Merano WineFestival: dalle origini al futuro dell’enogastronomia passando per la sostenibilità.
Redazione – Carol Agostini e F.P.
La 32^ edizione della nota rassegna internazionale supera il concetto di eccellenza con le nuove menzioni: Iconic, Unique, Platinum e Next Platinum. E alla Terra, preda di sconvolgimenti climatici, dedica il summit “Respiro e Grido della Terra” che mette al centro il tema della sostenibilità.
Nella “Città delle Palme” più a nord d’Europa è in programma dal 3 al 7 novembre Merano WineFestival. L’appuntamento con gli amanti della qualità enogastronomica quest’anno segna anche il ritorno al format lanciato dal patron Helmuth Köcher: bio&dynamica e GourmetArena in apertura, seguita dalle giornate centrali di The Festival, con espositori presenti per tutte le giornate di sabato, domenica e lunedì.
Un ritorno alla tradizione che guarda, però, al futuro. Le nuove menzioni speciali che certificano una selezione oltre ogni aspettativa (ICONIC, UNIQUE, PLATINUM e NEXT PLATINUM), più spazio per gli espositori internazionali, super Masterclass nella cornice del Castello Principesco, un’area dedicata a Luca D’Attoma “Luca D’Attoma: percorrendo l’Italia” ma anche il Summit internazionale sulla Sostenibilità “Respiro e Grido della Terra”, oltre al The WH Buyers’ Club che andrà a completare il programma della manifestazione.
«La ricerca dell’eccellenza nel mondo dell’enogastronomia non ha mai fine, perché l’evoluzione stessa delle tecnologie e delle tecniche agricole non ha limiti definiti. Eccellenza è un concetto che deve andare di pari passo con il rispetto per la fertilità del nostro pianeta. Dove l’uomo non accarezza il territorio nel quale vive, la Terra risponde con tutta quella serie di stravolgimenti che sempre più osserviamo», sono le parole con le quali Helmuth Köcher inaugura la 32^ edizione del Merano WineFestival, dal 3 al 7 novembre 2023.
Sostenibilità è la parola chiave, perché solo in questa direzione è possibile perseguire eccellenza, fino a superarla, come certificato dalle nuove menzioni: ICONIC, UNIQUE, PLATINUM e NEXT PLATINUM. La 32^ edizione del Merano WineFestival rinnova l’appuntamento con il Summit sulla sostenibilità a 360°: “Respiro e Grido della Terra” dove si fa il punto della situazione dopo un anno di eventi targati The WineHunter legati al cambiamento climatico che questa estate, nella siccità e nelle inondazioni, ha mostrato segnali inequivocabili.
Sempre più internazionale, unico nel suo genere per via del perfetto connubio tra eventi riferibili al mondo dell’enologia e quelli relativi alla gastronomia oltre a una serie di eventi collaterali, Merano WineFestival 2023 spinge ancora di più in alto l’asticella della qualità tra eleganza, cultura e business.
32^ EDIZIONE ALL’INSEGNA DELLE NOVITÀ
Ritorno alla tradizione ormai decennale, per la 32^ edizione del Merano WineFestival con venerdì 3 novembre dedicato alla rassegna bio&dynamica che suggella l’importanza del focus sul biologico, biodinamico, organico e orange.
Quindi, da sabato 4 a lunedì 6 novembre la scena è per le selezioni del The WineHunter nella cornice liberty del Kurhaus che dal 1874 ospita eventi di respiro internazionale. Da quest’anno, ancora più ricca la sezione International con selezioni provenienti dai cinque continenti. Come da tradizione, il martedì è targato Catwalk Champagne per gli amanti delle bollicine d’oltralpe, ma anche nazionali.
Wine ma anche Food al festival meranese, con la Gourmet Arena capace di sprigionare i sapori della tradizione gastronomica italiana del Food – Spirits and Beer. Merano WineFestival è anche sinonimo di show cooking, che partiranno già venerdì alla Gourmet Arena negli spazi dedicati alla Campania e all’Abruzzo, così molti eventi collaterali e Masterclass tra il Fuori Salone e l’Hotel Therme Merano.
OLTRE L’ECCELLENZA CI SONO “ICONIC”, “UNIQUE”, “PLATINUM” e “NEXT PLATINUM”
La sezione “The Festival” è come al solito dedicata alle menzioni speciali del The WineHunter Helmuth Köcher con uno sguardo che dalla tradizione guarda a 360 gradi al futuro. Quest’anno Helmuth Köcher ha voluto spingersi oltre l’eccellenza, già raggiunta con la menzione PLATINUM, per quei prodotti che nel 2023 hanno raggiunto un punteggio superiore a 95/100, e NEXT PLATINUM dove sono racchiuse le promesse del futuro già insignite del The WineHunter Award Gold nelle diverse categorie.
«Eccellenza significa rappresentatività iconica del territorio ma anche unicità di prodotti che nascono solo in condizioni particolarissime e non riproducibili in altri contesti. Un patrimonio che deve essere tanto protetto quanto valorizzato al punto che abbiamo immaginato nuove e specifiche menzioni: ICONIC, UNIQUE, PLATINUM E NEXT PLATINUM», spiega The WineHunter.
Presentante anche le due nuove menzioni: ICONIC, attribuita a quei vini che rappresentano un riferimento di eccellenza nazionale ed internazionale per un territorio, insigniti del The WineHunter Award Gold; presenti sul mercato da almeno 25 anni, vengono prodotti da aziende storiche, con almeno 50 anni di attività. UNIQUE, invece, è la menzione che certifica i prodotti unici per tipologia di vinificazione e/o affinamento, così come per vitigno unico oppure per condizioni pedo-climatiche estreme se non eroiche, anche questi già riconosciuti dal The WineHunter Award Gold.
HIGHLIGHTS, I CONSIGLI DEL WINEHUNTER. GLI EVENTI DA NON PERDERE.
Il Merano WineFestival è come un menu dalle mille portate capace di solleticare qualsiasi tipo di palato. Difficile se non impossibile fare una selezione tra eventi nel e fuori dal Festival. Partendo da venerdì, imperdibile la super Masterclass al Kurhaus con Luca D’Attoma, enologo sperimentatore della viticoltura biologica in Italia capace di innovare fino alle eccellenze biodinamiche della sua cantina senese.
Venerdì è anche la giornata del DNA Vernatsch, ovvero la schiava gentile caratteristica dell’Alto Adige in presenza di nove produttori locali nelle sale del Kurhaus.
Venerdì pomeriggio appuntamento alla Palm Lounge dell’Hotel Therme Merano con la presentazione del libro “Terradivina” di Riccardo Corazza. Nell’ambito di bio&dynamica, inoltre, dalle ore 14:30 alle 16:00, la Masterclass “Resistenti Nicola Biasi – I vini del futuro” con Helmuth Köcher, Attilio Scienza e Nicola Biasi.
Sabato mattina è in programma dalle ore 10:00 in Piazza della Rena, il “Mercato della Terra” a cura di Slow Food Alto Adige. Alle ore 13:00, nella cornice del Teatro Puccini il Summit “Respiro e Grido della Terra” con esperti che si confronteranno sul tema della sostenibilità. Alle ore 15.00 alla Palm Lounge presentazione del libro “”Intrepide, Storie di donne, vino e libertà” firmato da Laura Donadoni. Dalle 16:00 alle 17:00 la Masterclass “Eccellenza dall’Albania” by Cobo Winery con il wine critic Luca Gardini. Alle ore 20:00 presso la GourmetArena Campania showcooking con Antonio Tubelli e Umberto Mazza.
Domenica la presentazione della Guida Vini Buoni d’Italia al Teatro Puccini, dalle ore 10:30 e dalle dalle ore 11:00 alle ore 13:00 nella Sala dei 30 presso l’Hotel Therme Merano Tavolo Rotondo e Masterclass “La nuova filosofia del calice sensoriale secondo Italesse L’importanza della cultura del calice per esaltare l’unicità di ogni singolo vino” organizzato in collaborazione con Italesse e, a seguire, alle ore 14:00 Masterclass Georgia con i “Vini Qvevri – I vini in anfora”.
Dalle ore 17:00 alle ore 19:00 presso il Castello Principesco: “La Storia di Masseto”, degustazione di 3 annate in una tavola rotonda a cura di Roberto Camuto Wine Storyteller con la presenza di Lamberto Frescobaldi. Imperdibile il lunedì, dalle 10:00 alle 12:00 al Castello Principesco assieme a Oscar Farinetti, Albiera Antinori e Priscilla Incisa della Rocchetta l’evento “Le Vite Parallele di Tignanello & Sassicaia” delle annate 1990/2008/2018.
Alle ore 16:00, invece, Premio Godio meets Premio Zierock che celebra la cucina genuina e vicina al territorio nonché una visione olistica della produzione del vino e alle ore 19.30 presentazione della Guida “Osterie D’Italia” by Slow Wine alla Cantina di Merano. Quindi, martedì dalle ore 15.30 al Kursaal premiazione del concorso “Emergente Sala 2023”.
SOSTENIBILITA’: MERANO WINEFESTIVAL RACCOGLIE IL “GRIDO DELLA TERRA”
«La scorsa è stata una estate che dal punto di vista climatico ha mostrato una serie di eventi naturali come siccità e inondazioni di una intensità che non si era mai vista prima d’ora» sottolinea Helmuth Köcher. «Dalle terrazze del Kurhaus dal quale storicamente si snoda il Merano WineFestival è quasi possibile intravedere le cime orientali dei ghiacciai del Similaun che di anno in anno si ritirano sempre di più. È del 2017 la notizia che dopo 7000 anni di inerzia anche il ghiacciaio sul monte Ortles ha iniziato a ritirarsi.
Allo stesso tempo, la viticoltura sale di quota ben oltre i 1000 m e nel fondovalle il caldo torrido e la siccità rendono sempre più complessa l’agricoltura». Non c’è da meravigliarsi quindi che al patron del festival Helmuth Köcher stia particolarmente a cuore l’appuntamento con il Summit “Respiro e Grido della Terra”: momento riflessivo caratterizzante il venerdì pomeriggio al Merano Wine Festival.
Quali sono le proposte di soluzione alle conseguenze del cambiamento climatico in corso, in particolare quando si parla di viticoltura e agricoltura? Una domanda sulla quale, dalle ore 13:00 alle ore 15:00 di venerdì 3 e sabato 4 novembre presso il Teatro Puccini, un panel di esperti internazionali si confronteranno, sistematizzando il materiale raccolto dal WineHunter e dai suoi collaboratori nel corso dell’ultimo anno.
I NUMERI DEL MERANO WINEFESTIVAL
Le giornate di festival, 10.000 visitatori attesi, più di 600 espositori, oltre 1.500 vini in degustazione, 350 etichette nella WineHunter Area, più di 1750 WineHunter Awards, 26 masterclass, 22 showcooking, 2 presentazioni di libri e 6 talk al Summit “Respiro e Grido della Terra”.
