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  • Antropologia culturale in un bicchiere di vino 2022.

    Antropologia culturale in un bicchiere di vino 2022.

    Antropologia culturale in un bicchiere di vino 2022.

    Di Zombiwine

     

    Antropologia culturale in un bicchiere di vino 2022, Zombiwine.
    Antropologia culturale in un bicchiere di vino 2022, Zombiwine

    Lo so questo titolo sembra un po bislacco, ma fidatevi non è stato scelto per stupirvi a tutti i costi; dietro c’è un profondo ragionamento che vorrei fare con voi.

    Definire, catalogare, inquadrare un concetto all’interno di un vasto insieme che ci permette di comprendere in mondo intorno a noi: questo è quello che rende l’umanità se stessa, la capacità di estrarre concetti complessi e combinarli all’interno di uno schema.

    Ma qualche volta questo schema perde la sua connotazione originaria poiché al suo interno avviene una mutazione , uno scisma un moto di ribellione ad un ordine precostituito.

    Prendiamo la parola bere: indica latto di ingerire un liquido, è un verbo fondamentale per la sopravvivenza. Fin qui tutto bene.

    Prendiamo la parola bere: indica latto di ingerire un liquido, è un verbo fondamentale per la sopravvivenza. Fin qui tutto bene.
    Prendiamo la parola bere: indica latto di ingerire un liquido, è un verbo fondamentale per la sopravvivenza. Fin qui tutto bene…Zombiwine in meditazione

    Bere pero che cosa?

    Nonostante noi abbiamo bisogno di acqua storicamente l’acqua non è stata sempre potabile e  l’uomo ci ha messo molto a capire come renderla sicura.
    Quindi bere indica consumare un liquido diverso dal H2o. Due erano i macro-mondi che venivano consumati con una certa sicurezza.

    Sostanze dissetanti, sostanze sicure, sostanze magari inebrianti e quindi bere divenne anche sinonimo di consumare alcolici o comunque bevande culturalmente importanti.
    In Europa si consumavano bevande fermentate, non per forza alcoliche, ma semplificando all’estremo il concetto diciamo vino e birra, infusi per l’oriente con il consumo del thè.

    In entrambi i casi, l’uomo usava un processo empirico che tendeva a dare una bevanda più salubre delle acque dei pozzi, grazie all’alcol e alla bollitura delle acque.

    Antropologia culturale in un bicchiere di vino.
    Antropologia culturale in un bicchiere di vino.

    Antropologia culturale in un bicchiere di vino.

    Ora voi vi starete chiedendo dove io voglia andare a parare: la prima persona in duemila miliardi milioni di anni a spiegare effettivamente il processo di fermentazione (anche se sarebbe più corretto parlare al plurale quindi fermentazioni ) fu il francese Louis Pasteur che oltre ad aver scoperto la pastorizzazione, ha studiato , compreso e spiegato la fermentazione
    alcolica e le varie malattie del vino.

    Finalmente siamo al punto in cui volevo portarvi, da questo momento in poi l’umanità ha fatto un salto evolutivo immane, pensate come in cinquanta cento anni, l’uomo ha cambiato la sua vita come non era stato in grado di fare in mille; eppure noi qui oggi ci stiamo domandando perché e se a senso fare vino abbandonando le competenze chimiche e tecnologie conquistate.

    Bere cosa? Zombiwine e i suoi assaggi di vino
    Bere cosa? Zombiwine e i suoi assaggi di vino

    Il vino è un prodotto antropico e geografico

    Il vino è un prodotto antropico e geografico: attraverso un frutto racconta chi lo fa e dove lo fa. E’ normale che per accedere al benessere economico i contadini abbiano fatto tutto in loro potere per produrre vini stabili, bevibili, corretti, cercando di poter contrastare i danni dell’annata quando ce n’era bisogno, e di poter aumentare la quantità prima e la qualità dopo.

    Dopo tutto il vino (e la birra) per svariate migliaia di anni sono state i migliori amici dell’uomo e a volte con un tozzo di pane, il loro unico sostentamento.
    Lo so è un pippone storico.

    Ma come nasce un vino naturale? Ma allora che cos’è il vino naturale ? è uno scisma in un sistema, è una deviazione necessaria, è un salto evolutivo e sicuramente non è un involuzione.

    Per vino Naturale si intende un prodotto in cui i protocolli di coltivazione e vinificazione abbandonano i prodotti di sintesi chimica...
    Per vino Naturale si intende un prodotto in cui i protocolli di coltivazione e vinificazione abbandonano i prodotti di sintesi chimica…

    Vino Naturale

    Per vino Naturale si intende un prodotto in cui i protocolli di coltivazione e vinificazione abbandonano i prodotti di sintesi chimica sia in vigna che in cantina , le stabilizzazione tecnologica , lieviti di laboratorio, filtraggio e chiarifica.

    E’ un vino che si fa da solo quindi? Assolutamente no anzi è proprio il vino
    che non si può fare da solo!

    Se io decido di non usare trattamenti di sintesi in vigna non vuol dire che mi metto nelle mani del signore e prego che con la sua infinità bontà tenga lontano la grandine e poi quando questa arriva puntualmente lo bestemmio.

    Questo è l’atteggiamento antiscientifico di formazione religiosa.

    Il vignaiolo naturale invece i prodotti chimici che no usa li conosce bene, sa cosa fanno e come si usano proprio per non doverli usare trova una soluzione al problema!.
    In cantina un produttore naturale cercherà di fare un vino sincero e di interpretare la sua idea, avrà molti più criticità che potrebbero far nascere dei difetti, ma quello bravo sa evitare il problema a monte.

    Per fare un esempio il vino naturale non è assolutamente l’omeopatia ma semmai la fitoterapia e questo permette la creazioni di vini che avendo molti meno interventi enologici sono più rappresentativi (nel bene e nel male) del territorio di appartenenza.

    Ma come nasce un vino naturale?Antropologia culturale in un bicchiere di vino 2022.
    Ma come nasce un vino naturale?Antropologia culturale in un bicchiere di vino 2022.

    Ma come nasce un vino naturale?
    Il grande pro di questo approccio, oltre evitare di contaminare i terreni con sostanze che comunque sono tossiche, crea vini unici di anno in anno ma veicolati dalla sapienza odierna. Trasformano i vignaioli in custodi e in cambio restituiscono piccoli tesori.

    Il contro? Sono più difficili da fare, e spesso prezzo e risultati oggettivi non vanno a piedipasso, inoltre sono più soggetti ad errori umani e possono sviluppare più velocemente qualsiasi problema fermenrattivo .
    A saldo di quanto detto, sono i miei vini preferiti quelli naturali, poiché accetto bene qualche difetto se però il territorio di partenza è dipinto bene.Oggi stiamo vedendo sempre più migliorare questa corrente di pensiero.

    Antropologia culturale in un bicchiere di vino.

    E il cliente finale cosa beve? Beve quello che vuole ed è pure giusto così.
    Per sensibilizzarlo su questi vini, bisogna farlo bere; tanto e bene.

    Il gusto piano piano si forma e attraverso quello la cultura del buon bere ma non
    bisogna forzarlo, non è un soldato che deve essere spronato.
    Deve fare le sue esperienze e i suoi confronti senza la forzatura di stare in una setta.
    Faccio un unico esempio: il vino di Nonno che spesso diventava aceto.

    Vino che era leggenda al circolato delle carte: faceva schifo a tutti ma tutti se lo
    bevevano. Quel vino era il retaggio di mio nonno ed anche se non conteneva
    nulla non era naturale.

    Antropologia culturale in un bicchiere di vino 2022.
    Antropologia culturale in un bicchiere di vino 2022.

    Sembra un controsenso? Non lo è. Quel vino era pieno di saggezza e memoria popolare ma non aveva per niente sapienza.
    Non cera studio, non cera ricerca, e non cera neppure conoscenza delle trasformazioni che rendono un vino buono. Era sparutissimo di volatile che parva aceto, ed era normale che fosse così non poteva essere altrimenti.
    Quando invece c’è scienza e sapienza il discorso cambia totalmente.

    Conclusioni finali

    Questa introduzione ai vini naturali non vuole spiegare nulla ne essere
    didattica, sono mie elucubrazioni e spero che vi aiutano a sviluppare più
    seriamente le vostre idee; vi prometto che già dal prossimo articolo torniamo
    a parlare di vino con le bottiglie in mano.

    Di Zombiwine

    Il sopravvissuto che ama il vino, grande esperto di vini naturali, il racconta storie vere e reali senza peli sulla lingua
    Il sopravvissuto che ama il vino, grande esperto di vini naturali, il racconta storie vere e reali senza peli sulla lingua

    Sito Autore: https://www.zombiwine.com/

    Canale youtube autore: https://www.youtube.com/c/ZombiWine

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

     

  • Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano

    Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano

    Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano

    Di Elsa Leandri

     

    Degustazioni dello stesso vino in momenti diversi

    Nel 28 maggio 2019 si è tenuta la degustazione presso la Camera di Commercio di Pisa “La DOC Terre di Pisa: il Rosso e il Sangiovese nelle nuove annate”, condotta da Antonio Boco.

    Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano
    Il vino rosso da sangiovese è una passione intensa che racconta territori da scoprire come Ceppatella 2013 terre di Pisa Sangiovese DOC di Fattoria di Fibbiano

    In quell’occasione abbiamo avuto la possibilità di avvicinarci a questa denominazione e di degustare vari vini significativi tra cui Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese DOC di Fattoria di Fibbiano. Andiamo a vedere come si è evoluto oggi dopo altri tre anni in bottiglia.

    Terre di Pisa Doc

    1885…
    Il periodo in cui si incomincia a sviluppare la viticoltura nel pisano è legata al popolo etrusco che ha addomesticato la vite, con i sistemi ad alberata, ovvero usando tutori vivi. L’importanza di tale territorio trova spazio durante i secoli tant’è che nel 1885 viene organizzata la prima fiera di Vini e Oli pisani.

    2011…Terre di Pisa

    Dobbiamo tuttavia aspettare il 2011 per vedere la nascita della Doc Terre di Pisa Rosso (composto da Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon e Syrah soli (min 70%) o insieme ad altri vitigni) e della Doc Terre di Pisa Sangiovese (min 95%). La denominazione abbraccia 16 comuni che si estendono nell’areale a sud di Pontedera comprendendo anche la zona di San Miniato.

    Terreno

    Da un punto di vista geologico siamo in presenza di suoli franco-argillosi e franco-limosi e non è raro trovarvi dei fossili marini, dato che, in epoca pliocenica, questo territorio era completamente sommerso dal mare. La vicinanza del mare svolge, inoltre, un ruolo molto importante in quanto regala delle brezze che accarezzano i vigneti favorendo una corretta maturazione delle uve ed evitando il rischio dello sviluppo di patogeni.

    2018…Tre tipologie

    Il consorzio, fondato nel 2018, ha mosso i primi passi già nel 2019 per far rientrare altre tre tipologie quali il Terre di Pisa Vermentino, Terre di Pisa Bianco e Terre di Pisa Rosato, ma la strada sembra ancora lunga.
    La volontà dei 15 produttori sul territorio pisano è quella di affermarsi rispetto alle altre denominazioni presenti in Toscana, per sottolineare come la vicinanza del mare riesca a favorire un’espressione diversa di quel vitigno simbolo della Toscana: il Sangiovese.

    2019…Torre pendente di Pisa

    È proprio nel maggio 2019 che abbiamo avuto l’occasione di partecipare a una degustazione condotta da Antonio Boco in quella città nota in tutto il mondo per la sua Torre Pendente, la stessa Torre che è diventata simbolo del Consorzio.

    Fattoria di Fibbiano

    Tra le varie aziende che proponevano i loro vini in degustazione, vi era Fattoria di Fibbiano.
    L’azienda è a Terricciola, dove la famiglia Cantoni si dedica alla produzione di vino, tra le colline di Pisa e di Volterra, dal 1997. Tra i vari vini da loro prodotti c’è un Sangiovese Terre di Toscana, che va sotto il nome di Ceppatella, un sangiovese in purezza ottenuto da uve centenarie anche pre-filosseriche, impiantate su una faglia drenante, su un’ antica barriera corallina.

    Andiamo ora a valutare come si è evoluto questo vino dal 2019 al 2022.

    Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano
    Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano

    Degustazione 2019: Rosso rubino vivace. Profumi di frutta fresca rossa e nera e di viola e rosa accarezzano le narici. In chiusura una nota vegetale che richiama il sottobosco e una leggera speziatura. In bocca bella freschezza, ma soprattutto una nota sapida impattante che spinge una lunga persistenza.

    In Degustazione la bottiglia di Ceppatella 2013

     

     

    Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano
    Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano

    Degustazione 2022: Rosso carminio trasparente e vivace. La frutta è diventata matura e si declina sempre nella versione rossa (lampone, ciliegia) e nera (mora, prugna) e insieme ai fiori di iris e viola caratterizzano il vitigno.

    La speziatura di vaniglia si arricchisce di note empireumatiche di tabacco biondo, cioccolato al latte e cuoio, segno di un legno ben integrato e in evoluzione.

    Una decisa nota calorica e un tannino non invadente vengono sorretti da una bella acidità e sapidità. Lunga persistenza con richiami di frutta matura.

    Bicchiere di Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano

    Nonostante che siano passati tre anni e si possa verificare un’evoluzione a livello olfattivo, l’impatto in bocca ci suggerisce ancora una buona potenzialità d’invecchiamento. Speriamo di avere la possibilità di degustarlo nuovamente nel 2025 per vedere come cresce questo ragazzo.

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola

    Sito Cantine: https://www.fattoria-fibbiano.it/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

    Sito Consorzio: https://www.viniterredipisa.com/

  • Goccia Volterrana 2010 Toscana Rosso IGT Rifugio dei Sogni

    Goccia Volterrana 2010 Toscana Rosso IGT Rifugio dei Sogni

    Goccia Volterrana 2010 Toscana Rosso IGT Rifugio dei Sogni

    Di Piergiorgio Ercoli

     

    Linup Rifugio dei Sogni
    Linup Rifugio dei Sogni

    Uve?

    Uvaggio di Sangiovese, Canaiolo e Cabernet Sauvignon da uve provenienti dall’areale di Volterra (PI), dove le viti sono allevate su terreni a medio impasto con presenza di argilla. Sia in vigna che in cantina si rispettano principi ecosostenibili, con particolare attenzione al rispetto dell’eco-sistema.

    La ricerca della qualità del prodotto è attuata nel rispetto delle tradizioni tramandate e del territorio.

    Degustazione

    Goccia Volterrana 2010 Toscana Rosso IGT Rifugio dei Sogni
    Goccia Volterrana 2010 Toscana Rosso IGT Rifugio dei Sogni

    Analisi visiva
    Rosso rubino brillante con riflessi granati sull’unghia, dalla densità leggera.

    Analisi olfattiva
    Intenso e sufficientemente complesso, bouquet fine.
    Predominante olfattiva orientata al fruttato: ciliegia, piccoli futti rossi di sottobosco, prugna.
    Note balsamiche e vegetali lasciano spazio a toni terziari evoluti: vaniglia, cuoio e tabacco. Frutta secca e tostatura leggera. Speziatura scura e mineralità sul finale.

    Analisi gusto-olfattiva
    Secco, caldo, morbido. Nonostante sia un vino evoluto con oltre 10 anni di bottiglia, mantiene una freschezza piacevole, sorretta da una spalla acida che fa ben sperare per una conservazione di qualche anno ancora. Tannini ben presenti in maniera vellutata, per una beva ampia ed equilibrata.

    Perfetta corrispondenza con le sensazioni olfattive, dove i terziari la fanno da padrone, lasciando comunque il sorso elegante. Note sapide e speziate concludono persistentemente.
    Corpo medio, vino maturo ed armonico.

    Ricetta in abbinamento eseguita da Carol Agostini

    Una ricetta composta da molti elementi in un gioco di consistenze e sapori, forme e colori per un abbinamento decisamente intrigante quanto gustoso.

    Costine di Pancetta abbinate al vino di Rifugio dei Sogni
    Ricetta eseguita da Carol Agostini con Costine di Pancetta abbinate al vino Goccia Volterrana 2010 Toscana Rosso IGT di Rifugio dei Sogni

    Una ricetta composta da pochi ingredienti in un gioco di consistenze e sapori, forme e colori per un abbinamento decisamente intrigante quanto gustoso.

    Ricetta di Carol Agostini
    Ricetta di Carol Agostini

    Il piatto per due persone è composto da:

    4 costine di pancetta, insalatina di valeriana o misticanza (a piacere), senape a l’ancienne in una ciottolina separata, due cucchiai di miele millefiori, un bicchiere di acqua naturale a temperatura ambiene e un cucchiario di zucchero di canna per eseguire la caramellizzazione delle costine.

     


    A questa ricetta aggiungere anche il miele: https://ricette.giallozafferano.it/Caramello.html


     

    Piergiorgio Ercoli autore articolo Iloghe 2019 Isola dei Nuraghi IGT Cantine Spanu
    Piergiorgio Ercoli autore articolo, degustatore redazione e winewriter

    Sito Cantina e agriturismo: http://www.ilrifugiodeisogni.com/index.php/it/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • Le numerose vite del Monastero d’Astino 2022

    Le numerose vite del Monastero d’Astino 2022

    Le numerose vite del Monastero d’Astino 2022

    Di Elsa Leandri

     

    Siamo nella valle di Astino, nel parco regionale dei Colli di Bergamo. Chi conosce la zona saprà sicuramente che qui sorge il monastero di Astino che fu fondato nel 1107. Oggi questo luogo accoglie un progetto agro-naturalistico e addirittura una cantina vitivinicola: Cascina del Ronco.

    Il Monastero d’Astino

    Il Monastero d’Astino fu fondato nel 1107 grazie alle donazioni di reputati notabili bergamaschi per favorire l’insediamento dei Vallombrosani a Bergamo. La comunità dei monaci benedettini vallombrosani vede la sua origine all’inizio degli anni mille a opera di san Giovanni Gualberto e la sua forza era quella di essere contraria alla simonia (acquisizione o vendita di un bene spirituale), alla corruzione e alla mondanità della Chiesa. La diffusione dei loro centri monastici si concentrò principalmente nell’Italia centro-settentrionale e nella fattispecie anche vicino a Bergamo, città in cui il vescovo Arnolfo si era macchiato anch’esso di simonia e quindi fu scomunicato.

