Formazione su Enoturismo e vendite in cantina: la formula vincente promossa da Divinea e il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana
Redazione
L’impresa tecnologica Divinea e il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana hanno collaborato per offrire una giornata di formazione dedicata ai soci del Consorzio. Si è tenuta lo scorso 20 gennaio a Rocca di Frassinello ed ha riscosso un grande interesse
Divinea e il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana 2023, foto da comunicato stampa
Grande interesse per l’evento formativo “Come incrementare le vendite dirette e ottimizzare l’attività enoturistica”, promosso dall’impresa tecnologica Divinea e il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana e che si colloca all’interno di un progetto di formazione ai territori del vino. Lo scorso 20 gennaio le cantine associate del Consorzio si sono date appuntamento a Rocca di Frassinello, Gungiarico (Grosseto), per parlare di enoturismo, vendite online e in cantina, CRM e analisi dei dati, marketing online e vendite direct to consumer.
“La giornata di formazione dello scorso 20 gennaio, per la quale ringraziamo ancora Divinea per la professionalità e la disponibilità dimostrata, – dichiara Luca Pollini, Direttore del Consorzio Tutela Vini Maremma Toscana – ha fatto riscontrare un’ampia partecipazione tra le aziende del Consorzio, segno che l’argomento è fortemente sentito e di grande attualità. E non può essere diversamente quando si parla di Enoturismo – al quale è direttamente correlato anche il tema delle vendite dirette in cantina e di quelle online – che, per il territorio della Maremma Toscana, rappresenta un tema strategico.
Dal consolidamento e dalla crescita dell’enoturismo in Maremma dipende anche lo sviluppo del nostro territorio e delle aziende vitivinicole che operano in questo meraviglioso ambiente, che ha ampie potenzialità di crescita.”
Formazione su Enoturismo e vendite in cantina: la formula vincente promossa da Divinea e il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, foto da comunicato stampa
La formazione è un elemento fondante di Divinea che, oltre a proporre cicli di webinar gratuiti per le cantine (il prossimo calendario avrà inizio a febbraio), ha creato il portale Wine Suite Academy, lo spazio digitale di formazione continua e gratuita dedicata alle cantine e ai professionisti del vino con contenuti di digital marketing, enoturismo, vendite online e strumenti pratici per fare crescere il business del vino.
“Formare e in-formare fa parte della nostra identità e come impresa tecnologica vogliamo essere sempre più un punto di riferimento per le cantine che vogliono far decollare le vendite in cantina attraverso strumenti innovativi. – sottolinea Filippo Galanti, CBO e Co-founder di Divinea – Occasioni come quella nata con il Consorzio Tutela Vini Maremma Toscanasono per noi stimolanti e vitali perché crediamo fortemente nei temi che divulghiamo e nel confronto diretto con chi il vino lo fa e speriamo che questa esperienza possa essere da esempio e ispirazione per altre realtà simili.”
Formazione sul territorio Maremma e vendite, articolo: Divinea e il Consorzio Tutela Vini Maremma Toscana 2023, foto da comunicato stampa
La giornata ha visto i soci coinvolti in momenti teorici e coinvolti dalla presentazione di strumenti innovativi per l’analisi dei dati e dalla condivisione di case history di successo.
“Siamo felici di aver accolto in cantina i tanti operatori che hanno partecipato a questa importante giornata di formazione – dichiara Pericle Paciello, Direttore Marketing e Comunicazione di Rocca di Frassinello – L’enoturismo è un volano fondamentale per la crescita del nostro comparto. In Maremma Toscana stiamo puntando sempre di più sulla qualità e i risultati raggiunti dal punto di vista enologico lo dimostrano, adesso però dobbiamo raggiungere livelli di eccellenza anche nell’accoglienza in cantina affinché il nostro splendido territorio diventi una delle wine destination più amate del Paese”.
A Merano Winefestival 2022, nove mila presenze, grande successo
Redazione
Grande affluenza al 31° Merano WineFestival. Con 9.000 presenze nelle cinque giornate ha celebrato eccellenze enogastronomiche italiane e di tutto il mondo. Il tema di questa edizione, la sostenibilità. Il convegno “Respiro e Grido della Terra” ha accolto la voce di esperti e opinion leaders a livello internazionale.