LA PRESENZA DELLE ISTITUZIONI
Numerose le istituzioni presenti durante le giornate del festival, coinvolti anche in cerimonie, tavole rotonde e talk in programma nel Summit e non solo. Tra i nomi spiccano: il Sottosegretario di stato Luigi D’Eramo, il Vicepresidente della Regione Abruzzo Emanuele Imprudente, l’Assessore alle politiche agricole Calabria Gianluca Gallo, l’Assessore alle politiche agricole Piemonte Marco Protopapa, l’Assessore alle politiche agricole Campania Nicola Caputo, l’Assessore alle politiche agricole Molise Nicola Cavaliere, il Presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini, il Presidente Slow Food Italia Barbara Nappini, il Console della Nuova Zelanda Austin Brik.
L’e-commerce di Birrificio del Ducato si arricchisce con i marchi Duvel, Chouffe e Maredsous, diventando una piattaforma multi-brand.
Redazione – Carol Agostini
Una novità assoluta:nel carrello del webshop di Birrificio del Ducato, oltre alle etichette della gamma brassicola di Soragna, da ora èpossibile inserire anche i prodotti del gruppo belga Duvel Moortgat. Chouffe, Duvel e Maredsous,comodamente a casa con un click Soragna, 19 ottobre è il grande giorno: l’e-commerce di Birrificio del Ducato diventa una piattaforma multi-brand, raggiungibile al seguente link: https://www.birrificiodelducato.it/shop/
Un modo comodo, pratico e veloce per acquistare la ricca selezione di birre del Gruppo Duvel Moortgat, così da ricevervele e gustarle comodamente a casa.
I marchi che fanno compagnia alle etichette del birrificio di Soragna, sono quelli già distribuiti dalle sue reti commerciali HORECA e GDO, ossia Duvel, Chouffee Maredsous. Una grande novità poiché, per la prima volta in Italia, si può accedere e usufruire di una piattaforma ufficiale dedicata alla vendita online dei prodotti del Gruppo Duvel Moortgat.
In aggiunta alle birre della gamma Duvel, Duvel Classica e Duvel 666, della linea Chouffe,La Chouffe, Mc Chouffe, Houblon Chouffe, Cherry Chouffe e Chouffe Blanche, e Maredsous, Maredsous Blonde, sono disponibili anche calici brandizzati e divertenti gadget, così da vivere un’esperienza totale di gusto tra i sapori della tradizione brassicola belga. Le novità non sono ancora finite!
Anche il pack dedicato alle spedizioni ha avuto un restyling, sia nella grafica sia nel contenuto.Nel primo caso, ogni facciata raffigura l’immagine iconica e rappresentativa di ciascuno dei quattro brand presenti sull’e-commerce. Per quanto riguarda il contenuto, è stato ridotto da 12 a 6 referenze, ma con la possibilità di comporreil pack a proprio piacimento in multipli di 6 senza minimi d’ordine imposti per ciascuna referenza.
Insomma, da oggi potrete ricevere alcune delle più classiche birre del Belgio a casa in un click… ovviamente assieme alle etichette del Birrificio del Ducato, il birrificio italiano più premiato al mondo.
Birrificio del Ducato
Nel 2007 a Roncole Verdi di Busseto (Pr), il paese natale di Giuseppe Verdi,si aprono le porte del Birrificio del Ducato. Un’importante realtà che ha saputo valorizzare al meglio la lunga tradizione territoriale della provincia di Parma, tanto da classificarsi, nel giro di pochi anni, come il Birrificio italiano più premiato al mondo con oltre 100 riconoscimenti.
Notevoli risultati ottenuti grazie a una ricerca scrupolosa di materie prime, ‘ingredienti’ che si intrecciano a una lavorazione rispettosa che porta alla produzione di birre invitanti, equilibrate e piacevoli da bere, frutto anche di metodi all’avanguardia ediun sistema automatizzato.In più, Birrificio del Ducato si avvale di un laboratorio interno che esegue analisi microbiologiche, chimiche e sensoriali, oltre alla decisione di non filtrare o pastorizzare le birre per preservare le caratteristiche organolettiche delle materie prime.
Premi e riconoscimenti
Come la doppia vincita a Birrificio dell’Anno nel 2010 e nel 2011 –hanno incrementato la fama del Birrificio che, da sempre, ha l’obiettivo dell’alta qualità. Fortedel suo valore e dopo l’apertura della nuova sede a Soragna, nel 2016 la famiglia belga Moortgat acquisisce il 35% delle quote, nel 2018 il 70% e, nel 2020, il 100%.
Oggi, Birrificio del Ducato si collocata trale realtà brassicole le cui birre risultano essere le più richieste dal mercato italiano, dal mercato internazionale e dai beerlovers.
DuvelMoortgat
Quella della famiglia Moortgat è una lunga storia, iniziata nel 1871 per mano di Jan-Leonard Moortgate della moglie, quando crearono il loro birrificio a Puurs-Sint-Amands, in Belgio. L’attività, successivamente, passò ai figli Albert e Victorche contribuirono in maniera consistente a produrre la birra oltre a darle il nome.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, proprio Albert Moortgat produsse una birra seguendo l’amato ‘stileinglese’, chiamandola, per celebrare la fine del conflitto bellico, Victory Ale.
Si narra che assaggiando la birra, un amico di famiglia, abbia commentato: “Questa è un vero Diavolo (Duvel)”. Un’affermazione forte ma avvincente, tanto da utilizzare dal 1923 il nome Duvel sulle etichette. Oggi, con la quarta generazione della famiglia Moortgat al comando, le birre Duvel Moortgat sono riconosciute a livello internazionale come standard perle birre speciali rifermentate in bottiglia e sono sinonimo di qualità ed eccellenza, frutto di attente selezioni delle materie prime pure e dell’utilizzo dello stesso ceppo di lievito dal 1918.
InGravel Morellino 2023
Buona la prima per “InGRAVEL” 2023: La Bicicletta Gravel, MTB ed E-bike prendono d’assalto il Morellino in Maremma!
Redazione – Carol Agostini
Scansano, 20 ottobre 2023. Il weekend del 14 e 15 ottobre ha visto il trionfo della passione per la bicicletta, con l’evento InGRAVEL che ha fatto rivivere l’anima delle due ruote nei magnifici territori del Morellino di Scansano, in Maremma. Organizzato nei dettagli, questo evento ha entusiasmato i partecipanti, offrendo un’esperienza indimenticabile coinvolgendo gravel bike, MTB ed E-bike.
Gli amanti delle due ruote provenienti da tutta Italia si sono radunati per due giorni indimenticabili, esplorando i paesaggi mozzafiato della Maremma Toscana. Sabato 14 ottobre, i partecipanti hanno affrontato due percorsi.
Il primo, di 47 km con un dislivello positivo di 1100 metri, ha messo alla prova la resistenza dei ciclisti. Il secondo, di 75 km e con un dislivello di 1800 metri, ha sfidato le abilità tecniche. Entrambi i percorsi hanno offerto paesaggi spettacolari che solo la Maremma può offrire.
Durante la social ride di domenica di 59 km, i partecipanti hanno affrontato la rinomata salita denominata “Il Muro del Pirata”. Ǫuesta sfida è stata un vero banco di prova per la forza e la determinazione dei partecipanti.
Da segnalare che non sono mancati i rifornimenti lungo i percorsi (ben 4 nel percorso da 75km) disposti in luoghi iconici, come Roccapesta e Monte Po, grazie alla collaborazione con la Famiglia Tanzini e Biondi Santi. Qui i partecipanti hanno avuto la possibilità di assaggiare prelibatezze locali, così come al ristoro finale presso l’Antico Casale di Scansano Resort, incantevole sede di partenza ed arrivo della manifestazione.
Tre i brand ambassador presenti:
Riccardo Magrini, noto telecronista di Eurosport, ha condiviso le sue esperienze e consigli con gli appassionati di ciclismo presenti. Marta Giunti, giovane atleta nazionale di sci, che ha ispirato tutti grazie al suo entusiasmo con la sua determinazione ed il suo amore per la sfida.
Alessandro Ballan, l’ultimo campione del mondo italiano di ciclismo su strada, ha aggiunto un tocco di eccellenza al weekend, fornendo ispirazione e consigli preziosi a tutti i partecipanti.
Inoltre, l’evento ha avuto l’onore di ospitare il Colonnello Filippo Monti, comandante del 4° Stormo dell’Aeronautica Militare di Grosseto, che ha elogiato l’impegno degli organizzatori e degli atleti. Alessio Durazzi, direttore del Consorzio Morellino, e Bennardo Guicciardini Calamai, Presidente del Consorzio Morellino, hanno dato il benvenuto a tutti i partecipanti e hanno sottolineato l’importanza di un evento
come InGravel per promuovere la bellezza dei territori del Morellino:
“Siamo felici di vedere la comunità ciclistica riunirsi in questo evento eccezionale. Il Morellino e la Maremma offrono uno scenario unico per gli amanti della bicicletta e siamo entusiasti di condividere questa bellezza con tutti i partecipanti. Siamo grati per la presenza di ospiti d’eccezione come Riccardo Magrini e Alessandro Ballan, che hanno reso questa edizione un’esperienza ancora più indimenticabile”.
Gli organizzatori Andrea Gurayev e Werner Peruzzo, hanno aggiunto: “Vogliamo ringraziare il Comune di Scansano, lo staff, tutti i partecipanti, i volontari e gli sponsor che hanno reso possibile InGRAVEL. La passione per la bicicletta è ciò che ci unisce, ed è stato meraviglioso vedere la comunità ciclistica unirsi per festeggiare quest’ esperienza unica.”
InGRAVEL ha lasciato un segno indelebile nel cuore della Maremma, e l’attesa per la prossima edizione è già iniziata. L’evento continuerà a crescere e ad ispirare sempre più persone.
Convegno “Il futuro del vino tra algoritmo e cambiamento climatico” durante la presentazione della Guida Vini d’Italia 2024 del Gambero Rosso
Di Cristina Santini
Il 15 ottobre al Teatro Brancaccio di Roma, durante la presentazione della Guida Vini d’Italia 2024 del Gambero Rosso, è stato dedicato ampio spazio al tema “Il futuro del vino tra algoritmo e cambiamento climatico”.
Il convegno che ha preceduto la cerimonia di premiazione Tre Bicchieri della guida, è stato moderato dal giornalista Gianluca Semprini che ha rivolto alcune domande ad una platea di esperti intervenuti ognuno nelle proprie competenze e dei quali riportiamo alcuni spunti per un aggiornamento o una riflessione personale.
Sono intervenuti Renato Brunetta, presidente del Cnel , Silvia Puca, matematica e project manager Eumetsat Hydrology Saf per la Protezione Civile, Andrea Gasparri del dipartimento di Ingegneria civile dell’Università Roma Tre, Daniele Nardi del dipartimento di Ingegneria informatica dell’Università Sapienza di Roma, Paolo Cuccia, presidente di Gambero Rosso, Carlo Spallanzani, amministratore delegato di Gambero Rosso e Marco Mensurati, direttore responsabile di Gambero Rosso.
Apertura con l’intervento del Presidente del Cnel, Renato Brunetta:
“Non bisogna aver paura del progresso. In Inghilterra, nei primi decenni dell’800 i luddisti si aggiravano per le campagne per distruggere i telai meccanici, temendo che quelli distruggessero il loro lavoro. Ma sappiamo tutti come finì: ci furono tre rivoluzioni industriali, aumentò la produzione, il benessere e anche l’occupazione.
