.
Giorgio non si limitava a essere un produttore di vino, ma un ambasciatore della cultura enologica veneta. Ogni sua bottiglia di Raboso del Piave raccontava una storia: la storia di una terra, delle sue tradizioni, dei suoi saperi tramandati di generazione in generazione.
La passione di Giorgio Cecchetto per il Raboso del Piave si rifletteva non solo nella qualità dei suoi vini, ma anche nella sua volontà di diffondere la conoscenza su questo vitigno e sulla sua storia. Era solito condividere con chiunque fosse interessato la sua conoscenza, la sua esperienza e la sua visione per il futuro del Raboso.
Il suo impegno non si limitava alla produzione, ma abbracciava anche la sostenibilità e il rispetto per l’ambiente. Giorgio era consapevole dell’importanza di custodire e preservare non solo il Raboso del Piave, ma anche l’ecosistema che lo circondava.
La sua eredità vive nei vigneti che ha curato con tanto amore, nei vini che ha prodotto con maestria e nella passione che ha trasmesso a coloro che hanno avuto la fortuna di incrociare il suo cammino.
Giorgio Cecchetto resterà un faro nell’universo dell’enologia veneta, un’icona che ha incarnato l’autenticità e la dedizione per il Raboso del Piave. La sua memoria continuerà a ispirare generazioni future di viticoltori, rimanendo un punto di riferimento per coloro che desiderano scoprire e apprezzare la ricchezza dei vini della regione, portando avanti il suo prezioso lascito.