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  • PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso

    PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso

    PROGETTO ROMA DOCet 2023, Primo Tour: da Frascati ai Monti Prenestini

    Di Cristina Santini

     

    Lago Albano con vista su Roma, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    Lago Albano con vista su Roma, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini

    Programmati nel progetto “Roma DOCet 2023”, di cui vi abbiamo già parlato in precedenza: https://www.papillae.it/progetto-roma-docet-attivita-lavoro-consorzio/, tra maggio e giugno sono stati organizzati dei Tour itineranti attraverso alcune delle Aziende vitivinicole nei territori di Roma, Castelli Romani e Agro Pontino, che rientrano in una delle Denominazione più giovani d’Italia, la Roma Doc. Pianificazione ideata dal Consorzio di Tutela Vini Roma Doc, nella persona del suo Presidente Tullio Galassini, supportato dall’Ufficio Stampa Mg Logos che ne ha curato nei dettagli tutta la permanenza della stampa nazionale ed estera.

    Racconteremo, in diversi articoli, quattro dei sei tour ai quali abbiamo partecipato e sui quali focalizzeremo l’attenzione sulla storia di ogni azienda che risale ai tempi antichi, valorizzando tutto il contesto, la bellezza e tutte le interazioni fondamentali della natura che fanno di questo territorio vulcanico lo straordinario complesso che dona vini minerali e sapidi.
    Da qui l’impegno da parte del Consorzio di promuovere e comunicare, attraverso le aziende associate, il valore, il potenziale, la fibra stratificata intessuta nel corso dei secoli dalle continue eruzioni vulcaniche.

    Parleremo di realtà vitivinicole che si trovano, in questo caso, all’interno del panorama dei Castelli Romani costituito da paesini collinari fondati dai Latini, molto più antichi di Roma stessa, senza i quali la Città Eterna non sarebbe esistita proprio perché Romolo e Remo nacquero ad Albalonga che oggi prende il nome di Monte Artemisio ovvero i Pratoni del Vivaro.

    La prima tappa dell’itinerario “da Frascati ai Monti Prenestini” parte dalla Cantina Fontana Candida, simbolo per i vini di Frascati ma anche per tutta l’enologia regionale, che nasce nel 1958 a Monte Porzio Catone ed è parte del Gruppo Italiano Vini, il primo Gruppo di Cantine sparse in tutta Italia. Due grossi vigneti vanno a costituire la proprietà, quello intorno alla tenuta di otto ettari risalente al 2006 e il vigneto Santa Teresa di tredici ettari ubicato nel Comune di Roma, a due km di distanza, le cui uve vanno ad originare l’omonimo vino.

    Le grotte di origine vulcanica, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    Le grotte di origine vulcanica, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini

    Il suolo scuro, fortemente vulcanico, considerato il più fertile al mondo, è composto da sabbia caratterizzata da pozzolane, dette anche terrinelle, ovvero ceneri vulcaniche che generano suoli ricchi di potassio. E’ evidente come la natura vulcanica si percepisca nettamente nei vini generando una spiccata acidità e una sapidità preponderante tipica di questi suoli, da arrivare a classificarsi vini salini, salmastri.

    Rappresentano il 45% della Denominazione Frascati in quanto si vendemmia su 350 ettari dei 900 totali della Denominazione stessa che interessa per il 40% il Comune di Roma, Monte Porzio Catone, Montecompatri e Grottaferrata. Questo è possibile grazie a dei conferitori storici, dalle piccole realtà alle grandi cooperative, che conferiscono le proprie uve.
    Per garantire lo standard qualitativo, tutti i fornitori sono soggetti a dei protocolli di difesa integrati all’interno dei quali l’azienda stabilisce in quale periodo dell’anno o in quale determinata fase fenologica vanno somministrati i trattamenti. Appena giunte in cantine, le uve vengono selezionate in base al contenuto zuccherino dividendole per le tre categorie: base, selezione e top.

    Tutte le varietà sono allevate a guyot, tranne quella accanto alla bottaia la cui gestione è costituita da cordone speronato e di conseguenza la produzione è nettamente più bassa. Esiste ancora una forma di allevamento ad alberello, molto antica e particolare, chiamata Conocchia, ove le viti sono sostenute da quattro canne intrecciate sulle quali si distendono i tralci che vanno ad incrociarsi alla canna opposta.