Oggi anche il vino sta vivendo la sua rivoluzione. Di fronte ai cambiamenti climatici è sempre più difficile avere l’anno, che io definisco, della sincronizzazione, ovvero quello in cui va tutto bene. Quindi, la viticoltura è destinata a soccombere? No, perché l’uomo guarda al progresso. Da qui l’importanza che la transizione digitale potrà avere nei prossimi anni per costruire nuove annate straordinarie. Unica condizione mischiare l’intelligenza artificiale a quella umana”.
A seguire il discorso di Silvia Puca, matematica e project manager Eumetsat Hydrology SAF:
“Mi occupo del coordinamento del progetto satellitare europeo più grande che abbiamo in Europa per la stima dei parametri idrologici, quindi precipitazioni, umidità, neve, che hanno un impatto sul territorio, e lavoro nell’ambito della Protezione Civile. Ogni qual volta abbiamo, come recentemente in Emilia Romagna, eventi così intensi ed estremi, c’è una tecnologia satellitare italiana importante che ne segue l’evoluzione.
Ci sono eventi intensi che sono più facilmente prevedibili ed altri in cui è veramente molto difficile; quelli di tipo meteorologico hanno una scala sinottica ovvero prendono aree molto ampie, si generano in territori molto lontani da noi, e ci sono modelli meteorologici che riescono a prevederli. Quello in Emilia Romagna è stato uno di questi, quindi la protezione civile a livello locale e nazionale si è mossa in tempo. Sono state evacuate centinaia di persone prima dell’evento e questo ha permesso la salvaguardia dei nostri cittadini.”
Per quanto riguarda le previsioni a lungo raggio che riguardano soprattutto la siccità, con i modelli matematici a disposizione cosa possiamo sapere ed entro che lasso di tempo?
“L’uomo, nell’aver creato grosse problematiche come l’innalzamento delle temperature e tutto ciò che vediamo sul cambiamento climatologico, è però allo stesso tempo avanzato con le tecnologie in modo molto importante. I primi satelliti che hanno iniziato a monitorare la Terra in modo continuativo e operativo sono degli anni ‘80, quindi sono cinquant’anni circa che raccogliamo una serie di parametri di tipo atmosferico e quelli riguardanti le nostre terre.
Queste informazioni ora ci permettono di vedere giornalmente, se non anche più volte al giorno, alcuni dati fisici che ci aiutano a prevedere la precipitazione più o meno intensa o più o meno lunga, o di tipo grandigeno, ma anche di vedere una diminuzione dell’umidità del terreno associata a minori precipitazioni.
Queste Informazioni ci portano mesi prima a capire le condizioni per una probabile siccità. Ormai si parla sempre in termini di probabilità, abbiamo ora delle condizioni che sono anomale e quindi non sono le precipitazioni che avremmo dovuto avere in questa stagione e, venendo anche da un anno povero di neve, non abbiamo avuto le risorse idriche che si mettono in cantiere.”
Quindi cosa sappiamo adesso da qui ai prossimi mesi?
In questo momento il nostro territorio nazionale, ma non solo l’Italia, è al di sotto di quelle che sono le risorse idriche che abbiamo in questo periodo rispetto agli anni precedenti. I modelli al momento non ci danno precipitazioni importanti per dire che recupereremo questo deficit, però cosa accadrà nei prossimi mesi non possiamo saperlo con certezza perché purtroppo i modelli nel lungo termine, da un mese in poi, fanno più fatica e spesso possono sbagliare.
A breve termine cosa ci permettono di sapere le tecnologie ad esempio in vigna e capire fra quante ore accadrà cosa?
Le previsioni sono di tipo meteorologico, non abbiamo altri tipi di previsioni, quindi la modellistica meteorologica ci dirà che nei prossimi giorni avremo delle precipitazioni. Però quello che sappiamo anche che al momento queste piogge previste non sono sufficienti per andare a recuperare questa anomalia che abbiamo.
Per il lavoro svolto in ambito sostenibilità, è intervenuto il Vice Presidente di Equalitas, Michele Manelli:
“Dieci anni fa, patrocinati a casa del Gambero per il Forum della sostenibilità, ci siamo accorti che un terzo della nostra economia del green si stava muovendo in questa direzione e che c’era però complessità nella rappresentazione. E’ stato fatto un percorso sotto la guida di Federdoc, riconosciuto anche dal ministero come progetto di interesse pubblico nazionale sul tema della sostenibilità, e oggi abbiamo in certificazione, perché Equalitas è “Standard Owner”, ovvero non certifica, ma accredita Enti di certificazione che svolgono le verifiche, circa il 20% della filiera italiana. Rappresentiamo quasi centomila ettari e otto miliardi di fatturato, sono numeri importanti.
Certificazione riconosciuta a livello statale come una sorta di bollino di Stato, poi cosa è successo?
E’ stato istituito un percorso che poi ha consentito alle Sqnpi (Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata) di integrarsi con nuovi requisiti e di definire che la sostenibilità deve essere multi pilastro e avere un’utilizzazione qualitativa che riflette tutte le istanze ambientali ed economiche. E’ chiaro è un inizio, noi ne abbiamo 147 di requisiti, è un sistema molto più articolato, forse non è sufficiente in questo momento né per essere riconosciuto dal mercato come qualificante né per mettere ordine su quella che è la definizione della sostenibilità.
Se guardiamo solo al mondo del vino, cerchiamo con una serie di accordi internazionali di ricercare questa armonizzazione perchè se non facciamo ordine non troviamo la base con la quale definire questo sistema e faremmo fatica a convincere le aziende ad investire e i consumatori a scegliere. Stiamo parlando di circa 50 Standard che stiamo analizzando a livello internazionale per trovare delle sintesi e quasi 100 solo per il mondo del vino.
Il consumatore più attento alla sostenibilità è sicuramente quello nord europeo, nord americano. In Italia sta cambiando qualcosa?
In questo decennio si può notare chiaramente come sia triplicato l’interesse dei consumatori verso i temi della sostenibilità. Questo punto oramai è il secondo motivo di acquisto del consumatore dopo l’origine. E’ molto interessante come ci sia una chiara convergenza verso il prodotto di qualità, il prodotto sostenibile e nonostante le difficoltà contingenti di poteri di acquisto che si deteriorano, è inevitabile che la sostenibilità possa moltiplicare l’esperienza ed il racconto del vino.
Sulla robotica in agricoltura e in vigna interviene il Prof. Andrea Gasparri del Dipartimento di Ingegneria Civile, Informatica e delle Tecnologie Aeronautiche Università degli Studi di Roma Tre:
Quando parliamo di agricoltura di precisione, di cosa parliamo effettivamente?
Parliamo di strategie di gestione che permettono di sviluppare modelli agricoli che siano sostenibili, riescano a garantire la sicurezza alimentare e al contempo mitigare la carenza di forza lavoro.
La definizione che voglio dare di agricoltura di precisione presa da un articolo scientifico che ritengo molto interessante dice: “E’ il saper fare la cosa giusta nel posto giusto al momento giusto”, ma dietro questo concetto c’è una grossa complessità perché bisogna raccogliere molti dati ed avere una conoscenza puntuale della cultura e questo implica l’utilizzo di molte tecnologie abilitanti tra le quali sicuramente l’intelligenza artificiale e la robotica.
Cosa abbiamo al momento per quanto riguarda la robotica?
Se guardiamo dal punto di vista commerciale, abbiamo soluzioni che permettono, nelle colture erbacee e in quelle di serra, la rimozione delle erbe infestanti, la preparazione del terreno, il controllo dei parassiti e delle malattie, la raccolta.
Per quanto riguarda la ricerca, si concentra principalmente sul concetto complesso di colture permanenti perché la presenza di filari, di sesti di impianto, chiaramente complica la vita del robot che in questo caso non riesce a fare la manovra. Quindi noi dobbiamo lavorare per dare intelligenza e capacità a questi robot di muoversi in maniera opportuna.
Ad oggi quali robot abbiamo in agricoltura efficienti?
Noi stiamo lavorando a dei progetti europei di ricerca nei quali abbiamo sviluppato delle soluzioni robotiche in cui i robot riescono, in maniera del tutto automatizzata, a fare operazioni varie come la spollonatura in un noccioleto. C’è anche il progetto in cui stiamo sviluppando un’architettura che permetta di condividere gli spazi operativi tra le macchine e l’umano.
Sono delle piattaforme robotiche che, in questo caso lavorano sull’uva da tavola, devono fare un’operazione di aggancio per lo scambio delle cassette piene e lo devono fare nella stessa area in cui stanno lavorando anche degli operatori umani e devono essere in grado di considerare tale contesto. Abbiamo un esempio di come in maniera del tutto automatizzata la piattaforma robotica riesca a riconoscere un grappolo, valutarne lo stato di maturazione ed effettuare il taglio. Il passo successivo sarà passare all’uva da vino.
Introduce il tema sull’intelligenza artificiale il Prof. Daniele Nardi del Dipartimento di Ingegneria Informatica Automatica e Gestionale “A. Ruberti” Sapienza Università di Roma:
Io non riproporrei il classico tema ci fa paura, non ci fa paura l’intelligenza artificiale ma andrei alla situazione di oggi. Abbiamo fatto tanti passi in avanti, che cosa succede in particolar modo per le persone che abbiamo di fronte?
Dopo l’intervento di Andrea Gasparri ho poco da dire rispetto all’intelligenza artificiale all’uso del vino e aver centrato questo concetto della sincronizzazione in maniera così precisa mi lascia poco spazio. Forse si può allargare il discorso, nel senso che l’intelligenza artificiale può essere utile anche nella lavorazione del prodotto e poi anche nella distribuzione. Parliamo di Chat GPT.
Chat GPT e l’agricoltura, non ne vedo applicazione, quale può essere?
C’è un’applicazione diretta che secondo me riguarda soprattutto i piccoli produttori e che ha a che vedere con il fatto che banalmente la traduzione di un testo per il mercato estero, la profilazione dell’utente, la sintesi comprensibile di strumenti complessi che possono essere anche documenti emanati dal Governo, tutto ciò che riguarda la parte di elaborazione dei testi, è qualcosa sicuramente di direttamente fruibile anche senza avere delle applicazioni dedicate.
Poi si possono sviluppare anche tante applicazioni dedicate su tutti i problemi che sono stati sollevati in precedenza, dall’ottimizzazione dell’irrigazione a quello dell’individuazione delle pratiche da adottare a fronte di una particolare sequenza di eventi. In particolare, i modelli su cui si basa Chat GPT hanno alla base la capacità di lavorare su sequenze e analizzare i dati sul contesto meteorologico, quali trattamenti sono stati fatti per produrre poi una serie di azioni da svolgere. Questo è uno dei compiti che si potrà affidare in futuro ad un’applicazione.
Quali possono essere le prospettive a lungo raggio sull’agricoltura e sulla viticoltura e dove ci potranno portare?
