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  • 2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale

    Cibo e vino,  le radici antiche: vitale l’inizio della civilizzazione alimentare

    di Carol Agostini

    Il mondo del cibo e vino, così centrale nella cultura e nelle dinamiche sociali di ogni epoca, ha subito profondi cambiamenti nel corso della storia. Le abitudini alimentari, i gusti e i modi in cui il cibo e il vino vengono prodotti, consumati e percepiti si sono evoluti in risposta a fattori sociali, economici e culturali. Dalle antiche civiltà fino ai giorni nostri, questo settore ha influenzato e, allo stesso tempo, è stato influenzato dai cambiamenti della società.

    Il cibo e vino hanno avuto un ruolo fondamentale fin dall’antichità, quando l’agricoltura iniziò a svilupparsi e le comunità umane abbandonarono il nomadismo per stabilirsi in insediamenti stabili. Le civiltà della Mesopotamia, dell’Egitto e della Grecia antica hanno lasciato testimonianze evidenti della loro attenzione verso la coltivazione e la produzione alimentare.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    Nella Mesopotamia, la coltivazione del grano e dell’orzo ha dato vita a una delle prime culture agricole, mentre l’introduzione della fermentazione ha portato alla produzione delle prime birre e vini. La birra, più che il vino, era considerata una bevanda per le masse, e il suo consumo era strettamente legato a celebrazioni religiose e occasioni comunitarie.

    Gli antichi Egizi, d’altro canto, sono noti per il loro sofisticato sistema agricolo lungo il Nilo, che permetteva la produzione di alimenti come pane, verdure, carne, e soprattutto vino, una bevanda riservata principalmente alla nobiltà e ai rituali religiosi. I banchetti e le feste egiziane riflettevano una gerarchia sociale ben definita: il cibo e il vino erano simboli di potere, prosperità e divinità.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    In Grecia e Roma, la viticoltura e l’olio d’oliva diventarono pilastri dell’economia e della cultura. Il vino, in particolare, aveva un ruolo sacrale e sociale. Nell’antica Grecia, ad esempio, il vino era centrale nel simposio, un incontro conviviale dove il consumo di vino era accompagnato da conversazioni filosofiche, musica e intrattenimento. Questo tipo di consumo rafforzava le gerarchie sociali e la cultura della condivisione.

    Anche a Roma, il vino era onnipresente e consumato da tutti i ceti sociali, sebbene con qualità diverse: mentre i ricchi si dedicavano ai vini più pregiati, le classi popolari dovevano accontentarsi di prodotti di qualità inferiore. Il cibo e il vino rappresentavano in modo evidente il benessere sociale, ma erano anche strumenti di coesione e integrazione culturale, come dimostra l’introduzione di nuovi ingredienti e vini provenienti dalle province dell’impero.

    Con il crollo dell’Impero Romano, l’Europa attraversò un periodo di grandi trasformazioni economiche e sociali. Durante il Medioevo, la Chiesa ebbe un ruolo predominante nel plasmare il rapporto della società con il cibo e il vino. I monasteri divennero importanti centri di produzione vinicola, con i monaci che affinavano le tecniche di vinificazione e introducevano nuove varietà di vitigni. I vigneti dei monasteri, in particolare in Francia e Germania, divennero i precursori delle moderne regioni vinicole europee.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    Dal punto di vista sociale, il consumo di cibo e vino era influenzato dai precetti religiosi e dalle festività. Il digiuno e l’astinenza erano pratiche comuni imposte dalla Chiesa, ma durante i giorni festivi o le celebrazioni religiose, i banchetti erano momenti di abbondanza. Il vino, usato anche per la celebrazione della messa, manteneva un ruolo sacro, oltre che conviviale.

    Le dinamiche alimentari durante il Medioevo riflettevano forti disuguaglianze sociali. I banchetti dei signori e dei re erano fastosi e includevano carni, pesci, spezie e vini pregiati, mentre i contadini e le classi più povere si nutrivano di zuppe di verdure, pane scuro e birra. Tuttavia, proprio durante questo periodo iniziò a emergere una cultura culinaria più ricca e complessa, grazie anche agli scambi commerciali con l’Oriente che portarono nuove spezie e prodotti, come lo zucchero e il riso.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    Rinascimento: il cibo come status simbol

    Con il Rinascimento e l’avvento del commercio internazionale, soprattutto attraverso le rotte marittime verso le Americhe e l’Asia, l’Europa vide un cambiamento significativo nelle abitudini alimentari. Ingredienti esotici come il cacao, il pomodoro, le patate e il caffè iniziarono a essere integrati nella cucina europea, dando origine a nuove preparazioni culinarie.

    In questo periodo, il cibo divenne sempre più un status symbol. La cucina delle corti rinascimentali, come quella dei Medici a Firenze o dei duchi di Borgogna, era raffinata e opulenta. I banchetti diventavano una vetrina del potere e della ricchezza, con tavole imbandite che rappresentavano non solo la capacità di procurarsi ingredienti rari, ma anche la competenza degli chef nel creare piatti sofisticati. Anche il vino, in particolare nelle regioni del sud della Francia e in Italia, iniziò a essere prodotto con tecniche migliorate, e il suo consumo si diffuse tra le classi più agiate.

    Con la Rivoluzione Industriale nel XIX secolo, la produzione e il consumo di cibo e vino subirono trasformazioni epocali. Le innovazioni tecnologiche permisero la produzione su larga scala di alimenti e la conservazione di prodotti deperibili grazie a invenzioni come la refrigerazione e la conservazione in scatola. Questo periodo vide anche la nascita di una nuova cultura alimentare urbana, in cui il cibo divenne più accessibile alle masse grazie all’industrializzazione.

    Il vino, da parte sua, cominciò a essere prodotto in quantità maggiori e a prezzi più accessibili, anche grazie all’introduzione di tecniche agricole e vitivinicole avanzate. Tuttavia, il consumo di alcol subì un’attenzione negativa in alcune parti del mondo, come dimostra il movimento proibizionista negli Stati Uniti all’inizio del XX secolo.

    Nel XX secolo, le dinamiche alimentari furono profondamente influenzate dalla globalizzazione. Il commercio internazionale rese disponibili in tutto il mondo prodotti che una volta erano considerati locali o stagionali. L’industria alimentare divenne sempre più globalizzata, con grandi multinazionali che influenzavano le abitudini alimentari su scala mondiale.

    Tuttavia, verso la fine del secolo, ci fu anche un movimento di ritorno alle origini, una riscoperta del locale e dell’artigianale. Movimenti come lo Slow Food, fondato in Italia negli anni ‘80, cercavano di contrastare la standardizzazione alimentare, promuovendo prodotti locali, tecniche di produzione tradizionali e una cultura del cibo più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

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    Anche il mondo del vino ha vissuto un’evoluzione simile: da una produzione dominata dalle grandi aziende vitivinicole, si è tornati a valorizzare le produzioni locali e i vini artigianali. Le denominazioni di origine controllata (DOC) e le certificazioni di qualità hanno contribuito a tutelare i vini prodotti secondo tecniche tradizionali e con una forte connessione al territorio.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    Il presente: sostenibilità e identità culturale

    Nel XXI secolo, le dinamiche sociali e culturali nel mondo del cibo e vino sono sempre più orientate verso la sostenibilità e la ricerca di identità culturale. I consumatori sono diventati più consapevoli riguardo alle implicazioni ambientali delle loro scelte alimentari, e c’è una crescente attenzione verso la produzione biologica, la riduzione degli sprechi alimentari e il rispetto delle risorse naturali.

    Il cibo e  vino sono sempre più visti non solo come beni di consumo, ma come esperienze culturali. Vi è una crescente domanda di trasparenza nella filiera produttiva, con consumatori che cercano prodotti che rispecchino i valori etici e le tradizioni locali. Le degustazioni, le visite in cantina e le esperienze gastronomiche immersive sono diventate strumenti per esplorare le culture locali e le identità regionali.

    In questo contesto, il cibo e vino non sono solo alimenti o bevande, ma raccontano storie, tradizioni e relazioni umane, influenzando profondamente le dinamiche sociali, culturali ed economiche del nostro tempo.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ https://www.papillae.it/

  • Carol Agostini e lo Chef Giuseppe Verri, brillante 2024

    Carol Agostini e lo Chef Giuseppe Verri, brillante 2024

    Scoperta sensoriale e tradizione gastronomica al Casale della Mandria: un’esperienza multisensoriale con Carol Agostini e Giuseppe Verri

    redazione

    Situato tra le pittoresche colline di Lanuvio, nel cuore del Lazio, il Casale della Mandria rappresenta un’oasi di tranquillità e bellezza naturale, ma anche un punto di riferimento per chi desidera immergersi in un’esperienza autentica, che mescola arte, agricoltura e cucina di alta qualità. Con una lunga tradizione alle spalle e un legame profondo con il territorio circostante, il Casale incarna alla perfezione come la cultura rurale italiana possa intrecciarsi con l’innovazione nel campo delle esperienze sensoriali. In questo contesto incantevole, il 25 ottobre si terrà un evento imperdibile, che esplorerà l’universo dei sensi, guidato da due figure eccezionali: Giuseppe Verri e Carol Agostini.

    Carol Agostini esperta sensoriale e Chef Giuseppe Verri, articolo: Carol Agostini e lo Chef Giuseppe Verri, brillante 2024, foto di Carol Agostini
    Carol Agostini esperta sensoriale e Chef Giuseppe Verri, articolo: Carol Agostini e lo Chef Giuseppe Verri, brillante 2024, foto di Carol Agostini

    Giuseppe Verri: tra arte scultorea e gastronomia

    Giuseppe Verri, originario di Lanuvio, è una figura emblematica sia nel panorama artistico che in quello enogastronomico. Con oltre trent’anni di esperienza, Verri è rinomato per la sua abilità di unire due discipline apparentemente lontane: la scultura e la cucina. Queste arti, nelle mani di Verri, si fondono armoniosamente, dando vita a creazioni che stimolano non solo la vista ma anche il palato.

    Verri ha esposto le sue opere in tutto il mondo, sia come chef che come scultore, lasciando un segno profondo nel panorama internazionale grazie al suo approccio multidisciplinare. La sua carriera artistica si ispira alla natura e alla materia, con sculture che celebrano la terra e le forme organiche, esplorando la relazione tra corpo umano e ambiente naturale.