    1403 e 1600 due date importanti

    Lo sviluppo e l’ampliamento del monastero proseguì durante i secoli, ma all’inizio del Trecento entrò in una fase di declino, tanto da diventare “commenda” nel 1403: questo portò ad alti e bassi, favorendo comunque l’allargamento della stessa struttura monastica.

    Gli anni difficili non sono terminati: nel 1600 si diffonde la peste che non risparmia i monaci (se ne contano solo 11 nel monastero nel 1659) e dopo un secolo si ha il distaccamento del monastero dalla Congregazione di Vallombrosa; nel 1797, per prescrizione di Napoleone, infine, viene soppresso e i suoi beni vengono assegnati all’Ospedale Civile di Bergamo.

    Finisce in questo modo la storia ecclesiastica, ma queste mura saranno teatro di nuovi avvenimenti: nel 1832 diventa infatti un ospedale psichiatrico, accogliendo inizialmente 195 malati. La gestione era innovativa in quanto sposava il modello della “cura morale” applicata dall’alienista francese Philippe Pinel, il che implicava di rendere “più umana e meno repressiva la cura dei folli”: separazione tra uomini e donne, via alle catene di ferro (sostituite con quelle di cuoio) e via alle camicie di forza. (rif. Quaderni di archivio bergamasco 12/13 2018-2019, Fenili, C., 120-123).

    Con l’apertura dell’Ospedale Neuropsichiatrico Provinciale di Bergamo nel 1892 i pazienti vengono trasferiti e il vecchio monastero venne utilizzato per scopi agricoli. Dal 2007, grazie alla fondazione MIA, sono stati realizzati un completo recupero e un restauro con l’apertura dell’ex-complesso monastico nel 2015.

    I terreni agricoli dell’ex monastero sono rientrati in un progetto agro-naturalistico che vede una parte delle terre coltivate a vigneto. La gestione di tali vigneti è affidata alla Cooperativa Sociale Oikos.

    La Cooperativa Sociale Oikos

    Nata nel 2000, Oikos, cooperativa sociale di tipo B, si occupa dell’inserimento lavorativo di disabili adulti o affetti da patologie psichiatriche. Questo percorso avviene tramite il lavoro che è legato principalmente al lavoro della terra, in modo da offrire la possibilità di reinterpretare la realtà in cui vivono.

    La gestione del vigneto dell’ex monastero di Astino rientra in questo progetto e offre dei prodotti vitivinicoli biologici che vengono commercializzati con il nome della cantina “Cascina del Ronco”.

    Le numerose vite del Monastero d’Astino 2022
    Le numerose vite del Monastero d’Astino 2022 Elsa Leandri

    Oltre a numerose IGT come Merlot della Bergamasca o Riesling della Bergamasca, la Cascina produce anche due denominazioni: Valcalepio del Ronco Doc e Cuore Valcalepio Rosso Doc che andremo a degustare.

    Degustazione

    Del Ronco Valcalepio Rosso DOC 2017 di Elsa Leandri
    Del Ronco Valcalepio Rosso DOC 2017, articolo: Le numerose vite del Monastero d’Astino di Elsa Leandri

    Del Ronco Valcalepio Rosso Doc 2017

    (60% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot)
    Il calice viene adornato da un carminio vivace e impenetrabile.

    Il ventaglio olfattivo si apre con della frutta a bacca rossa e nera: lampone, ciliegia, more e mirtillo si susseguono per lasciare spazio a rosa e a violetta e un richiamo ad una nota vegetale, quasi balsamica.

    La nota alcolica viene sorretta da una buona freschezza e il tannino tenace ci assicura un vino che avrà qualcosa da raccontarci anche nei prossimi anni.

     

    Cuore Valcalepio Rosso DOC 2016 Elsa Leandri
    Cuore Valcalepio Rosso DOC 2016 Elsa Leandri

    Cuore Valcalepio Rosso Doc 2016

    Ritroviamo lo stesso uvaggio (60% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot), ma in questo caso il vino sosta in tonneau di rovere da 500 L e in barrique per 18 mesi a cui segue una sosta in bottiglia di ulteriori 18 mesi.

    In questo caso il carminio diventa meno impenetrabile e il naso si sposta su una frutta più matura, quasi in confettura, e su fiori essiccati.

    Le note di cuoio, tabacco, cioccolato e ruggine completano il quadro olfattivo. L’impatto in bocca è piacevole e si prolunga con un lungo richiamo di frutta scura.

    Riflessioni conclusive

    È bello pensare che questo ambiente accolga nuovamente i principi dell’”ora et labora” e della “cura morale”: si direbbe che questa nuova vita sia la crasi delle vite precedenti di questo luogo.

    Il percorso è ancora lungo e questo, la fondazione MIA e la cooperativa Oikos, lo sanno bene: non mancano continue iniziative e infatti la produzione vitivinicola si è ampliata alla fine del 2021 con uno spumante rifermentato in bottiglia a base di Incrocio Manzoni 6.0.13 che prende il nome di “Sei Spumante Pas Dosé”.

    Di Elsa Leandri

     

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito Cantina: http://www.consorziolacascina.com/

    Sito Cooperativa. https://www.oikoscoop.it/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

     

  • La destrutturazione di un Aglianico 2015, La Cantina di Enza.

    La destrutturazione di un Aglianico 2015, La Cantina di Enza.

    La destrutturazione di un Aglianico 2015, La Cantina di Enza Passione aglianico.

    Di Zombiwine

    Enza Salduti è una donna del vino, non c’è nulla di strano in questo; il vino nelle sue incredibili e mutevoli sfumature è, e sempre sarà, una creatura fortunatamente non binaria.
    Nella sua essenza, indipendentemente se nobile o meno, sarà sempre una creatura mutevole e non per forza chiaramente definita. Premessa questa secondo me fondamentale per parlare del suo Aglianico chiamato Passione annata 2015, vino da 14,5% vol.

    La destrutturazione di un Aglianico, La Cantina di Enza 2015 Passione aglianico 2015.
    La destrutturazione di un Aglianico 2015, La Cantina di Enza Passione Irpinia aglianico 2015 DOC.

    Come tutti gli storytelling che si rispettano, facciamo un passo laterale e andiamo a capire di che cosa stiamo parlando.

    Click…Territorio

    Click, l’astronave aliena punta il suo occhio digitale sul pianeta terra!
    Click Europa!
    Click Italia!
    Click meridione…. Campania…. Irpinia …..
    Click Montemarano.

    Montemarano è un luogo unico che vive una meravigliosa dualità tanto cara alla nostra enologia.
    Barolo e Barbaresco : 24 km di distanza
    Montalcino e Montepulciano 26 km in linea d’aria.
    Montemarano Taurasi 22 km.
    L’irpinia è però terrà punk che preferisce dialogare coi suoi affezionati come facevano i poeti maledetti e che nelle declinazioni Enologiche più emozionati richiama a se ciò che fu piuttosto che ciò che potrebbe essere.

    Enza Saldutti

    Con questa premessa la nostra Enza è una produttrice di una nuova guardia: che ama fare la scarpetta nel sugo! Che ama fare vini maleducati ma saggi!
    Vini che vanno recensiti con chiavi di lettura un po più ampie o si rischia di cadere in un dualismo che, non è funzionale al nostro discorrere, ma solo chiavistello di quell’enologia trita  e ormai fastidiosa.

    Enza parla alle vigne, pratica un enologia potente e non interventista: per molti sarebbe Vino naturale, ma io preferisco chiamarli Vini antichi. La sua grammatica enologica è per il mio palato come il Latino è per la lingua italiana: difficile ma fondamentale.
    dare a voi gli elementi per comprenderli è cosa complessa e quindi ho deciso di cominciare con il vino che più di altri ha dualistici monologhi.

    La Cantina di Enza Passione aglianico 2015.

    La destrutturazione di un Aglianico, La Cantina di Enza 2015 Passione aglianico 2015.
    La destrutturazione di un Aglianico 2015, La Cantina di Enza Passione Irpinia aglianico 2015.

    Bottiglia da 0.75.
    Etichetta non particolarmente evocativa, funzionale al suo essere.
    Retro etichetta, graficamente richiama un pò le retro etichette di podere Veneri vecchio.

    Passione Aglianico 2015 DOC.
    Quindi il vino ha superato i controlli della disciplinare doc Aglianico. Questo non è per forza un merito, ma è un fatto.

    Leggendo il sito di Enza e parlandoci via Wazzup scopro che la sua politica agronomica è assolutamente non interventista: viticultura naturale dura e pura.

    Nel bicchiere è un Aglianico violaceo che nonostante i sei anni non mostra segni di corruzione cromatica.

    Versandolo nel bicchiere è chiaramente riscontrabile una leggera rifermentazione,non so se  questo vino deve essere così o è la bottiglia \ annata\ caso, fatto sta che la schiumetta c’è.

    Non Filtrato  e non chiarificato  ma nonostante ciò il vino ha una bella luminosità e appena un accenno di velatura sugli ultimi bicchieri: personalmente questo non solo non mi da fastidio ma anzi mi invoglia a berlo.