L’uso della tecnologia migliorerà la produzione, la qualità del prodotto o aiuterà a migliorare e forse su questo si può fare una considerazione di carattere generale: studi recenti mostrano che, per esempio nell’uso dell’intelligenza artificiale applicata a Chat GPT, si ottiene un miglioramento delle prestazioni medie; mentre invece l’esperto rimane più bravo nello svolgere certi compiti. Ora da questo punto di vista, credo che la riflessione possa essere interessante perché questo è uno degli argomenti più dibattuti, ovvero come inserire questi sistemi all’interno di un contesto dove ci sia un esperto umano.
Sulla media ci aiuta l’intelligenza artificiale, sull’annata più difficile o su una scelta più particolare può vincere ancora l’intelligenza umana soprattutto in vigna?
Non ne farei una questione di chi vince o perde, è un approccio del tutto collaborativo. Quando ci sono tanti dati è un problema computazionalmente molto complesso e quindi è inevitabile che l’intelligenza artificiale abbia dei mezzi superiori alle nostre capacità di lavorazione.
Immergiti nelle Meraviglie del Vino Artigianale a Back to the Wine 2023!
Redazione – Carol Agostini
Siamo entusiasti di condividere le ultime notizie che stanno agitando il panorama del vino artigianale in Italia. Preparati per un’esperienza enologica straordinaria a Back to the Wine 2023, in programma il 12-13 novembre a Venezia. Questo evento ti porterà alla scoperta del terroir vulcanico del Lazio, della rivoluzione dei vitigni resistenti PIWI e della magia della Sicilia, un autentico tesoro per i vini artigianali, tutto in un unico evento imperdibile.
La Rinascita del Lazio: Esplora il Terroir Vulcanico
Il Lazio, una regione prevalentemente collinare di origine vulcanica, sta catturando l’interesse degli appassionati di vino. I suoli lavici e tufacei conferiscono alle viti un ricco apporto di potassio, mentre la vicinanza del Mar Mediterraneo regala fresche brezze marine che moderano le temperature. Le montagne proteggono i vigneti dai venti freddi dell’Appennino. Qui potrai scoprire i vitigni autoctoni del Lazio e incontrare produttori artigianali come Abbia Nòva (Piglio, FR), Andrea Occhipinti (Gradoli, VT), Aurete (Esperia, FR) e molti altri.
PIWI: La Rivoluzione dei Vitigni Naturalmente Resistenti
I vitigni naturalmente resistenti, noti come PIWI, stanno rivoluzionando il mondo del vino. Queste varietà resistenti alle malattie offrono una straordinaria diversità di aromi e sapori. A Back to the Wine, avrai l’opportunità unica di degustare vini a base di PIWI e partecipare a masterclass per approfondire la tua conoscenza su questo settore in crescita. Potrai anche incontrare produttori come Thomas Niedermayr, Alberto Lot (Sacile, PN), Terre Grosse (Zenson di Piave, TV) e Paolo Babini dell’azienda Vigne dei Boschi (Brisighella, RA).
Un Viaggio tra l’Etna e Pantelleria: Esplora la Sicilia del Vino Artigianale
La Sicilia, con la sua storia millenaria e il fascino unico, è una vera miniera d’oro per i vini artigianali. Da Marsala alle saline, dall’eccellenza vitivinicola di Alcamo ai boschi collinari intorno a Palermo, fino al terroir poetico di Siracusa e ai segreti di Pantelleria, la Sicilia offre una varietà di sapori unici. Incontra i produttori siciliani come Abbazia San Giorgio (Pantelleria, TP), Agricola Virà (Gratteri, PA), Biologica Stellino (Alcamo, TP) e molti altri.
Cosa ti aspetta a Back to the Wine:
Degustazioni guidate direttamente dai produttori
Incontri con i produttori che condivideranno le loro storie e i segreti delle loro terre
Opportunità di business per creare connessioni nel settore
Perché partecipare:
Scopri la realtà del vino artigianale italiano in soli due giorni attraverso conversazioni e degustazioni con 130 produttori. Crea connessioni con colleghi ed esperti del settore e approfondisci la tua conoscenza del vino artigianale.
Non lasciarti sfuggire questa straordinaria opportunità di esplorare il mondo del vino artigianale italiano. Registrati entro il 30 ottobre per ottenere una tariffa di ingresso speciale per gli operatori del settore!
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Scopri l’incantevole mondo del vino artigianale a Back to the Wine 2023, ti aspettiamo per un’avventura enologica indimenticabile!
Data: 12-13 novembre 2023 Luogo: Terminal 103, Venezia
A Modena il 15 e 16 ottobre 2023 è andata in scena la sesta edizione della tanto attesa kermesse “Modena Champagne Experience”.
Di Adriano Guerri
La più grande manifestazione italiana dedicata unicamente ad una delle bollicine più conosciute ed importanti al mondo, come lo champagne.
Gli avventori si sono trovati a doversi barcamenare tra 176 banchi d’assaggio di importanti maisons con la possibilità di degustare oltre 800 etichette. Un’ occasione importante non solo per degustare ma anche per incontrare alcuni produttori francesi presenti.
L’evento è aperto agli operatori professionali, ma anche all’ ampio pubblico di enoappassionati. La location come nelle precedenti edizioni è stata la stessa, ossia, all’ interno degli ampi spazi di ModenaFiere con orari dalle 10:00 alle 18:00. L’ evento è organizzato da Società Excellence, prestigiosa realtà che riunisce 21 importatori e distributori di vino italiani. In questa edizione sono aumentati notevolmente i visitatori.
Ho partecipato alle due ultime edizioni e sinceramente devo dire di esserne rimasto entusiasta, un evento molto ben organizzato. Il programma era ricco di interessanti masterclass che mio, malgrado, avevano già registrato il sold-out. Le maisons erano divise in base alla loro appartenenza geografica, quindi, facilmente visibili in base al colore indicato nell’opuscolo che viene omaggiato all’ingresso e al momento del ritiro della flûte.
Una passerella tra alcuni produttori ed alcuni assaggi da me effettuati
La Croix Saint-Ladre Premier Cru Extra-dry Blanc de Blancs Millésimé 2016 Colin – Chardonnay 100%, 72 mesi sui lieviti, giallo dorato luminoso, perlage fine e persistente, al naso libera note di zagara, pera , creme noisettes e pasticceria da forno, al palato è fresco e cremoso, armonioso e di buona corrispondenza gusto-olfattiva, finale interminabile. Sito di riferimento: www.champagne-colin.com / Côte de Blancs
Blanc de Blancs Grand Cru Chouilly Les Sillons 2014 Millésimé Legras & Haas– Chardonnay 100%, 84 mesi sui lieviti, giallo oro brillante, perlage fine, al naso rimanda note di pesca, croissant, mandorla che ben si integrano con piacevoli nuances agrumate, al palato è sapido, fresco ed avvolgente, con finale decisamente persistente. Sito di riferimento: www.legras-et-haas.com / Côte de Blancs
Millésimé 2012 Henriot– Chardonnay 54% e Pinot Nero 46%, 96 mesi sui lieviti, giallo dorato brillante, bollicine finissime, al naso un tripudio di sentori, in primis scorza d’arancia, frutti di bosco, marzapane e pasticceria, al palato è appagante, leggiadro, setoso ed armonioso, il sorso rimane in bocca a lungo. Sito di riferimento: www.champagne-henriot.com / Maison Classiche
Clos du Chateau “6cepages” Chateau de Bligny – Chardonnay, Pinot Nero, Meunier, Pinot Blanc, Arbanne, Petit Meslier, 96 mesi sui lieviti, giallo dorato brillante, al naso si percepiscono note rosa bianca, ribes, lime e crosta di pane, al palato è pieno e rotondo con una rinfrescante piacevolezza di beva, finale duraturo. Sito di riferimento: www.ceretto.com / Côte des Bar
Millésimé 2008 Digitale Yanick Olivier– Chardonnay Grand Cru Choully 60%, Pinot Noir Grand Cru Mailly, 60 mesi sui lieviti, tonalità oro luminoso, perlage fine e persistente, al naso piacevoli sensazioni di biancospino, crostata di lamponi e note agrumate, al palato è ricco, deciso e coerente, dotato di una buona spalla fresca e una lunga persistenza aromatica. Sito di riferimento: www.champagne-yanick-olivier.fr / Côte de Blancs
Blanc de Blancs Grand Cru Millésimé Brut 2018 Demiere-Ansiot– Chardonnay 100%, 84 mesi sui lieviti, paglierino luminoso con riflessi dorati, al naso sprigiona sentori di fiori bianchi, pera, melone e croissant, al palato è fine e fresco, setoso e delizioso. Sito di riferimento:www.champagne-demiere-ansiot.com / Côte de Blancs
Blanc de Blancs Millésimé 2015 ( Memoire)- Encry Veuve Blanche Estelle – Chardonnay 100%, 60 mesi sui lieviti, giallo dorato, perlage fine e persistente, al naso libera sentori di pesca, mango e frutta esotica in genere, camomilla, tabacco e pasticceria da forno, al palato è piacevolmente avvolgente, fresco, sapido, equilibrato e coerente nonché lungo. Sito di riferimento:www.champagne-encry.com / Côte de Blancs
Blanc de Noir Brut Jeeper– Pinot Noir 65% e Meunier 35%, 36 mesi sui lieviti, paglierino brillante, al naso rivela note di ribes nero, frutti di bosco e piccola pasticceria, al palato è cremoso e brioso, piacevolmente fresco e duraturo. Sito di riferimento: www.champagne-jeeper.com / Montagne de Reims
Millésimé 2013 Grand Cru H.Goutorbe– Pinot Noir 75% e Chardonnay 25%, 96 mesi sui lieviti, giallo dorato brillante, bollicine finissime, al naso dipana note di scorza d’agumi, miele, frutta esotica, crosta di pane, al palato è setoso ed avvolgente con rinfrescante sapidità. Sito di riferimento:www.champagne-herry-goutorbe.com / Vallée de la Marne
L’amore e il cibo sono due elementi strettamente legati, vero o falso?
Di Carol Agostini
L’amore è un’emozione così complessa e profonda che poche parole possono catturare appieno la sua essenza. È stato cantato, descritto e analizzato da poeti, filosofi e studiosi per secoli. Lasciate che ci addentriamo in questo vasto oceano di emozioni, esplorando il suo significato attraverso poesie, citazioni, aforismi e riflessioni.
E’ stato un tema centrale in molte culture e periodi storici antichi. Ecco un’occhiata a come l’amore è stato affrontato in alcuni di questi contesti:
Antica Grecia: Nell’antica Grecia, l’amore era un tema importante ed è stato esplorato in varie forme. I Greci avevano diversi termini per descrivere diversi tipi di amore, tra cui l’eros (l’amore romantico e passionale), il philia (l’amore fraterno o platonico), e l’agape (l’amore universale e altruistico). Opere come il “Simposio” di Platone discutono l’idea di amore e desiderio.
Antica Roma: Anche nella Roma antica, l’amore era un tema diffuso. L’epica romana “Eneide” di Virgilio narra la storia d’amore tra Enea e Didone, mentre le poesie di Catullo contengono espressioni intense di amore e desiderio.
Antico Egitto: L’amore era importante nell’antico Egitto e si può vedere nei miti, nelle leggende e nelle iscrizioni trovate su papiri. Il “Cantico dei Cantici” dell’Antico Testamento, sebbene di origine ebraica, è stato influenzato dalla cultura egiziana ed è un inno all’amore e alla passione.