    Anche la sua cucina riflette questa passione per la materia e l’estetica. Ogni piatto è concepito come una piccola opera d’arte, dove gli ingredienti locali e stagionali sono trattati con grande cura e rispetto, creando esperienze gustative che sfidano i sensi. Per Verri, la cucina è la forma più alta di espressione creativa, capace, proprio come la scultura, di toccare i cuori delle persone. Al Casale della Mandria, Verri riesce a realizzare una visione olistica che unisce le sue passioni: l’arte, la gastronomia e l’agricoltura.

    Chef Giuseppe Verri, articolo: Carol Agostini e lo Chef Giuseppe Verri, brillante 2024, foto di Carol Agostini
    Chef Giuseppe Verri, articolo: Carol Agostini e lo Chef Giuseppe Verri, brillante 2024, foto di Carol Agostini

     

    Carol Agostini: un’esperta del mondo sensoriale

    Accanto a Giuseppe Verri, nell’organizzazione di questo straordinario evento, c’è Carol Agostini, una professionista versatile e appassionata. Carol Agostini ha una carriera consolidata nell’ambito dell’enogastronomia e delle esperienze sensoriali. Oltre ad essere sommelier internazionale, Agostini è fondatrice di FoodandWineAngels, un’agenzia che offre consulenza alle aziende del settore alimentare. È anche direttrice del magazine Papillae.it, un portale dedicato alla scoperta e alla valorizzazione del patrimonio enogastronomico italiano.

    Agostini ha fatto dell’educazione sensoriale la sua missione principale, insegnando come cibo e vino possano essere apprezzati come vere e proprie opere d’arte. Secondo lei, ogni ingrediente e ogni sapore devono essere vissuti attraverso un’esperienza sensoriale completa che coinvolga tutti i sensi. Agostini si dedica a potenziare la percezione sensoriale, aiutando le persone a migliorare il proprio modo di vivere il cibo e il vino e, in generale, il mondo che le circonda.

    Carol Agostini, articolo: Carol Agostini e lo Chef Giuseppe Verri, brillante 2024, foto di Carol Agostini
    Carol Agostini, articolo: Carol Agostini e lo Chef Giuseppe Verri, brillante 2024, foto di Carol Agostini

    I sensi: il canale attraverso cui comprendiamo la realtà

    I cinque sensi – vista, udito, olfatto, tatto e gusto – sono le finestre attraverso cui esploriamo il mondo. Tuttavia, oltre a questi sensi ben noti, esistono altre modalità di percezione meno conosciute, come il senso dell’equilibrio (vestibolare) e la propriocezione, che ci consente di essere consapevoli della posizione del nostro corpo nello spazio. Attraverso questi canali sensoriali, possiamo cogliere la complessità e la ricchezza del mondo, in particolare del cibo.

    Uno dei sensi più potenti e affascinanti è senza dubbio l’olfatto, strettamente legato alle emozioni e ai ricordi. La memoria olfattiva ha un potere evocativo straordinario, capace di riportare alla mente ricordi vividi e lontani con una precisione sorprendente. Un semplice profumo può richiamare alla mente esperienze passate, grazie alla connessione diretta tra il sistema olfattivo e le aree cerebrali che regolano la memoria e le emozioni, come il sistema limbico.

    Anche il gusto ha una capacità evocativa simile. La memoria gustativa risveglia sensazioni profonde, legate non solo a ciò che si mangia, ma anche al contesto in cui quel sapore è stato sperimentato. Durante l’evento al Casale della Mandria, Giuseppe Verri sfrutterà queste connessioni per creare piatti che non solo deliziano il palato, ma stimolano ricordi ed emozioni, offrendo un’esperienza culinaria unica.
    L’evento del 25 ottobre: una serata dedicata ai sensi.

    Carol Agostini e lo Chef Giuseppe Verri, brillante 2024, foto di Carol Agostini
    Carol Agostini e lo Chef Giuseppe Verri, brillante 2024, foto di Carol Agostini

    L’evento del 25 ottobre, intitolato “I sensi a tavola”, offrirà un’opportunità straordinaria di immergersi in un’esperienza multisensoriale innovativa. Sotto la guida di Carol Agostini, i partecipanti esploreranno non solo i sensi più tradizionali, ma anche quelli meno conosciuti come la propriocezione e il senso dell’equilibrio.

    Il programma prevede una parte introduttiva sui vari sensi, seguita da attività pratiche che dimostreranno come i sensi possono essere ingannati o interagire tra loro. Per esempio, esperimenti gustativi e olfattivi mostreranno come il sapore di un alimento possa essere percepito diversamente in base agli stimoli visivi o olfattivi che lo accompagnano. La serata si concluderà con un’esperienza sensoriale completa, in cui i partecipanti saranno immersi in una combinazione di stimoli visivi, acustici, olfattivi e gustativi. Al termine, ci sarà spazio per una riflessione collettiva, in cui i partecipanti potranno condividere le proprie sensazioni e scoperte.

    Il territorio e la sua influenza

    Lanuvio, incastonata nel cuore dei Castelli Romani, è una terra ricca di storia e tradizione enogastronomica. Il clima mite e la fertilità del suolo rendono questo territorio un luogo ideale per la produzione di eccellenti prodotti tipici. Il Casale della Mandria rispetta appieno questa tradizione, utilizzando ingredienti locali e stagionali per offrire un’esperienza gastronomica autentica. La filosofia di Giuseppe Verri è quella di valorizzare al massimo le risorse del territorio, proponendo piatti che seguono il ritmo delle stagioni e che rispettano la natura circostante.
    Una serata da non perdere

    Il costo dell’evento è di 50 euro a persona e include l’intero percorso sensoriale, insieme a una cena che promette di essere un vero viaggio nel mondo dei sapori, grazie alla creatività e alla maestria di Giuseppe Verri. L’evento è pensato anche per i più piccoli, con attività sensoriali e un menù dedicato ai bambini, per stimolare la loro curiosità verso il cibo e i sensi.

    Locandina evento, Carol Agostini e lo Chef Giuseppe Verri, brillante 2024
    Locandina evento, Carol Agostini e lo Chef Giuseppe Verri, brillante 2024

    Per partecipare, è necessario prenotare effettuando il pagamento tramite bonifico bancario, i cui dettagli verranno forniti dall’organizzazione.

    Questa serata rappresenta un’occasione unica per chi desidera vivere un’esperienza diversa, in cui mente e corpo vengono coinvolti in un percorso di scoperta sensoriale. Il 25 ottobre, al Casale della Mandria, preparatevi a vivere un evento che cambierà il vostro modo di percepire il mondo, grazie alla straordinaria sinergia tra l’arte culinaria di Giuseppe Verri e la profonda conoscenza sensoriale di Carol Agostini. Non lasciatevi sfuggire questa imperdibile avventura multisensoriale!

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

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  • Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024

    Giovanni Aiello, una vita dedica per amore all’enologia

    di Danilo Amapani

    La realtà enogastronomica pugliese continua la sua crescita a livello nazionale e internazionale. In particolar modo un viticoltore ha contribuito a divulgare il Primitivo e altri vitigni autoctoni pugliesi al di fuori dei nostri confini territoriali.
    Stiamo parlando di Giovanni Aiello, come ama definirsi “Enologo per Amore”.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell’autore

    Giovanni Aiello è nato e cresciuto in Valle d’Itria. Dopo aver studiato enologia, è emigrato nel Nuovo Mondo per apprendere tecniche e lavorazioni enologiche sempre più avanzate. Dovunque andasse però non ha mai abbandonato le sue origini.
    Tornato a casa, decide di produrre un vino che rappresenti a pieno la sua terra. Nella sua vigna che si estende per 6 ettari, completamente alberelli, decide di piantare e valorizzare vari vitigni autoctoni come Primitivo, Verdeca, Maruggio e Marchione.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell’autore

    Viene svolto manualmente sia il lavoro in vigna, affinché le uve vengano selezionate al meglio, che il lavoro di etichettatura. All’ingresso della bottaia è situato un tavolo lungo 10 metri dove avviene la creazione di ogni singola etichetta attraverso l’utilizzo di stampini e inchiostri colorati a seconda della tipologia del vino.

    Le etichette sono formate da diversi puntini per simboleggiare i Chakra. Per Giovanni, che ha deciso di chiamare proprio così la sua linea di vini, il Chakra rappresenta un legame indissolubile tra terra e vino, con l’obiettivo di far conoscere a tutti i profumi e la bellezza della Puglia.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell’autore

    Degustazione vini

    CHAKRA ROSSO DOC

    Vitigno principe della Puglia, il Primitivo. Una volta raccolti i grappoli vengono utilizzati interi nei tini. Questo avviene affinché tutti i profumi che possiedono vengano trasmessi nel vino sotto forma di eleganza, corpo e per arricchire la complessità gusto-olfattiva. Questa tecnica di vinificazione nata in Borgogna, fa intuire che tutti gli studi di Giovanni vengano messi in atto per far sì che i suoi vini tirino fuori tutta la loro essenza.

    Il Chakra Rosso DOC successivamente svolge la fermentazione in barrique e tonneaux di secondo passaggio per non snaturare il vino e riposa in bottiglia per 6 mesi.

    Colore rosso rubino impenetrabile, bouquet olfattivo di una grande complessità: frutta rossa di ciliegia e amarena accompagnata da sentori di liquirizia e spezia dolce, vaniglia e pepe nero. Gustandolo la finezza fa da padrona. Una grande freschezza e sapidità invogliano un altro sorso; come nota finale la leggera tannicità, sottile e delicata.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, Primitivo Chakra Rosso foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, Primitivo Chakra Rosso foto dell’autore

    CHAKRA ESSENZA

    Secondo vino simbolo della cantina è “Chakra Essenza” al quale Giovanni Aiello è particolarmente legato.
    Prodotto da una vigna secolare, viene utilizzato un vitigno autoctono pugliese, la Verdeca. Un vitigno anch’esso molto antico, probabilmente di origine greca. C’è un legame emotivo con questo vino poiché abbraccia numerose sfaccettature della viticoltura: gli alberelli curati dagli uomini; una valorizzazione di un vitigno pugliese; la potenzialità di un terroir nobile.

    Per far coesistere tutte queste caratteristiche, Giovanni Aiello non poteva che metterci tutto il suo impegno nella realizzazione di questo vino. La vendemmia viene svolta con qualche giorno d’anticipo per ottenere nel vino più lieviti autoctoni possibili. Successivamente una parte del mosto fermenta in acciaio a temperatura controllata; una seconda parte viene vinificata con macerazione delle bucce.
    La maturazione viene svolta sulle fecce per un anno e vengono trattati con continui batonnage per dare maggiore complessità al gusto; infine rimane in bottiglia per 6 mesi.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, verdeca Chakra giallo, foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, verdeca Chakra giallo, foto dell’autore

    Colore dorato e ricchezza di profumi: frutta disidratata, erbe aromatiche, miele, spezie dolci compongono il bouquet olfattivo di questo vino. Assaporandolo, nonostante il corpo abbastanza intenso, resta imponente la sua sapidità e acidità.