Respiro e grido della terra a Merano WineFestival 2022, manifesto da sito
Tanti, infatti, gli ospiti d’eccezione tra cui il Ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, Gerry Scotti, Attilio Scienza, Gennaro Esposito, Franco Pepe, Peppe Aversa, Luca Gardini, Luca d’Attoma, Luigi Moio, Paolo De Castro e Herbert Dorfmann. Appuntamento alla 32^ edizione, dal 10 al 14 novembre 2023.
Carol Agostini e il produttore Olivier Herbert di Reims il martedì, la giornata dedicata alle bollicine, foto di Carol Agostini
9.000 presenze totali nelle cinque giornate del festival ideato da The WineHunter Helmuth Köcher (4-8 novembre), più di 700 produttori presenti tra Wine, Food – Spirits – Beer suddivisi in due sessioni espositive, più di 330 etichette nella The Winehunter Area, 34 le bottiglie sciabolate, oltre 50 eventi tra 16 materclass, 1 summit suddiviso in 6 presentazioni, 7 talks, 2 presentazioni di libri, 19 chef ospiti e 2500 piatti preparati in shoowcooking e special dinner. Una risonanza sui canali social ufficiali della manifestazione di oltre 650.000 account raggiunti nelle giornate del festival, e circa 150.000 visite al sito web.
Helmuth Köcher foto da comunicato stampa
Si è conclusa con successo la 31^ edizione della storica rassegna meranese dedicata alle eccellenze wine & food selezionate da The WineHunter Helmuth Köcher. 9.000 le presenze registrate nelle cinque giornate del festival (4-8 novembre), di cui 7.000 i visitatori, tra le due sessioni espositive “Wine” e “Culinaria” nelle sale del Kurhaus e nella GourmetArena, per concludere, come di consueto, con la giornata riservata allo Champagne.
Enrico Baldin Maison Encry con Carol Agostini durante la giornata delle bollicine al Merano Winefestival, foto di Carol Agostini
Tra gli eventi clou: un summit incentrato sulla sostenibiltà, tra think talk e worshop con la partecipazione di stakeholders e istituzioni del settore, la presentazione del cortometraggio “Merano va in scena” a Teatro Puccini, e l’assegnazione di importanti riconoscimenti nel settore enogastronomico come i The WineHunter Award Platinum, il Premio Nel Segno di Zierock, il Premio Godio, Emergente Sala e i premi del concorso Itinerari Miscelati.
Molti i media presenti, tra cui le reti private nazionali come Sky, Mediaset e Rai, alcuni partner ufficiali, per un totale di 300 giornalisti accreditati; grande risonanza anche nei canali social ufficiali di Merano WineFestival, con oltre 650.000 account raggiunti nelle giornate del festival. Un’edizione di successo, festeggiata anche dalle 34 sciabolate che hanno animato la rassegna: 31 in simultanea nel Ponte delle Terme in occasione della cerimonia di inaugurazione della 31^ edizione. Appuntamento al 32° Merano WineFestival, in programa dal 10 al 14 novembre 2023.
Anteprime del 31° Merano WineFestival 2022
I SIDE EVENTS
Non solo il palcoscenico di un’autorevole selezione di prodotti wine & food firmata The WineHunter, Merano WineFestival si è dimostrato una volta di più un cuore pulsante del mondo del vino e delle eccellenze culinarie a livello culturale, artistico, ambientale e istituzionale.
Sono oltre 50 gli eventi che hanno animato il festival, primo fra tutti il summit “Respiro e Grido della Terra” incentrato sulle tematiche dell’acqua, dell’innovazione e della sicurezza alimentare in particolare nella viticoltura in cui sono intervenuti opinion leaders, stakeholders e istituzioni come l’enologo Luca D’Attoma, il presidente OIV Luigi Moio, il Vice-Presidente della Commissione Agricoltura UE Paolo De Castro, il Deputato Parlamento Europeo e membro commissione Agricoltura UE Herbert Dorfmann, il ricercatore, professore, visionario Attilio Scienza.