    Degustazione

    Naso: parlare dello spettro olfattivo pretende una premessa: anche se io bevo molti naturali (ormai quasi solo ), e che il mio gusto ha tutta una serie di tolleranze, ho passato una buona mezz’ora a non capire come approcciare questo vino.
    Non ha difetti olfattivi, se non un pò di ridotto all’inizio che va via in pochi minuti.

    Ha una nota vinosa varietale dell’aglianico facilmente percepibile, e poi una fortissima e piacevole nota dolce tostata: dovuto probabilmente alla botte di Castagno.

    Sorso: il sorso ha quello che è il suo tallone d’Achille. Questa bottiglia era leggermente rifermentata e in questi casi non c’è oggettività ma solo soggettività.
    Per la scuola classica la rifermentazione è un difetto, sempre e comunque a meno che non sia voluta o trattata come fanno oltralpe.
    Bene per me questa è una fesseria, la rifermentazione è un difetto solo se sviluppa note di essudato e questa bottiglia non ne ha.

    La carbonica  (che dopo una mezz’oretta sparisce) da un pò di brio e spinge in alto il sorso che era comunque supportato da una bella acidità.
    I tannini qui, nonostante il vitigno, sono molto lievi e nel complesso  la somma di tutte le sue parti crea un vino rusticissimo, ma piacevole.

    Riflessioni…e passione

    Passione Irpinia Aglianico DOC 2015 La Cantina di Enza Saldutti autore articolo Zombiwine
    Autore articolo: La destrutturazione di un Aglianico 2015, La Cantina di Enza, Passione Irpinia aglianico 2015 DOC di Zombiwine

    Durante la mia Adolescenza mi capitò sotto mano un bellissimo libro intitolato: Bertoldo e Cacasenno. Scoprii poi che divenne anche un film con Lello Arena e Ugo Tognazzi: bene questo aglianico è la trasposizione liquida di quel piccolo, rustico e agreste capolavoro della nostra letteratura.

    Vini così no sono semplici, sono schietti.
    Vini così non sono banali ma per essere bevuti e apprezzati richiedono un piccolissimo gesto di comprensione: sono i vini di nonno.
    Se pensiamo ai nostri Avi, sicuramente, quando gli capitava un vino così erano felici di poterlo bere e non venivano a rompere le scatole per quel filo di co2.

    Passione

    In conclusione un bel vino Funky che sicuramente in futuro assaggerò nuovamente.
    Prezzo rilevato on line fra 15 e 18 euro.

    Di Zombiwine

    Foto di Zombiwine con un altro prodotto de La Cantina di Enza, Il sopravvissuto che ama il vino, grande esperto di vini naturali, il racconta storie vere e reali senza peli sulla lingua
    Foto di Zombiwine con un altro prodotto de La Cantina di Enza, Il sopravvissuto che ama il vino, grande esperto di vini naturali, il racconta storie vere e reali senza peli sulla lingua

    Sito Autore: https://www.zombiwine.com/

    Canale Youtube Autore: https://www.youtube.com/c/ZombiWine

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare

    Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare

    Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare

    Di Michele Nasoni

    Il Sangiovese di mare è un concetto che il pensiero non considera… ma prima di lasciare esplodere sensazioni ed emozioni affrontiamo e svolgiamo la parte concreta e razionale.

    Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare
    Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare autore Michele Nasoni

    Lunedì 9 maggio a Scansano (GR) si è svolto l’evento Rosso Morellino 2022 organizzato dal Consorzio Tutela Morellino di Scansano DOCG.

    Inizio dell’evento al Teatro Castagnoli di Scansano con un vero e proprio talk show alla presenza di molte autorità del territorio, dove i vari protagonisti hanno fatto una review della situazione attuale ed hanno successivamente animato la conversazione con le nuove prospettive del consorzio che si proietta già dall’immediato futuro in un contesto più ampio di sostenibilità ambientale e territoriale.

    Teatro Castagnoli di Scansano con un vero e proprio talk show alla presenza di molte autorità del territorio
    Teatro Castagnoli di Scansano con un vero e proprio talk show alla presenza di molte autorità del territorio

    Il presidente del Consorzio, Bernardo Guicciardini Calamai, ha illustrato la buona salute del Morellino in un contesto economico difficile come quello pandemico e post-pandemico con numeri in crescita e potenziale ancora da esprimere a pieno data una domanda del mercato ancora ben più ampia dell’offerta.

    Il coinvolgimento a livello più ampio e globale a più ampio respiro nel turismo eco-friendly è invece stato il tema trattato dal direttore del consorzio Alessio Durazzi, il quale ha affermato come il Morellino per la Maremma in quanto eccellenza, può e deve essere, un ulteriore driver di crescita ed incremento nel far divenire il territorio meta di turismo e di sviluppo economico e di benessere in ogni periodo dell’anno, non solo stagionale.

    Uno sguardo al prossimo futuro dal punto di vista agronomico e quindi produttivo lo hanno dato i professori dell’università di Pisa Giovanni Caruso e Fabio Mencarelli i quali, considerando anche un ormai cambiamento climatico indiscusso e indiscutibile, si sono espressi sulla necessità di implementare tecniche di viticultura di precisione sia per andare incontro ad una sostenibilità ambientale necessaria razionalizzando le risorse, sia per meglio esaltare, evidenziare e far emergere le caratteristiche aromatiche e tipicità territoriali delle uve prodotte, in particolar modo del Sangiovese.

     “Dal vulcano al mare: wine tour nelle terre del Morellino attraverso il racconto di 6 produttrici “
    “Dal vulcano al mare: wine tour nelle terre del Morellino attraverso il racconto di 6 produttrici “

    È seguita poi la masterclass “Dal vulcano al mare: wine tour nelle terre del Morellino attraverso il racconto di 6 produttrici “.

    Morellino, Sangiovese di mare, Sangiovese da mare, Sangiovese d’amare!
    Morellino, Sangiovese di mare, Sangiovese da mare, Sangiovese d’amare!

    I Lecci di Giannoni Barbara. Fonte Tinta 2020 (Sangiovese 85%, Cabernet Franc 5%, Petit Verdot 10%) Riempite il calice ed accomodatevi pure a tavola, qualsiasi vivanda maremmana porteranno alla vostra mensa questo vino saprà come accoglierla. Gastronomico. Fresco e fragrante di frutta rossa e nera con leggere sfumature di erbe aromatiche a dare complessità al naso e rendere il sorso morbido ancor più piacevole.

    Tenuta Pietramora di Gaia Cerrito. Brumaio 2019 (Sangiovese 100%) Chiudete gli occhi e portatelo al naso. Vi sembrerà di essere in un bosco di eucalipti e macchia mediterranea. Balsamico. Emerge poi la dolcezza dell’amarena a renderlo piacevolmente suadente. Coerente in bocca dove la morbidezza e rotondità di questo Sangiovese viene sempre alleggerita e impreziosita con note fresche più eteree.

    Monterò di Milena Cacurri. More 2019 (Sangiovese 100%) Less is more… Un Sangiovese immediato e franco. Una zuppiera di ciliegie, dalle amarene alle visciole alle marasche… una tira l’altra. Note di viole e sottobosco al naso. Freschezza e soprattutto sapidità accompagnano il sorso insaporendolo.

    Tenuta il Quinto di Vittoria Saby. Ficaie 2020 (Sangiovese 85%, Syrah 15%) Fragole, ciliegie e ribes per la fragranza, una foglia di menta per la freschezza e una grattugiata di pepe nero per la speziatura. Servite su una “vellutata” di tannino ed il gioco è fatto! Intrigante ed interessante.

    Celestina Fè di Moira Guerri. Celestina Fè 2018 (Sangiovese 100%) Accogliente, morbido e caldo. Anzi, affettuoso e generoso nel dare. Caloroso. La frutta è scura di mora selvatica condita da erbe officinali, su tutte il rosmarino. Abbondanza sorretta da un tannino ben presente, ma non invadente che bilancia e dà equilibrio al sorso.

    Val di Toro di Annamaria Cruciata. Reviresco Riserva 2018 (Sangiovese 100%) Un Sangiovese in purezza pienamente e orgogliosamente consapevole di esserlo. #insangiovesewetrust ! Le ciliegie sono sottospirito e al naso note evolutive di tabacco, humus e sottobosco donano eleganza e classe pur svelando qualche primavera trascorsa portata a testa alta ed esibita fieramente. Un sorso importante in pienezza e ampiezza supportato da un tannino integrato ed evoluto. Freschezza e sapidità lo accompagnano per tutta la buona persistenza.

    La giornata è poi proseguita con le degustazioni ai vari banchi d’assaggio.

    Il Morellino di mare
    Il morellino di mare

    Un Morellino, scoppiettante di salute, che si conferma un vino fresco e pronto da mettere in tavola per goderselo senza troppi pensieri fino all’ultima goccia fra chiacchiere e risate anche se sempre più produttori stanno iniziando a tirar fuori bottiglie importanti con vini più strutturati ed eleganti da considerare in un’ottica temporale più lunga e in contesti più elaborati.