    Danilo Amapani, Pugliese DOC, Annata ’98; sommelier AIS dal ’19. Wine lover & traveller
    Danilo Amapani, Pugliese DOC, Annata ’98; sommelier AIS dal ’19. Wine lover & traveller

    Sito di riferimento protagonista:  https://www.giovanniaiello.it/it/vini/

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  • Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

    Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

    Marzemino, Isera, La Vigna Eccellente 2024

    di Rosaria Benedetti

    Una Degustazione “cieca” per dimostrare che del marzemino ci si può fidare sia per coltivarlo, che per vinificarlo, venderlo e naturalmente berlo!

    La fantasia e l’impeccabile organizzazione di Sergio Valentini, eclettico ristoratore del Ristorante “Le Tre Chiavi” di Isera in stretta collaborazione con un tiepido pomeriggio di fine estate e un poco di clemenza da parte di Giove pluvio, hanno consentito di mettere a fuoco lo stato dell’arte relativo al vitigno più identitario ma anche più fragile della Vallagarina.

    Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno, locandina ufficiale evento
    Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno, locandina ufficiale evento

    La sua storia ha conosciuto alterne fortune e il suo nome ha avuto eco indiscussa a causa di quel verso del Don Giovanni di Mozart nel quale si cita “l’eccellente marzemino”. Che sia tutto da dimostrare il legame storico dell’opera con il vitigno è un dato provato da numerosi studi, più certo è invece che il nome di quest’uva si sia trasformato nel tempo grazie alla vocazionalità della Vallagarina.

    Qui infatti il marzemino si definisce “gentile” forse per differenziarlo da parenti veneti o friulani che hanno dimostrato minor finezza nel prodotto finale; la Vallagarina invece ne ha ingentilito il carattere affinando l’eleganza delle sue qualità originali. “il Marzemino…offre un gran vantaggio ai viticoltori lagarini – scriveva Mancinelli nel 1933 – quello di produrre bene solo nella loro valle” (da “La Vallagarina e il Marzemino”, Ed Stella 1999)

    In Trentino questa varietà copre una superficie che non raggiunge il 3% dell’intero vigneto provinciale e si concentra nei settori più meridionali della provincia in particolare nei dintorni di Rovereto dove si estendono le Denominazioni Trentino Doc Marzemino (dal 1971) e Trentino Superiore Doc con identificazione delle due Sottozone Isera e Ziresi.

    Al panoramico balcone, davvero in senso stretto, aperto sulla valle solcata dall’Adige ancora verdeggiante, si sono affacciati 16 marzemino di differenti tipologie e annate in un “Ottagono delle meraviglie” cui hanno partecipato produttori, enologi, addetti ai lavori e sommelier. L’obiettivo, oltre a quello di celebrare “La Vigna eccellente”, l’evento biennale fortemente voluto dal Comune di Isera che premia il miglior vigneto (un premio al lavoro in vigna, non al vino) di marzemino, aveva lo scopo di approfondire la conoscenza del vitigno nelle sue produzioni più attuali e di diffondere, obiettivo pienamente raggiunto, la consapevolezza che del marzemino ci si può fidare sia per coltivarlo, che per vinificarlo, venderlo e naturalmente berlo!

    Foto dell’evento di Letizia Simeoni, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno
    Foto dell’evento di Letizia Simeoni, articolo:Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno,

    Trascurato dalle strategie di marketing e in qualche caso espiantato per far posto a varietà più remunerative, il marzemino, fino alla recente parabola discendente dal precipitare della quale sembrerebbe arduo riprendere quota, aveva conosciuto tempi brillanti ai quali si tenta di ritornare con buona pace di tutti i detrattori. Visti i risultati della degustazione di Isera, a bottiglie rigorosamente coperte, la strada giusta sembrerebbe imboccata. Il marzemino ha saputo sorprendere molto positivamente tutti per pulizia, corpo e coerenza con la varietà; le differenti interpretazioni non hanno fatto che evidenziarne i tratti più tipici.

    A partire dai più semplici d’annata vinificati tradizionalmente fino ai più complessi Superiori, arricchiti da una contenuta resa per ettaro, da un prolungato affinamento e in qualche caso da una surmaturazione o da un breve appassimento di una percentuale delle uve, tutti i campioni degustati hanno raccolto consensi dimostrando che sia di Isera o dei Ziresi il Marzemino della Vallagarina è davvero gentile e piacevole sempre.

    Le conclusioni del breve dibattito seguito alla degustazione sono sintetizzabili nell’ auspicio e nell’impegno affinchè questa varietà torni a produrre in quello che è il suo areale più vocato, un vino dal forte legame con il territorio: un vino da bere tutti i giorni, color rubino lucente, dal profumo di ciliegia e violetta con tannini delicati, adatto all’abbinamento soprattutto con la cucina trentina, quella della polenta e funghi o degli strangolapreti. Il suo valore aggiunto? Al marzemino non è obbligatorio chiedere di aspettare per anni in cantina, un’occasione per un marzemino si trova tutti i giorni.

    Foto dell’evento di Letizia Simeoni, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno
    Foto dell’evento di Letizia Simeoni, articolo:Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

    TRENTINO DOC MARZEMINO 2021Lorenzo Bongiovanni
    Rosso rubino leggermente trasparente. Naso varietale con prevalenza di sentori floreali e fruttati. L’ingresso in bocca di questo 2021 è già morbido ma conserva un ottimo slancio fresco che introduce un sorso dal tannino leggero. In chiusura emergono le tipiche note speziate.
    Un Marzemino perfettamente rispondente alla varietà e alla tradizione della Vallagarina.

    TRENTINO DOC MARZEMINO 2021 - Lorenzo Bongiovanni, articolo:Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno
    TRENTINO DOC MARZEMINO 2021 – Lorenzo Bongiovanni, articolo:Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO D’ISERA ETICHETTA VERDE 2021Cantina Isera
    Il colore è impenetrabile, frutto di una attentissima selezione delle uve e di una severa quanto accurata vinificazione. Olfatto di frutta scura, ciliegia e prugna legati da tocchi speziati e decisa scia minerale. Deciso e vivace l’ingresso di bocca che evolve in un gusto armonico e persistente.
    Vino iconico, che da sempre incarna i progetti di qualità della cantina di Isera.

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO D’ISERA ETICHETTA VERDE 2021 – Cantina Isera, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno
    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO D’ISERA ETICHETTA VERDE 2021 – Cantina Isera, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO D’ISERA 2021Az. Agricola Marco Tonini
    Rubino fitto dal riflesso violaceo. Naso ricco di frutti rossi con la ciliegia e la mora in evidenza arricchito da tocchi floreali di viola, spezie ed erbe aromatiche. L’ingresso di bocca fresco e ancora croccante annuncia una beva coerente, armonica e piacevole, dalla tannicità moderata.
    Prodotto esclusivamente dai vigneti cru di proprietà “Brom”, “Penìm” e “Braile”

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO D’ISERA 2021 – Az. Agricola Marco Tonini, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno
    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO D’ISERA 2021 – Az. Agricola Marco Tonini, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO DEI ZIRESI Rikrea 2020Az. Agricola Matté
    Calice color rubino di buona trasparenza. Sentori fruttati di ciliegia matura si alternano a note in evoluzione di chiodi di garofano e caffè che testimoniano la surmaturazione delle uve in vigna e il passaggio in legno. Il sorso è elegante e ancora vivace con una chiusura che richiama le spezie dolci.
    Vino prodotto con uve surmaturate in pianta e sottoposte a breve appassimento.

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO DEI ZIRESI Rikrea 2020 – Az. Agricola Matté, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno
    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO DEI ZIRESI Rikrea 2020 – Az. Agricola Matté, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO DEI ZIRESI 2021Maso Salengo
    Colore rubino impenetrabile. Olfatto complesso con tocchi floreali e prevalenza delle note di ciliegia in confettura. Coerente il sorso che entra fresco e si fa ampio, intenso e armonico grazie alla tannicità delicata. La lunga persistenza lascia una piacevole scia speziata
    Marzemino che nasce nel cuore della Sottozona dei Ziresi da antiche viti a pergola doppia.

    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO DEI ZIRESI 2021 – Maso Salengo, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno
    TRENTINO SUPERIORE DOC MARZEMINO DEI ZIRESI 2021 – Maso Salengo, articolo: Il Risveglio del “marzemino gentile” eccellente vitigno

     

    Rosaria Benedetti degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola
    Rosaria Benedetti degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola

    Siti di riferimento:

    https://www.visitrovereto.it
    https://www.masosalengo.it
    https://cantinaisera.it
    https://www.aziendagricolamatte.it
    https://www.toniniwine.it
    https://shop-bongiovannilorenzo.com
    https://www.locandadelletrechiavi.it 

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/  

    https://www.papillae.it/

  • Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024

    Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024

    Corte Anna, vini che ispirano poesia, parole e storia

    di Elsa Leandri

     

    Sirmione, perla delle penisole
    E delle isole che appartengono a Nettuno,
    Nel mezzo di laghi cristallini e mare aperto…
    (Cit. Carme XXXI Catullo)

    Così Catullo, quando torna dalla guerra in Bitania, si rivolge a Sirmione, luogo di pace e di serenità, nonché sua città natale e dimora della sua famiglia e nella quale riesce a trovare un confortante rifugio. Questo lembo di terra che si affaccia sul lago di Garda, celebre per il suo clima simile a quello mediterraneo, oltre ad essere meta turistica per la sua bellezza e per le celeberrime Grotte di Catullo, ha il vanto di proporre dei vini bianchi qualitativi, che rientrano nella denominazione Lugana, il cui vitigno protagonista è il Trebbiano di Lugana conosciuto anche come Turbiana.

    Questa Doc che si estende a sud del lago, comprende cinque comuni di cui quattro (Sirmione, Desenzano, Lonato e Pozzolengo) in Lombardia, in provincia di Brescia, e uno in Veneto (Peschiera), in provincia di Verona. La presenza di uva in questo territorio risale all’Età del Bronzo, così come è confermato dalla presenza di vinaccioli di Vitis Silvestris, ritrovati nelle palafitte site nel comune veronese.

    Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell'autrice
    Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell’autrice

    Questa terra in origine paludosa e acquitrinosa, grazie all’opera di bonifica iniziata nel Quattrocento ha permesso di offrire le caratteristiche territoriali idonee, grazie alla natura pianeggiante e argillosa, per la coltivazione di questo particolare vitigno.

    Per poter scoprire appieno questa denominazione è possibile seguire il percorso enoturistico che si estende per 45 km e che permette di avere una visione completa sia dei centri abitanti e delle loro opere artistiche, sia di visitare qualche cantina di Lugana Doc.

    Una di queste è la Cantina Corte Anna, di proprietà di Anna Palvarini, che si trova proprio nel paese natio del succitato poeta latino.
    Quest’azienda nasce nel 1978, in seguito all’acquisizione di 12 ettari, di cui 4 vitati. La volontà di questa incredibile donna di concentrare maggiormente le proprie energie verso la viticoltura ha fatto in modo che questa crescesse raggiungendo gli attuali 10 ettari impiantati principalmente con il celebre vitigno autoctono turbiana, anche se sono presenti alcuni ceppi di cabernet sauvignon.

    Al di là delle parole quello che ci permette di scoprire più da vicino questa realtà è l’assaggio del Lugana Doc e della Riserva, così da poter capire appieno le sue caratteristiche.

    Lugana Doc 2023
    (Vinificazione e affinamento in acciaio)

    Paglierino di media fittezza. Impatto olfattivo seducente che verte su richiami floreali di biancospino e caprifoglio, di timo, salvia e lemongrass e del suo tipico sentore di mandorla. Avvolgente inizialmente con cenni di pesca nettarina a cui sussegue un connubio tra freschezza e sapidità prolungandosi lungamente su un finale saporito dal flavor di scorza di pompelmo.

    Lugana Doc 2023, articolo: Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell'autrice
    Lugana Doc 2023, articolo: Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell’autrice

    Antico Vigneto Lugana Riserva Doc 2020
    (Affinamento in acciaio per 18 mesi su fecce fini)

    Vivace dal color paglierino. Il giallo bouquet floreale di ginestra, mimosa si intreccia a ricordi d susina gialla, pesca e ananas. Elegante nei cenni balsamici, di mandorla tostata e di fieno. Spicca per la sua mineralità in bocca che regala una lunga chiusura su echi di scorza di cedro.

    Antico Vigneto Lugana Riserva Doc 2020, articolo: Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell'autrice
    Antico Vigneto Lugana Riserva Doc 2020, articolo: Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell’autrice

    Questi due vini racchiudono le tipicità di questi prodotti: la presenza del profumo di mandorla, i richiami agrumati all’olfatto e, nel cavo orale, il dialogo tra la freschezza e la sapidità marcata accompagnato da un’avvolgenza iniziale.
    La base è ideale per accompagnare i piatti della cucina a base di pesce di lago, come un’insalata di lenticchie con trota affumicata, mentre la Riserva la possiamo consigliare anche con formaggi come la toma piemontese o una fontina.

    Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell'autrice
    Cantina Corte Anna, autentico viaggio degustativo 2024, foto dell’autrice

    A questo punto non vi rimane che testare gli abbinamenti suggeriti e provarne anche altri!
    Buona degustazione e Buon Appetito!

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito cantina: https://corteanna.com/

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Podere dell’Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità

    Podere dell’Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità

    Viaggi, vacanze e visite di qualità con vini da assaggiare

    Di Adriano Guerri

    Dopo svariati incontri avvenuti in diverse kermesse enoiche, lunghe e piacevoli chiacchierate tra assaggi di vini con Fabrizio Forconi di Podere dell’ Anselmo è giunto finalmente il giorno della mia seconda visita in azienda.

    Podere dell'Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell'autore, i Vigneti
    Podere dell’Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell’autore, i Vigneti

    La visita in cantina, prima in zona di vinificazione e poi di affinamento ha anticipato uno squisito pranzo servito nella panoramica terrazza del ristorante con abbinamento e degustazione dei capolavori di Podere dell’Anselmo.

    Il podere dell’Anselmo è posto tra le dolci colline di Montespertoli, e nelle vicinanze del capoluogo toscano. Un luogo di straordinaria bellezza, immerso nel cuore del Chianti, in un piccolo borgo che è stato di recente restaurato, tra la natura di accurati filari di vigne, piante di olivo, cipressi, bosco, antichi e imponenti castelli. Oggi è di proprietà di Fabrizio Forconi, il quale dopo aver ottenuto la laurea in ingegneria, decise di occuparsi dell’azienda di famiglia, già avviata dal nonno agli inizi del 19° secolo.

    Podere dell'Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell'autore, il Podere, ingresso
    Podere dell’Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell’autore, il Podere, ingresso

    Le varietà allevate in vigna sono prevalentemente autoctone e seguono i dettami dell’agricoltura biologica e biodinamica. Questi sono i vitigni primariamente coltivati: Sangiovese, Colorino, Cabernet Sauvignon, Malvasia del Chianti, Vermentino e Sauvignon. La raccolta delle uve completamente di proprietà avviene rigorosamente a mano.

    Podere dell'Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell'autore, la cantina
    Podere dell’Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell’autore, la cantina

    La superficie vitata si attesta su oltre 24 ettari ad altimetrie che si aggirano intorno ai 120 metri s.l.m. su terreni argillosi, calcarei e ricchi di minerali. La cantina è moderna e vanta attrezzature evolute che con l’arrivo di uve sane e la sapiente conoscenza di Fabrizio ed i suoi collaboratori e con la consulenza dell’esperto enologo Fabio Signorini danno origine a vini di eccellente qualità.

    Oltre alla cantina, Podere dell’Anselmo vanta un agriturismo con appartamenti raffinatamente restaurati e mette a disposizione un ristorante, con preparazioni di prodotti locali, una piscina e vi è la possibilità di fare lunghe e piacevoli passeggiate sia a cavallo sia in mountain bike nell’incantevole campagna toscana.

    Podere dell'Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell'autore, i vini in degustazione
    Podere dell’Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell’autore, i vini in degustazione

    Note degustative dei vini:

    Anselmino Toscana Igt 2023 – Sauvignon Blanc – Giallo Paglierino con sfumature dorate, emana sentori di ananas e frutta esotica in genere, al gusto è piacevolmente fresco, sapido, suadente e dotato di una lunga persistenza aromatica.

    Terre di Bracciatica BiancoToscana Igt 2023 – Vermentino – Giallo paglierino luminoso con riflessi che virano sul dorato, sprigiona sentori di biancospino, pesca, mango e papaya, su scia agrumata, il sorso è vibrante e saporito.

    Marea BiancoToscana Igt 2023 – Malvasia del Chianti – Giallo dorato luminoso, al naso giungono sentori di mela, ananas e pompelmo, al palato è piacevolmente fresco e leggiadro, il sorso rimane in bocca a lungo.

    Chianti Montespertoli Docg 2022 – Sangiovese – Rosso rubino trasparente, rivela sentori di viola mammola, ciliegia, lampone e sottobosco, al palato è setoso, avvolgente e dotato di una buona piacevolezza di beva.

    Terre di Bracciatica Rosso Toscana Igt 2018 – Sangiovese e complementari – Rosso rubino intenso, al naso arrivano sentori di ciliegia, lamponi, prugna e spezie dolci, al palato è generoso, pieno ed armonico.

    Era ora Rosso Toscana Igt 2018 – Sangiovese 100% – Rosso granato intenso, emana note di mora, prugna, pepe nero e nuances mentolate, al palato è rotondo con tannini nobili e coerente.

    Pax Rosso Toscana Igt 2016 – Colorino – Rosso granato intenso, sprigiona sentori di amarena, sottobosco, vaniglia e polvere di cacao, gusto pieno ed appagante, sorso accattivante e duraturo.

    Per concludere vorrei ringraziare Fabrizio ed i suoi collaboratori per la gentile accoglienza, la disponibilità ed il tempo a me dedicato.

    Podere dell'Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell'autore, le botti di piccole dimensioni
    Podere dell’Anselmo 2024, visita e degustazione di qualità, foto dell’autore, le botti di piccole dimensioni
    Informazioni

    Agriturismo Podere Dell’Anselmo
    Via Panfi Anselmo, 12
    50025 Montespertoli FI

    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance
    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance

    Sito di riferimento: https://www.poderedellanselmo.it

    Blog autore: https://cloudwine9.com/

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

    Botte di piccole dimensioni

  • La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024

    2024 ALBANIA: LA KANTINA BALAJ E IL PROGETTO SEB WINERY (1 PARTE)

    di Cristina Santini

    Sebbene non sia ampiamente conosciuta a livello internazionale come altre nazioni vinicole, l’Albania vanta in realtà una delle più antiche tradizioni di produzione del vino al mondo, risalente addirittura all’età del bronzo, circa 3.000 anni fa.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Situata nell’antica regione degli Illiri, il territorio ha ospitato un fiorente settore vitivinicolo già molto prima dell’espansione dell’Impero Romano, il quale contribuì ulteriormente alla sua crescita e sviluppo. Tuttavia, durante i lunghi secoli di dominio ottomano, questo importante comparto produttivo subì un drastico declino, dovendo attendere la dichiarazione di indipendenza del 1912 per poter conoscere una vera e propria rinascita, con un incremento della superficie vitata che arrivò a toccare i 15.000 ettari. Nonostante ciò, nel corso della sua storia millenaria, il Paese ha dovuto affrontare numerose alterne vicende che hanno portato il settore enologico a sperimentare più volte momenti di recessione e crisi, prima di riuscire a risollevarsi e riaffermarsi come una delle nazioni vinicole più antiche dell’intero Vecchio Continente.

    Nel 1933, la devastante epidemia di fillossera ha gravemente danneggiato i vigneti di gran parte del mondo, compresa l’Albania. L’industria è stata messa in ginocchio, con interi appezzamenti di vigneti spazzati via. Poi, all’indomani della seconda guerra mondiale, seguì un lungo periodo di ripresa e crescita, mentre il paese lavorava per ricostruire le sue capacità di produzione vinicola.