31° Merano Winefestival 2022, articolo: Al 31° Merano WineFestival, il Summit sulla sostenibilità “Respiro e grido della terra”, foto da comunicato stampa
Ospite del festival anche il neo Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, che ha sottolineato l’importanza di valorizzare e tutelare il territorio, dove i piccoli imprenditori e le filiere corte esaltano i prodotti di eccellenza. E ancora il conduttore e produttore di vino Gerry Scotti, che ha ricevuto dalla guida del Touring Club Italiano un premio speciale in qualità di ambasciatore del vino italiano.
Numerosi gli appuntamenti con masterclass e showcooking, che hanno visto la preparazione di oltre 2500 piatti gourmet; tra i numerosi chef anche gli stellati Sara Precerutti (Acquada – Milano) Alessandro Ramella (Hotel Excelsior – Venezia), Umberto De Martini (Maison Florian – Bergamo), Lino Scarallo (Palazzo Petrucci – Napoli), Peppe Aversa (Il Buco – Sorrento) e i super stellati Gennaro Esposito e Franco Pepe ospiti della speciale sezione dedicata alla Campania, oltre alla presenza di nomi illustri del mondo internazionale del vino come il wine critic Luca Gardini.
Una della sale della manifestazione Merano Winefestival
Infine, protagonista anche l’arte che ha incontrato il mondo del vino nella presentazione del nuovo cortometraggio “Merano va in scena” (in uscita il 14 novembre) prodotto da Anam Cara e diretto dallo sceneggiatore e regista Carlo Guttadauro che ha voluto raccontare la storia ideale che ha ispirato Merano WineFestival in un incontro immaginario tra il pioniere della viticoltura altoatesina Arciduca Giovanni d’Asburgo e il patron del festival Helmuth Köcher.
Un connubio, quello tra arte e vino che ha illuminato anche l’ultima giornata con il gran finale Catwalk Champagne e “Il teatro di Marguerite Guyot” rappresentano dall’attrice Aphrodite de Lorraine con la presenza di Florence Guyot.
Successo per i convegni Naturae et Purae in collaborazione con Angelo Carrillo, quest’anno dedicato al tema “Wine Resilience – Spiriti Estremi” sulla viticoltura estrema e i vini marittimi con un focus di wild cooking dedicato allo stoccafisso. Senza dimenticare i momenti culturali, come la presentazione dei libri “Il Bicchiere d’Argento” a cura di Cucchiaio d’Argento e in collaborazione con Luca Gardini e “I Vini del Cuore”. Spazio anche agli ambassador del Merano WineFestival, con la nuova Buyer & Financial Area che ha favorito l’incontro tra produttori e ambassador in partnership con 5Hats.
Una delle aziende presenti a merano Winefestival da qualche anno FriulTrota
I PRODUTTORI WINE, FOOD, SPIRITS & BEER
Più di 700 i produttori presenti tra Wine, Food – Spirits – Beer suddivisi in due sessioni espositive, nelle sale del Kurhaus per la sezione wine e nella promenade lungo il Passirio della GourmetArena per i prodotti culinaria. Oltre 330, inoltre, le etichette nella The Winehunter Area.
Particolare spazio alla Georgia e ai vini georgiani, alle regioni Abruzzo e Campania, quali modeli di viticoltura sostenibilità in Italia e alla Bio&dynamica per quanto riguarda i vini naturali, biologici, biosimbiotici e PIWI. Mentre il Red Wave, il tappeto rosso di Corso Libertà, ha accolto degustazioni ed eventi del mondo del vino animando il cuore della cittadina meranese.
Alcune degustazioni al Merano Winefestival 2022
THE WINEHUNTER AWARD E I PREMI
Merano WineFestival è stato anche scenario esclusivo per l’assegnazione di importanti premi e riconoscimenti, quali: i The WineHunter Award Platinum, 28 nella categoria wine e 32 nella categoria food-spirits-beer;
il Premio Godio, conferito allo chef Martino Rossi del Rifugio Fuciade in onore di Giancarlo Godio, primo chef in Italia ad aver ottenuto la stella Michelin e ambasciatore di una cucina basata sul territorio;
Nel Segno di Zierock, Il Premio 2022, assegnato a Thomas Niedermayr, per i suoi vini ispirati ai principi di Natura;
il premio Emergente Sala, istituito da Luigi Cremona e Lorenza Vitale e dedicato ai giovani professionisti emergenti, che ha premiato: Luca Princiotto, Ristorante La Montecchia;
Marika Azzariti, Ristorante Pellico 3 Milano; Antonio Gilli, Ristorante Malga Panna e Alessia Chignoli, Relais Chateaux Villa Crespi.
