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  • Vini Bajola: tempeste ischitane 2022.

    Vini Bajola: tempeste ischitane 2022.

    Vini Bajola: tempeste ischitane 2022.

    Di Zombiwine

    A Ischia, nel golfo di Napoli, non si produce solo Biancolella e Piedirosso. C’è anche chi produce vini diversi. Sicuramente da provare.

     

    Vini Bajola: tempeste ischitane 2022, articolo di Zombiwine
    Vini Bajola: tempeste ischitane 2022, articolo di Zombiwine

    Decomposti e decomposte, buona sera e bentornati con Zombiwine: l’unico sommelier che se non lo segui morde. Non potevo esimermi di parlare anche qui, su Papillae di una delle aziende vinicole che amo in assoluto di più al mondo.
    Badate bene, non si tratta di bottiglie costose. Non si tratta di uno Cheval Blanc del quale quasi sempre possiamo solo leggerne storia e recensioni e poi (almeno per la maggior parte di noi) dilungarci in atti di onanismo intellettuale\enologico.

    I vini Bajola non superano i trentacinque/quaranta euro, che anche se non è proprio il costo di un etto di lupini, ancora è affrontabile.
    Cominciamo a dire dove ci troviamo: Isola di Ischia, golfo di Napoli, Campania.
    Nonostante l’isola sia famosa per la vinificazione del Biancolella e del Piedirosso, la nostra azienda – Baiola – ha deciso di perseguire una strada diversa.

    Il loro vigneto di circa settemila mq (0,7 h, quindi quanto molti vigneti in Borgogna) è piantato con uve Vermentino, Viogner, Sauvignon Blanc, Incrocio Manzoni, Malvasia delle Lipari. Uve del Mediterraneo, queste, uve di popoli migranti, uve della storia.
    Su ogni bottiglia troverete scritto “foglia n 13, 14, 15…” ecc.; questo perché la prima vendemmia ufficiale è avvenuta dopo tredici anni (tredici foglie) da quando il vigneto è stato piantato, cioè nel 2000.
    Quindi, per osmosi, foglia 17 significherà vendemmia 2017, e così via.

    Vini Bajola: tempeste ischitane.

    Perché la scelta di queste uve?

    Perché nella loro essenza c’è il mare, ci sono i viaggi, le tempeste e la storia dell’Europa: in pochi metri si parte dai Fenici e si arriva alla Seconda guerra mondiale.
    I due vini Bajola sono davvero unici nella loro storia: andiamo a vedere perché e per poterlo fare, magari, può esserci utile avere sotto occhio il loro sito: https://bajoladalice.wordpress.com.

    Il vigneto di Bajole è coltivato seguendo le pratiche biodinamiche, in biologico dal 2011, ma già da prima non si praticava un’agricoltura interventista. Oggi le uniche sostanze usate sono il rame, lo zolfo, il corno letame e la corno silice e un sovescio studiato appositamente per il vigneto.
    Come potete già intuire da queste poche parole, l’azienda crede assolutamente nella filosofia naturale. Devo, per correttezza intellettuale, aggiungere che sono avvantaggiati dal terreno vulcanico di Ischia: un connubio perfetto quello fra biodinamica – supporto mio e microbiologico – e terreni vulcanici.
    Sul sito aziendale c’è l’andamento della vendemmia di ogni singola annata, questo perché le peculiari caratteristiche di questi vini fanno si che davvero ogni singola annata sia storia a sé. Ne parleremo.

    Vini Bajola: macchine del tempo

    "Un vino misterioso, massonico, che potrete capire solo dopo aver percorso una strada personale di studio dell’underworld del vino" di Zombiwine
    “Un vino misterioso, massonico, che potrete capire solo dopo aver percorso una strada personale di studio dell’underworld del vino” di Zombiwine

    Ora, perché dico che questi vini sono una macchina del tempo? Perché seguono un processo di vinificazione molto particolare. Comprenderlo ci permetterà di fare un viaggio lungo migliaia e migliaia di anni.

    Tutti (spero) saprete che il vino nasce in Georgia, in Iran, in Iraq e in Armenia e che poi è stato portato in Europa prima dai Fenici e poi dai Greci; infine, a Roma, la vite diventa la compagna dei popoli.

    All’epoca strumento di trasporto e di vinificazione era l’anfora di terracotta, questo contenitore sta vivendo oggi una nuova primavera; in Georgia ancora oggi le anfore interrate Qvevri (o Queveri) vengono utilizzate per verificare e invecchiare il vino.

    Tuttavia c’è anche di un altro archeo-metodo che sicuramente era utilizzato dai popoli ellenici: il Palmento. Ai fini di questo articolo non mi interessa decidere quale dei due sia nato prima, anche perché probabilmente erano entrambi utilizzati nel medesimo periodo.

    Ma cosa è un palmento?

    È una vasca in pietra che si utilizzava per la raccolta delle acque piovane, che poi erano impiegate per irrigare i campi; una forma che si prestava perfettamente ad essere usata come contenitore per uve da pigiare e per agevolare la partenza della fermentazione. Poi, probabilmente, il liquido vinoso veniva messo nelle anfore.

    In Italia, sopratutto sull’Etna e in Sicilia, i palmenti si sono utilizzati sino all’inizio del Novecento e qualcuno dei più tradizionalisti fra i produttori li usano ancora per pigiare le uve.

    Ma cosa centra questa storia con Ischia e con Bajola?

    Sull’isola ci sono ritrovamenti archeologici che attestano la presenza di grossi palmenti utilizzati, appunto, per la vinificazione. Quando i proprietari Francesco ed Alice decisero di vinificare la propria uva avevano un enorme problema: per vincoli paesaggistici non potevano costruire una cantina, e allora ebbero un lampo di genio: trasformare il palmento in una specie di anfora a modo loro.

    Vini Bajola: il lampo di genio

    Come funziona, quindi, il palmeto di Bajola? È tutto molto semplice.
    In mezzo alla vigna sono state ricavate tre vasche da una cisterna interrata utilizzata un tempo per la raccolta dell’acqua piovana.
    Le uve appena raccolte vengono solo di raspate e messe nelle vasche per caduta, senza l’uso di pompe o altro ausilio.
    La fermentazione parte spontanea.

    Non c’è nessuna aggiunta di solforosa, nessuna chiarifica e nessun filtraggio.
    Quando la fermentazione tumultuosa termina si svina e da questo momento in poi il vino affina sempre nelle stesse vasche sulle sue fecce fini.
    Le vasche sono mantenute sature di gas inerte per evitare ossidazioni.
    Dopo sei mesi si imbottiglia e, voilà, ecco il Bajola.

    A questo vino va affiancato, dal 2017, uno strano esperimento, ovvero il vino perpetuo Bajola in tiano.

    Bajola in “tiano”

    Bajola in “tiano”, articolo Vini Bajola: tempeste ischitane 2022.
    Bajola in “tiano”, articolo Vini Bajola: tempeste ischitane 2022.

    A questo punto si fa un salasso dal palmeto e lo si trasferisce nel tiano.

    Il tiano è un contenitore di terracotta della stessa forma e dimensioni di una barrique (circa 200-210 litri di capienza). Lo produce la fornace Masini di Impruneta (Firenze).

    Il tiano è protetto esternamente con un composto a base di cera d’api, olio di lino ed essenza di agrumi.

    La ricetta proviene da lunghi studi finalizzati a non renderlo completamente impermeabile, ma di mantenere una certo contatto con l’aria adatto all’affinamento del vino.

     

    Vino prodotto nel tiano è un contenitore di terracotta della stessa forma e dimensioni di una barrique (circa 200-210 litri di capienza). Lo produce la fornace Masini di Impruneta (Firenze).
    Vino prodotto nel tiano è un contenitore di terracotta della stessa forma e dimensioni di una barrique (circa 200-210 litri di capienza). Lo produce la fornace Masini di Impruneta (Firenze).

    Prima del primo utilizzo, l’interno del tiano viene sottoposto a una sorta di encausto esclusivamente a base di prodotti vinosi, ciò per ridurre la porosità della terracotta.

    Il tiano non si riempie mai totalmente, in modo da consentire un sostanziale contatto fra superficie vino e aria, favorendo così la creazione di un Flor di lieviti.

    Il tiano non viene mai svuotato; al momento dell’imbottigliamento si lascia almeno il 10% del vino ricco di feccia fine, memoria delle annate precedenti.

    È questo il metodo “perpetuo” di Bajola.

    Vini Bajola: come sono?

    Ma come sono questi due vini? Estremi e adatti. Chi non ha paura di sporcarsi il naso o il palato fanno per lui: non sono vini per novellini, insomma, o verginali enoici.

    Io li amo molto.

     

    Il Bajola foglia

    Il Bajola foglia, articolo Vini Bajola: tempeste ischitane 2022.
    Il Bajola foglia, articolo Vini Bajola: tempeste ischitane 2022.

    Il Bajola foglia è un vino in cui coesistono piacevolezze e difetti, proprio come nel ciclo della natura: il colore è intenso e scuro, quasi marsalato, e il vino ha una sua personale quantità di volatile e una riduzione per cui bisogna berlo, se ci si crede.
    Che voglio dire? Che se per te il vino è solo giallo paglierino lascia stare, questo non è un vino da bacetti sotto al muschio. È un vino che ti prende e ti zompa addosso come una pazza meretrice! Ti strappa l’anima, il cuore e ci gioca a carte e poi – non contenta – ti chiede anche di sposarla!

    Ma dietro quella volatile c’è tutta la bellezza dell’isola di Ischia! Odore di pesca percoca, quella gialla. Macchia mediterranea, ginepro, profumo di mare e risacca, quella sensazione olfattiva prima che venga a piovere e su tutto, poi, al sorso, una strabiliante complessità aromatica. Questo è uno di quei vini che o lo ami o lo odi, e non sono io a volerne tessere per forza le lodi. Se non dovesse piacervi potrei capirlo, io lo amerei comunque.

    Amo tutto di lui, amo i suoi difetti, la sua brutta abitudine di mordere e urlare. La sua assoluta autenticità, annata dopo annata.

    "Amo tutto di lui, amo i suoi difetti, la sua brutta abitudine di mordere e urlare. La sua assoluta autenticità, annata dopo annata" di Zombiwine
    “Amo tutto di lui, amo i suoi difetti, la sua brutta abitudine di mordere e urlare. La sua assoluta autenticità, annata dopo annata” di Zombiwine

    Il Tano

    Diversa è la storia del Tano, che invece è un vino oscuro e tempestoso: qui le sensazioni sono portate al limite della sopportazione, arricchite anche dall’ossidazione. Un vino misterioso, massonico, che potrete capire solo dopo aver percorso una strada personale di studio dell’underworld del vino. Io, ancora, non ci sono riuscito, ma – avendone bevuto solo una bottiglia – mi concedo il diritto di riberlo. Assolutamente assurdo, credetemi, e so benissimo che, per la metà di voi, è una cosa profondamente sbagliata.

    Di colore quasi neutro, va aperto e lasciato almeno qualche ora a decantare, meglio se proprio in un decanter. Poi da tutti quegli strati di sensazioni assolute lentamente sorgerà un fiore, un profumo di tè, di tabacco, di caffè, con note tostate, un sentore di funghi, di fior scuri, di pietra vulcanica, di mare in tempesta, con vaghe note ossidative. Un’esperienza assolutamente unica.
    Il sorso non si può descrivere. Sappiate solo che io l’ho bevuto in tre giorni, come se fosse una turista misteriosa con cui trascorrere un weekend folle di sesso.

    Conclusioni

    Questo è Bajola, una storia d’amore per un isola, per una terra, per un modo di fare vino e per un approccio al vino stesso: non ho la pretesa che a piaccia. ma visto che ormai siamo in un mondo che accetta le altrui differenze, datemi retta: non fate gli enofobici! Prendetevene una bottiglia (meglio due) e cercate di capire cosa mi ha emozionato in questi cinque meravigliosi anni, da quando mio sono avvicinato per la prima volta ai vini di Bajola.

    Di Zombiwine

    Il sopravvissuto che ama il vino, grande esperto di vini naturali, il racconta storie vere e reali senza peli sulla lingua
    Il sopravvissuto che ama il vino, grande esperto di vini naturali, il racconta storie vere e reali senza peli sulla lingua

     


    Sito Cantina:https://bajoladalice.wordpress.com.

    Sito Autore: https://www.zombiwine.com/

    Youtube Autore articolo: https://www.youtube.com/c/ZombiWine

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • 1000 CAVALLI PER UN’ ETICHETTA – Falezze di Luca Anselmi, a Illasi in Valpolicella

    1000 CAVALLI PER UN’ ETICHETTA – Falezze di Luca Anselmi, a Illasi in Valpolicella

    1000 CAVALLI PER UN’ ETICHETTA – Falezze di Luca Anselmi, a Illasi in Valpolicella

    Di Rosaria Benedetti

    Quando le linee dell’arte e quelle del vino si incontrano

    1000 CAVALLI PER UN’ ETICHETTA - Falezze di Luca Anselmi, a Illasi in Valpolicella
    1000 CAVALLI PER UN’ ETICHETTA – Falezze di Luca Anselmi, a Illasi in Valpolicella

    La giornata era davvero torrida come tante in questa estate anomala e pensare di assaggiare Amaroni in Valpolicella mi aveva creato qualche preoccupazione, ma come ben si poteva prevedere, il racconto del vino e la degustazione presso l’Azienda Falezze di Luca Anselmi hanno annullato completamente l’intensità dell’effetto termico e mi sono trovata accolta in un paesaggio dolcissimo, una sorta di “piccolo mondo antico” dai contorni ritmati di sfumature verdi: quelle dei filari di vigna interrotte dalle macchie di olivi.

     

    Strumenti del passato in azienda Anselmi
    Strumenti del passato in azienda Anselmi, articolo di Rosaria Benedetti

    L’Azienda ha sede nel Comune di Illasi, nella Valle di Mezzane e vanta radici territoriali profonde e grande lungimiranza di progetti. La sua storia inizia con il nonno e il padre di Luca Anselmi, tradizionali ed illuminati coltivatori di uve in Valpolicella. Da loro l’attuale proprietario e gestore ha appreso la fiducia nella sua terra e la consapevolezza che il primo patrimonio di una famiglia è costituito dalla sua storia unita al rispetto per ciò che nel tempo si è ricevuto.

    Dopo gli studi come perito agrario Luca diventa biologo molecolare e nutrizionista con specializzazione in genetica e microbiologia enologica. La sua preparazione gli consente di applicare minuziose analisi sui terreni e sulle varietà di uva che vi si producono, diventando nel tempo riconosciuto esperto del proprio terroir. Segue oggi tutta la filiera di produzione determinato a valorizzare nei vini la personalità dei suoi cru.

    Il vigneto “Falezze”
    Il vigneto “Falezze”tra boschi di rovere a ca 250 mt s/l

    Il vigneto “Falezze”, primo nucleo di proprietà acquisito dal nonno di Luca già consapevole dell’estrema potenzialità della valle di Mezzane, è incastonato tra boschi di rovere a ca 250 mt s/l e conferisce il nome all’Azienda. Da quell’acquisto fino agli attuali 5 ettari sono passati 85 anni di progetti e vendemmie, rigorosamente improntati ad esaltare la tradizionale vocazionalità della Valpolicella e imbottigliare solamente vini di pregio.

    Azienda Falezze di Luca Anselmi
    Azienda Falezze di Luca Anselmi foto di Antonio Cossu

    Dalle tre varietà tradizionali, corvina, corvinone e rondinella, affiancate talvolta dalla più delicata oseleta, si producono mediamente poco più di 10.000 bottiglie per vendemmia, fino a 15.000 nelle annate più generose. A fare di questi vini un progetto non solo vitienologico ma anche artistico, ha contribuito il tratto raffinato della mano di Sofia Kerkeladze compagna nella vita di Luca Anselmi, che in Falezze ha trovato a sua volta un modo personale di declinare e caratterizzare l’arte della vinificazione. Il connubio tra i due porta ad un risultato di rara finezza sia dentro che fuori la bottiglia.

    I VINI DI FALEZZE

    I VINI DI FALEZZE
    I VINI DI FALEZZE

    Il Valpolicella Superiore, da corvinone, rondinella e oseleta, nasce dopo un breve appassimento e una maturazione in tonneaux di rovere francese. Vino dalla bevibità scorrevole, esprime comunque un’ottima struttura e una lunga persistenza. Si alternano con grande coerenza al naso e in bocca note speziate e ritorni fruttati.

    Giocato in seconda fermentazione sulle bucce dell’Amarone, il Valpolicella Superiore Ripasso si produce con uve leggermente appassite e vinificate a novembre, il giorno dopo San Martino. Su uno sfondo minerale dovuto alla presenza di celle vulcaniche nel terreno, si rincorrono sentori floreali e di frutta matura. Il vino è solido in bocca pur mantenendosi verticale e asciutto.

     

    Le etichette frontali dei vini degustati in azienda
    Le etichette frontali dei vini degustati in azienda foto di Antonio Cossu

    L’Amarone della Valpolicella DOCG, direttamente dal cru Falezze è accompagnato nel suo percorso di produzione dalla cura attentissima di Luca che seleziona le uve sia in vigna che durante l’appassimento per modellarlo con le sue mani come un’opera di pregio. Elegante e profondo, profuma di chiodi di garofano, cannella, spezie dolci, tabacco e grafite. Il sorso è ampio, di grande struttura, rotondo e vellutato.

    Solo quando l’annata permette un estratto secco importante, Luca Anselmi produce poi il suo Amarone della Valpolicella Riserva, un grande vino, una vera un’opera d’arte. Sul vestito e nel contenuto di queste 1000 bottiglie, si intersecano infatti progetti grafici esclusivi e vinificazioni cesellate.

    Il retro etichette dei vini degustati in azienda Anselmi
    Il retro etichette dei vini degustati in azienda Anselmi

    Al pregio del vino, ottenuto solo nelle migliori annate, si aggiunge infatti l’unicità delle etichette, disegnate dell’artista georgiano Nico Kerkeladze che ha tratteggiato 1000 ritratti diversi di cavalli, uno per ogni bottiglia. A chi avrà la fortuna, la possibilità e la costanza di collezionare il prezioso Amarone Riserva, sarà garantita la continuità dello stesso ritratto su ogni annata, siglato in maniera esclusiva per una collezione personale di elevato valore sia artistico che enologico.

     

    Il ripasso

    La tecnica del “ripasso” legata a doppia corda con i vini della Valpolicella non è poi così moderna come si può immaginare. L’uso virtuoso di “ripassare” il vino sulle bucce dell’Amarone non è infatti nato come vezzo commerciale al seguito del successo dell’autorevole passito ma viene da una tradizione storica ben fondata in una terra dove la vite e il vino sono sempre stati fonte di sostentamento per intere famiglie.

    Nel positivo ciclo naturale ed economico di chi vive di agricoltura nulla andava buttato, tanto meno il prezioso frutto della vite che doveva essere utilizzato fino all’ultimo residuo. La storia del “ripasso” nasce nella zona classica verso Illasi, forse la più povera della Valpolicella, dove pur di sfruttare ogni cellula del frutto, si usava spremerne una seconda volta le bucce riversandovi il vino appena fatto.

    Di Rosaria Benedetti

    Credits: foto di Antonio Cossu

    Rosaria Benedetti autrice dell'articolo GIOIA DEL COLLE: GENESI E FUTURO DEL PRIMITIVO 2020 2019, degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola
    Rosaria Benedetti autrice dell’articolo 1000 CAVALLI PER UN’ ETICHETTA – Falezze di Luca Anselmi, a Illasi in Valpolicella degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola

    Siti: https://www.comune.illasi.vr.it/

    https://www.consorziovalpolicella.it/en/types-of-wines/valpolicella-ripasso-doc/

    https://www.falezze.it/

    Sito Partner: https://www.foodandwineangels.com/

    https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Eventi Enoici e non solo da ottobre 2022 a 2023

    Eventi Enoici e non solo da ottobre 2022 a 2023

    Eventi Enoici e non solo da ottobre 2022 a 2023

    Redazione

    Eventi Enoici e non solo da ottobre 2022 a 2023
    Eventi Enoici e non solo da ottobre 2022 a 2023

    Calendario

    Settembre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Settembre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    16-19 settembre 2022 – Enologica Montefalco – Montefalco (PG)
    22-26 settembre 2022, Torino presso Parco Dora, Piemonte – Terra madre salone del gusto con un programma fitto di appuntamenti
    23-25 settembre 2022, Roma, Lazio – Vendemmiata Romana per vivere la vendemmia all’Orto Botanico di Roma. Tanti laboratori e attività gratuite per scoprire la magia del vigneto.

    23-24 settembre 2022, Cupramontana (Ancona) Marche – Il Grande Verdicchio. Un programma ricco di appuntamenti (anche su prenotazione) per degustare e conoscere il territorio
    23-25 settembre 2022, Giovo, Trentino Alto Adige – Festa dell’uva. La festa dell’Uva più antica del Trentino compie quest’anno 65 anni
    24-25 settembre 2022, Landscape Festival Berlucchi visita speciale in cantina. Un’esperienza all’insegna della natura e del total relax, assaporando il gusto della Franciacorta nel calice.

    24-26 settembre 2022, Agrigento, Sicilia – Sicilia in Bolle evento dedicato alle bollicine siciliane e non solo, con tanta musica e divertimento oltre a cultura, arte, natura e territorio
    25 settembre 2022, Alba (Cuneo) Piemonte– Festa del Vino Il centro storico di Alba diventa per due domeniche una “via del vino” – questa la seconda
    26 settembre 2022, Pavia, Lombardia – Oltrepò – Terra di Pinot Nero. Evento riservato e su prenotazione
    29 settembre – 3 ottobre 2022, Bardolino (Verona) Veneto – Festa dell’uva e del vino, 5 giorni di festa con: concerti musicali serali, chioschi enogastronomici, vino Bardolino, degustazioni guidate a cura del Consorzio Tutela Vino Classico DOC, sfilate di bande musicali, spettacoli teatrali, convegni, incontri sul tema del vino, mostre delle migliori uve e del miglior vino Bardolino

    OTTOBRE 2022

    Ottobre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Ottobre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    Tutti i weekend: Divin Ottobre Strada del Vino e dei Sapori del Trentino

    1-31 ottobre 2022, Pisa, Toscana – cantine aperte in Vendemmia con molte attività organizzate sul territorio info a Strada del Vino delle Colline Pisane
    8-16 ottobre 2022 – Milano Wine Week – Milano
    9 ottobre 2022, Valpolicella (Verona) – Val Polis Cellae 6 percorsi – 25 cantine della Valpolicella per degustare ottimo vino, il tutto circondato da gustosi piatti tipici e arte
    16-17 ottobre 2022 – Modena Champagne Experience – Modena
    17-18 ottobre 2022 Autochtona Award 2022 – Forum nazionale dei vini autoctoni – Bolzano

    20-21 ottobre 2022 EnoNautilus Wine Metaverse Conference online – www.ewmc.enonautilus.it
    22-24 ottobre 2022, Taormina (Messina) Sicilia – Taormina Gourmet evento in collaborazione con centinaia di cantine, birrifici e aziende agroalimentari
    22-23 ottobre 2022, Villa Cavazza, Bomporto (Modena) – Terre di Vite
    23 ottobre 2022 – Life of Wine – Roma
    23 ottobre 2022 – Fermento Milano – Milano
    30-31 ottobre 2022 – Vini di Vignaioli – Fornovo di Taro (PR)

    NOVEMBRE 2022

    Novembre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Novembre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    Cantine Aperte in Vendemmia: settembre e ottobre con Movimento Turismo Vino
    + Cantine Aperte a San Martino: dal 5 al 13 novembre

    4-8 novembre 2022 – Merano Wine Festival – Merano (BZ)
    5-7 novembre 2022 – VAN Vignaioli Artigiani Naturali – Roma
    Dall’11 novembre – Benvenuto Brunello, Montalcino, Toscana
    13-14 novembre 2022 – The Wine Revolution – Sestri Levante (GE)
    21-22 novembre 2022 – World Bulk Wine Exhibition – Amsterdam (Olanda)
    21-22 novembre 2022 – Biennale Internazionale del Vino (B2B) – Sovizzo (VI)
    24 novembre -11 dicembre Trentodoc: Bollicine sulla città, il metodo classico di montagna incontra le eccellenze gastronomiche locali lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino
    26-28 novembre 2022 – Mercato dei Vini FIVI – Piacenza

    DICEMBRE 2022

    Dicembre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Dicembre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    Cantine Aperte a Natale: dicembre con Movimento Turismo del Vino

    3-4 dicembre 2022, Livorno, Toscana – Mare di Vino prodotti gastronomici toscani proposti in degustazione al pubblico di operatori e di appassionati
    8-11 dicembre 2022, Santa Massenza (Trento) Trentino Alto Adige – La notte degli Alambicchi. Uno spettacolo itinerante per le vie del borgo, un momento magico per rivivere il passato, celebrare la finezza della grappa di oggi e brindare al suo futuro
    9 dicembre 2022, presso Palazzo Caetani, Latina (Fondi) Lazio – Brunello a palazzo: un percorso enogastronomico dedicato al Brunello di Montalcino in abbinamento a specialità gastronomiche del territorio
    Prosegue fino all’11 dicembre 2022, Trentodoc: Bollicine sulla città, per scoprire le eccellenze gastronomiche locali lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino

    GENNAIO 2023

    Gennaio calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Gennaio calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    15-16 gennaio 2023 – Nebbiolo nel Cuore – Roma
    21-25 gennaio 2023, Rimini, Emilia Romagna – Fiera di Rimini Sigep Salone Internazionale della Gelateria, Pasticceria, Panificazione Artigianali e Caffè evento dedicato ai professionisti del settore

    DATE DA CONFERMARE MA TROVATE QUI SOTTO LA TIPOLOGIA DI EVENTI CHE SONO OGNI ANNO CONFERMATI

    Bologna fiere, Emilia Romagna – Biennale internazionale del Vino e del vino bio evento riservato agli operatori con degustazioni e appuntamenti con le aziende italiane e internazionali
    gennaio 2023, Milano, Lombardia – Autoctono si nasce. Evento da non perdere per professionisti e appassionati organizzato da GoWine
    31 gennaio 2022, Bologna – Buono… non lo conoscevo! Winter Edition: una degustazione tematica riservata ai soci Go Wine, ai loro amici e agli enoappassionati

    FEBBRAIO 2022

    Febbraio calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Febbraio calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    13-15 febbraio 2023, Wine Paris & Vinexpo Paris evento dedicato ai professionisti del settorepresso Paris Expo
    26-28 febbraio 2023, Bologna – Slow Wine Fair un programma ricco di degustazioni e masterclass per professionisti e appassionati
    26-27 marzo 2023 – Terre di Toscana – Lido di Camaiore (LU)
    27-28 febbraio 2023, febbraio 2023, Cesena, Emilia Romagna – CesenaInBolla evento riservato ai professionisti del settore Ho.Re.Ca.
    febbraio 2023, Bardolino (Verona) Veneto – Lago di Garda in Love. La manifestazione dedicata a tutti gli innamorati colora il lungolago e il centro storico con decine di appuntamenti e di intrattenimenti per rendere ancora più romantica la passeggiata tra le vie di Bardolino

    MARZO 2023

    Marzo calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Marzo calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    DiVinNosiola per celebrare l’unico vitigno autoctono a bacca bianca della provincia. Tante degustazioni e occasioni per conoscere i prodotti della zona: il vino Nosiola trentino, il Vino Santo Trentino Doc, le grappe di Nosiola e di Vino Santo. Organizzata anche la DiVinNosiola Ecorunning: una corsa tra i vigneti, le cantine e i borghi della valle.

    19-21 marzo 2023 – Prowein Düsseldorf (Germania) – riservato ai professionisti del settore
    marzo 2023, Firenze, Toscana – Vini Migranti. Con la pratecipazione di oltre 60 produttori e 250 vini da degustare e acquistare
    marzo 2023, Roma, Lazio – VAN Vignaioli Artigiani Naturali.
    marzo 2023, Siena, Toscana –Wine&Siena – Capolavori del gusto
    marzo 2023, Roma, Lazio –Vini Selvaggi fiera indipendente del vino naturale. Presenti oltre 500 etichette di vino naturale: Italia, Spagna, Francia, Slovenia, Slovacchia e Germania
    marzo 2023, Milano, Lombardia –Live Milano Wine.

    marzo 2023, Anteprime Toscane
    marzo 2023, Lido di Camaiore, Lucca, Toscana Terre di Toscana un evento organizzato con la collaborazione di 130 produttori cha hanno come obiettivo quello di fare conoscere la Toscana attreaverso il bicchiere
    marzo 2023, Fiera di Trento, Trentino – 4 edizione del salone dedicato ai vini e ai cibi dei territori dell’arco alpino Vinifera 2023
    31 marzo-10 aprile 2023, Strada del Vino e dei Sapori del Trentino – A tutto Nosiola. Un evento per degustare l’unico vitigno bianco autoctono del territorio e del Vino Santo

    APRILE 2023

    Aprile calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Aprile calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    1-2 aprile 2023 – Summa – Magrè (BZ)
    2-5 aprile 2023 – Vinitaly– Verona (VR)
    15-17 aprile 2023 – Contrade dell’Etna – Castiglione di Sicilia (CT)
    22-23 aprile 2023 – Only Wine Festival – Città di Castello (PG)

    DATE DA CONFERMARE

    aprile 2023, Le Contrade dell’Etna tante le degustazioni e gli incontri dedicati alle cantine dell’Etna
    aprile 2023, Torino, Piemonte – Anteprima Grandi Langhe con la degustazione dedicata alle nuove annate delle Docg e Doc di Langhe e Roero presso gli spazi dell’Ogr (Officine Grandi Riparazioni).
    aprile 2023, Gambellara (Vicenza) Veneto –VinNatur. Degustazione dei vini di 180 vignaioli da tutta Europa
    aprile 2023, Isola della Scala (Verona) Veneto – Natural Born Wines fiera dei Vignaioli Naturali
    aprile 2023, Verona, Veneto – VANItaly. Vignaioli Artigiani Naturali – Natural Critical Wine in tour
    aprile 2023, Lido di Camaiore (Lucca) Toscana –Terre di Toscana

    Cerea (Verona) Veneto – ViniVeri storica manifestazione italiana di vini e prodotti alimentari ottenuti da processi naturali
    aprile 2023, Sicilia Anteprima Tre Bicchieri
    aprile 2023, Bardolino (Verona) Veneto –Anteprima del Chiaretto di Bardolino 2022 presso Istituto Salesiano Tusini
    aprile 2023, Roma – Vignaioli Naturali evento con tante degustazioni dedicato al vino naturale

    MAGGIO 2023

    Cantine aperte – scopri il programma Movimento Turismo Vino

    Maggio calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Maggio calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    15-17 maggio – London Wine Fair – Londra
    Wine week end Scandicci (Firenze) –organizzato da L’angolo del vino con 50 aziende e oltre 100 etichette in degustazione
    Festa del Bonarda a Rovescala (Pavia)– tutte le domeniche di Maggio.
    Gemme di gusto– tutti i weekend del mese appuntamento in Trentino con gli eventi organizzati dalla Strada del Vino e dei Sapori del Trentino

    maggio 2023, Milano, Lombardia, Cantine & Motori @Malpensafiere. Una realtà innovativa dove vino, cibo e motori si uniscono alla perfezione per creare un grande evento mai visto nella zona
    maggio 2023, Nibbiano Alta Val Tidone Piacenza (Emilia Romagna) – Vin in curte
    maggio 2023, Grottaglie (Taranto) Puglia – Evoluzione Naturale. Con laboratori, incontri e tante degustazioni: apertura dei banchi di assaggio con oltre 60 vignaioli in degustazione libera.

    maggio 2023, Pesaro, Marche – Pesaro Wine Festival. Degustazioni, assaggi, spettacoli teatrali e seminari per appassionati ed esperti
    maggio 2023, Spilamberto (Modena) Emilia Romagna – Vignaioli Contrari oltre 50 vignaioli da tutta Italia.
    maggio 2023, San Felice del Benaco, Brescia (Lombardia) – Tasta e Camina, una passeggiata enogastronomica sul territorio, evento su prenotazione!

    maggio 2023, Pescara (Abruzzo) – Viva la Vite – ARTIGIANI DEL VINO con tante degustazioni ed eventi
    maggio 2023, Milano, Lombardia – Best Wine Stars Palazzo del Ghiaccio. Oltre tante degustazioni direttamente con i produttori
    maggio 2023, Milano, Lombardia – Distillo nuovo evento dedicato alle microdistillerie presso Officine del Volo
    maggio 2023, Roma, Lazio – Roma Wine Expo. Banchi di assaggio, masterclass e meeting, amicizia e passione, business e incontri
    maggio 2023, Napoli, Campania – VitignoItalia.
    maggio 2023,Bardolino (Verona) Veneto – Palio del Chiaretto Lago di Garda si colora di rosa in onore del Chiaretto, prodotto all’omonimo vitigno.

    GIUGNO 2023

    Giugno calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Giugno calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    8-12 giugno 2023 – Radici del Sud – Bari
    Anteprima Amarone – focus sull’annata 2017 e con due convegni dedicati al settore Horeca organizzati da Consorzio Tutela Vini Valpolicella
    giugno 2023, Torrazza Coste, Pavia – Tramonto diVino con Emilia Pennac.
    giugno 2023, Napoli, Campania – Salone VitignoItalia: 300 cantine con oltre 2000 etichette: tante le degustazioni nazionali, i buyer e i visitatori
    giugno 2023, Castelletto di Cuggiono, Milano (Lombardia) –Camminar Mangiando passeggiata gastronomica nel Parco del Ticino: ogni tappa un piatto da scoprire
    giugno 2023, Roma – Vinofòrum
    giugno 2023, Roma – Roma Hortus Vini

    LUGLIO 2023

    Luglio calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Luglio calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    luglio 2023, Santa Vittoria d’Alba (Cuneo) Piemonte – Sotto il Cielo del Roero cena tra i filari organizzata presso la cantina Cornarea di Canale

    Agosto 2023

    Agosto calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Agosto calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    Prosegue fino al 15 agosto la rassegna Calici di stelle 2023 scopri le degustazioni e gli appuntamenti vicino a te

    Calici di Stelle Abruzzo
    Calici di Stelle Basilicata
    Calici di Stelle Emilia Romagna
    Calici di Stelle Friuli-Venezia Giulia
    Calici di Stelle Toscana
    Calici di Stelle Trentino Alto Adige
    Calici di Stelle Umbria
    Calici di Stelle Veneto

    SCOPRI LE CANTINE APERTE DI OGNI REGIONE!
    Regione Abruzzo
    Regione Basilicata
    Regione Campania
    Regione Friuli-Venezia Giulia
    Regione Piemonte
    Regione Puglia
    Regione Sardegna
    Regione Sicilia
    Regione Toscana
    Regione Trentino Alto Adige
    Regione Umbria
    Regione Veneto

    SETTEMBRE 2023

    Settembre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Settembre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    Proseguono gli appuntamenti del Movimento Turismo del Vino

    • Cantine Aperte in Vendemmia: settembre e ottobre
    • Cantine Aperte a San Martino: dal 5 al 13 novembre
    • Cantine Aperte a Natale: dicembre

    settembre 2023, Pisa, Toscana – cantine aperte in Vendemmia tante le attività organizzate sul territorio info a Strada del Vino delle Colline Pisane
    settembre 2023, Serralunga d’Alba (Cuneo) Piemonte – Festa della Vendemmia: manifestazione dedicata a grandi e piccini, all’insegna della sostenibilità, del territorio di Langhe, Monferrato e Roero e del vino. Visite guidate alle cantine storiche di Fontanafredda con spettacoli musicali
    settembre 2023, Roma, Lazio – Vendemmiata Romana
    settembre 2023, Bardolino (Verona) Veneto – Festa dell’uva e del vino, 5 giorni di festa con: concerti musicali serali, chioschi enogastronomici, vino Bardolino, degustazioni guidate a cura del Consorzio Tutela Vino Classico DOC, sfilate di bande musicali, spettacoli teatrali, convegni, incontri sul tema del vino, mostre delle migliori uve e del miglior vino Bardolino

    OTTOBRE 2023

    Ottobre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Ottobre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    Ottobre 2023, Pisa, Toscana – cantine aperte in Vendemmia con molte attività organizzate sul territorio info a Strada del Vino delle Colline Pisane
    ottobre 2023, Spello (Perugia) Umbria. Borgo diVino in tour. La bellezza di un borgo arroccato dove degustare una selezione dei migliori vini italiani e vini locali come: il Grechetto, il Merlot e il Sangiovese
    ottobre 2023, Taormina (Messina) Sicilia – Taormina Gourmet evento in collaborazione con centinaia di cantine, birrifici e aziende agroalimentari

    Novembre 2023

    Novembre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Novembre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    Cantine Aperte in Vendemmia: settembre e ottobre con Movimento Turismo Vino
    + Cantine Aperte a San Martino: dal 5 al 13 novembre
    Benvenuto Brunello, Montalcino, Toscana

    DICEMBRE 2023

    Dicembre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023
    Dicembre calendario delle date eventi enoici 2022 e 2023

    Cantine Aperte a Natale: dicembre con Movimento Turismo del Vino

    LE DATE DEGLI EVENTI ENOICI 2023 SONO IN DIVENIRE, stiamo aspettando le conferme dagli organizzatori, intanto trovate le indicazioni della tipologia di manifestazione e mese, il prima possibile verranno introdotte anche le giornate esatte di evento.
    Per la chiusura dell’anno 2022 si possono acquistare biglietti e/o di richiedere accrediti per gli eventi segnalati, vi invitiamo a consultare i siti di ciascuna manifestazione, per vagliare le offerte economiche, i programmi e le procedure di iscrizione.

    Se siete a conoscenza di eventi di rilievo nazionale o internazionale potete segnalarli a questa email info@papillae.it o contattandoci tramite i canali social di Carol Agostini, FoodandWineAngels, Papillae.

    Redazione


    Sito Partner: https://www.foodandwineangels.com/ 

    https://carol-agostini.tumblr.com/

  • TUSCIA 2022: Le grandi sfumature del Grechetto

    TUSCIA 2022: Le grandi sfumature del Grechetto

    TUSCIA 2022: LE GRANDI SFUMATURE DEL GRECHETTO

    Ilaria Castagna e Cristina Santini
    Partners in Wine

    Alcuni giorni fa spinte dalla passione e dalla curiosità, ormai fedeli Partners in WINE, abbiamo deciso di immergerci in questo grande FOCUS sul Grechetto. Il vitigno che ha, in alcune zone del Centro Italia, trovato il suo terroir come unico comun denominatore.

     

    Sala di degustazione MUVIS Castiglione in Teverina VT, articolo TUSCIA 2022: Le grandi sfumature del Grechetto
    Sala di degustazione MUVIS Castiglione in Teverina VT, articolo TUSCIA 2022: Le grandi sfumature del Grechetto

    Partecipando ad un incontro tenutosi nello splendido scenario del MUVIS “ Museo del Vino e delle Scienze Agroalimentari” a Castiglione in Teverina in prov. di Viterbo, diretto da Carlotta Salvini (Miglior Sommelier Fisar 2019) ed organizzato dalla Delegazione Fisar Viterbo in collaborazione con il Comune, abbiamo ascoltato il racconto sulle molteplici sfumature e declinazioni di questo particolare vitigno, e abbiamo confrontato, nel calice, il lavoro di sette Produttori della Tuscia.

    Particolarità che vengono esaltate anche dalle diverse vinificazioni, dai differenti tempi di affinamento e dai distinti materiali per la maturazione che vanno dall’acciaio al legno, finendo anche alla sperimentazione, da parte di alcuni produttori nel corso degli anni, dell’anfora.

    Da sinistra Leonardo Zannini (Sindaco di Castiglione in Teverina), Giuseppe Mottura, Cristina Baglioni (Delegata Fisar Viterbo), Carlotta Salvini (Relatore Fisar), Laura Verdecchia (Tenuta La Pazzaglia), Ludovico Trebotti e Erminio Papalino.
    Da sinistra Leonardo Zannini (Sindaco di Castiglione in Teverina), Giuseppe Mottura, Cristina Baglioni (Delegata Fisar Viterbo), Carlotta Salvini (Relatore Fisar), Laura Verdecchia (Tenuta La Pazzaglia), Ludovico Trebotti e Erminio Papalino.

    Ma la prima domanda ovviamente che ci sorge spontanea è:
    COME MAI QUESTO VITIGNO E’ COSI’ SPECIALE?

    Iniziamo con il raccontarvelo usando le parole della stessa Carlotta, con le quali ci spiega un po’ la storia di questo vitigno, emozionante e intrinseco di sfaccettature. “Da Grechetto Greco o Greci ci sono tanti vitigni con rappresentanze simili. Per motivi storici, per Greco o Grechetto in passato si intendevano quei vitigni che, o venivano importati dalla Grecia o che, nel medioevo si facevano alla Greca. Caratteristiche simili ma con nomi differenti, in altri casi, si trova lo stesso Grechetto ma con biotipi e caratteristiche ampelografiche differenti”.

    In questo incontro, abbiamo affrontato il tema sulla diversità dei due biotipi del vitigno: il Clone G109 o Grechetto di Orvieto e il clone G5 o Grechetto di Todi, declinati in tante denominazioni e caratteristiche differenti, e diffusi esclusivamente in Toscana, Umbria e Lazio. Prima di parlarvi delle caratteristiche di questi due grandi cloni, vi scriviamo qualche riga sul percorso e sul cammino di questi differenti ma così uniti Grechetti.

    La Storia e le sue differenze

    Il Grechetto è un vitigno introdotto sicuramente nelle regioni del sud Italia dai Greci per poi trovare il suo habitat ideale soprattutto in Umbria e Lazio. Anche il nome della varietà ci suggerisce un’origine greca, proprio come altri vitigni aventi un nome simile, ma con caratteristiche ampelografiche diverse, come il Greco, il Grecanico, il Greco Bianco o il Grechetto Gentile. Probabilmente, nel VIII secolo a.C. in Magna Grecia, i coloni importarono e diffusero nell’entroterra della penisola fino ad arrivare in Umbria anche le barbatelle di Grechetto. La famiglia di questo vitigno si compone quindi di due cloni, il Grechetto di Orvieto (clone G109) e il Grechetto di Todi (clone G5).

    Questi cloni presentano diverse analogie e caratteristiche che vanno sottolineate per capirne la diversità. Innanzitutto il G5, detto anche e non per caso Grechetto Gentile, ha dei toni più aromatici, una più marcata freschezza e un finale meno ammandorlato. Ha anche una maturazione più precoce rispetto il G109; il Grechetto di Orvieto, invece, ha più scontrosità e carattere quindi un semi aromatico, con un’acidità più vestita; si sposa benissimo in blend con altri vitigni (Procanico, Trebbiano, Malvasia e/o autoctoni a bacca bianca) che danno più note di freschezza alla sua struttura e alcolicità.

    Ottima riuscita anche nella versione passita e muffata, dove lo zucchero residuo maschera il carattere “poco morbido” del vitigno, ma che si sposa perfettamente con tutte le sue caratteristiche.
    Nonostante le note organolettiche e aromatiche siano diverse, molti vini provenienti da uve Grechetto hanno una sorprendente capacità di invecchiamento ed una nota inconfondibile in tutti di mandarla sul finale.

    sette calici di grechetto a confronto articolo TUSCIA 2022: Le grandi sfumature del Grechetto
    sette calici di grechetto a confronto, articolo TUSCIA 2022: Le grandi sfumature del Grechetto

    La degustazione: il confronto

    Importanti e diverse le aziende che troviamo in degustazione e con le parole, le spiegazioni e le emozioni di Carlotta iniziamo:

    Fattoria MADONNA DELLE MACCHIE Grechetto Belcapo Lazio IGT 2021

    L’Azienda è situata su una delle splendide colline in Castiglione in Teverina e ha radici ben salde nel territorio dell’alta Tuscia. Una passione, quella di fare vino ed olio, che si tramanda da tre generazioni, lavorando la terra in maniera sostenibile e bio in via di certificazione, con il minimo intervento in campagna e una grande attenzione alle materie prime.

    Azienda che utilizza il clone G109 e lo vinifica in acciaio.
    Insieme a Carlotta ci immergiamo nella descrizione delle emozioni e dei sentori che proviamo nel degustare il primo calice della serata.
    Ai nostri occhi si presenta di un bel giallo paglierino con sfumature verdoline.

    All’olfatto non abbiamo picchi aromatici, ma sentori che “somigliano a strati di nuvole” come suggerisce la Salvini. Molto floreale, sentori di fieno e frutta a pasta bianca, nel bicchiere pian piano si apre donandoci sentori di macchia mediterranea e di vegetale. Palato molto fine, delicato, buona freschezza e sapidità ben bilanciata; nel finale si perde un po’ data l’annata ancora giovane. Un vino semplice, di piacevolissima bevuta. Presenti note molto interessanti di mughetto, fiori delicati, fiori di campo e una nota che vira sull’anice attraente e delicata. Buona struttura, buon equilibrio e un’acidità vestita che non crea squilibri.

    TREBOTTI “INCANTHUS” Tuscia Grechetto DOP 2021

    Qui a spiegarci la sua azienda è direttamente Ludovico che, con passione e costanza, porta avanti, insieme ai due suoi fratelli, l’azienda ereditata dal nonno. Bio certificata dal 2006, la TREBOTTI è leader in Italia per innovazione ed ecosostenibilità con molti progetti attuati contro lo spreco energetico, con l’utilizzo di prodotti riciclati, riducendo al minimo l’impatto ambientale.

    Ludovico ci racconta:
    “Nella nostra azienda seguiamo una selezione massale dei vecchi vigneti, scegliamo quelli che hanno delle caratteristiche peculiari. Il nostro Grechetto, ad esempio, è un vigneto piantato nel 2010 e ci sta dando degli ottimi risultati. Facciamo vinificazione in acciaio ed il colore sarà più tendente al dorato poiché l’annata è stata molto più calda“.

    Al calice riscontriamo effettivamente un colore che verte al dorato più che al verdolino e al naso una parte aromatica più pronunciata del vino precedente. Un mix di Sentori che vanno dalla frutta a guscio alla pesca gialla, con una leggera nota di mela cotogna e mela gialla che si sposano perfettamente ai sentori di ginestra, fiori gialli, spezie e zafferano.

    Al palato un’acidità vestita, un incontro molto accogliente in bocca di frutta matura. Un vino succoso e giustamente alcolico che va in larghezza, rotondo. Più strutturato del precedente con note amaricanti leggere ma con un finale di bocca sospeso come se attendesse qualcosa. Solido, piacevole e compatto.

    TRAPPOLINI Grechetto Lazio IGT 2021

    L’Azienda, consolidata nel territorio dagli anni 60, giunta anch’essa alla terza generazione, ha un profondo rispetto per la terra natia, uno sguardo sempre puntato verso la qualità mantenendo un sano equilibrio tra la vite e l’ambiente circostante. Distribuiti tra Castiglione in Teverina, Civitella D’Agliano e Montefiascone, i vigneti poggiano sia su suolo vulcanico, che dona una buona sapidità ai vini, sia su suolo argilloso, di origine alluvionale, che regala una struttura importante.

    Il vino in degustazione è un Grechetto composto da più cloni, il G109, il G5 e cloni di selezioni massali dei loro vigneti vinificato in acciaio.
    Per cui ci aspettiamo ed immaginiamo subito una complessità maggiore, dato che, dal momento che si assemblano 5 cloni insieme, si mira ad estrapolare tutte le proprietà positive del vino che i produttori vogliono ottenere e quindi, molto probabilmente avremo un picco aromatico più alto dei precedenti.

    Avvicinando il calice al naso lo abbiamo trovato, infatti, più intenso e con un grande slancio in più, note di uva spina e di gelso che all’improvviso ci portano alla mente questa distesa di vigneti dell’azienda. Una nota di agrumi molto interessante si abbraccia perfettamente a note floreali e fiori di arancio. Note citriche dolci si sposano a pennello con quelle del mandarino e della macchia mediterranea.

    Ritroviamo tutto questo anche al palato con più note vegetali e un’intensità marcata, un mix di fiori e frutta in equilibrio tra di loro. Ci colpisce soprattutto questa freschezza intrigante e questa eleganza vestita come la sua acidità, chiudendo con una leggera alcolicità e una lieve scia sapida.

    PAOLO E NOEMIA D’AMICO “AGYLLA” Grechetto IGP

    Arrivate a questo vino ci rendiamo conto che loro sono l’unica azienda ad avere vinificato il loro Grechetto in anfora. Grande innovazione che negli ultimi anni sta prendendo piede. Azienda biologica che troviamo nel Vaiano, nel cuore della Tuscia, tra i “Calanchi”, zona vulcanica che si estende nell’alta valle del Tevere, al confine tra Toscana, Lazio ed Umbria.

    Lasciano invecchiare il loro Grechetto in purezza in anfora per circa 8 mesi e 3 mesi di bottiglia. Una prova che tradizione ed innovazione possono coesistere insieme. L’anfora qui gioca la stessa funzione del legno, solo che non vi è cessione ma un alto potere traspirante che micro ossigena il vino senza cedere nulla. E’ un materiale poroso, apprezzato infatti da alcuni produttori perché, con esso, non si alterano le caratteristiche del vitigno.

    Ci immergiamo con la vista in un colore giallo paglierino con dolci sfumature dorate. Al naso ci dona subito sensazioni di frutta matura, spezie ed erbette. Una leggera nota di noce moscata si unisce al fieno, al pepe bianco e alla frutta a guscio. Al palato riscopriamo una nota tropicale di mango legata alla pesca matura, fiori secchi appassiti e agrumi che si uniscono per donarci sensazioni meravigliose ed un finale di fico, scorza di arancia e mandorla che rende questo vino fluido, compatto e diretto.

    Un’acidità che spicca, un’importante eleganza sul finale e una scia sapida che in bocca un po’ si blocca. Una bella struttura ed un bell’impatto ci fanno capire che sì, al momento questo vino è ancora giovane, ma che potrebbe regalarci altre grandissime meraviglie durante l’affinamento in bottiglia negli anni.

     

    Ludovico Trebotti, Erminio Papalino e con la visita gradita dell’Azienda Vigne del Patrimonio
    Ludovico Trebotti, Erminio Papalino e con la visita gradita dell’Azienda Vigne del Patrimonio

    PAPALINO “AMETIS” Grechetto IGP 2019

    Piccola realtà nel cuore di Castiglione in Teverina, l’Azienda Papalino, a conduzione famigliare, nata negli anni 60, fino al 1997 non ha subito cambiamenti sostanziali. Da qualche anno, Erminio, l’attuale proprietario, ha iniziato un processo di ristrutturazione e modernizzazione, ancora in corso, con il quale vuole portare l’azienda a produrre vino di qualità, sperimentando in Cantina le varie soluzioni e mantenendo inalterati gli antichi sapori.

    Durante l’incontro, Erminio ci racconta che, per produrre il suo Grechetto, utilizza una tecnica interessante ovvero la vendemmia a scalare per ottenere un ventaglio aromatico più generoso e più ampio.

    Inizialmente opera una vendemmia anticipata, poiché predilige la parte varietale del vitigno, la parte più delicata, più sensibile alle temperature di fermentazione troppo alte, concedendo un’importante spalla acida alla prima massa. In seguito la vendemmia va a scalare fino a quella più tardiva. Le masse poi prendono strade diverse, il 90% matura in acciaio e il 10 % in tonneaux di secondo passaggio. Il blend ha una percentuale maggiore di Clone G109 e una piccola percentuale di G5.

    Questo ci fa capire subito che avremo un vino al calice molto più complesso con una texture e una bocca più consistente e piena di aromi. Al calice, infatti, ritroviamo un vino fine, elegante e molto definito. Un mix di frutta agrumata sposata benissimo con note di mela, pera e fiori freschi.

    Una piccola sensazione di cerino appena spento, macchia mediterranea, erbe officinali, speziature e una lieve nota sulfurea molto interessante fa da cornice alle nostri emozioni che sentiamo al naso. Capiamo subito la complessità di questo vino. Sulla bocca ritroviamo la stessa complessità, una sua consistenza gentile, un impatto di bocca molto fine. Una nota salata che non dispiace affatto e un’acidità al centro che ci sgrassa la bocca. Note di miele, anice e fiori di sambuco ci inondano il palato con un finale di speziature e fiori secchi. Questa parte terziaria sul finale lo rende identitario e riconoscibile. Questo vino è NARRATIVO.

    TENUTA LA PAZZAGLIA “POGGIO TRIALE” Grechetto IGP 2018

    L’Azienda, ben nota agli appassionati del Grechetto, è della Famiglia Verdecchia che dal 1990 ne è proprietaria. Tradizioni di famiglia e rispetto per il territorio sono i mantra aziendali che conducono ad un unico obiettivo: fare vino di elevata qualità partendo dalla cura dei vigneti fino alla raccolta di uve sane e perfette.

    Il Grechetto, ad oggi, è il fiore all’occhiello della loro produzione, in degustazione noi abbiamo il loro G5 in purezza . Uve raccolte a mano nelle ore fresche della mattina, selezione e pressatura immediata del grappolo con fermentazione a temperatura controllata. Lavorazione sulle fecce fini per 6 mesi, vinificazione in acciaio e affinamento in bottiglia di 9/12mesi. Lo troviamo attualmente in commercio con qualche anno di ritardo per scelta aziendale.

    Al calice notiamo subito un giallo paglierino con sfumature dorate e nuance di verde. All’olfatto ha una vividezza e un impatto notevole che ci lascia immaginare quello che troveremo da ora in poi. Si apre con sentori di frutta generosa, lime, frutta tropicale e note floreale di gelsomino. Una nota leggera sulfurea è il valore aggiunto di questo vino. Man mano che si apre, ci avvolgono note balsamiche, note di miele, anice e fiore di sambuco.

    Al palato abbiamo un impatto molto diretto, verticale, secco e salato. Si apre molto sul finale con una bella struttura ed un buon equilibrio. La sapidità sostiene l’acidità ancora più vestita rispetto agli altri. Una dinamica gustativa complessa con note balsamiche, di mele e di spezie sul finale che lasciano il segno facendotelo sicuramente ricordare.

    Giuseppe Mottura e Laura Verdecchia
    Giuseppe Mottura e Laura Verdecchia

    SERGIO MOTTURA “LATOUR A CIVITELLA” Grechetto di Civitella d’Agliano IGT 2020

    A presentarci questa azienda troviamo il figlio di Sergio Mottura, Giuseppe con il quale apriamo il dibattito:
    “Dei sette Grechetto in degustazione, questo non è di Castiglione in Teverina ma di Civitella D’Agliano. La differenza la fa il terroir, perché i nostri vigneti sono piantati in un’area, principalmente alluvionale, circoscritta tra i due Comuni, Civitella D’Agliano e Castiglione in Teverina, data dal Tevere che 300.000 anni fa, dopo una grande alluvione lasciò sul terreno una grossa quantità di ghiaia e sabbia; quindi la tessitura diretta del terreno è completamente diversa da quella di Orvieto che è prettamente vulcanica “.

    Della nascita e della storia della Famiglia Mottura ve ne abbiamo già parlato nell’articolo del 2 settembre dedicato interamente alla “Tana dell’Istrice” e al lavoro sul loro Grechetto.In questo calice di Latour a Civitella del 2020 troviamo un mondo. Questa bottiglia rappresenta un grechetto di estrema potenza e di grande raffinatezza. La caratteristica principale per capire fino in fondo un Grechetto, è quella di percepire la tannicità, come un vino rosso. Qui la sua potenza e la sua identità sono molto forti.

    Al naso note interessanti di agrumi freschi, scorza di arancio, mandarino e lime si avvolgono in un mix sensazionale con sentori di ginestra, fiori gialli, erbette e macchia mediterranea. Nonostante l’affinamento in barrique non si percepiscono sentori forti di legno; questo ci fa capire che viene utilizzato bene ed a supporto nel processo produttivo. Al palato è molto elegante, fine e sottile.

    La sua sensazione, gradevolmente lineare, si percepisce lenta in bocca; non è un vino diretto, che sparisce, ma costante. Sul finale abbiamo note di una leggerissima parte terziaria ma che essenzialmente vira sulla frutta, sulla croccantezza, sulla freschezza e sulla parte citrica. È presente una leggera scia sapida ma con un tenore alcolico composto.
    Un vino che EMOZIONA.

     

    bottiglie degustate
    Bottiglie degustate

    Alla fine di questa degustazione, con un solenne applauso ci guardiamo e ci rendiamo conto che il nostro amato Lazio ha tanto ancora da dare, da dimostrare e tante emozioni da farci provare.
    Una panoramica finale coinvolgente di sensazioni, aromi e sentori che ci fa comprendere innanzitutto la diversità dei vari terroir esistenti, del lavoro di affinamento e delle diverse filosofie aziendali. Nonostante ciò, i produttori sono rimasti uniti da una passione comune e costante, quella per un grande ed eclettico vitigno: IL GRECHETTO.

     

    Relatore Carlotta Salvini, Miglior Sommelier Fisar d’Italia 2019
    Relatore Carlotta Salvini, Miglior Sommelier Fisar d’Italia 2019

    Amiamo chiudere, come sempre, con una frase stavolta “farina del nostro sacco”.
    “Per creare tutto ciò ci vuole caparbietà, costanza, solidarietà, tenacia nel lavoro e un pizzico di fantasia.Perché diciamocelo gli Artigiani sono sempre gli artisti più veri.”

    Ilaria Castagna e Cristina Santini
    Partners in Wine

    Ilaria Castagna e Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperte vitivinicole.
    Ilaria Castagna e Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperte vitivinicole.

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • Rosavite 2019 Rosato Terre degli Osci IGT Terresacre

    Rosavite 2019 Rosato Terre degli Osci IGT Terresacre

    Rosavite 2019 Rosato Terre degli Osci IGT Terresacre

    Di Piergiorgio Ercoli

    Da uve montepulciano in purezza, coltivate sulle colline molisane a Montenero di Bisaccia (CB) ad un’altezza di circa 300 metri slm, terreni argillo-calcarei, dove il clima è caratterizzato dall’influenza delle correnti marittime dall’Adriatico che favoriscono l’arieggiamento del corpo vitato evitando la formazione di muffe e donando una identitaria sapidità.

    Raccolta manuale, diraspatura, pigiatura morbida per mantenere l’integrità degli acini.
    Macerazione di circa 10 ore cui segue una pressatura soffice del mosto, quindi fermentazione in bianco per circa 10 giorni a temperatura controllata di 16°-18°.

    Rosavite 2019 Rosato Terre degli Osci IGT Terresacre
    Rosavite 2019 Rosato Terre degli Osci IGT Terresacre

    Degustazione

    Vino rosa della Cantina Terresacre Molise Rosavite 2019 Rosato Terre degli Osci IGT Terresacre
    Vino rosa Rosavite 2019 Rosato Terre degli Osci IGT Terresacre

    Analisi visiva
    Nel calice rosa corallo, trasparente e limpido. Di consistenza media.

    Analisi olfattiva
    Sufficientemente intenso, di media complessità e finezza. Dominante olfattiva fruttata, ciliegia e fragoline di bosco; toni vegetali di erba appena tagliata, toni minerali di humus e terra bagnata.
    Leggera spezia scura.

    Analisi gusto-olfattiva
    Secco, moderatamente caldo, morbido. Fresco, tannini duri, sapido. Corpo medio, sufficientemente armonico, buona permanenza. Sufficientemente fine e sufficientemente armonico. Pronto.

    Alcuni vini della Cantina Terresacre
    Alcuni vini della Cantina Terresacre arrivati in degustazione in Agenzia FoodandWineAngels

    Ricetta in abbinamento eseguita da Carol Agostini

    In abbinamento un gioco di consistenze e sapori, forme e colori per un abbinamento decisamente intrigante quanto gustoso di formaggi di varie tipologie e stagionature.

    Tagliere in abbinamento al Rosavite di Terresacre
    Tagliere in abbinamento al Rosavite di Terresacre

    Tagliere di formaggi provenienti dall’Altopiano di Asiago da Asiago pressato dolce, a quello saporito, al mezzano di 6 mesi di malga, con fragole, crostini tostati, asparagi in agrodolce, cestino di grana padano con erbette di montagna stufate, caciotta di pecorino di malga alle foglie di olivo.

    Degustazione di Piergiorgio Ercoli

    Piergiorgio Ercoli autore articolo Iloghe 2019 Isola dei Nuraghi IGT Cantine Spanu
    Piergiorgio Ercoli autore articolo Iloghe 2019 Isola dei Nuraghi IGT Cantine Spanu

    Sito Cantina: https://www.terresacre.com/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

     

  • ‘Ngilù 2020 Colline di Levanto DOP Cà Du Ferrà

    ‘Ngilù 2020 Colline di Levanto DOP Cà Du Ferrà

    ‘Ngilù 2020 Colline di Levanto DOP Cà Du Ferrà

    Di Piergiorgio Ercoli

    Da uve Sangiovese, Merlot e Ciliegiolo allevate sulle colline di Bonassola (SP), sulla Costa Ligure di Levante, nell’ambito del Parco Nazionale delle Cinque Terre dove i terreni argillosi a medio impasto hanno origine vulcanica.

    Il clima è caldo e ventilato, con forti influenze delle salmastre brezze marine. Tipici i terrazzamenti che diradano sulla costa.

    Alcune vigne di CàduFerrà
    Alcune vigne di Cà du Ferrà azienda vinicola e agriturismo, espressione dialettale di “casa del fabbro” perché in queste terre, oggi solcate dai filari di vite, un tempo si ferravano i cavalli.
    ‘Ngilù 2020 Colline di Levanto DOP Cà Du Ferrà
    ‘Ngilù 2020 Colline di Levanto DOP Cà Du Ferrà

    La fermentazione avviene in vasche di acciaio a temperatura controllata, dopo la svinatura segue la malolattica. L’affinamento in di acciaio inox per minimo 6 mesi.Vino ben rappresentativo della filosofia aziendale di “valorizzare il luogo a partire dal rispetto della terra e per chi la abita”, fedeli alle tradizioni con uno sguardo al futuro.Vino rustico, dove i cloni degli uvaggi sono rappresentati in maniera semplice ma senza perdere un tocco di piacevolezza complessiva, in un gusto genuino.

    Degustazione

    Analisi visiva
    Nel calice rubino violaceo, poco trasparente. Limpido e con una buona densità.

    Analisi olfattiva
    Sufficientemente intenso, di media complessità e finezza. Dominante olfattiva fruttata e pungente, ciliegia e melograno, frutti rossi acidi; toni vinosi, fresco e balsamico. Evidenti richiami minerali sia nei toni del salmastro che dell’affumicato. Speziatura nel finale.

    Analisi gusto-olfattiva
    Secco, moderatamente caldo, moderatamente morbido. Fresco, tannini ruvidi, sapido. Corpo medio, sufficientemente armonico, inizialmente squilibrato verso la parte acida ma che poi evolve , integra i tannini ed i polialcoli. Sufficientemente fine e sufficientemente armonico. Pronto.

    ‘Ngilù 2020 Colline di Levanto DOP Cà Du Ferrà ( ngilu)
    ‘Ngilù 2020 Colline di Levanto DOP Cà Du Ferrà

    Azienda nata dall’unione di due anime e dalla stessa passione per il mondo vitivinicolo, Antonio Zoppi e Aida Forgione, lasciano le loro professioni per vivere assieme nel borgo di Bonassola, diventando così viticoltori, creando sinergia tra saperi e vino.

    Davide Zoppi articolo: ‘Ngilù 2020 Colline di Levanto DOP Cà Du Ferrà
    Davide Zoppi articolo: ‘Ngilù 2020 Colline di Levanto DOP Cà Du Ferrà

    Nel 2000 acquistato terreni e casolari fondano l’azienda vitivinicola e l’agriturismo; l’attività si espande ulteriormente con l’inserimento del figlio Davide portando Cà du Ferrà alla certificazione biologica dei propri prodotti.

    Un’area di paradiso tra panorama, brezza marina e i muretti a secco, Patrimonio Unesco che rappresentano un valore inestimabile per la regione, che attualmente conta 42mila ettari di aree terrazzate, tra cui le vigne dell’ azienda.

     

     

    Azienda seguita da due enologi in linea con la filosofia aziendale, il rispetto del territorio e della qualità di produzione: Barbara Tamburini e Vittorio Fiore, ormai da anni seguono personalmente la vigna, la produzione e l’etica di Cà du Ferrà.

    Spaghettini Carla Latini con cubetti di Speck di Asiago, pancetta tostata,mentuccia selvatica, crema di tartasale con ngilu vino càduferrà
    Spaghettini Carla Latini con cubetti di Speck di Asiago, pancetta tostata, mentuccia selvatica, crema di tartasale

    Ricetta in abbinamento eseguita da Carol Agostini

    Una ricetta composta da pochi ingredienti in un gioco di consistenze e sapori, forme e colori per un abbinamento decisamente intrigante quanto gustoso.

    Ingredienti per 4 porzioni:

    • 400 gr di spaghetti
    • 100 g di speck affettato e tagliato a pezzetti
    • 100 g di pancetta
    • 4 cucchiai di olio di oliva
    • 1 spicchio di aglio
    • 1 peperoncino
    • 4 cucchiai di pomodori a pezzettoni
    • Basilico q.b.
    • un rametto di mentuccia selvatica
    • Parmigiano grattugiato q.b.
    • Sale q.b.

    Procedimento:

    Mentre lessate gli spaghetti rosolate in 2 o 3 cucchiai di olio, l’aglio senza camicia, oppure a piacere leggermente schiacciato per un sapore più intenso, il peperoncino e la pancetta tagliata a dadini come lo speck, avendo cura di girarli spesso.

    A distanza di qualche minuto aggiungere i pezzettoni di pomodoro per completare la salsa.

    Fate cuocere per una decina di minuti, aggiungete il parmigiano grattugiato, salate e pepate quanto basta e togliete dal fuoco. Condite gli spaghetti e serviteli subito con una spolverata di parmigiano grattugiato e qualche fogliolina di mentuccia selvatica.

    Degustazione di  Piergiorgio Ercoli

    Piergiorgio Ercoli autore articolo Iloghe 2019 Isola dei Nuraghi IGT Cantine Spanu
    Piergiorgio Ercoli autore articolo Iloghe 2019 Isola dei Nuraghi IGT Cantine Spanu

     


    Sito Cantina: https://caduferra.wine/it/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Fatalone a Gioia del Colle in una notte di Fine Estate 2017

    Fatalone a Gioia del Colle in una notte di Fine Estate 2017

    A Gioia del Colle in una notte di Fine Estate 2017

    Di Gaetano Cataldo

    È giunta alla fine di una piacevole e tanto desiderata cena tra amici e, per quanto fosse logicamente coperta dalla patina del tempo, riusciva ad irradiare qualcosa di tangibilmente vivo dentro la casa-trullo padronale quella sera del 30 Agosto del 2017, illuminata come i nostri volti dalla sua presenza.

    Antica Cantina Fatalone, articolo: A Gioia del Colle in una notte di Fine Estate 2017 di Gaetano Cataldo
    Antica Cantina Fatalone, articolo: A Gioia del Colle in una notte di Fine Estate 2017 di Gaetano Cataldo
    La vigna Cantina Fatalone , Autentico, Biologico, Sostenibile
    La vigna Cantina Fatalone , Autentico, Biologico, Sostenibile

    Era entrata quasi di soppiatto, senza annunci e sensazionalismi, con quella calma e la semplicità tipica delle persone che vivono le stagioni in mezzo alla vigna e lo fanno vivendo di valori concreti, offrendo una spontanea e sincera ospitalità, così sincera e generosa da farti sentire a casa, malgrado casa quella sera fosse ad un qualche centinaio di chilometri.

    È giunta quasi presentandosi da sola per quel che diceva di sé implicitamente, è giunta come una benedizione e quando Pasquale Petrera mi ha sussurrato che si trattava della bottiglia di Primitivo prodotta nel 1981 da Giuseppe Orfino, suo nonno materno, mi è balzato il cuore in gola.

    Filippo Vito Petrera, Pasquale Petrera con Gaetano Cataldo autore dell'articolo
    Filippo Vito Petrera, Pasquale Petrera con Gaetano Cataldo autore dell’articolo

    Quasi non riuscivo a credere che la visita che attendevo di fare da tanto tempo all’amico Pasquale, per il piacere di rivederlo, potesse sortire addirittura l’apertura di una bottiglia di tale inestimabile valore, una vera e propria pietra miliare non soltanto per la famiglia Petrera ed Orfino, ma per la comunità gioiese e l’Italia tutta del Vino, quell’Italia che sa attestarsi fieramente nel contesto internazionale senza temere rivali.

    Bottiglia di annata molto vecchia in degustazione
    Bottiglia di annata molto vecchia in degustazione

    Non ci credevo, sono uno che riconosce che al mondo nulla ci è dovuto e che ogni giorno ci attende un esame nuovo, e non credevo di meritare affatto il privilegio di accedere al contenuto di una bottiglia tanto preziosa e rara, così preziosa al punto da racchiudere essa stessa l’embrione di un sogno di seguito dischiuso e avverato, incarnando dunque il testimone verace del cammino del padre di Pasquale:

    Filippo Petrera, l’uomo che ha valorizzato e concepito il Primitivo di Gioia del Colle in purezza, creando il Fatalone, sinonimo del frutto di questo straordinario vitigno classificato dal primicerio Filippo Indellicati nel XVII secolo.

    Cantina Fatalone vini pugliesi Primitivo di Gioia Del Colle
    Cantina Fatalone Botti per i vini pugliesi Primitivo di Gioia Del Colle

    La sorpresa e l’ammirazione con la quale il buon Filippo, ad occhi chiusi, riscopriva nell’assaporare il gusto e le sensazioni che quel Vino è riuscito a donare a tutti noi, e soprattutto alla sua persona capace di decifrarne il sentimento racchiuso, è stato decisamente un momento di grazia:

    infatti, sorso dopo sorso, l’intensità e la fragranza di aromi intessuti di ricordi affioranti dal calice hanno fatto sì che quel lontano passato comparisse di nuovo e gioiosamente Filippo stava rivivendo i ritmi frenetici di una vendemmia lontana ben 37 anni, ove non c’era posto per la stanchezza, poiché il richiamo della Natura creava un’atmosfera incantevole, fatta di felicità collettiva.

    Fatalone Teres Puglia DOC Primitivo
    Fatalone Teres Puglia DOC Primitivo
    fatalone Gioia Del Colle DOC Primitivo
    fatalone Gioia Del Colle DOC Primitivo
    Fatalone Gioia Del Colle DOC Primitivo Riserva
    Fatalone Gioia Del Colle DOC Primitivo Riserva

    Sensorialità

    E tale è la felicità per aver condiviso il Vino che nel 1981 sarebbe divenuto la chiave di volta, l’elemento irrinunciabile e decisivo per la nascita della prima bottiglia ufficiale di Primitivo di Gioia del Colle del 1987 e del conseguente disciplinare. E così il Vino è giunto a noi:
    D’ambra ed oro antico, cristallino…

    Al naso le note eteree di acetone si fanno strada per lasciare lentamente spazio alla ciliegia sotto spirito, ad un sorprendentemente ancor succoso gelso nero e alla “monachella” (susina selvatica della Maiella), una scia foglie di mirto e chiodi di garofano su cui insiste l’odore della scatola di sigari.
    Silenzio. Passa il tempo, gli occhi di Filippo Petrera brillano, anche quelli di Pasquale si inarcano ammiccando ad un sorriso guardando il padre rivivere l’allegria di una stagione lontana ancora una volta.E ancora… scorza di arancia candita, noci e frutta essiccata ancora non dischiuse del tutto, il ricordo della carruba volta in cacao, s’ollu e stincu ed una piacevole mineralità iodata.

    Al palato entra come fosse quasi un sercial per esplodere in una piacevole freschezza agrumata appena “addolcita” dalla nota mielata del corbezzolo. Sorprendente acidità ed una buona concentrazione di sapidità, quasi da umami. Retro olfattiva a confermare l’arancia, una piacevole percezione di datteri e fichi essiccati, la precedente nota del mirto alla via diretta che si ammansisce mutando in timo, tabacco che sigilla il sorso con un’ombra appena di astringenza ripulita dalla succulenza del nettare…

     Conclusioni sensoriali

    I profumi ed il sapore percepiti mi hanno accompagnato in una fresca notte stellata lungo tutto il percorso dal pianoro gioiese sino al borgo salentino di Melendugno con una persistenza niente affatto scontata.

    La luce negli occhi di Filippo Petrera, pioniere e padre adottivo del Primitivo di Gioia del Colle in purezza, che durante questa degustazione senza tempo ha rivissuto un arco temporale lunghissimo tutto racchiuso nella luminescenza che quel vino irradiava come la folgorazione ispiratrice che lo ha portato a desiderare il legittimo riscatto per un vitigno tanto nobile, a diventare il fondatore del consorzio di tutela e dunque alla realizzazione di un sogno, quel sogno racchiuso nella promessa della bottiglia giunta a tutti noi quella sera come una benedizione che viene da lontano e che si rinnova vendemmia dopo vendemmia.

  • Il Sake e le Ostriche di vario tipo e provenienza 2022

    Il Sake e le Ostriche di vario tipo e provenienza 2022

    Il Sake e le Ostriche di vario tipo e provenienza 2022

    Di Gaetano Cataldo

     

    L’ostrica è un mollusco bivalve presente praticamente in tutti i mari, dove si riproduce e cresce liberamente; molti però sostengono, e a ragion veduta, che le migliori e più saporite ostriche non siano quelle selvatiche ma quelle di allevamento della costa francese che guarda all’Oceano Atlantico, verso il sud della Bretagna e nella regione del Merennes-Oléron anche se in realtà non mancano le eccellenze in diverse aree del Mar Mediterraneo e del mondo.

    L’ostricoltura è diffusissima principalmente in Cina, Corea del Sud e Giappone; si pensi che circa il 70% della produzione annua di ostriche giapponesi proviene dalla Baia di Hiroshima… qui le ostriche sono chiamate “Latte del Mare”, sono molto apprezzate per dimensione, tenerezza e gusto, e sono rinomate soprattutto per le condizioni in cui crescono: i nutrienti di ben sei fiumi discendenti dai monti del Chugoku, che si riversano nella baia, ed il conseguente blend tra acqua dolce ed acqua salata rende questa specie ittica davvero speciale; nella classifica mondiale troviamo la Francia al quarto posto, prima in Europa, poi l’Irlanda e la Spagna.

    Allevamento di Arcachon Basin di ostriche
    Allevamento di Arcachon Basin di ostriche

     

    Ostrica Concava, articolo Il Sake e le Ostriche 2022
    Ostrica Concava, articolo Il Sake e le Ostriche 2022

    L’ostrica concava del Pacifico, la Crassostrea Gigas, è la più coltivata al mondo, proviene dal Giappone ed è presente anche in altre aree di Oriente ed Estremo Oriente.

    L’ostrica concava viene selezionata da molti allevatori europei grazie alla sua crescita rapida ed alla sua adattabilità: infatti a causa della scomparsa dell’ostrica portoghese, la Crassotrea Angulata, verso gli anni ’70 ha trovato vasta diffusione sul Vecchio Continente assieme all’ostrica piatta, detta Ostrea Aedulis.

     

    Ostrica Piatta, articolo Il Sake e le Ostriche 2022
    Ostrica Piatta, articolo Il Sake e le Ostriche 2022

    Le due specie sono entrambe molto apprezzate dai consumatori di tutto il mondo anche se dal punto di vista gastronomico le ostriche piatte vengono ritenute più pregiate grazie alla morbida aromaticità e delicatezza della texture, mentre le ostriche concave o allungate sono generalmente più carnose e posseggono un sapore salmastro spiccato che le rende più persistenti.

     

    Per poter ottenere le larve di ostriche necessarie agli allevamenti, dette anche “naissain”, si provvede alla captazione del novellame in ambiente marino aperto, oppure selezionando gli esemplari adulti per l’avanotteria.

    Dagli stock di allevamento gli esemplari che avranno compiuto in media 18 mesi verranno prelevati per mezzo dei cosiddetti “plates”, piccole imbarcazioni dallo scafo e dalla chiglia piatta, portati fino alle aree adibite ad ostricoltura e disposti a seconda di come si intende allevarli.

    Al giorno d’oggi esistono diverse tecniche di allevamento come ad esempio quella a “poches”, ossia la disposizione delle giovani ostriche in sacche consistenti in piccole reti di plastica, a loro volta disposte su tavole di metallo o a sparse al suolo di modo però che siano esposte alla risacca del mare, sacche che dovranno essere periodicamente rivoltate per garantire la crescita regolare di questi frutti di mare ed assicurare loro buone condizioni di vita ed un’ottimale circolazione dell’acqua di mare.

    Il modello di ostricoltura cambia nella laguna mediterranea, ne sono un esempio lo stagno di Leucate e lo stagno di Thau, dove l’allevamento è verticale vista la scarsa escursione di marea e le ostriche vengono ancorate a corde vegetali a tre legnoli, oppure a corde sintetiche di nylon, piuttosto che a tavole di legno di mangrovia, ma sempre ad immersione permanente e con crescita più rapida rispetto agli esemplari allevati in Nord Europa.

    Allevamento di ostriche, Oyster farm Azienda Agricola Costa Mare
    Allevamento di ostriche, Oyster farm Azienda Agricola Costa Mare

    Dopo la fase di pre-ingrasso ed ingrasso durante l’allevamento le ostriche passano alla rifinitura in apposite vasche o bacini di decantazione perché possano espellere melma e sabbia, dove talvolta degli iniettori di ossigeno aiutano a far affiorare i batteri nocivi in forma di schiuma facilmente eliminabile.

    Caratteristici della Charente Marittima e della Vandea i bacini d’argilla alimentati da una miscela di acqua di mare e d’acqua dolce, detti “claires”, conferiscono alle ostriche un gusto particolare ed il tipico colore da “verdissement”.

    Per quanto si suppone che l’ostricoltura sia stata avviata per prima dal popolo cinese non ci sono tracce evidenti e sufficientemente attendibili a dimostrarlo mentre, come la storia dimostra, questa pratica dell’acquacoltura pare più evidente essere stata inventata dagli Antichi Romani ed avviata persino nell’antica Albione da cui partivano cospicui carichi per Roma, tanto gli antichi latini ne andavano ghiotti e le reputassero indispensabili per la migliore riuscita di un banchetto:

    Vassoio di ostriche
    Vassoio di ostriche articolo Il Sake e le Ostriche di vario tipo e provenienza 2022

    fu così che da piatto povero, sotto Nerone, le ostriche divennero un piatto estremamente prelibato ed alla moda, tanto più che quelle provenienti dal Canale della Manica erano decisamente diverse rispetto a quelle che si raccoglievano lungo le coste della penisola italica, dell’Egitto e dell’Antica Grecia, ove il delizioso frutto di mare era considerato sì un cibo prelibato ma alla portata di tutti:

    d’altronde il termine ostracismo, la pratica di votare o meno a favore l’esilio per un cittadino, si compiva proprio trascrivendo tale scelta su di una conchiglia di ostrica.

     

    Naturalmente, per quanto le notizie scarseggino o non vengano valutate alcune fonti, le ostriche hanno costituito per millenni un cibo fondamentale per l’alimentazione umana grazie alla loro reperibilità e semplicità di consumo, tanto nell’area mediterranea quanto in Cina ed in Giappone: l’allevamento delle ostriche risale ad epoche remote e la singolarità dell’ostricoltura nel Sol Levante consisteva nell’impiegare rocce e canne di bambù a cui i bivalvi si attaccavano molto agevolmente.

    Ostrica Pied de Cheval di Aquitania è tra le più care sul mercato
    Ostrica Pied de Cheval di Aquitania è tra le più care sul mercato, articolo Il Sake e le Ostriche di vario tipo e provenienza 2022

    Tra le ostriche piatte più famose vanno menzionate le Ostriche Belon, dalla tipica forma tondeggiante e dal gusto delicato, chiamate così perché un tempo venivano affinate esclusivamente sulle rive del fiume Belon in Bretagna, e le Ostriche Marenne, dal tipicissimo color verde acqua dovuto ad un’alga chiamata navicula blu che ne rilascia il colore… assieme all’Ostrica Pied de Cheval di Aquitania è tra le più care sul mercato.

    Il recipiente più antico per bere il sake è la sakazuki, una coppa dall’apertura molto ampia fatta in terracotta o porcellana, finemente laccata e decorata, oggi disponibile sia in vetro che in oro o argento, in realtà però ne esisteva un altro ancora più vetusto e fornito dalla natura stessa: le conchiglie di ostrica.

    In realtà la sintonia tra questi frutti di mare ed il nihonshu non si limita soltanto all’antica consuetudine di sfruttare la concavità dei loro gusci per favorirne la mescita: se è vero che il sake non litiga mai col cibo addirittura con le ostriche ci fa l’amore!

    Ostriche Belon
    Ostriche Belon

    Le ostriche consumate crude ed il sake artigianale giapponese vivono un rapporto simbiotico che nessuna altra bevanda riesce a vantare, i due elementi hanno infatti delle caratteristiche simili che derivano dalla salinità, dalla tendenza dolce, dalla texture setosa e dalla cremosità che rendono entrambi compagni per la vita e per la gioia a tavola, ma c’è di più: l’umami!

    L’umami è la quintessenza del pairing tra ostriche e nihonshu

    Costituisce il quinto gusto, quello che aiuta a bilanciare e migliorare gli altri quattro, ossia il salato, l’acido, l’amaro ed il dolce, traducendo appieno il sapore degli aminoacidi e nello specifico di glutammato, inosinato e guanilato… e guarda caso l’ostrica è tra i cibi più ricchi in natura di glutammato e di inosinato.

    Ecco dunque spiegato attraverso queste straordinarie affinità elettive, di cui Madre Natura ha voluto dotare entrambi gli elementi, il perché bere sake e mangiare ostriche costituisce un abbinamento armonico perfetto. Si noti che, rispetto alla birra o al vino, il sake contiene mediamente una quantità di acido glutammico anche 20 volte superiore.

    Ostriche e Sake di vario tipo e provenienza 2022
    Ostriche e Sake di vario tipo e provenienza 2022

    Ovviamente esistono delle prerogative che nell’abbinamento già congeniale tra ostrica e sake di per sé possono rendere il matrimonio ancora più felice…

    Per quanto riguarda il frutto di mare terremo in considerazione quindi non soltanto la tipologia ma anche la provenienza, il rapporto tra acqua dolce ed acqua salata, la rifinitura, la modalità di apertura, il profumo, la consistenza e le caratteristiche gusto-olfattive.

     

    Per quanto attiene al sake occorrerà fare invece attenzione all’umami, alla sapidità ed alla tendenza dolce: che il primo non superi quello dell’ostrica e che la seconda non sia particolarmente presente quando è già contenuta nel bivalve che, al contrario, se avesse una spiccata tendenza dolce potrà in questo caso giovarsi della sapidità di un otoko-zake.

    Dunque la percezione di quanto queste caratteristiche comuni siano intense è fondamentale tanto quanto la persistenza aromatica dei due elementi in abbinamento ed il nihonshudo del fermentato giapponese: infatti un’ostrica dalle carni sode e dal gusto deciso vorrà un sake dal sapore più deciso e con una struttura più consistente, mentre un frutto di mare più delicato avrà bisogno di un sake satinato e gentile.

     

    Ostriche di vario tipo e provenienza
    Ostriche di vario tipo e provenienza, articolo Il Sake e le Ostriche di vario tipo e provenienza 2022

    Alcuni esempi?Abbinamenti

    L’Ostra Regal viene direttamente dall’Irlanda: trascorre i primi due anni di vita nella parte nord dell’isola, dove si nutre di fitoplancton, poi viene trasferita al sud presso la foce del fiume Snaney, dove le acque dolci ne completano l’affinamento. Un’ostrica dalla spiccata tendenza dolce con una consistenza tattile cremosa ed un finale di raffinata sapidità.

    Un Junmai delicato ma con un carattere salino per tener testa alla prevalente tendenza dolce del bivalve. Si potrebbe persino azzardare con un cremoso e raffinato Junmai Daiginjo, stravolgendo le regole per un’esperienza sensoriale intrigante ed in sintonia con la texture dell’ostrica.

    L’Ostrica Tsarskaya viene allevate a Cancale nella Bretagna Settentrionale, precisamente nelle aree di Park St. Kerber e della Baia di Mont St. Michel. Il gusto di questa varietà dal profumo iodato è ricco ed equilibrato al tempo stesso, il frutto è setoso e consistente con un gusto salino, una lieve nota di nocciola ed una bilanciata tendenza dolce.

    Si abbina con piacevolmente con un Junmai Ginjo con una sbramatura del chicco attorno al 50% che conservi una buona nota cerealicola e che sia di grande equilibrio tra morbidezza, freschezza, sapidità ed umami. Ed uno sparkling sake? Perché no?

    Ostrica Tarbouriech del Delta del Fiume Po
    Ostrica Tarbouriech del Delta del Fiume Po

    L’Ostrica Tarbouriech, di quelle proveniente dall’Emilia Romagna però e precisamente dalla Sacca degli Scandinavi, presso il delta del fiume Po:

    è raffinata a partire già dall’aspetto, con quelle sue nuances rosa, si presenta all’olfatto con note salmastre e vegetali, mentre all’assaggio è consistente, succulenta e con una persistenza che orbita attorno a note vegetali sia marine che di sottobosco.

     

    Un Junmai Ginjo affilato ed asciutto, capace di arginare la succulenza del frutto di mare e che ne raggiunga in persistenza le stesse vette.

     

    Ostrica del Calvados
    Ostrica del Calvados

    L’Ostrica del Calvados è praticamente l’ostrica allevata più a Nord di tutta la Francia ed è stata premiata diverse volte nella categoria ostriche normanne.

    Essa cresce proprio nella patria del famoso distillato di mele, ossia nel dipartimento di Calvados, precisamente nella Côte de Nacre, nei paesi di Asnelles e Meuvaines. È un’ostrica molto singolare in quanto riconoscibilissima grazie al suo guscio estremamente bianco, grazie alla limpidezza delle acque da cui proviene, e soprattutto per il suo sapore tendente all’aglio.

    Le durezze e la nota iodata di questo frutto di mare, assieme al alla nota agliata, vorrebbero un sake morbido, persistente e con una buona nota umami.

    Un Koshu Sake, prodotto con metodo Kimoto e magari invecchiato in grotta, sarebbe un abbinamento davvero piacevole.

    L’Ostrica Special San Teodoro è un’eccellenza dell'ostricoltura in Sardegna
    L’Ostrica Special San Teodoro è un’eccellenza dell’ostricoltura in Sardegna

    L’Ostrica Special San Teodoro è un’eccellenza dell’ostricoltura in Sardegna: viene allevata a ciclo completo, ossia a partire dal seme, nella laguna di San Teodoro in provincia di Nuoro.

    La conchiglia è tendenzialmente omogenea ed a forma di goccia, mentre il frutto è copioso e croccante, con note gusto-olfattive iodate ma con tendenza dolce, sentori vegetali e di frutta secca.

    Un Tokubetsu Junmai fragrante, dai toni sia fruttati che erbacei magari.

     

    L’Ostrica della Baia Hiroshima: immaginate questi esemplari di gran calibro arrivare alla vostra tavola direttamente dal kakifune, letteralmente barca delle ostriche. Preparate con la caratteristica ricetta kaki nabe, con porri, funghi e tofu, meritano certamente un Genshu Junmai, ma anche un Tokubetsu Junmai ci starebbe alla grande. Ci sono tra i Junmai dei veri e propri fuoriclasse che con le loro note burrose e boschive creerebbero comunque un match ad alto impatto emotivo e gustativo però.

    Ostriche classiche di allevamento del tipo concavo sono classificate rispetto al calibro 5
    Ostriche classiche di allevamento del tipo concavo sono classificate rispetto al calibro 5

    Le ostriche, diversamente da quelle allevate che sono state modificate geneticamente e rese sterili, vedono il miglior consumo nel mese di gennaio ed anche in altri periodo dell’anno, eccetto che da maggio ad agosto, epoca di riproduzione, poiché in questa fase diventano più molli, lattiginose, meno saporite e soprattutto più deperibili.

    Le ostriche di allevamento del tipo concavo sono classificate rispetto al calibro: dal 5 allo 0, rispettivamente dalle più piccole e dal peso di 30-45 fino alle più grosse che arrivano a superare i 150 grammi.

     

    Inoltre, in base all’affinamento, si suddividono così come segue:

    Fines: affinate in mare aperto per almeno 1 mese con densità di 20 ostriche per metro quadro.
    Speciales: affinate per almeno 2 mesi in mare aperto con densità di 10 ostriche per metro quadro.
    Pousse: se affinate per 4-8 mesi in mare aperto con densità di 5 ostriche per metro quadro.
    De Claires: affinate in bacini di acqua dolce poco profondi e argillosi, i claires appunto.
    Vert: affinate in presenza della microalga navicula blu, come menzionato in precedenza.

    Ostriche e Sake un abbinamento intrigante
    Ostriche e Sake un abbinamento intrigante, articolo Il Sake e le Ostriche di vario tipo e provenienza 2022

    Composizione

    Le ostriche sono composte d’acqua per l’85% circa, apportano 40 kilocalorie di proteine, 21 di carboidrati ed 8 di grassi per ogni etto e costituiscono una miniera ricchissima di sali minerali quali ferro, fosforo, potassio, rame, sodio e zinco, oltre che di vitamina B12, e sono considerate un alimento afrodisiaco per una ragione specifica: favoriscono lo sviluppo degli spermatozoi, fanno bene all’amore e pertanto è meglio tenere sempre una bottiglia di sake a portata di mano in camera da letto, assieme alle ostriche e ad una sana inventiva perché, afrodisiaco o non afrodisiaco, è il pensiero quello che conta.

    Di Gaetano Cataldo


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  • Clubhouse e le giornate autunnali che vorrei 2022

    Clubhouse e le giornate autunnali che vorrei 2022

    CLUBHOUSE e le giornate autunnali che vorrei 2022

    Di Carol Agostini

    Ho scelto questo titolo per raccontarvi l’evoluzione delle mie giornate autunnali e quelle che oggi desidero partendo dal passato in ottica di costruire un futuro.
    Fin da piccola era un giorno di mix tra cucina araba ed indiana, mescolata con quella veneta e argentina, in un connubio di culture e tradizioni differenti, figlia di etnie diverse, nata in veneto.

    Il grill è un'arte e una vocazione
    Il grill è un’arte e una vocazione, clubhouse e le giornate autunnali che vorrei 2022

    I miei nonni che sono persone tra di loro agli antipodi, in condivisione assoluta in momenti di grande scambio culinario, hanno sempre passato giorni su giorni a decidere il menù pasquale ( del resto come quello natalizio ) e non solo, anche i menù delle giornate autunnali.

    Questi erano composti da ricette come il pollo tandoori cotto nel classico tandoor ( forno tipico dei paesi arabi), la grigliata argentina con le tiritas de asado, ovvero costine di manzo che anziché longitudinalmente, come ad esempio si fa con la rosticciana, vengono tagliate perpendicolari all’osso, così da formare delle strisce di carne da scottare veloci su una brace bella calda, a piatti tipici veneti a base di baccalà vicentino, polenta ecc ecc, il tutto per noi bimbi contornato da cocacola ( che a casa dei miei non deve mai mancare come la cervesa) e vini veneti da uve cabernet e merlot per la stra maggioranza.

    Pollo tandoori cotto nel Tandoor
    Pollo tandoori cotto nel Tandoor

    Ore e ore di cucina, di lavoro ai fornelli e grandi tavolate di amici e parenti in questa cascina in mezzo la campagna veneta a Marostica ( la città degli scacchi viventi, una cittadina scaligera, il centro circondato da mura che unisco i due castelli, quello superiore e quello inferiore, opere che risalgono al 1370 circa ), una meraviglia!

    Marostica e il suo Castello scaligero inferiore in Piazza degli Scacchi durante la Partita a Scacchi vivente che si replica negli anni pari
    Marostica e il suo Castello scaligero inferiore in Piazza degli Scacchi durante la Partita a Scacchi vivente che si replica negli anni pari

    Da quando invece c’è stato il passaggio del testimone ai fornelli, cioè a me, ho deciso di rivoluzionare la situazione partendo da concetti chiave:
    La scelta dei vini, l’ umami, dalla cucina medioevale alla cucina futurista arrivando al mio mito Salvador Dalì.

    La scelta dei vini perché parto dal vino che è una passione che sfrutto per abbinare i piatti, visto che sono io stessa ad eseguirli.

    Umami il quinto gusto
    Umami il quinto gusto nell’articolo Clubhouse e le giornate autunnali che vorrei 2022

    Perché l’umami?