India Antica: L’India antica ha una ricca tradizione di esplorare l’amore attraverso la poesia, la filosofia e l’arte. Opere come il “Kama Sutra” discutono l’arte dell’amore e dell’intimità, mentre i poemi epici come il “Mahabharata” e il “Ramayana“ contengono storie d’amore e desiderio.
Cina Antica: L’antica Cina ha trattato l’amore in opere come “Il canto dei tre uccelli“, una raccolta di poesie classiche cinesi, alcune delle quali esplorano i sentimenti amorosi e le relazioni.
Antichi Testi Religiosi: Molte religioni antiche includono aspetti dell’amore, sia divino che umano. Ad esempio, i Salmi dell’Antico Testamento contengono espressioni di amore e devozione verso Dio, mentre l’antico testo indù“Bhagavad Gita” discute l’amore, il dovere e la spiritualità.
Questi sono solo alcuni esempi di come l’amore sia stato un tema importante in periodi storici antichi in tutto il mondo. L’arte, la letteratura e la filosofia di queste culture riflettono la complessità delle emozioni e dei concetti legati all’amore in quei contesti.
L’Amore nell’Arte e nella Poesia
L’amore è stato l’ispirazione per alcune delle più belle opere d’arte e delle poesie più struggenti. William Shakespeare, uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi, ci ha regalato queste parole:“L’amore non guarda con gli occhi, ma con l’anima.”
Le parole del poeta rumi sono una celebrazione dell’amore in tutte le sue forme: “Ama. Perché attraverso l’amore, tutte le amarezze diventeranno dolci. Ama. Perché attraverso l’amore, tutte le pietre diventeranno gioielli.”
Cummings ci invita a esplorare l’amore in tutta la sua complessità: “L’amore è l’unico miracolo degno di una meraviglia.”
L’Amore e la Scienza
La scienza ha cercato di svelare i segreti dell’amore attraverso ricerche e studi. La neuroscienza ha dimostrato che l’amore attiva le stesse zone del cervello coinvolte nella dipendenza da droghe. Quando si è innamorati, il cervello rilascia ossitocina, l’ormone dell’amore, che crea un legame profondo tra le persone.
Amore e Filosofia
Platone, filosofo dell’antica Grecia, ci ha lasciato la sua visione dell’amore nell’opera “Il Simposio“. Egli descrive l’amore come la ricerca dell’unione spirituale, l’aspirazione a diventare uno con l’oggetto del nostro affetto.
Amore e Relazioni
Le relazioni amorose sono un terreno fertile per la crescita personale. Helen Keller, una donna che ha superato incredibili sfide, ha condiviso una saggezza straordinaria sull’amore: “La migliore e più bella cosa in questo mondo non può essere vista né toccata, ma si sente nel cuore.”
L’Amore nell’Attualità
Oggi, le relazioni possono essere complesse e sfidanti, ma le parole di Maya Angelou ci ricordano l’importanza di amare incondizionatamente: “L’amore riuscirà a sconfiggere l’odio a ogni passo.”
Amore e Speranza
Le parole di Martin Luther King Jr. ci incoraggiano a coltivare l’amore e la speranza: “L’oscurità non può scacciare l’oscurità; solo la luce può farlo. L’odio non può scacciare l’odio; solo l’amore può farlo.”
Amore e Letteratura
La letteratura è stata un veicolo potente per esplorare l’amore in tutte le sue sfaccettature. Jane Austen, nell’orgoglio e nel pregiudizio, ci ha insegnato che l’amore può superare le barriere sociali e i pregiudizi, mentre Emily Brontë, in “Cime tempestose“, ha rivelato l’aspetto oscuro e passionale dell’amore.
Nel “Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, l’amore è ritratto come un legame unico e profondo tra il piccolo principe e la sua rosa, una metafora della cura e dell’attenzione che dobbiamo dedicare alle persone a cui teniamo.
Amore e Musica
La musica è un altro mezzo attraverso il quale possiamo esprimere e comprendere l’amore. Le canzoni ci fanno ballare, piangere e riflettere sulle gioie e le sfide dell’amore. La leggendaria cantante Nina Simone canta: “Sentire che ami qualcuno, che ti ama, questo è il motivo per cui siamo qui.”
Molti compositori classici, come Ludwig van Beethoven, hanno dedicato alcune delle loro opere più celebri all’amore, dimostrando come la musica possa trasmettere emozioni profonde senza parole.
Amore e Psicologia
La psicologia dell’amore è un campo di studio in costante evoluzione. Gli psicologi hanno esplorato il concetto di amore romantico, sottolineando l’importanza della comunicazione, della fiducia e della condivisione. Il famoso psicologo Carl Jung parlava “dell’anima gemella” come una persona che ci completa e ci aiuta a crescere.
L’amore può anche portare alla guarigione. Il famoso terapeuta Carl Rogers sosteneva che l’amore e l’accettazione incondizionata da parte di un’altra persona possono contribuire alla crescita personale e al benessere.
Amore e Filantropia
L’amore non è limitato alle relazioni romantiche. L’amore per l’umanità è alla base della filantropia e dell’azione sociale. Mahatma Gandhi ci ha insegnato che“L’amore è la forza più umile, ma la più potente che l’umanità possiede.”Questo amore ci spinge a lottare per un mondo migliore e a estendere una mano amica a coloro che ne hanno bisogno.
Amore e Tempo
L’amore è anche una questione di tempo. Nel suo libro “L’amore dura tre anni”, Frédéric Beigbeder mette in discussione la durata delle relazioni amorose, suggerendo che la passione iniziale può sbiadire, ma che l’amore vero può evolversi nel tempo.
Tutto questo per sostenere che l’amore è una forza universale che attraversa le barriere culturali, temporali e disciplinari. Ci insegna la compassione, la generosità e la bellezza della connessione umana. Può apparire diverso per ognuno di noi, ma la sua importanza nella nostra vita non può essere sottovalutata. Alla fine, come disse il poeta John Keats, “Un’amicizia che nasce da una parola gentile è l’emblema di un amore eterno.“
Che l’amore guidi il nostro cammino e arricchisca le nostre vite
“L’amore è un atto di infinita perdita di sé, un atto d’infinita dedizione.” – Rainer Maria Rilke
“L’amore non è mai scontato. Bisogna lavorarci ogni giorno.” – Nicholas Sparks
“L’amore non consiste nel guardarsi a vicenda, ma nell’insieme nello stesso direzione.” – Antoine de Saint-Exupéry
“L’amore è una forza più formidabile di qualsiasi altra. Si tratta di una forza invisibile, ma molto reale.” – Mahatma Gandhi
“Nel mezzo dell’inverno, ho scoperto che c’era in me un invincibile estate.” – Albert Camus
“Ama profondamente e sarai amato profondamente.” – Kurt Vonnegut
“Nessuno ha mai misurato, nemmeno i poeti, quanto il cuore possa contenere.” – Zelda Fitzgerald
“L’amore è l’arte di creare qualcosa insieme che nessuno di voi da solo avrebbe potuto creare.” – Antoine de Saint-Exupéry
“L’amore è composto da un’anima che abita in due corpi.” – Aristotele
“Queste frasi ispirano a riflettere sull’importanza e la bellezza dell’amore nella vita umana”, perchè l’amore è un’esperienza umana universale, un’emozione che attraversa il tempo e lo spazio, un mistero che affascina e ispira. Attraverso le parole di poeti, filosofi, scienziati e leader, possiamo cominciare a comprendere la sua natura complessa e a celebrare la sua bellezza. Come scriveva Victor Hugo, “La vita è un fiore, l’amore ne è il miele.” Quindi, lasciate che l’amore sia la luce che guida il vostro cammino, che vi ispiri e vi riempia di gioia.
Amore e cibo
L’amore e il cibo sono due elementi strettamente legati nella storia dell’umanità, e questa connessione è stata celebrata e sottolineata in molte opere d’arte e letterarie nel corso dei secoli. Ciò riflette la centralità del cibo nelle relazioni umane, nella cultura e nella nostra esperienza quotidiana. Dopo varie ricerce vi allego alcune espressioni notevoli di questa connessione, da autori, poeti, pittori e altri:
Aforismi e Frasi Celebri:
“L’amore passa attraverso lo stomaco.” – Proverbio popolare
“Non si può pensare bene, amare bene, dormire bene se non si ha mangiato bene.” – Virginia Woolf
“Come acqua per il cioccolato” di Laura Esquivel è un romanzo molto bello che vi consiglio, che esplora la relazione tra cibo e amore attraverso la storia di Tita, una cuoca appassionata.
“La golosa” di Colette è un racconto che esplora l’amore e la lussuria attraverso il piacere culinario.
Pittura:
“Natura morta con frutta” di Caravaggio è un esempio di come i pittori abbiano spesso rappresentato cibi deliziosi come simbolo di abbondanza e lusso, e come oggetti di desiderio.
Film come “Julie & Julia” esplorano l’amore per la cucina come una forma di auto-espressione e realizzazione personale.
Chef celebri come Julia Child hanno sottolineato come il cibo possa essere un’opportunità per esprimere amore e cura per gli altri attraverso il cibo.
L’amore e il cibo sono intrinsecamente legati, e questa connessione è stata celebrata e sottolineata in molte opere d’arte e letterarie nel corso dei secoli. Ciò riflette la centralità del cibo nelle relazioni umane, nella cultura e nella nostra esperienza quotidiana.
L’arte visiva ha spesso catturato il legame tra cibo e amore attraverso immagini suggestive e toccanti. Ecco alcune opere d’arte che raccontano il cibo in relazione all’amore:
“Il Bacio” di Hayez– Questo celebre dipinto rappresenta una coppia che si bacia appassionatamente, mentre una mano tiene un melograno aperto, simbolo di fertilità e desiderio.
“L’Amante” di Marc Chagall– Questa opera esprime l’amore in modo surreale e romantico, con un uomo che offre un fiore a una donna, mentre il cibo sul tavolo simboleggia la condivisione e la passione.
“La Cena a Emmaus” di Caravaggio – Questo dipinto rappresenta un momento di condivisione del pane, uno dei gesti più intimi e simbolici, in una scena biblica che evoca il divino e il terreno.
“Il Banchetto Nuziale” di Jan Steen– Questa opera ritrae un banchetto di nozze olandese, in cui la gioia, la festa e l’amore sono celebrati attraverso il cibo e il vino
Fotografia di engagement o matrimoni – Molte fotografie di matrimonio o di fidanzamenti catturano momenti in cui gli sposi si scambiano cibo, come la torta nuziale, come simbolo di amore e condivisione.
Fotografie di momenti familiari – Immagini di famiglie che si riuniscono a tavola, condividendo pasti e storie, rappresentano l’amore attraverso il cibo.
Queste opere d’arte e immagini catturano la bellezza, la passione e la connessione tra cibo e amore in modi diversi, offrendo una gamma di emozioni e significati, notando come le emozioni appunto, legate al cibo e all’amore, possono variare notevolmente da persona a persona e da situazione a situazione. Tuttavia, il cibo ha il potere di connettere le persone attraverso sensazioni e unioni che spaziano da momenti di felicità e gioia a quelli di comfort e sostegno.
