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  • Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa

    Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa

    CON IL CUORE NEL PIATTO PER SLOW SOCIAL MARKET: UNA SERATA DI GUSTO E SOLIDARIETÀ AL PALAZZO DEL FREDDO

    Di Carol Agostini

    Il prossimo 14 novembre alle ore 19:00, le porte del celebre Palazzo del Freddo – Gelateria Artigianale Fassi, in Via Principe Eugenio 65-67, si apriranno per una speciale serata all’insegna della solidarietà: Con il cuore nel piatto per Slow Social Market. L’evento, organizzato da Slow Social Market, in collaborazione con Associazione Con il Cuore nel Piatto, Slow Food Roma, Nonna Roma e con il supporto di Gelateria Artigianale Fassi e Carol Agostini (FoodandWineAngels) sarà un’occasione unica per unire alta cucina e sostegno alle persone in difficoltà.

    Chef Laura Marciani di Con il Cuore nel Piatto, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa
    Chef Laura Marciani di Con il Cuore nel Piatto, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa

    Più di 15 chef parteciperanno all’evento, allestendo postazioni culinarie in cui realizzeranno piatti gourmet per gli ospiti, che con un contributo di 50 euro potranno accedere su prenotazione via email a una serata esclusiva di degustazione. I fondi raccolti saranno interamente destinati a sostenere. Slow Social Market, l’emporio solidale nel Rione Esquilino nel quale si distribuisce cibo e beni di prima necessità per contrastare concretamente la povertà, rendendo accessibili prodotti di qualità a tutte e tutti, indistintamente dalle condizioni economiche.

    Chef Marco Davi di Con il Cuore nel Piatto, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa
    Chef Marco Davi di Con il Cuore nel Piatto, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa

    Cos’è Slow Social Market?

    Lo Slow Social Market è stato inaugurato a dicembre 2023 e al momento supporta circa 80 famiglie, anche con minori, del I Municipio di Roma, in particolare all’Esquilino, un territorio di frontiera dove, per la presenza della Stazione Termini e di diverse strutture di ospitalità, si concentrano marginalità e privazione. Le richieste sono in costante aumento a causa dell’acuirsi del disagio legato alla povertà alimentare. In questo spazio si incontrano il lavoro che Nonna Roma porta avanti in vari territori periferici e l’azione di Slow Food Roma per affermare il diritto universale al cibo buono e sano, che rispetta la biodiversità ambientale e i lavoratori.

    Chef Davide Del Duca di Con il Cuore nel Piatto, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa
    Chef Davide Del Duca di Con il Cuore nel Piatto, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa

    Attività di Slow Social Market

    L’ Emporio si oppone ad un sistema alimentare iniquo e si batte per un diverso modello sociale ed economico che contrasti la povertà e tenga insieme la lotta per la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale. Si prodiga per affermare il diritto inalienabile di ogni individuo di scegliere ciò che desidera mangiare attraverso un sistema di distribuzione che rispetti la dignità e garantisca l’autodeterminazione.

    Gelatiere Andrea Fassi di Gelateria Fassi, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa
    Gelatiere Andrea Fassi di Gelateria Fassi, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa

    Inoltre, è spazio antirazzista, dedicato a Jerry Essan Masslo, rifugiato politico sudafricano che si batteva contro razzismo e schiavitù del caporalato, vittima della criminalità a Villa Literno (Caserta). Siamo in un bene confiscato, sottratto alle mafie e restituito alla collettività. Lavoriamo in stretto contatto con i servizi
    sociali del Primo Municipio e con le altre realtà del territorio.

    Pastificio Mauro e Arianna Secondi di Con il Cuore nel Piatto, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa
    Pastificio Mauro e Arianna Secondi di Con il Cuore nel Piatto, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa

    Perché partecipare a “Con il Cuore nel piatto per Slow Social Market”?

    Partecipare a “Con il cuore nel piatto per Slow Social Market” non è solo un modo per gustare piatti gourmet, ma anche un gesto concreto di sostegno alla comunità. Ogni piatto preparato dagli chef presenti contribuirà a mantenere attivo l’emporio solidale e a garantire cibo e beni essenziali alle famiglie assistite da
    Slow Social Market. Gli chef che partecipano a questa serata mettono il loro talento al servizio di una causa importante, schierandosi a favore di un sistema alimentare più giusto e inclusivo.

    Chef Giuseppe Verri di Con il Cuore nel Piatto, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa
    Chef Giuseppe Verri di Con il Cuore nel Piatto, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa

    L’intero ricavato della serata sarà fondamentale per continuare a supportare le famiglie più vulnerabili che ogni giorno si affidano a Slow Social Market per poter mettere un pasto in tavola. Grazie alla rete di solidarietà che Slow Social Market ha costruito, ogni euro raccolto rappresenta un passo avanti nella creazione di una comunità più equa e solidale.

    Chef Gabriele Amicucci di Con il Cuore nel Piatto, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa
    Chef Gabriele Amicucci di Con il Cuore nel Piatto, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa
    Informazioni utili:

    Data e ora: 14 novembre 2024, ore 19:00
    Luogo: Palazzo del Freddo – Gelateria Artigianale Fassi, Via Principe Eugenio, 65-67, 00185 Roma
    Costo di partecipazione: 50,00 €
    Prenotazioni ingresso evento: Obbligatorie tramite email slowsocialmarket@gmail.com
    Organizzato da: Slow Food Roma e Nonna Roma
    In collaborazione con: Associazione Con il Cuore nel Piatto
    Con il sostegno di Gelateria Artigianale Fassi, Carol Agostini (FoodandWineAngels), Pastificio Secondi di Mauro e Arianna Secondi
    Con il sostegno tecnico di S.C.IMPIANTI

    Patrocinato da CNA Artigiani Imprenditori d’Italia Roma -Area Metropolitana

    Chef Pierluigi Gallo di Con il Cuore nel Piatto, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa
    Chef Pierluigi Gallo di Con il Cuore nel Piatto, articolo: Slow Social Market 2024, una serata completamente gustosa

    Per ulteriori informazioni e per prenotazioni, è possibile contattare Slow Social Market all’indirizzo email indicato e al numero whatsapp 3666731161.
    Partecipate per sostenere il diritto al cibo dignitoso e di qualità per tutte e tutti. Insieme possiamo fare la differenza!

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Siti partners articolo:  https://www.foodandwineangels.com/ https://www.papillae.it/ https://carol-agostini.tumblr.com/

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    Sito di riferimento: https://www.conilcuorenelpiatto.com/ https://www.slowfoodroma.it/

     

  • The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024

    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024

    Wine in Antiquity: Between Pleasure, Nutrition and Culture

    By Carol Agostini

    Wine has accompanied man throughout his history since ancient times, evolving from a simple foodstuff to a cultural and ritual symbol. Different civilisations, both Italian and foreign, have interpreted wine in various ways, recognising its nutritional qualities, the pleasure it offered and, in some cases, its potential as a vice. This article will explore the importance of wine in ancient societies, highlighting its many uses and meanings and analysing how these are reflected in our modern relationship with this age-old beverage.

    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by pexel
    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by pexel

    The origin of wine dates back over 7,000 years, with the earliest evidence of winemaking coming to us from the Caucasus region between present-day Georgia, Armenia and Iran. The earliest fermentation techniques used grapes as raw material to obtain a drink that was not only pleasing to the taste, but also capable of retaining nutrients for long periods. For this reason, wine soon acquired special importance in ancient farming communities, as it was a durable food, rich in calories and useful during long winters or lean periods.

    In many ancient cultures, wine was associated with divinity and the sacred. For the ancient Egyptians, for example, wine was a symbol of abundance and fertility, reserved mainly for the noble classes and used in religious ceremonies. The tombs of the pharaohs often contained amphorae of wine, a sign of its importance for the afterlife.

    The ancient Greeks were probably the first to give wine a more complex social and intellectual dimension. Wine was considered a gift from the gods, in particular Dionysus, the god of wine, joy and ecstasy. But Greek wine was not just a hedonistic pleasure; it was an integral part of intellectual and philosophical life.
    The symposium, a social practice that took place during Greek banquets, was a gathering where the consumption of wine was accompanied by philosophical discussions, poems and music. The symposium was not just about drinking, but was a time of cultural sharing, reflection and learning. However, the Greeks paid much attention to moderation. Wine was often diluted with water to avoid drunkenness, which was considered undignified.

    In Greece, wine was also an important economic commodity. Vines were cultivated in different areas of the peninsula and islands, and wine was exported to many parts of the Mediterranean. The quality of wine varied widely, and the wealthier classes could afford more valuable wines, often stored in sealed amphorae and destined for long journeys.

    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by pexel
    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by pexel

    Rome: Wine as a Symbol of Power and Social Cohesion

    In ancient Rome, wine was considered a central element of daily life and festivities. It was drunk by all social classes, from patricians to plebeians, although the qualities consumed varied considerably. During sumptuous Roman banquets, wine flowed abundantly and symbolised the wealth and refinement of the ruling class.
    Moreover, wine played a fundamental role in religion and public ceremonies. The festivals dedicated to Bacchus, the Roman equivalent of Dionysus, were celebrations characterised by excesses of all kinds, including the large quantities of wine consumed. These festivals, known as Bacchanalia, became so wild that, at one point, they were banned by the Roman state for fear that they might destabilise the social order.

    However, despite the excesses, the Romans also recognised the value of wine as food. It was often considered safer to drink than water, which could be contaminated, and therefore became part of the daily diet. Wine was mixed with spices, honey and water to improve its flavour and prolong its shelf life, a custom that persists in some Italian regions to this day.
    Another interesting aspect of Roman wine culture was the focus on its production. The Romans improved many of the techniques of viticulture and winemaking, and many of today’s Italian wine regions, such as Tuscany and Latium, saw their origins in this period.

