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  • Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini

    Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini

    Ciociaria da Bere 2023, alla scoperta del Basso Lazio e dei suoi vini naturali

    Di Cristina Santini

    Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini
    Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini

    Il 31 gennaio, nello Spazio Fare del Mercato Centrale di Roma è stata presentata, alla stampa e agli operatori di settore, l’Associazione “Ciociaria Naturale”, a cura di Andrea Petrini di Slow Food Roma e con la partecipazione del Presidente Amedeo Iafrati e dei produttori che ne fanno parte.

    Al termine della conferenza stampa abbiamo approfondito e degustato ai banchi d’assaggio i vini di queste piccole realtà vitivinicole che rappresentano un sodalizio nato durante il periodo pandemico 2020, oggi costituito da dieci Aziende unite nel promuovere e dare un nuovo slancio al territorio del basso Lazio, nel far emergere il potenziale dei vitigni autoctoni locali e incentivare l’enoturismo.

    Ciociaria da Bere 2023, alla scoperta del Basso Lazio e dei suoi vini naturali, foto di Cristina Santini
    Ciociaria da Bere 2023, alla scoperta del Basso Lazio e dei suoi vini naturali, foto di Cristina Santini

    Dalle parole di Amedeo Iafrati: “Tutto è iniziato dall’incontro di quattro amici (Palazzo Tronconi, D.S. Bio, Fra i Monti e Il Vecchio Poggio) per buttare giù un’idea e fare qualcosa insieme, far struttura, un progetto per creare una grande entità vitivinicola, enologica, enogastronomica. Un’idea spontanea nata per trasformare la Ciociaria in un territorio turistico di grandi aspettative.”

    La Ciociaria è un’area che si estende da Nord Ovest a Sud Est seguendo la direzione degli Appennini e comprende la Valle Latina, una depressione valliva, che separa i complessi montuosi.

    Territori differenti caratterizzano la regione: nella zona nord-ovest, quella del Piglio, i vigneti si coltivano a 600/700 mt di altitudine su terre rosse di origine vulcanica e arenarie con componenti di argilla – i suoli perfetti per il Cesanese del Piglio e la Passerina del Frusinate. Le terre rosse donano vini molto più scorrevoli e gentili mentre le arenarie argillose vini più tesi, più compatti.

    A sud est c’è l’altra zona che comprende Arce, Isola del Liri, Cassino, Pescosolido dove l’altitudine cambia notevolmente da comune a comune e il suolo calcareo dona una mineralità importante in tutti i vini rendendoli unici e diversi l’uno dall’altro con un profilo che identifica il territorio di origine.

    Il territorio: "una sorta di mosaico", foto di Cristina Santini
    Il territorio: “una sorta di mosaico”, foto di Cristina Santini

    Una sorta di mosaico – come afferma Andrea Petrini – che va a comporre quest’area meridionale con tutte le sue caratteristiche morfologiche differenti e con i vini che raccontano un territorio al 100%.

    È una filosofia di fare vino naturale che non disdegna un filo comune: sono vini senza lieviti aggiunti, con una quantità di solfiti mediamente bassa, senza filtrazioni e chiarificazioni, caratterizzati da una qualità tale da non poter generalizzare quando si parla di difetti sul “naturale”. Seguire le pratiche e produrre vini naturali è sicuramente più complicato rispetto alla classica vinificazione. Per cui “Date a Cesare quel che è di Cesare….”

    Vi presento le Aziende degustate e qualche mia impressione sui vini:

    Vitivinicola Cioffi di Anselmo Ernesto Cioffi

    Azienda biologica e biodinamica di circa 1,5 ettaro ubicata a Pescosolido in alta collina a 500 mt slm con una produzione di 3500 bottiglie l’anno. I suoli sono composti da sabbia calcarea bianca e più in alto da roccia calcarea dura. Anselmo è un agronomo nella vita e nel 2020 decide di vinificare le proprie uve. I vini sono ottenuti dalla vinificazione in purezza di Passerina, Pampanaro, Campolongo bianco e un blend da Lecinaro nero, Maturano Nero e Uva Giulia.

    Pampanaro Igt 2021, vitigno autoctono antico e raro affinato in acciaio, avvolgente al naso in modo intrigante con sentori che ricordano la mela e il litchi, cenni mediterranei fanno da sfondo al profilo olfattivo. Sorso appagante, di buon corpo, mostra una struttura acida importante con un finale ricco, salino e leggermente balsamico.

    Pampanaro Igt 2021 di Anselmo Ernesto Cioffi, foto di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini
    Pampanaro Igt 2021 di Anselmo Ernesto Cioffi, foto di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini

    Fra i Monti di Rocco Toti e Benedetto Leone

    Rocco Toti: “Il vino penso che sia l’elemento liquido più interessante per ricordare; un evento del genere è determinante per ricordare un grandissimo concetto fatto di Vigneron, di Donne, di Uomini che ci credono, si appassionano, hanno un progetto agricolo serio che punta al biologico, al biodinamico, alla ricerca più possibile pulita, a fermentazioni spontanee non filtrate, non chiarificate, un vero esempio di prodotto sano nel bicchiere.”

    Situata a Terelle in provincia di Frosinone, l’Azienda nasce nel 2017 con il progetto di recupero di vecchi vigneti allevati su terre rosse limose e argillose, tra i 500 e i 1000 mt di altitudine. In Cantina vengono utilizzati serbatoi di cemento in vetroresina e anfore di terracotta per le lavorazioni del Maturano bianco, un’uva autoctona della Valle di Comino, Pinot nero coltivato a 920 mt di altitudine, Merlot e Cabernet Sauvignon. Produzione annua: 25000 bottiglie.

    Sempre in due igt 2021 Maturano bianco proveniente da una piccola parcella con bassissime rese e affinato otto mesi in anfora sulle proprie fecce. È un vino macerato dai bellissimi riflessi aranciati che sorprende all’olfatto per le sue note di frutta fresca di papaya, mela gialla, pesca. La beva di piacevole freschezza denota una certa complessità e una buona spalla acida. Un bel finale con ritorni agrumati e nuance erbacee di sottofondo.

    Fra i Monti di Rocco Toti e Benedetto Leone, foto di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini
    Fra i Monti di Rocco Toti e Benedetto Leone, foto di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini

    Carlo Noro

    L’Azienda agricola Carlo Noro, situata nel Comune di Piglio, rappresenta il punto di riferimento per la Biodinamica in Italia.

    Nasce come produzione di ortaggi alla fine degli anni ’70 ad opera del Papà Carlo fino al 2009 quando, ristrutturata la vecchia casa di famiglia, i fratelli Noro, Simone e Valerio, decidono di creare l’azienda vitivinicola.

    Simone Noro afferma: “Uno dei capisaldi del movimento è la libertà di espressione, è un vino libero, dove la fermentazione spontanea è il tassello finale. C’è ben altro prima! Mi riferisco alla professionalità agricola nel gestire i terreni e il contesto. Se migliora il contesto, migliora il mio vino anche a livello imprenditoriale.”

    I cinque ettari vitati sono micro appezzamenti parcellizzati coltivati sulle terre rosse di origine pozzolanica ricche di argilla per una produzione totale di 20000 bottiglie l’anno. Di proprietà anche mille piante di olive sul Monte Scalambra e altri 5 ettari attorno al corpo aziendale che un tempo erano coltivati a ortaggi e che oggi invece sono utilizzati a scopo di ricerca sull’agricoltura biodinamica.

    Due vini in degustazione: Oncia Bianca Igp 2020 Passerina e Malvasia di Candia e Collefurno IGP 2020 Cesanese di Affile.

    Collefurno IGP 2020 Cesanese di Affile, foto di Cristina Santini
    Collefurno IGP 2020 Cesanese di Affile, foto di Cristina Santini

    Il Cesanese Collefurno fermenta a contatto con le bucce per 18 giorni, matura dieci mesi in tonneaux esausti e affina dodici mesi in bottiglia. L’accostamento al naso rivela un mix di frutta rossa anche più scura molto generosa (Visciola, mora, Ciliegie) che incontra le note di fiori secchi.

    Il Sorso è agile e di grande concentrazione, avvolgente e succoso con tannini fitti. Una bella vitalità che chiude in un finale persistente di note speziate e richiami terrosi.

    D.S. Bio di Danilo Scenna

    Torniamo verso la parte appenninica, a Pescosolido, con un’Azienda che nasce nel 2012 per seguire le due passioni di Danilo, il vino e i cavalli. Si alleva il Pony di Esperia, una razza in via di estinzione del basso Lazio e si coltivano vitigni autoctoni della media Valle del Liri e della Valle di Comino come Maturano bianco, Lecinaro, Uva Giulia, Maturano nero, Capolongo, Pampanaro.

    Dieci appezzamenti parcellizzati e allevati in regime biodinamico in un raggio di sei chilometri con sei suoli completamente diversi. Sei vini per sei etichette frutto di sei morfologie diverse di suolo.

    Arcaro Igt 2020 è il Maturano bianco coltivato su suolo ricco di scheletro e sedimenti calcarei a 630 mt di altitudine, affinato in cemento sulle fecce fini per qualche mese.

    Al naso un dolce richiamo di sensazioni agrumate che si legano a leggere note speziate. Il sorso pieno, scattante di freschezza ha una bella mineralità molto netta. Un vino territoriale armonioso e di buona persistenza gustativa.

    Arcaro Igt 2020 di Danilo Scenna, foto di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini
    Arcaro Igt 2020 di Danilo Scenna, foto di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini

     I Ciacca

    Vicino Picinisco, in piena valle del Comino, troviamo l’Azienda agricola dell’Avvocato italo-scozzese Cesidio Di Ciacca nata nel 2012 che coltiva solo Maturano in unico appezzamento di circa 5 ettari a 600 mt slm. È stato un progetto molto ambizioso, legato anche alla sostenibilità, che ha riguardato la riqualificazione del vecchio Borgo rurale Di Ciacca appartenuto alla Famiglia e risalente al XVI secolo. Il Borgo ospita, oltre la Cantina di vinificazione, una Scuola internazionale di agronomia ed enogastronomia, un’enoteca, un albergo con sala di degustazione e ospitalità.

    Vigneto spettacolare a filiera biologica dal quale escono tre tipologie di Maturano.

    I Ciacca, foto di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini
    I Ciacca, foto di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini

    Maria Ernesta Berucci

    Da Presidente della “Strada del Vino Cesanese” a Vigneron con 3,5 ettari condotti insieme al marito Geminiano nella zona del Piglio.

    Radici vinicole antiche quelle della Famiglia Massimi Berucci, ma di recente costituzione l’azienda che nasce nel 2008 ad opera del fratello Francesco.

    Nel 2015 Maria incontra Geminiano, uomo dalle numerose esperienze anche all’estero in vari campi, e oltre ad unire le loro vite, uniscono le vigne, le idee progettuali dando vita all’azienda vitivinicola attuale, orientata verso il più naturale dei metodi, l’agro-omeopatia, favorendo la biodiversità e lavorando in funzione del benessere produttivo.

    Attualmente producono 15.000 bottiglie l’anno divise in varie tipologie e concentrate soprattutto sul Cesanese del Piglio e Passerina del Frusinate.

    Dalle parole di Maria: “Ciociaria Naturale per me è la conferma che questo areale – che è stato sempre un fanalino di coda del Lazio – in realtà va, si lavora con una grande serietà e rispetto per la vite in un contesto paesaggistico che non sempre è tutelato da chi lo governa. Invece chi lo lavora da diversi anni fa un lavoro molto differente e forse grazie a realtà come le nostre, non unite a caso, incentrate sulla professionalità, qualcosa sta cambiando anche nel consumatore che assaggia i nostri vini.”

    Maria Ernesta Berucci, la sua produzione, foto di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini
    Maria Ernesta Berucci, la sua produzione, foto di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini

    Raphaël Cesanese del Piglio Docg 2021 blend di uve Cesanese di Affile e Nostrano provenienti dal vigneto di 1h di 45 anni di età coltivato su terreno di matrice vulcanica misto ad argilla e rocce calcaree. Vinificazione e affinamento in vasche di cemento con travasi di illimpidimento e anfore da 500 lt.

    Un concentrato di frutta rossa e speziatura che dal naso si amplifica al palato riscontrando una facilità di beva, una freschezza vivace e una trama setosa. Conquista per il suo sorso lungo e persistente.

    La Visciola – Piglio

    Realtà che nasce nel 2005 dalla passione di Piero Macciocca e la moglie Rosa con 1,5 h da subito adottando i principi della biodinamica e con una produzione di partenza di 700 bottiglie all’anno. Oggi ne producono 15000 provenienti da vigneti parcellizzati; ogni appezzamento è un vino diverso, vinificato separatamente. Una Cantina piccola ma con una grande qualità che produce quattro Cru da uve Cesanese di Affile, un vino base misto con uve degli altri appezzamenti e una Passerina rifermentata e in versione macerata.