    E’ il quinto gusto, ossia un sapore primario che si unisce agli altri quattro (dolce, salato, amaro, acido) che abbiamo imparato a riconoscere fin da bambini, questo sapore è stato riconosciuto, scoperto ed identificato in laboratorio agli inizi del 1900 in Giappone, appunto come fonte di sapore, negli anni ’80 circa è stato ufficialmente riconosciuto come quinto gusto sulla base della concreta dimostrazione che esistono sulla lingua specifici recettori di questo sapore che ne portano le informazioni al cervello.

    “Umami” in giapponese significa saporito e questo quinto gusto è stato collegato al glutammato monosodico (acido glutammico), anche detto esaltatore di sapidità.
    Vi faccio un esempio Il parmigiano reggiano è l’ingrediente più umami della cucina mediterranea, vi porto una curiosità collegata a questo ingrediente:

    Massimo Bottura descrive uno dei suoi piatti più famoso che è composto da cinque diverse stagionature di parmigiano, in cinque consistenze diverse, come “cinque gradi di umami“ e vi do anche un’altra dritta sappiamo che il parmigiano è popolarissimo in Asia.

    Altri piatti collegati al senso “umami” sono: quasi tutte le zuppe e gli stufati cucinati a lungo: una completa maturazione (al limite della marcitura), una lunga cottura o la fermentazione sono “portatori sani” di amminoacidi che attivano i ricettori dell’umami; una crema di funghi cotta a fuoco lento per ore ed ore, insaporita con del parmigiano, è quintessenzialmente umami.

    La cucina medioevale

    La cucina medioevale invece perché mi affascina in quanto è basata sulla totale condivisione del piatto ed è rimasta la stessa dell’epoca romana, con delle innovazioni culinarie apportate appunto dagli arabi come lo zucchero di canna, le mandorle, il riso, i gelsi, le melanzane. Inoltre tutti sappiamo che molti degli alimenti che utilizziamo nelle nostre ricette oggi derivano dalla scoperta dell’America.

    I ricettari medievali risalgono tutti al periodo rinascimentale e hanno numerose differenze rispetto a quelli che usiamo oggi.
    Nella cucina medievale i ricettari elencavano solo i cibi da utilizzare, senza le quantità e le temperature, mentre i tempi di cottura erano scanditi da preghiere premetto ora non sto a pregare tutto il tempo mentre cucino il pollo……ma è per me è affascinante come la cucina medievale veniva costruita dividendo il corpo in 4 umori, corrispondenti a 4 liquidi che sono contenuti nel nostro corpo.

    In base allo stato di salute veniva costruito un piano alimentare adeguato.
    Gli umori erano 4, come gli elementi:
    • il fuoco → la bile, gialla del fegato, calda e secca;
    • l’aria → come il sangue del cuore, calda e umida;
    • l’acqua → come la flemma del cervello, fredda e umida;
    • la terra → come la bile nera della milza fredda e secca.
    A questi quattro umori corrispondevano quattro stati d’animo: collerico, sanguigno, flemmatico e melanconico.

    La cucina medioevale fatta di pollo, pesce,vitello e tanto altro
    La cucina medioevale fatta di pollo, pesce,vitello e tanto altro

    Già era presente e radicato il collegamento tra pietanze, componenti del corpo ( organi ) e la componente emotiva ( lo stato d’animo con le sue reazioni ).

    Si mangiava seduti, non più coricati come in epoca romana, le posate si usavano solo per tagliare il cibo che quindi veniva servito in portate già porzionate davanti agli invitati, che si servivano da soli riempiendo dei piatti commestibili fatti di pane.

    Si mangiava con le mani e si usavano dei bicchieri in comune, da qui nasce l’abitudine di pulirsi la bocca prima di bere.

    Esempi: zuppe e polente, pollo, maiale, vitello, pesce, inoltre i barbari portarono il sidro, il vino fatto con le mele, e ci fu un revival della birra.

    la Cucina futurista

    La cucina futurista perché fu un tipo di cucina bizzarro che mi affascina per la sua creatività ed egocentrismo particolare e fuori dagli schemi.

    Questo intrigo culinario/culturale nasce con la conoscenza di Filippo Tommaso Marinetti, poeta e scrittore di cui ho letto tanto, fondatore del movimento Futurista che negli anni ’30 pubblicò il Manifesto della Cucina Futurista, con lo scopo dell’adorazione di piatti e ricette che consentissero all’uomo di essere scattante, veloce e al passo coi tempi.

    Il movimento sosteneva l’abolizione delle posate (forchetta e coltello), del peso e del volume degli alimenti e della discussione politica a tavola.
    Una rivoluzione totale insomma che va dalle materie prime, alla loro elaborazione, al modo di presentarle finendo all’approccio con i cibi.

    Le ricette sono bizzarre, eclettiche da cui prendo spunto per comporre piatti diversi.
    Ed ecco il mio secondo amante preferito dopo Giacomo Casanova ( per il cioccolato ) Salvador Dalì, troverete la ristampa del libro Les diners de Gala ( un manuale di cucina dedicato al sodalizio anche culinario con la moglie che appunto si chiamava Gala).

    Vi cito l’introduzione: “Se sei un discepolo delle tabelle caloriche che trasformano la gioia del cibo in una punizione, chiudi subito questo libro: è troppo pieno di vita, troppo aggressivo e davvero troppo impertinente per te”.

    Salvado Dalì Foto di LyraBelacqua-Sally
    Salvado Dalì Foto di LyraBelacqua-Sally

    Un poliedrico genio come piace a me con il suo ricettario surrealista ispirato alle cene offerte dall’artista e consorte, di osservanza francese ma con uno spiccato gusto per l’esotico.
    Dalí proclamava: «La mandibola è il migliore strumento di conoscenza filosofica», come non essere d’accordo…la lussuria e la stravaganza di un mondo artistico ed esotico/afrodisiaco sono per me stimolo, emozione in un’era di polemica, invidia e banalità.

     

    Le giornate autunnali  che sto preparando per vivere di sensi nell’attesa del menù di Natale, partono dalla scelta dei vini:

    Champagne Olivier Herbert Brut Nature
    Champagne Olivier Herbert Brut Nature per l’articolo Clubhouse e le giornate autunnali che vorrei 2022

    Champagne brut nature di Olivier Herbert con vari antipasti a base di pesce, frutta esotica e polenta, tra cui una rivisitazione del baccalà alla vicentina con mandorle e noccioline.

     

    Vitigni 30% da Pinot Nero che dona struttura e aromi, 30% da Pinot Meunier che dona sentori fruttati e rotondità e per il restante 40% da Chardonnay che dona al prodotto freschezza e finezza.

     

     

    Vino rosato da uve nocera e nerello calabrese dell' az. agr. Zagarella
    Clubhouse e le giornate autunnali che vorrei 2022 vino rosa Cantina Zagarella

     Vino rosato da uve nocera e nerello calabrese dell’ az. agr. Zagarella abbinato a pescato alla brace, che diventerà piccole porzioni da accompagnare il risotto mantecato all’umami ovvero al parmigiano con una salsa di peperoni.

    Quore Brut Riserva TrentoDoc Letrari millesimato da Chardonnay
    Quore Brut Riserva TrentoDoc Letrari millesimato da Chardonnay

    Quore Brut Riserva TrentoDoc Letrari millesimato da Chardonnay raccolte esclusivamente a mano, con permanenza sui lieviti di almeno 40 mesi per esaltarne la morbida eleganza abbinato al mio pollo con aspargi verdi ed ananas cotto nel tandoor di casa.

     

    Il Botticello Toscana IGT rosso biologico Cantina San Quirico San Gimignano selezione di uve 70% Sangiovese e 30% Merlot e Syrah in abbinamento alla grigliata mista con tiritas de asado, pancetta, bistecche di coppa.

     

    Per finire alla torta colomba farcita di cioccolato con pan di Spagna e crema pasticcera ci abbino Pensiero passito vendemmia tardiva Cantina Il Poggio da uve di malvasia di candia aromatica e trecuori passito bianco di Carlo Nerozzi Le vigne di San Pietro Moscato Giallo Passito che arriva dalle terre di Verona, per ricordarci come l’area del veronese sia, tra tutte, quella in cui è più forte, più sentita e più antica la tradizione dell’appassimento, tecnica impiegata per l’ Amarone e non solo.

    Queste in parte saranno le mie giornate autunnali con un mix tra passato origini e legami.

    Di Carol Agostini

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

     


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  • Del bere responsabilmente e della clamorosa balla del french paradox 2022

    Del bere responsabilmente e della clamorosa balla del french paradox 2022

    Del bere responsabilmente e della clamorosa balla del french paradox 2022

    Di Gaetano Cataldo

     

    La bevanda più civilizzata al mondo è di moda e la moda dice che fa anche bene. Era già in voga berla con erbe aromatiche nel 3150 a. C. per fini terapeutici; testimoni le tracce assorbite in anfore rinvenute da archeologi americani in terra egizia. D’altronde i benefici di questo liquido erano noti a Plinio il Vecchio, Galeno ed Ippocrate.

     

    Gaius Plinius Secundus meglio noto come Plinio il Vecchio (Plinius Maior) che fu uomo dotto, storico e naturalista. Nato il 23 d.c. a Como, visse soprattutto a Roma, ricoprendo cariche civili e militari, e viaggiando molto; visitò la Germania, la Spagna, l’Africa, il Belgio.
    Gaius Plinius Secundus meglio noto come Plinio il Vecchio (Plinius Maior) che fu uomo dotto, storico e naturalista. Nato il 23 d.c. a Como, visse soprattutto a Roma, ricoprendo cariche civili e militari, e viaggiando molto; visitò la Germania, la Spagna, l’Africa, il Belgio.

    La Scuola Medica Salernitana ne citava le proprietà farmacologiche dal 984 d. C. quando l’Istituto Superiore di Ricerche di Parigi, la Facoltà di farmacia di Bordeaux e la Minnesota University semplicemente non esistevano.

    Intanto l’osannato elisir, il vino, fa parlare di sé dai tempi del cuneiforme quantomeno.

    Però sono gli epidemiologi d’oltralpe a spiegare il perché giovi in risposta al french paradox, ossia all’incidenza di malattie cardiovascolari in Francia, nonostante la dieta ricca in grassi saturi, sia pressoché pari a quella dei popoli dediti alla più salubre dieta mediterranea, imputandolo al suo consumo; ad avallarlo anche i dietologi americani che lo includono nella piramide alimentare a due bicchieri per volta, anzi, al giorno (300 ml per l’uomo e 150 ml per la donna, rispettivamente 40 e 20 gr di alcool).

    Del bere responsabilmente e della clamorosa balla del french paradox 2022
    Del bere responsabilmente e della clamorosa balla del french paradox 2022

    Ma che sia rosso per piacere!

    Infatti il limitarsi della formazione di coaguli e trombi è dovuta all’alcol con l’interazione di alcune sostanze contenute in gran quantità nei vini rossi e dagli effetti antiossidanti. Un nome per tutti: il resveratrolo; si tratta di un fenolo non flavonoide contenuto solo nel rosso, che si trova anche nella buccia di uve prodotte da viti attaccate prevalentemente da botrytis cinerea, stress idrici e virus.

    Ci sono piante che ne producono quantità superiori alla vite ed è per ciò che questa fitoalexina oggi è un integratore dietetico, per quanto non se ne conoscano ancora gli effetti collaterali.

    Per quanto stimoli la produzione di colesterolo buono (HDL) e diminuisca l’ossidazione del colesterolo cattivo (LDL) non ce n’è abbastanza nelle quantità di vino raccomandate (bisognerebbe berne molto di più) e l’organismo tende a non trattenerlo.

    Insomma il vino fa bene soggettivamente e farebbe bene assumerlo nelle suddette quantità assieme a frutta e verdura.

    Ricerche

     

    Del bere responsabilmente e della clamorosa balla del french paradox 2022
    Del bere responsabilmente e della clamorosa balla del french paradox 2022

    Sono in corso comunque delle ricerche per stabilire se alcune sostanze contenute nei vini bianchi, agendo in modo combinato, diano risultati migliori dal punto di vista della salute sul sistema cardiovascolare.

    Però la salute non è solo un bene da ritrovare attraverso la scelta soggettiva di migliorare le proprie abitudini alimentari, non solo; essa un diritto che deve essere concesso al nascituro sin dalla gravidanza.

    Bere vino…

    Bere vino perché il resveratrolo è anche antiteratogeno è una contraddizione in termini perché contiene alcol, causa di aborto, malformazioni e della sindrome alcolica fetale. Il vino e l’alcol sono un’ingiuria alla vita nascente e al delicato concetto di essere madre.

    Bere vino rosso
    Bere vino rosso

    Il vino nuoce alla gravidanza e all’allattamento e non bisogna sottovalutarne gli effetti solo perché il bambino abbia avuto la fortuna di nascere senza danni apparenti: turbe comportamentali, difficoltà di concentrazione e apprendimento non vengono respinte dalla placenta né disciolte dal latte materno.

    Di Gaetano Cataldo

    Ricordiamoci che…

    non bisogna abusare del vino e dell’alcol, se assunti  in quantità eccessive e in maniera permanente, l’alcol compromette lo stato nutrizionale, favorendo i deficit vitaminici, inoltre, determina un cambiamento della composizione corporea, con diminuzione della massa muscolare con conseguenza di  aumento del deposito adiposo viscerale.

    Carol Agostini

     


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