    La Conocchia, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    La Conocchia, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini

    E’ un vigneto con tante varietà divenuto didattico poichè, nonostante la produzione in passato fosse limitata per pianta e la qualità per grappolo maggiore, le operazioni si svolgevano interamente a mano e quindi scomode e poco economiche da indurre ad abbandonare questo sistema.
    Dopo la grande crisi che portò trent’anni fa ad una diminuzione degli ettari vitati, da 2000 ai 900 attuali, la Cantina oggi contribuisce alla valorizzazione della Roma Doc e del Frascati Doc e Superiore Docg, lavorando in collaborazione con il Crea – Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Economia Agraria – e l’Arsial – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio – all’omologazione di un clone di Malvasia del Lazio e ai cloni di Malvasia resistenti alle malattie della vite attraverso l’ibridazione con cloni di vite americana.

    L’inerbimento è assente poichè nel periodo estivo, andando incontro a carenze idriche, porterebbe ad una competizione con l’apparato radicale della pianta; mentre invece viene praticato il sovescio che consiste nel piantare tra i filari specie leguminose, come lupino e favino, che nel momento della fioritura vengono tagliate e interrate nel suolo per l’apporto di azoto e di sostanze organiche.
    Al centro del vigneto, costituito prevalentemente da Malvasia Puntinata e Malvasia di Candia, è presente una stazione metereologica grazie alla quale si riesce a monitorare l’andamento stagionale ed eventuali perturbazioni.

    La produzione si aggira intorno ai quattro milioni di bottiglie, di cui 50000 dedicate all’etichetta Roma Doc con due referenze: il bianco composto da Malvasia Puntinata o del Lazio e Bombino bianco, le cui uve vengono fatte macerare a freddo per un’intera notte prima della pressatura soffice, il mosto fiore dopo la fermentazione sosta sui lieviti a bassa temperatura per lungo tempo estraendo profumi varietali e sapori intensi; il rosso ottenuto dal blend di uve ben mature di Montepulciano e Cabernet Sauvignon è vinificato in acciaio con macerazione sulle bucce di circa 12 giorni.
    Il 70% del mercato di Fontana Candida è costituito dall’export nei Paesi del Nord Europa, nei paesi asiatici e qualcosa negli Stati Uniti. La Roma Doc viene esportata totalmente in Giappone.

    La barricaia, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    https://www.papillae.it/progetto-roma-docet-attivita-lavoro-consorzio/

    La visita prosegue dai vigneti alla barricaia dove affinano i Rossi nelle barriques di rovere francese di vari passaggi e dai quali si ottengono i diversi blend; mentre il Frascati Superiore Docg Luna Mater, vino di punta dell’Azienda, nato in occasione dei 50 anni della Cantina, attraversa due fasi contemporanee: la prima vinificazione in bianco delle tre varietà, Malvasia del Lazio, Candia, Bombino (a volte anche il Greco) dove una piccola percentuale della Malvasia Puntinata subisce una leggera asciugatura nei fruttai per 20 giorni, poi viene diraspata a mano e unita al primo mosto vinificato normalmente.

    L’intera massa subisce una seconda fermentazione all’interno delle botti di acacia con macerazione sulle uve appassite per un periodo di sei mesi e un affinamento almeno di due anni in bottiglia all’interno della grotta.
    La grotta di tufo e lapilli scavata a mano risale ad un centinaio di anni fa, testimonianza visiva delle eruzioni del vulcano laziale e delle varie colate laviche che hanno formato strati di colore differente e uno strato potassico riflesso. La grotta conserva l’archivio storico del Luna Mater che va dal 2007 fino ad oggi.

    Per questa prima azienda degustiamo:

    Roma Doc Bianco 2022 da Malvasia del Lazio e Bombino;
    Frascati Superiore Docg Vigneto Santa Teresa 2022;
    Frascati Superiore Docg Riserva Luna Mater annate 2019 e 2008 da Malvasia Puntinata, Malvasia di Candia e Greco;
    Roma Doc Rosso 2021 da Montepulciano e Cabernet Sauvignon.

    Roma Doc Fontana Candida, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    Roma Doc Fontana Candida, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini

    Nella seconda tappa siamo ospiti dell’Azienda di Famiglia Poggio Le Volpi che ha radici molto antiche che risalgono al secolo scorso. Tutto nasce nel 1920 quando Manlio Mergè inizia a produrre e commerciare vino sfuso ed olio, trasmettendo la sua passione dapprima al figlio Armando e poi al nipote Felice.
    E’ chiaro che all’inizio non si concepivano ancora vini imbottigliati e lo sfuso veniva portato, come da tradizione, a Roma con il famoso carretto. Importante nella storia del tessuto laziale, è la figura del carrettiere, il più abbiente con il cavallo, il meno con il somaro, che trainava il carretto con le botticelle e, dopo aver pagato il dazio che attraversava Via Casilina e Via Prenestina, consegnava il vino nelle osterie di Roma.

    Ben presto Armando e Felice nel 1996 danno vita al sogno di Manlio e creano l’Azienda Agricola Poggio Le Volpi a Monte Porzio Catone, una zona collinare situata nell’areale dell’antico Tusculum, il vulcano più grande dei Castelli Romani che per storia e cultura è da sempre considerato un territorio estremamente vocato alla produzione vitivinicola. Mentre il figlio dà vita all’insediamento produttivo trasformandolo da azienda locale in azienda nazionale, il nipote passa alla conduzione di Poggio Le Volpi portandola ad un livello qualitativo superiore. Valori come tradizione, identità ma anche tanta esperienza condivisi dall’azienda che da tre generazioni continua a valorizzare i vitigni autoctoni sfruttando al meglio le potenzialità del suolo vulcanico, così ricco di minerali, rocce laviche, tufi e sabbie.

    La Tenuta di Poggio Le Volpi, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    La Tenuta di Poggio Le Volpi, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini

    I 35 ettari di proprietà sono localizzati intorno alla tenuta e nella zona di Calatrava Roma con rese molto basse e impianti a spalliera dedicati alla Malvasia del Lazio, Malvasia di Candia, Trebbiano e Montepulciano. L’azienda ha oltre 200 ettari di proprietà e in affitto anche nella provincia di Brindisi, in Puglia.
    La filosofia è valorizzare la ricchezza ampelografica del proprio territorio. Come la carbonara o la cacio e pepe è un piatto tipico di Roma – afferma Rossella Macchia, responsabile Comunicazione e Marketing di Poggio Le Volpi – anche il vino deve appartenere al suo territorio e avere le caratteristiche di quel terreno. Nel calice, il vino deve saper raccontare il suo territorio.

    Parliamo di un grande polo composto da Poggio Le Volpi di Monteporzio Catone e Masca del Tacco della Puglia che sono aziende agricole e la Femar che rappresenta invece una realtà commerciale di famiglia e produce da oltre vent’anni, nello stabilimento accanto, vini con uve conferite provenienti principalmente dai comuni dell’Abruzzo, della Puglia e della Sicilia, perseguendo una partecipazione forte e competitiva sul mercato con un’ampia gamma di prodotti. Il gruppo unificato produce circa 16 milioni di bottiglie l’anno distribuite in tutto il mondo.

    I vigneti sulla città eterna, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    I vigneti sulla città eterna, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini

    In cantina i vini riposano in barrique a volte di terzo passaggio o nelle botti di rovere francese e americana di media tostatura, poi ci sono delle vecchie vasche in cemento che sono state ripristinate per la fermentazione e lo stoccaggio. Ogni settimana si fa la degustazione in laboratorio per capire se il vino è pronto per il travaso e l’imbottigliamento.

    Rossella Macchia, oltre che occuparsi dell’Azienda, è anche Vice Presidente del Consorzio Roma Doc e asserisce:

    E’ come fare una rete di imprese, un gruppo che ha come volontà quella di fare non solo vini buoni, ma comunque di comunicare, condividere con il mondo esterno che è una Regione molto importante. Il Consorzio oltre che un organo di vigilanza ha come missione quella di tutelare e valorizzare, ma anche comunicare alle aziende che ne fanno parte che è importante essere orgogliosi di avere un fine unico per la produzione del vino.

    Questo è stato uno dei motivi della nascita di questo consorzio. Non è semplice perchè quando la famiglia è grande, è più difficile mettersi tutti d’accordo ma il consorzio è molto giovane, abbiamo grandi prospettive e grandi obiettivi proprio perché si valuta dove siamo, dove possiamo arrivare, studiare il come e cercare di fare sempre più squadra coinvolgendo le aziende, dando entusiasmo a partecipare e aumentando il senso di appartenenza. Roma, la città, ha il suo vino perché storicamente si produceva ed è giusto che si conosca il Roma Doc e il Consorzio che rappresenta il contenitore di tutte queste realtà.”

     

    La sala degustazione, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    La sala degustazione, articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini

    Dopo aver visitato la splendida sala degli eventi dove riposano le barrique colme del Roma Doc Riserva, le opere d’arte che richiamano le tradizioni e dove vengono celebrati i matrimoni con rito civile, ci accomodiamo nel ristorante di proprietà, l’Epos Bistrot, altro fiore all’occhiello ideato da Felice Mergè e gestito da Rossella, che offre una particolare selezione di piatti della tradizione locale di gran gusto e specialità di carni pregiate alla brace provenienti da tutto il mondo. Il tutto abbinato ai vini di propria produzione e alle migliori etichette del panorama internazionale.

    Durante i pasti abbiamo sorseggiato il Roma Doc bianco 2022 da Malvasia Puntinata, il Roma Doc rosato 2022 da Montepulciano, Cesanese e Syrah prodotto con la tecnica del salasso, Olio extra vergine di oliva monocultivar Moraiolo.

    articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini, foto ospitalità cantina
    Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini, foto ospitalità cantina

    Terza tappa: Cantina Principe Pallavicini

    La storia di questa nobile famiglia parte da molto lontano, da Nicolò Pallavicini originario di Genova che nel 1670 trasferisce un ramo della Famiglia a Roma vicino al Papa e acquista dalla Famiglia Ludovisi i casali seicenteschi con annesse grotte di epoca romana.
    Viene organizzato il matrimonio tra i Pallavicini e i Rospigliosi, e la nipote Maria Camilla viene data in dote al nipote di Clemente IX, per aspirazione a Cardinale del figlio maggiore, già prete, di Nicolò Pallavicini.
    Arriviamo ai giorni nostri. Nel gennaio 2022 la Cantina Pallavicini ha visto l’ingresso di nuovi soci accanto alla famiglia, dall’amministratore delegato Giulio Senni, a tre grandi esperti di vino che hanno creato una squadra forte unita da un obiettivo comune, quello di portare i vini di Roma al loro giusto posto nell’enologia italiana ed internazionale.

    I vigneti terrazzati, Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    I vigneti terrazzati, Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini

    La tenuta “Le Marmorelle”, con i suoi 70 ettari di vigneto di cui 10 di Malvasia Puntinata dei 90 totali, si trova nel mezzo di tre comuni dei Castelli Romani: Osteria della Colonna, il polo nevralgico con l’imbottigliamento, le sale degustazione, gli uffici e lo shop all’interno di una vecchia stazione delle poste nel comune di Colonna; i vigneti ubicati in altri due comuni, Montecompatri e Roma che ha i maggiori ettari vitati (70). La proprietà punta molto sui vitigni autoctoni, come la Malvasia Puntinata e il Cesanese, giunti ad oggi al 70% dell’intera superficie vitata per portare avanti un discorso di autenticità territoriale e credendo fermamente nel progetto della Roma Doc. Ma non mancano varietà internazionali sia a bacca bianca sia a bacca rossa che vanno a costituire i blend.

    Dietro le colline di Montecompatri c’è il cratere del vulcano laziale che oggi ospita i due laghi, Nemi e Albano. Da un lato ci sono due piccoli coni vulcanici dominati dalla torre medievale del 1067 appartenuta alla Famiglia Colonna, dove sono coltivate su terrazzamenti le varietà internazionali, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot. Questi vigneti, di trent’anni, hanno trovato la dimora perfetta per crescere, ad un’altitudine di 350 metri su un terreno drenante, ben esposto che non soffre la siccità.
    La semi-aromatica Malvasia Puntinata utilizzata per il Roma Doc è disposta su tre appezzamenti separati, di età compresa tra i sessanta e i settant’anni, allevati come il resto dei vigneti con impianti, a filare e non a pergola, introdotti già all’epoca. I primi anche a praticare nella zona l’inerbimento alternato per estrarre i nutrienti utili alla radice apicale per crescere in profondità attraverso i vari depositi vulcanici di ben tre periodi diversi e proteggere le piante dalla siccità.

    Osserviamo il vigneto coltivato esclusivamente a Cesanese, il cru aziendale, di novant’anni dal quale è stata fatta una selezione massale dopo la fillossera e reimpiantato su piede americano con un’età media, oggi, di 15 anni. Il Vigneto Vigne della Corte di Greco chiamato così dalla Famiglia precedente, i Ludovisi, il cui vino di Cabernet giungeva alla Corte del Papa Gregorio XV nel 1586 (all’epoca chiamato Cabernette).

    I vigneti beneficiano del vento ponentino che con la sua brezza marina nel primo pomeriggio soffia e asciuga regalando uve sane e ottime escursioni termiche. La proprietà dispone anche di 1200 piante miste di ulivo sparse su circa 10 ettari e produrre poche bottiglie di olio extra vergine.
    La vendemmia svolta nelle prime ore del mattino, parte da metà agosto e finisce a fine ottobre, un tempo così lungo dovuto alle venti varietà coltivate.

    La cisterna romana, Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    La cisterna romana, Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini

    Nel sottosuolo si articolano antiche grotte di tufo e pozzolana, i cui materiali un tempo venivano impiegati per edificare le fondamenta delle ville romane, e una doppia cisterna dell’acquedotto Claudio che un tempo portava l’acqua prima alle ville e poi a Roma. Di undici acquedotti, sette si trovano ai Castelli Romani. Salendo delle scale arriviamo in una sala dove ci sono delle grandi botti di acacia e rovere di slovenia.

    Barricaia, Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    Barricaia, Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini

    Giunti nella sala degustazione, troviamo un bellissimo tavolo imbandito di cibo e iniziamo con l’assaggio delle migliori etichette:
    Frascati Superiore Docg 2022 “Poggio Verde” composta dal 70% Malvasia Puntinata, Greco, Grechetto e Bombino;
    Roma Doc Malvasia Puntinata in purezza le cui uve vengono raffreddate con il ghiaccio secco già nel vigneto e subisco criomacerazione di qualche ora in cantina per estrarre il maggior numero di profumi contenuti all’interno delle bucce;
    Roma Doc Rosso 2019 da 50% Montepulciano e 30% Syrah e 20% Cesanese che affina dodici mesi in tonneau;
    Passito “Stillato” Malvasia Puntinata 2017 di cui una parte viene raccolta in anticipo per mantenere l’acidità in modo che il vino non risulti stucchevole.

    Una produzione di circa 400.000 bottiglie per anno, contando dodici vini diversi.

    Vini Roma Doc, Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    Vini Roma Doc, Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini

    La quarta tappa del nostro tour termina nell’Azienda Vinicola Federici. Un’altra bellissima storia di tradizioni familiari che risale agli anni del dopoguerra quando nonno Antonio Federici produceva vino sfuso fino poi al 2001, anno del cambiamento sostanziale, durante il quale l’azienda passa alla coltivazione diretta dei propri vigneti. La Cantina, giunta alla terza generazione, si trova a Zagarolo, antico borgo di origine medievale situato a circa 30 km da Roma.

    La sala ospiti, Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    La sala ospiti, Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini

    La vinificazione avviene con il 60% delle uve di proprietà, il restante è acquisito da fornitori storici con cui si sono create collaborazioni di lungo periodo, rispettando gli standard qualitativi comuni.
    Vista la quantità di varietà presenti, la vendemmia impegna molto l’Azienda, non solo nello stabilimento di produzione di Zagarolo con i 40 ettari coltivati maggiormente a bacca bianca, ma anche nella proprietà di 16 ettari di Cesanese situata al Piglio.
    Quindi finita la vendemmia a Zagarolo che termina i primi di ottobre con il Montepulciano che va a comporre il Roma Doc e Doc Riserva, si spostano ad Anagni per la lavorazione della Passerina del Frusinate e del Cesanese del Piglio Docg, altra azienda che dalla vendemmia 2024 sarà certificata biologica.

    Altro progetto in via di sviluppo è quello di terminare entro due anni l’impianto complessivo di 16 ettari condotti in regime biologico e posti nella zona del Divino Amore, nel Comune di Roma, dedicati maggiormente al Roma Doc Rosso. Nove ettari dei sedici entreranno già in produzione l’anno prossimo, quindi Cesanese e Montepulciano che ricadono nella zona classica dove verrà costruita un’altra cantina.

    Tutte le lavorazioni nei vigneti sono manuali, compresa la vendemmia, rispettando rese che variano dai 90 ai 110 q/h, molto meno sul cesanese.
    In cantina si lavora con una pressa inertizzata utilizzata esclusivamente per i vini bianchi che in questo modo regalano il contributo dei tioli – presenti già nell’uva e trasformati grazie al lievito – all’aroma del vino surclassando quei sentori primari tipici; palese anche il vulcano che in fondo tesse questa pietra pomice, pietra focaia, sua caratteristica peculiare. Siamo a pochi passi dall’antico lago Regillo e a Zagarolo il terreno è molto particolare, si tratta di tufo rosso di origine vulcanica che dona tanta sapidità e la tipica nota minerale ai vini di questo areale.

    I grandi serbatori, Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    I grandi serbatori, Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini

    Visitiamo la sala dei serbatoi in acciaio, dove avviene la maggior parte del lavoro, adibiti a termo vinificazioni e termo stoccaggio, con ampia scelta per il controllo delle temperature in fermentazione e per l’applicazione dei protocolli di vinificazione differenti specialmente per le varietà a bacca bianca, come la Malvasia Puntinata che va a comporre il Roma Doc Bianco.

    L’Enologo Francesco Di Certo ci confida che questo lavoro viene effettuato a causa del caldo torrido che si è registrato nelle ultime vendemmie, ovvero si impone una raccolta a scalare: una piccola partita d’uva leggermente anticipata per andare a mantenere la freschezza; una intermedia per avere struttura e una quasi surmatura per garantire un prodotto finale di alta qualità. Sotto di noi, a sei metri, ad una temperatura costante per tutto l’anno, c’è la sala dove riposeranno i vini rossi maggiormente in tonneau ma anche in qualche barrique.

    Improntati molto sull’estero, i numeri crescono anche nell’Horeca di anno in anno. L’anno scorso sono state prodotte circa 850.000 bottiglie distribuite maggiormente, oltre che nella Capitale, in Giappone, Stati Uniti, Germania, Repubblica Ceca, Cina, Messico e Norvegia con piccoli numeri in questi ultimi paesi.
    Con l’etichetta Roma Doc si realizzano circa 400.000 bottiglie all’anno e rappresenta il 40% del fatturato estero dell’Azienda.

    Ecco i vini presentati:

    Azienda Vinicola Federici Roma Doc Bianco 2022 da Malvasia Puntinata e 5% Sauvignon Blanc;
    Damiano Federici Roma Doc bianco Classico 2021 fa un affinamento più lungo minimo di sei mesi, composto da Malvasia Puntinata (60% dell’uva raccolta il 17 settembre, la restante parte più matura il 4 ottobre, vinificazione separata e blend successivo) e 5% Sauvignon Blanc a completare l’ampio bouquet;
    Azienda Vinicola Federici Roma Doc Rosso 2021 (60% Montepulciano e 40% Cesanese in acciaio);
    Damiano Federici Roma Doc Classico 2021 (rese basse per Montepulciano, Cesanese e 10% Cabernet Franc e lungo affinamento sulle fecce nobili in acciaio).

    Linea up Roma Doc, Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    Linea up Roma Doc, Articolo: PROGETTO ROMA DOCet 2023, un viaggio sensoriale intenso, foto di Cristina Santini
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito Consorzio: http://www.vinidocroma.it/

    Siti partners articolo: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Emozioni dal Mondo 2023, concorso enologico internazionale

    Emozioni dal Mondo 2023, concorso enologico internazionale

    Emozioni dal Mondo 2023 19 anni di Merlot e Cabernet Insieme a Bergamo

    Redazione – Carol Agostini

    Torna a Bergamo, per il 19esimo anno consecutivo, l’unico concorso enologico internazionale al mondo ufficialmente riconosciuto da OIV (Organisation International de la Vigne et du Vin) per i tagli cosiddetti bordolesi (ovvero i vini prodotti con uve Merlot, Cabernet e con loro blend), “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme”.

    Emozioni dal Mondo 2023, concorso enologico internazionale, logo concorso da comunicato stampa
    Emozioni dal Mondo 2023, concorso enologico internazionale, logo concorso da comunicato stampa

    La manifestazione, nata nel 2004 da un’idea dell’enologo Sergio Cantoni e supportata negli anni da Vignaioli Bergamaschi e dal Consorzio Tutela Valcalepio richiama ogni anno a Bergamo numerosi giudici internazionali e campioni di vino da tutto il mondo.

    Il format scelto per la kermesse ha sempre avuto un’attenzione particolare al territorio ospite: uno degli obiettivi che da sempre Emozioni dal Mondo si prefigge è quello di comunicare Bergamo e i suoi prodotti nel Mondo. Ogni anno una location diversa ospita le degustazioni ufficiali del Concorso Enologico in cornici che, di volta in volta, comprendono palazzi nobiliari, castelli e strutture particolari e tipiche (musei, fiere, palazzetti…).

    “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme” foto di Carol Agostini
    “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme” foto di Carol Agostini

    Una manifestazione unica nel suo genere che coniuga in un felice matrimonio territorio, vino, gastronomia, storia e cultura e attrae ogni anno giornalisti e tecnici da tutto il mondo. Una vetrina di grande rilevanza per Bergamo e il suo territorio che diventa, per tre giorni, il palcoscenico internazionale dei vini a base Merlot e Cabernet con il Valcalepio a fare da padrone di casa.

    Per il 2023 è stata scelta l’affascinante cornice di Villa Malliana ad Almenno San Bartolomeo per ospitare, venerdì 13 ottobre 2023, la degustazione che coinvolgerà più di 90 giudici internazionali provenienti da 30 paesi e oltre 200 campioni di vino prodotti in tutto il mondo.

    Il programma comprende anche momenti di scoperta del territorio, degustazioni organizzate dal Consorzio Tutela Valcalepio per promuovere e far conoscere sempre di più la realtà enologica bergamasca e visite alle aziende vitivinicole del territorio.

    Emozioni dal Mondo 2023, concorso enologico internazionale, foto edizione 2022, da comunicato stampa
    Emozioni dal Mondo 2023, concorso enologico internazionale, foto edizione 2022, da comunicato stampa

    INVITO Convegno con scaletta 14.10.2023

    Altro momento di grande rilevanza sarà il Convegno organizzato dal Consorzio Tutela Valcalepio sul tema “Vitigni Resistenti: passato, presente e futuro” in programma per sabato 14 ottobre 2023 alle ore 9 presso il Centro Congressi Papa Giovanni XXIII con interventi nazionali e internazionali.

    (altro…)

  • Argea gruppo vinicolo privato leader del vino italiano 2022

    Argea gruppo vinicolo privato leader del vino italiano 2022

    ARGEA DAY: a un anno dalla nascita del Gruppo, una giornata dedicata alla sostenibilità e al debutto delle degustazioni delle aziende Artists.

    Redazione – Carol Agostini

    ARGEA, Gruppo leader del vino italiano con un fatturato 2022 di 455 milioni di euro, ha festeggiato il suo primo compleanno dando vita all’Argea Day, tenutosi nei giorni scorsi a Milano, a Identità Golose.

    Argea gruppo vinicolo privato leader del vino italiano 2022, foto da comunicato stampa
    Argea gruppo vinicolo privato leader del vino italiano 2022, foto da comunicato stampa

    Ad aprire le danze in mattinata è stato HABITAT, il secondo appuntamento dedicato alla sostenibilità organizzato da ARGEA. Tema di quest’anno: “L’Innovazione nella Sostenibilità di Packaging”. L’evento ha visto la partecipazione dei principali operatori del settore e dei rappresentanti della filiera del vino e ha preso in esame tutto il comparto:

    dai designer, ai produttori di packaging, passando dai distributori e i ristoratori, fino ai consumatori finali. Citando le parole di Massimo Romani, AD di ARGEA, lo scopo finale deve diventare la creazione di un ecosistema industriale che ponga al centro del proprio agire la responsabilità, non solo delle singole aziende, ma piuttosto delle aziende come parte di un patto di sostenibilità.

    Nel pomeriggio gli ospiti hanno invece assistito al debutto in degustazione di una selezione di vini delle aziende Artists di ARGEA, condotto dal Wine Educator Filippo Bartolotta. Durante la presentazione sono stati degustati i vini delle cantine Cuvage, Ricossa, Nespoli e Zaccagnini.

    ARGEA DAY: a un anno dalla nascita del Gruppo, una giornata dedicata alla sostenibilità e al debutto delle degustazioni delle aziende Artists, foto da comunicato stampa
    ARGEA DAY: a un anno dalla nascita del Gruppo, una giornata dedicata alla sostenibilità e al debutto delle degustazioni delle aziende Artists, foto da comunicato stampa

    Gli Artists di ARGEA: le eccellenze di territorio del primo gruppo vinicolo privato italiano.

    A un anno dalla nascita, il più grande gruppo vinicolo privato italiano festeggia il primo ARGEA DAY e presenta le etichette testimonial delle sue Tenute. Nei giorni scorsi, a Identità Golose, con la degustazione The Anthology of Italian Wines guidata dal wine expert Filippo Bartolotta, è stato proposto un viaggio enologico da Nord a Sud Italia, fra territori, vitigni e persone che raccontano realtà vinicole di nicchia, dal Piemonte all’Abruzzo, passando per l’Emilia-Romagna, con le cantine Cuvage, Ricossa, Poderi dal Nespoli e Zaccagnini.

    A un anno dalla nascita, ARGEA presenta per la prima volta le sue eccellenze di territorio. L’edizione numero uno di ARGEA DAY, che si è svolta a Milano nei giorni scorsi a Identità Golose, è stata la cornice di The Anthology of Italian Wines, una doppia degustazione rivolta a sommelier professionisti e stampa in cui sono state presentate le etichette di punta delle tenute Artists del gruppo. Cuvage, Zaccagnini, Poderi dal Nespoli e Ricossa sono le cantine coinvolte, realtà rigorosamente verticali, produttrici di vini che nascono da una profonda conoscenza della cultura vinicola e dalla sua interpretazione, valorizzando storia e tradizione.

    Gli Artists di ARGEA: le eccellenze di territorio del primo gruppo vinicolo privato italiano, foto da comunicato stampa
    Gli Artists di ARGEA: le eccellenze di territorio del primo gruppo vinicolo privato italiano, foto da comunicato stampa

    Un vero e proprio viaggio enologico nel territorio italiano, dove ad essere protagonisti sono quei vini che più di altri raccontano storie di eccellenza e valore. A guidare la degustazione dei vini ARGEA, il wine expert Filippo Bartolotta che ha condotto un percorso enoico tra Piemonte, dove operano le cantine Cuvage e Ricossa, Emilia-Romagna con la tenuta Poderi dal Nespoli e Abruzzo con Cantina Zaccagnini.