    E’ stato solo con la parziale privatizzazione delle proprietà terriere in seguito alla caduta del regime di Enver Hoxha che l’industria vinicola ha potuto riguadagnare la sua posizione e iniziare a riaffermare il suo ruolo. Oggi l’Albania vanta oltre 26.000 ettari di vigneti e il settore è tornato a essere in ascesa.
    Questa rinascita è dovuta in gran parte a un afflusso di investimenti esteri e al sostegno dei programmi di finanziamento dell’Unione Europea.
    Tuttavia, forse il fattore più importante è l’immenso orgoglio e la determinazione del popolo albanese nel valorizzare le caratteristiche del proprio terroir attraverso la produzione di vini di grande qualità. Il futuro della viticoltura appare luminoso, poiché questo settore resiliente continua a risorgere dalle sfide del passato.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Oggi la sfida più importante è quella di convincere i ristoranti e gli alberghi albanesi a proporre i vini locali.
    Circa una trentina sono le cantine che producono vino, molte delle quali gestite da imprenditori albanesi che hanno avuto l’opportunità di studiare e fare stage in diverse parti d’Italia. Forti di questa preziosa esperienza maturata all’estero, questi giovani viticoltori stanno ora mettendo in pratica le loro competenze per dar vita a vini autenticamente albanesi, che riflettono la ricchezza e la diversità dei terroir locali.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Una di queste realtà di successo è la Kantina Balaj di Mifol, nel Distretto di Valona, che abbiamo avuto il piacere di visitare durante il nostro soggiorno estivo in questa meravigliosa terra dalle mille sfaccettature. Qui abbiamo apprezzato da vicino l’impegno e la passione di un vignaiolo determinato a valorizzare il patrimonio enologico del suo Paese e a farlo conoscere e apprezzare non solo sul suo territorio ma anche fuori dai confini nazionali.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Artan Balaj ci racconta che dopo 17 anni in Italia è tornato in Albania per avviare quello che è sempre stato il suo sogno: fare vino nella sua Patria. “Quando ero in Italia avevo già la convinzione di avere una grande terra, tutte le premesse che avevo in mente sono divenute realtà con grandi risultati direi. Il nostro lavoro, facendo biologico e naturale, ha portato a grandi sfide ma anche a grandi soddisfazioni. Ci dà tanta speranza per continuare su questa strada, penso che con la natura che ci circonda e il territorio che abbiamo ci aspettano grandi cose in futuro.”

    Ad un certo punto della storia, nel 2021 nasce il progetto SEB winery – Vlore, insieme a Vincenzo Vitale di Ais Club Albania e Daniela, guidato dal sogno di produrre vini che ricordino il passato.

    Vincenzo ci racconta il progetto: “Stiamo cercando di fare una linea di vini per il mercato internazionale, quindi un pò per tutta l’Europa, compresi i Paesi asiatici e gli Stati Uniti. Siamo pronti, abbiamo fatto delle degustazioni per vedere se il vino può piacere. Abbiamo portato avanti questo lavoro non perché i vini della Cantina Balaj non siano buoni.

    I vini di questa cantina hanno una territorialità, una produzione locale che rispetta il gusto degli albanesi legato soprattutto ad un’alcolicità importante, a vini complessi, strutturati, tannici, per cui Artan ha costruito la Cantina per vendere in Albania questa tipologia di vini. Quando poi ha cominciato a capire che ci poteva essere un mercato all’estero e ho cominciato ad insistere, sono subentrato facendo un piccolo investimento cercando di portare avanti il progetto Seb al di fuori dell’Albania con varietà esclusivamente autoctone, ma soprattutto con vini più facili da bere, più gastronomici, con un tannino non troppo invadente, con una grande freschezza perché il vino in qualche modo deve rinfrescare la bocca, con un corpo medio. Insomma vini che vanno bene a livello gastronomico con diversi piatti.”

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Difatti, la sera successiva alla nostra visita, abbiamo partecipato all’evento-cena organizzato dalla Cantina Balaj e Seb Winery con il Ristorante Bujar di Valona, di cui vi parlerò nella seconda puntata, dove abbiamo avuto la certezza di quanto appena descritto: vini freschi, di bassa alcolicità, versatili e rossi di 12,5/13 gradi abbinati piacevolmente al pesce. Quindi l’idea è quella di arrivare alla maggior versatilità con prodotti di bassa alcolicità dai risultati soddisfacenti come abbiamo potuto appurare.

    Ma facciamo un passo indietro.

    La Cantina di produzione si trova all’interno di un tunnel, un tempo abbandonato e ristrutturato negli anni da Artan, scavato dagli italiani nel 1928 e utilizzato per far passare il treno che trasportava la ghiaia dal fiume. La temperatura costante di 12°C tutto l’anno al suo interno è una sfida significativa, soprattutto per i vini naturali, data la posizione remota della galleria rispetto alla residenza e la mancanza di controllo delle temperature. Ci troviamo in un’azienda che produce 20000 bottiglie l’anno in dieci etichette dai disegni veramente accattivanti.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, cantina
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, cantina

    I sette ettari di vigneti, dislocati in vari punti sulle colline di fronte alla baia di Valona, a due passi dal mare Adriatico e dalle splendide saline naturali, affondano le radici in terreni di origine alluvionale, sabbiosi e ciottolosi.
    Alcune di queste piante sono ancora allevate ad alberello con delle rese bassissime, tra i 20 e i 40 quintali per ettaro.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne

    Durante la nostra visita, abbiamo avuto a disposizione una vasta gamma di campioni provenienti da diversi affinamenti che ci hanno lasciato molto colpiti dall’eccezionale lavoro svolto qui. In prima linea c’e lo Shesh i bardhe, un vitigno autoctono a bacca bianca che è il più coltivato nell’Albania centrale, originario del villaggio di Shesh vicino a Ndroqi, nella periferia della capitale Tirana.

    Quest’uva così versatile mostra una notevole acidità e potenziale di invecchiamento, favorevole all’impiego di una vasta gamma di tecniche per esaltarne la piena espressione, dalle lunghe macerazioni sulle bucce alla maturazione in una varietà di recipienti tra cui acciaio, cemento, anfora e rovere.
    Abbiamo avuto la fortuna di degustare l’intero spettro delle interpretazioni di questo vitigno, che ci hanno offerto una prospettiva unica, che si trattasse della mineralità tesa della versione non invecchiata, della sontuosa consistenza impartita dal tempo passato in anfora o della complessa stratificazione di sapori ottenuta attraverso l’uso giudizioso del rovere francese.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne

    Oltre al fiore all’occhiello Shesh i bardhe, abbiamo anche assaggiato una serie di altri vitigni autoctoni e internazionali che hanno ulteriormente messo in mostra la diversità del patrimonio viticolo albanese. È stato entusiasmante approfondire questo interessante programma enologico e assistere in prima persona alla passione e all’abilità che si celano in ogni bottiglia.

    Di seguito, raccontiamo un breve riepilogo di tutti i calici degustati. Per quanto fosse necessario menzionarne solo alcuni, abbiamo ritenuto doveroso descrivervi ognuno di essi, poiché abbiamo voluto evidenziare la loro eccellente qualità e il notevole impegno profuso in questi anni.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Lagune 2023 è l’autentica espressione del territorio miscelando tre vitigni: Shesh i Bardhë, Debinë bianca di Përmet e Pulës di Berat, le cui uve sono allevate intorno alla cantina di Mifol.
    Questo vino è realizzato senza l’aggiunta di solforosa e con un processo di fermentazione spontaneo, rinunciando alla filtrazione e optando per un periodo di maturazione per ora di tre mesi in vasche di cemento appositamente progettate. Questi recipienti presentano un interno a forma di uovo che crea un delicato vortice circolare, imitando il processo naturale del batonnage. Le pareti lisce dei serbatoi riducono al minimo l’attrito, consentendo al vino di invecchiare con grazia e sviluppare un profilo complesso e stratificato.

    Sia all’olfatto che al palato, presenta un’abbondanza di frutta candita e spezie coltivate in montagna, con una gradazione alcolica di 12% e un’acidità vibrante e purificante che persiste a lungo dopo ogni sorso. La natura tonica e persistente del vino evoca l’aroma fresco e maturo dell’albicocca, invitando ad assaporare ogni sfumatura e ad apprezzare la meticolosa attenzione ai dettagli.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Shesh i Bardhe 2023 rappresenta un allontanamento significativo dall’offerta dell’anno precedente. Mentre l’edizione 2022 prevedeva un periodo di macerazione prolungato di 40 giorni e una gradazione alcolica più elevata (ne parleremo nel prossimo articolo in abbinamento al cibo), la versione 2023 adotta un approccio nettamente diverso.

    Il tempo di macerazione è molto più breve, di soli 20 giorni, con conseguente riduzione del livello alcolico del 12%, una differenza immediatamente evidente e di grande impatto. Il profilo è più fresco e vibrante, con sapori di frutta che assumono un carattere più leggero, dalle note di erbe di montagna e fiori di camomilla che aggiungono una delicata complessità aromatica, completando l’ampia e ricca struttura e la vivace acidità del vino.
    Questa interazione di freschezza, fruttato e presenza materica crea un’esperienza di consumo assolutamente piacevole, rendendo lo Shesh i Bardhe 2023 un’opzione altamente versatile, adatta sia per sorseggiare un aperitivo che per accompagnare piatti di carne più sostanziosi.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione

    Shesh i Bardhe “Orange” 2022 è un orange wine davvero straordinario che viene sottoposto a un meticoloso processo di macerazione di 30 giorni sulle bucce, conferendogli una profondità di sapore e aroma per poi affinare 12 mesi in anfora. Al naso è profondamente espressivo, ricco di un bouquet di seducenti note terziarie che evocano un senso di raffinatezza.

    La sua impressionante freschezza ed il suo equilibrio sono la testimonianza della mano esperta. Possiede una seducente qualità balsamica che danza sul palato, fornendo un seducente gioco di sapori. Nonostante la sua gradazione alcolica di 14,5%, l’alcol si integra perfettamente, senza mai sovrastare le delicate sfumature del vino. In bocca è ampio e generoso, con una notevole struttura in grado di reggere il confronto con carni rosse o formaggi complessi.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione

    In un ameno colpo di scena, Vincenzo, Artan e Daniela ci portano all’esterno per farci degustare un tesoro sepolto nella terra, un Orange 2022 che riposa in grandi damigiane scolme per una ventina di centimetri. Questa tecnica unica conferisce sottili note di ossidazione che aggiungono un ulteriore strato di complessità al vino, elevandolo a nuove vette di eccellenza. La tonalità dorata risultante, simile al miele, è una rappresentazione visiva della profondità e del suo carattere. Questo è un vino che chiede di essere assaporato e apprezzato per il capolavoro che è.

    Dall’anfora alle damigiane interrate, lo Shesh i Bardhë viene anche lasciato riposare da ben 17 anni in barriques molto usate, infondendo complessità e profondità sorprendenti. Un connubio di note intense e avvolgenti di creme caramel, fieno secco e vaniglia tostata che crea un bouquet olfattivo estremamente elegante e intrigante.