    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by Carol Agostini
    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by Carol Agostini

    The Middle Ages and the Sacred Function of Wine

    During the Middle Ages, wine maintained its importance not only as a foodstuff, but above all for its religious role. The Catholic Church, which became the dominant institution in Europe, used wine during the celebration of the Eucharist, in which it represented the blood of Christ. This link with the sacred ensured that wine production and consumption remained high, even during a period of economic and food crisis.

    Christian monasteries became centres of wine production, refining cultivation and winemaking techniques that would be used in later centuries. In France, for example, Cistercian monks developed some of the finest vineyards, contributing to the birth of what we know today as high quality viticulture.
    During this period, however, wine was still a precious commodity and often reserved for the wealthy classes. The working classes, especially in rural areas, mainly consumed beer or other fermented cereal-based drinks, which were cheaper and more readily available.

    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by Carol Agostini
    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by Carol Agostini

    Wine and Globalisation: From the Discovery of America to the New World

    The discovery of the Americas in the 15th century led to an exchange of products that would change the landscape of wine. European vines were planted in the New World, especially in the Spanish and Portuguese colonies, leading to the emergence of new wine regions in South America and California. This period marked the beginning of a new era for wine, which began to be produced and consumed on a global scale.
    In the Italian context, the Renaissance saw a growing emphasis on wine refinement and quality, with nobles competing for the best products. Italian courts, such as that of the Medici in Florence, not only promoted wine production, but saw wine as a symbol of power and culture.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

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  • 2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale

    Cibo e vino,  le radici antiche: vitale l’inizio della civilizzazione alimentare

    di Carol Agostini

    Il mondo del cibo e vino, così centrale nella cultura e nelle dinamiche sociali di ogni epoca, ha subito profondi cambiamenti nel corso della storia. Le abitudini alimentari, i gusti e i modi in cui il cibo e il vino vengono prodotti, consumati e percepiti si sono evoluti in risposta a fattori sociali, economici e culturali. Dalle antiche civiltà fino ai giorni nostri, questo settore ha influenzato e, allo stesso tempo, è stato influenzato dai cambiamenti della società.

    Il cibo e vino hanno avuto un ruolo fondamentale fin dall’antichità, quando l’agricoltura iniziò a svilupparsi e le comunità umane abbandonarono il nomadismo per stabilirsi in insediamenti stabili. Le civiltà della Mesopotamia, dell’Egitto e della Grecia antica hanno lasciato testimonianze evidenti della loro attenzione verso la coltivazione e la produzione alimentare.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    Nella Mesopotamia, la coltivazione del grano e dell’orzo ha dato vita a una delle prime culture agricole, mentre l’introduzione della fermentazione ha portato alla produzione delle prime birre e vini. La birra, più che il vino, era considerata una bevanda per le masse, e il suo consumo era strettamente legato a celebrazioni religiose e occasioni comunitarie.

    Gli antichi Egizi, d’altro canto, sono noti per il loro sofisticato sistema agricolo lungo il Nilo, che permetteva la produzione di alimenti come pane, verdure, carne, e soprattutto vino, una bevanda riservata principalmente alla nobiltà e ai rituali religiosi. I banchetti e le feste egiziane riflettevano una gerarchia sociale ben definita: il cibo e il vino erano simboli di potere, prosperità e divinità.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    In Grecia e Roma, la viticoltura e l’olio d’oliva diventarono pilastri dell’economia e della cultura. Il vino, in particolare, aveva un ruolo sacrale e sociale. Nell’antica Grecia, ad esempio, il vino era centrale nel simposio, un incontro conviviale dove il consumo di vino era accompagnato da conversazioni filosofiche, musica e intrattenimento. Questo tipo di consumo rafforzava le gerarchie sociali e la cultura della condivisione.

    Anche a Roma, il vino era onnipresente e consumato da tutti i ceti sociali, sebbene con qualità diverse: mentre i ricchi si dedicavano ai vini più pregiati, le classi popolari dovevano accontentarsi di prodotti di qualità inferiore. Il cibo e il vino rappresentavano in modo evidente il benessere sociale, ma erano anche strumenti di coesione e integrazione culturale, come dimostra l’introduzione di nuovi ingredienti e vini provenienti dalle province dell’impero.

    Con il crollo dell’Impero Romano, l’Europa attraversò un periodo di grandi trasformazioni economiche e sociali. Durante il Medioevo, la Chiesa ebbe un ruolo predominante nel plasmare il rapporto della società con il cibo e il vino. I monasteri divennero importanti centri di produzione vinicola, con i monaci che affinavano le tecniche di vinificazione e introducevano nuove varietà di vitigni. I vigneti dei monasteri, in particolare in Francia e Germania, divennero i precursori delle moderne regioni vinicole europee.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    Dal punto di vista sociale, il consumo di cibo e vino era influenzato dai precetti religiosi e dalle festività. Il digiuno e l’astinenza erano pratiche comuni imposte dalla Chiesa, ma durante i giorni festivi o le celebrazioni religiose, i banchetti erano momenti di abbondanza. Il vino, usato anche per la celebrazione della messa, manteneva un ruolo sacro, oltre che conviviale.

    Le dinamiche alimentari durante il Medioevo riflettevano forti disuguaglianze sociali. I banchetti dei signori e dei re erano fastosi e includevano carni, pesci, spezie e vini pregiati, mentre i contadini e le classi più povere si nutrivano di zuppe di verdure, pane scuro e birra. Tuttavia, proprio durante questo periodo iniziò a emergere una cultura culinaria più ricca e complessa, grazie anche agli scambi commerciali con l’Oriente che portarono nuove spezie e prodotti, come lo zucchero e il riso.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    Rinascimento: il cibo come status simbol

    Con il Rinascimento e l’avvento del commercio internazionale, soprattutto attraverso le rotte marittime verso le Americhe e l’Asia, l’Europa vide un cambiamento significativo nelle abitudini alimentari. Ingredienti esotici come il cacao, il pomodoro, le patate e il caffè iniziarono a essere integrati nella cucina europea, dando origine a nuove preparazioni culinarie.

    In questo periodo, il cibo divenne sempre più un status symbol. La cucina delle corti rinascimentali, come quella dei Medici a Firenze o dei duchi di Borgogna, era raffinata e opulenta. I banchetti diventavano una vetrina del potere e della ricchezza, con tavole imbandite che rappresentavano non solo la capacità di procurarsi ingredienti rari, ma anche la competenza degli chef nel creare piatti sofisticati. Anche il vino, in particolare nelle regioni del sud della Francia e in Italia, iniziò a essere prodotto con tecniche migliorate, e il suo consumo si diffuse tra le classi più agiate.

    Con la Rivoluzione Industriale nel XIX secolo, la produzione e il consumo di cibo e vino subirono trasformazioni epocali. Le innovazioni tecnologiche permisero la produzione su larga scala di alimenti e la conservazione di prodotti deperibili grazie a invenzioni come la refrigerazione e la conservazione in scatola. Questo periodo vide anche la nascita di una nuova cultura alimentare urbana, in cui il cibo divenne più accessibile alle masse grazie all’industrializzazione.

    Il vino, da parte sua, cominciò a essere prodotto in quantità maggiori e a prezzi più accessibili, anche grazie all’introduzione di tecniche agricole e vitivinicole avanzate. Tuttavia, il consumo di alcol subì un’attenzione negativa in alcune parti del mondo, come dimostra il movimento proibizionista negli Stati Uniti all’inizio del XX secolo.

    Nel XX secolo, le dinamiche alimentari furono profondamente influenzate dalla globalizzazione. Il commercio internazionale rese disponibili in tutto il mondo prodotti che una volta erano considerati locali o stagionali. L’industria alimentare divenne sempre più globalizzata, con grandi multinazionali che influenzavano le abitudini alimentari su scala mondiale.

    Tuttavia, verso la fine del secolo, ci fu anche un movimento di ritorno alle origini, una riscoperta del locale e dell’artigianale. Movimenti come lo Slow Food, fondato in Italia negli anni ‘80, cercavano di contrastare la standardizzazione alimentare, promuovendo prodotti locali, tecniche di produzione tradizionali e una cultura del cibo più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

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    Anche il mondo del vino ha vissuto un’evoluzione simile: da una produzione dominata dalle grandi aziende vitivinicole, si è tornati a valorizzare le produzioni locali e i vini artigianali. Le denominazioni di origine controllata (DOC) e le certificazioni di qualità hanno contribuito a tutelare i vini prodotti secondo tecniche tradizionali e con una forte connessione al territorio.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    Il presente: sostenibilità e identità culturale

    Nel XXI secolo, le dinamiche sociali e culturali nel mondo del cibo e vino sono sempre più orientate verso la sostenibilità e la ricerca di identità culturale. I consumatori sono diventati più consapevoli riguardo alle implicazioni ambientali delle loro scelte alimentari, e c’è una crescente attenzione verso la produzione biologica, la riduzione degli sprechi alimentari e il rispetto delle risorse naturali.

    Il cibo e  vino sono sempre più visti non solo come beni di consumo, ma come esperienze culturali. Vi è una crescente domanda di trasparenza nella filiera produttiva, con consumatori che cercano prodotti che rispecchino i valori etici e le tradizioni locali. Le degustazioni, le visite in cantina e le esperienze gastronomiche immersive sono diventate strumenti per esplorare le culture locali e le identità regionali.