E ancora, nell’ambito del contest Itinerari Miscelati il premio The WineHunter Globe Platinum nella categoria drink per Simone Baggio de “Alchimista” e nella categoria cocktail per Antonio Ferrara di Aman, mentre il titolo di miglior locale d’Italia sarà assegnato il 6 dicembre a Milano.
A CASCINA DELLE ROSE: oltre il Barbaresco Parte 1°
DI ELSA LEANDRI
Quattro zone:Barbaresco, Neive, Treiso e San Rocco Seno d’Elvio. Viene subito in mente il nebbiolo, che si esprime in questi territori con la sua eleganza e suadenza nel Barbaresco DOCG. E se “la regina delle uve nere” è sinonimo di Langhe, di Piemonte e fa sognare donne e uomini, italiani e stranieri, in realtà la sua coltivazione non è poi così tanto diffusa.
Sapete, invece, qual è il vitigno maggiormente prodotto in Piemonte? Andiamo a scoprirlo a Cascina delle Rose.
Cascina delle rose Barbera D’Alba DOC Superiore 2016 Donna Elena
Cascina delle rose
Cascina delle Rose è una piccola realtà vitivinicola con sede a Barbaresco, in provincia di Cuneo, di 5,5 ettari, di cui 4 a vigneto. L’acquisto di tale proprietà avvenne nel 1948 ad opera di Beatrice Rizzolio, ma furono Giovanna e Italo, che negli anni Novanta, decisero di commercializzare quei vini che venivano prodotti per uso familiare.
Una sfida vincente che, oggi, vede coinvolti in cantina anche i figli Davide, in vigna e in cantina, e Riccardo, nella parte commerciale.
Cascina delle rose Barbaresco
I vigneti della cantina sono collocati principalmente nelle zone di Rio Sordo e di Tre Stelle, due delle 66 Menzioni Geografiche Aggiuntive del Barbaresco.
Territorio Barbaresco Cascina delle rose
Il territorio, vocato in connubio con l’attenzione che viene dedicata, non solo in vigna, ma anche in tutti i processi produttivi, regala prodotti degni di nota e se ne trova riscontro nei vini di punta dell’azienda il Barbaresco Tre Stelle DOCG e il Barbaresco Rio Sordo DOCG, vini ai quali si dovrebbe dedicare uno specifico articolo.
Cascina delle rose e la Barbera D’Alba 2016 Donna Elena
Oggi però andiamo alla scoperta del vitigno maggiormente coltivato in Piemonte: la barbera.
La famiglia Rizzolio infatti non si dedica unicamente al nebbiolo ma una parte della loro produzione vede protagonista, oltre che il dolcetto, anche la barbera nelle due versioni Barbera d’Alba Doc e Barbera D’Alba Doc Superiore Donna Elena, vino dedicato a “Zia Elena”, la sorella di Giovanna.
Quest’ultima è prodotta da una singola parcella della MGA Tre Stelle, in cui le terre sono magre con la presenza di marne argillo/calcaree affioranti in superficie, presupposti ottimali per produrre vini eleganti.
Barbera d’Alba di Cascina delle Rose
In degustazione la Barbera d’Alba Doc Superiore Donna Elena 2016presenta un manto rubino vivace con riflessi granato, che ci indica che siamo di fronte a un vino con una certa evoluzione. I sentori tipici della barbera, lampone e mora, si esprimono sotto forma di confettura, mentre l’iris essiccato lascia spazio a leggere note balsamiche.
In chiusura accenni eleganti di vaniglia e di cacao e, con l’ulteriore passare del tempo, l’impatto olfattivo si modifica spostandosi ancora di più sulle note terziarie e rivelando anche sentori di tabacco. Già da queste prime evidenze ci rendiamo conto che le aspettative dell’assaggio in bocca diventano molto alte.
Cascina delle rose, Barbaresco, Barbera D’Alba
Se in generale la barbera è sinonimo di acidità, quest’aspetto si riscontra nitidamente in questo vino: la freschezza riesce a bilanciare, insieme alla sapidità, quella nota alcolica importante (15%) regalando in questo modo un sorso appagante e pieno, con un’elevata lunghezza in bocca.