    Ciò che rende ancora più affascinante questo vino è il processo di lavorazione perpetuo, in cui si preleva un po’ di vino e si integra con del nuovo, creando così una specie di “rabbocco perpetuo” che, da un lato, mescola le annate e, dall’altro, si carica di tutte le sostanze organolettiche cedute dalla botte, favorendo una perfetta integrazione degli aromi e una struttura tannica morbida e setosa. Il risultato finale è un calice da meditazione, in grado di regalare un’esperienza sensoriale profonda e avvolgente, ideale per essere degustato e apprezzato con calma e attenzione. Questa è la magia di un vino pensato per durare in eterno.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Con una composizione di 50% Kallmet, 35% Shesh i Zi e 15% Vlosh, Sason 2023 offre armoniose e prominenti note di rosa canina, evocando le immagini di un rigoglioso giardino in fiore. Intrecciati sono sentori di erbe balsamiche, che conferiscono una complessità rilassante e terrosa che bilancia il profilo del vino. Mentre bevi un sorso, i sapori di frutta matura prendono vita, avvolgendo il palato in un abbraccio succulento. La bocca ampia ed espansiva invita ad assaporare ogni momento, incoraggiando a gustarlo fresco per il massimo ristoro. È un vino che affascina fin dalla prima mescita con un’esperienza di bevuta immediata e gratificante, accessibile e sofisticata. Ideale sia abbinato a un pasto leggero o sorseggiato da solo.

    Il Plaku 2023 è un vino rosso dalla gradazione alcolica di 12,5% che raggiunge un equilibrio armonico, non travolge ma nemmeno delude il palato. L’assemblaggio è una sinfonia di varietà, con oltre il 50% di Shesh i Zi, il 25% di Vlosh e una minoranza di uve Cabernet, tutte vinificate separatamente per preservare le loro caratteristiche uniche. La cuvée risultante viene poi assemblata in recipienti di cemento, dove subisce un processo di maturazione di 12 mesi, seguito da un breve periodo in acciaio inox prima dell’imbottigliamento.

    A partire dal 2024, verrà utilizzato esclusivamente il cemento, evitando l’uso di botti di rovere. Come afferma giustamente Artan, l’influenza del legno è ora considerata obsoleta, permettendo alla vera essenza del terroir di risplendere senza ostacoli. Il naso è intenso e profondamente aromatico, ricco di note di ribes nero, bitume e un mellifluo sottofondo minerale. L’acidità è notevolmente fresca e veemente, mentre i tannini sono morbidi ed elastici, creando un’esperienza di beva immediata e allettante. Incarna uno stile intrinsecamente moderno, ma saldamente radicato nelle tradizioni e nel terroir delle sue origini.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Al contrario il Plaku 2022 matura in grandi botti di castagno di terzo passaggio concedendogli un carattere distintivo.
    Il vino assume profumi combinati di fichi, frutta secca e bacche rosse, mentre l’aggiunta di carruba conferisce una qualità terrosa, quasi radicale. L’elevata acidità fornisce una spina dorsale rinfrescante, bilanciando i tannini setosi e vellutati.
    Questa intricata combinazione di sapori e consistenze crea un’esperienza di consumo davvero ipnotica, con ogni sorso che rivela nuove dimensioni di questa straordinaria annata. In questo caso, siamo un pò contrari all’abbandono del legno.

    Il Vlosh 2022 attira subito l’attenzione. Ha un profilo strutturato e corposo e un’impressionante gradazione alcolica che si aggira intorno ai 15,3%. Al naso, aromi palpitanti di fragola fresca e uva sultanina carnosa avvolgono i sensi, suggerendo la profondità e la complessità a venire. La maggior parte delle viti utilizzate per la produzione di questo vino sono ancora allevate con il metodo tradizionale dell’alberello, che conferisce una qualità elegante e artigianale al prodotto finito.

    Quando il vino si apre nel bicchiere, rivela un palato sontuoso e dalle spalle larghe, ricco di sapori di frutta matura, quasi gommosi che ricoprono la lingua di una ricchezza vellutata. La struttura e l’intensità complessiva di questo grande vino da agnello mostrano un grande senso di peso e sostanza che persiste a lungo dopo ogni sorso. Una miscela armoniosa di potenza, finezza e puro piacere sensoriale.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Per il Merlot, l’annata 2022 è stata una delle più belle della memoria recente per questo celebre vitigno, con le uve provenienti dal pionieristico vigneto Balian che è stato piantato per la prima volta nel 2010. Purtroppo, le viti originali di questo prezioso appezzamento hanno ceduto alle malattie, rendendo necessario un reimpianto con la resistente uva Vlosh. Eppure questa avversità è servita solo ad aumentare l’eccezionale qualità del vino che ne è derivato.

    Al naso è un bouquet inebriante di violette, bacche scure e spezie sottili. Alla beva è a dir poco corposo con una perfetta integrazione di tannini maturi e setosi che forniscono struttura senza astringenza.
    C’è una notevole profondità e concentrazione in questo Merlot, che trasmette un profondo senso del luogo, ma rimane elegante ed equilibrato, i sapori di frutta matura si estendono fino a un finale lungo e appagante. E’ un vino che cattura i sensi, una vera testimonianza della resilienza di questo vigneto.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Il Caberlot 2022 è un rosso complesso che stuzzica i sensi. Al primo naso, l’aroma è profondo e provocante, evocando il profumo ricco e confetturato delle prugne secche mescolato alle note di cioccolato fondente. Man mano che il vino si apre, i tannini diventano più pronunciati, creando una sensazione di secchezza al palato che è comunque raffinata ed elegante, piuttosto che aspra o astringente. Questo è un vino, dal grande potenziale di invecchiamento, che implora di essere abbinato a piatti sostanziosi e saporiti, il tipo audace che può resistere alla ricchezza di una bistecca succosa o all’umami saporito di un pezzo di selvaggina ben scottato.

    In chiusura vi raccontiamo il Syrah 2022 che è stato meticolosamente invecchiato in acciaio, cedendo purezza e vivacità al suo profilo. Quando portiamo il bicchiere al naso, l’aroma ci avvolge, rivelando note terrose di muschio e sottobosco, a testimonianza del legame del vino con la terra. Al palato, attira l’attenzione la sua gradazione alcolica che supera i 15%, creando una presenza audace e assertiva.

    I sapori di grafite e carruba danzano sulla lingua, intrecciandosi con l’essenza distinta del torso di banana matura, aggiungendo strati di complessità e intrigo. È un calice che invita alla contemplazione, coinvolgendo il bevitore ad assaporare ogni sorso e a scoprire la miriade di sensazioni che ha da offrire.

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

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  • Pasta Mancini 2024, splendido grano duro di semola, Marche

    Pasta Mancini 2024, splendido grano duro di semola, Marche

    La Pasta Mancini delle Marche: Un Viaggio tra Tradizione, Cultura e Sapore

    di Carol Agostini

     

    Nel cuore delle Marche, una regione del centro Italia ricca di storia, cultura e paesaggi mozzafiato, nasce una delle eccellenze culinarie più apprezzate: la Pasta Mancini. Questa pasta, prodotta con amore e maestria, rappresenta non solo un prodotto gastronomico di altissima qualità, ma anche un ponte tra tradizione e innovazione, un legame forte con il territorio e le sue tradizioni.

    Le Marche, una regione incastonata tra l’Adriatico e gli Appennini, è caratterizzata da una straordinaria varietà di paesaggi. Dalle dolci colline coperte di vigneti e uliveti, ai pittoreschi borghi medievali, fino alle spiagge dorate e alle scogliere frastagliate della costa adriatica. Questo territorio, ricco di risorse naturali, ha sempre favorito un’agricoltura di qualità, tra cui spicca la coltivazione del grano duro, materia prima essenziale per la produzione della pasta.

     

    Pasta Mancini 2024, splendido grano duro di semola, Marche, foto di Carol Agostini
    Pasta Mancini 2024, splendido grano duro di semola, Marche, foto di Carol Agostini

     

    La Produzione della Pasta nelle Marche

    La tradizione pastaia nelle Marche è antica e radicata. La regione vanta numerosi pastifici artigianali che utilizzano grani locali e seguono metodi di lavorazione tramandati di generazione in generazione. Tra questi, la Pasta Mancini è diventata un simbolo di eccellenza. Fondata nel 1940, l’azienda ha saputo coniugare la tradizione con l’innovazione, utilizzando tecniche di coltivazione e lavorazione rispettose dell’ambiente e della qualità del prodotto finale.

    Il Processo Produttivo

    La produzione della Pasta Mancini inizia con la selezione delle migliori varietà di grano duro, coltivato direttamente nei campi di proprietà dell’azienda. Il grano viene poi macinato in mulini locali, garantendo una farina pura e di alta qualità. La lavorazione avviene seguendo metodi artigianali, con l’impiego di trafile in bronzo che conferiscono alla pasta la sua caratteristica rugosità, ideale per trattenere i condimenti. L’essiccazione avviene lentamente, a bassa temperatura, per preservare le proprietà organolettiche e nutrizionali del prodotto.

    Le Marche sono una destinazione turistica affascinante, capace di offrire esperienze uniche tra cultura, natura e gastronomia. Il turismo enogastronomico è in crescita, con sempre più visitatori attratti dai sapori autentici e dalle tradizioni culinarie locali.

    Pasta Mancini 2024, splendido grano duro di semola, Marche, foto di Carol Agostini
    Pasta Mancini 2024, splendido grano duro di semola, Marche, foto di Carol Agostini

    Ricette Tradizionali Marchigiane

    La cucina marchigiana è ricca e variegata, con piatti che rispecchiano la diversità del territorio. Ecco alcune ricette tradizionali che valorizzano la Pasta Mancini:

    1. Vincisgrassi

    I vincisgrassi sono una sorta di lasagna tipica delle Marche, preparata con strati di pasta all’uovo, ragù di carne, besciamella e parmigiano. Ecco la ricetta:

    Ingredienti:

    • 500 g di pasta all’uovo
    • 400 g di carne macinata (manzo e maiale)
    • 1 cipolla, 1 carota, 1 gambo di sedano
    • 500 ml di passata di pomodoro
    • 500 ml di besciamella
    • Parmigiano Reggiano grattugiato
    • Olio extravergine d’oliva, sale, pepe, noce moscata

    Procedimento:

    1. Preparare il ragù facendo soffriggere cipolla, carota e sedano tritati in olio d’oliva.
    2. Aggiungere la carne macinata e farla rosolare.
    3. Unire la passata di pomodoro, salare, pepare e cuocere a fuoco lento per almeno un’ora.
    4. Preparare la besciamella e condirla con sale, pepe e noce moscata.
    5. Cuocere la pasta all’uovo in acqua bollente salata, poi raffreddarla in acqua fredda e asciugarla.
    6. In una teglia, alternare strati di pasta, ragù, besciamella e parmigiano.
    7. Cuocere in forno a 180°C per circa 30 minuti.