    Due vini in degustazione: Donna Rosa Passerina del Frusinate Igt 2019 e Priore Mozzatta Cesanese del Piglio Docg 2019

    Il Cru “Mozzatta” è un Cesanese d’Affile che affina 12 mesi in Tonneaux e 24 mesi in bottiglia. Ha una grande eleganza che domina nel calice con una progressione impressionante ogni volta che si assaggia. La complessità di naso, tra visciola e ciliegia, sentori di sottobosco e note speziate si riscontra anche alla beva trascinata da una buona componente acido-sapida e una finezza di tannini ben integrati. Grande potere evolutivo.

    Alcuni vini della produzione, foto di Cristina Santini
    Alcuni vini della produzione, foto di Cristina Santini

    Palazzo Tronconi di Marco Marrocco

    Siamo ad Arce, nella Valle del Liri, quasi al confine con la Campania.

    Marco non era un vignaiolo e, spinto dalla passione per il suo territorio arcese, da ingegnere abbandona la professione e la vita romana per trasferirsi in campagna e dedicarsi al vino.

    Oggi l’Azienda coltiva 33 ettari di cui 14,5 di vigna, 7,5 di uliveti, 1h di noccioleto ed è costituita dalla Cantina, dall’osteria e dal b&b all’interno di Palazzo Tronconi.

    Nel 2010 compra i terreni e pianta le prime viti allevate in regime biodinamico.

    Laureatosi poi in Enologia nel 2014 e grazie ad alcune conoscenze nel campo vitivinicolo, come il Prof. Gaetano Ciocchi – che è stato il primo a registrare nel 2009 queste rare varietà – punta sulla coltivazione di antichi vitigni come Lecinaro, Olivella, Maturano, Capolongo e Pampanaro, sconosciuti al Catasto Vitivinicolo prima di quell’anno.

    “È sempre presente lo studio, la sperimentazione e il giocarsi tutto in campo perché poi quando l’uva arriva in cantina i giochi sono fatti non potendo utilizzare tutti quei stratagemmi che vengono usati nell’enologia moderna.”

    Tra i vini in degustazione ho scelto di parlarvi di Zi’tore Lecinaro Igt 2021 che affina 15 mesi in vasche di cemento.

    I suoi profumi di prugna e di cannella accolgono cenni di tabacco in foglia per un’armonia impressionante. Ingresso al palato pieno e succoso guidato da tannini morbidi.

    Il vino in degustazione di Marco marrocco, foto di Cristina Santini
    Il vino in degustazione di Marco Marrocco, foto di Cristina Santini

    Aurete

    L’Azienda, nata nel 2016 ad Esperia, nel Sud del Lazio, all’interno del Parco Naturale dei Monti Aurunci, ha una superficie vitata di 4 ettari di cui 1,5 h costituiscono il vigneto “Aurete” piantato nel 2018, 2 h il vigneto “Via Romana” e mezzo ettaro il vigneto più antico pre-fillossera di fine ‘800, a piede franco, il “Cariano”.

    Nel corso dei millenni, l’erosione carsica e la sedimentazione di minerali a valle dovuta alle piogge ha determinato la formazione di suoli rosso scuro ricchi di ferro e magnesio, molto interessanti dal punto di vista geologico e ideali per la viticoltura. Un territorio completamente diverso dagli altri.

    I movimenti tettonici frequenti hanno portato alla luce nel 2000 orme di dinosauri nei vigneti. Ecco spiegate le etichette!

    Inseriti nel 2021 dall’Arsial nel Registro Nazionale, spiccano la Reale bianca semiaromatica dalla quale viene prodotto un Orange wine e il Raspato Nero, vinificati entrambi in anfora di terracotta con fermentazioni spontanee, riposo in anfora o clayver.

    Theron 2020 Aurete, foto di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini
    Theron 2020 Aurete, foto di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini

    Il Thero 2020 ottenuto da Reale bianca e un piccolo saldo di Trebbiano è un Orange wine dalla lunga macerazione di 45 giorni sulle bucce, svinatura, pressatura e continui bâtonnage durante il suo affinamento in anfora.

    Il suo gradevole aroma di margherite e primule accompagna l’intensa nota agrumata e le sue spezie dolci. La beva così palpitante, minerale e fresca si allunga in un finale meraviglioso di frutta esotica.

    Il Vecchio Poggio

    A Isola del Liri si trova l’Azienda agricola di Amedeo Iafrati e sua moglie Graziella, nata nel 2017 ma legata alla viticoltura dagli anni ’60, con un ettaro di vigna messo a dimora su una collina ben esposta.

    Amedeo Iafrati racconta: “L’idea di piantare la vigna mi è venuta quando ero bambino, a sei anni, perché già bevevo vino. C’è sempre stata questa idea. Poi ho piantato un po’ di vigna lì dove avevo due ettari di terreno. Abbiamo fatto la Cantina e la sala degustazione nuove e stiamo cercando di promuovere i nostri vini fatti principalmente da Syrah.”

    Dopo varie sperimentazioni, si coltiva Syrah, Lecinaro, Passerina (da poco piantata che uscirà tra qualche anno), Malvasia del Lazio e Riesling da cui viene prodotto il bianco. Per gli affinamenti la scelta è orientata sulle anfore Tava, fuori terra e in ceramica fatte a mano, che riescono ad esaltare, nei vini, il territorio fatto di pietra calcarea argillosa.

    In degustazione Puddinga IGP 2019 85% Cabernet Sauvignon e 15% Syrah ottenuto dalla macerazione di 20 giorni sulle bucce e 20 mesi di affinamento in anfora.

    Un olfatto ricco di frutti rossi di Cassis e Ribes nero, sbuffi di cacao e liquirizia che vertono sulle note speziate e leggere di tabacco al profilo gustativo. Un vino leggiadro, goloso, di ottimo equilibrio.

     

    Il Vecchio Poggio, foto di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini
    Il Vecchio Poggio, foto di Cristina Santini, articolo: Ciociaria da Bere 2023, Basso Lazio di Cristina Santini
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Siti partners: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Interventi straordinari dei vini d’Abruzzo 2023

    Interventi straordinari dei vini d’Abruzzo 2023

    Approvati interventi straordinari per salvaguardare il mercato dei vini d’Abruzzo

    Redazione

    Per la vendemmia 2022 blocage per raggiungere un equilibrio tra domanda e offerta.

    Logo Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo, immagine da comunicato stampa
    Logo Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, immagine da comunicato stampa

    Su proposta del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, il Tavolo Verde – con Regione Abruzzo, associazioni di categoria e Consorzi – ha approvato gli interventi straordinari per ridurre l’offerta di Montepulciano d’Abruzzo.

    presidente del Consorzio Alessandro Nicodemi, foto da comunicato stampa
    Presidente del Consorzio Alessandro Nicodemi, foto da comunicato stampa, articolo: Interventi straordinari dei vini d’Abruzzo 2023

    “Il Consorzio da anni crede che sia necessario utilizzare sistemi di regolamentazione del mercato. Da sempre il Montepulciano d’Abruzzo soffre un ribasso dei prezzi dettato da un eccesso di produzione; da un’attenta analisi, elaborata dal nostro comitato tecnico, dell’attuale andamento della Denominazione e dei possibili scenari del mondo del vino, era quindi fondamentale intervenire in questa direzione”, spiega il presidente del Consorzio Alessandro Nicodemi.

    “L’obiettivo è quello di superare – con questi interventi – gli squilibri tra domanda e offerta in vista della prossima vendemmia; vogliamo così consolidare il valore del nostro vino e il suo posizionamento, a beneficio dei produttori e di tutto il territorio”, conclude il presidente.

    Alcune vigne abruzzesi, foto da comunicato stampa
    Alcune vigne abruzzesi, foto da comunicato stampa, articolo: Interventi straordinari dei vini d’Abruzzo 2023

    Il fine sarà perseguito – grazie al via libera dato dalla Regione – con gli strumenti previsti dall’articolo 39 (comma 4) del Testo unico della vite e del vino Legge 238 del 12/12/2016, “Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino”. La proposta di richiesta di attivazione alla Regione era stata approvata dall’assemblea del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo il 4 gennaio 2023.

    Nello specifico verrà regolamentato lo stoccaggio dei vini, in modo da gestire i volumi di prodotto disponibili, con il blocage del 20% di Montepulciano d’Abruzzo Doc rivendicato nell’annata 2022. Dal provvedimento sono esclusi il vino biologico e il vino delle cantine che imbottigliano tutta la loro produzione.

    Da comunicato stampa

    (altro…)

  • Wine Paris e Vinexpo Paris 2023, Vini D’Abruzzo presenti

    Wine Paris e Vinexpo Paris 2023, Vini D’Abruzzo presenti

    Dal 13 al 15 febbraio i Vini D’Abruzzo al Wine paris & Vinexpo Paris

    Redazione

    Il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo sarà per la seconda volta alla fiera francese, porta d’ingresso per il mercato d’oltralpe e verso il nord Europa. Quest’anno focus sul Montepulciano d’Abruzzo, con una masterclass allo stand di Revue du Vin de France

    Logo Consorzio Tutela Vini D'Abruzzo, immagine da comunicato stampa

    Logo Consorzio Tutela Vini D’Abruzzo, immagine da comunicato stampaSarà Parigi, dal 13 al 15 febbraio, la prima vetrina internazionale del 2023 per i vini d’Abruzzo, con la partecipazione di una collettiva guidata dal Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo, a Wine Paris & Vinexpo Paris. La fiera del vino e degli alcolici dedicata agli operatori, propone 3 giorni di incontri, approfondimenti e appuntamenti d’affari su misura, e rappresenta una occasione per consolidare l’exploit messo a segno dall’export enologico abruzzese nel 2022 sul mercato francese.

    Wine Paris e Vinexpo Paris 2023, Vini D'Abruzzo presenti, foto da comunicato stampa
    Wine Paris e Vinexpo Paris 2023, Vini D’Abruzzo presenti, foto da comunicato stampa

    “Wine Paris & Vinexpo Paris è una grande opportunità di promozione in Francia, dove nel 2022 le nostre esportazioni sono cresciute del 57% in valore, ma anche verso i mercati del nord Europa grazie alla presenza di operatori di Paesi target, come possono essere Paesi Bassi e Danimarca, dove saremo già la settimana successiva con masterclass e walk around tasting, il 20 febbraio a Rotterdam e il 22 febbraio a Copenaghen”, spiega il presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo Alessandro Nicodemi.

    Lo stand del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo a Parigi sarà organizzato con un’area collettiva formata da 13 aziende e un’area tasting consortile con circa un centinaio etichette di cantine che non saranno presenti fisicamente in fiera.

    Il territorio dei vini d'Abruzzo, foto da comunicato stampa
    Il territorio dei vini d’Abruzzo, foto da comunicato stampa

    A fare da capofila ci sarà sempre il Montepulciano d’Abruzzo, al quale quest’anno è dedicata una speciale masterclass, organizzata in collaborazione e presso lo stand della rivista Revue du Vin de France e guidata da Jérémy Cukierman Master Of Wine, a ulteriore dimostrazione del crescente interesse per un vino in grado di conquistare ampie fasce di consumatori, grazie alla sua complessità unita all’eleganza di aromi a profumi caratteristici delle specifiche zone di origine.

    “La promozione realizzata dal Consorzio all’estero è molto importante per i nostri produttori, che investono sempre più sulla qualità dei propri vini e sui mercati internazionali non solo aumentando i volumi ma anche il valore dell’export, cresciuto del 10% nel 2022 e del 90% dal 2010. Con il riconoscimento dell’Abruzzo come Regione Vinicola dell’Anno da parte della rivista Wine Enthusiast, quest’anno abbiamo un’importante carta in più da giocare a Parigi e nel resto del mondo”, conclude il presidente Nicodemi.

    L’intenso programma 2023 di iniziative promozionali del Consorzio all’estero ha visto già la realizzazione di trasferte negli Usa prima del Wine Paris & Vinexpo Paris: dall’1 al 9 febbraio negli Usa con masterclass e walk around tasting a Las Vegas, Charleston, Miami, Dallas e Houston, mentre è in calendario uno speed tasting il 14 febbraio a Shanghai in Cina.

    Da Comunicato stampa


    Approfondimenti da sito: https://wineparis-vinexpo.vinexposium-connect.com/
    Logo di Wine Paris e Vinexpo paris 2023, immagine da sito
    Logo di Wine Paris e Vinexpo paris 2023, immagine da sito

    3 GIORNI PER TASTARE IL POLSO A UN MONDO CHE CAMBIA E SUPERARE I LIMITI.

    Con il tema centrale “World in Motion“, la fiera Wine Paris & Vinexpo Paris 2023 abbraccia il cambiamento costante e si è data la missione di avventurarsi in territori inesplorati attraverso oltre 100 degustazioni, masterclass e dibattiti multiformi.