Come del resto:
La Gioia: La preparazione e la condivisione di un pasto con persone amate possono portare gioia e felicità. Il cibo può essere fonte di piacere e soddisfazione, e condividerlo con chi ami può amplificare questa gioia.
L’Affetto: Preparare un pasto per qualcuno è spesso un atto di affetto. Questo gesto può esprimere amore, cura e attenzione verso gli altri, creando un legame emotivo.
La componente Sensuale: Alcuni cibi, come il cioccolato, le fragole e il vino, sono considerati afrodisiaci e possono contribuire a creare una connessione sensuale tra partner. La sensualità del cibo può accendere la passione e l’intimità.
La Nostalgia: I cibi possono portare ricordi e nostalgia. La preparazione di piatti tradizionali o condividere cibi associati a momenti speciali può evocare sentimenti di nostalgia e amore per il passato.
La Gratitudine: Ricevere un pasto preparato con amore può suscitare un forte sentimento di gratitudine. Chi lo riceve può sentirsi apprezzato e riconoscente per l’attenzione e la cura.
Il Conforto: Il cibo può offrire conforto in momenti di tristezza o difficoltà. Un pasto preparato con affetto può essere un modo per alleviare il dolore emotivo e sentirsi amati.
La Condivisione: La condivisione del cibo con gli altri può rafforzare i legami familiari e sociali. Questo può portare sentimenti di appartenenza e amore per la comunità.
La Complicità: Cucinare insieme o condividere un pasto può creare un senso di complicità e connessione. Questa collaborazione può rafforzare i legami affettivi.
L’Apprezzamento per la bellezza: L’arte culinaria può essere una forma d’espressione creativa. L’apprezzamento per la presentazione e l’estetica del cibo può evocare un senso di bellezza e amore per i dettagli.
La Tranquillità: La preparazione di un pasto può essere un momento di tranquillità e riflessione. La semplicità di cucinare può portare a una sensazione di pace interiore e amore per la quiete.
Nella mia testa la conclusione finale è questa: l’amore e il cibo sono elementi interconnessi che arricchiscono la nostra esperienza umana. Il cibo non è solo una necessità fisica, ma anche un veicolo per esprimere emozioni, relazioni e tradizioni. La connessione tra di essi ci ricorda che la nostra relazione con il food può essere molto più profonda e significativa di quanto possiamo immaginare.
Come l’Atto di Nutrire e Condividere: L’atto di preparare e condividere un pasto è un modo di esprimere amore, cura e attenzione verso gli altri. La condivisione di cibo può creare legami profondi tra le persone, indipendentemente che si tratti di una cena romantica tra partner, una riunione familiare o un pasto con amici. In questo senso, il cibo diventa un linguaggio universale dell’amore.
Come la Nostalgia e la Tradizione: Il cibo spesso ci connette alle nostre radici e alla nostra storia. La preparazione di piatti tradizionali può evocare ricordi e un senso di appartenenza. Il cibo ci offre un collegamento tangibile con il passato, contribuendo a preservare e onorare le tradizioni familiari e culturali.
Come la Sensualità e Passione: Alcuni cibi sono considerati afrodisiaci e possono stimolare la passione e la sensualità. La loro condivisione in un contesto romantico può accendere la scintilla dell’intimità e dell’amore. Il cibo può essere una forma di espressione sensuale e di connessione tra i partner.
Come il Benessere e Salute: La scelta di cibi sani e nutrizionali può essere vista come un atto di amore verso se stessi. Prendersi cura del proprio corpo attraverso una dieta equilibrata può riflettere l’amore per la propria salute e il proprio benessere.
Come la Cura e Conforto: Il cibo può offrire conforto in momenti di tristezza o stress. Un pasto preparato con cura può essere un gesto di amore e sostegno verso chi lo riceve. Il cibo ha il potere di lenire l’anima e offrire un rifugio di tranquillità.
Come la Condivisione e Comunità: La condivisione del cibo è spesso al centro delle celebrazioni e delle feste. Questi momenti di comunità riflettono l’amore e l’unità tra le persone, e il cibo diventa un veicolo per connettersi e celebrare insieme.
PROGETTO ROMA DOCet 2023, Primo Tour: da Frascati ai Monti Prenestini
Di Cristina Santini
Programmati nel progetto “Roma DOCet 2023”, di cui vi abbiamo già parlato in precedenza: https://www.papillae.it/progetto-roma-docet-attivita-lavoro-consorzio/, tra maggio e giugno sono stati organizzati dei Tour itineranti attraverso alcune delle Aziende vitivinicole nei territori di Roma, Castelli Romani e Agro Pontino, che rientrano in una delle Denominazione più giovani d’Italia, la Roma Doc. Pianificazione ideata dal Consorzio di Tutela Vini Roma Doc, nella persona del suo Presidente Tullio Galassini, supportato dall’Ufficio Stampa Mg Logos che ne ha curato nei dettagli tutta la permanenza della stampa nazionale ed estera.
Racconteremo, in diversi articoli, quattro dei sei tour ai quali abbiamo partecipato e sui quali focalizzeremo l’attenzione sulla storia di ogni azienda che risale ai tempi antichi, valorizzando tutto il contesto, la bellezza e tutte le interazioni fondamentali della natura che fanno di questo territorio vulcanico lo straordinario complesso che dona vini minerali e sapidi.
Da qui l’impegno da parte del Consorzio di promuovere e comunicare, attraverso le aziende associate, il valore, il potenziale, la fibra stratificata intessuta nel corso dei secoli dalle continue eruzioni vulcaniche.
Parleremo di realtà vitivinicole che si trovano, in questo caso, all’interno del panorama dei Castelli Romani costituito da paesini collinari fondati dai Latini, molto più antichi di Roma stessa, senza i quali la Città Eterna non sarebbe esistita proprio perché Romolo e Remo nacquero ad Albalonga che oggi prende il nome di Monte Artemisio ovvero i Pratoni del Vivaro.
La prima tappa dell’itinerario “da Frascati ai Monti Prenestini” parte dalla Cantina Fontana Candida, simbolo per i vini di Frascati ma anche per tutta l’enologia regionale, che nasce nel 1958 a Monte Porzio Catone ed è parte del Gruppo Italiano Vini, il primo Gruppo di Cantine sparse in tutta Italia. Due grossi vigneti vanno a costituire la proprietà, quello intorno alla tenuta di otto ettari risalente al 2006 e il vigneto Santa Teresa di tredici ettari ubicato nel Comune di Roma, a due km di distanza, le cui uve vanno ad originare l’omonimo vino.
Il suolo scuro, fortemente vulcanico, considerato il più fertile al mondo, è composto da sabbia caratterizzata da pozzolane, dette anche terrinelle, ovvero ceneri vulcaniche che generano suoli ricchi di potassio. E’ evidente come la natura vulcanica si percepisca nettamente nei vini generando una spiccata acidità e una sapidità preponderante tipica di questi suoli, da arrivare a classificarsi vini salini, salmastri.
Rappresentano il 45% della Denominazione Frascati in quanto si vendemmia su 350 ettari dei 900 totali della Denominazione stessa che interessa per il 40% il Comune di Roma, Monte Porzio Catone, Montecompatri e Grottaferrata. Questo è possibile grazie a dei conferitori storici, dalle piccole realtà alle grandi cooperative, che conferiscono le proprie uve.
Per garantire lo standard qualitativo, tutti i fornitori sono soggetti a dei protocolli di difesa integrati all’interno dei quali l’azienda stabilisce in quale periodo dell’anno o in quale determinata fase fenologica vanno somministrati i trattamenti. Appena giunte in cantine, le uve vengono selezionate in base al contenuto zuccherino dividendole per le tre categorie: base, selezione e top.
Tutte le varietà sono allevate a guyot, tranne quella accanto alla bottaia la cui gestione è costituita da cordone speronato e di conseguenza la produzione è nettamente più bassa. Esiste ancora una forma di allevamento ad alberello, molto antica e particolare, chiamata Conocchia, ove le viti sono sostenute da quattro canne intrecciate sulle quali si distendono i tralci che vanno ad incrociarsi alla canna opposta.
E’ un vigneto con tante varietà divenuto didattico poichè, nonostante la produzione in passato fosse limitata per pianta e la qualità per grappolo maggiore, le operazioni si svolgevano interamente a mano e quindi scomode e poco economiche da indurre ad abbandonare questo sistema.
Dopo la grande crisi che portò trent’anni fa ad una diminuzione degli ettari vitati, da 2000 ai 900 attuali, la Cantina oggi contribuisce alla valorizzazione della Roma Doc e del Frascati Doc e Superiore Docg, lavorando in collaborazione con il Crea – Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Economia Agraria – e l’Arsial – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio – all’omologazione di un clone di Malvasia del Lazio e ai cloni di Malvasia resistenti alle malattie della vite attraverso l’ibridazione con cloni di vite americana.
L’inerbimento è assente poichè nel periodo estivo, andando incontro a carenze idriche, porterebbe ad una competizione con l’apparato radicale della pianta; mentre invece viene praticato il sovescio che consiste nel piantare tra i filari specie leguminose, come lupino e favino, che nel momento della fioritura vengono tagliate e interrate nel suolo per l’apporto di azoto e di sostanze organiche.
Al centro del vigneto, costituito prevalentemente da Malvasia Puntinata e Malvasia di Candia, è presente una stazione metereologica grazie alla quale si riesce a monitorare l’andamento stagionale ed eventuali perturbazioni.
La produzione si aggira intorno ai quattro milioni di bottiglie, di cui 50000 dedicate all’etichetta Roma Doc con due referenze: il bianco composto da Malvasia Puntinata o del Lazio e Bombino bianco, le cui uve vengono fatte macerare a freddo per un’intera notte prima della pressatura soffice, il mosto fiore dopo la fermentazione sosta sui lieviti a bassa temperatura per lungo tempo estraendo profumi varietali e sapori intensi; il rosso ottenuto dal blend di uve ben mature di Montepulciano e Cabernet Sauvignon è vinificato in acciaio con macerazione sulle bucce di circa 12 giorni.
Il 70% del mercato di Fontana Candida è costituito dall’export nei Paesi del Nord Europa, nei paesi asiatici e qualcosa negli Stati Uniti. La Roma Doc viene esportata totalmente in Giappone.
La visita prosegue dai vigneti alla barricaia dove affinano i Rossi nelle barriques di rovere francese di vari passaggi e dai quali si ottengono i diversi blend; mentre il Frascati Superiore Docg Luna Mater, vino di punta dell’Azienda, nato in occasione dei 50 anni della Cantina, attraversa due fasi contemporanee: la prima vinificazione in bianco delle tre varietà, Malvasia del Lazio, Candia, Bombino (a volte anche il Greco) dove una piccola percentuale della Malvasia Puntinata subisce una leggera asciugatura nei fruttai per 20 giorni, poi viene diraspata a mano e unita al primo mosto vinificato normalmente.
L’intera massa subisce una seconda fermentazione all’interno delle botti di acacia con macerazione sulle uve appassite per un periodo di sei mesi e un affinamento almeno di due anni in bottiglia all’interno della grotta.