    2. Brodetto di Pesce

    Il brodetto è una zuppa di pesce tipica della costa adriatica, preparata con varie specie di pesce fresco.

    Ingredienti:

    • 1 kg di pesce misto (scorfano, gallinella, triglie, cozze, vongole)
    • 1 cipolla, 2 spicchi d’aglio, 1 peperoncino
    • 500 g di pomodori pelati
    • 1 bicchiere di vino bianco
    • Olio extravergine d’oliva, sale, pepe, prezzemolo

    Procedimento:

    1. Soffriggere cipolla e aglio tritati in olio d’oliva.
    2. Aggiungere il peperoncino e i pomodori pelati, cuocere per 10 minuti.
    3. Unire il pesce e sfumare con il vino bianco.
    4. Cuocere a fuoco medio per circa 20 minuti, aggiustando di sale e pepe.
    5. Spolverare con prezzemolo fresco tritato e servire con crostini di pane.
    Pasta Mancini 2024, splendido grano duro di semola, Marche, foto di Carol Agostini
    Pasta Mancini 2024, splendido grano duro di semola, Marche, foto di Carol Agostini

    3. Maccheroncini di Campofilone

    I Maccheroncini di Campofilone sono un formato di pasta all’uovo tipico delle Marche, conosciuto per la sua sottigliezza e delicatezza.

    Ingredienti:

    • 400 g di farina
    • 4 uova
    • 1 pizzico di sale

    Procedimento:

    1. Disporre la farina a fontana su una spianatoia e rompere al centro le uova.
    2. Aggiungere un pizzico di sale e impastare fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo.
    3. Lasciar riposare l’impasto avvolto in pellicola trasparente per circa 30 minuti.
    4. Stendere la pasta con un mattarello fino ad ottenere una sfoglia molto sottile.
    5. Tagliare la sfoglia in strisce sottilissime e lasciarle asciugare per circa un’ora.
    6. Cuocere i maccheroncini in abbondante acqua salata per pochi minuti e condirli a piacere.

    Suggerimento di Condimento per i Maccheroncini di Campofilone: Ragù Marchigiano

    Ingredienti:

    • 300 g di carne macinata (manzo e maiale)
    • 1 cipolla, 1 carota, 1 gambo di sedano
    • 500 ml di passata di pomodoro
    • 1 bicchiere di vino rosso
    • Olio extravergine d’oliva, sale, pepe

    Procedimento:

    1. Soffriggere cipolla, carota e sedano tritati in olio d’oliva.
    2. Aggiungere la carne macinata e farla rosolare.
    3. Sfumare con il vino rosso e lasciar evaporare.
    4. Unire la passata di pomodoro, salare, pepare e cuocere a fuoco lento per almeno 1 ora.
    5. Condire i maccheroncini di Campofilone con il ragù e servire con una spolverata di parmigiano.
    Pasta Mancini 2024, splendido grano duro di semola, Marche, foto di Carol Agostini
    Pasta Mancini 2024, splendido grano duro di semola, Marche, foto di Carol Agostini

    Questa regione vanta una storia millenaria, testimoniata dai numerosi siti archeologici, castelli, chiese e borghi medievali. La regione ha dato i natali a grandi artisti come Raffaello Sanzio, uno dei maestri del Rinascimento, e Gioachino Rossini, celebre compositore.

    Pasta Mancini 2024, splendido grano duro di semola, Marche, foto di Andrea Longhini, gli studenti dell'Ipsia di Asiago
    Pasta Mancini 2024, splendido grano duro di semola, Marche, foto di Andrea Longhini, gli studenti dell’Ipsia di Asiago
    Bellezze Monumentali e Artistiche

    Tra le bellezze monumentali delle Marche, spiccano le Grotte di Frasassi, uno dei complessi carsici più grandi e affascinanti d’Europa. Non meno importanti sono la Basilica della Santa Casa di Loreto, meta di pellegrinaggio, e il Palazzo Ducale di Urbino, capolavoro del Rinascimento e patrimonio dell’UNESCO.

    Il Mare e la Pesca

    La costa marchigiana, lunga oltre 170 chilometri, è caratterizzata da spiagge sabbiose e acque cristalline. La pesca è una delle attività economiche principali della regione, con numerosi porti pescherecci attivi. Il pesce fresco è alla base di molti piatti tradizionali, come il già citato brodetto.

    Pasta Mancini 2024, splendido grano duro di semola, Marche, foto di Andrea Longhini, gli studenti dell'Ipsia di Asiago
    Pasta Mancini 2024, splendido grano duro di semola, Marche, foto di Andrea Longhini, gli studenti dell’Ipsia di Asiago

    La Pasta Mancini è molto più di un semplice alimento: è un simbolo della ricchezza culturale e gastronomica delle Marche. Attraverso la sua produzione, si tramandano tradizioni secolari e si promuove il territorio, rendendolo una meta sempre più ambita per i turisti di tutto il mondo. Con una storia così ricca e un futuro promettente, la Pasta Mancini continuerà a rappresentare l’eccellenza marchigiana nel panorama culinario internazionale.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/  

    https://www.papillae.it/

    Sito pastificio: https://www.pastamancini.com/

  • Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024

    Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024

    Gli Agrumi di Sicilia: Un Viaggio Tra Arte, Storia e Pittoresche Tradizioni, passando per Lumì il succo di limone al naturale

    di Carol Agostini

    La Sicilia, con la sua storia millenaria e la sua cultura ricca e variegata, ha sempre avuto un legame speciale con gli agrumi. Questi frutti non sono solo una componente essenziale dell’economia locale, ma rappresentano anche una fonte d’ispirazione artistica e culturale. Dalle opere d’arte alle tradizioni popolari, gli agrumi di Sicilia sono simboli di prosperità, bellezza e vitalità.

    Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024, foto di Carol Agostini
    Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024, foto di Carol Agostini

    Un Patrimonio Storico Millenario

    Gli agrumi sono stati introdotti in Sicilia dagli Arabi nel IX secolo. Le prime coltivazioni di aranci e limoni trovarono terreno fertile nell’isola grazie al clima mediterraneo favorevole e ai terreni vulcanici ricchi di minerali. Gli Arabi non solo portarono con sé questi frutti, ma anche avanzate tecniche di irrigazione che permisero alla coltivazione degli agrumi di prosperare.

    Durante il periodo normanno e successivamente sotto la dominazione sveva e aragonese, la coltivazione degli agrumi continuò a crescere e a perfezionarsi. Il Rinascimento vide un ulteriore sviluppo della produzione agrumicola, con i giardini dei nobili che si riempivano di piante di aranci e limoni, simboli di ricchezza e potere.

    Gli agrumi di Sicilia hanno ispirato numerosi artisti nel corso dei secoli. Le loro forme perfette, i colori vivaci e il profumo inebriante hanno trovato spazio in molte opere d’arte, dai dipinti ai mosaici. In particolare, il Barocco siciliano, con la sua predilezione per i dettagli e l’opulenza, ha spesso utilizzato motivi agrumicoli per decorare chiese, palazzi e ville.

    Uno degli esempi più celebri è il mosaico della Cappella Palatina di Palermo, dove aranci e limoni sono rappresentati in scene di vita quotidiana e allegorie religiose. Anche nei dipinti di artisti come Renato Guttuso, gli agrumi diventano protagonisti, simboli di una Sicilia rurale e autentica, intrisa di luce e colori.

    Le tradizioni legate agli agrumi in Sicilia sono numerose e pittoresche. Le festività religiose e popolari spesso vedono gli agrumi come elementi centrali delle celebrazioni. Durante la festa di Sant’Agata a Catania, ad esempio, le strade sono adornate con arance e limoni, e i dolci tipici come le cassate e i cannoli sono arricchiti con scorzette di agrumi canditi.

    A Palermo, durante la festa di Santa Rosalia, gli agrumi vengono utilizzati per decorare i carri che sfilano in processione, creando un’esplosione di colori e profumi. Queste tradizioni non solo celebrano la religione e la cultura locale, ma sottolineano anche l’importanza degli agrumi nella vita quotidiana dei siciliani.

    I giardini storici della Sicilia sono veri e propri tesori botanici, dove gli agrumi sono spesso protagonisti. Il Giardino della Kolymbethra, nella Valle dei Templi ad Agrigento, è un esempio perfetto di come gli antichi agrumeti siano stati integrati in contesti archeologici. Qui, tra ulivi secolari e mandorli in fiore, aranci e limoni crescono rigogliosi, offrendo ai visitatori uno spettacolo di rara bellezza.

    Il Giardino Bellini a Catania e il Giardino Garibaldi a Palermo sono altri esempi di come gli agrumi siano parte integrante dei paesaggi urbani siciliani. Questi parchi, con i loro viali ombreggiati e le fontane zampillanti, sono luoghi di relax e contemplazione, dove il profumo degli agrumi si mescola con quello dei fiori.

    Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024, foto di Carol Agostini
    Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024, foto di Carol Agostini

    Gastronomia e Tradizione

    La cucina siciliana fa largo uso degli agrumi, non solo come frutta fresca ma anche come ingredienti per piatti dolci e salati. I limoni e le arance sono spesso utilizzati per marinare il pesce, insaporire le insalate e preparare deliziosi dolci come le granite e i sorbetti.

    Il limoncello, un liquore a base di limoni, è un altro prodotto tipico che racchiude in sé il sapore intenso e rinfrescante dei limoni siciliani. Anche le marmellate di arance e i dolci a base di pasta di mandorle e scorze di agrumi sono prelibatezze che raccontano la storia e la cultura dell’isola.

    Gli agrumi di Sicilia sono molto più che semplici frutti; sono un simbolo della storia, dell’arte e della cultura di un’isola che ha saputo fare di questi prodotti naturali un elemento distintivo del proprio patrimonio. Dalle antiche coltivazioni arabe alle moderne tecniche di produzione, dagli affreschi barocchi alle festività popolari, gli agrumi rappresentano un legame profondo tra la terra e il popolo siciliano.