    Parliamo di vino, foto da sito
    Parliamo di vino, foto da sito

    PARLIAMO DI VINO!

    Con il patrocinio dell’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino), 16 discussioni stimolanti sui nuovi modi di produrre e bere il vino nel mondo.

    LE MASTERCLASS

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    LE PROSPETTIVE TECNOLOGICHE DEL VINO

    Un’area dedicata all’innovazione e alla digitalizzazione all’interno del settore per fornire supporto a tutti gli stakeholder nella fase di transizione e di risposta alle nuove sfide del mercato.

    Il bar infinito, foto da sito
    Il bar infinito, foto da sito

    IL BAR INFINITO
    Progettato per mostrare lo spirito creativo dei migliori mixologist presenti a Be Spirits, l’Infinite Bar ospiterà quest’anno 5 bar europei, 5 bar delle regioni francesi e 10 bar parigini distribuiti su un enorme bancone lungo 40 metri.

    SPEAKEASY
    L’area Speakeasy, che fa parte di Be Spirits, lo spazio dedicato agli alcolici della mostra, offrirà una serie di masterclass, conferenze ed eventi incentrati sugli alcolici e sulla mixologia.

     

    PROGRAMMA DETTAGLIATO
    Conferenze, masterclass, degustazioni, interviste… Il programma per giorno, per ora e per luogo!

    Il programma, foto da sito
    Il programma, foto da sito

    LE DEGUSTAZIONI LIBERE
    Alcune emozioni possono essere trasmesse solo attraverso le degustazioni. Scoprite 1.500 vini, tra cui la selezione internazionale di Valeria Gamper, 2022 Miglior Sommelier delle Americhe.

    IL VILLAGGIO RVF
    La Revue du Vin de France curerà delle masterclass per un pubblico selezionato, in modo che possiate ampliare le vostre conoscenze con i migliori specialisti del mondo.

     

    Da Redazione, Carol Agostini


    Sito ufficio stampa: https://www.zedcomm.it/
  • WineESiena 2023 il fermento senese, di Elsa Leandri

    WineESiena 2023 il fermento senese, di Elsa Leandri

    Wine&Siena 2023, il fermento senese

    Di Elsa Leandri

    A fine gennaio a Siena vicino al Duomo c’è fermento, un brulichio di persone che entra e esce da Santa Maria della Scala con dei carrelli pieni di bottiglie o prodotti alimentari: è il via vai dei produttori che si stanno preparando all’ottava edizione del Wine&Siena tanto voluta da Helmuth Köcher e dal presidente di Confcommercio Siena Stefano Bernardini.

    Flag Wine&Siena 2023, I capolavori del Gusto, articolo di Elsa Leandri, foto dell'autrice
    Flag WineESiena 2023, I capolavori del Gusto, articolo di Elsa Leandri, foto dell’autrice

    Il 27 gennaio Helmuth, patron del Merano WineFestival e ottimo padrone di casa di questa manifestazione toscana, controlla che tutto sia in ordine per dare il via all’evento che proporrà le eccellenze premiate dal The WineHunter Award.

    Oltre ai numerosi banchi di assaggio che permettono di viaggiare lungo la penisola con circa 600 etichette in degustazione e 60 prodotti alimentari sono state organizzate masterclass presso il Grand Hotel Continental Siena – Starhotels Collezione, incontri dedicati al mondo del vino e dell’agricoltura e visite guidate all’archivio di stato e al palazzo Sansedoni, che ospita la Collezione Opere d’Arte della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, sponsor della manifestazione.

    Il Duomo di Siena, articolo: Wine&Siena 2023, il fermento sienese di Elsa Leandri, foto dell'autrice
    Il Duomo di Siena, articolo: WineESiena 2023, il fermento senese di Elsa Leandri, foto dell’autrice

    L’ideale sarebbe stato poter essere presente tutti e quattro i giorni dell’evento enogastronomico così da approfittare di ogni iniziativa proposta, ma purtroppo a volte dobbiamo fare delle scelte e il nostro Wine&Siena si è svolto nella giornata di domenica 29 gennaio.

    Siena

    Elsa Leandri all'evento Wine&Siena, foto dell'autrice
    Elsa Leandri all’evento WineESiena, foto dell’autrice

    Un passaggio tra i banchi di assaggio e poi di corsa al Grand Hotel Continental Siena – Starhotels Collezione a seguire le tre Masterclass della giornata il cui servizio è stato affidato, sotto la guida del Professor Francesco Piacenti, alla 5^E del corso di Enologia IIS Ricasoli.

    Le Masterclass

    “Ricoltivazione di un cru storico della Mosella – Verticale di Riesling Renano”

    Ivan Giovannett, cognome che riporta la mente alla nota cantina altoatesina Castelfeder, è qui per raccontarci, affiancato da Antonio Aquilino, degustatore AIS, il suo sogno oltralpe che è diventato realtà: dedicarsi al Riesling Renano nel territorio d’elezione, la Mosella.

    In foto Giovanett, degustazione di riesling al Wine&Siena 2023, foto di Elsa Leandri
    In foto Ivan Giovanett, degustazione di riesling al WineESiena 2023, foto di Elsa Leandri

    Questo zona così bella e allo stesso tempo poco popolata ha visto un graduale abbandono dei vigneti durante gli anni novanta e Ivan con il suo amico Tobias Treis hanno investito le proprie energie in 9,5 ettari di vigneto, laddove la Mosella fa la curva di 360°. Siamo a Sorentberg (lett. montagna di Sorrento) con una pendenza dell’80%-110% in piena esposizione Sud e con un terreno della tanto rara ardesia rossa.

    Parte così nel 2012 il reimpianto delle viti e la scoperta inaspettata e fortuita di 1000 piante di Riesling centenarie a piede franco poste nella parte più alta della montagna. Il percorso effettuato dai due amici è tale da permetterci di degustare oggi il Riesling prodotto sia dalle piante giovani che dalle vecchie vigne in due annate differenti la 2019 e la 2016.

    Foto delle bottiglie della Masterclass di riesling, immagine di Elsa Leandri
    Foto delle bottiglie della Masterclass di riesling, immagine di Elsa Leandri

    Sorentberg 2019 Riesling Rotschiefer Trocken
    Dorato luminoso. Il naso si apre con sentori fruttati e varietali di pesca e di mirabelle, echi di fiori di ginestra e di camomilla. Si arricchisce con una leggera speziatura di zafferano. In bocca una decisa freschezza e sapidità che offre un’elevata persistenza con finale di scorza di pompelmo.

    Sorentberg 2019 Riesling Von 1000 Alte Reben
    Dorato intenso. Apertura di agrumi canditi e in marmellata. La pesca gialla matura, il fiore giallo essiccato e la nota di zafferano completano il quadro olfattivo. Vibrante abbandona il cavo orale lentamente lasciando un ricordo agrumato.

    Sorentberg 2016 Riesling Rotschiefer Trocken
    Dorato vivace. Stupisce per i sentori iniziali di miele di tarassaco, pasticceria e di marzapane a cui si susseguono note di mango, papaya e di fiori gialli essiccati. Leggeri echi di idrocarburo. Freschezza importante con un finale di bocca di kumquat.

    Sorentberg 2016 Riesling Von 1000 Alte Reben
    Dorato brillante. L’elegante speziatura di curcuma e zafferano accompagna la frutta disidratata e il pot pourri di fiori gialli. In bocca si percepisce una maggior morbidezza ma permane in chiusura una freschezza importante con note di frutta candita.

    Per concludere la masterclass Ivan ci ha proposto Sorentberg 2020 Riesling Kabinett e Sorentberg 2018 Riesling Auslese che si differenziano ovviamente per la percezione di morbidezza e di dolcezza. Il primo ci porta verso note decisamente agrumate con richiami di pesca e di mela gialla fresca e con un finale vegetale di lemongrass; l’impatto è dolce ma la verticalità di beva è decisa. Il secondo ci offre delle note più calde di zafferano, di pesca sciroppata ravvivati da echi balsamici di menta e salvia e in bocca la dolcezza viene mitigata da una decisa acidità.

    “Catwalk Champagne”

    La seconda masterclass della giornata è stata dedicata unicamente alla bollicine per antonomasia: lo Champagne. A condurre questa chiacchierata parlando di zone e vitigni Helmuth Köcher affiancato dagli importatori italiani. In degustazione 6 vini che ci hanno permesso di toccare le diverse zone vitivinicole passando dalla Côte des Bar alla Vallée de la Marne alla Côte des Blanc con un profilo sensoriale differente dettato anche dalla presenza di percentuali diverse dei tre vitigni principali Pinot Nero, Chardonnay e Meunier. La degustazione inizia con una sciabolata effettuata da Helmuth stesso.

    Helmuth Köcher Wine&Siena 2023, foto di Elsa Leandri
    Helmuth Köcher WineESiena 2023, foto di Elsa Leandri

    Champagne Lombardi Cuvée Axiome
    70% Pinot Nero, 30% Chardonnay. 20% vini di Riserva. 8g/L.
    Ottimo champagne per iniziare la degustazione in cui si percepiscono dei sentori prevalentemente agrumati con accenni floreali di ginestra. In bocca sprigiona una freschezza elevata percepita da un agrume citrino correlato anche a una decisa sapidità.

    Champagne A.Robert Alliances N°16
    60% Meunier, 20% Pinot Nero, 20% Chardonnay. 40% vini di Riserva. 6,5g/L.
    Il n°16 sta a indicare il sedicesimo assemblaggio della maison in cui la protagonista è l’annata 2015.
    Apre con sentori di frutta gialla come mirabelle e mela gialla matura. Leggere note di pasticceria e di nocciola. Ottima freschezza che si chiude con un finale di scorza di arancia.

    Champagne Froment-Griffon Cuvée Grande Réserve 1er Cru
    50% Chardonnay, 35% Meunier, 15% Pinot Nero. 20% vini di Riserva. 9g/L.
    Elegante introduzione floreale che viene accompagnata da note di scorza di pompelmo e di frutta gialla. In chiusura pasticceria. Bocca ben bilanciata con un’adeguata persistenza.

    Champagne Froment-Griffon Sélection 1er Cru
    40% Chardonnay, 40% Pinot Nero, 20% Meunier. 9g/L.
    Profilo olfattivo molto interessante che si svela gradualmente: ginestra, acacia, mirabelle, si susseguono con effluvi di erbette aromatiche e pepe bianco. In chiusura miele di zagara. Sorso ampio e strutturato che appaga.

    Champagne A. Bergère Blanc de Blancs Solèra
    100% Chardonnay. 50% vini di Riserva in Solera dal 2013. 5g/L.
    La protagonista di questa annata è la 2020 a cui concorrono il 50% di vini di riserva. Sorprendentemente fresco il profilo olfattivo con richiami di melone bianco, erba tagliata e pompelmo, echi di papaya e ananas. Decisa freschezza con una lunga persistenza.

    Champagne A. Bergère Blanc de Blancs Grand Cru 38-40
    100% Chardonnay. Annata 2012. 5g/L.
    Ottenuto da una selezione di vecchie viti di oltre 30 anni nei Grand Cru Avize e Oger con una sosta sui lieviti di 90 mesi non può che offrire una palette olfattiva ricca di sentori di viennoiserie, di crema pasticceria e di nocciola che accompagnano i più comuni ricordi fruttati. Delicata speziatura. Bocca ben strutturata che abbandona lentamente il cavo orale lasciando un aroma di pompelmo candito.

    Catwalk 2023 Wine&Siena, foto di Elsa Leandri
    Catwalk 2023 WineESiena, foto di Elsa Leandri

    “Chianti Classico: microzone a confronto”

    L’ultima masterclass della giornata è stata dedicata invece al vitigno per eccellenza toscano e nella sua espressione come solista o in orchestra: il Sangiovese. A condurre l’evento Andrea Frassinetti, delegato Onav Siena, accompagnato dai produttori delle varie etichette. Le sette etichette selezionate hanno permesso di toccare solo alcune delle nove aree di produzione: nello specifico Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Radda in Chianti e Greve in Chianti.

    L’annata protagonista è stata la 2019.

    Foto della Masterclass di Chianti Classico 2019, immagine di Elsa Leandri
    Foto della Masterclass di Chianti Classico 2019 al WineESiena, immagine di Elsa Leandri

    Vallepicciola Chianti Classico 2019
    100% sangiovese.
    Carminio vivace. Offre sentori di frutti di bosco, arancia sanguinella e viola mammola. In chiusura echi di liquirizia e di cioccolato al latte. Tannini ben integrati e persistenza non molto lunga con un retrogusto amaricante.