    I prossimi anni ci riveleranno queste potenzialità ancora parzialmente inespresse e sono sicuro ci sarà qualche bella e gradita sorpresa.

    Un Morellino che è come andare in barca a vela d’estate. Un sorso caldo in cui è sempre presente però una bella vena fresca balsamica, che vira dalle erbe officinali, alla macchia mediterranea, all’eucalipto fino a note più scure e terrose di sottobosco, tabacco, muschio in quelli più evoluti.

    Caratteristica che il Sangiovese esprime anche nelle altre DOGC più note e blasonate solo negli anni appunto più caldi e che qui nel territorio del Morellino è invece caratteristica base e distintiva di un Sangiovese di mare…

    Morellino, Sangiovese di mare, Sangiovese da mare, Sangiovese d’amare!

    Di Michele Nasoni

    Michele Nasoni
    Michele Nasoni sommelier, autore del libro Wineblogger Wine Not? fondatore del blog sommelier naso dvino

    Blog Autore:http://www.sommelier-naso-d-vino.com

    Partner: http://www.foodandwineangels.com

  • Carol e i Sensi fonte di vita 2022

    Carol e i Sensi fonte di vita 2022

    Carol e i Sensi fonte di vita 2022

    di Carol Agostini

    Cosa sono i sensi e quanti sono? Una domanda che mi è saltata in testa parecchi anni fa, da quel momento ho ascoltato, osservato e analizzato me stessa, o meglio il mio corpo e la mia esistenza.

    I Sensi fonte di vita 2022 di Carol Agostini
    I Sensi fonte di vita 2022 di Carol Agostini

    Vi capita mai di avere la sensazione di conoscervi attraverso parole, gesti e movenze? Attraverso lo spazio che occupiamo, il tempo che trascorre, ciò che guardiamo o attraverso il dolore che proviamo?

    Rifletteteci, scoprirete angoli nascosti che mai avete analizzato, situazioni sfuggenti, emozioni nascoste, esiti sommersi da automatismi vitali senza alcuna ricerca fine a se stessa.

    Ed eccomi qui a raccontarvi i miei studi, il percorso che ho fatto alla ricerca dei sensi umani, queste vie che ci permettono di percepire informazioni sul mondo e sul nostro corpo.

    Eravamo tutti rimasti ai cinque sensi.

    Il viaggio però continua, sono passata dai 13 ai 17, man mano che la scienza negli anni si è evoluta.

    I sensi li identifichiamo e li conosciamo come i mitici cinque, i super eroi del nostro secolo, coloro che risolvono, che ci fanno vivere, ma allo stesso tempo sono causa di malattie e di soddisfazioni.

    I classici cinque sensi sono la vista, l’udito, il gusto, l’olfatto e il tatto. E gli altri?

    I primi Sensi "consapevoli" di Carol Agostini 2022
    I primi Sensi “consapevoli” di  vita di Carol Agostini 2022

    Come anticipato, i veri sensi sono 17 e si dividono in tre macro aree di appartenenza e competenza:

    I sensi meccanici: tatto, udito, propriocezione (posizione nello spazio, nel buio e nel silenzio), equilibrio, fame, sete, stimolo di urinare, prurito, termo percezione, tensione, magnetismo, tempo.

    I sensi chimici: gusto, olfatto, dolore, stiramento.

    I sensi luminosi: la vista.

    I sensi, uno a uno

    Vi faccio un esempio concreto per quei sensi che non immaginavate fossero appunto sensi:

    l’equilibrio è un senso meccanico, perché è il sistema vestibolare dell’orecchio a far percepire come cambia la nostra posizione in relazione alla gravità, così come la fame, la sete e lo stimolo a urinare, che sono sempre sensi meccanici, come del resto lo è la pressione sanguigna.

    Equilibrio uno dei Sensi meccanici di Carol Agostini 2022
    Equilibrio uno dei Sensi meccanici di Carol Agostini 2022, fonte di vita

    Le propriocezioni, parola di difficile pronuncia, sono invece quei recettori che ci permettono di ubicarci nella posizione in cui siamo, quella sensazione che ci permette di addentrarci nella nella spazialità, che ci aiutano a trovare una collocazione precisa nel buio e nel silenzio.

    Le propriocezioni sono invece quei recettori che ci permettono di ubicarci nella posizione in cui siamo
    Le propriocezioni sono invece quei recettori che ci permettono di ubicarci nella posizione in cui siamo, di Carol Agostini autrice dell’articolo: I Sensi fonte di vita 2022

    Una domanda mi sono fatta in questi anni…dove ci portano i sensi? Ci portano alla conoscenza, della percezione della complessità di ogni situazione vissuta nel mondo e di noi stessi, ci spingono a cercare, conoscere, capire e a renderci umanamente persone.

    La vista consente di distinguere forme, colori, distanze, oltre alla tridimensionalità di tutto ciò che osserviamo.

    La vista consente di distinguere forme, colori, distanze, oltre alla tridimensionalità di tutto ciò che osserviamo. I Sensi
    La vista consente di distinguere forme, colori, distanze, oltre alla tridimensionalità di tutto ciò che osserviamo. I Sensi fonte di vita 2022

    Il gusto, identificato in cinque gusti. I sapori percepiti sono il dolce, il salato, l’amaro, l’aspro, ma c’è anche l’umami, cioè il gusto di glutammato (presente nei cibi ricchi di proteine come carne e formaggio). C’è un sesto gusto poi, individuato, ma non ancora classificato, che comprende le papille gustative che percepiscono la presenza di grasso.

    Il gusto, identificato in cinque gusti. I sapori percepiti sono il dolce, il salato, l'amaro, l'aspro, ma c’è anche l’umami, cioè il gusto di glutammato
    Il gusto, identificato in cinque gusti. I sapori percepiti sono il dolce, il salato, l’amaro, l’aspro, ma c’è anche l’umami, cioè il gusto di glutammato

    La pressione, chiamata comunemente “tatto” (che però spesso è associato anche ad altri sensi), è la capacità di riconoscere una pressione su una zona specifica del corpo.

    Il prurito, per quanto la cosa possa stupire, ha un sistema sensorio proprio, distinto da quello del tatto ed è un senso meccanico di difesa e di stimolazione.

    La termo percezione, è la capacità di avvertire il freddo il caldo, divisi per diversità dei recettori e meccanismi di rilevamento.

    L’udito, capacità di avvertire vibrazioni nell’ariadi Carol Agostini I Sensi
    L’udito, capacità di avvertire vibrazioni nell’ariadi Carol Agostini I Sensi fonte di vita 2022

    L’udito, capacità di avvertire vibrazioni nell’aria o, comunque nel gas/liquido in cui si è immersi, captando i suoni che provengono dall’esterno e che si trasmettono attraverso il canale uditivo alla corteccia temporale che li decodifica.

    L’olfatto, capacità di sentire odori e profumi. I sapori sono creati dalla combinazione di gusto ed olfatto grazie all’azione dei chemiorecettori, cellule presenti nella mucosa olfattiva (un’area della mucosa nasale) capaci di reagire alle caratteristiche chimiche delle sostanze odorose.

    L’olfatto, capacità di sentire odori e profumi. I Sensi
    L’olfatto, capacità di sentire odori e profumi. I Sensi fonte di vita 2022

    La propriocezione (o cinestesia), è la capacità di riconoscere la posizione del proprio corpo e dei singoli arti nello spazio. Per la cronaca, è uno dei sensi che viene alterato dal consumo di alcol; da qui l’abitudine di utilizzare il metodo “chiudi gli occhi e toccati il naso” per valutare lo stato di sobrietà di una persona.

    La tensione permette al cervello di accertare lo stato di tensione e contrazione dei muscoli.

    Il dolore, un tempo considerato un “sovraccarico” di altri sensi, come il tatto, in realtà provvisto di recettori e di una rete sensoriale propria. Anzi, in realtà ce ne sono tre distinte: quella cutanea sulla pelle, quella somatica su ossa e giunture, e quella concernente gli organi interni.

    L’equilibrio, che permette di identificare le accelerazioni (compresa quella di gravità). L’organo dell’equilibrio è il labirinto vestibolare, che si trova nell’orecchio interno.

    Lo stiramento. I recettori specifici per lo stiramento e l’allungamento si trovano in particolare nei polmoni, nella vescica, nello stomaco e nell’intestino. Spesso questo senso sarebbe anche collegato ai mal di testa, in particolare associato alla percezione della dilatazione dei vasi sanguigni.

    La chemio percezione, data dai chemiorecettori è la percezione degli stimoli chimici, in particolare attivata dagli ormoni, come l’esigenza di fare pipì.

    Tutti viviamo i sensi nello stesso modo o intensità?
    Tutti viviamo i sensi nello stesso modo o intensità?

    Sete, è un senso autonomo, che si attiva quando l’idratazione del corpo scende.

    Fame, anche questa ha una sua autosufficiente rete sensoriale.

    Magnetismo, è la capacità di avvertire campi magnetici. Negli esseri umani, non è particolarmente risaltata come in alcune specie di uccelli che sono precisamente in grado di percepire il campo magnetico terrestre (usando questo per orientarsi), ma c’è sicuramente una sensibilità di base.

    Il Tempo, gli esseri umani hanno una percezione molto precisa del tempo, soprattutto i giovani.