In abbinamento Spaghetti Senatore Cappelli di Carla Latini con polpettine di manzo e cinghiale in rosso con pesco di noci e basilico, piatto eseguito da Carol Agostini
La famiglia Rizzolio, con questa barbera che si distingue per la sua eleganza rimanendo fedele alla sua identità, ci dimostra che su un terroir elettivo per il nebbiolo si possono produrre anche grandi barbera e quindi possiamo concludere dicendo: oltre il Barbaresco, c’è la Barbera d’Alba!
E ci tornano in mente le parole di Giosuè Carducci:
“Generosa Barbera.
Bevendola ci pare
d’essere soli in mare
sfidanti una Bufera”.
Di Elsa Leandri
Elsa Leandri sommelier, blogger, esperta vitivinicola autrice articolo A Cascina delle Rose
Gioia del Colle: Genesi e Futuro del Primitivo 2020 2019
Di Rosaria Benedetti
Nella culla del primitivo, dove queste uve hanno trovato antiche cure e innestato secolari tradizioni, l’Azienda Agricola Armònja sta realizzando un moderno progetto di valorizzazione del vitigno senza deviare dal solco di una mai sconfessata tradizione.
Vini Agricola Armònja, Gioia del Colle Primitivo
La Regola “Ora et Labora” dei monaci Benedettini e le testimonianze di dedizione e di buone pratiche enologiche degli eremiti Basiliani sono tracce storiche fondanti e indiscutibili che testimoniano la genesi antica della valorizzazione del primitivo nella zona di Gioia del Colle.
La vite Alberello Agricola Armònja, Gioia Del Colle Primitivo 2020 2019
A farne poi un vero gioiello vitienologico hanno contribuito gli stessi viticoltori gioiesi che con intuito e determinazione, nei primi decenni del 19°secolo, hanno definito confini e mappe dei loro investimenti agricoli, consegnandoli contestualmente all’allevamento delle uve di primitivo del quale possono vantarsi di essere la storica italica culla.
Il pregio delle uve e di conseguenza del vino raggiunse livelli talmente elevati da costituire valore “economico” incluso nella dote della contessina Sabini di Altamura:
uno scrigno di preziose barbatelle fu infatti parte integrante del contratto delle sue nobili nozze con Don Tommaso, signorotto di Manduria, e siglò la “migrazione” del primitivo dalla zona di Gioia del Colle a Manduria e quindi la nascita dell’attuale Primitivo di Manduria.
Più tardiva ancora la conferma della corrispondenza genetica con lo Zinfandel californiano.
I vini Agricola Armònja Gioia Del Colle Primitivo 2020 2019
L’ambiente pedoclimatico e il vitigno Primitivo
Oggi il primitivo di Gioia del Colle viene coltivato in quella che è definita, la Murgia di Sud-Est, o Murgia barese, un esteso altopiano carsico, che raggiunge i 350 mt ca slm, arricchito da componenti argillose: una sorta di quadrilatero che si allunga obliquamente nell’interno della provincia di Bari verso la Basilicata nord-orientale.
Su questa terra rossa ricca di calcare, tra rocce affioranti che forzano le radici della vite a cercare la loro strada, si coltiva quello che era chiamato alla fine del ‘700 il “primativo”, l’attuale primitivo, una varietà robusta, caratterizzata da fioritura tarda e maturazione precoce, in grado di evitare eventuali condizioni atmosferiche avverse legate alla primavera e all’autunno.
Allevamento Alberello Agricola Armònja Gioia Del Colle Primitivo
L’allevamento tradizionale è l’alberello pugliese oggi affiancato sempre più spesso dal cordone speronato. La quota elevata in ore di soleggiamento e una piovosità scarsa contribuiscono alla produzione di vini che pur esprimendo un elevato tenore alcolico, possiedono una beva agile e raffinata.
Azienda AgricolaArmònja
Di recentissima costituzione, dal 2019, l’Azienda è proprietà di Giuseppe Latorre che si avvale della consulenza enologica di Benedetto Lorusso, mentre nel vigneto operano Vito Ferri e Vincenzo Racano.
Agli iniziali 3 ettari, in tempi brevissimi, se ne sono aggiunti altri per una proprietà attuale di 5 ettari di cui i due terzi già vitati e gli altri in fase di completamento.