La grotta di tufo e lapilli scavata a mano risale ad un centinaio di anni fa, testimonianza visiva delle eruzioni del vulcano laziale e delle varie colate laviche che hanno formato strati di colore differente e uno strato potassico riflesso. La grotta conserva l’archivio storico del Luna Mater che va dal 2007 fino ad oggi.
Per questa prima azienda degustiamo:
Roma Doc Bianco 2022 da Malvasia del Lazio e Bombino; Frascati Superiore Docg Vigneto Santa Teresa 2022; Frascati Superiore Docg Riserva Luna Mater annate 2019 e 2008 da Malvasia Puntinata, Malvasia di Candia e Greco; Roma Doc Rosso 2021 da Montepulciano e Cabernet Sauvignon.
Nella seconda tappa siamo ospiti dell’Azienda di Famiglia Poggio Le Volpi che ha radici molto antiche che risalgono al secolo scorso. Tutto nasce nel 1920 quando Manlio Mergè inizia a produrre e commerciare vino sfuso ed olio, trasmettendo la sua passione dapprima al figlio Armando e poi al nipote Felice.
E’ chiaro che all’inizio non si concepivano ancora vini imbottigliati e lo sfuso veniva portato, come da tradizione, a Roma con il famoso carretto. Importante nella storia del tessuto laziale, è la figura del carrettiere, il più abbiente con il cavallo, il meno con il somaro, che trainava il carretto con le botticelle e, dopo aver pagato il dazio che attraversava Via Casilina e Via Prenestina, consegnava il vino nelle osterie di Roma.
Ben presto Armando e Felice nel 1996 danno vita al sogno di Manlio e creano l’Azienda Agricola Poggio Le Volpi a Monte Porzio Catone, una zona collinare situata nell’areale dell’antico Tusculum, il vulcano più grande dei Castelli Romani che per storia e cultura è da sempre considerato un territorio estremamente vocato alla produzione vitivinicola. Mentre il figlio dà vita all’insediamento produttivo trasformandolo da azienda locale in azienda nazionale, il nipote passa alla conduzione di Poggio Le Volpi portandola ad un livello qualitativo superiore. Valori come tradizione, identità ma anche tanta esperienza condivisi dall’azienda che da tre generazioni continua a valorizzare i vitigni autoctoni sfruttando al meglio le potenzialità del suolo vulcanico, così ricco di minerali, rocce laviche, tufi e sabbie.
I 35 ettari di proprietà sono localizzati intorno alla tenuta e nella zona di Calatrava Roma con rese molto basse e impianti a spalliera dedicati alla Malvasia del Lazio, Malvasia di Candia, Trebbiano e Montepulciano. L’azienda ha oltre 200 ettari di proprietà e in affitto anche nella provincia di Brindisi, in Puglia.
La filosofia è valorizzare la ricchezza ampelografica del proprio territorio. Come la carbonara o la cacio e pepe è un piatto tipico di Roma – afferma Rossella Macchia, responsabile Comunicazione e Marketing di Poggio Le Volpi – anche il vino deve appartenere al suo territorio e avere le caratteristiche di quel terreno. Nel calice, il vino deve saper raccontare il suo territorio.
Parliamo di un grande polo composto da Poggio Le Volpi di Monteporzio Catone e Masca del Tacco della Puglia che sono aziende agricole e la Femar che rappresenta invece una realtà commerciale di famiglia e produce da oltre vent’anni, nello stabilimento accanto, vini con uve conferite provenienti principalmente dai comuni dell’Abruzzo, della Puglia e della Sicilia, perseguendo una partecipazione forte e competitiva sul mercato con un’ampia gamma di prodotti. Il gruppo unificato produce circa 16 milioni di bottiglie l’anno distribuite in tutto il mondo.
In cantina i vini riposano in barrique a volte di terzo passaggio o nelle botti di rovere francese e americana di media tostatura, poi ci sono delle vecchie vasche in cemento che sono state ripristinate per la fermentazione e lo stoccaggio. Ogni settimana si fa la degustazione in laboratorio per capire se il vino è pronto per il travaso e l’imbottigliamento.
Rossella Macchia, oltre che occuparsi dell’Azienda, è anche Vice Presidente del Consorzio Roma Doc e asserisce:
E’ come fare una rete di imprese, un gruppo che ha come volontà quella di fare non solo vini buoni, ma comunque di comunicare, condividere con il mondo esterno che è una Regione molto importante. Il Consorzio oltre che un organo di vigilanza ha come missione quella di tutelare e valorizzare, ma anche comunicare alle aziende che ne fanno parte che è importante essere orgogliosi di avere un fine unico per la produzione del vino.
Questo è stato uno dei motivi della nascita di questo consorzio. Non è semplice perchè quando la famiglia è grande, è più difficile mettersi tutti d’accordo ma il consorzio è molto giovane, abbiamo grandi prospettive e grandi obiettivi proprio perché si valuta dove siamo, dove possiamo arrivare, studiare il come e cercare di fare sempre più squadra coinvolgendo le aziende, dando entusiasmo a partecipare e aumentando il senso di appartenenza. Roma, la città, ha il suo vino perché storicamente si produceva ed è giusto che si conosca il Roma Doc e il Consorzio che rappresenta il contenitore di tutte queste realtà.”
Dopo aver visitato la splendida sala degli eventi dove riposano le barrique colme del Roma Doc Riserva, le opere d’arte che richiamano le tradizioni e dove vengono celebrati i matrimoni con rito civile, ci accomodiamo nel ristorante di proprietà, l’Epos Bistrot, altro fiore all’occhiello ideato da Felice Mergè e gestito da Rossella, che offre una particolare selezione di piatti della tradizione locale di gran gusto e specialità di carni pregiate alla brace provenienti da tutto il mondo. Il tutto abbinato ai vini di propria produzione e alle migliori etichette del panorama internazionale.
Durante i pasti abbiamo sorseggiato il Roma Doc bianco 2022 da Malvasia Puntinata, il Roma Doc rosato 2022 da Montepulciano, Cesanese e Syrah prodotto con la tecnica del salasso, Olio extra vergine di oliva monocultivar Moraiolo.
Terza tappa: Cantina Principe Pallavicini
La storia di questa nobile famiglia parte da molto lontano, da Nicolò Pallavicini originario di Genova che nel 1670 trasferisce un ramo della Famiglia a Roma vicino al Papa e acquista dalla Famiglia Ludovisi i casali seicenteschi con annesse grotte di epoca romana.
Viene organizzato il matrimonio tra i Pallavicini e i Rospigliosi, e la nipote Maria Camilla viene data in dote al nipote di Clemente IX, per aspirazione a Cardinale del figlio maggiore, già prete, di Nicolò Pallavicini.
Arriviamo ai giorni nostri. Nel gennaio 2022 la Cantina Pallavicini ha visto l’ingresso di nuovi soci accanto alla famiglia, dall’amministratore delegato Giulio Senni, a tre grandi esperti di vino che hanno creato una squadra forte unita da un obiettivo comune, quello di portare i vini di Roma al loro giusto posto nell’enologia italiana ed internazionale.
La tenuta “Le Marmorelle”, con i suoi 70 ettari di vigneto di cui 10 di Malvasia Puntinata dei 90 totali, si trova nel mezzo di tre comuni dei Castelli Romani: Osteria della Colonna, il polo nevralgico con l’imbottigliamento, le sale degustazione, gli uffici e lo shop all’interno di una vecchia stazione delle poste nel comune di Colonna; i vigneti ubicati in altri due comuni, Montecompatri e Roma che ha i maggiori ettari vitati (70). La proprietà punta molto sui vitigni autoctoni, come la Malvasia Puntinata e il Cesanese, giunti ad oggi al 70% dell’intera superficie vitata per portare avanti un discorso di autenticità territoriale e credendo fermamente nel progetto della Roma Doc. Ma non mancano varietà internazionali sia a bacca bianca sia a bacca rossa che vanno a costituire i blend.
Dietro le colline di Montecompatri c’è il cratere del vulcano laziale che oggi ospita i due laghi, Nemi e Albano. Da un lato ci sono due piccoli coni vulcanici dominati dalla torre medievale del 1067 appartenuta alla Famiglia Colonna, dove sono coltivate su terrazzamenti le varietà internazionali,Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot. Questi vigneti, di trent’anni, hanno trovato la dimora perfetta per crescere, ad un’altitudine di 350 metri su un terreno drenante, ben esposto che non soffre la siccità.
La semi-aromatica Malvasia Puntinata utilizzata per il Roma Doc è disposta su tre appezzamenti separati, di età compresa tra i sessanta e i settant’anni, allevati come il resto dei vigneti con impianti, a filare e non a pergola, introdotti già all’epoca. I primi anche a praticare nella zona l’inerbimento alternato per estrarre i nutrienti utili alla radice apicale per crescere in profondità attraverso i vari depositi vulcanici di ben tre periodi diversi e proteggere le piante dalla siccità.
Osserviamo il vigneto coltivato esclusivamente a Cesanese, il cru aziendale, di novant’anni dal quale è stata fatta una selezione massale dopo la fillossera e reimpiantato su piede americano con un’età media, oggi, di 15 anni. Il Vigneto Vigne della Corte di Greco chiamato così dalla Famiglia precedente, i Ludovisi, il cui vino di Cabernet giungeva alla Corte del Papa Gregorio XV nel 1586 (all’epoca chiamato Cabernette).
I vigneti beneficiano del vento ponentino che con la sua brezza marina nel primo pomeriggio soffia e asciuga regalando uve sane e ottime escursioni termiche. La proprietà dispone anche di 1200 piante miste di ulivo sparse su circa 10 ettari e produrre poche bottiglie di olio extra vergine.
La vendemmia svolta nelle prime ore del mattino, parte da metà agosto e finisce a fine ottobre, un tempo così lungo dovuto alle venti varietà coltivate.
Nel sottosuolo si articolano antiche grotte di tufo e pozzolana, i cui materiali un tempo venivano impiegati per edificare le fondamenta delle ville romane, e una doppia cisterna dell’acquedotto Claudio che un tempo portava l’acqua prima alle ville e poi a Roma. Di undici acquedotti, sette si trovano ai Castelli Romani. Salendo delle scale arriviamo in una sala dove ci sono delle grandi botti di acacia e rovere di slovenia.
Giunti nella sala degustazione, troviamo un bellissimo tavolo imbandito di cibo e iniziamo con l’assaggio delle migliori etichette: Frascati Superiore Docg 2022 “Poggio Verde” composta dal 70% Malvasia Puntinata, Greco, Grechetto e Bombino; Roma Doc Malvasia Puntinata in purezza le cui uve vengono raffreddate con il ghiaccio secco già nel vigneto e subisco criomacerazione di qualche ora in cantina per estrarre il maggior numero di profumi contenuti all’interno delle bucce; Roma Doc Rosso 2019 da 50% Montepulciano e 30% Syrah e 20% Cesanese che affina dodici mesi in tonneau; Passito “Stillato” Malvasia Puntinata 2017 di cui una parte viene raccolta in anticipo per mantenere l’acidità in modo che il vino non risulti stucchevole.
Una produzione di circa 400.000 bottiglie per anno, contando dodici vini diversi.
La quarta tappa del nostro tour termina nell’Azienda Vinicola Federici. Un’altra bellissima storia di tradizioni familiari che risale agli anni del dopoguerra quando nonno Antonio Federici produceva vino sfuso fino poi al 2001, anno del cambiamento sostanziale, durante il quale l’azienda passa alla coltivazione diretta dei propri vigneti. La Cantina, giunta alla terza generazione, si trova a Zagarolo, antico borgo di origine medievale situato a circa 30 km da Roma.
La vinificazione avviene con il 60% delle uve di proprietà, il restante è acquisito da fornitori storici con cui si sono create collaborazioni di lungo periodo, rispettando gli standard qualitativi comuni.
Vista la quantità di varietà presenti, la vendemmia impegna molto l’Azienda, non solo nello stabilimento di produzione di Zagarolo con i 40 ettari coltivati maggiormente a bacca bianca, ma anche nella proprietà di 16 ettari di Cesanese situata al Piglio.
Quindi finita la vendemmia a Zagarolo che termina i primi di ottobre con il Montepulciano che va a comporre il Roma Doc e Doc Riserva, si spostano ad Anagni per la lavorazione della Passerina del Frusinate e del Cesanese del Piglio Docg, altra azienda che dalla vendemmia 2024 sarà certificata biologica.
Altro progetto in via di sviluppo è quello di terminare entro due anni l’impianto complessivo di 16 ettari condotti in regime biologico e posti nella zona del Divino Amore, nel Comune di Roma, dedicati maggiormente al Roma Doc Rosso. Nove ettari dei sedici entreranno già in produzione l’anno prossimo, quindi Cesanese e Montepulciano che ricadono nella zona classica dove verrà costruita un’altra cantina.
Tutte le lavorazioni nei vigneti sono manuali, compresa la vendemmia, rispettando rese che variano dai 90 ai 110 q/h, molto meno sul cesanese.
In cantina si lavora con una pressa inertizzata utilizzata esclusivamente per i vini bianchi che in questo modo regalano il contributo dei tioli – presenti già nell’uva e trasformati grazie al lievito – all’aroma del vino surclassando quei sentori primari tipici; palese anche il vulcano che in fondo tesse questa pietra pomice, pietra focaia, sua caratteristica peculiare. Siamo a pochi passi dall’antico lago Regillo e a Zagarolo il terreno è molto particolare, si tratta di tufo rosso di origine vulcanica che dona tanta sapidità e la tipica nota minerale ai vini di questo areale.
Visitiamo la sala dei serbatoi in acciaio, dove avviene la maggior parte del lavoro, adibiti a termo vinificazioni e termo stoccaggio, con ampia scelta per il controllo delle temperature in fermentazione e per l’applicazione dei protocolli di vinificazione differenti specialmente per le varietà a bacca bianca, come la Malvasia Puntinata che va a comporre il Roma Doc Bianco.
L’Enologo Francesco Di Certo ci confida che questo lavoro viene effettuato a causa del caldo torrido che si è registrato nelle ultime vendemmie, ovvero si impone una raccolta a scalare: una piccola partita d’uva leggermente anticipata per andare a mantenere la freschezza; una intermedia per avere struttura e una quasi surmatura per garantire un prodotto finale di alta qualità. Sotto di noi, a sei metri, ad una temperatura costante per tutto l’anno, c’è la sala dove riposeranno i vini rossi maggiormente in tonneau ma anche in qualche barrique.
Improntati molto sull’estero, i numeri crescono anche nell’Horeca di anno in anno. L’anno scorso sono state prodotte circa 850.000 bottiglie distribuite maggiormente, oltre che nella Capitale, in Giappone, Stati Uniti, Germania, Repubblica Ceca, Cina, Messico e Norvegia con piccoli numeri in questi ultimi paesi.
Con l’etichetta Roma Doc si realizzano circa 400.000 bottiglie all’anno e rappresenta il 40% del fatturato estero dell’Azienda.
Ecco i vini presentati:
Azienda Vinicola Federici Roma Doc Bianco 2022 da Malvasia Puntinata e 5% Sauvignon Blanc; Damiano Federici Roma Doc bianco Classico 2021 fa un affinamento più lungo minimo di sei mesi, composto da Malvasia Puntinata (60% dell’uva raccolta il 17 settembre, la restante parte più matura il 4 ottobre, vinificazione separata e blend successivo) e 5% Sauvignon Blanc a completare l’ampio bouquet; Azienda Vinicola Federici Roma Doc Rosso 2021 (60% Montepulciano e 40% Cesanese in acciaio); Damiano Federici Roma Doc Classico 2021 (rese basse per Montepulciano, Cesanese e 10% Cabernet Franc e lungo affinamento sulle fecce nobili in acciaio).
Dal 6 all’8 ottobre 2023 nel caratteristico Borgo di Corciano (Pg) ha avuto luogo l’ 11esima edizione di “Corciano Castello di vino”, evento che ha visto tra i patrocinatori il Consorzio Tutela Vini Doc Colli del Trasimeno. Il Borgo è ben mantenuto e ubicato a poca distanza sia dal Lago Trasimeno sia da Perugia, immerso nelle dolci colline e facente parte del circuito Borghi più belli d’Italia. La coltivazione della vite avviene maggiormente intorno al Lago Trasimeno ed i vitigni maggiormente coltivati sono il Gamay del Trasimeno, Sangiovese, Ciliegiolo, Merlot e Cabernet Sauvignon per quanto riguarda i vitigni a bacca nera, Grechetto, Chardonnay e Trebbiano sia toscano sia spoletino per quelli a bacca bianca.
Il Gamay del Trasimeno non va confuso con quello di Borgogna che dà origine ai vini del Beaujolais, ma bensì fa parte della famiglia del Cannonau, del Tocai Rosso, dell’Alicante, Grenache e Garnacha tinta. Gamay è riferito alla forma dell’allevamento praticata nel suddetta regione francese, si tratta della forma di allevamento a Guyot.
Un programma ricco di Masterclass, degustazioni guidate, banchi d’assaggio e convegni, mio malgrado ho partecipato solamente al percorso sensoriale per le vie del Borgo.
L’evento è stato organizzato come un percorso sensoriale itinerante, che ha permesso agli avventori di conoscere vini di varie tipologie, prevalentemente di cantine locali, con spazi distribuiti per le vie del suggestivo Borgo. All’ingresso del centro storico vi era la possibilità di acquistare un carnet di degustazione vini con tanto di calice di per potersi presentare di fronte ad ogni produttore presente.
Ho partecipato domenica 8 ottobre , seguono alcuni assaggi da me effettuati.
Titus Umbria Igt Grechetto 2022 Az. Chiorri – Giallo paglierino brillante, rimanda sentori di fiori di campo, pesca, pera, ananas e pompelmo, al palato è piacevolmente fresco e decisamente sapido con chiusura lunga e duratura. Sito di riferimento: https://www.chiorri.it
Vicis Umbria Igt Viogner 2022 Az. Morami – Giallo paglierino luminoso, emana note di rosa, albicocca, mango, susina, caprifoglio e mandarino, al palato è sapido, fresco, fine e coerente nonché persistente . Sito di riferimento: https://www.morami.it
Es…senza Umbria Igp Rosato 2022 Az. Il Poggio– Ottenuto con uve di Sangiovese e Pinot Nero – Bel colore rosa carico, sprigiona sentori di violetta, ciliegia e frutti di bosco, il sorso è fresco e contraddistinto da una spiccata piacevolezza di beva, rimanda in bocca a lungo. Sito di riferimento: https://vitivinicolailpoggio.com
Frammento Colli del Trasimeno Doc 2019 Az. Casali del Toppello – Cabernet Sauvignon in purezza- Rosso rubino intenso, libera eleganti sentori di violacciocca che ben si fondono con note di confettura di frutti di bosco e spezie dolci, al palato risulta morbido con tannini poderosi ma setosi e incredibilmente persistente. Sito di riferimento: https://casalideltoppello.it
Fontinius Trasimeno Doc Gamay 2019 Az. Agricola Casaioli – Rosso rubino vivace con sfumature granata, al naso dipana sentori di fragol, lampone, erbe di campo, pepe bianco e mentolo, al gusto è ricco, rotondo e pieno; lascia inoltre una piacevole retro-olfattiva lievemente amaricante e tannino setoso. Sito di riferimento: https://agricolacasaioli.it
Vin Santo Trasimeno Doc 2019 Az. Pucciarella -Trebbiano, Malvasia ed altre uve a bacca bianca – Giallo ambrato intenso, al naso si percepiscono sentori di fichi secchi, mandorla, datteri, albicocche secche, miele, mele cotogne, marmellata, al palato è piacevolmente dolce, caldo e armonioso e dotato di una interminabile persistenza aromatica. Sito di riferimento:https://www.pucciarella.it
Emozioni dal Mondo 2023 19 anni di Merlot e Cabernet Insieme a Bergamo
Redazione – Carol Agostini
Torna a Bergamo, per il 19esimo anno consecutivo, l’unico concorso enologico internazionale al mondo ufficialmente riconosciuto da OIV (Organisation International de la Vigne et du Vin) per i tagli cosiddetti bordolesi (ovvero i vini prodotti con uve Merlot, Cabernet e con loro blend), “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme”.
La manifestazione, nata nel 2004 da un’idea dell’enologo Sergio Cantoni e supportata negli anni da Vignaioli Bergamaschi e dal Consorzio Tutela Valcalepio richiama ogni anno a Bergamo numerosi giudici internazionali e campioni di vino da tutto il mondo.
Il format scelto per la kermesse ha sempre avuto un’attenzione particolare al territorio ospite: uno degli obiettivi che da sempre Emozioni dal Mondo si prefigge è quello di comunicare Bergamo e i suoi prodotti nel Mondo. Ogni anno una location diversa ospita le degustazioni ufficiali del Concorso Enologico in cornici che, di volta in volta, comprendono palazzi nobiliari, castelli e strutture particolari e tipiche (musei, fiere, palazzetti…).
Una manifestazione unica nel suo genere che coniuga in un felice matrimonio territorio, vino, gastronomia, storia e cultura e attrae ogni anno giornalisti e tecnici da tutto il mondo. Una vetrina di grande rilevanza per Bergamo e il suo territorio che diventa, per tre giorni, il palcoscenico internazionale dei vini a base Merlot e Cabernet con il Valcalepio a fare da padrone di casa.
Per il 2023 è stata scelta l’affascinante cornice di Villa Malliana ad Almenno San Bartolomeo per ospitare, venerdì 13 ottobre 2023, la degustazione che coinvolgerà più di 90 giudici internazionali provenienti da 30 paesi e oltre 200 campioni di vino prodotti in tutto il mondo.
Il programma comprende anche momenti di scoperta del territorio, degustazioni organizzate dal Consorzio Tutela Valcalepio per promuovere e far conoscere sempre di più la realtà enologica bergamasca e visite alle aziende vitivinicole del territorio.
Altro momento di grande rilevanza sarà il Convegno organizzato dal Consorzio Tutela Valcalepio sul tema “Vitigni Resistenti: passato, presente e futuro” in programma per sabato 14 ottobre 2023 alle ore 9 presso il Centro Congressi Papa Giovanni XXIII con interventi nazionali e internazionali.