    Tenuta Di Arceno Chianti Classico 2019
    90% sangiovese, 10% merlot.
    Carminio fitto e vivace. La tipica ciliegia con effluvi vegetali e l’elegante speziatura dolce di vaniglia e cannella caratterizza il profilo olfattivo. Sorso pieno con un’ottima freschezza e con tannini non ancora perfettamente levigati. Lunga chiusura.

    Castello di Fonterutoli Chianti Classico Gran Selezione 2019
    100% sangiovese.
    Carminio con riflessi granato. Naso ben strutturato: viola, ciliegia matura, tocchi speziati e balsamici. Ricordi di cioccolato e di note ferrose. Tannini saporiti rinvigoriti da un’acidità decisa. Abbandona la bocca lentamente con un finale agrumato.

    Tenuta Villa Trasqua Chianti Classico 2019
    80% sangiovese, 10% merlot, 10% cabernet sauvignon.
    Carminio di media intensità. Ciliegia marasca, melagrana con sentori di rosa e viola sono ravvivati da richiami balsamici e speziati. Al palato appare fresco ma con un tannino ancora graffiante.

    Vecchie Terre di Montefili Chianti Classico 2019
    100% sangiovese.
    Carminio vivace. Offre sentori di frutta scura quale mora e susina e di viola. Note di humus, di cardamomo e di liquirizia affiancano le note empireumatiche di cioccolato e di polvere di caffé. In bocca ha una struttura importante che potrà sicuramente evolvere in quanto sorretto da freschezza e da tannini ancora in evoluzione. Chiusura raffinata di arancia sanguinella.

    Arillo in Terrabianca Sacello Chianti Classico 2019
    100% sangiovese.
    Carminio di media intensità. Si apre con eleganti sentori floreali a cui si susseguono ciliegia marasca, ribes rosso e melagrana. L’elevata freschezza e il tannino setoso rendono la bevuta piacevolmente immediata e di compagnia.

    Carpineto Chianti Classico 2019
    Sangiovese, canaiolo e altre varietà a bacca rossa.
    Carminio vivace. Note fruttate di ciliegia matura, mora e susina e floreali. Offre una beva non impegnativa ideale per accompagnare una merenda toscana.

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito evento: https://wineandsiena.com/

    Siti partners: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • Graziano Prà, vivere il vino in ogni stagione 2023

    Graziano Prà, vivere il vino in ogni stagione 2023

    GRAZIANO PRÀ: VIVERE IL VINO IN OGNI STAGIONE 2023

    Redazione

    L’azienda di Monteforte d’Alpone (VR) presenta i nuovi tour dedicati ai wine lovers, per scoprire il Soave tutto l’anno. Dalle degustazioni in barricaia ai bike tour tra le colline, fino alle escursioni nel Percorso Natura del nuovo agriturismo Monte Bisson.

    Graziano Prà, vivere il vino in ogni stagione 2023, foto da comunicato stampa
    Graziano Prà, vivere il vino in ogni stagione 2023, foto da comunicato stampa

    Quella di Graziano Prà è una realtà vitivinicola che nasce da un produttore appassionato e lungimirante, immersa in una natura rigogliosa a pochi passi da uno dei borghi più belli d’Italia. Qui prendono vita i suoi vini, dai vigneti allevati tra le colline del Soave e della Valpolicella, e frutto di un lavoro autentico di valorizzazione dei vitigni autoctoni e di grande attenzione all’innovazione.

    Qui prendono vita i suoi vini, dai vigneti allevati tra le colline del Soave e della Valpolicella, foto da comunicato stampa
    Qui prendono vita i suoi vini, dai vigneti allevati tra le colline del Soave e della Valpolicella, foto da comunicato stampa

    Graziano Prà è una vera e propria esperienza immersiva da vivere tutto l’anno e che dal 2023 apre sempre di più le porte ai wine lovers per far vivere il suo territorio in ogni stagione. Da quest’anno nascono infatti sei nuovi tour guidati pensati per accogliere al meglio tutti gli appassionati, senza dimenticare lo spirito familiare e conviviale che da sempre muove l’azienda.

    “Il tempo è prezioso, nel lavoro come nella quotidianità, parole di Graziano prà, foto da comunicato stampa
    Il tempo è prezioso, nel lavoro come nella quotidianità”, parole di Graziano prà, foto da comunicato stampa

    “Il tempo è prezioso, nel lavoro come nella quotidianità, ecco perché il nostro invito ai visitatori è quello di venire a trascorrere dei momenti di qualità insieme a noi – spiega Graziano Prà, titolare dell’azienda.

    Vivere la storia della cantina, sedersi con noi a tavola per assaggiare insieme i vini e i prodotti del territorio, immergersi nel bosco che circonda la nostra tenuta sul Monte Bisson o visitare il borgo medievale di Soave: sono esperienze di natura e di gusto che rigenerano anima e corpo e che speriamo lascino un bellissimo ricordo in tutti coloro che passano a trovarci”.

    Tenuta sul Monte Bisson, foto da comunicato stampa
    Tenuta sul Monte Bisson, foto da comunicato stampa

    Declinati secondo diverse proposte, i percorsi per vivere il vino secondo Graziano Prà possono comprendere una visita più storica e tecnica, dedicata alla cantina e alla barricaia di Monteforte d’Alpone, ma anche trekking guidati che partono dal nuovo agriturismo Monte Bisson e proseguono lungo il Percorso Natura, con un passaggio nei vigneti fino al bosco che li circonda e la visita all’annessa torre veneziana del 1400. Un sentiero escursionistico alla portata di tutti per scoprire la biodiversità dei colli alla ricerca di orchidee selvatiche, scoiattoli, ricci, tassi e volpi.

    Alcuni vigneti della cantina, foto da comunicato stampa
    Alcuni vigneti della cantina, foto da comunicato stampa

    La cantina ha pensato anche agli ospiti più sportivi e darà la possibilità di noleggiare a prezzi agevolati le e-bike, il modo ideale per scoprire gli scorci più suggestivi del territorio e del borgo medievale di Soave.

    La barricaia della cantina Graziano Prà, foto da comunicato stampa
    La barricaia della cantina Graziano Prà, foto da comunicato stampa

    Non può mancare quindi il momento della degustazione, che conclude tutte le visite, con diverse selezioni dedicate ai vini simbolo di Graziano Prà: dai Soave DOC, con le etichette Otto, Staforte e l’iconico Monte Grande, e la linea Morandina, con il Valpolicella, l’Amarone e il Ripasso. Ogni tasting è quindi accompagnato da un abbinamento di formaggi, salumi, focacce e altri prodotti gastronomici tipici del territorio, preparati direttamente in azienda.

    Da comunicato stampa


    Sito cantina: https://www.vinipra.it/it/

    Per scoprire tutti i tour: www.vinipra.it

    Sito ufficio stampa: https://www.zedcomm.it/

    Partners redazione: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • L’Alto Adige di Kettmeir 2023 di Cristina Santini

    L’Alto Adige di Kettmeir 2023 di Cristina Santini

    L’Alto Adige di Kettmeir 2023

    Di Cristina Santini

    Una storia lunga 100 anni fatta di persone, tradizioni e progresso

    Continua il mio viaggio-racconto nella Regione vinicola più a nord d’Italia, l’Alto Adige, una terra di contrasti tra identità antiche e modernità. Percorrendo sempre la Strada del Vino arrivo a fare visita alla Cantina Kettmeir dove, nel cortile antistante, davanti allo splendido panorama costituito da montagne, meleti e vigneti, mi attende Giulia dell’Hospitality pronta a raccontarmi la sua storia.

    La Cantina Kettmeir, articolo di Cristina Santini
    La Cantina Kettmeir, articolo di Cristina Santini

    Il territorio altoatesino è completamente diversificato: ci sono diverse altitudini, come per esempio il vicino lago di Caldaro che si trova a 200 mt e la Cantina che invece è ubicata a 400 mt; diversi microclimi ed esposizioni solari che hanno portato nel corso degli anni a coltivare qui ben 25 varietà di vitigni differenti su un territorio molto piccolo di circa 5300 ettari vitati. La maggior parte sono prevalentemente a bacca bianca e si trovano tra Termeno, Caldaro e Appiano.

    Un tempo il territorio era ben diverso da oggi. La viticoltura è arrivata nel ‘500 a.c. con la popolazione dei Reti che si stanziò qui e cominciò a coltivare la vite.
    Poi arrivarono i Romani e portarono le loro usanze e le loro tradizioni. Ma il massimo splendore si ebbe durante l’impero austro-ungarico poiché l’Alto Adige era la parte più a sud, quella più calda, considerata quindi più vocata alla coltivazione della vite.

    In particolare alla coltivazione della Schiava che dava un vino molto leggero, un bianco travestito di rosso, di soli otto gradi di alcool e per tradizione servito freddo come tutt’ora. Chiamato il vino della colazione, i contadini erano soliti berlo la mattina insieme allo speck. La tipica merenda altoatesina.

    Al posto della strada del vino precedentemente c’era una ferrovia che veniva utilizzata come mezzo di trasporto, di comunicazione e di commercio, tanto che tutte le cantine avevano un sistema di condutture tramite le quali si pompava la Schiava direttamente dalle vasche fino ai treni pronti per andare Oltralpe a dissetare tutto l’impero.

    Nel 1919, dopo la prima guerra mondiale, l’Alto Adige passa all’Italia. Qui venne varata una forte manovra di italianizzazione che si inasprì duramente durante il periodo fascista, di conseguenza vennero vietate tutte le esportazioni verso i territori dell’ex impero austro-ungarico.
    In passato, l’80% degli ettari vitati, circa 10000, erano dedicati alla coltivazione della Schiava, quindi quasi il doppio degli attuali. Tranne il Lagrein, le altre varietà sono subentrate strada facendo.

    Cosicché i contadini, ritrovandosi con enormi quantità di questa uva da piazzare e avendo le frontiere sbarrate a Nord, provarono a rivolgersi verso Sud. Ma un vino così leggero a confronto con Barolo, Chianti, Teroldego non ebbe molto successo. Per cui il territorio entrò in un lungo periodo di crisi finché i contadini decisero per prima cosa di estirpare parte dei vigneti a favore di un’altra coltivazione ovvero quella delle mele. Pensate che qui si coltiva circa il 50% delle mele italiane. Nonostante si pensi che sia una coltura centenaria come in Trentino, di fatto c’è da poco meno di cent’anni.

    Mentre poi l’altra soluzione più intraprendente, lungimirante e temeraria, che sposerà anche Giuseppe Kettmeir, il fondatore dell’Azienda, fu quella di effettuare uno studio di zonazione. Grazie anche alle nuove generazioni di enologi e di tecnici si andò a studiare tutto il territorio, tutte le singole parcelle di terreno, con lo scopo di mettere a dimora il vitigno nel proprio terroir ideale, nel luogo nel quale si potesse esprimere al meglio.
    Ecco dunque che dalla monocoltura di Schiava, oggi si coltivano ben 25 varietà differenti.

    Vigneti intorno al Lago di Caldaro visti da Castelvecchio, foto di Cristina Santini
    Vigneti intorno al Lago di Caldaro visti da Castelvecchio, foto di Cristina Santini

    I Vigneti e i Masi

    Kettmeir non ha vigneti di proprietà, solo mezzo ettaro dislocato intorno alla cantina e vocato a Moscato rosa con il quale si produce un vino passito. In Alto Adige sono solo sette gli ettari dedicati a questo vitigno e rappresenta un prodotto di nicchia.

    Moscato Rosa: unico vigneto di proprietà, foto di Cristina Santini
    Moscato Rosa: unico vigneto di proprietà, foto di Cristina Santini

    L’azienda si avvale di 60 fedeli fornitori per 55 ettari situati prevalentemente in tutta la vallata della Bassa Atesina, mentre alcuni vigneti si trovano in luoghi particolarmente vocati come per esempio il Maso Ebnicher ubicato sull’altopiano del Renon, a circa 800 mt di altitudine. Terreno di elezione per il Müller Thurgau, un suolo sabbioso molto ricco di porfido che consente a questo vitigno di esprimersi in tutto il suo corredo aromatico.

    La zona di Castelvecchio, che si trova a 600 mt di altitudine, presenta una grande escursione termica tra il giorno e la notte e un terreno calcareo-dolomitico ideale per la coltivazione del Pinot Bianco e Pinot Nero utilizzati per le basi degli spumanti.
    L’ultima zona è a Pochi di Salorno, a sud del lago di Caldaro, dove c’è il Maso Reiner. È il fornitore più grande con sei ettari dislocati tra i 300 e i 400 mt di quota, con un’ottima ventilazione e terreni calcarei con presenza di porfido, argilla e sostanza organica, terroir ideale per le uve di Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Grigio delle Selezioni.