    Domande e risposte

    Qual è il senso maggiormente usato?

    Beh, che dire… ovviamente la vista. Con essa ci si entusiasma, ci si seduce e ci si innamora, di un paesaggio, di una persona, di un cucciolo di animale.

    È il importante recettore che innesca le nostre emozioni.

    Ma avete mai pensato al profumo dell’aria? Che odore ha?

    L’aria ha il profumo dei nostri ricordi, un mix tra contesto e azioni che si innalzano con il vento. Non si vede, ma si percepisce; è una culla di profumi che si mescolano e danzano in soffi leggeri.

    Avete mai pensato che ogni piatto è un viaggio sensoriale?

    Ha un’infinità di varianti che innescano i nostri sensi, dalla spazialità ai colori, dalle forme alla consistenza, dal sapore ai profumi. Ma mangiare non implica solo i primi “i magnifici cinque”, ma anche molti dei sensi meccanici, come la pressione, la termo percezione, la chemio percezione e tanti altri.

    I sensi, ricette, Cena con Fattura D'Amore di Carol Agostini
    I Sensi, ricette, vita,  Cena con Fattura D’Amore di Carol Agostini
    E vedere un film?

    Oltre al senso luminoso che è la vista, anche i sensi meccanici sono coinvolti e spesso sono quelli che accompagnano le emozioni dei nostri sguardi e delle nostre lacrime.

    Tutti viviamo i sensi nello stesso modo o intensità?

    No, i sensi di ognuno di noi sono imprevedibili e dipendono da fattori diversi a seconda della sensibilità umana, da predisposizioni fisiche naturali e da un allenamento volontario. Vi faccio un esempio concreto, un degustatore sommelier può avere doti naturali di analisi ma si allena, si crea una memoria olfattiva e gustativa e si concreta per riscoprirla attraverso l’analisi.

    Il viaggio verso i Sensi e dei Sensi
    Il viaggio verso i Sensi e dei Sensi
    Quali sono le vacanze che intrigano?

    Ovviamente quelle sensoriali, in cui si evocano e si risvegliano i canali della percezione spesso poco usati, creando grande stupore e coinvolgimento e utilizzando il maggior numero di sensi a nostra disposizione, aiutandoci a creare sensazioni date dal contatto diretto con la sperimentazione. Il divertimento sarà assicurato.

    Quindi che ne pensate, dunque, di lasciare a casa le inibizioni, gli automatismi dati dalla routine e quotidianità e in questa torrida estate VIVERE DI SENSI?

     Di Carol Agostini

    Carol Agostini autrice dell'articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine
    Carol Agostini autrice dell’articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine

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  • Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro

    Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro

    Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro

    Di Elsa Leandri

    Wine&Siena 2022 con Helmuth Köcher e Massimo Pastura
    Wine&Siena 2022 con Helmuth Köcher e Massimo Pastura della Cantina Cascina La Ghersa

    Siena tra il 12 e il 14 marzo 2022 ha accolto all’interno del suo centro storico per la settima volta il Wine & Siena. La location scelta per le degustazioni enogastronomiche da Helmuth Köcher, patron del Merano WineFestival, e da Stefano Bernardini, presidente della Confcommercio Siena, è stata, come nel 2020, il celeberrimo Palazzo Squarcialupi al Santa Maria della Scala, in cui 129 produttori hanno avuto l’occasione di presentare i loro prodotti ad appassionati e a operatori del settore.

    Attività parallele ai banchi di assaggio sono state da una parte i WineHunter Talks e dall’altra le Masterclass.

    Derthona Timian 2014 calice Wine&Siena 2022
    Derthona Timian 2014 calice Wine&Siena 2022

    I WineHunter Talks

    I WineHunter Talks hanno toccato molti argomenti come, per esempio, l’abbinamento “Distillati e Cioccolato” condotto dall’ANAG (Assaggiatori Grappe e Acquaviti), la presentazione della guida “I sentieri del Gusto” o ancora il convegno tenuto in collaborazione con l’Università di Siena su “Nutriceutica e Integratori”

    Non sono mancate Masterclass, che si sono svolte all’interno del sontuoso Grand Hotel Continental Siena- Starhotels Collezione, curate da Ais, Fisar, Onav e Slowine in cui sono state toccate molte realtà, come i “Supertuscan” o i “Vini in anfora- La sfida Italia-Georgia: le origini”.

    Assaggiando…

    Il passeggiare tra un banco di assaggio e l’altro ha regalato delle belle conferme e delle grandi soddisfazioni, come quella di riconoscere il vino alla cieca che era stato proposto da Idealwine, unico banco che presentava realtà internazionali.

    Molto interessanti anche le Masterclass di sabato pomeriggio a cui non siamo mancati: “Timorasso” e “Verticale con il Borro”.

    Masterclass di Timorasso Wine&Siena 2022 con Helmuth Köcher Patron del Merano Wine Festival
    Masterclass di Timorasso Wine&Siena 2022 con Helmuth Köcher Patron del Merano Wine Festival

    Masterclass “Timorasso”

    Se sono tante le uve che possono essere definite dei “rossi vestiti di bianco” Massimo Pastura di Cascina La Ghersa non ha esitato a raccontarcene il suo concetto durante la Masterclass “Timorasso”.

    Massimo, amante dei vitigni autoctoni piemontesi, ha dedicato tutta la sua attività in azienda a valorizzare l’identità della sua regione. Non poteva mancare accanto al Barbera anche un’attenzione a uno dei vitigni più rappresentativi della zona come il Timorasso ed è nel 2006 che inizia, sotto la guida del collega-amico Walter Massa, la sua attività con quest’uva quando solo 13 produttori e 26 ettari ne erano i protagonisti.

    Masterclass di Massimo Pastura Wine&Siena 2022 Cascina La Ghersa
    Masterclass di Massimo Pastura Wine&Siena 2022 Cascina La Ghersa

    Un vitigno che in epoca prefilosserica si contendeva con il cortese la nomea di vitigno più coltivato nella zona di confine tra Piemonte e Lombardia, si è trovato completamente abbandonato negli anni ’50-’60 in cui le richieste d’elevata produzione e di grandi volumi lo avevano praticamente emarginato, favorendo invece la coltivazione di vitigni più produttivi.

    Ora, per fortuna, sta incominciando ad avere la sua rivalsa, tanto da contare su 200 ettari impiantati e da vantare anche il nome di “Barolo bianco”.

    I vigneti di Massimo Pastura sono in provincia d’Alessandria a pochi chilometri da Tortona con un dislivello che oscilla tra i 300m s.l.m e i 550m s.l.m in cui si ha l’influenza di tre climi completamente differenti: il clima mediterraneo, che spinge da Sud lungo il fiume Scrivia, venti freddi che scendono dall’Appennino Ligure, che difende al contempo l’areale, e l’influenza della Pianura Padana, con il suo clima continentale offrono una peculiarità a questo territorio, tanto che, per assurdo andando verso sud, quindi verso l’Appennino, il clima si irrigidisce.

    La presenza di elevate escursioni termiche giorno/notte sono tali da favorire un nobile accrescimento del patrimonio olfattivo delle uve.

    In degustazione erano proposte cinque diverse annate: tre annate per Colli Tortonesi DOC Timorasso Sivoy e due annate per Colli Tortonesi DOC Timorasso Riserva Timian. Il primo viene coltivato a 300m s.l.m laddove si hanno delle marne arenarie di epoca tortoniana ed il suo affinamento è di 10 mesi, il secondo rappresenta un cru ed è coltivato a circa 500m s.l.m con un terreno misto argillo-limoso con presenza di calcare ed è sottoposto a 21 mesi di affinamento, come previsto dal disciplinare.

    Derthona Colli Tortonesi Timorasso DOC Sivoy 2018 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa
    Derthona Colli Tortonesi Timorasso DOC Sivoy 2018 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi Timorasso DOC Sivoy 2018

    L’intensità cromatica dorata ci parla di agrumi, di scorza di pompelmo giallo e di fiori gialli come la ginestra e la mimosa con una nota minerale di pietra bagnata.

    In bocca ottima acidità che ci promette una lunga longevità.

    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Sivoy 2015
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Sivoy 2015 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Sivoy 2015

    Il dorato diventa già più caldo, il naso è inizialmente più “timido” sui terziari (cera d’api) e si apre su un fruttato agrumato e floreale. Si percepiscono infine dei sentori che rimandano al fieno e alla pietra focaia.

    Annata calda che ha richiesto una vendemmia anticipata così da avere una percezione alcolica più impattante che maschera l’acidità.

    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Sivoy 2014 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Sivoy 2014 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Sivoy 2014

    Ventaglio olfattivo elegantemente ampio: cedro candito, kumquat, buccia d’arancia, carruba, erbe officinali si susseguono e il tutto è arricchito da sentori di miele e di idrocarburi.

    Ottima freschezza e sapidità. 

     

    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Riserva Timian 2010 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Riserva Timian 2010 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Riserva Timian 2010

    Mentre il colore diventa di un dorato brillante il naso si sposta su una frutta a polpa gialla e dolce, pesca sciroppata, nespola, mirabella, condite da miele e da echi di pasticceria.

    Acidità ancora viva ed elevata sapidità.

     

    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Riserva Timian 2006 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Riserva Timian 2006 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Riserva Timian 2006

    Ultimo vino degustato che ci porta agli esordi di Massimo con questo vitigno.

    Il naso viene accarezzato dal miele d’acacia che diventano, insieme agli idrocarburi, i protagonisti principali su un bouquet fruttato. Seppur l’acidità e la sapidità continuino ad essere presenti vi si percepisce una lieve tannicità che completa e appaga elegantemente il sorso.

    Masterclass “Verticale con Il Borro”

    A presenziare la degustazione Salvatore Ferragamo in persona.

    E pensare che il Borro era la zona del Valdarno in cui la famiglia Ferragamo andava a cacciare e poi.. Sbam.. Colpo di fulmine!

    Nel 1993 la tenuta viene comprata da Ferruccio Ferragamo e dopo attenti studi del terreno viene deciso di impiantare delle viti. Nel contempo il borgo viene completamente ristrutturato così da proporre anche una struttura ricettiva molto elegante oltre che la produzione di olio, vino e ortaggi che dal 2015 sposano un regime biologico.

    Tra le varie etichette che l’azienda produce, la degustazione verteva proprio sulla bottiglia emblema della tenuta, ovvero “Il Borro” Toscana IGT la cui prima produzione risale al 1999, quando era costituito da un blend di Merlot, Cabernet, Syrah e Petit Verdot, quest’ultimo rimasto in uvaggio fino al 2010.

    Cinque le annate in degustazione di Il Borro Toscana IGT : 2018, 2017, 2008, 2004 e 1999.

    Il Borro Toscana IGT 2018
    Degustazione Il Borro al Wine&Siena 2022
    Degustazione Il Borro al Wine&Siena 2022

    Rosso rubino. Ciliegia, prugna, pepe nero, peperone arrostito e leggere note empireumatiche sono i protagonisti di questo sorso con bella freschezza e tannicità.

    Il Borro Toscana IGT 2017

    Rosso rubino vivace. La frutta si trasforma in confettura e la parte vegetale diventa più delicata, note dolci di vaniglia.

    L’impatto in bocca è più morbido, il tannino levigato. Lunga persistenza con richiami di cipria.

    Il Borro Toscana IGT 2008

    Rosso rubino carico. L’incipit di confettura di prugna lascia lo spazio a un’albicocca disidratata. Finale di cioccolato. Ottima freschezza sorretta da una nota tannica pulita e ben integrata.

    Il Borro Toscana IGT 2004

    (Il nostro personale coup de cœur !) Pot pourri floreale, frutta rossa matura e note terziarie che si svelano a mano a mano: chiodi di garofano, cannella, cioccolato con nota balsamica, quasi a ricordare un after eight. Attraenza continua. 

    Tannino elegante e vellutato con una freschezza che permane. Persistenza elevata con retrogusto aranciato.

    Il Borro Toscana IGT 1999

    Prima annata prodotta.

    Color rubino con riflessi aranciati. Il naso diventa più scuro, offrendo suggestive note di sottobosco, humus, fungo, cacao, cannella, vaniglia. Bocca setosa che accarezza il palato regalando un finale mentolato.

    Calici degustazione Il Borro Ferragamo Wine&Siena 2022
    Calici degustazione Il Borro Ferragamo Wine&Siena 2022

    Bellissime verticali in una sala eccezionale che rimarranno impresse nel nostro cuore, pronte ad accogliere quelle del prossimo Wine and Siena.

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola
    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito Evento: https://wineandsiena.com/

    Sito Cantine:

    http://www.laghersa.it/

    https://www.ilborro.it

    Versione Inglese:https://thesensesoffoodandwine.blogspot.com/2022/07/our-wine-2022-between-timorasso-and-il.html

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • Piemonte, Albugnano DOC e uno dei suoi produttori 2022: Alle Tre Colline.

    Piemonte, Albugnano DOC e uno dei suoi produttori 2022: Alle Tre Colline.

    Piemonte, Albugnano DOC e uno dei suoi produttori 2022: Alle Tre Colline.

    Di Elsa Leandri

    Il Piemonte

    Si sa essere regione di vini e di nocciole. Oltre alle celebri denominazioni Barolo e Barbaresco un piccolo paese di 500 anime, che si trova nel Monferrato nordoccidentale vicino a Torino, custodisce una delle 341 doc italiane, la Doc Albugnano, che prende nome dall’omonimo paese. Alla scoperta di questa denominazione e dei vitigni autoctoni piemontesi grazie all’azienda agricola “Alle tre colline”.

    Albugnano Doc e uno dei suoi produttori: Alle Tre Colline. Lineup dei vini rossi della cantina
    Albugnano DOC e uno dei suoi produttori 2022: Alle Tre Colline. Lineup dei vini rossi della cantina

    La denominazione Albugnano DOC e l’Associazione Albugnano 549

    La denominazione che abbraccia quattro comuni del territorio Astigiano (Albugnano, Pino d’Asti, Castelnuovo Don Bosco e Passerano-Marmorito) vede come protagonista il Vitigno Piemontese per eccellenza, ovvero il nebbiolo.

    Il territorio

    Le colline che si ergono sopra i 400m s.l.m. e la presenza di boschi danno il loro contributo a rinfrescare il clima, rendendolo idoneo alla coltivazione dello stesso nebbiolo su questo terreno di matrice marnosa. Già Pier De Crescenzi nel XIV secolo lodava tale zona e tale vitigno: “Quest’uva Nubiola è molto lodata nella città di Asti e in quelle parti” e in quello stesso secolo il nome del vitigno compare nei catasti di Chieri, paese non lontano da Albugnano.

    La realtà, purtroppo, è che tale denominazione, nonostante siano presenti condizioni ideali climatiche, territoriali e storiche per tale vitigno, appare ai più misconosciuta.

    Albugnano, Piemonte Cantine Le tre Colline Albarossa
    Albugnano, Piemonte Cantine Le tre Colline Albarossa bottiglia e calice

    La volontà dei viticoltori locali è quella di riuscire ad affermare tale area a denominazione, che conta 44 ettari, nel mondo vitivinicolo ed è per questo che nel 2017 è nata l’associazione 549, il cui nome fa riferimento al punto più alto del comune di Albugnano appunto 549m s.l.m.

    L’azienda “Alle Tre Colline”

    Uno dei 14 produttori che è attivo in questa rivalutazione territoriale è Franco Carossa, proprietario dell’azienda agricola Alle Tre Colline, che si trova a Albugnano. Il nome della cantina rievoca il fatto che questo paese si estende appunto su tre colline, quelle tre colline che Cristina, la moglie di Franco, vedeva quando tornava da Chieri verso casa.

    Famiglia Carossa, storia, Piemonte, Albugnano

    Seppur la storia della famiglia Carossa affonda le sue radici in viticoltura già all’inizio del 1800, è nel 1999 che Franco Carossa decide di fare il grande passo e di incominciare a non vendere solo vino sfuso, ma anche vini imbottigliati direttamente da loro.

    I Vini di Alle Tre Colline Albugnano, Piemonte
    I Vini di Alle Tre Colline Albugnano, Piemonte

    Oggi l’azienda conta 35 ettari complessivi di cui 12 ettari a noccioleto e 13 a vigneto, in cui sono impiantati principalmente vitigni autoctoni piemontesi come la freisa, la barbera, il grignolino, l’albarossa e ovviamente il nebbiolo.

    Unico vitigno internazionale presente è lo chardonnay, l’amore in bianco di Franco, che viene vinificato secondo tre lavorazioni: Chardonnay (vinificazione in acciaio e maturazione in legno), “An costi” (fermentazione in legno con conseguenza maturazione di 12 mesi a contatto con le fecce nobili) e “C’ha bugia”, novità del 2022, spumantizzato con metodologia classica con sosta di 24 mesi sui lieviti.

    Attualmente Franco può contare sull’aiuto di tutta la sua famiglia: se Cristina, ex infermiera, ora è l’anima dell’agriturismo e delle lavorazioni con le nocciole, i tre figli Elisa, Paolo e Gabriella appena possono sono in azienda a “dare una mano”.

    La degustazione

    http://www.alletrecolline.com/i-vini/

    Partiamo dal più internazionale di tutti “An Costi” Piemonte Doc Chardonnay 2020
    Piemonte doc chardonnay An Costi Albugnano Alle Tre Colline
    Piemonte doc chardonnay An Costi Albugnano Alle Tre Colline

    La fermentazione che avviene in barrique e la successiva sosta sulle fecce nelle stesse barrique per 12 mesi offrono a questo vino un corredo olfattivo variegato che abbraccia frutti esotici, come la banana, ananas, pompelmo, cedro, fiori gialli, leggere erbette aromatiche e vaniglia. L’impatto in bocca offre una sensazione calorica percettibile e una sapidità decisa. Si chiude con un finale leggermente ammandorlato.

    E ora tuffiamoci nel mondo dei vitigni autoctoni: barbera, albarossa e nebbiolo accendiamo i riflettori su di voi!

    Barbera d’Asti DOCG 2020

    Il calice è impreziosito da un rosso rubino vivace. La freschezza della frutta rossa che spazia dal lampone, alle fragoline di bosco, alla ciliegia, la nota agrumata di arancia sanguinella con un eco di rosa e di mirto offrono un naso pulito e tipico di questo vitigno. Acidità schietta che spalleggia l’importante impatto calorico con tannini eleganti. Lunga chiusura con richiami fruttati.

    Piemonte Doc Albarossa 2019
    Albarossa DOC, Albugnano Piemonte Alle Tre Colline
    Albarossa DOC, Albugnano Piemonte Alle Tre Colline

    Prima di affrontare la degustazione due note su questo vitigno relativamente giovane. Nasce nel 1938 da un incrocio tra Nebbiolo e Barbera per volontà del Prof. Giovanni Dalmasso al fine di unire qualità e produttività. Solo più tardi negli anni Sessanta/Settanta gli studi ampelografici individuarono come progenitore, insieme alla Barbera, non tanto il Nebbiolo quanto lo Chatus (nebbiolo di Dronero).

    Rosso carminio vivace. Non lasciatevi incantare dalle note delicate di fragoline di bosco, mora, rosa e dal leggero finale amaricante di rabarbaro e di radice di liquirizia con echi di cipria, tabacco e caffè perché in bocca entra con prepotenza con un’alcolicità importante e un tannino che richiede ancora un po’ di affinamento in bottiglia. Saremmo curiosi di provare delle vecchie annate.

    Albugnano Doc 2020 (100% nebbiolo)

    Elegante veste carminia vivace che propone richiami di fragoline di bosco, lampone, melagrana con note di rosa e violetta. In chiusura refoli di pepe nero. Interessante l’impatto in bocca in cui freschezza e tannicità si sorreggono regalandoci un finale lungo, quasi cioccolatoso.

    Albugnano Doc Superiore “Va’Anait” 2018 (100% nebbiolo)
    Albugnano doc Superiore 549 Va’Anait Alle Tre Colline, Piemonte
    Albugnano doc Superiore 549 Va’Anait Alle Tre Colline, Piemonte

    È necessario spendere due parole sul nome che caratterizza questa etichetta in quanto richiama le parole che nonna Orsolina, al momento della vendemmia, indirizzava ai figli di Franco dicendo loro “Va’ Anait” (lett. “Datti una mossa”, “vai avanti”) perché anziché raccogliere l’uva pensavano a giocare tra i filari. Questa bottiglia rientra nella linea di produzione dell’associazione Albugnano 549 tanto che viene imbottigliata in un albeisa su cui è impresso il nome “Albugnano 549”.

    Veste carminia con riflessi aranciati. Il naso ci racconta di una ciliegia sottospirito e in confettura, di una confettura di lampone, di arancia essiccata. Accenni balsamici mentolati e richiami di pot pourri e cuoio completano elegantemente il quadro olfattivo. Decisa freschezza e tannino setoso caratterizzano la beva, offrendo, nel contempo, una chiusura persistente.

    Questo viaggio a Albugnano ci ha permesso di raccogliere una nuova identità del nebbiolo che in modo camaleontico sa trarre da ogni zona una sua peculiarità, non ci rimane che approfondire ulteriormente la conoscenza di questa realtà!

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Albugnano Doc e uno dei suoi produttori: Alle Tre Colline,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola
    Elsa Leandri autrice articolo: Albugnano Doc e uno dei suoi produttori: Alle Tre Colline,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola

    Sito Cantina:

    http://www.alletrecolline.com/

    Versione Inglese: https://thesensesoffoodandwine.blogspot.com/2022/07/blog-post.html

    Partner Agenzia FoodnadWineAngels:

    https://www.foodandwineangels.com/

  • A Cascina delle Rose: oltre il Barbaresco Parte 1°

    A Cascina delle Rose: oltre il Barbaresco Parte 1°

    A CASCINA DELLE ROSE: oltre il Barbaresco Parte 1°

    DI ELSA LEANDRI

    Quattro zone:Barbaresco, Neive, Treiso e San Rocco Seno d’Elvio. Viene subito in mente il nebbiolo, che si esprime in questi territori con la sua eleganza e suadenza nel Barbaresco DOCG. E se “la regina delle uve nere” è sinonimo di Langhe, di Piemonte e fa sognare donne e uomini, italiani e stranieri, in realtà la sua coltivazione non è poi così tanto diffusa.

    Il cedro del Libano di La Morra nell'articolo A Cascina delle rose
    Il cedro del Libano di La Morra

    https://langhe.net/sight/cedro-del-libano/


    Sapete, invece, qual è il vitigno maggiormente prodotto in Piemonte? Andiamo a scoprirlo a Cascina delle Rose.

    Cascina delle rose Barbera D'Alba DOC Superiore 2016
    Cascina delle rose Barbera D’Alba DOC Superiore 2016 Donna Elena

    Cascina delle rose

    Cascina delle Rose è una piccola realtà vitivinicola con sede a Barbaresco, in provincia di Cuneo, di 5,5 ettari, di cui 4 a vigneto. L’acquisto di tale proprietà avvenne nel 1948 ad opera di Beatrice Rizzolio, ma furono Giovanna e Italo, che negli anni Novanta, decisero di commercializzare quei vini che venivano prodotti per uso familiare.

    Una sfida vincente che, oggi, vede coinvolti in cantina anche i figli Davide, in vigna e in cantina, e Riccardo, nella parte commerciale.

    Cascina delle rose Barbaresco
    Cascina delle rose Barbaresco

    I vigneti della cantina sono collocati principalmente nelle zone di Rio Sordo e di Tre Stelle, due delle 66 Menzioni Geografiche Aggiuntive del Barbaresco.

    Territorio Barbaresco Cascina delle rose
    Territorio Barbaresco Cascina delle rose

    Il territorio, vocato in connubio con l’attenzione che viene dedicata, non solo in vigna, ma anche in tutti i processi produttivi, regala prodotti degni di nota e se ne trova riscontro nei vini di punta dell’azienda il Barbaresco Tre Stelle DOCG e il Barbaresco Rio Sordo DOCG, vini ai quali si dovrebbe dedicare uno specifico articolo.

    Cascina delle rose e la Barbera D'Alba 2016 Donna Elena

    Cascina delle rose e la Barbera D’Alba 2016 Donna Elena

    Oggi però andiamo alla scoperta del vitigno maggiormente coltivato in Piemonte: la barbera.

    La famiglia Rizzolio infatti non si dedica unicamente al nebbiolo ma una parte della loro produzione vede protagonista, oltre che il dolcetto, anche la barbera nelle due versioni Barbera d’Alba Doc e Barbera D’Alba Doc Superiore Donna Elena, vino dedicato a “Zia Elena”, la sorella di Giovanna.

    Quest’ultima è prodotta da una singola parcella della MGA Tre Stelle, in cui le terre sono magre con la presenza di marne argillo/calcaree affioranti in superficie, presupposti ottimali per produrre vini eleganti.

    Barbera d’Alba di Cascina delle Rose

    In degustazione la Barbera d’Alba Doc Superiore Donna Elena 2016 presenta un manto rubino vivace con riflessi granato, che ci indica che siamo di fronte a un vino con una certa evoluzione. I sentori tipici della barbera, lampone e mora, si esprimono sotto forma di confettura, mentre l’iris essiccato lascia spazio a leggere note balsamiche.

    In chiusura accenni eleganti di vaniglia e di cacao e, con l’ulteriore passare del tempo, l’impatto olfattivo si modifica spostandosi ancora di più sulle note terziarie e rivelando anche sentori di tabacco. Già da queste prime evidenze ci rendiamo conto che le aspettative dell’assaggio in bocca diventano molto alte.

    Cascina delle rose, Barbaresco, Barbera D'Alba
    Cascina delle rose, Barbaresco, Barbera D’Alba

    Se in generale la barbera è sinonimo di acidità, quest’aspetto si riscontra nitidamente in questo vino: la freschezza riesce a bilanciare, insieme alla sapidità, quella nota alcolica importante (15%) regalando in questo modo un sorso appagante e pieno, con un’elevata lunghezza in bocca.

    In abbinamento Spaghetti Senatore Cappelli di Carla Latini con polpettine di manzo e cinghiale in rosso con pesco di noci e basilico ai vini di Cascina delle rose
    In abbinamento Spaghetti Senatore Cappelli di Carla Latini con polpettine di manzo e cinghiale in rosso con pesco di noci e basilico, piatto eseguito da Carol Agostini

    La famiglia Rizzolio, con questa barbera che si distingue per la sua eleganza rimanendo fedele alla sua identità, ci dimostra che su un terroir elettivo per il nebbiolo si possono produrre anche grandi barbera e quindi possiamo concludere dicendo: oltre il Barbaresco, c’è la Barbera d’Alba!

    E ci tornano in mente le parole di Giosuè Carducci:

    Generosa Barbera.

    Bevendola ci pare

    d’essere soli in mare

    sfidanti una Bufera”.

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri sommelier, blogger, esperta vitivinicola autrice articolo A Cascina delle Rose
    Elsa Leandri sommelier, blogger, esperta vitivinicola autrice articolo A Cascina delle Rose

    Versione inglese:

    https://thesensesoffoodandwine.blogspot.com

    Sito Cantina: https://www.cascinadellerose.it/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/