    In ogni arancia, in ogni limone, si può assaporare un pezzo di storia e di cultura, un frammento di una terra che ha sempre saputo valorizzare le proprie risorse naturali e trasformarle in opere d’arte viventi. Gli agrumi di Sicilia continuano a essere un emblema di questa straordinaria isola, un tesoro da preservare e celebrare.

    Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024, foto di Carol Agostini
    Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024, foto di Carol Agostini

    Il Succo di Limone al Naturale Lumì del Gruppo Villari: Tradizione e Innovazione Siciliana

    Il succo di limone al naturale Lumì del Gruppo Villari rappresenta una perfetta fusione tra tradizione e innovazione. Questo prodotto nasce nel cuore della Sicilia, una terra rinomata per i suoi agrumi, e si distingue per la sua qualità eccellente e per il suo impegno a mantenere vive le tradizioni agricole locali. In questo articolo esploreremo le caratteristiche del succo Lumì, il contesto storico e culturale degli agrumi siciliani, il mercato degli agrumi della Sicilia e alcune ricette tradizionali che esaltano il gusto unico di questi frutti.

    La Sicilia e i suoi Agrumi: Una Storia di Tradizione e Cultura

    La coltivazione degli agrumi in Sicilia ha radici profonde, risalenti all’epoca araba. Gli arabi introdussero le tecniche di irrigazione e molte varietà di agrumi, trasformando la Sicilia in un giardino fiorente. Il clima mite e la ricchezza del suolo vulcanico hanno contribuito a rendere l’isola uno dei principali produttori di agrumi al mondo.

    La cultura degli agrumi è intimamente legata alla vita quotidiana dei siciliani. Il limone, l’arancia e il mandarino non sono solo ingredienti fondamentali nella cucina locale, ma simboli di ospitalità e abbondanza. I mercati siciliani sono colorati da questi frutti, e il loro profumo si diffonde nelle strade, evocando immagini di campi assolati e di tradizioni secolari.

    Il Succo di Limone al Naturale Lumì

    Il Gruppo Villari, con il suo succo di limone al naturale Lumì, ha saputo valorizzare questa ricca eredità. Lumì è prodotto esclusivamente con limoni siciliani, raccolti a mano e spremuti a freddo per mantenere intatte tutte le proprietà nutritive e organolettiche del frutto. Senza l’aggiunta di conservanti, coloranti o zuccheri, Lumì rappresenta l’essenza pura del limone siciliano.

    L’azienda segue rigorosi standard di qualità, assicurandosi che ogni fase del processo produttivo, dalla coltivazione alla spremitura, rispetti l’ambiente e le tradizioni locali. Questo impegno si traduce in un prodotto di eccellenza, apprezzato non solo in Italia ma anche nei mercati internazionali.

    Il Mercato degli Agrumi di Sicilia

    La Sicilia è il maggiore produttore di agrumi in Italia, con un’ampia varietà di prodotti che spaziano dalle arance rosse di Sicilia alle clementine, ai limoni di Siracusa e di Messina. Secondo i dati dell’ISTAT, nel 2022 la produzione di agrumi in Sicilia ha superato le 1.5 milioni di tonnellate, con una crescita del 5% rispetto all’anno precedente.

    L’export di agrumi siciliani è in costante aumento, con una forte domanda proveniente dai paesi del Nord Europa, dagli Stati Uniti e dal Giappone. Le arance rosse, in particolare, sono molto richieste per il loro sapore unico e per le loro proprietà antiossidanti. Il limone di Siracusa, con il suo marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta), è apprezzato per la sua qualità superiore e per il suo aroma intenso.

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  • 37° Rassegna MÜLLER THURGAU, autentico vino di montagna

    37° Rassegna MÜLLER THURGAU, autentico vino di montagna

    37° RASSEGNA MÜLLER THURGAU: VINO DI MONTAGNA VAL di CEMBRA, GIUGNO 2024

    Il vitigno emblema della valle di Cembra sfida il tempo: al 21° Concorso, per la prima volta una Gran Medaglia d’Oro al Mueller Thurgau dell’Azienda Pelz con l’annata 2014.

    di Rosaria Benedetti

    Grappoli di mueller thurgau, foto dell'archivio Rassegna
    Grappoli di mueller thurgau, foto dell’archivio Rassegna

    Il Mueller Thurgau è uno dei pochi vini che porta con orgoglio il nome del suo “inventore” e quello del suo Cantone natale: il professor Müller, ricercatore svizzero nel Thurgau (Turgovia), scontento del suo riesling, provò infiniti incroci pur di addomesticarlo, fino ad ottenere verso la fine dell’800 la varietà che porta il suo nome, appunto il mueller thurgau, un vitigno a bacca bianca nato dall’incrocio per impollinazione artificiale di altre due varietà. Secondo i più recenti studi, I vitigni incrociati per ottenere il Müller Thurgau furono quasi certamente riesling renano (madre) e madeleine royale.

    37° Rassegna MÜLLER THURGAU, autentico vino di montagna, il paesaggio della Val di Cembra, foto archivio rassegna
    37° Rassegna MÜLLER THURGAU, autentico vino di montagna, il paesaggio della Val di Cembra, foto archivio rassegna

    Il professore, assiduo collaboratore dell’allora Istituto Agrario di S. Michele all’Adige (oggi Fondazione Mach) intuì anche che il Trentino, grazie alle sue doti pedoclimatiche poteva esserne ideale culla. Oggi è la Valle di Cembra l’angolo eletto e vocato alla sua produzione, tant’è che nome del vino e nome della terra che lo produce stanno diventando per molti consumatori sinonimi. Qui gli eroici vigneti terrazzati si inerpicano lungo i fianchi della valle affrontando pendenze tanto spettacolari quanto dure, sostenuti da oltre 700 km di muretti a secco che disegnano un paesaggio unico, tutto da scoprire.

    La sinergia di prodotto e territorio ha dato vita nel corso degli anni all’annuale evento che vede i vini Mueller Thurgau protagonisti. Arricchitosi nel tempo con il Concorso Internazionale Vini Mueller Thurgau e con numerose manifestazioni di contorno l’appuntamento si è trasformato da semplice “Mostra del M.T” in “Rassegna del Mueller Thurgau” ed è giunto quest’anno alla 37° edizione.

    Trekking e Bike tra i vigneti (Archivio Rassegna), articolo: 37° Rassegna MÜLLER THURGAU, autentico vino di montagna
    Trekking e Bike tra i vigneti (Archivio Rassegna), articolo: 37° Rassegna MÜLLER THURGAU, autentico vino di montagna

    Il focus sul vitigno, sui suoi vini e sulla sua vocata terra elettiva, si è concentrato nell’ultimo Week end di giugno durante il quale oltre alla consueta possibilità di degustare le migliori espressioni di Müller Thurgau attraverso incontri tecnici, masterclass, degustazioni libere e guidate nelle eleganti sale di Palazzo Maffei, si sono volte visite ai vigneti più spettacolari, cene sotto le stelle, affascinanti itinerari tra arte, musica, teatro di strada, enogastronomia e tanto altro.

    Il Concorso, giunto alla sua 21° edizione ha visto 61 vini partecipanti. Sabato 29 giugno si è svolta la premiazione dei vincitori condotta dal Sommelier Andrea Amadei: 18 le medaglie totali con punteggi contenuti in un range davvero elevato, tutti oltre gli 85 punti. Tra queste dodici etichette trentine, due altoatesine e quattro tedesche con annate 2023, 2022, 2021 e il Vincitore assoluto Gran Medaglia d’Oro con un sorprendente quanto strepitoso Mueller Thurgau 2014.

    37° Rassegna MÜLLER THURGAU, autentico vino di montagna, foto archivio rassegna
    37° Rassegna MÜLLER THURGAU, autentico vino di montagna, foto archivio rassegna

    Il vino della storica Azienda cembrana Pelz si è imposto su tutti, con un puntggio di 90,7, grazie alla sua complessità e soprattutto alla freschezza, per nulla scontata in un vino di 10 anni! Estremamente espressivo, con profumi varietali che si susseguono ben disegnati; ma tra agrumi e salvia, ad evocare la grande madre di questo incrocio, si fa strada il carattere del riesling con piacevoli note evolute. Il sorso è pieno ma affatto pomposo, anzi, e sul finale ritrova la sua stretta vena vegetale per chiudere con una sapidità e una freschezza invidiabili.

    “Una conferma – ha spiegato il conduttore Andrea Amadei – delle straordinarie potenzialità di questo vitigno, che può essere in grado di superare con grande eleganza la sfida del tempo”.

    37° Rassegna MÜLLER THURGAU, autentico vino di montagna, i vincitori, foto dell'autrice
    37° Rassegna MÜLLER THURGAU, autentico vino di montagna, i vincitori, foto dell’autrice

    Di seguito le altre cinque referenze che hanno ottenuto punteggi tra l’87 e l’89 guadagnandosi così la Medaglia d’Oro:

    Trentino Doc Müller Thurgau 2023 – Cantina LaVis
    Alto Adige Doc Müller Thurgau Aristos 2023 – Cantina Produttori Valle Isarco
    Trentino Doc Müller Thurgau Casata Monfort 2023 – Cantine Monfort
    Baden-Bodensee MüllerThurgau Burgstall Rivaner Sekt 2022 – Hagnau
    Vigneti delle Dolomiti Igt Müller Thurgau Monogramma 2021 – Pojer e Sandri

    “Sarebbero state molte altre – ha confessato Sara Pedri, Presidente Comitato Mostra Valle di Cembra – le etichette meritevoli di Medaglia d’Oro, ma il regolamento impone un limite massimo del 10% di Medaglie d’Oro sul totale dei partecipanti. La classifica dei vini premiati si è giocata su un range di soli cinque punti”.

    Rosaria Benedetti con Andrea Amadei, articolo: 37° Rassegna MÜLLER THURGAU, autentico vino di montagna, foto dell'autrice
    Rosaria Benedetti con Andrea Amadei, articolo: 37° Rassegna MÜLLER THURGAU, autentico vino di montagna, foto dell’autrice

    Anche questa edizione della Rassegna si è rivelata un’ottima occasione per assaggiare le migliori espressioni locali, nazionali e internazionali di Mueller Thurgau, confermando il valore della varietà e dimostrando che con la cura del territorio da parte dei produttori, le peculiarità vocazionali della vale di Cembra possono regalare punte di eccellenza straordinarie.

    Rosaria Benedetti degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola
    Rosaria Benedetti degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola

    Siti di riferimento:
    https://www.mostramullerthurgau.it
    https://www.tastetrentino.it
    https://www.visitfiemme.it
    https://visittrentino.it

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ https://www.papillae.it/