    Tutti i versanti sono rivolti verso ovest dove il sole arriva solo in tarda mattinata e i raggi diretti e più scarichi solo nel pomeriggio, a vantaggio di una lenta maturazione delle uve. Le rese, a seconda della varietà, sono tra i 60 e i 90 q/h.
    Kettmeir nel corso degli anni ha instaurato un bellissimo rapporto di collaborazione con i suoi conferitori, permettendo loro di crescere e mantenere le loro attività anche nelle zone più impervie.

    I Masi, tipiche residenze locali che comprendono la casa in cui vivere e il terreno circostante, ne testimoniano il sodalizio. Qui vengono coltivate le uve destinate ai quattro Cru più importanti.
    L’azienda produce 390000 bottiglie l’anno di cui 130000 sono di spumante.

    Cartina che evidenzia la posizione della Cantina, del Lago di Caldaro e dei Masi, Cristina Santini
    Cartina che evidenzia la posizione della Cantina, del Lago di Caldaro e dei Masi, Cristina Santini

    La nascita di un’Azienda e delle sue bollicine

    L’Azienda è stata fondata nel 1919 a Bolzano da Giuseppe Kettmeir, Esperto Enologo e Ingegnere agronomo. Da prima diplomato alla Scuola San Michele all’Adige, laureato poi all’Università di Vienna, iniziò a lavorare nell’import export, finché poi entrò in società con un’altra persona per staccarsi e creare successivamente la sua azienda.

    Arrivò nell’attuale sede a Caldaro nel 1934, una struttura originaria del 1903 rimasta intatta nel tempo, apportando numerosi miglioramenti.
    Il suo più importante progetto fu quello di realizzare nuovamente uno spumante in Alto Adige che ripercorresse la storia della belle époque dei primi anni del ‘900, durante i quali, ad Appiano, era prodotto un vino spumante base Riesling molto caro alla Principessa Sissi che soggiornò per lungo tempo in queste zone.

    Questo rimarrà un sogno per Giuseppe Kettmeir perché morirà e sarà il figlio, Guido, nel 1964, a far nascere la prima e unica bollicina metodo Charmat per la Cantina e per tutto l’Alto Adige, la Grande Cuvée 100% Pinot Bianco.
    Poi tutto passerà nelle mani del figlio di Guido, Franco Kettmeir, che però non porterà avanti la tradizione di famiglia.

    Siamo negli anni ’80, il mercato del vino si fa sempre più competitivo e l’Azienda, conosciuta solo sul proprio territorio, ha bisogno di una spinta ulteriore. Ecco che nel 1986 arriva il Gruppo Vitivinicolo Santa Margherita che nel corso degli anni ne acquisisce il 100%. Giungono numerosi investimenti e miglioramenti che permettono a Kettmeir di affinare le pratiche di cantina alzando la qualità dei vini, sempre rimanendo fedeli alla propria identità, al legame con tutti i fornitori e alle tradizioni.
    Nel 1992 nasce il primo metodo classico, l’Athesis Brut, nel 2000 il Rosé, nel 2011 la Riserva e nel 2019 il Pas Dosé.

    La vendemmia

    Si svolge esclusivamente a mano tra la metà di agosto e la metà di settembre, un tempo lungo avendo dieci varietà differenti da vendemmiare. Josef Romen, l’enologo, che lavora qui dal 1984, è riuscito ad instaurare un rapporto molto profondo con tutti i suoi fornitori. Analizza le uve fornitore per fornitore, rifiutando quelle che non raggiungono standard qualitativi stabiliti.

    Le uve arrivano in cantina nelle grandi cassette, passano alla pesa, vengono fatte le prime analisi e poi versate in un grande imbuto. Da qui, attraversano un nastro trasportatore e cadono direttamente nelle presse insieme ai raspi. La diraspatrice separa gli acini dai raspi, che interi arrivano per caduta gravitazionale direttamente nelle vasche.
    Toccando il meno possibile le uve, si cerca di preservare, nel miglior modo possibile, le loro caratteristiche organolettiche.

    La Cantina di vinificazione, foto di Cristina Santini
    La Cantina di vinificazione, foto di Cristina Santini

    Le linee: Classici, Selezioni, Spumanti

    Nella linea dei Classici, i bianchi fanno esclusivamente acciaio e sono vini molto freschi, giovani, d’annata che rispecchiano le caratteristiche varietali del vitigno impiegato. I rossi invece affinano in grandi tini troncoconici di legno che danno struttura e corpo ma per nulla invasivi per cui sono vini anch’essi giovani e freschi.

    Due livelli sotto terra si arriva nella sala di riposo degli spumanti e qui la temperatura diminuisce notevolmente. È stato fatto uno dei più importanti investimenti nel 2016 ovvero la creazione di un impianto di geotermia che, prelevando l’acqua da una falda acquifera, va a refrigerare tutte le zone di affinamento con una temperatura costante e omogenea per tutto l’anno.

    Ogni catasta di bottiglie ha un tappo a corona di colore diverso che va a identificare un prodotto diverso. Il remuage a mano viene fatto solo per i pochi grandi formati.
    Dell’Athesis Brut e Rosé vengono prodotte circa 49.000 bottiglie l’anno con più lotti di sboccatura e diversa permanenza sui lieviti di almeno 24 mesi.

    Si dà grande valore alla produzione del metodo classico ed è per questo che Kettmeir fa parte anche di un’Associazione, chiamata “Südtiroler Sekt“, di Aziende altoatesine che producono solo questo metodo. È stata fondata nel 1992 da dieci aziende e nata per valorizzare “le nobili perle dell’Alto Adige, fino ad ora prodotti di nicchia. È questa la mia ambizione per il prossimo triennio”, parole di Josef Romen, Enologo di Kettmeir e Presidente dell’Associazione Produttori Spumanti Metodo Classico dell’Alto Adige (suedtirolersekt.it).

    La sala degli spumanti, foto di Cristina Santini
    La sala degli spumanti, foto di Cristina Santini
    Remuage a mano solo sui formati grandi. Tappi colorati per diversificare i prodotti
    Remuage a mano solo sui formati grandi. Tappi colorati per diversificare i prodotti

    Scendendo qualche gradino e lasciandomi la sala degli spumanti alle spalle, si palesa ai miei occhi una splendida grotta di vari colori. Qui riposano, a luce soffusa, in tonneau e barrique francesi e austriache i bianchi e i rossi della linea “Selezioni”. Accanto al riposo dei guerrieri la Sala accoglienza.

    La barricaia, foto di Cristina Santini
    La barricaia, foto di Cristina Santini

    I vini in ordine di degustazione

    Grande Cuvée Brut da Pinot Bianco, metodo Charmat lungo che affina sette mesi sui lieviti in autoclave. Inizialmente era una Doc, poi si è concordato di mettere in etichetta la menzione “vino spumante“, preferendo puntare sul metodo classico e declassare questo prodotto per non confondere anche il consumatore.
    Bollicina fine e persistente, un profumo delicato di frutta a polpa bianca, mela, pera, sentori di lievito equilibrati. Al palato spicca per la sua freschezza, acidità e una sapidità che lo contraddistingue. Pieno ed elegante. Ideale per un aperitivo.

    Vino Spumante "Grande Cuvée"
    Vino Spumante “Grande Cuvée” Metodo Charmat lungo

    Athesis Brut 50% Chardonnay, 40% Pinot Bianco, 10% Pinot Nero. Metodo Classico di almeno 24 mesi sui lieviti, sboccatura 07/22. Grande prodotto raffinato, elegante, perlage molto fine per nulla aggressivo, naso intenso con leggere note di lieviti e crosta di pane, verte più sui fiori e la frutta. Al palato molto fresco, rotondo, elegante con una bella salivazione e un bel retrogusto di frutta secca. Incarna perfettamente quella che è l’essenza dell’Alto Adige, il suo territorio e l’altitudine.

    Athesis Brut, Cristina Santini
    Athesis Brut, Cristina Santini Metodo Classico di Kettmeir

    Athesis Brut Rosé 50% Chardonnay, 50% Pinot Nero. Almeno 24 mesi sui lieviti, sboccatura recente 10/22. Colore stupendo e particolare, quasi di oro rosa, ramato dato da una brevissima macerazione sulle bucce di circa 5 ore. Raffinato sia al naso sia al palato, è un calice con una bollicina fine e molto persistente che carezza tutta la bocca, sposa note di frutti rossi e spezie dolci espresse nettamente al naso. Avendo una presenza più considerevole del Pinot Nero è più dinamico e corposo al palato tanto da renderlo molto intrigante e cremoso. Chiude con bellissime note di erbe aromatiche.

    “1919” Riserva Extra Brut 70% Chardonnay, 30% Pinot Nero, il 20% dello Chardonnay fa un passaggio in barrique, annata 2016, sboccatura 05/22, almeno 60 mesi sui lieviti.
    I grappoli di queste varietà provengono da parcelle dedicate solo alla spumantizzazione e vinificano tutte separate. Colore molto intenso e brillante che si avvicina allo Champagne; all’analisi olfattiva presenta un bouquet ampio che spazia dalla frutta matura agli agrumi canditi con una bella e integrata presenza di frutta secca, miele e speziature. Al palato vibra, avvolge, dona energia e complessità. Ancora giovane ma suadente ed emozionante. Da dimenticare per un’esperienza sensoriale completa. Chapeau!

    Athesis Brut, Cristina Santini
    Athesis Brut, Cristina Santini di Kettmeir

    Athesis Pinot Bianco 2020 linea Selezioni, affinamento 11 mesi in barrique di acacia, provenienza uve da Castelvecchio. Un calice da attendere minuto dopo minuto per la sua continua evoluzione che parte dalle note più fresche di frutta a polpa bianca come la mela, mandorla fino alle note speziate dolci di pepe bianco e vaniglia.
    Nel finale molto profumato, di buon corpo, buona acidità con note evolute e toni burrosi. Elegante, avvolgente con una mineralità molto piacevole.

    Vigna Maso Reiner Pinot Nero 2019, un vero e proprio Cru affinato 15 mesi in barrique di rovere francese.
    Da un inconfondibile colore del Pinot Nero, il viaggio sensoriale di questo calice parte dal naso con frutti rossi di ciliegia, lampone, ribes, note delicate di vaniglia e tabacco. Il suo tannino è morbido, equilibrato in tutte le sue componenti. Si arriva ad un finale speziato intrigante e persistente. Decisamente con caratteristiche atte all’invecchiamento. Estremamente elegante.

    Athesis Pinot Bianco e Vigna Maso Reiner Pinot Nero
    Athesis Pinot Bianco e Vigna Maso Reiner Pinot Nero di Kettmeir

    Athesis Moscato Rosa 2018, unica parcella di proprietà vinificata in acciaio. Una parte delle uve viene vendemmiata normalmente e fermenta in acciaio; l’altra parte delle uve viene fatta appassire in vigna e assemblata al vino precedentemente prodotto. Il tutto viene pressato nuovamente e filtrato. Riposa per circa tre mesi in barrique di secondo e terzo passaggio.

    Bellissimi riflessi arancio per questo calice di rosso rubino tenue con profumi evidenti di rosa, sentori di speziatura incredibili come pepe nero in grani e chiodi di garofano. Al palato si avverte un tannino elegante, un’acidità spiccata e intatta con un coinvolgente retrogusto aromatico a colpire tutti i sensi.
    La freschezza dell’acciaio va a controbilanciare la dolcezza misurata del passito.
    Ottimo in abbinamento allo Strudel. In una sola parola: EMOZIONE.

    Athesis Moscato Rosa
    Athesis Moscato Rosa di Kettmeir

     

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito cantina: https://www.kettmeir.com/

    Siti partners: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

     

     

  • Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti di Carol Agostini

    Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti di Carol Agostini

    Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti

    Di Carol Agostini

    La figura del degustatore è quella di un professionista esperto nell’analisi sensoriale dei prodotti alimentari e delle bevande. Un degustatore utilizza metodi scientifici e tecniche di degustazione per determinare le caratteristiche organolettiche dei prodotti, come ad esempio il colore, l’odore, il gusto e la consistenza.

    Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti, foto da internet
    Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti, foto da internet

    I pregi di un degustatore sono la conoscenza approfondita del prodotto, l’abilità nell’utilizzo delle tecniche di degustazione e la capacità di descrivere precisamente le caratteristiche organolettiche dei prodotti.

    Tra i difetti si può considerare la soggettività nella valutazione del prodotto e la possibilità di essere influenzati dalle preferenze personali.

    Da un degustatore ci si aspetta che sia in grado di fornire un giudizio obiettivo e preciso su un prodotto alimentare o bevanda, basato sull’utilizzo di metodi scientifici e tecniche di degustazione. Inoltre, un degustatore dovrebbe essere in grado di comunicare efficacemente le proprie valutazioni e di spiegare le ragioni delle sue decisioni.

    I giudizi sono pareri oggettivi o spggettivi a seconda del degustatore?, articolo: Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti, in foto Carol Agostini e una collega
    I giudizi sono pareri oggettivi o soggettivi a seconda del degustatore? articolo: Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti, in foto Carol Agostini e una collega

    I metodi scientifici utilizzati da un degustatore di food comprendono:

    1. Analisi sensoriale: è un metodo utilizzato per valutare le caratteristiche organolettiche di un prodotto, come il colore, l’odore, il gusto e la consistenza.
    2. Valutazione descrittiva: consiste nella descrizione delle caratteristiche sensoriali di un prodotto utilizzando termini standardizzati.
    3. Valutazione comparativa: consiste nella valutazione di un prodotto rispetto a un campione di riferimento o a una serie di campioni.

    4. Triangolazione: consiste nel confronto di due o più campioni per determinare se sono simili o diversi.
    5. Analisi chimica: consiste nell’analisi dei componenti chimici di un prodotto, come gli zuccheri, gli acidi, i grassi e le proteine.
    6. Analisi sensoriale statistica: utilizzando tecniche statistiche, permette di identificare le differenze tra i prodotti, la rilevazione di preferenze dei consumatori e l’analisi dei dati sensoriali.

    Questi metodi sono utilizzati per raccogliere dati oggettivi e soggettivi su un prodotto alimentare e per fornire un giudizio preciso e affidabile su di esso.

    I metodi scientifici utilizzati da un degustatore di food anche nei formaggi, foto da internet, articolo di Carol Agostini
    I metodi scientifici utilizzati da un degustatore di food anche nei formaggi, foto da internet, articolo di Carol Agostini

    Le tecniche di degustazione utilizzate dai degustatori di food comprendono:

    1. Degustazione alla cieca: consiste nel degustare un prodotto senza conoscere l’identità del prodotto, per evitare di essere influenzati dalle aspettative o dalle preferenze personali.
    2. Degustazione guidata: consiste nell’utilizzo di un campione di riferimento per guidare la valutazione del prodotto in degustazione.
    3. Degustazione in abbinamento: consiste nel degustare un prodotto insieme ad altri prodotti, come cibi o bevande, per valutare come si adattano tra loro.

    4. Degustazione dinamica: consiste nel valutare come un prodotto cambia nel tempo, ad esempio come il vino cambia mentre si apre e si espande.
    5. Degustazione a cronologia: consiste nel degustare una serie di prodotti in ordine cronologico, per valutare come si evolvono nel tempo.
    6. Degustazione con il naso coperto: consiste nell’utilizzare un naso coperto per isolare l’olfatto e valutare come influisce sulla percezione del gusto.

    Queste tecniche sono utilizzate per raccogliere informazioni precise e complete sul prodotto in degustazione, e per fornire un giudizio preciso e affidabile su di esso.

    I metodi scientifici di degustazione del vino, in foto Carol Agostini che degusta mosto
    I metodi scientifici di degustazione del vino, in foto Carol Agostini che degusta mosto

    I metodi scientifici di degustazione del vino comprendono:

    1. Analisi sensoriale: consiste nell’utilizzo di metodi standardizzati per valutare le caratteristiche organolettiche del vino, come il colore, l’odore, il gusto e la consistenza.
    2. Valutazione descrittiva: consiste nella descrizione delle caratteristiche sensoriali del vino utilizzando termini standardizzati.
    3. Valutazione comparativa: consiste nella valutazione di un vino rispetto a un campione di riferimento o a una serie di campioni.
    4. Triangolazione: consiste nel confronto di due o più campioni per determinare se sono simili o diversi.

    5. Analisi chimica: consiste nell’analisi dei componenti chimici del vino, come gli zuccheri, gli acidi, i tannini e l’alcol.
    6. Analisi sensoriale statistica: utilizzando tecniche statistiche, permette di identificare le differenze tra i vini, la rilevazione di preferenze dei consumatori e l’analisi dei dati sensoriali.
    7. Valutazione del vino con il naso coperto: consiste nel utilizzare un naso coperto per isolare l’olfatto e valutare come influisce sulla percezione del gusto e dell’aroma.
    8. Valutazione dinamica: consiste nel valutare come il vino cambia nel tempo, ad esempio come il vino cambia mentre si apre e si espande.

    Questi metodi sono utilizzati per raccogliere dati oggettivi e soggettivi su un vino e per fornire un giudizio preciso e affidabile su di esso.

    Le tecniche di degustazione del vino utilizzate dai degustatori professionisti, articolo di Carol Agostini, foto da internet
    Le tecniche di degustazione del vino utilizzate dai degustatori professionisti, articolo di Carol Agostini, foto da internet

    Le tecniche di degustazione del vino utilizzate dai degustatori professionisti comprendono:

    1. Degustazione alla cieca: consiste nel degustare un vino senza conoscere l’identità del vino, per evitare di essere influenzati dalle aspettative o dalle preferenze personali.
    2. Degustazione guidata: consiste nell’utilizzo di un campione di riferimento per guidare la valutazione del vino in degustazione.
    3. Degustazione in abbinamento: consiste nel degustare un vino insieme ad altri cibi o bevande, per valutare come si adattano tra loro.
    4. Degustazione dinamica: consiste nel valutare come un vino cambia nel tempo, ad esempio come il vino cambia mentre si apre e si espande.

    5. Degustazione a cronologia: consiste nel degustare una serie di vini in ordine cronologico, per valutare come si evolvono nel tempo.
    6. Degustazione con il naso coperto: consiste nel utilizzare un naso coperto per isolare l’olfatto e valutare come influisce sulla percezione del gusto e dell’aroma.
    7. Degustazione in sorsi: consiste nel valutare il vino assaporando piccoli sorsi, per valutare come il vino si evolve in bocca.
    8. Degustazione a grandezza naturale: consiste nell’assaporare il vino a grandezza naturale, per valutare la qualità dell’esperienza complessiva.

    Queste tecniche sono utilizzate per raccogliere informazioni precise e complete sul vino in degustazione, e per fornire un giudizio preciso e affidabile su di esso.

    Quali sono le differenze nella degustazione di un prodotto gastronomico rispetto a quello vitivinicolo? foto di Carol Agostini
    Quali sono le differenze nella degustazione di un prodotto gastronomico rispetto a quello vitivinicolo? foto di Carol Agostini

    Quali sono le differenze nella degustazione di un prodotto gastronomico rispetto a quello vitivinicolo?

    Ci sono alcune differenze tra degustare un prodotto gastronomico e un vino:

    1. Caratteristiche organolettiche: i prodotti gastronomici hanno una maggiore varietà di caratteristiche organolettiche rispetto ai vini, come il colore, la consistenza, il sapore e l’odore, i vini invece hanno una maggiore attenzione sull’olfatto e il gusto.
    2. Complessità: i prodotti gastronomici possono essere più complessi rispetto ai vini, poiché possono contenere una combinazione di ingredienti e sapori diversi.
    3. Abbinamenti: i vini sono spesso degustati in abbinamento con cibi specifici, mentre i prodotti gastronomici possono essere gustati da soli o con accompagnamenti diversi.

    4. Tempo di degustazione: i vini possono richiedere più tempo per essere degustati rispetto ai prodotti gastronomici, poiché possono cambiare nel tempo e richiedere una maggiore attenzione per le sfumature.
    5. Valutazione: i criteri per la valutazione dei prodotti gastronomici e dei vini possono essere diversi, anche se entrambi possono essere valutati utilizzando metodi descrittivi e comparativi.
    6. Tecniche di degustazione: le tecniche di degustazione utilizzate per i prodotti gastronomici e i vini possono essere diverse, ad esempio la degustazione a cronologia è utilizzata più spesso per i vini.

    Caratteristiche organolettiche, sensi, temperature, obiettività, conoscenza del territorio, del terroir, vitigni, food, articolo: Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti di Carol Agostini, foto da internet
    Caratteristiche organolettiche, sensi, temperature, obiettività, conoscenza del territorio, del terroir, vitigni, food, articolo: Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti di Carol Agostini, foto da internet

    In generale, entrambe le degustazioni richiedono una formazione specifica e una conoscenza approfondita del prodotto per fornire un giudizio preciso e affidabile.

     

    Per analisi sensoriale si intende la metodologia scientifica usata per evocare, misurare, analizzare ed interpretare le reazioni a quelle caratteristiche dei cibi e dei materiali così come vengono percepite tramite i sensi della vista, odorato, tatto e udito (IFT, 1981).
    Per analisi sensoriale si intende la metodologia scientifica usata per evocare, misurare, analizzare ed interpretare le reazioni a quelle caratteristiche dei cibi e dei materiali così come vengono percepite tramite i sensi della vista, odorato, tatto e udito (IFT, 1981), foto da internet

    A mio parere il giudizio finale è una combinazione di analisi tecniche e percezioni personali, e i degustatori, pur essendo insostituibili, non sono perfetti e lavorano sempre con l’intento di raggiungere la massima correttezza.

    Carol Agostini autrice dell'articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine
    Carol Agostini autrice dell’articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Editore di Papillae Magazine

    Siti partners: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • Nuova linea Grandi Cru di Vallepicciola 2023

    Nuova linea Grandi Cru di Vallepicciola 2023

    Vallepicciola lancia la “nuova” linea Grandi Cru e va alla conquista del mondo.

    Redazione

    Nel cuore del Chianti Classico, Vallepicciola va alla conquista del mondo con la nuova linea “Grandi Cru”. Tre vini: Vallepicciola 2021 IGT Toscana Bianco Chardonnay 100%, Vallepicciola 2020 IGT Toscana Rosso Sangiovese 100%, Migliore’ 2019 IGT Toscana Rosso fondono l’amore per la tradizione, il desiderio di modernità, l’attenta cura e selezione delle uve in vigna.

    Vallepicciola lancia la “nuova” linea Grandi Cru e va alla conquista del mondo, alcuni giornalisti ospiti, foto da comunicato stampa
    Vallepicciola lancia la “nuova” linea Grandi Cru e va alla conquista del mondo, alcuni giornalisti ospiti, foto da comunicato stampa

    Oasi d’eccellenza nel cuore della Toscana, Vallepicciola è una delle realtà vitivinicole più rappresentative del territorio senese con i suoi 107 ettari di vigneto che racchiudono tutta l’essenza di una regione abituata a stupire per arte, storia, cultura e tradizioni.

    E a conquistare il mondo con l’infinita gamma di aromi e sapori che solo la ricchezza enologica della Toscana è capace di sprigionare. Da questo inestimabile patrimonio, Vallepicciola ha selezionato i suoi tre Grandi Cru con l’obiettivo di posizionarsi tra i primi a produrre vino di alta qualità nel mondo.

    Nuova linea Grandi Cru di Vallepicciola 2023, foto da comunicato stampa
    Nuova linea Grandi Cru di Vallepicciola 2023, foto da comunicato stampa

    Le Tre Eccellenze di Vallepicciola rispondono ai nomi di il Vallepicciola 2021 IGT Toscana Bianco Chardonnay 100%, uno Chardonnay in purezza e di grande struttura, il Vallepicciola 2020 IGT Toscana Rosso Sangiovese 100%, un Sangiovese in purezza, vitigno principe della zona, combina alla perfezione struttura ed eleganza.

    «Vallepicciola è la mia entusiasmante sfida» spiega l'enologo e direttore generale Alessandro Cellai, foto da comunicato stampa
    «Vallepicciola è la mia entusiasmante sfida» spiega l’enologo e direttore generale Alessandro Cellai, foto da comunicato stampa

    Infine, ma non ultimo, che completa la gamma dei Grandi Cru della cantina di Castelnuovo Berardenga il Migliore’ 2019 IGT Toscana Rosso, taglio bordolese, vendemmia 2019, tiratura molto limitata e fiore all’occhiello della cantina fondata da Bruno Bolfo e dalla sorella Giuseppina nel 1999 quando un ex convento di suore abbandonato venne trasformato in hotel di lusso.

    «Vallepicciola è la mia entusiasmante sfida» spiega l’enologo e direttore generale Alessandro Cellai.
    «Qui risiede il mio modo di concepire il vino e nella linea dei Grandi Cru sono racchiusi quegli elementi che raccontano il territorio, il vitigno e l’anima di chi lo produce».

    Gli assaggi da parte dei giornalisti ed esperti ospiti di Vallepicciola, foto da comunicato stampa
    Gli assaggi da parte dei giornalisti ed esperti ospiti di Vallepicciola, foto da comunicato stampa

    Vallepicciola 2021 IG

    T Toscana Bianco Chardonnay 100% è uno Chardonnay in purezza forte di una interessante e loquace struttura. Invecchiato in barriques per 12 mesi con batonnage una volta al mese, il Vallepicciola Bianco Toscana 2021 si presenta di colore giallo paglierino a gradazione intensa, prima di concedere le sue note di albicocca, pesca e qualche sentore di ananas. Per Vallepicciola questo Chardonnay rappresenta il connubio perfetto tra ricchezza, eleganza e sapidità.