    In questo contesto, il cibo e vino non sono solo alimenti o bevande, ma raccontano storie, tradizioni e relazioni umane, influenzando profondamente le dinamiche sociali, culturali ed economiche del nostro tempo.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

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  • Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024

    Giovanni Aiello, una vita dedica per amore all’enologia

    di Danilo Amapani

    La realtà enogastronomica pugliese continua la sua crescita a livello nazionale e internazionale. In particolar modo un viticoltore ha contribuito a divulgare il Primitivo e altri vitigni autoctoni pugliesi al di fuori dei nostri confini territoriali.
    Stiamo parlando di Giovanni Aiello, come ama definirsi “Enologo per Amore”.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell’autore

    Giovanni Aiello è nato e cresciuto in Valle d’Itria. Dopo aver studiato enologia, è emigrato nel Nuovo Mondo per apprendere tecniche e lavorazioni enologiche sempre più avanzate. Dovunque andasse però non ha mai abbandonato le sue origini.
    Tornato a casa, decide di produrre un vino che rappresenti a pieno la sua terra. Nella sua vigna che si estende per 6 ettari, completamente alberelli, decide di piantare e valorizzare vari vitigni autoctoni come Primitivo, Verdeca, Maruggio e Marchione.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell’autore

    Viene svolto manualmente sia il lavoro in vigna, affinché le uve vengano selezionate al meglio, che il lavoro di etichettatura. All’ingresso della bottaia è situato un tavolo lungo 10 metri dove avviene la creazione di ogni singola etichetta attraverso l’utilizzo di stampini e inchiostri colorati a seconda della tipologia del vino.

    Le etichette sono formate da diversi puntini per simboleggiare i Chakra. Per Giovanni, che ha deciso di chiamare proprio così la sua linea di vini, il Chakra rappresenta un legame indissolubile tra terra e vino, con l’obiettivo di far conoscere a tutti i profumi e la bellezza della Puglia.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell’autore

    Degustazione vini

    CHAKRA ROSSO DOC

    Vitigno principe della Puglia, il Primitivo. Una volta raccolti i grappoli vengono utilizzati interi nei tini. Questo avviene affinché tutti i profumi che possiedono vengano trasmessi nel vino sotto forma di eleganza, corpo e per arricchire la complessità gusto-olfattiva. Questa tecnica di vinificazione nata in Borgogna, fa intuire che tutti gli studi di Giovanni vengano messi in atto per far sì che i suoi vini tirino fuori tutta la loro essenza.

    Il Chakra Rosso DOC successivamente svolge la fermentazione in barrique e tonneaux di secondo passaggio per non snaturare il vino e riposa in bottiglia per 6 mesi.

    Colore rosso rubino impenetrabile, bouquet olfattivo di una grande complessità: frutta rossa di ciliegia e amarena accompagnata da sentori di liquirizia e spezia dolce, vaniglia e pepe nero. Gustandolo la finezza fa da padrona. Una grande freschezza e sapidità invogliano un altro sorso; come nota finale la leggera tannicità, sottile e delicata.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, Primitivo Chakra Rosso foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, Primitivo Chakra Rosso foto dell’autore

    CHAKRA ESSENZA

    Secondo vino simbolo della cantina è “Chakra Essenza” al quale Giovanni Aiello è particolarmente legato.
    Prodotto da una vigna secolare, viene utilizzato un vitigno autoctono pugliese, la Verdeca. Un vitigno anch’esso molto antico, probabilmente di origine greca. C’è un legame emotivo con questo vino poiché abbraccia numerose sfaccettature della viticoltura: gli alberelli curati dagli uomini; una valorizzazione di un vitigno pugliese; la potenzialità di un terroir nobile.

    Per far coesistere tutte queste caratteristiche, Giovanni Aiello non poteva che metterci tutto il suo impegno nella realizzazione di questo vino. La vendemmia viene svolta con qualche giorno d’anticipo per ottenere nel vino più lieviti autoctoni possibili. Successivamente una parte del mosto fermenta in acciaio a temperatura controllata; una seconda parte viene vinificata con macerazione delle bucce.
    La maturazione viene svolta sulle fecce per un anno e vengono trattati con continui batonnage per dare maggiore complessità al gusto; infine rimane in bottiglia per 6 mesi.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, verdeca Chakra giallo, foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, verdeca Chakra giallo, foto dell’autore

    Colore dorato e ricchezza di profumi: frutta disidratata, erbe aromatiche, miele, spezie dolci compongono il bouquet olfattivo di questo vino. Assaporandolo, nonostante il corpo abbastanza intenso, resta imponente la sua sapidità e acidità.

    Danilo Amapani, Pugliese DOC, Annata ’98; sommelier AIS dal ’19. Wine lover & traveller
    Danilo Amapani, Pugliese DOC, Annata ’98; sommelier AIS dal ’19. Wine lover & traveller

    Sito di riferimento protagonista:  https://www.giovanniaiello.it/it/vini/

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  • Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

    Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

    Marzemino, Isera, La Vigna Eccellente 2024

    di Rosaria Benedetti

    Una Degustazione “cieca” per dimostrare che del marzemino ci si può fidare sia per coltivarlo, che per vinificarlo, venderlo e naturalmente berlo!

    La fantasia e l’impeccabile organizzazione di Sergio Valentini, eclettico ristoratore del Ristorante “Le Tre Chiavi” di Isera in stretta collaborazione con un tiepido pomeriggio di fine estate e un poco di clemenza da parte di Giove pluvio, hanno consentito di mettere a fuoco lo stato dell’arte relativo al vitigno più identitario ma anche più fragile della Vallagarina.

    Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno, locandina ufficiale evento
    Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno, locandina ufficiale evento

    La sua storia ha conosciuto alterne fortune e il suo nome ha avuto eco indiscussa a causa di quel verso del Don Giovanni di Mozart nel quale si cita “l’eccellente marzemino”. Che sia tutto da dimostrare il legame storico dell’opera con il vitigno è un dato provato da numerosi studi, più certo è invece che il nome di quest’uva si sia trasformato nel tempo grazie alla vocazionalità della Vallagarina.

    Qui infatti il marzemino si definisce “gentile” forse per differenziarlo da parenti veneti o friulani che hanno dimostrato minor finezza nel prodotto finale; la Vallagarina invece ne ha ingentilito il carattere affinando l’eleganza delle sue qualità originali. “il Marzemino…offre un gran vantaggio ai viticoltori lagarini – scriveva Mancinelli nel 1933 – quello di produrre bene solo nella loro valle” (da “La Vallagarina e il Marzemino”, Ed Stella 1999)

    In Trentino questa varietà copre una superficie che non raggiunge il 3% dell’intero vigneto provinciale e si concentra nei settori più meridionali della provincia in particolare nei dintorni di Rovereto dove si estendono le Denominazioni Trentino Doc Marzemino (dal 1971) e Trentino Superiore Doc con identificazione delle due Sottozone Isera e Ziresi.

    Al panoramico balcone, davvero in senso stretto, aperto sulla valle solcata dall’Adige ancora verdeggiante, si sono affacciati 16 marzemino di differenti tipologie e annate in un “Ottagono delle meraviglie” cui hanno partecipato produttori, enologi, addetti ai lavori e sommelier. L’obiettivo, oltre a quello di celebrare “La Vigna eccellente”, l’evento biennale fortemente voluto dal Comune di Isera che premia il miglior vigneto (un premio al lavoro in vigna, non al vino) di marzemino, aveva lo scopo di approfondire la conoscenza del vitigno nelle sue produzioni più attuali e di diffondere, obiettivo pienamente raggiunto, la consapevolezza che del marzemino ci si può fidare sia per coltivarlo, che per vinificarlo, venderlo e naturalmente berlo!

    Foto dell’evento di Letizia Simeoni, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno
    Foto dell’evento di Letizia Simeoni, articolo:Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno,

    Trascurato dalle strategie di marketing e in qualche caso espiantato per far posto a varietà più remunerative, il marzemino, fino alla recente parabola discendente dal precipitare della quale sembrerebbe arduo riprendere quota, aveva conosciuto tempi brillanti ai quali si tenta di ritornare con buona pace di tutti i detrattori. Visti i risultati della degustazione di Isera, a bottiglie rigorosamente coperte, la strada giusta sembrerebbe imboccata. Il marzemino ha saputo sorprendere molto positivamente tutti per pulizia, corpo e coerenza con la varietà; le differenti interpretazioni non hanno fatto che evidenziarne i tratti più tipici.

    A partire dai più semplici d’annata vinificati tradizionalmente fino ai più complessi Superiori, arricchiti da una contenuta resa per ettaro, da un prolungato affinamento e in qualche caso da una surmaturazione o da un breve appassimento di una percentuale delle uve, tutti i campioni degustati hanno raccolto consensi dimostrando che sia di Isera o dei Ziresi il Marzemino della Vallagarina è davvero gentile e piacevole sempre.

    Le conclusioni del breve dibattito seguito alla degustazione sono sintetizzabili nell’ auspicio e nell’impegno affinchè questa varietà torni a produrre in quello che è il suo areale più vocato, un vino dal forte legame con il territorio: un vino da bere tutti i giorni, color rubino lucente, dal profumo di ciliegia e violetta con tannini delicati, adatto all’abbinamento soprattutto con la cucina trentina, quella della polenta e funghi o degli strangolapreti. Il suo valore aggiunto? Al marzemino non è obbligatorio chiedere di aspettare per anni in cantina, un’occasione per un marzemino si trova tutti i giorni.

    Foto dell’evento di Letizia Simeoni, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno
    Foto dell’evento di Letizia Simeoni, articolo:Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

    TRENTINO DOC MARZEMINO 2021Lorenzo Bongiovanni
    Rosso rubino leggermente trasparente. Naso varietale con prevalenza di sentori floreali e fruttati. L’ingresso in bocca di questo 2021 è già morbido ma conserva un ottimo slancio fresco che introduce un sorso dal tannino leggero. In chiusura emergono le tipiche note speziate.
    Un Marzemino perfettamente rispondente alla varietà e alla tradizione della Vallagarina.

    TRENTINO DOC MARZEMINO 2021 - Lorenzo Bongiovanni, articolo:Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno
    TRENTINO DOC MARZEMINO 2021 – Lorenzo Bongiovanni, articolo:Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO D’ISERA ETICHETTA VERDE 2021Cantina Isera
    Il colore è impenetrabile, frutto di una attentissima selezione delle uve e di una severa quanto accurata vinificazione. Olfatto di frutta scura, ciliegia e prugna legati da tocchi speziati e decisa scia minerale. Deciso e vivace l’ingresso di bocca che evolve in un gusto armonico e persistente.
    Vino iconico, che da sempre incarna i progetti di qualità della cantina di Isera.

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO D’ISERA ETICHETTA VERDE 2021 – Cantina Isera, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno
    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO D’ISERA ETICHETTA VERDE 2021 – Cantina Isera, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO D’ISERA 2021Az. Agricola Marco Tonini
    Rubino fitto dal riflesso violaceo. Naso ricco di frutti rossi con la ciliegia e la mora in evidenza arricchito da tocchi floreali di viola, spezie ed erbe aromatiche. L’ingresso di bocca fresco e ancora croccante annuncia una beva coerente, armonica e piacevole, dalla tannicità moderata.
    Prodotto esclusivamente dai vigneti cru di proprietà “Brom”, “Penìm” e “Braile”

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO D’ISERA 2021 – Az. Agricola Marco Tonini, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno
    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO D’ISERA 2021 – Az. Agricola Marco Tonini, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO DEI ZIRESI Rikrea 2020Az. Agricola Matté
    Calice color rubino di buona trasparenza. Sentori fruttati di ciliegia matura si alternano a note in evoluzione di chiodi di garofano e caffè che testimoniano la surmaturazione delle uve in vigna e il passaggio in legno. Il sorso è elegante e ancora vivace con una chiusura che richiama le spezie dolci.
    Vino prodotto con uve surmaturate in pianta e sottoposte a breve appassimento.

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO DEI ZIRESI Rikrea 2020 – Az. Agricola Matté, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno
    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO DEI ZIRESI Rikrea 2020 – Az. Agricola Matté, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO DEI ZIRESI 2021Maso Salengo
    Colore rubino impenetrabile. Olfatto complesso con tocchi floreali e prevalenza delle note di ciliegia in confettura. Coerente il sorso che entra fresco e si fa ampio, intenso e armonico grazie alla tannicità delicata. La lunga persistenza lascia una piacevole scia speziata
    Marzemino che nasce nel cuore della Sottozona dei Ziresi da antiche viti a pergola doppia.

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO DEI ZIRESI 2021 – Maso Salengo, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno
    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO DEI ZIRESI 2021 – Maso Salengo, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

     

    Rosaria Benedetti degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola
    Rosaria Benedetti degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola

    Siti di riferimento:

    https://www.visitrovereto.it
    https://www.masosalengo.it
    https://cantinaisera.it
    https://www.aziendagricolamatte.it
    https://www.toniniwine.it
    https://shop-bongiovannilorenzo.com
    https://www.locandadelletrechiavi.it 

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/  

    https://www.papillae.it/

  • Fèlsina, un percorso degustativo audace e avvolgente 2024

    Fèlsina, un percorso degustativo audace e avvolgente 2024

    Fèlsina, una famiglia, vini e terroir strepitoso toscano

    di Adriano Guerri

     

    Lo scorso 21 settembre, Fisar Nazionale (Federazione Italiana Sommelier Alberghi Ristoranti) con il coordinamento di Fisar Italia Cento ha organizzato presso l’azienda vitivinicola Fèlsina una degustazione guidata di 11 Chianti Classico Gran Selezione provenienti dalle 11 UGA (Unità Geografiche Aggiuntive) di questo straordinario lembo di Toscana. In collaborazione con il Consorzio Vino Chianti Classico, l’Istituto Alberghiero B. Ricasoli di Colle Val d’Elsa, l‘Associazione Cuochi Senesi e il Consorzio di Tutela del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale.

    Gli studenti di 4° dell' Istituto Alberghiero B. Ricasoli di Colle Val d'Elsa (SI), foto dell'autore
    Gli studenti di 4° dell’ Istituto Alberghiero B. Ricasoli di Colle Val d’Elsa (SI), foto dell’autore

    Ha moderato con grande destrezza l’esperto Sommelier e Presidente Emerito Fisar, Nicola Masiello, sono intervenuti la Dott.ssa Carlotta Gori, Direttore del Consorzio Vino del Chianti Classico, Roberto Donadini, Presidente Nazionale Fisar, il Dott. Simone Franceschi, Direttore della rivista “Il Sommelier”, rivista ed organo ufficiale di Fisar, il Dott. Marco Barbi Direttore Commerciale di Fèlsina.

    Fèlsina, un percorso degustativo audace e avvolgente 2024, foto dell'autore
    Fèlsina, un percorso degustativo audace e avvolgente 2024, foto dell’autore

    La degustazione è stata guidata dai provetti Sommeliers Michele Cuto, Gianluca Passaponti, Giovanni D’Alessandro e Nicola Masiello. Un’occasione unica per celebrare il centenario del Consorzio Vino del Chianti Classico e dei primi 10 anni della tipologia “Gran Selezione”, legata alle UGA, nel suggestivo scenario come quello della barricaia di Fèlsina.

    Il Presidente Nazionale Fisar Roberto Donadini con Nicola Masiello Presidente Emerito Fisar, foto dell'autore
    Il Presidente Nazionale Fisar Roberto Donadini con Nicola Masiello Presidente Emerito Fisar, foto dell’autore

    Prima di passare all’analisi sensoriale dei vini degustati, propongo alcuni cenni sul Chianti Classico e su Fèlsina.

    La zona di produzione del Chianti Classico è situata a cavallo tra le provincie di Siena e Firenze. I comuni del territorio senese, sono: Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Radda in Chianti, e in parte, alcune zone dei comuni di Castelnuovo Berardenga e Poggibonsi, e quelli del territorio fiorentino, sono: Greve in Chianti e parte dei Comuni di Barberino Val d’Elsa/Tavarnelle Val di Pesa e San Casciano val di Pesa.

    Il Chianti Classico viene prodotto in tre tipologie: Chianti Classico (Annata), Chianti Classico Riserva e Chianti Classico Gran Selezione. Il vitigno principe è il Sangiovese che da disciplinare può essere prodotto con la percentuale minima dell’80%, al completamento concorrono altri vitigni a bacca nera, sia autoctoni sia alloctoni, i principali sono il Canaiolo, il Colorino, la Malvasia Nera, il Merlot ed il Cabernet Sauvignon. Tuttavia, numerosi produttori optano per la purezza. Per la tipologia “Gran Selezione” la percentuale minima del Sangiovese sale al 90% ed il restante 10% potrà essere completato unicamente con i vitigni autoctoni autorizzati e, sarà in vigore dal 1° gennaio 2027.

    Fèlsina, un percorso degustativo audace e avvolgente 2024, foto di repertorio evento
    Fèlsina, un percorso degustativo audace e avvolgente 2024, foto di repertorio evento

    Nel 1716, il Granduca di Toscana Cosimo III de’Medici in un editto aveva stabilito 4 zone in Toscana ad alta vocazione vitivinicola, tra cui il Chianti, una Doc ante litteram. Con le crescenti aree al di fuori del Chianti, alla zona originale le verrà conferito il suffisso “Classico” per differenziarsi come zona storica. La Denominazione di Origine Controllata risale al 1967, ma sarà nel luglio del 1984, l’anno in cui il Chianti Classico viene elevato con la meritatissima DOCG. Le dolci colline chiantigiane, punteggiate da ordinati vigneti, oliveti, cipressi, boschi che coprono il 65% del territorio, castelli, ville e suggestivi borghi tracciano un paesaggio di incomparabile fascino.

    Tavolo di degustazione nella suggestiva barricaia di Fèlsina, foto dell'autore
    Tavolo di degustazione nella suggestiva barricaia di Fèlsina, foto dell’autore

    Come ci ha ricordato Carlotta Gori il Gallo Nero é il simbolo del Consorzio, che ha il preciso scopo di tutelare la promozione del Chianti Classico Gallo Nero.
    La leggenda narra che per stabilire la fine di scontri armati, tra Firenze e Siena che si protraevano da anni, e per segnare i confini, avrebbero affidato la prova a due Cavalieri, partendo dalle rispettive città. Sarebbero dovuti partire al canto del gallo. I Senesi optarono per un gallo bianco e lo ingozzarono di becchime, mentre i Fiorentini per un gallo nero che tennero a digiuno. Nel punto, ove si fossero incrociati sarebbero stati marcati i confini tra le due province. Il gallo nero fiorentino, inizio a cantare molto prima di quello bianco senese, perché era affamato e l’incontro accadde a pochi km da Siena.

    Il territorio del Chianti Classico è suddiviso in 11 aree specifiche chiamate UGA (Unità Geografiche Aggiuntive) e sono: San Casciano, Greve, Montefioralle, Lamole, Panzano, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Vagliagli, Castellina, San Donato in Poggio. Un lavoro meticoloso, durato anni per individuare le varie peculiarità naturali e umane di un territorio grande ma anche di un grande territorio, oltre agli aspetti pedoclimatici. Al momento le UGA si trovano in etichetta solamente con la tipologia “Gran Selezione”, un marchio registrato che non potrà essere utilizzato in altre denominazioni.

    L’azienda vitivinicola Fèlsina si trova nel comune di Castelnuovo Berardenga, a poca distanza dall’incantevole Borgo, all’interno dell’areale del Chianti Classico, tuttavia, l’azienda vanta anche vigneti nella sottozona del Chianti Colli Senesi. Castelnuovo Berardenga è il comune più a sud di tutto l’areale del Chianti Classico, considerato il più senese, proprio per la sua vicinanza alla città. Il vitigno principe è sua maestà “ Sangiovese ” con il quale da sempre la Fattoria di Fèlsina ha dato origine a vini in purezza. L’azienda possiede circa un centinaio di ettari vitati, posti ad un’altitudine compresa tra i 350 e i 430 metri s.l.m.. Di proprietà, ormai da tre generazioni della famiglia Poggiali, originari di Ravenna. Una splendida realtà che ha saputo coniugare molto bene elevata qualità ed espressione di un meraviglioso terroir.

    Nicola Masiello, Roberto Donadini, Carlotta Gori e Simone Franceschi, foto dell'autore
    Nicola Masiello, Roberto Donadini, Carlotta Gori e Simone Franceschi, foto dell’autore

    Ecco i vini:

    1 Chianti Classico Gran Selezione 2020 Carpineto – Sangiovese 100% – Rubino intenso, emana sentori di frutti di bosco, frutta matura, vaniglia, spezie dolci, il sorso è fresco, avvolgente, coerente e persistente.
    Sito di riferimento: https://www.carpineto.com/

    2 Chianti Classico Gran Selezione Terrazze di San Leolino 2020 Fontodi – Sangiovese 100% – Rubino vivace, sprigiona note di mora, frutti di bosco, sottobosco e bacche di ginepro, gusto vibrante, rotondo, saporito e decisamente lungo.
    Sito di riferimento: https://www.fontodi.com/

    3 Chianti Classico Gran Selezione 2019 Fattoria Montecchio – Sangiovese 100% Rubino intenso, libera sentori di mora, ribes, floreale di violetta, poi tabacco e pepe, al palato è setoso, fresco, con tannini nobili, lungo e duraturo.
    Sito di riferimento: https://www.fattoriamontecchio.com/

    4 Chianti Classico Gran Selezione Altiero 2019 – Sangiovese 100% – Rubino intenso e trasparente, sviluppa note di frutti rossi maturi, violetta, spezie, tabacco e note mentolate, attacco morbido, caldo, deciso e lungo.
    Sito di riferimento: https://www.altieroinchianti.it/

    5 Chianti Classico Gran Selezione Campolungo 2019 Lamole di Lamole – Sangiovese 100% – Rubino intenso, con sentori floreali di iris, ciclamino, prugna, cannella e chiodi di garofano, al gusto è rotondo, saporito e coerente.
    Sito di riferimento: https://www.lamole.com/

    6 Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2019 Rocca delle Macie – Sangiovese 100% – Rubino intenso, al naso svela note di frutti di bosco, ciliegia, prugna, spezie e nuances balsamiche, il sorso è avvolgente, vibrante e persistente.
    Sito di riferimento: https://roccadellemacie.com/

    Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2019 Rocca delle Macie, foto dell'autore
    Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2019 Rocca delle Macie, foto dell’autore

    7 Chianti Classico Gran Selezione 2019 Capannelle – Sangiovese 100% – Rubino intenso, rimanda sentori di viola, rosa, frutti rossi, tabacco e spezie, al gusto è accattivante, invitante, coerente e fine .
    Sito di riferimento: https://web.capannelle.it/

    8 Chianti Classico Gran Selezione Vigna Sessina 2019 Dievole – Sangiovese 100% – Rubino vivace, giungono note floreali di giaggiolo, arancia sanguinella, amarena e sottobosco, il sorso è setoso, leggiadro, duraturo e equilibrato.
    Sito di riferimento: https://dievole.it/

    9 Chianti Classico Gran Selezione Colonia 2019 Fèlsina – Sangiovese 100% – Rubino intenso, piacevoli note speziate, sandalo, lampone e ribes, il sorso è piacevolmente morbido, leggiadro, elegante, ammaliante e persistente.
    Sito di riferimento: https://www.felsina.it/

    10 Chianti Classico Gran Selezione 2019 La Sala del Torriano – Sangiovese 100% – Rubino trasparente, arrivano al naso note di frutti rossi, lampone, viola, iris, sottobosco, attacco tannico poderoso ma setoso, deciso, fresco, coerente e elegante.
    Sito di riferimento: https://www.lasala.it/

    11 Chianti Classico Gran Selezione Vigna il Corno 2017 Castello di Radda – Rubino tendente al granato, si percepiscono note di frutta matura, erbe officinali, spezie dolci, sottobosco, attacco caldo, setoso, tannini copiosi, austero, armonioso e durevole.
    Sito di riferimento: https://www.castellodiradda.com/

    Calici di Chianti Classico Gran Selezione, foto dell'autore
    Calici di Chianti Classico Gran Selezione, foto dell’autore

    Dopo la degustazione ci siamo recati nel prato di fronte all’Enoteca per assaporare alcuni prodotti tipici locali presenti su un ricco buffet e accompagnati da una selezione di vini dell’azienda Agricola Fèlsina.

    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance
    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance

    Sito cantina: https://www.felsina.it/

    Blog dell’autore: https://cloudwine9.com/

    Diti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ https://www.papillae.it/

     

  • Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024

    Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024

    Corte Anna, vini che ispirano poesia, parole e storia

    di Elsa Leandri

     

    Sirmione, perla delle penisole
    E delle isole che appartengono a Nettuno,
    Nel mezzo di laghi cristallini e mare aperto…
    (Cit. Carme XXXI Catullo)

    Così Catullo, quando torna dalla guerra in Bitania, si rivolge a Sirmione, luogo di pace e di serenità, nonché sua città natale e dimora della sua famiglia e nella quale riesce a trovare un confortante rifugio. Questo lembo di terra che si affaccia sul lago di Garda, celebre per il suo clima simile a quello mediterraneo, oltre ad essere meta turistica per la sua bellezza e per le celeberrime Grotte di Catullo, ha il vanto di proporre dei vini bianchi qualitativi, che rientrano nella denominazione Lugana, il cui vitigno protagonista è il Trebbiano di Lugana conosciuto anche come Turbiana.

    Questa Doc che si estende a sud del lago, comprende cinque comuni di cui quattro (Sirmione, Desenzano, Lonato e Pozzolengo) in Lombardia, in provincia di Brescia, e uno in Veneto (Peschiera), in provincia di Verona. La presenza di uva in questo territorio risale all’Età del Bronzo, così come è confermato dalla presenza di vinaccioli di Vitis Silvestris, ritrovati nelle palafitte site nel comune veronese.

    Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell'autrice
    Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell’autrice

    Questa terra in origine paludosa e acquitrinosa, grazie all’opera di bonifica iniziata nel Quattrocento ha permesso di offrire le caratteristiche territoriali idonee, grazie alla natura pianeggiante e argillosa, per la coltivazione di questo particolare vitigno.

    Per poter scoprire appieno questa denominazione è possibile seguire il percorso enoturistico che si estende per 45 km e che permette di avere una visione completa sia dei centri abitanti e delle loro opere artistiche, sia di visitare qualche cantina di Lugana Doc.

    Una di queste è la Cantina Corte Anna, di proprietà di Anna Palvarini, che si trova proprio nel paese natio del succitato poeta latino.
    Quest’azienda nasce nel 1978, in seguito all’acquisizione di 12 ettari, di cui 4 vitati. La volontà di questa incredibile donna di concentrare maggiormente le proprie energie verso la viticoltura ha fatto in modo che questa crescesse raggiungendo gli attuali 10 ettari impiantati principalmente con il celebre vitigno autoctono turbiana, anche se sono presenti alcuni ceppi di cabernet sauvignon.

    Al di là delle parole quello che ci permette di scoprire più da vicino questa realtà è l’assaggio del Lugana Doc e della Riserva, così da poter capire appieno le sue caratteristiche.

    Lugana Doc 2023
    (Vinificazione e affinamento in acciaio)

    Paglierino di media fittezza. Impatto olfattivo seducente che verte su richiami floreali di biancospino e caprifoglio, di timo, salvia e lemongrass e del suo tipico sentore di mandorla. Avvolgente inizialmente con cenni di pesca nettarina a cui sussegue un connubio tra freschezza e sapidità prolungandosi lungamente su un finale saporito dal flavor di scorza di pompelmo.

    Lugana Doc 2023, articolo: Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell'autrice
    Lugana Doc 2023, articolo: Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell’autrice

    Antico Vigneto Lugana Riserva Doc 2020
    (Affinamento in acciaio per 18 mesi su fecce fini)

    Vivace dal color paglierino. Il giallo bouquet floreale di ginestra, mimosa si intreccia a ricordi d susina gialla, pesca e ananas. Elegante nei cenni balsamici, di mandorla tostata e di fieno. Spicca per la sua mineralità in bocca che regala una lunga chiusura su echi di scorza di cedro.

    Antico Vigneto Lugana Riserva Doc 2020, articolo: Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell'autrice
    Antico Vigneto Lugana Riserva Doc 2020, articolo: Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell’autrice

    Questi due vini racchiudono le tipicità di questi prodotti: la presenza del profumo di mandorla, i richiami agrumati all’olfatto e, nel cavo orale, il dialogo tra la freschezza e la sapidità marcata accompagnato da un’avvolgenza iniziale.
    La base è ideale per accompagnare i piatti della cucina a base di pesce di lago, come un’insalata di lenticchie con trota affumicata, mentre la Riserva la possiamo consigliare anche con formaggi come la toma piemontese o una fontina.

    Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell'autrice
    Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell’autrice

    A questo punto non vi rimane che testare gli abbinamenti suggeriti e provarne anche altri!
    Buona degustazione e Buon Appetito!

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito cantina: https://corteanna.com/

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Podere dell’Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità

    Podere dell’Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità

    Viaggi, vacanze e visite di qualità con vini da assaggiare

    Di Adriano Guerri

    Dopo svariati incontri avvenuti in diverse kermesse enoiche, lunghe e piacevoli chiacchierate tra assaggi di vini con Fabrizio Forconi di Podere dell’ Anselmo è giunto finalmente il giorno della mia seconda visita in azienda.

    Podere dell'Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell'autore, i Vigneti
    Podere dell’Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell’autore, i Vigneti

    La visita in cantina, prima in zona di vinificazione e poi di affinamento ha anticipato uno squisito pranzo servito nella panoramica terrazza del ristorante con abbinamento e degustazione dei capolavori di Podere dell’Anselmo.

    Il podere dell’Anselmo è posto tra le dolci colline di Montespertoli, e nelle vicinanze del capoluogo toscano. Un luogo di straordinaria bellezza, immerso nel cuore del Chianti, in un piccolo borgo che è stato di recente restaurato, tra la natura di accurati filari di vigne, piante di olivo, cipressi, bosco, antichi e imponenti castelli. Oggi è di proprietà di Fabrizio Forconi, il quale dopo aver ottenuto la laurea in ingegneria, decise di occuparsi dell’azienda di famiglia, già avviata dal nonno agli inizi del 19° secolo.

    Podere dell'Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell'autore, il Podere, ingresso
    Podere dell’Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell’autore, il Podere, ingresso

    Le varietà allevate in vigna sono prevalentemente autoctone e seguono i dettami dell’agricoltura biologica e biodinamica. Questi sono i vitigni primariamente coltivati: Sangiovese, Colorino, Cabernet Sauvignon, Malvasia del Chianti, Vermentino e Sauvignon. La raccolta delle uve completamente di proprietà avviene rigorosamente a mano.

    Podere dell'Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell'autore, la cantina
    Podere dell’Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell’autore, la cantina

    La superficie vitata si attesta su oltre 24 ettari ad altimetrie che si aggirano intorno ai 120 metri s.l.m. su terreni argillosi, calcarei e ricchi di minerali. La cantina è moderna e vanta attrezzature evolute che con l’arrivo di uve sane e la sapiente conoscenza di Fabrizio ed i suoi collaboratori e con la consulenza dell’esperto enologo Fabio Signorini danno origine a vini di eccellente qualità.

    Oltre alla cantina, Podere dell’Anselmo vanta un agriturismo con appartamenti raffinatamente restaurati e mette a disposizione un ristorante, con preparazioni di prodotti locali, una piscina e vi è la possibilità di fare lunghe e piacevoli passeggiate sia a cavallo sia in mountain bike nell’incantevole campagna toscana.

    Podere dell'Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell'autore, i vini in degustazione
    Podere dell’Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell’autore, i vini in degustazione

    Note degustative dei vini:

    Anselmino Toscana Igt 2023 – Sauvignon Blanc – Giallo Paglierino con sfumature dorate, emana sentori di ananas e frutta esotica in genere, al gusto è piacevolmente fresco, sapido, suadente e dotato di una lunga persistenza aromatica.

    Terre di Bracciatica BiancoToscana Igt 2023 – Vermentino – Giallo paglierino luminoso con riflessi che virano sul dorato, sprigiona sentori di biancospino, pesca, mango e papaya, su scia agrumata, il sorso è vibrante e saporito.

    Marea BiancoToscana Igt 2023 – Malvasia del Chianti – Giallo dorato luminoso, al naso giungono sentori di mela, ananas e pompelmo, al palato è piacevolmente fresco e leggiadro, il sorso rimane in bocca a lungo.

    Chianti Montespertoli Docg 2022 – Sangiovese – Rosso rubino trasparente, rivela sentori di viola mammola, ciliegia, lampone e sottobosco, al palato è setoso, avvolgente e dotato di una buona piacevolezza di beva.

    Terre di Bracciatica Rosso Toscana Igt 2018 – Sangiovese e complementari – Rosso rubino intenso, al naso arrivano sentori di ciliegia, lamponi, prugna e spezie dolci, al palato è generoso, pieno ed armonico.

    Era ora Rosso Toscana Igt 2018 – Sangiovese 100% – Rosso granato intenso, emana note di mora, prugna, pepe nero e nuances mentolate, al palato è rotondo con tannini nobili e coerente.

    Pax Rosso Toscana Igt 2016 – Colorino – Rosso granato intenso, sprigiona sentori di amarena, sottobosco, vaniglia e polvere di cacao, gusto pieno ed appagante, sorso accattivante e duraturo.

    Per concludere vorrei ringraziare Fabrizio ed i suoi collaboratori per la gentile accoglienza, la disponibilità ed il tempo a me dedicato.

    Podere dell'Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell'autore, le botti di piccole dimensioni
    Podere dell’Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell’autore, le botti di piccole dimensioni
    Informazioni

    Agriturismo Podere Dell’Anselmo
    Via Panfi Anselmo, 12
    50025 Montespertoli FI

    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance
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  • La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024

    2024 ALBANIA: LA KANTINA BALAJ E IL PROGETTO SEB WINERY (1 PARTE)

    di Cristina Santini

    Sebbene non sia ampiamente conosciuta a livello internazionale come altre nazioni vinicole, l’Albania vanta in realtà una delle più antiche tradizioni di produzione del vino al mondo, risalente addirittura all’età del bronzo, circa 3.000 anni fa.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Situata nell’antica regione degli Illiri, il territorio ha ospitato un fiorente settore vitivinicolo già molto prima dell’espansione dell’Impero Romano, il quale contribuì ulteriormente alla sua crescita e sviluppo. Tuttavia, durante i lunghi secoli di dominio ottomano, questo importante comparto produttivo subì un drastico declino, dovendo attendere la dichiarazione di indipendenza del 1912 per poter conoscere una vera e propria rinascita, con un incremento della superficie vitata che arrivò a toccare i 15.000 ettari. Nonostante ciò, nel corso della sua storia millenaria, il Paese ha dovuto affrontare numerose alterne vicende che hanno portato il settore enologico a sperimentare più volte momenti di recessione e crisi, prima di riuscire a risollevarsi e riaffermarsi come una delle nazioni vinicole più antiche dell’intero Vecchio Continente.

    Nel 1933, la devastante epidemia di fillossera ha gravemente danneggiato i vigneti di gran parte del mondo, compresa l’Albania. L’industria è stata messa in ginocchio, con interi appezzamenti di vigneti spazzati via. Poi, all’indomani della seconda guerra mondiale, seguì un lungo periodo di ripresa e crescita, mentre il paese lavorava per ricostruire le sue capacità di produzione vinicola.

    E’ stato solo con la parziale privatizzazione delle proprietà terriere in seguito alla caduta del regime di Enver Hoxha che l’industria vinicola ha potuto riguadagnare la sua posizione e iniziare a riaffermare il suo ruolo. Oggi l’Albania vanta oltre 26.000 ettari di vigneti e il settore è tornato a essere in ascesa.
    Questa rinascita è dovuta in gran parte a un afflusso di investimenti esteri e al sostegno dei programmi di finanziamento dell’Unione Europea.
    Tuttavia, forse il fattore più importante è l’immenso orgoglio e la determinazione del popolo albanese nel valorizzare le caratteristiche del proprio terroir attraverso la produzione di vini di grande qualità. Il futuro della viticoltura appare luminoso, poiché questo settore resiliente continua a risorgere dalle sfide del passato.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Oggi la sfida più importante è quella di convincere i ristoranti e gli alberghi albanesi a proporre i vini locali.
    Circa una trentina sono le cantine che producono vino, molte delle quali gestite da imprenditori albanesi che hanno avuto l’opportunità di studiare e fare stage in diverse parti d’Italia. Forti di questa preziosa esperienza maturata all’estero, questi giovani viticoltori stanno ora mettendo in pratica le loro competenze per dar vita a vini autenticamente albanesi, che riflettono la ricchezza e la diversità dei terroir locali.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Una di queste realtà di successo è la Kantina Balaj di Mifol, nel Distretto di Valona, che abbiamo avuto il piacere di visitare durante il nostro soggiorno estivo in questa meravigliosa terra dalle mille sfaccettature. Qui abbiamo apprezzato da vicino l’impegno e la passione di un vignaiolo determinato a valorizzare il patrimonio enologico del suo Paese e a farlo conoscere e apprezzare non solo sul suo territorio ma anche fuori dai confini nazionali.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Artan Balaj ci racconta che dopo 17 anni in Italia è tornato in Albania per avviare quello che è sempre stato il suo sogno: fare vino nella sua Patria. “Quando ero in Italia avevo già la convinzione di avere una grande terra, tutte le premesse che avevo in mente sono divenute realtà con grandi risultati direi. Il nostro lavoro, facendo biologico e naturale, ha portato a grandi sfide ma anche a grandi soddisfazioni. Ci dà tanta speranza per continuare su questa strada, penso che con la natura che ci circonda e il territorio che abbiamo ci aspettano grandi cose in futuro.”

    Ad un certo punto della storia, nel 2021 nasce il progetto SEB winery – Vlore, insieme a Vincenzo Vitale di Ais Club Albania e Daniela, guidato dal sogno di produrre vini che ricordino il passato.

    Vincenzo ci racconta il progetto: “Stiamo cercando di fare una linea di vini per il mercato internazionale, quindi un pò per tutta l’Europa, compresi i Paesi asiatici e gli Stati Uniti. Siamo pronti, abbiamo fatto delle degustazioni per vedere se il vino può piacere. Abbiamo portato avanti questo lavoro non perché i vini della Cantina Balaj non siano buoni.

    I vini di questa cantina hanno una territorialità, una produzione locale che rispetta il gusto degli albanesi legato soprattutto ad un’alcolicità importante, a vini complessi, strutturati, tannici, per cui Artan ha costruito la Cantina per vendere in Albania questa tipologia di vini. Quando poi ha cominciato a capire che ci poteva essere un mercato all’estero e ho cominciato ad insistere, sono subentrato facendo un piccolo investimento cercando di portare avanti il progetto Seb al di fuori dell’Albania con varietà esclusivamente autoctone, ma soprattutto con vini più facili da bere, più gastronomici, con un tannino non troppo invadente, con una grande freschezza perché il vino in qualche modo deve rinfrescare la bocca, con un corpo medio. Insomma vini che vanno bene a livello gastronomico con diversi piatti.”

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Difatti, la sera successiva alla nostra visita, abbiamo partecipato all’evento-cena organizzato dalla Cantina Balaj e Seb Winery con il Ristorante Bujar di Valona, di cui vi parlerò nella seconda puntata, dove abbiamo avuto la certezza di quanto appena descritto: vini freschi, di bassa alcolicità, versatili e rossi di 12,5/13 gradi abbinati piacevolmente al pesce. Quindi l’idea è quella di arrivare alla maggior versatilità con prodotti di bassa alcolicità dai risultati soddisfacenti come abbiamo potuto appurare.

    Ma facciamo un passo indietro.

    La Cantina di produzione si trova all’interno di un tunnel, un tempo abbandonato e ristrutturato negli anni da Artan, scavato dagli italiani nel 1928 e utilizzato per far passare il treno che trasportava la ghiaia dal fiume. La temperatura costante di 12°C tutto l’anno al suo interno è una sfida significativa, soprattutto per i vini naturali, data la posizione remota della galleria rispetto alla residenza e la mancanza di controllo delle temperature. Ci troviamo in un’azienda che produce 20000 bottiglie l’anno in dieci etichette dai disegni veramente accattivanti.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, cantina
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, cantina

    I sette ettari di vigneti, dislocati in vari punti sulle colline di fronte alla baia di Valona, a due passi dal mare Adriatico e dalle splendide saline naturali, affondano le radici in terreni di origine alluvionale, sabbiosi e ciottolosi.
    Alcune di queste piante sono ancora allevate ad alberello con delle rese bassissime, tra i 20 e i 40 quintali per ettaro.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne

    Durante la nostra visita, abbiamo avuto a disposizione una vasta gamma di campioni provenienti da diversi affinamenti che ci hanno lasciato molto colpiti dall’eccezionale lavoro svolto qui. In prima linea c’e lo Shesh i bardhe, un vitigno autoctono a bacca bianca che è il più coltivato nell’Albania centrale, originario del villaggio di Shesh vicino a Ndroqi, nella periferia della capitale Tirana.

    Quest’uva così versatile mostra una notevole acidità e potenziale di invecchiamento, favorevole all’impiego di una vasta gamma di tecniche per esaltarne la piena espressione, dalle lunghe macerazioni sulle bucce alla maturazione in una varietà di recipienti tra cui acciaio, cemento, anfora e rovere.
    Abbiamo avuto la fortuna di degustare l’intero spettro delle interpretazioni di questo vitigno, che ci hanno offerto una prospettiva unica, che si trattasse della mineralità tesa della versione non invecchiata, della sontuosa consistenza impartita dal tempo passato in anfora o della complessa stratificazione di sapori ottenuta attraverso l’uso giudizioso del rovere francese.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne

    Oltre al fiore all’occhiello Shesh i bardhe, abbiamo anche assaggiato una serie di altri vitigni autoctoni e internazionali che hanno ulteriormente messo in mostra la diversità del patrimonio viticolo albanese. È stato entusiasmante approfondire questo interessante programma enologico e assistere in prima persona alla passione e all’abilità che si celano in ogni bottiglia.

    Di seguito, raccontiamo un breve riepilogo di tutti i calici degustati. Per quanto fosse necessario menzionarne solo alcuni, abbiamo ritenuto doveroso descrivervi ognuno di essi, poiché abbiamo voluto evidenziare la loro eccellente qualità e il notevole impegno profuso in questi anni.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Lagune 2023 è l’autentica espressione del territorio miscelando tre vitigni: Shesh i Bardhë, Debinë bianca di Përmet e Pulës di Berat, le cui uve sono allevate intorno alla cantina di Mifol.
    Questo vino è realizzato senza l’aggiunta di solforosa e con un processo di fermentazione spontaneo, rinunciando alla filtrazione e optando per un periodo di maturazione per ora di tre mesi in vasche di cemento appositamente progettate. Questi recipienti presentano un interno a forma di uovo che crea un delicato vortice circolare, imitando il processo naturale del batonnage. Le pareti lisce dei serbatoi riducono al minimo l’attrito, consentendo al vino di invecchiare con grazia e sviluppare un profilo complesso e stratificato.

    Sia all’olfatto che al palato, presenta un’abbondanza di frutta candita e spezie coltivate in montagna, con una gradazione alcolica di 12% e un’acidità vibrante e purificante che persiste a lungo dopo ogni sorso. La natura tonica e persistente del vino evoca l’aroma fresco e maturo dell’albicocca, invitando ad assaporare ogni sfumatura e ad apprezzare la meticolosa attenzione ai dettagli.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Shesh i Bardhe 2023 rappresenta un allontanamento significativo dall’offerta dell’anno precedente. Mentre l’edizione 2022 prevedeva un periodo di macerazione prolungato di 40 giorni e una gradazione alcolica più elevata (ne parleremo nel prossimo articolo in abbinamento al cibo), la versione 2023 adotta un approccio nettamente diverso.

    Il tempo di macerazione è molto più breve, di soli 20 giorni, con conseguente riduzione del livello alcolico del 12%, una differenza immediatamente evidente e di grande impatto. Il profilo è più fresco e vibrante, con sapori di frutta che assumono un carattere più leggero, dalle note di erbe di montagna e fiori di camomilla che aggiungono una delicata complessità aromatica, completando l’ampia e ricca struttura e la vivace acidità del vino.
    Questa interazione di freschezza, fruttato e presenza materica crea un’esperienza di consumo assolutamente piacevole, rendendo lo Shesh i Bardhe 2023 un’opzione altamente versatile, adatta sia per sorseggiare un aperitivo che per accompagnare piatti di carne più sostanziosi.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione

    Shesh i Bardhe “Orange” 2022 è un orange wine davvero straordinario che viene sottoposto a un meticoloso processo di macerazione di 30 giorni sulle bucce, conferendogli una profondità di sapore e aroma per poi affinare 12 mesi in anfora. Al naso è profondamente espressivo, ricco di un bouquet di seducenti note terziarie che evocano un senso di raffinatezza.

    La sua impressionante freschezza ed il suo equilibrio sono la testimonianza della mano esperta. Possiede una seducente qualità balsamica che danza sul palato, fornendo un seducente gioco di sapori. Nonostante la sua gradazione alcolica di 14,5%, l’alcol si integra perfettamente, senza mai sovrastare le delicate sfumature del vino. In bocca è ampio e generoso, con una notevole struttura in grado di reggere il confronto con carni rosse o formaggi complessi.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione

    In un ameno colpo di scena, Vincenzo, Artan e Daniela ci portano all’esterno per farci degustare un tesoro sepolto nella terra, un Orange 2022 che riposa in grandi damigiane scolme per una ventina di centimetri. Questa tecnica unica conferisce sottili note di ossidazione che aggiungono un ulteriore strato di complessità al vino, elevandolo a nuove vette di eccellenza. La tonalità dorata risultante, simile al miele, è una rappresentazione visiva della profondità e del suo carattere. Questo è un vino che chiede di essere assaporato e apprezzato per il capolavoro che è.

    Dall’anfora alle damigiane interrate, lo Shesh i Bardhë viene anche lasciato riposare da ben 17 anni in barriques molto usate, infondendo complessità e profondità sorprendenti. Un connubio di note intense e avvolgenti di creme caramel, fieno secco e vaniglia tostata che crea un bouquet olfattivo estremamente elegante e intrigante.

    Ciò che rende ancora più affascinante questo vino è il processo di lavorazione perpetuo, in cui si preleva un po’ di vino e si integra con del nuovo, creando così una specie di “rabbocco perpetuo” che, da un lato, mescola le annate e, dall’altro, si carica di tutte le sostanze organolettiche cedute dalla botte, favorendo una perfetta integrazione degli aromi e una struttura tannica morbida e setosa. Il risultato finale è un calice da meditazione, in grado di regalare un’esperienza sensoriale profonda e avvolgente, ideale per essere degustato e apprezzato con calma e attenzione. Questa è la magia di un vino pensato per durare in eterno.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Con una composizione di 50% Kallmet, 35% Shesh i Zi e 15% Vlosh, Sason 2023 offre armoniose e prominenti note di rosa canina, evocando le immagini di un rigoglioso giardino in fiore. Intrecciati sono sentori di erbe balsamiche, che conferiscono una complessità rilassante e terrosa che bilancia il profilo del vino. Mentre bevi un sorso, i sapori di frutta matura prendono vita, avvolgendo il palato in un abbraccio succulento. La bocca ampia ed espansiva invita ad assaporare ogni momento, incoraggiando a gustarlo fresco per il massimo ristoro. È un vino che affascina fin dalla prima mescita con un’esperienza di bevuta immediata e gratificante, accessibile e sofisticata. Ideale sia abbinato a un pasto leggero o sorseggiato da solo.

    Il Plaku 2023 è un vino rosso dalla gradazione alcolica di 12,5% che raggiunge un equilibrio armonico, non travolge ma nemmeno delude il palato. L’assemblaggio è una sinfonia di varietà, con oltre il 50% di Shesh i Zi, il 25% di Vlosh e una minoranza di uve Cabernet, tutte vinificate separatamente per preservare le loro caratteristiche uniche. La cuvée risultante viene poi assemblata in recipienti di cemento, dove subisce un processo di maturazione di 12 mesi, seguito da un breve periodo in acciaio inox prima dell’imbottigliamento.

    A partire dal 2024, verrà utilizzato esclusivamente il cemento, evitando l’uso di botti di rovere. Come afferma giustamente Artan, l’influenza del legno è ora considerata obsoleta, permettendo alla vera essenza del terroir di risplendere senza ostacoli. Il naso è intenso e profondamente aromatico, ricco di note di ribes nero, bitume e un mellifluo sottofondo minerale. L’acidità è notevolmente fresca e veemente, mentre i tannini sono morbidi ed elastici, creando un’esperienza di beva immediata e allettante. Incarna uno stile intrinsecamente moderno, ma saldamente radicato nelle tradizioni e nel terroir delle sue origini.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Al contrario il Plaku 2022 matura in grandi botti di castagno di terzo passaggio concedendogli un carattere distintivo.
    Il vino assume profumi combinati di fichi, frutta secca e bacche rosse, mentre l’aggiunta di carruba conferisce una qualità terrosa, quasi radicale. L’elevata acidità fornisce una spina dorsale rinfrescante, bilanciando i tannini setosi e vellutati.
    Questa intricata combinazione di sapori e consistenze crea un’esperienza di consumo davvero ipnotica, con ogni sorso che rivela nuove dimensioni di questa straordinaria annata. In questo caso, siamo un pò contrari all’abbandono del legno.

    Il Vlosh 2022 attira subito l’attenzione. Ha un profilo strutturato e corposo e un’impressionante gradazione alcolica che si aggira intorno ai 15,3%. Al naso, aromi palpitanti di fragola fresca e uva sultanina carnosa avvolgono i sensi, suggerendo la profondità e la complessità a venire. La maggior parte delle viti utilizzate per la produzione di questo vino sono ancora allevate con il metodo tradizionale dell’alberello, che conferisce una qualità elegante e artigianale al prodotto finito.

    Quando il vino si apre nel bicchiere, rivela un palato sontuoso e dalle spalle larghe, ricco di sapori di frutta matura, quasi gommosi che ricoprono la lingua di una ricchezza vellutata. La struttura e l’intensità complessiva di questo grande vino da agnello mostrano un grande senso di peso e sostanza che persiste a lungo dopo ogni sorso. Una miscela armoniosa di potenza, finezza e puro piacere sensoriale.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Per il Merlot, l’annata 2022 è stata una delle più belle della memoria recente per questo celebre vitigno, con le uve provenienti dal pionieristico vigneto Balian che è stato piantato per la prima volta nel 2010. Purtroppo, le viti originali di questo prezioso appezzamento hanno ceduto alle malattie, rendendo necessario un reimpianto con la resistente uva Vlosh. Eppure questa avversità è servita solo ad aumentare l’eccezionale qualità del vino che ne è derivato.

    Al naso è un bouquet inebriante di violette, bacche scure e spezie sottili. Alla beva è a dir poco corposo con una perfetta integrazione di tannini maturi e setosi che forniscono struttura senza astringenza.
    C’è una notevole profondità e concentrazione in questo Merlot, che trasmette un profondo senso del luogo, ma rimane elegante ed equilibrato, i sapori di frutta matura si estendono fino a un finale lungo e appagante. E’ un vino che cattura i sensi, una vera testimonianza della resilienza di questo vigneto.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Il Caberlot 2022 è un rosso complesso che stuzzica i sensi. Al primo naso, l’aroma è profondo e provocante, evocando il profumo ricco e confetturato delle prugne secche mescolato alle note di cioccolato fondente. Man mano che il vino si apre, i tannini diventano più pronunciati, creando una sensazione di secchezza al palato che è comunque raffinata ed elegante, piuttosto che aspra o astringente. Questo è un vino, dal grande potenziale di invecchiamento, che implora di essere abbinato a piatti sostanziosi e saporiti, il tipo audace che può resistere alla ricchezza di una bistecca succosa o all’umami saporito di un pezzo di selvaggina ben scottato.

    In chiusura vi raccontiamo il Syrah 2022 che è stato meticolosamente invecchiato in acciaio, cedendo purezza e vivacità al suo profilo. Quando portiamo il bicchiere al naso, l’aroma ci avvolge, rivelando note terrose di muschio e sottobosco, a testimonianza del legame del vino con la terra. Al palato, attira l’attenzione la sua gradazione alcolica che supera i 15%, creando una presenza audace e assertiva.

    I sapori di grafite e carruba danzano sulla lingua, intrecciandosi con l’essenza distinta del torso di banana matura, aggiungendo strati di complessità e intrigo. È un calice che invita alla contemplazione, coinvolgendo il bevitore ad assaporare ogni sorso e a scoprire la miriade di sensazioni che ha da offrire.

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

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  • La Piemontina 2024, vivace azienda dai vini territoriali

    La Piemontina 2024, vivace azienda dai vini territoriali

    Ai piedi del Monte Rosa, a Sizzano, sorge una cantina il cui nome evoca immediatamente la regione in cui ci troviamo: La Piemontina.

    di Elsa Leandri

    Realtà nata nel 2010 con l’acquisto dei primi vigneti oggi conta 60 ettari di cui 21 dedicati alla viticoltura. La proprietà è di Liudmila Brobova, che con l’aiuto dell’enologo Marco Ronco, si è concentrata in questa impresa volta a elevare e a custodire quei vitigni tipici della regione sabauda come la vespolina, la croatina, il greco novarese oltre al celeberrimo nebbiolo, presente qui anche nel clone spanna.

    Il fatto di aver intrapreso questo percorso dalle basi, ha permesso di valutare quale vitigno si adattasse meglio a ogni esposizione e a ogni sottosuolo, in modo da predisporre il tutto per ottenere dei prodotti di qualità.

    A questo punto è opportuno riportare i vari tipi di terreni che possiamo incontrare in questa zona. Sono tutti di origine morenica e sono particolarmente ricchi di argilla, tufo e caolino così da garantire rispettivamente un approvvigionamento continuo di acqua, di minerali e una protezione dai raggi solari e dagli eccessi termici.
    Liudmila ha come obiettivo quello di far vivere il suo vino a 360 gradi, coinvolgendo e volendo diventare un punto di riferimento, o come ama dire lei, un centro di gravità, per tutte le persone amanti del cibo e del vino, ma anche della storia, dell’arte, della natura e della compagnia:

    questo l’ha portata a investire nel 2019 in una nuova cantina ampia e spaziosa, progettata dal Dott. Arch. Attilio Barone, e che va a creare un andamento collinare tra le colline.

    La Piemontina 2024, vivace azienda dai vini territoriali, foto da sito
    La Piemontina 2024, vivace azienda dai vini territoriali, foto da sito

    Addentriamoci ora nella parte degustativa.

    Colline Novaresi Bianco DOC 2022- 100% Greco Novarese

    Paglierino vivace. Si apre sui sentori floreali di mughetto, gelsomino per arricchirsi con echi di pesca bianca, lemongrass. Leggera nota balsamica in chiusura. Duetto tra freschezza e sapidità che si prolunga su flavor di scorza di cedro.

    Colline Novaresi Bianco DOC 2022- 100% Greco Novarese, foto dell'autrice, articolo: La Piemontina 2024, vivace azienda dai vini territoriali
    Colline Novaresi Bianco DOC 2022- 100% Greco Novarese, foto dell’autrice, articolo: La Piemontina 2024, vivace azienda dai vini territoriali

    Colline Novaresi Vespolina DOC 2020- 100% Vespolina

    Carminio fitto. I ricordi di mora, prugna, mirtillo e ribes nero affiancati da eleganti e tipici tocchi di iris e violetta sono ravvivati da sbuffi di pepe nero, cannella e vaniglia. Entra avvolgendo il palato per poi verticalizzarsi con una freschezza che sostiene un grip tannico fruttato. Si dissolve lentamente su echi di frutta scura.

    Colline Novaresi Vespolina DOC 2020- 100% Vespolina, foto dell'autrice, articolo: La Piemontina 2024, vivace azienda dai vini territoriali
    Colline Novaresi Vespolina DOC 2020- 100% Vespolina, foto dell’autrice, articolo: La Piemontina 2024, vivace azienda dai vini territoriali

    Colline Novaresi Nebbiolo DOC 2020- 100% Nebbiolo

    Carminio di media fittezza. Nitido e attraente l’impatto olfattivo in cui si susseguono mora di gelso, ciliegia, confettura di ribes rosso con un soffio balsamico d’eucalipto. La decisa freschezza riesce a mitigare in parte il pseudocalore lasciando il cavo orale con un’eco leggermente amaricanate.

    Colline Novaresi Nebbiolo DOC 2020- 100% Nebbiolo, foto dell'autrice, articolo: La Piemontina 2024, vivace azienda dai vini territoriali
    Colline Novaresi Nebbiolo DOC 2020- 100% Nebbiolo, foto dell’autrice, articolo: La Piemontina 2024, vivace azienda dai vini territoriali

    E concludiamo con una mini verticale di Ghemme 2019 e 2018.

    Ghemme DOCG 2019 – 100% Nebbiolo

    Carminio luminoso. Elegante mix tra frutta e sentori empireumatici: amarena, sottobosco, pot pourri di fiori viola, arancia sanguinella sono impreziositi da rimandi di cioccolato fondente, tabacco e cannella. L’impatto pseudocalorico iniziale viene bilanciato in parte dalla freschezza e dal tannino fruttato. Chiude su ciliegia in sotto spirito.

    Ghemme DOCG 2019 - 100% Nebbiolo, foto dell'autrice, articolo: La Piemontina 2024, vivace azienda dai vini territoriali
    Ghemme DOCG 2019 – 100% Nebbiolo, foto dell’autrice, articolo: La Piemontina 2024, vivace azienda dai vini territoriali

    Ghemme DOCG 2018 – 100% Nebbiolo

    Carminio con riflessi granato. Su un tappeto di viola e rosa essiccati si elevano effluvi di ciliegia marasca sotto spirito, sottobosco, liquirizia. Finale di tamarindo, china, tabacco Kentucky e orangette. L’entrata vigorosa è sostenuta da una mitigata freschezza e da tannini levigati.

    Ghemme DOCG 2018 - 100% Nebbiolo, foto dell'autrice, articolo: La Piemontina 2024, vivace azienda dai vini territoriali
    Ghemme DOCG 2018 – 100% Nebbiolo, foto dell’autrice, articolo: La Piemontina 2024, vivace azienda dai vini territoriali

    La cantina produce anche uno spumante metodo classico a base di greco novarese: vitigno un po’ originale per un metodo classico ma che saremmo curiosi di provare dato l’interessante connubio tra freschezza e sapidità già nel fermo. Chissà se in un futuro non ci delizieranno anche con un metodo classico a base nebbiolo? Non ci rimane che seguire passo passo il loro operato, dal momento che è un’azienda in completa espansione tant’è che prevede di elevare gli ettari vitati da 21 a 35-40. Stay tuned!

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Siro cantina: https://www.lapiemontina.com/

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