Agricola Armònja Gioia Del Colle Primitivo alcuni vini della cantina arrivati in Agenzia FoodandWineAngels di Carol Agostini
Dedicati per ora esclusivamente alla produzione di primitivo di Gioia del Colle, i vigneti si estendono nella zona di Acquaviva delle Fonti, proprio nel centro della Doc, e hanno il loro cuore pulsante nella vigna più antica dove sono a dimora da più di 70 anni i ceppi storici allevati secondo il sistema tradizionale dell’alberello pugliese.
La sezione di vigneto più recente a cordone speronato, completa poi la produzione.
L’esclusività riservata al primitivo sarà integrata a breve dalla vinificazione di un bianco da uve autoctone, il minutolo di Gioia del Colle.
Note di degustazione Primitivo assaggiato
Le condizioni meteorologiche e le caratteristiche pedoclimatiche di questo altipiano collinare favoriscono una maturazione avanzata delle uve che vengono mediamente vendemmiate verso fine settembre o nella prima decade di ottobre, con gradazioni zuccherine elevate e conseguente potenza alcolica nel vino.
Tartare di Angus in abbinamento vino Primitivo con pomodori secchi, senape, olive taggiasche, peperoni rossi e cipolla caramellata, piatto eseguito da Carol Agostini
Quattro sono le tipologie di primitivo sulle quali si concentra oggi l’Azienda con risultati decisamente lusinghieri. Oltre all’IGT Puglia Primitivo Rosato “Lamarosa” e al Primitivo Gioia del Colle Doc Riserva “Terre di Monteschiavo”, sono pur nella loro diversità molto interessanti sia l’IGT Puglia “Primomiglio” 2020 che il più classico Gioia del Colle DOC “Corte Sant’Elia” 2019 che hanno entrambi il pregio di conservare nel vino il varietale gusto dell’uva di partenza.
I vini arrivati in agenzia FoodandWineAngels
Il frutto rosso domina sia al naso che in bocca nel Primomiglio, che si presenta con un colore brillante, rubino acceso venato di porpora.
Succoso e fresco con una trama tannica vivace e ben integrata, recupera in finale di bocca una nota agrumata di arancia rossa che favorisce nell’immediato un secondo sorso.
Complesso e armonico il Corte Sant’Elia poggia su una potenza alcolica importante ben mitigata nella beva da una precisa freschezza.
All’olfatto si intrecciano toni floreali di petali di rosa, note di piccoli frutti maturi, vaniglia e foglie di tabacco; il sorso è appagante, i tannini setosi, la chiusura intrigante grazie all’elegante velatura torbata.
Entrambi i vini conducono ad abbinamenti territoriali con presenza di carne, in particolare il Corte Sant’Elia.
Corte Sant’Elia Primitivo D.O.C. Gioia del Colle
Nella culla del primitivo, dove questo vitigno ha trovato antiche cure e innestato secolari tradizioni, l’Azienda Agricola Armònja sta dando vita ad un progetto affascinante.
A giudicare dalle premesse, la qualità dei loro vini contribuirà efficacemente a disegnare un moderno ritratto del primitivo di Gioia del Colle senza deviare dal solco di una mai sconfessata tradizione.
Alberello pugliese
L’allevamento della vite ad “alberello”, introdotto in Italia dalla colonizzazione greca nel VII sec a C. è una pratica viticola antichissima, che non fa uso di tutore per sostenere la vite.
La forma attuale caratteristica dell’entroterra barese, sia di pianura che di collina, ha forma “a vaso” con basso ceppo centrale dal quale si diramano due o tre branche con carico di gemme molto ridotto. Ne conseguono basse rese per ettaro ed elevata qualità.
Soggetta a varianti territoriali obbligate da microclimi di zona (es. variante “pantesca” o di Pantelleria con il ceppo infossato per la protezione dal vento) questa tecnica di coltivazione è presente in tutto il meridione soprattutto là dove è scarsa la disponibilità di acqua e dove il lavoro nel vigneto è svolto esclusivamente a mano.
Di Rosaria Benedetti
Rosaria Benedetti autrice dell’articolo GIOIA DEL COLLE: GENESI E FUTURO DEL PRIMITIVO 2020 2019, degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola