Tenute Camilleri, assaggi, templi e viaggio siciliano
Di Elsa Leandri
Due delle mete imprescindibili quando si organizza un viaggio in Sicilia sono Agrigento e la Valle dei Templi. Agrigento si sviluppa su due colline, il colle dei Girgenti a ovest e la Rupe Atenea a est, con i suoi palazzi e i suoi viali da cui gli occhi si possono perdere in una vista infinita sul Mar Mediterraneo e sulla Valle dei Templi.
Quest’ultima rappresenta il sito archeologico più grande d’Europa e del Mediterraneo, con i suoi numerosi templi in stile dorico, ricordo inesorabile di studi di lettere classiche e teatro di ispirazione per molti scrittori e pittori come Ludovico Ariosto, Maupassant, Alexandre Dumas e ancora Pirandello o Salvatore Quasimodo. Anche la persona meno sensibile viene conquistata grazie a questa magnificenza artistica.
Territorio
A pochi passi ci aspetta il Mar Mediterraneo con l’acqua turchese, le calette e le spiagge che invogliano a distendersi per qualche ora sotto il sole e a trovare refrigerio facendo un tuffo tra una visita e l’altra.
È inevitabile cedere alla tentazione di uno, o magari di più, piatti locali: gli arancini, la pasta con le sarde, la caponata, la brioche con il gelato, la cassata siciliana e i cannoli sono solo alcuni degli esempi di questa genuina territorialità a cui le papille gustative non sanno resistere in alcun modo.
È risaputo che il cibo richiama il vino e questo connubio viene sposato e promosso dalla Strada del Vino e dei Sapori della Valle dei Templi, un’associazione, nata nel 2018, che conta 60 imprese, tra ristoranti, strutture alberghiere, enoteche, aziende agricole e ovviamente cantine, che hanno come scopo proprio quello di valorizzare il territorio della Trinarchia sud-occidentale più precisamente è delimitata dai fiumi Salso e Platani con al centro la valle dei Templi e parte della provincia di Caltanissetta.
Seguendo questo percorso, a 20 km della Valle dei Templi, nella contrada di Ciccobriglio, troviamo una struttura ben visibile per i suoi tetti merlati: è la Tenute Camilleri, associata alla Strada del Vino e dei Sapori della Valle dei Templi.
Storia
L’azienda nasce nel 1965 quando Tito investe in questo areale. Attualmente è il figlio Peppe, enologo, che, circondato dalla famiglia e da collaboratori fidati, monitora e controlla ogni passaggio produttivo al fine di immettere sul mercato dei prodotti, a nostro avviso, identitari.
La vision della tenuta è quella di valorizzare e far emergere i vitigni autoctoni come perricone, nerello mascalese, nero d’Avola e grillo. Unico vitigno internazionale rappresentato è il merlot: il suo impianto risale alla fine degli anni ’90 quando Peppe individuò la possibilità che questo territorio fosse idoneo alla sua espressione.
In totale sono sei le etichette prodotte e noi abbiamo avuto modo di degustare le seguenti.
Vini degustati:
Titous 2020 (dedicata al nonno Tito)
Merlot 100%
Carminio impenetrabile. Il profilo olfattivo evoca la ciliegia sia in confettura che sottospirito, il lampone maturo con dei rimandi a olive nere e rabarbaro. In chiusura attraenti echi di polvere di caffè, cioccolato e una delicata speziatura di chiodi di garofano. Avvolgente al sorso rivela gradualmente i tannini ancora in integrazione su una scia di prugna.
Terraranni 2020
Nero d’Avola 100%
Rubino vivace. Tripudio vegetale di rosmarino, eucalipto e garrigue che impreziosisce il tappeto fruttato di durone e prugna. Cenni di grafite e pepe nero. L’entrata è ben equilibrata con un duetto tra freschezza e tannino che dinamicizza la bocca su un finale di menta piperita.
Semprevento 2021
Nerello Mascalese 100%
Peonia vivo. Accattivante con sentori di ribes rosso, fragola, marasca che si intrecciano a un bouquet floreale di lavanda e peonia e a un soffio di timo e macchia mediterranea. Freschezza e sapidità concorrono nel regalare una salivazione continua che appaga dissolvendosi su delle note agrumate.
Nel week end tra il 20 e il 22 ottobre si è svolta l’XIesima edizione di Terra di Pisa Food & Wine Festival.
Di Elsa Leandri
Piazza Vittorio Emanuele nonostante il tempo uggioso ha accolto 80 produttori del territorio pisano con un’alternanza tra vino, tartufo, salumi, miele, formaggi e olio: una vera e propria celebrazione dell’enogastronomia territoriale!
Che il territorio sia il protagonista di questo evento è emerso chiaramente dalle masterclass organizzate da Claudia Marinelli di Darwine&Food e dalla Camera di Commercio Toscana Nord Ovest dedicate sia al cibo sia al vino.
Per quanto riguarda gli incontri dedicati al nettare di Bacco sono stati presentati dei focus su due vitigni alloctoni come la syrah ( a cui non siamo riusciti a partecipare) e il cabernet franc e due autoctoni come l’imprescindibile sangiovese e il saporito vermentino.
Che il territorio pisano sia una zona di elezione per gli uni o per gli altri è evidente grazie anche alla varietà territoriale che l’areale ci offre: i sottosuoli di origine pliocenica con i fossili marini, l’influenza più o meno marcata del mare, l’altitudine e il savoir faire di ogni singolo produttore permettono di ottenere dei prodotti identitari e al contempo unici.
Vi proponiamo quindi di scoprire insieme quali sono le caratteristiche che rendono riconoscibili il cabernet franc, il sangiovese e il vermentino nel territorio della Torre di Pisa.
La masterclass sul cabernet sauvignon condotto dall’animo rockettaro e didattico dell’illustre Leonardo Romanelli, giornalista, gastronomo e sommelier, ci ha permesso di valutarne la potenziale evoluzione degustando etichette dall’annata 2020 fino ad arrivare al 2012: il trait d’union è senza alcun dubbio dato dai sentori di erbette aromatiche che con l’evoluzione sviluppano cenni di sottobosco, di macchia mediterranea o di erbe balsamiche anticipando un sorso in cui la freschezza rimane un punto fermo con cui duettano dei tannini più o meno integrati e che promettono, in alcuni casi, una loro interessante espressione negli anni futuri.
La domenica è stata invece dedicata all’interpretazione dei due vitigni autoctoni toscani.
Una premessa necessaria e d’obbligo, sottolineata da tutti i relatori, è di valutare i vini ottenuti da sangiovese e da vermentino in merito alla zona di produzione evitando quindi di cadere nella tentazione di effettuare paragoni con le più celebri denominazioni toscane. (Sembra un aspetto banale, ma sempre meglio sottolinearlo).
Relatore di eccezione Francesco Saverio Russo, giornalista di origine marchigiana, che ha assistito fin dalla nascita della denominazione Terre di Pisa alla sua crescita, con una particolare attenzione al sangiovese. Se dal punto di vista dell’esame olfattivo i sentori tipici del sangiovese (ciliegia, iris, violetta, arancia sanguinella) sono dei punti fissi in ogni campione, solo quelli che si sono distinti venivano arricchiti da una sensazione rinfrescante balsamica.
Quest’anno dal punto di vista gusto-olfattivo i punti chiave sono freschezza, tannini fini e saporosità che hanno caratterizzato ogni vino in degustazione e che dimostrano quanto i produttori siano attenti nel poter proporre dei vini sempre più eleganti e fini.
Ultima degustazione alla scoperta dell’espressione del vermentino è stata quella condotta da Dario Pantani, relatore FISAR. Immancabili in tutti i vini i ricordi di timo, salvia, dragoncello e rosmarino, di agrumi e di gelsomino che si sviluppano in un’accezione di fieno quando il vino viene sottoposto a maturazione in barrique non tostate. Al palato quello che è emerge è, più che la freschezza, la sapidità che suggella un finale attraente.
Questi avvenimenti ci permettono di monitorare lo sviluppo di questa giovane denominazione ( nata nel 2011) il cui consorzio racchiude ad oggi 15 cantine sotto la guida del Presidente Nicola Cantoni e della Vice Presidente Ginevra Venerosi Pesciolini. Siamo curiosi e aspettiamo con ansia di scoprire quali aspetti verranno toccati l’anno prossimo in occasione della XII esima edizione di Terre di Pisa Food & Wine Festival.
Modena, la rinomata città emiliana famosa per i prelibati aceti balsamici e la maestria motoristica della Ferrari, ha dato vita a una manifestazione che combina il lusso delle bollicine francesi con la passione per la gastronomia: la Modena Champagne Experience.
Un Elogio alle Bollicine di Eccellenza
L’evento, che si tiene annualmente tra le mura della splendida Villa Griffoni, è un’ode alle bollicine francesi, con una particolare enfasi sui pregiati champagne. Questa manifestazione è il luogo in cui produttori, sommelier, intenditori e appassionati si riuniscono per celebrare il vino spumante di qualità superiore e i suoi abbinamenti culinari.
Non solo bollicine francesi all’evento ma anche la presenza di qualche banco di eccellenza gastronomica italiana come ad esempio l’Antica Offelleria di Verona della Pasticceria artigianale Scarpato con la presenza del titolare Marco Ferrarese che ho rivisto con molto piacere https://www.scarpato.it/
Antica Offelleria Verona, la casa dell’originale Offella: un capolavoro della pasticceria tradizionale veronese, antenato del Pandoro, che diventa il protagonista indiscusso delle festività dell’anno e di tutti i momenti più speciali. Nell’Antica Offelleria Verona, la regina dei dolci lievitati trova la sua casa, la sua originale fragranza, la sua inconfondibile bontà.
L’Eccellenza del Champagne
Il fulcro di questo evento è, naturalmente, le bollicine francesi, vini effervescenti provenienti dalla regione francese che è unanimemente riconosciuto come l’emblema del lusso enologico. I partecipanti hanno l’opportunità di degustare una vasta gamma di champagne provenienti dalle case di produzione più prestigiose. Dai cuvée più famosi ai millésimés, si ha l’opportunità di immergersi in una varietà di aromi, sapori e profumi. In questo contesto, esperti e sommelier guidano degustazioni mirate, svelando segreti e curiosità dietro a ciascuna etichetta.
Il Matrimonio tra Champagne e Cibo
Questo evento non è soltanto una celebrazione del vino, ma anche un omaggio all’arte culinaria. Ecco perché ogni edizione si concentra sull’abbinamento perfetto tra champagne e cibo. Gli chef locali, famosi per la loro creatività e passione, preparano piatti straordinari in grado di esaltare le caratteristiche di ogni vino spumante. Dai sapori intensi del parmigiano reggiano alle prelibatezze dell’aceto balsamico tradizionale, l’offerta gastronomica è un viaggio di sapori emiliani.
Esperienza e Conoscenza
E’ anche un’occasione per approfondire la conoscenza delle bollicine. Oltre alle degustazioni, esperti del settore tengono seminari, conferenze e masterclass su argomenti come la storia delle bollicine francesi, le tecniche di produzione e le ultime tendenze del settore.
Un’Atmosfera di Pura Eleganza
L’atmosfera che pervade è intrisa di lusso ed eleganza. La cornice offerta dalla Villa Griffoni, con i suoi giardini curati e gli interni affrescati, è il luogo ideale per celebrare questo nettare divino. Ogni dettaglio, dalle cristallerie scintillanti alle mise degli ospiti, contribuisce a creare un’atmosfera unica.
Un Appuntamento da Non Perdere
E’ un appuntamento da non perdere per chi ama le bollicine e vuole immergersi nell’essenza dello champagne. Questo evento mette in evidenza come la tradizione del buon cibo e del buon vino sia profondamente radicata nella cultura emiliana, offrendo un’esperienza unica per gli amanti del lusso enogastronomico. La prossima edizione è attesa con trepidazione, pronta a deliziare i sensi e a celebrare la magnificenza delle bollicine francesi in terra italiana.
Presenti a questa manifestazione da anni come stampa e redazione quest’anno, nei due anni iniziali di evento come co-relatore Carol Agostini a delle masterclass: lambrusco a confronto con lo champagne condotte dal grande esperto di settore Giorgio Melandri.
Tra le bollicine preferite di questa edizione sono state quelle importate e selezionate da Marco Marini e socio di M.B. Bollicine di Francia, vedi sito:https://www.bollicinedifrancia.com/
Conoscenza delle vigne, rigenerazione dei suoli ed esposizioni: tre fattori fondamentali per affrontare le difficoltà delle ultime annate e per provare a delineare un andamento futuro.
Si è appena conclusa la vendemmia anche dell’Azienda Agricola Camparo di Diano d’Alba (CN). Per la famiglia Drocco, che in mezzo ai vigneti che coltiva vive e vinifica da quattro generazioni, è quindi venuto il tempo di fare un primo bilancio di un’annata della quale già molto si è parlato, non soltanto in questo lembo di Langa da Barolo.
Sin dall’inizio del ciclo vegetativo di quest’anno, il leitmotiv generale è stato quello delle difficoltà di gestione dei vigneti. A una primavera tra le più piovose degli ultimi decenni – che ha fatto registrare come conseguenza un’ondata di peronospora di grande intensità – è seguita una stagione estiva estremamente calda e siccitosa.
Tuttavia, nonostante le premesse e le previsioni fossero tutt’altro che rosee, a Camparo ci si dichiara comunque soddisfatti dei risultati: a fronte di un calo produttivo medio del 20% – che ha riguardato soprattutto la Barbera nel comune di Nizza Monferrato e che è stato, invece, meno evidente sul Nebbiolo nei comuni Langaroli di Diano, La Morra e Grinzane Cavour – la qualità dell’uva arrivata in cantina è stata decisamente soddisfacente, con alcol e fermentazioni nella norma. Nel complesso, la 2023 si va ad allineare, sul piano qualitativo, alla vendemmia 2022, un’annata caratterizzata soprattutto dalla mancanza di acqua e da temperature sopra la media ma che, ha dispetto delle previsioni, ha regalato risultati inattesi.
La famiglia Drocco non ha dubbi: “Lavorando con metodo biologico da ormai 23 anni, possiamo dire che qui l’esperienza e la conoscenza dei propri vigneti è indispensabile ed è un fattore che fa la differenza, soprattutto in momenti così critici in cui bisogna intervenire con efficacia ed immediatezza per combattere le malattie fungine”. L’azienda è, infatti, certificata dal 2000, tra le prime di tutte le Langhe e la prima del suo Comune di appartenenza.
Salvaguardia della biodiversità, sostenibilità e rigenerazione dei suoli costituiscono gli obiettivi da perseguire e si si possono raggiungere solo prestando quotidianamente la massima attenzione al vigneto e alla sua condizione sanitaria. In questo senso, le tecniche agronomiche adottate come inerbimento dei terreni e sovescio sono rivolte a ristrutturare il suolo, limitando al massimo l’evaporazione dell’acqua ed evitando fenomeni come il compattamento, l’asfissia, lo stress idrico.
Un altro aspetto importante per Camparo, soprattutto per quanto riguarda la scelta dei vigneti di più recente acquisizione, è quello della loro esposizione. Rispetto ad un passato neanche troppo remoto, quando i migliori appezzamenti erano universalmente considerati i sorì, ovvero quelle parcelle esposte a mezzogiorno, oggigiorno, con gli effetti del cambiamento climatico che si fanno sempre più sensibili – temperature medie estive in costante aumento e fenomeni di escursione termica giorno-notte meno evidenti, cicli vegetativi anticipati e, conseguentemente, vendemmie anticipate di parecchie decadi, col rischio di maturità polifenoliche incomplete – si cercano esposizioni più fresche, rispetto alle tradizionali giaciture a sud e sud-ovest.
I vigneti.
I vigneti aziendali si estendono su 8 ettari dislocati nei comuni di Diano D’Alba – dove si trovano il corpo principale e la cantina -, La Morra e Grinzane Cavour. A questi si aggiungono altri 3 ettari di
recente acquisizione, e non ancora produttivi, a Nizza Monferrato. I vitigni coltivati sono Nebbiolo, Barbera, Dolcetto, Arneis e Viognier.
Il Metaverso e il Mondo del vino e cibo: Esplorare Gusti e Terroir Virtuali
Di Carol Agostini
Nel contesto in continua evoluzione dell’era digitale, un nuovo e affascinante orizzonte si apre per il mondo del vino: il metaverso. Questa realtà virtuale in continua crescita offre opportunità di esplorare, apprezzare e persino degustare vini in modi che sfidano i confini tradizionali. Mentre il mondo del vino rimane strettamente legato al terroir e all’esperienza fisica, l’immersione nel metaverso presenta nuovi scenari affascinanti.
Il Terroir Virtuale e le Degustazioni Olografiche
Nel metaverso, l’idea di terroir, che rappresenta il connubio tra suolo, clima e coltivazione delle uve, può essere reinterpretata in modi innovativi. I produttori di vino possono creare terroir virtuali, ricreando digitalmente i paesaggi, i suoli e le condizioni climatiche che contribuiscono a creare i sapori unici dei loro vini.
Le degustazioni olografiche consentono ai partecipanti di assaporare vini virtuali, con simulazioni che riproducono i sapori, gli aromi e le sensazioni tattili di un bicchiere di vino. Questa esperienza sensoriale avanza la tradizionale degustazione di vini, consentendo ai consumatori di esplorare i vini da tutto il mondo senza lasciare il comfort delle proprie case.
Enoteche Digitali e Mercati Virtuali del Vino
Nel metaverso, le enoteche digitali fungono da spazi di socializzazione virtuali dove gli appassionati di vino possono incontrarsi, condividere esperienze e scoprire nuovi vini. Questi spazi consentono ai produttori di promuovere le proprie etichette, sia reali che virtuali, offrendo degustazioni e racconti coinvolgenti sul processo di produzione.
I mercati virtuali del vino offrono piattaforme di acquisto di vino digitali, con un’ampia selezione di etichette provenienti da tutto il mondo. Questi spazi consentono ai consumatori di esplorare e acquistare vini con facilità, creando ponti tra produttori e amanti del vino.
Eventi e Festival Virtuali del Vino
Mentre gli eventi fisici rimangono fondamentali per l’industria vinicola, gli eventi e i festival virtuali del vino stanno guadagnando popolarità. Queste manifestazioni consentono a migliaia di partecipanti da tutto il mondo di connettersi per scoprire nuove etichette, partecipare a seminari, ascoltare esperti e, naturalmente, degustare vini virtuali.
Gli Aspetti Etici e Sostenibili del Metaverso del Vino
Mentre l’esperienza virtuale offre una serie di vantaggi, il mondo del vino non è immune alle sfide etiche e sostenibili legate alla digitalizzazione. La produzione e la gestione delle piattaforme virtuali richiedono risorse elettriche considerevoli e possono sollevare questioni relative alla sostenibilità ambientale.
Tuttavia, questo nuovo orizzonte digitale apre anche opportunità per promuovere pratiche sostenibili nel mondo del vino. La riduzione dei trasporti, delle bottiglie fisiche e dei rifiuti correlati all’imballaggio potrebbe contribuire a una riduzione complessiva dell’impatto ambientale.
Il metaverso del vino offre un nuovo modo di esplorare l’universo del vino, sfidando le tradizioni e creando opportunità per produttori e consumatori. La sua crescita continua rappresenta una testimonianza del potenziale innovativo del settore vinicolo e delle infinite possibilità di esplorare, degustare e condividere il vino in modi che una volta sembravano appartenere esclusivamente al mondo reale.
Gli Aspetti Etici e Sostenibili del Metaverso del Vino
Mentre l’esperienza virtuale offre una serie di vantaggi, il mondo del vino non è immune alle sfide etiche e sostenibili legate alla digitalizzazione. La produzione e la gestione delle piattaforme virtuali richiedono risorse elettriche considerevoli e possono sollevare questioni relative alla sostenibilità ambientale.
Tuttavia, questo nuovo orizzonte digitale apre anche opportunità per promuovere pratiche sostenibili nel mondo del vino. La riduzione dei trasporti, delle bottiglie fisiche e dei rifiuti correlati all’imballaggio potrebbe contribuire a una riduzione complessiva dell’impatto ambientale.
La Crescita e il Futuro del Metaverso del Vino
Mentre il metaverso del vino è ancora in fase embrionale, il suo potenziale è promettente. Man mano che le tecnologie immersiva e la connettività migliorano, ci si può aspettare una crescita significativa in questo settore. I produttori, i sommelier e gli appassionati di vino stanno già sperimentando nuove possibilità attraverso eventi virtuali e degustazioni in realtà virtuale.
Il futuro del metaverso del vino potrebbe vedere una fusione sempre più stretta tra le esperienze virtuali e fisiche. Gli appassionati potrebbero partecipare a eventi virtuali per scoprire nuovi vini e poi visitare fisicamente le cantine per un’esperienza più tangibile. Questa ibridazione potrebbe ampliare ulteriormente il mondo del vino e coinvolgere un pubblico ancora più vasto.
Riflessione personale: il metaverso del vino rappresenta una delle affascinanti sinergie tra tradizione e tecnologia. Mentre il terroir e l’esperienza fisica rimarranno fondamentali per il mondo del vino, il metaverso offre nuove modalità di esplorazione, degustazione e condivisione del vino. Questa evoluzione digitale amplia gli orizzonti del settore vinicolo e promette di soddisfare l’appetito degli amanti del vino per l’innovazione e l’esplorazione continua.
Il Metaverso: Un Viaggio nel Futuro della Realtà Virtuale
Nel mondo digitale in continua evoluzione, il termine “metaverso” è diventato sempre più comune, catturando l’immaginazione delle persone e aprendo le porte a nuove possibilità. Ma cos’è esattamente il metaverso?
Un Universo Virtuale Integrato
Il metaverso è un universo virtuale completamente integrato, in cui gli utenti possono immergersi, comunicare e interagire attraverso avatar digitali. Questo spazio digitale è molto più di un videogioco o di una simulazione; è un mondo in cui le persone possono lavorare, socializzare, creare, esplorare e sperimentare una vasta gamma di attività.
Realtà Virtuale e Aumentata
Il metaverso incorpora sia la realtà virtuale (RV) che la realtà aumentata (RA). Nella RV, gli utenti sono completamente immersi in ambienti digitali, mentre nella RA, elementi virtuali si sovrappongono al mondo reale. Questa convergenza tra RV e RA offre infinite opportunità.
L’Impatto su Diversi Settori
Il metaverso sta influenzando numerosi settori, tra cui il mondo del lavoro, dell’intrattenimento, dell’istruzione e anche del vino, come discusso in precedenza. Le aziende stanno sperimentando nuovi modi di interagire con i clienti, mentre gli educatori stanno portando l’apprendimento in spazi virtuali. Le possibilità sono infinite.
Un Mondo di Opportunità e Sfide
Il metaverso offre infinite opportunità, ma anche sfide uniche. La privacy e la sicurezza digitale sono questioni cruciali. Inoltre, l’accesso a queste esperienze digitali deve essere equo e inclusivo, al fine di non escludere nessuno.
Il Futuro del Metaverso
Il futuro del metaverso è aperto a molte interpretazioni. Molte aziende stanno investendo ingenti risorse nello sviluppo di queste realtà digitali, mentre gli utenti stanno iniziando a esplorare i confini di questo nuovo universo. Con il progresso tecnologico, il metaverso promette di essere una parte sempre più integrata della nostra vita quotidiana, offrendo esperienze mai viste prima. Riflessione personale: rappresenta un nuovo orizzonte digitale in cui l’immaginazione e la tecnologia convergono, aprendo infinite possibilità. Mentre il mondo reale rimane il nostro punto di riferimento principale, il metaverso offre uno spazio parallelo in cui possiamo sognare, lavorare e connetterci con gli altri in modi mai sperimentati prima.
Il Metaverso e il Cibo: L’Innovazione Culinaria nell’Era Digitale
Negli ultimi anni, il concetto di metaverso ha fatto il suo ingresso nella nostra coscienza collettiva grazie a visionari del settore tecnologico e a grandi aziende come Meta, ex Facebook, che stanno investendo pesantemente in questa nuova frontiera digitale. Ma come si lega il metaverso al mondo del cibo e della gastronomia? E quali sono le implicazioni di questa connessione per il futuro dell’alimentazione e della ristorazione?
L’Influenza del Metaverso sulla Cucina e il Food
Il metaverso ha iniziato a permeare anche il mondo del cibo, aprendo nuove possibilità e prospettive inaspettate. Vediamo come:
Esperienze gastronomiche virtuali: Alcuni ristoranti e chef stanno esplorando il metaverso per creare esperienze culinarie virtuali. Gli utenti possono partecipare a cene virtuali, imparare a cucinare da chef stellati e persino esplorare piantagioni virtuali. Questo apre nuove opportunità per l’industria alimentare di raggiungere un pubblico globale.
Condivisione di ricette e lezioni di cucina: Gli utenti del metaverso possono condividere ricette, organizzare lezioni di cucina virtuali e partecipare a concorsi di cucina digitali. Questo favorisce lo scambio globale di idee culinarie e la diffusione di tradizioni gastronomiche provenienti da tutto il mondo. Ristoranti virtuali: Alcuni imprenditori hanno aperto ristoranti esclusivamente virtuali nel metaverso. Qui, gli chef digitali preparano pasti virtuali, che i clienti possono gustare tramite avatar. Questo solleva interessanti questioni sulla natura dell’esperienza culinaria e della condivisione del cibo. Esplorazione delle catene alimentari: Il metaverso offre l’opportunità di esplorare le catene alimentari in modi nuovi ed educativi. Gli utenti possono immergersi in simulazioni per comprendere meglio l’origine dei cibi, la loro produzione e il loro impatto ambientale.
Cosa significa tutto ciò per il futuro dell’alimentazione?
Sebbene il metaverso stia ancora prendendo piede, le implicazioni per il settore alimentare sono intriganti. Ciò potrebbe portare a una maggiore consapevolezza sulla provenienza dei cibi, sull’adozione di diete più sostenibili e sulla condivisione globale di tradizioni culinarie. Tuttavia, ci sono anche sfide da affrontare, come la necessità di garantire standard di sicurezza alimentare nei ristoranti virtuali.
Riflessione personale: offre un’opportunità unica per trasformare la nostra relazione con il cibo e per aprire nuove prospettive nella gastronomia. Come questo influenzerà la nostra dieta quotidiana rimane da vedere, ma è certo che stiamo entrando in un’era in cui il cibo virtuale e reale si fondono in modi sorprendenti.
Come nasce la Vernaccia di San Gimignano, il Disciplinare di produzione che tutela la Denominazione
Redazione – Carol Agostini
Sapete che per produrre un vino che possa ricevere la Denominazione Vernaccia di San Gimignano è necessario seguire un Disciplinare di produzione?
Forse per gli addetti ai lavori del mondo del vino o anche per chi semplicemente ha già vissuto esperienze di degustazione in cantina, questo può sembrare scontato. Ma per gli appassionati di vino “meno esperti” può essere interessante scoprire che tutte le grandi Denominazioni hanno delle regole ben precise per la produzione.
Così è anche per la nostra Vernaccia di San Gimignano!
I principi del Disciplinare sono fondamentali per preservare tutte le caratteristiche che rendono la Regina Bianca unica come:
LA SUA STORIA:
Quello della Vernaccia di San Gimignano è il vitigno autoctono per eccellenza. Un esempio di viticoltura pregiata che rende famosa San Gimignano sin dal Medioevo.
IL SUO TERRITORIO:
Solo le uve a bacca bianca autorizzate coltivate nel territorio del Comune di San Gimignano possono essere utilizzate per produrre vini di Denominazione.
LE SUE TIPOLOGIE:
La grande capacità di evoluzione della Vernaccia di San Gimignano ci permette di produrne due tipologie: Annata e Riserva.
L’olio extravergine d’oliva, il liquido prezioso che scorre dalla millenaria tradizione delle terre mediterranee, è molto più di un semplice condimento. È una gemma della cucina, un simbolo di salute e benessere, e un elemento distintivo della cultura italiana. In questo articolo, ci immergeremo nella storia della produzione di questo straordinario olio, esplorando le zone produttive, le varietà di cultivar, i metodi di lavorazione e scoprendo l’arte e la poesia che ruotano attorno a questo tesoro dorato.
Storia della Produzione
L’uso dell’olio d’oliva risale a tempi antichissimi. Si dice che gli Egizi, i Greci e i Romani lo abbiano utilizzato non solo come alimento, ma anche come medicina e cosmetico. Gli uliveti dell’antica Grecia, in particolare, hanno dato origine a leggende e miti legati all’olivo, che era considerato un dono degli dèi.
In Italia, la coltivazione dell’ulivo risale a oltre duemila anni fa, ed è stata tramandata da una generazione all’altra. L’olivicoltura è diventata una tradizione radicata in tutto il paese, con alcune regioni come la Puglia, la Calabria e la Sicilia che ne sono diventate vere e proprie capitali dell’olio.
Zone Produttive con le varie caratteristiche organolettiche
Le zone di produzione dell’olio evo in Italia sono numerose e offrono una grande varietà di sapori e aromi. Tra le regioni più famose vi sono la Toscana, la Liguria, la Campania e la Sicilia. Ogni regione ha le sue cultivar e le sue particolari caratteristiche organolettiche.
La Toscana è celebre per il suo olio di oliva Toscano, ottenuto principalmente dalle cultivar Frantoio, Leccino e Moraiolo. Questo olio è noto per il suo profilo fruttato e erbaceo, con sentori di erba fresca e un leggero retrogusto di pepe.
La Liguria, invece, è famosa per il suo olio evo Ligure, prodotto principalmente dalla cultivar Taggiasca. Questo olio ha un sapore delicato e leggermente dolce, con note di mandorla e un retrogusto di mela.
La Campania è nota per l’olio evo Campano, che utilizza le cultivar Ravece e Ogliarola. Questo olio è caratterizzato da un sapore robusto e piccante, con note di erbe aromatiche e mandorla amara.
La Sicilia, infine, è famosa per il suo olio evo Siciliano, prodotto da una varietà di cultivar tra cui Nocellara del Belice e Cerasuola. Questo olio ha un sapore fruttato e complesso, con sentori di pomodoro, erbe aromatiche e mandorla.
Cultivar di Olio Extravergine d’Oliva
Umbria: L’Umbria è celebre per l’olio evo Umbro, noto per il suo profilo di gusto fruttato e leggermente piccante. Le principali cultivar includono il Moraiolo, il Leccino e il Frantoio. La città di Assisi è una delle zone di produzione più iconiche dell’Umbria.
Lazio: Le colline intorno a Roma e Viterbo in Lazio producono olio extravergine d’oliva di alta qualità. La cultivar principale è l’Olivastra Seggianese, che conferisce all’olio un sapore delicato e fruttato.
Calabria: La Calabria, nella parte meridionale dell’Italia, è una regione in ascesa nella produzione di olio extravergine d’oliva. Qui, le cultivar autoctone come la Carolea e la Ottobratica sono ampiamente coltivate, producendo oli con sapori fruttati e piccanti.
Puglia: La Puglia è la principale regione produttrice di olio extravergine d’oliva in Italia. Qui, la cultivar Coratina è diffusa e produce oli dal sapore robusto e piccante. Anche la cultivar Ogliarola Barese è molto comune e produce oli più delicati.
Sardegna: La Sardegna produce olio evo con sapori e profumi unici. Le principali cultivar sarde includono la Bosana, la Tonda di Cagliari e la Semidana. Gli oli sarde spaziano da quelli fruttati a quelli piccanti.
Veneto: La regione del Veneto produce olio extravergine d’oliva principalmente nelle colline vicino a Verona e Vicenza. Le cultivar tradizionali includono il Grignano, il Favarol e il Casaliva. L’olio veneto è noto per il suo sapore leggero e fruttato.
Lombardia: Anche la Lombardia produce olio evo, specialmente nella zona del Lago di Garda. Le cultivar più comuni in Lombardia includono il Casaliva e il Frantoio. L’olio lombardo è apprezzato per il suo gusto fruttato e delicato.
Marche: Le Marche, con i suoi paesaggi collinari, coltiva varie cultivar di olivo, tra cui il Leccino, il Frantoio e l’Ascolana. L’olio marchigiano è noto per i suoi sapori fruttati e leggermente piccanti.
Basilicata: La Basilicata, situata nel sud Italia, è un’altra regione che produce olio extravergine d’oliva. Qui, la cultivar Ogliarola è diffusa e produce oli con un profilo di gusto equilibrato tra fruttato e piccante.
Molise: Il Molise è noto per la coltivazione delle cultivar Gentile e Leccino. Gli oli molisani sono spesso caratterizzati da sapori fruttati e piccanti.
Emilia-Romagna: nota per la coltivazione di Nostrana di Brisighella, la Ghiacciola, la Mignola, caratterizzano oli leggeri, fruttati con sentori erbacei, freschi.
Zone produttive generiche regione per regione
La Toscana è una delle regioni italiane più rinomate per la produzione di olio d’oliva di alta qualità. La sua storia millenaria nell’arte dell’olivicoltura e la varietà di cultivar coltivate hanno reso la Toscana un importante centro di produzione di oli extravergini pregiati. Ecco alcune delle cultivar più significative coltivate in Toscana:
Frantoio: Il Frantoio è una delle varietà di olive più diffuse in Toscana e in altre regioni italiane. Questa cultivar è apprezzata per la sua capacità di produrre oli dal profilo di gusto equilibrato, con note fruttate e piccanti. L’olio Frantoio è versatile in cucina ed è ampiamente utilizzato per insalate, zuppe e piatti a base di pesce.
Leccino: Il Leccino è un’altra cultivar tradizionalmente coltivata in Toscana. Le olive Leccino producono oli con un sapore fruttato e delicato, caratterizzato da un leggero retrogusto di mandorla. Questo olio è spesso usato per condire piatti di carne e verdure grigliate.
Moraiolo: La Moraiolo è una varietà che cresce principalmente in Toscana e in Umbria. Gli oli ottenuti dalle olive Moraiolo sono noti per il loro sapore intenso e piccante, con note erbacee e un caratteristico retrogusto amaro. Questo olio è ideale per piatti robusti e sapori decisi.
Pendolino: La varietà Pendolino è spesso utilizzata come pollinizzatrice in molti oliveti toscani. Le olive Pendolino producono oli con note dolci e fruttate, spesso con un tocco di mandorla. Questo olio è apprezzato per il suo sapore delicato.
Maurino: La cultivar Maurino è ampiamente coltivata in Toscana ed è nota per la sua resistenza alle malattie delle piante. Gli oli ottenuti dalle olive Maurino presentano un profilo di gusto morbido e fruttato, con una nota dolce e leggera di mandorla.
Correggiolo: La varietà Correggiolo è tipica della Toscana e produce oli con un sapore leggermente piccante e note erbacee. Questo olio è ideale per insalate e piatti di pesce.
Queste sono solo alcune delle cultivar di olio d’oliva coltivate in Toscana. La regione vanta una ricca tradizione nella produzione di olio di alta qualità, con oli extravergini che riflettono le caratteristiche del terreno, del clima e delle varietà coltivate. I produttori toscani dedicano molta attenzione alla coltivazione e alla raccolta delle olive, contribuendo così a mantenere l’alto standard di qualità per cui l’olio toscano è rinomato in tutto il mondo.
La Liguria è una delle regioni italiane più rinomate per la produzione di olio d’oliva di alta qualità. La sua posizione geografica, con terrazze costiere e colline che si affacciano sul mare, crea un ambiente ideale per la coltivazione degli ulivi. L’olio d’oliva ligure è noto per il suo sapore delicato, fruttato e aromatico, ed è spesso utilizzato nella cucina mediterranea.
Cultivar: La Liguria è famosa per la cultivar Taggiasca, una varietà autoctona di olivo che produce olive piccole e dolci. Gli oli d’oliva ottenuti dalla cultivar Taggiasca sono molto apprezzati per il loro sapore fruttato, con note di mandorla e un tocco di piccante.
Territorio: Le colline costiere della Liguria, con il loro terreno calcareo e il clima mediterraneo, forniscono un ambiente ideale per la coltivazione degli ulivi. Gli oliveti liguri sono spesso terrazzati, il che rende la raccolta delle olive un’arte antica e unica.
Metodo di raccolta: Le olive vengono spesso raccolte a mano per garantire la massima qualità. La raccolta manuale permette di selezionare attentamente le olive mature, evitando di danneggiarle.
Molatura a freddo: Nelle tradizionali frantoio liguri, le olive vengono macinate a freddo per estrarre l’olio. Questo metodo di lavorazione mantiene intatte le note aromatiche e i sapori dell’olio.
DOP e IGP: Alcune zone della Liguria hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva, riconoscimenti che garantiscono la qualità e l’autenticità dei prodotti.
L’olio d’oliva ligure è ampiamente utilizzato nella cucina regionale, come condimento per piatti a base di pesce, insalate, focaccia e piatti tradizionali come il pesto genovese. È noto per il suo profilo di gusto unico e l’equilibrio tra sapore fruttato e piccante.
La produzione di olio d’oliva in Liguria è una parte importante della tradizione culinaria della regione e contribuisce al suo rinomato patrimonio gastronomico. Gli oli d’oliva liguri sono molto richiesti sul mercato nazionale ed internazionale per la loro qualità superiore e il gusto distintivo.
La Campania, una regione situata nel sud Italia, è celebre per la sua ricca tradizione culinaria e la produzione di olio d’oliva. Le condizioni climatiche e il terreno favorevole rendono la Campania una regione ideale per la coltivazione degli ulivi e la produzione di oli d’oliva di alta qualità.
Cultivar: La Campania è caratterizzata dalla coltivazione di diverse cultivar di olivo. Tra le varietà più note vi sono la “Ravece” e la “Nocellara del Belice.” Queste cultivar producono oli con un profilo di gusto fruttato, leggermente piccante e con note aromatiche complesse.
Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva in Campania includono le colline dell’Irpinia, la zona costiera dell’Amalfi e la pianura del Sele. Ciascuna di queste aree ha le proprie caratteristiche climatiche e di terreno che influenzano il sapore e l’aroma dell’olio.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Campania è spesso fatta a mano per garantire la massima qualità. Le olive mature vengono raccolte e trasportate ai frantoi per l’estrazione dell’olio.
Produzione DOP e IGP: Alcune zone della Campania hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva, garantendo la qualità e l’autenticità del prodotto.
Usi culinari: L’olio d’oliva campano è ampiamente utilizzato nella cucina regionale. È un ingrediente chiave in piatti tradizionali come la pizza napoletana, il famoso sugo alla puttanesca, la mozzarella di bufala e molto altro. L’olio d’oliva viene spesso utilizzato come condimento e per insaporire piatti a base di pesce e verdure.
Qualità e prestigio: Gli oli d’oliva campani sono conosciuti per la loro alta qualità e sono molto apprezzati sul mercato nazionale ed internazionale. Molti produttori campani si impegnano per mantenere le tradizioni locali e garantire la qualità dei loro oli.
La Campania è una regione che unisce tradizione e innovazione nella produzione di olio d’oliva. Gli oli campani sono noti per il loro gusto ricco e complesso, che li rende ideali per una vasta gamma di piatti. La produzione di olio d’oliva è parte integrante della cultura culinaria campana e contribuisce alla sua reputazione come una delle regioni gastronomiche più importanti d’Italia.
La Sicilia è una delle regioni più importanti per la produzione di olio d’oliva in Italia e nel mondo. La sua posizione geografica, il clima mediterraneo e la ricchezza di terreni fertili la rendono un luogo ideale per la coltivazione degli ulivi e la produzione di oli d’oliva di alta qualità. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Sicilia:
Cultivar: La Sicilia ospita una varietà di cultivar di olivo, ciascuna con le proprie caratteristiche uniche. Tra le cultivar più conosciute vi sono la “Nocellara del Belice,” la “Biancolilla,” e la “Cerasuola.” Ogni varietà produce oli con profili di gusto diversi, da fruttati a piccanti, con note di erba fresca, mandorla e pomodoro.
Zone di produzione: La Sicilia è suddivisa in diverse zone di produzione di olio d’oliva, tra cui la Valle del Belice, le Madonie, e il Val di Noto. Ogni zona ha condizioni climatiche e tipi di terreno unici che influenzano il gusto dell’olio prodotto.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Sicilia è spesso un’attività tradizionale, che coinvolge la raccolta manuale delle olive dagli alberi. Questo metodo garantisce la selezione delle olive mature e la riduzione dei danni alle drupe.
Molitura a freddo: Gli oli d’oliva siciliani sono spesso ottenuti mediante una lavorazione a freddo. Questo significa che le olive vengono macinate e spremitelentamente per mantenere intatte le qualità organolettiche dell’olio.
DOP e IGP: Alcune zone della Sicilia hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva. Queste designazioni certificano l’origine e la qualità dell’olio.
Usi culinari: L’olio d’oliva siciliano è un elemento chiave nella cucina regionale. Viene utilizzato in piatti tradizionali come la caponata, le panelle, il pesce spada alla ghiotta, e la pasta con le sarde. La sua versatilità lo rende adatto sia per piatti a base di pesce che per quelli a base di carne.
Qualità e prestigio: Gli oli d’oliva siciliani sono noti per la loro alta qualità e sono apprezzati sia in Italia che all’estero. Molti produttori siciliani si dedicano alla produzione di oli di alta gamma e partecipano a concorsi internazionali per dimostrare la qualità del loro prodotto.
La produzione di olio d’oliva è una parte fondamentale dell’identità culinaria della Sicilia. L’olio d’oliva siciliano è amato per la sua complessità di gusto, il suo aroma fruttato e il suo sapore unico. La tradizione millenaria di produzione dell’olio in Sicilia continua a prosperare, contribuendo alla reputazione dell’isola come uno dei luoghi più importanti per l’olio d’oliva di alta qualità.
L’Umbria è una regione dell’Italia centrale rinomata per la produzione di olio d’oliva di alta qualità. La sua posizione geografica, con un clima mediterraneo, terreni fertili e altitudini variabili, crea le condizioni ideali per la coltivazione degli ulivi e la produzione di oli d’oliva pregiati. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Umbria:
Cultivar: In Umbria, sono coltivate diverse cultivar di olivo. Alcune delle varietà più conosciute includono la “Moraiolo,” la “Frantoio,” la “Leccino” e la “Dolce Agogia.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli con caratteristiche di gusto uniche, tra cui note di erba fresca, mandorla e frutta.
Zone di produzione: L’Umbria è suddivisa in diverse zone di produzione di olio d’oliva, tra cui le colline intorno a Assisi, la Valnerina, e il territorio attorno al lago Trasimeno. Ogni zona ha le proprie caratteristiche climatiche e tipi di terreno che influiscono sul gusto e l’aroma dell’olio.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Umbria è spesso effettuata a mano, per garantire la selezione delle drupe mature. Questo approccio tradizionale alla raccolta contribuisce a mantenere l’integrità delle olive e preserva la qualità dell’olio.
Molitura a freddo: Molte aziende produttrici in Umbria seguono il metodo tradizionale di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.
DOP e IGP: Alcune zone dell’Umbria hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva. Queste designazioni attestano l’origine e la qualità dell’olio prodotto in quei territori.
Usi culinari: L’olio d’oliva umbro è ampiamente utilizzato nella cucina regionale. È un ingrediente fondamentale in piatti tradizionali come la bruschetta, le pappardelle al tartufo, e la zuppa di lenticchie di Castelluccio. La sua versatilità lo rende adatto sia per piatti a base di carne che per quelli a base di pesce e verdure.
Qualità e prestigio: Gli oli d’oliva umbri sono noti per la loro alta qualità e sono spesso premiati in concorsi nazionali e internazionali. Molti produttori umbri sono impegnati nella produzione di oli extra vergini di alta gamma, contribuendo così alla rinomanza dell’olio umbro nel panorama nazionale ed internazionale.
La produzione di olio d’oliva è una parte importante dell’agricoltura e della cultura umbra. Gli oli d’oliva umbri sono celebrati per il loro gusto fruttato e ricco, nonché per le loro proprietà salutari. L’Umbria continua a distinguersi come una delle regioni leader nella produzione di olio d’oliva di alta qualità in Italia.
Il Lazioè una regione dell’Italia centrale che, sebbene meno celebre di altre regioni italiane per la produzione di olio d’oliva, ha una tradizione olivicola importante e sta guadagnando sempre più riconoscimento per la qualità dei suoi oli extra vergini. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva nel Lazio:
Cultivar: In questa regione si coltivano diverse cultivar di olivo. Alcune delle varietà più comuni includono il “Carboncella,” il “Canino,” e il “Frantoio.” Queste varietà contribuiscono a produrre oli d’oliva con una gamma di profili di gusto, tra cui note erbacee, fruttate e piccanti.
Zone di produzione: Le principali zone di produzione di olio d’oliva nel Lazio includono le colline intorno a Viterbo, la zona dei Monti Cimini, e le aree costiere della provincia di Latina. Ogni zona ha caratteristiche climatiche e terreni diversi che influiscono sul gusto dell’olio.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive nel Lazio può essere sia manuale che meccanizzata, a seconda delle dimensioni delle aziende agricole e dei metodi preferiti dai produttori. La raccolta manuale è spesso utilizzata per garantire la selezione delle olive mature.
Molitura a freddo: Molte aziende seguono il metodo tradizionale di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, conservando così le qualità organolettiche dell’olio.
Usi culinari: L’olio d’oliva del Lazio è utilizzato nella cucina regionale per preparare una varietà di piatti tradizionali. Alcuni esempi includono la pasta all’amatriciana, la coda alla vaccinara, e la crostata di ricotta. L’olio è anche utilizzato per condire insalate e verdure.
Qualità e prestigio: Negli ultimi anni, l’olio d’oliva laziale ha iniziato a guadagnare riconoscimento per la sua qualità e autenticità. Molti produttori locali sono impegnati nella produzione di oli extra vergini di alta gamma e partecipano a concorsi e rassegne per dimostrare la qualità del loro prodotto.
Anche se il Lazio potrebbe non essere al centro dell’attenzione quando si parla di olio d’oliva italiano, la regione sta lavorando duramente per affermarsi come un produttore di oli di alta qualità. La combinazione di tradizione, varieta di cultivar e paesaggi diversi rende l’olio d’oliva laziale un prodotto interessante per gli amanti della cucina e dell’olio d’oliva di qualità.
La Calabria è una regione dell’Italia meridionale nota per la sua produzione di olio d’oliva di alta qualità. La regione, con il suo clima mediterraneo, terreni fertili e tradizione millenaria nella coltivazione delle olive, è una delle principali aree di produzione di olio d’oliva in Italia. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Calabria:
Cultivar: In Calabria, sono coltivate diverse cultivar di olivo, tra cui la “Carolea,” la “Ottobratica,” la “Sinopolese,” e la “Nocellara del Belice.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con caratteristiche di gusto uniche, tra cui note fruttate, piccanti e erbacee.
Zone di produzione: Le principali zone di produzione di olio d’oliva in Calabria includono la zona costiera intorno a Tropea, la Piana di Sibari, le colline intorno a Cosenza e Catanzaro, e molte altre aree della regione. Ogni zona ha condizioni climatiche e tipi di terreno diversi che influenzano il gusto dell’olio.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Calabria può essere sia manuale che meccanizzata. La scelta del metodo dipende spesso dalle dimensioni delle aziende agricole e dalla preferenza dei produttori. La raccolta manuale è tradizionalmente utilizzata per selezionare le olive mature.
Molitura a freddo: Molte aziende seguono il metodo tradizionale di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.
DOP e IGP: Alcune zone della Calabria hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva. Queste designazioni attestano l’origine e la qualità dell’olio prodotto in quei territori.
Usi culinari: L’olio d’oliva calabrese è ampiamente utilizzato nella cucina regionale. È un ingrediente fondamentale in piatti tradizionali come la famosa “nduja,” un’unta di peperoncino piccante, e la “caciocavallo,” un formaggio stagionato. L’olio è anche utilizzato per condire piatti di pesce, pasta, e verdure.
Qualità e prestigio: Gli oli d’oliva calabresi sono noti per la loro alta qualità e autenticità. Molti produttori locali si dedicano alla produzione di oli extra vergini di alta gamma, contribuendo così alla reputazione della Calabria come una delle regioni leader nella produzione di olio d’oliva di qualità.
La produzione di olio d’oliva è un aspetto importante dell’agricoltura e della cultura calabrese. Gli oli d’oliva calabresi sono rinomati per il loro gusto ricco e autentico, e rappresentano un patrimonio culinario di grande valore nella regione.
La Puglia, situata nel cuore della regione mediterranea, è famosa per essere la maggiore produttrice di olio d’oliva in Italia e una delle principali al mondo. L’olivicoltura in Puglia ha una storia millenaria, e la regione è conosciuta per le sue coltivazioni di olivi secolari, la diversità di cultivar e la produzione di oli d’oliva di alta qualità. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Puglia:
Cultivar: La Puglia vanta una vasta gamma di cultivar di olivo, tra cui la “Coratina,” la “Ogliarola,” la “Cellina di Nardò,” la “Leccino,” e molte altre. Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con caratteristiche di gusto uniche, tra cui note fruttate, piccanti e erbacee.
Zone di produzione: La Puglia è suddivisa in diverse zone di produzione di olio d’oliva, ciascuna con le sue peculiarità. Alcune delle zone più note includono le colline di Foggia, la Valle d’Itria, il Gargano, il Salento e la Terra di Bari. Ogni area ha condizioni climatiche e tipi di terreno diversi che influenzano il gusto dell’olio.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Puglia può essere sia manuale che meccanizzata, a seconda delle dimensioni delle aziende agricole e delle preferenze dei produttori. La raccolta manuale è spesso utilizzata per garantire la selezione delle olive mature.
Molitura a freddo: Molte aziende in Puglia seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.
DOP e IGP: Numerose zone in Puglia hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva. Queste designazioni attestano l’origine e la qualità dell’olio prodotto in quei territori.
Usi culinari: L’olio d’oliva pugliese è un ingrediente essenziale nella cucina regionale. È utilizzato per preparare molte specialità pugliesi, tra cui la “focaccia,” le “orecchiette,” le “cime di rapa,” e l’”insalata pugliese.” L’olio è anche apprezzato per condire pietanze di pesce, verdure e piatti di pasta.
Qualità e prestigio: La Puglia è rinomata per la produzione di oli d’oliva di alta qualità, e molte aziende locali sono impegnate nella produzione di oli extra vergini di alta gamma. La regione è conosciuta per la sua capacità di adattarsi alle nuove tendenze del mercato, come la produzione di oli monovarietali e biologici.
Gli oli d’oliva pugliesi sono conosciuti per la loro autenticità, gusto ricco e versatilità culinaria. La Puglia continua a giocare un ruolo di primo piano nell’industria dell’olio d’oliva italiano e internazionale, grazie alla sua tradizione secolare e alla dedizione dei produttori locali.
La Sardegna è una delle regioni italiane con una tradizione millenaria nella produzione di olio d’oliva. Sebbene non sia una delle principali aree produttrici d’Italia, la Sardegna ha una produzione di olio d’oliva di alta qualità con caratteristiche uniche. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Sardegna:
Cultivar: La Sardegna coltiva diverse cultivar di olivo, tra cui la “Bosana,” la “Tonda di Cagliari,” la “Semidana,” la “Nera di Gonnos,” e molte altre. Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con caratteristiche di gusto uniche, tra cui note fruttate, piccanti e erbacee.
Zone di produzione: La produzione di olio d’oliva in Sardegna è diffusa in tutta l’isola. Alcune delle zone più note includono la provincia di Nuoro, la provincia di Cagliari, la provincia di Sassari e la regione del Sulcis. Ogni zona ha condizioni climatiche e tipi di terreno diversi che influenzano il gusto dell’olio.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Sardegna può essere sia manuale che meccanizzata, a seconda delle dimensioni delle aziende agricole e delle preferenze dei produttori. La raccolta manuale è spesso utilizzata per garantire la selezione delle olive mature.
Molitura a freddo: Molte aziende in Sardegna seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.
Usi culinari: L’olio d’oliva sardo è un ingrediente essenziale nella cucina regionale. È utilizzato per preparare piatti tradizionali come “malloreddus alla campidanese” (gnocchi sardi), “porceddu” (maialino da latte), “pane carasau” (pane sottile croccante) e molto altro. L’olio è anche utilizzato per condire pietanze di pesce, carne e verdure.
Qualità e prestigio: La Sardegna è nota per la produzione di oli d’oliva di alta qualità, spesso estratti da olive raccolte a mano. Molti produttori locali si dedicano alla produzione di oli extra vergini di alta gamma, contribuendo alla reputazione della Sardegna come produttrice di oli autentici e genuini.
Gli oli d’oliva sardi sono apprezzati per la loro autenticità e il loro gusto ricco. La tradizione millenaria dell’olivicoltura in Sardegna è parte integrante della cultura culinaria dell’isola e continua a essere valorizzata da produttori e chef locali.
Il Veneto è una regione dell’Italia famosa per la produzione di vino, ma ha anche una crescente tradizione nella produzione di olio d’oliva. Le condizioni climatiche favorevoli e il terreno adatto in alcune parti del Veneto hanno contribuito allo sviluppo dell’olivicoltura in questa regione.
Le zone del Veneto più adatte alla coltivazione degli ulivi sono principalmente quelle situate lungo la costa adriatica e nelle zone collinari. Alcune delle cultivar coltivate in Veneto includono:
Frantoio: Questa varietà è tra le più diffuse in Italia ed è apprezzata per la produzione di oli con un profilo di gusto fruttato e bilanciato.
Leccino: Il Leccino è un’altra varietà molto diffusa in Italia ed è nota per la produzione di oli con un sapore morbido e fruttato.
Maurino: La cultivar Maurino è spesso coltivata in Veneto ed è apprezzata per la sua resistenza alle malattie delle piante. Gli oli ottenuti dalle olive Maurino presentano un profilo di gusto morbido e fruttato, con una nota dolce.
Pendolino: La varietà Pendolino è spesso utilizzata come pollinizzatrice in molti oliveti veneti. Le olive Pendolino producono oli con note dolci e fruttate, spesso con un tocco di mandorla.
Favarol: Questa varietà autoctona è specifica del Veneto e produce oli con un sapore fruttato e leggermente piccante.
La produzione di olio d’oliva in Veneto è in costante crescita, e la regione sta iniziando a guadagnare riconoscimento per la qualità dei suoi oli. Gli oli d’oliva veneti spesso presentano un sapore delicato e fruttato, ideale per condire insalate, verdure, pesce e piatti leggeri.
Anche se la produzione di olio d’oliva in Veneto è ancora limitata rispetto ad altre regioni italiane, sta emergendo come una destinazione di interesse per gli amanti dell’olio di alta qualità, grazie alla sua continua ricerca della perfezione nella produzione e alla valorizzazione delle varietà autoctone.
Le Marche, una regione dell’Italia centrale che si affaccia sul Mar Adriatico, sono conosciute per la loro ricca tradizione culinaria e la produzione di olio d’oliva ne è una parte importante. Ecco alcune informazioni chiave sulla produzione di olio d’oliva nelle Marche:
Cultivar: Nelle Marche, vengono coltivate diverse varietà di olivo, tra cui la “Raggia,” la “Carboncella,” la “Ascolana tenera,” e la “Piantone di Falerone.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con diverse caratteristiche di gusto, profumi e livelli di piccantezza.
Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva nelle Marche si trovano principalmente nelle province costiere come Ancona, Ascoli Piceno e Fermo. Le condizioni climatiche costiere favoriscono la coltivazione degli olivi.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive nelle Marche può essere sia manuale che meccanizzata, a seconda delle dimensioni delle aziende agricole e delle preferenze dei produttori. La raccolta manuale è spesso utilizzata per garantire la selezione delle olive mature.
Molitura a freddo: Molte aziende nelle Marche seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.
Usi culinari: L’olio d’oliva marchigiano è un ingrediente essenziale nella cucina regionale. È utilizzato per preparare piatti tradizionali come “Olive all’ascolana” (olive ripiene), “Vincisgrassi” (lasagna marchigiana), piatti di pesce e verdure. L’olio d’oliva è anche utilizzato per condire insalate fresche e antipasti.
Qualità e prestigio: Le Marche sono conosciute per la produzione di oli d’oliva di alta qualità. Molte aziende locali si dedicano alla produzione di oli extra vergini di alta gamma, spesso vincitori di premi e riconoscimenti in competizioni nazionali ed internazionali.
La produzione di olio d’oliva nelle Marche contribuisce alla ricca tradizione culinaria della regione. Gli oli d’oliva marchigiani sono noti per i loro gusti fruttati, le note erbacee e la freschezza. La regione è orgogliosa della sua produzione di olio d’oliva di alta qualità e promuove la cultura dell’olivicoltura attraverso eventi, degustazioni e visite alle aziende agricole.
La Lombardia, una delle regioni settentrionali dell’Italia, è conosciuta principalmente per la sua produzione di vini, formaggi e altri prodotti alimentari di alta qualità. Tuttavia, l’olio d’oliva è stato prodotto in alcune parti della Lombardia, sebbene la produzione sia limitata e meno diffusa rispetto ad altre regioni dell’Italia, come la Puglia o la Sicilia. Ecco alcune informazioni sulla produzione di olio d’oliva in Lombardia:
Cultivar: In Lombardia vengono coltivate principalmente cultivar di olivo resistenti al freddo, come la “Frantoio,” la “Leccino,” la “Pendolino” e la “Maurino.” Queste varietà sono adatte alle condizioni climatiche più fredde del nord Italia.
Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva in Lombardia sono concentrate principalmente nelle province di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona. Queste aree hanno un clima temperato che può ospitare la coltivazione di olivi, anche se la produzione è su scala ridotta.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Lombardia è generalmente manuale, poiché le dimensioni delle aziende agricole e la quantità di olivi coltivati sono spesso limitate.
Molitura a freddo: Molte aziende locali seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.
Usi culinari: Anche se la produzione di olio d’oliva in Lombardia è modesta rispetto ad altre regioni, l’olio d’oliva locale è utilizzato in cucina per condire insalate, piatti a base di pesce, carni e verdure. L’olio d’oliva lombardo è apprezzato per il suo sapore leggero e fruttato.
La produzione di olio d’oliva in Lombardia è incentrata su piccole aziende agricole e produttori artigianali che coltivano olivi principalmente per il consumo locale e la vendita diretta. La regione non è nota per la produzione su larga scala, ma alcuni produttori locali si dedicano con passione alla coltivazione e alla produzione di oli d’oliva di alta qualità. La produzione di olio d’oliva in Lombardia contribuisce alla diversità culinaria della regione e rappresenta un piccolo ma significativo settore dell’agricoltura lombarda.
Il Friuli-Venezia Giulia, una regione situata nel nord-est dell’Italia, non è tradizionalmente conosciuta per la produzione di olio d’oliva come altre regioni italiane. Tuttavia, negli ultimi anni, alcune zone del Friuli hanno iniziato a sperimentare la coltivazione di olivi e la produzione di olio d’oliva di alta qualità.
Le coltivazioni di olivi in Friuli sono spesso concentrate nelle aree collinari e costiere della regione, dove il clima è più favorevole alla crescita delle olive. La produzione di olio d’oliva in questa regione è ancora limitata rispetto ad altre parti dell’Italia, ma sta guadagnando popolarità grazie all’interesse crescente per l’olio extravergine di oliva di alta qualità.
Alcune delle cultivar coltivate in Friuli includono il “Friulano” (o “Tergeste”), il “Mignola,” e altre varietà autoctone. Gli oli prodotti in Friuli spesso presentano caratteristiche gustative uniche, influenzate dal terroir e dalle condizioni climatiche locali.
Mentre il Friuli-Venezia Giulia non è una delle principali regioni produttrici di olio d’oliva in Italia, sta emergendo come un’area in crescita per la produzione di oli di alta qualità. Gli oli d’oliva friulani sono apprezzati per il loro sapore delicato e fruttato, che li rende ideali per condire piatti leggeri e insalate.
Va notato che, sebbene la produzione di olio d’oliva in Friuli stia crescendo, la regione non compete ancora con le regioni del sud Italia, come la Puglia e la Sicilia, che sono più conosciute per la produzione di olio d’oliva a livello nazionale e internazionale.
In Emilia-Romagna, la coltivazione dell’olivo è influenzata dalla varietà delle cultivar coltivate in questa regione. Mentre l’Emilia-Romagna non è una delle principali regioni produttrici di olio d’oliva in Italia, presenta alcune varietà autoctone che si sono adattate alle condizioni climatiche del nord Italia. Ecco alcune delle cultivar di olio d’oliva coltivate in Emilia-Romagna:
Nostrana di Brisighella: Questa è una delle varietà più conosciute e caratteristiche dell’Emilia-Romagna. Le olive Nostrana di Brisighella sono apprezzate per la produzione di oli extravergine di alta qualità, con un sapore delicato e fruttato.
Ghiacciola: La Ghiacciola è un’altra varietà autoctona dell’Emilia-Romagna. Queste olive producono oli leggeri e freschi, ideali per piatti leggeri e insalate.
Mignola: La Mignola è una varietà tradizionale coltivata in questa regione. Gli oli ottenuti dalle olive Mignola sono noti per il loro profilo di gusto equilibrato, con note erbacee e fruttate.
Ravaglia: La varietà Ravaglia produce oli d’oliva con un sapore delicato e fruttato. Questa cultivar è coltivata principalmente nella provincia di Ravenna, in Emilia-Romagna.
Raggiola: La Raggiola è un’altra varietà tradizionale dell’Emilia-Romagna, nota per la sua resistenza al freddo. Gli oli ottenuti da questa cultivar sono spesso caratterizzati da note di erbe aromatiche.
La Basilicata, una regione situata nel sud dell’Italia, è famosa per la sua affascinante paesaggistica montagnosa, ma è anche un’area in cui si produce olio d’oliva di alta qualità. Ecco alcune informazioni chiave sulla produzione di olio d’oliva in Basilicata:
Cultivar: Nella Basilicata, vengono coltivate diverse varietà di olivo, tra cui la “Ogliarola del Vulture,” la “Frantoio,” la “Coratina,” la “Picholine,” e la “Nocellara del Belice.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con diverse caratteristiche organolettiche.
Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva in Basilicata sono principalmente concentrate nelle province di Potenza e Matera. Queste aree sono caratterizzate da terreni collinari e montagnosi, ideali per la coltivazione degli olivi.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Basilicata è generalmente manuale, poiché molte aziende agricole della regione sono di dimensioni ridotte e le olive vengono raccolte a mano per garantire una selezione accurata.
Molitura a freddo: La maggior parte delle aziende agricole in Basilicata utilizza il tradizionale metodo di molitura a freddo per estrarre l’olio d’oliva. Questo processo garantisce la conservazione delle caratteristiche organolettiche dell’olio.
Usi culinari: L’olio d’oliva basilicata è ampiamente utilizzato nella cucina regionale. È un ingrediente chiave in piatti tradizionali come “cavatelli con cime di rapa” e “peperoni cruschi” (peperoni secchi fritti). È anche utilizzato per condire insalate, carni, pesce e verdure grigliate.
Qualità e prestigio: L’olio d’oliva prodotto in Basilicata è noto per la sua alta qualità e spesso riceve premi e riconoscimenti in competizioni nazionali ed internazionali. Molte aziende agricole si concentrano sulla produzione di oli extra vergini di alta gamma.
La produzione di olio d’oliva in Basilicata rappresenta una parte importante dell’agricoltura regionale. La regione è orgogliosa della sua tradizione di produzione di olio d’oliva e promuove attivamente l’olivicoltura attraverso eventi, degustazioni e iniziative culturali. Gli oli d’oliva basilicata sono noti per i loro sapori complessi, con note di erbe aromatiche, frutta e piccantezza moderata, che li rendono apprezzati sia a livello locale che nazionale.
La regione del Molise, situata nel centro-sud dell’Italia, è conosciuta per la sua produzione di olio d’oliva di alta qualità. Ecco alcune informazioni chiave sulla produzione di olio d’oliva in Molise:
Cultivar: Nel Molise, vengono coltivate diverse varietà di olivo, tra cui la “Leccino,” la “Pendolino,” la “Frantoio,” la “Tonda Iblea,” e la “Gentile di Larino.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con diverse caratteristiche organolettiche.
Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva in Molise sono concentrate principalmente nelle province di Campobasso e Isernia. Queste aree presentano terreni collinari e montagnosi ideali per la coltivazione degli olivi.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Molise è spesso manuale, poiché molte aziende agricole nella regione sono di dimensioni ridotte e le olive vengono raccolte a mano per garantire una selezione accurata.
Molitura a freddo: Molte aziende agricole in Molise seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per estrarre l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.
Usi culinari: L’olio d’oliva molisano è un ingrediente chiave nella cucina regionale. È utilizzato per preparare piatti tradizionali come “gnocchi alla molisana,” “brodetto molisano” (zuppa di pesce) e piatti di carne. È anche utilizzato per condire insalate, verdure e legumi.
Qualità e prestigio: L’olio d’oliva prodotto in Molise è noto per la sua alta qualità e spesso riceve premi e riconoscimenti in competizioni nazionali ed internazionali. Molte aziende agricole si dedicano alla produzione di oli extra vergini di alta gamma.
La produzione di olio d’oliva in Molise è una parte importante dell’agricoltura regionale. La regione è orgogliosa della sua tradizione di produzione di olio d’oliva e promuove attivamente l’olivicoltura attraverso eventi, degustazioni e iniziative culturali. Gli oli d’oliva molisani sono noti per i loro sapori complessi, con note erbacee, fruttate e piccanti, che li rendono apprezzati sia a livello locale che nazionale.
Il Piemonteè una regione dell’Italia nota principalmente per la produzione di vino e tartufi, ma recentemente ha iniziato a sviluppare una piccola ma crescente produzione di olio d’oliva di alta qualità. Il clima delle zone collinari e montuose del Piemonte, in particolare nella zona delle Langhe e delle colline del Monferrato, offre condizioni favorevoli alla coltivazione degli ulivi.
Le cultivar di olivo coltivate in Piemonte spesso includono varietà autoctone e alcune importate da altre regioni italiane. Alcune delle cultivar più comuni in Piemonte includono:
Tonda di Cuneo: Questa è una varietà autoctona di olivo del Piemonte, nota per produrre oli delicati con un profilo di gusto fruttato.
Leccino: Il Leccino è una varietà diffusa in molte regioni italiane ed è apprezzata per la produzione di oli fruttati e morbidi.
Frantoio: Questa varietà è comune in tutto il Paese ed è apprezzata per gli oli equilibrati con note fruttate.
Coratina: Sebbene originaria della Puglia, la Coratina è stata coltivata con successo anche in alcune zone del Piemonte. Gli oli prodotti da questa cultivar spesso presentano un sapore robusto e piccante.
Nocellara del Belice: Questa varietà è più comune in Sicilia, ma è stata coltivata anche in alcune aree piemontesi. Gli oli ottenuti dalla Nocellara del Belice possono essere fruttati con una nota leggera di piccante.
Nonostante non abbiano la stessa notorietà di altre regioni, queste ultime zone italiane sono orgogliose delle loro produzioni di olio extravergine d’oliva di alta qualità. La diversità di terreni, microclimi e cultivar contribuisce alla creazione di oli unici in ognuna di queste regioni. Se sei un appassionato di olio extravergine d’oliva, potresti scoprire alcune gemme nascoste esplorando le produzioni di queste regioni.
DiVinoInCanto apre l’appuntamento “Vini Terre Estreme” che si terrà in Villa Braida il 19 e 20 Novembre 2023
Redazione – Carol Agostini
Dodicesima edizione all’insegna delle novità per operatori e appassionati wine lovers.
Le due giornate di workshop di degustazione dei vini eroici, che si svolgeranno a Villa Braida il 19 e 20 Novembre, saranno precedute da un evento nell’evento, un concerto che si terrà sabato 18 Novembre, alle ore 19.30, nell’Auditorium Fondazione Cassamarca di Treviso: “DiVinoInCanto“, un percorso-spettacolo per la valorizzazione dei vini “eroici”.
Un viaggio attraverso la prosa, la musica e la terra. Un’apologia della vite che coinvolgerà il pubblico in un grande brindisi finale con una selezione di etichette eroiche.
Le musiche del Maestro Ennio Morricone, arrangiate da Massimo Scattolin per chitarra, il violino di Paolo Tagliamento e l’orchestra d’archi dei giovani talenti del Venice Dream Ensemble e la prosa di Fabio Sartor, conquisteranno la scena con una scaletta che prevede brani espressamente dedicati al vino “Il vino e l’uva” e due medley: “Spaghetti western” e “Love Themes”, perfetta sintesi del lavoro del Maestro.
Per chiudere con “Here’s to You” la ballata composta e interpretata da Joan Baez come parte della colonna sonora del film Sacco e Vanzetti.
Dove:
Auditorium Fondazione Cassamarca, Piazza delle Istituzioni, 7 Area Appiani – Treviso
Villa Braida, Via Bonisiolo 16 b – Mogliano Veneto TV
A Salerno, presso il Saint Joseph Resort, si è svolta l’ottava edizione del contest 3B Untold, la rubrica di Decanto.
Di Carol Agostini
Esperti del settore, giornalisti e sommelier di varie associazioni, suddivisi in quattro commissioni, sono stati chiamati ad eleggere i migliori tra i vini di quelle che all’estero vengono definite “le 3B del vino italiano”: Barolo, Barbaresco e Brunello di Montalcino.
La degustazione si è svolta secondo lo schema dei blind tasting orizzontali, ovvero le 52 referenze di Barolo e Barbaresco – in batterie da sei vini – e le 44 referenze di Brunello di Montalcino – in batterie da cinque – sono state assaggiate e valutate dalle commissioni esaminatrici rigorosamente alla cieca, al fine di eleggere i migliori vini che si sono aggiudicati il premio Tre Cavatappi.
I criteri di valutazione sono stati espressi da ciascun giurato attraverso un punteggio in scala da uno a cinque, per ciascuno dei seguenti ambiti: attrattività, espressività, iconicità, piacevolezza/prospettiva e coerenza.
I Premi Assegnati
Sulla base della media aritmetica dei punteggi assegnati dai degustatori sono stati assegnati i Cavatappi di Decanto:
Da 15 a 17 punti UN CAVATAPPI
Da 18 a 20 punti DUE CAVATAPPI
Da 21 a 25 punti TRE CAVATAPPI
Sono stati poi premiati i vini che hanno totalizzato il punteggio più alto nelle seguenti categorie:
Miglior vino
Vino più tipico
Vino con maggiore rapporto qualità-prezzo
Vino con la migliore etichetta (assegnato dai follower di Decanto sui social network)
A questi premi si è aggiunto anche quello di “Migliore Cantina“, assegnato all’azienda che ha ottenuto il punteggio più alto sommando quelli ottenuti da due referenze, e quello di “Migliore Cantina Emergente” all’azienda fondata negli ultimi venti anni sempre con lo stesso criterio.
Decanto è stato inoltre Media Partner del Paestum Wine Fest dove il 26 marzo – presso il padiglione di Decanto Untold – all’interno della kermesse, è stato possibile assaggiare proprio i vini che si sono aggiudicati i Tre Cavatappi.
Il Premio “Rosso dell’Anno” Dei Migliori Vini: Una Giuria di Esperti del Settore Rivela i Vincitori
Un evento enologico di risonanza internazionale ha visto la luce con il Premio “Rosso dell’Anno“, una celebrazione dell’eccellenza vinicola che ha coinvolto una giuria di esperti del settore, unitamente al team Decanto. L’obiettivo? Assaporare e valutare, alla cieca, i vini migliori tra i migliori.
La Sfida Epica Tra le 9 Referenze Vincitrici
Nel corso delle precedenti otto edizioni del contest “Untold,” ben nove referenze avevano conquistato il titolo di vincitrici. Un confronto epico si è tenuto quando queste eccellenze vinicole si sono sfidate per la prima volta, in un assaggio alla cieca che ha messo alla prova il palato e il discernimento dei giudici.
Hanno preso parte alla giuria in ordine alfabetico:
• Andrea Annunziata, Direttore Editoriale, Decanto
• Danilo Amapani, Redattore, Decanto
• Francesco Corsi, Giornalista, Carlo Zucchetti
• Gaetano Cataldo, Giornalista, Mediterranea Online
• Lorenzo Colombo, Giornalista, ioeilvino.it
• Luigi D’Acunto, Titolare, Decanto
• Roberto Garofalo, Sommelier & Wine Blogger, Decanto
• Simona Geri, Wine Expert, The Winesetter srls
I vini assaggiati:
1. Le Fonti – Panzano – Chianti Classico 2018
2. Le Berne – Vino Nobile di Montepulciano 2018
3. Col d’Orcia – Brunello di Montalcino Riserva “Nastagio”, 2016
4. Castello di Cacchiano – Chianti Classico Gran Sel. “Millennio” 2015
5. Strapellum – Aglianico del Vulture Sup. “Tenute Piano Regio” 2016
6. Anzivino – Gattinara Riserva “Cesare” 2017
7. Cantine Povero – Barbaresco “Batù”, 2019
8. Cascina Bongiovanni – Barolo “Pernanno”, 2018
9. Bianchi – Ghemme 2013
La Selezione del “Rosso dell’Anno” Scoperta Dagli Esperti
Nel contesto dell’evento, ciascun membro della giuria ha avuto l’opportunità di indicare le proprie tre preferenze, indicando il numero delle calze in cui erano custoditi i tre migliori vini in competizione.
Dopo una rapida conta dei voti, è stata la “calza 7” a rivelare il vino decretato “Rosso dell’Anno,” che ha conquistato il cuore di ben sette giurati.
Il prestigioso riconoscimento del “Rosso dell’Anno” è stato attribuito al Barbaresco “Batù” del 2019, prodotto dalle Cantine Povero.
Per completezza, va notato che le tre selezioni effettuate dalla giuria sono state, nell’ordine: il Vino Nobile di Montepulciano, il Chianti Classico e il Barbaresco, tutti dignitosi rappresentanti dell’arte vinicola.
Conclusione
E’ stata un’esperienza intensa che ho vissuto grazie all’invito di Luigi D’Acunto di Decanto e il collega, grande esperto enogastronomico Gaetano Cataldo, con me a vivere tutto ciò la collega Cristina Santini con la quale portiamo avanti il progetto www.Papillae.it e Fabio Pascucci Pepi direttore amministrativo della cantina Col D’Orcia, in rappresentanza della cantina .
Il 32° Merano WineFestival: Bio&Dynamica e Sostenibilità al Centro dell’Interesse
Redazione – Carol Agostini
Il futuro del mondo vinicolo si svela a Merano con l’apertura del 32° Merano WineFestival. Quest’anno, il patron Helmuth Köcher ha deciso di ritornare alle origini, aprendo la manifestazione venerdì 3 novembre con la rassegna dedicata a “Bio&Dynamica“. Questa scelta sottolinea l’impegno costante di Köcher verso un’agricoltura sostenibile e il benessere delle future generazioni, mantenendo al contempo alti standard di eccellenza.
Spiega Köcher: «Puntare su vitigni resistenti e sostenibili significa intraprendere la strada migliore e più efficace per una reale viticoltura sostenibile. Infatti, è nota la loro naturale resistenza alle malattie fungine grazie alla quale è possibile ridurre drasticamente il numero dei trattamenti, in questo modo aumentando di molto la tutela dell’ambiente, dei territori e delle persone. Allo stesso tempo, questi vini sono capaci di raggiungere vette di eccellenza assoluta»,
rimarca il patron del Merano WineFestival che aggiunge: «Sostengo quanto detto, dopo avere visitato decine tra le aziende presenti nella rassegna bio&dinamica, alcune di queste trasformate anche in fattorie didattiche o fattorie sociali. Ho toccato con mano come la drastica riduzione dei trattamenti in queste aziende coincida con un minor consumo energetico e il compattamento del suolo, oltre all’abbattimento delle emissioni di CO2. Aziende presenti al Merano WineFestival perché capaci di produrre eccellenze sostenibili, spesso anticipando quello che dovrà essere il solco della viticoltura di domani», chiude Helmuth Köcher.
La 32^ edizione del Merano WineFestival registra un aumento del 50% nella partecipazione delle aziende nel settore “Bio&Dynamica”, una tendenza in costante crescita sia in termini di produzione che di risonanza mediatica rispetto al 2019. Venerdì 3 novembre, nel suggestivo scenario delle sale del Kurhaus, i protagonisti saranno i vini biologici, biodinamici, naturali, orange, PIWI e i vini da agricoltura integrata. La manifestazione ospiterà 160 produttori e oltre 300 etichette bio&dynamica, dimostrando il crescente interesse del mercato verso questi prodotti.
Tra gli eventi imperdibili, spicca “Percorrendo l’Italia” con l’enologo Luca D’Attoma, che esplorerà i vini biodinamici e le varietà PIWI, ovvero vitigni resistenti alle malattie fungine. Secondo Köcher, investire in vitigni resistenti e sostenibili rappresenta la chiave per una viticoltura veramente sostenibile. Questi vitigni presentano una resistenza naturale alle malattie fungine, consentendo una drastica riduzione dei trattamenti e, di conseguenza, una minore emissione di CO2 nell’ambiente.
Uno studio scientifico condotto presso l’azienda Albafiorita in provincia di Udine, in collaborazione con “Climate Partners“, ha dimostrato che i vitigni resistenti producono il 37,98% di CO2 in meno rispetto a quelli tradizionali. Questo studio pionieristico ha analizzato l’impronta di carbonio nella produzione di vini da varietà tradizionali e resistenti, evidenziando l’importanza delle scelte aziendali sull’ambiente.
Il Merano WineFestival vuole anche onorare la memoria di Agitu Ideo Gudeta, imprenditrice originaria dell’Etiopia, fondatrice dell’azienda casearia “La Capra Felice” in Trentino, tragicamente scomparsa nel 2020. Il Mercato della Terra di Slow Food Alto Adige Südtirol, che si terrà il 4 novembre in Piazza della Rena a Merano, sarà dedicato alla sua visione di un futuro migliore. Quindici piccole aziende agroalimentari e artigiani del gusto parteciperanno a questo mercato, che simboleggia la lungimiranza di Agitu Ideo Gudeta nel promuovere un’antropizzazione sostenibile del territorio.
Il Merano WineFestival, che si terrà dal 3 al 6 novembre, è più che una semplice manifestazione enologica. È un viaggio nel futuro del vino, un futuro guidato dalla sostenibilità, dalla qualità e dalla consapevolezza ambientale. La rassegna Bio&Dynamica rappresenta il cuore pulsante di questa edizione, evidenziando il cambiamento positivo che sta avvenendo nel mondo del vino e il ruolo fondamentale che la sostenibilità gioca in questo contesto.
Precisiamo che il 7 novembre sarà una giornata a sè con gli Champagne & More, vi aspettiamo anche in questo giorno.
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