    Gli ospiti della degustazione in azienda, foto da comunicato stampa
    Gli ospiti della degustazione in azienda, foto da comunicato stampa

    Colore rosso rubino intenso, note di ciliegia al naso, ma anche ribes e viola con sfumature di cioccolato fondente per il Vallepicciola 2020 IGT Toscana Rosso Sangiovese 100% ottenuto da uve Sangiovese 100%. 20 i mesi di invecchiamento e 4 di affinamento in bottiglia per la terza eccellenza di Vallepicciola capace di esprimere tutta la sua eleganza al palato grazie anche a una trama tannica perfettamente integrata. Lungo il finale con inaspettato retrogusto di note balsamiche.

    La presentazione della giornata di degustazione a Vallepicciola, foto da comunicato stampa
    La presentazione della giornata di degustazione, foto da comunicato stampa

    Migliore’ 2019 IGT Toscana Rosso nasce tra i 370/430 metri di altitudine su un terreno calcareo con presenza di argilla, galestro e alberese. Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot sono le uve che lo compongono in eguale proporzione, in prevalenza provenienti dai vigneti Montrepoli, Poggione e Mordese.

    Dopo la fermentazione in vasche di cemento a temperatura controllata, il vino prosegue l’invecchiamento per 24 mesi e completa il suo affinamento in bottiglia per altri 8. Rubino intenso, il suo colore e tra il ribes e l’amarena le tipiche note di degustazione, arricchite da tiepidi sentori di vaniglia. Morbido al palato e grande la struttura capace di sposare l’eleganza del Merlot con l’acidità dei Cabernet.

    La degustazione con ospitalità nei locali della cantina di Vallepicciola, foto da comunicato stampa
    La degustazione con ospitalità nei locali della cantina, foto da comunicato stampa

    C’è tutto il cuore della Toscana; il verde delle colline e l’azzurro del cielo, ma anche il sapore intenso della tradizione che si stringe all’arte della innovazione in questi tre Grandi Cru di Vallepicciola con i quali l’azienda lancia la sua sfida: dalle terre del Chianti Classico alla conquista del mondo in termini di produttori di grandi vini di qualità.

    Da Comunicato stampa


    Sito di riferimento: https://www.vallepicciola.com/

    Sito ufficio stampa: https://www.smstudiopr.it/

    Partners redazione: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof

    Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof

    Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof

    Di Cristina Santini

    La partenza al mattino presto mi mette sempre un “friccico ner core“, è l’emozione di raggiungere la metà, è l’attesa che prepara all’incontro, al fascino delle vette che si ergono imponenti e solitarie sulle nostre vite.

    E quando sono arrivata in Alto Adige è stato come un bimbo alle prese con il suo primo giocattolo. Non sapevo dove guardare. Riflesso nei miei occhi il vasto scenario dei vigneti e dei frutteti immersi tra queste valli e maestose montagne, abitate e coltivate fino ad altezze e pendenze vertiginose, dominate da innumerevoli Tenute e Castelli.

    Una fiaba in un quadro e il quadro in una fiaba.

    Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, panorama altotesino
    Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, panorama altotesino, foto di Cristina Santini

    La Strada del Vino

    Il mio viaggio, che vi racconterò articolo dopo articolo, comincia sulla Strada del Vino, una delle più antiche d’Italia che serpenteggia pittoresca e accogliente ovunque l’occhio si posi. Alla scoperta della viticoltura altoatesina, ho attraversato il dolce ritmo della natura e i suoi paesini dislocati lungo il suo percorso totalmente “invaso” da vigneti e antiche Cantine.

    Autenticità è la parola chiave di questa terra straordinaria.

    È una strada che corre parallela al fiume Adige per 70 km attraverso località che hanno scritto la storia del vino, da Nalles a Salorno, lungo l’Oltradige fino ad arrivare alla Bassa Atesina. 4300 ettari coltivati a vite su un totale di 5114 che rappresentano l’83% dell’intero territorio vitivinicolo altoatesino.

    Il Podere di “Linticlar”

    Direttamente catapultata nelle tradizioni, la mia prima tappa è stata l’Azienda vitivinicola Schlosskellerei Turmhof, un tempo chiamata Podere di Linticlar citato per la prima volta in un documento del 1225.

    Ad accogliermi calorosamente c’è Andreas, responsabile del settore enogastronomico che mi racconta “in italiano” (perché qui siamo sembra di essere in Italia) la storia di questa bellissima Tenuta antica.

    TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini
    TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    Sabina e Christof Tiefenbrunner, figlio del Fondatore Herbert Tiefenbrunner, sono i titolari attuali dell’Azienda, giunti alla quinta generazione e da sempre viticoltori che hanno saputo unire le antiche tradizioni e lo spirito di innovazione, mantenendo la forte personalità dei loro vini e rispettando e proteggendo l’habitat naturale.

    La Famiglia acquisisce la Tenuta nel 1908, ma la fondazione della Cantina risale al 1848 e questo la rende una delle tenute più antiche dell’Alto Adige.

    Il Castello è suddiviso in una parte referenziale e una parte operativa: al posto della cantina storica prima vi erano le vecchie stalle e oggi rappresenta il tratto più antico risalente al 1200. Poi, nel corso degli anni, quando è aumentata la produzione, è stata creata la nuova cantina.

    I vigneti dai 200 ai 1000 metri

    Di proprietà totali sono circa 25 ettari situati tra Niclara, Cortaccia e Magrè ad altezze che vanno dai 200 ai 1000 metri s.l.m.

    Dieci ettari circondano il castello distribuiti sia di fronte nella bassa valle a 200 metri, sia alle spalle della cantina fino ai 1000 metri. È lavorata maggiormente la fascia montuosa sopra i 700/800 metri, altitudini che permettono la coltivazione di una grande varietà di uvaggi e una grande varietà stilistica.

    Poi ci sono i conferitori della zona che appunto conferiscono le loro uve e rappresentano ulteriori 54 ettari. Quindi 80 ettari in totale che vengono lavorati ogni anno.

    A seconda dell’annata, la media di bottiglie prodotte all’anno è di circa 650.000, di cui 300.000 sono per l’export mondiale e l’80% rappresenta la produzione di vini bianchi.

    A 1000 mt si trovano i vigneti del Müller Thurgau punta di diamante dell’azienda; da un lato della montagna sui 700 metri c’è l’altro Muller Thurgau e lato opposto sotto i 700 mt il Pinot Nero e il Sauvignon, areale ideale per queste due vitigni che non hanno bisogno di eccedere con spiccate note esotiche a renderli troppo pieni.

    Vigneti aziendali, foto di Cristina Santini
    Vigneti aziendali Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    Tra le quattro linee aziendali, solo la selezione “Vigna” è un vigneto di locazione, le altre portano nomi che definiscono la fascia di produzione, la qualità di uvaggio e non sono determinate da singoli vigneti.

    Le tre “Vigne”, Toren, Au e Feldmarschall sono nei pressi della Tenuta, mentre la Vigna Rachtl, è più lontano, a Nord, ai piedi del monte Sciliar. Sono dei Grandi Cru, i vini di punta dell’Azienda e sono coltivati su quattro singoli terreni diversi.

    Ad esempio il pluripremiato Feldmarschall Von Fenner, il Müller Thurgau di circa tre ettari, cresce a 1000 metri di quota su un altopiano con alle spalle una collina molto assolata che fa da riscaldamento artificiale e con i venti che passano in maniera differente su ogni filare. Tant’è che in certe annate c’è una differenza nella maturazione dell’uva di quasi due settimane che richiede dai due ai quattro passaggi di vendemmia.

    La bassa valle invece è la zona più calda dell’alto Adige ed è perfetta per il Cabernet Sauvignon della Vigna Toren che viene vendemmiato tardi, in autunno pieno, fine ottobre a volte inizi novembre.

    La Doc Alto Adige permette soltanto la raccolta a mano delle uve.

    Il carattere di questi vini dipende tutto dal clima mite e dai suoi terreni morenico calcarei, tendenzialmente argillosi in alcune zone, che donano una spiccata mineralità e una prorompente acidità, qualità comuni in tutta la gamma, soprattutto per i vini bianchi di alta quota.

    I bianchi aromatici, gewurztraminer e Sauvignon un po’ più in alto, sono coltivati verso la bassa valle insieme ad alcune varietà a bacca rossa come il Lagrein, mentre il Cabernet Sauvignon e il Merlot delle altre linee crescono su una collina esposta a sud ben soleggiata tutto il giorno.

    Il pinot nero è in alta quota, mentre lo Chardonnay a 350 metri su una media collina e poco più su il pinot bianco.

    In valle i terreni sono più sabbiosi, meno spessi, costituiti da detriti morenici di fondo valle.

    Il magazzino scavano nella montagna, TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini
    Il magazzino scavano nella montagna, TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    La sinergia tra l’antico e il nuovo

    Andreas mi porta a visitare sia la parte antica della cantina, sia la parte nuova costruita recentemente per ovviare al forte aumento, ogni anno, della produzione.

    Passando per il magazzino di stoccaggio mi viene spiegato che lo stemma della Famiglia Tiefenbrunner è diventato il simbolo esposto in etichettatura e rappresenta due cavalli a testimonianza dell’esistenza, in tempi remoti, in agricoltura, dei masi ognuno con uno stemma di famiglia.

    A seconda della linea, l’utilizzo della barrique anche nei bianchi tendenzialmente non è impegnativo, infatti trattasi di barrique usate di quarto passaggio. Ci sono botti di rovere francese che hanno più di vent’anni. Se impiegate nuove barrique, l’affinamento è fino ad un massimo del 40% della massa anche sui vini bianchi. Tutti i legni sono di media tostatura.

    La nuova zona di fermentazione, TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini
    La nuova zona di fermentazione, TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    Il nuovo ambiente di vinificazione

    La nuova cantina, progetto iniziato nella primavera del 2020, è posizionata due piani sotto, circa dieci metri di profondità, ed è caratterizzata, principalmente dalla zona di fermentazione.

    Prima la fermentazione era svolta in acciaio; ora il lavoro è più semplificato perché, a caduta libera, la materia prima scende direttamente dalle presse dei piani superiori nei serbatoi troncoconici Tulipe in cemento rivestiti all’interno da una particolare resina che migliora l’ossigenazione e vengono utilizzano sia per i bianchi sia per i rossi. Sono facili da pulire, molto comodi per controllare la temperatura in maniera efficace ed omogenea per tutto il processo fermentativo e hanno una grandezza che varia dai 45 ai 75 ettolitri.

    Principalmente sono utilizzati lieviti selezionati, ma ci sono anche vini dove avviene la fermentazione spontanea come per esempio nello Chardonnay.

    L’acciaio viene ancora utilizzato ma si sta passando gradualmente al cemento.

    Dopo la fermentazione, i vini proseguono per l’affinamento che, a seconda della linea, cambia e può essere in acciaio, in cemento o in barrique.

    Un terzo della produzione viene messo da parte, cioè non è in vendita da subito e continua l’affinamento in bottiglia uscendo sul mercato dopo dieci anni come annata storica. Quindi l’annata 2022, che solitamente fa un anno di barrique e due anni di bottiglia, uscirà nel 2035 come annata storica. Ovviamente sono vendite su prenotazione come anche per la selezione “Vigna” perché sono quantità piccolissime e sempre esaurite.

    La cantina storica, foto di Cristina Santini
    La cantina storica Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    La storica cantina

    Passiamo ad un altro lato dell’edificio dove si trova la cantina storica con le antiche vasche di cemento ancora in funzione e le sale con i soffitti a volta dove riposano le botti grandi e le barrique.

    Inebriata dal profumo di mosto che emanano queste stanze, attraverso la vecchia cantina che mi porta tra passato e presente a ricordi e immagini di qualcosa che non so nemmeno io cosa sia, se ideale o reale, ma che si libera nella mente.

    Scendo ancora su scale ripide, ad una profondità di otto metri, che portano ad un nicchia, una grotta bellissima costituita da roccia calcarea.

    L’aria e la temperatura sono diverse qui. Ci sono 13/15 gradi costanti tutto l’anno con un’alta umidità, del 75/85%, con due cambi d’aria. Queste sono le condizioni perfette per la maturazione dei vini e per tenere sempre bello liscio il legno. Qui riposano in botti da 42 ettolitri i Cabernet Sauvignon che hanno un periodo di affinamento più lungo, cioè 24 mesi, e alcuni vini bianchi in barrique.

    Davanti i miei occhi si dipana una nicchia piena di bottiglie datate e impolverate con un quadro che racconta la storia di un’entrata segreta di collegamento al castello.

    Castrum Linticlar

    Così chiamato all’epoca questo castello, non era solo una cantina ma anche una tenuta residenziale, costruita tra il 1200 e il 1300 in una posizione strategica importante per il controllo delle valli.

    In quegli anni, i Vescovi del Tirolo e quelli del Trentino, si dichiararono guerra per il dominio del territorio e per questo fu edificata una fortezza, che oggi non c’è più, sulla collina alle spalle del castello e ad esso collegata tramite un tunnel sotterraneo lungo 150 metri.

    Oggi questo tunnel è stato murato e la nicchia funge da riposo per una parte delle storiche bottiglie patrimonio della Cantina. La fortezza fu abbandonata nel momento in cui i Vescovi hanno suddiviso il territorio, ognuno dalla parte opposta delle sponde dell’Adige. Successivamente fu trasformata in un tribunale contadino con annessa prigione finché fu tutto murato e dimenticato.

    Castrum Linticlar, foto di Cristina Santini
    Castrum Linticlar Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    La degustazione nel Bistrot Castel Turmhof

    Accanto al castello c’è il punto vendita e il Bistrot, una sala molto accogliente dove Andreas mi fa accomodare per degustare l’assortimento disponibile dei loro vini.

    La linea Classic MERUS

    “Merus” è un termine latino che significa puro e questo è il concetto che si vuole trasmettere in questa linea esaltando le proprietà del frutto puro dell’uva e la sua naturale eleganza.

    Questa linea è perfetta per capire bene l’essenza dell’uva che cresce in questa zona, con rese intorno ai 105/110 q/h, fermentazioni e affinamenti in cemento. Sono vini che vanno bevuti massimo entro 2/3 anni. A marzo dell’anno successivo la vendemmia, esce la nuova annata.

    Pinot bianco 2021

    Mostra al naso una profumazione intensa, chiaramente complice questo meraviglioso vitigno che esalta il frutto primario come la mela e la nota tropicale. Semplice e senza fronzoli.

    Al palato è molto fresco ed elegante, con una bella acidità e un fruttato leggero accompagnati da note minerali che lo rendono ideale per un aperitivo. È una bevuta piacevole che richiama il secondo calice. Percepisco una leggera astringenza dovuta sicuramente al poco residuo, quasi come una lama sulla lingua. Notevole nella pulizia del palato.

    Andreas mi racconta che il vino identitario è, per loro, il Pinot Bianco. Si beve durante gli aperitivi prima dei pasti, non ha una risonanza internazionale, non è molto venduto in Italia al di fuori dell’alto Adige, ma rappresenta il loro vino classico come se fosse un prosecco.

    Sauvignon Blanc 2021

    Un calice ancora più intenso del precedente, anche più aromatico, dove predominano freschezza e immediatezza del vitigno. Mostra vivacità con chiara presenza di note di erbe di montagna, di salvia e di ortica sua al naso sia al palato.

    Qui saliamo di quota, per cui il vino presenta un’acidità marcata, una bella sapidità, con frutto primario. Ancora più verticale del pinot Bianco, più diretto sulla lingua, più secco, molto minerale, con intense note citriche.

    Il tappo è lo Stelvin come la maggior parte delle bottiglie in degustazione.

    Andreas mi racconta che dal 2008 sono stati progressivamente sostituiti i tappi di sughero con i tappi a vite; un lavoro protratto nel tempo perché dieci anni fa c’era ancora il pregiudizio sulla qualità di un vino legata alla sua chiusura.

    Pinot Bianco e Sauvignon Blanc della linea Merus, foto di Cristina Santini
    Pinot Bianco e Sauvignon Blanc della linea Merus Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    La linea Selection TURMHOF

    “Turmhof” è il nome proprio del Castello riportato in etichetta. Gli uvaggi sono simili alla linea Merus ma sono vini che hanno una certa importanza per quanto riguarda l’affinamento, provengono da vigneti selezionati che raggiungono i 900 metri di altitudine, con rese inferiori (90 q/h). Sono vini più strutturati, più corposi, che utilizzano botti di legno per un anno circa ed hanno un bel potenziale di evoluzione da tre a cinque anni.

    Vengono immessi sul mercato nella primavera del secondo anno.

    Sauvignon Blanc 2020

    Suadente è il termine che designa questo calice che al naso colpisce con i suoi sentori classici di pietra focaia e di peperone verde. Equilibrato, piacevolmente fresco e minerale.

    Parte della fermentazione e la malolattica avvengono nel legno grande, l’altra parte in cemento. Sta sui lieviti della fermentazione per l’intero periodo di affinamento.

    Per cui risulta più rotondo, più corposo, più largo e avvolgente al palato. Affina e riposa 10 mesi in legno grande e 5 mesi in bottiglia; ha un’ottima acidità, provoca una prolungata salivazione e ha un grande potenziale di evoluzione dai 5 ai 7 anni.

    Moscato giallo 2020

    Caratteristica è la sua elegante aromaticità sia all’olfatto sia al palato, un’uva spettacolare da pasto, abbinabile con molti cibi territoriali ma anche crostacei, aragosta, gamberi. Inconfondibile la nota di noce moscata e i suoi aromi di agrumi. Un calice con una struttura fine, fresco e ben bilanciato su tutto il palato.

    Non è un vitigno proprio tipico della zona, utilizzato soprattutto per fare vini dolci, ed è raro trovarlo nella versione secca.

    È un vigneto storico che l’enologo Stephan Rohregger ha conservato e dedicato, non essendo amante dei vini dolci, alla produzione esclusiva di questa bottiglia.

    Un prodotto di nicchia prodotto in 4000 bottiglie.

    Pinot Noir 2020

    Siamo nella zona classica dedicata proprio a questo vitigno che si trova 700 mt slm, altitudine giusta per avere vini secchi, non troppo marmellatosi e alcolici.

    All’olfatto presenta un bel bouquet di frutta fresca, more, lamponi e ciliege. Sensazioni gustative di frutta rossa in amalgamate in perfetta sintonia con le note di tabacco.

    Affina dieci mesi tra legno nuovo grande e barrique di secondo e terzo passaggio e 5 mesi di riposo in bottiglia. Morbido e pieno, ancora molto giovane ma con una notevole personalità e struttura.

    Cabernet Sauvignon 2020

    Questo è un vigneto coltivato in collina con esposizione a Sud, a 300 mt slm, con il sole che batte tutto il giorno e favorisce una tarda vendemmia e una maturazione ottimale per l’uva.

    Le sue dolci note di ribes e more percepite al naso, avvolgono tutta la bocca. I tannini eleganti regalano potenza ed eleganza per un finale decisamente armonico e persistente.

    Affina dieci mesi tra legno grande e barrique come il pinot nero. È un vino da dimenticare in cantina per almeno 5 anni.

    Tardus Gewurztraminer 2018 Spätlese Vendemmia Tardiva

    Con i suoi 60 gr/l di residuo zuccherino, non è il classico vino dolce da abbinare al dessert ma si abbina facilmente a dei piatti particolari tipo foie gras, formaggi molto stagionati, formaggi muffati tipo Stilton o Roquefort con crosta amara, strudel di mele.

    Un calice d’oro di frutta secca, fiori, agrumi, miele in armonia tra loro dal naso al palato. È un vino forte, corposo, strutturato, piccante, speziato. Un bellissimo connubio tra dolcezza e acidità checreagala un finale saporito e succoso.

    Sauvignon Blanc, Moscato Giallo, Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Gewurztraminer Vemmia Tardiva della linea Turmhof, foto di Cristina Santini
    Sauvignon Blanc, Moscato Giallo, Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Gewurztraminer Vendemmia Tardiva della linea Turmhof, foto di Cristina Santini

    Le linee terminate: la Selection LINTICLARUS

    “Linticlarus” è la selezione Riserva con rese molto basse, siamo sui 40/50 q/h, vini che maturano totalmente in barrique per 12 mesi, ulteriori 6 mesi in legno grande e affinamento di 12 mesi in bottiglia.

    La linea Selection VIGNA: Grand Cru

    In etichetta possiamo trovare menzionate quattro vigne: Rachtl, Feldmarschall Von Fenner, Vigna Au, Toren.

    Ogni singolo vigneto ha un affinamento diverso.

    Il Rachtl Sauvignon Blanc Riserva fa Tonneau e legno più grande; Il Feldmarschall Müller Thurgau fa cemento e legno grande; il Vigna Au Chardonnay Riserva fa barrique per il 40% nuove e il Toren Cabernet Sauvignon Riserva fa solo barrique di primo passaggio.

    Andreas e la line up TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini
    Andreas e la line up TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    E tutt’intorno, come per incanto, le acque dello stagno circondano il Castello. Caverne, grotte, laghi e isole immerse nella natura e animate da statue di figure umane e animali che sono lì a contemplare la bellezza e ad accogliere noi in terra straniera.

    Così in primavera e per tutta l’estate potrò sedere fuori, nel cortile adiacente al parco del Castello godendomi la natura, alla luce delle lanterne, e assaggiando i prodotti locali da abbinare a questi meravigliosi vini altoatesini.

    Grata per l’ospitalità e la gentilezza!

    Lo stagno animato da statue intorno al castello, foto di Cristina Santini
    Lo stagno animato da statue intorno al castello Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    Di Cristina Santini

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito Cantina: https://www.tiefenbrunner.com/

    Partners redazione: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari

    ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari

    ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023

    Redazione

    La seconda edizione de “L’Altra Toscana” chiuderà la Settimana delle Anteprime a Firenze il 17 febbraio 2023 al Palazzo degli Affari.

    Logo L'Altra Toscana 2023, articolo: ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari, da comunicato stampa
    Logo L’Altra Toscana 2023, articolo: ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari, da comunicato stampa

    Dodici DOP e IGP presenteranno le nuove annate raccontando quella Toscana del vino diversa che va ad arricchire la proposta vinicola della regione.

    L’Altra Toscana del vino ancora unita nel presentare le nuove annate a giornalisti e operatori del settore. Nella giornata del 17 febbraio si terrà – a Palazzo degli Affari a Firenze – la degustazione dei vini delle DOP e IGP Carmignano, Chianti Rufina, Colline Lucchesi, Cortona, Maremma Toscana, Montecucco, Orcia, Suvereto e Val di Cornia, Terre di Casole, Terre di Pisa, Toscana, Valdarno di Sopra.

    ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari, comunicato stampa
    ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari, comunicato stampa

    Una compagine di realtà per raccontare una Toscana enologica diversa fatta di Denominazioni che arricchiscono, con punte di qualità alternative, l’offerta vinicola regionale. Nella prima edizione oltre 330 etichette sono state degustate e ci si aspetta un numero importante anche per l’appuntamento del 2023. In definizione un paio di masterclass e percorsi tematici – con diversi focus – per facilitare l’assaggio, che andranno ad articolare il programma della giornata.

    Chianti Classico Collection, Carol Agostini,Laura Bucci, Morris Lazzoni
    Chianti Classico Collection, Carol Agostini,Laura Bucci, Morris Lazzoni

    “Il progetto è ambizioso e originale, perché unendoci vogliamo far emergere – in tutto il loro valore – le innumerevoli diversità che ci caratterizzano, spiegando terroir e vitigni, tecniche di produzione rispettose e in armonia con l’ambiente, talvolta sartoriali, raccontando la natura e la sua biodiverstà, la storia e le tradizioni di una regione famosa in tutto il mondo che ha ancora tanto da proporre”, spiega Francesco Mazzei alla guida della Associazione L’Altra Toscana e presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana.

    Protagonisti saranno tutti questi territori più “nascosti”, dove la vite si coltiva da secoli e dove, accanto agli storici produttori locali, nomi blasonati dell’enologia italiana portano nei calici qualità e identità, incuriosendo sempre più gli appassionati ed il mercato.

    Cartina dei vini toscani, da sito: http://www.worldwinecentre.com/magazine/news/avito-consorzio-dei-consorzi-dei-vini-di-toscana
    Cartina dei vini toscani, da sito: http://www.worldwinecentre.com/magazine/news/avito-consorzio-dei-consorzi-dei-vini-di-toscana

    Come di consueto la Settimana delle “Anteprime di Toscana” verrà inaugurata da PrimAnteprima, l’evento promosso da Regione Toscana insieme alla Camera di Commercio di Firenze e organizzato da PromoFirenze e Fondazione Sistema Toscana. PrimAnteprima 2023 è in programma la mattina di sabato 11 febbraio presso il Cinema La Compagnia di Firenze.

    L’ALTRA TOSCANA

    FIRENZE Palazzo degli Affari, Piazza Adua, 1

    9.00 – 19.00 Ingresso solo su prenotazione

    Da Comunicato stampa


    Sito evento: https://www.anteprimetoscane.it/AT/landing

    Sito ufficio stampa: https://www.zedcomm.it/

    Partners redazione:https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/