    Quattro tenute e otto vini, espressione autentica di alcune delle zone vinicole più importanti del territorio italiano: piccole realtà che fanno della tutela del territorio e della valorizzazione dei vitigni autoctoni i propri capisaldi; e vini – tre bianchi, un orange wine e tre rossi – che sono in grado di narrare al meglio le caratteristiche del terroir da cui provengono, la dedizione di chi da decenni li produce, la qualità di una filiera che dalla vigna alla cantina combina salvaguardia delle tradizioni e ricerca dell’innovazione.

    Filippo Bartolotta per Argea, foto da comunicato stampa
    Filippo Bartolotta per Argea, foto da comunicato stampa

    «La selezione che ho fatto, assaggiando i vini di ARGEA» racconta Filippo Bartolotta «mi ha portato a scegliere quattro Tenute, come se viaggiassi attraverso il territorio italiano. La sorpresa più straordinaria è stata quella del contrasto tra i grandi numeri del gruppo – che figurano ARGEA come primo player vinicolo privato in Italia – e la geografia produttiva delle piccole realtà Artists che ne fanno parte. Inoltre, avere a fianco i quattro interpreti che hanno realizzato i vini ha permesso di dare un volto a quelle etichette, facendo emergere il lato umano e le storie che sono dietro le etichette.

    Valori che rappresentano la forza del gruppo, nonché l’impegno e la forte passione che li caratterizza. I vini che ho scelto esprimono prima di tutto autenticità, come i territori che rappresentano».

    Filippo Bartolotta, Federica Lauterio (Zaccagnini), Soledad Adriasola (Poderi dal Nespoli), Patrizia Terzano (Ricossa), Franco Brezza (Cuvage), immagine da comunicato stampa
    Filippo Bartolotta, Federica Lauterio (Zaccagnini), Soledad Adriasola (Poderi dal Nespoli), Patrizia Terzano (Ricossa), Franco Brezza (Cuvage), immagine da comunicato stampa

    IL VIAGGIO – The Anthology of Italian Wines

    «Siamo partiti da ALTA LANGA DOCG BRUT METODO CLASSICO 2019 di Cuvage, che, prodotto nel basso Piemonte racconta una storia di grande competenza del gruppo: un vino molto fresco, minerale, reattivo e pulito – ha commentato Bartolotta. A seguire il NEBBIOLO D’ALBA DOC BRUT ROSÉ METODO CLASSICO 2019, sempre Cuvage, che ha riscosso un grandissimo successo soprattutto nella platea dei sommelier; un vino di un’acidità straordinaria in cui emergono elementi salini, il tannino, ma anche tanta dolcezza.

    Ci siamo poi spostati in Abruzzo con il SAN CLEMENTE TREBBIANO D’ABRUZZO DOC 2022 di Zaccagnini, un Trebbiano d’Abruzzo che rispetto ad altri ha una nota floreale e una fibrosità incredibili, frutto delle grandi escursioni termiche che contraddistinguono la zona di coltivazione delle uve. Poi in Romagna, con Poderi dal Nespoli abbiamo degustato ORANGE WINE BIANCO RUBICONE IGT 2022, un vino originale e innovativo che nasce da un “errore”: un aumento di temperatura incontrollato durante la criomacerazione di un trebbiano che si voleva produrre “scarico” lo trasforma in vino macerato, molto complesso, che si rivela molto interessante».

    «Tornando in Abruzzo, il CHRONICON, CERASUOLO D’ABRUZZO DOC 2022 di Zaccagnini ha raccontato l’essenza del Montepulciano d’Abruzzo, un vino definito, trasparente, puntuale, un esercizio che racconta veramente la natura del territorio, attraverso una leggerezza non frivola. Di nuovo in Romagna il GUALDO, ROMAGNA DOC SANGIOVESE PREDAPPIO BIOSIMBIOTICO 2021 esprime terreno, vino e frutto con un’energia incredibile, un tannino vibrante e reattivo – caratteristico del Sangiovese di Predappio – che può essere arrotondato dall’affinamento in bottiglia.

    Dalla Romagna siamo quindi passati al Piemonte con il CAMPOLIBERO, BARBARESCO DOCG BIOLOGICO 2020 di Ricossa, dal frutto fresco e leggero, ma molto profondo e strutturato al palato, un tannino intellettuale che si presta a un buon invecchiamento. Il viaggio si è concluso infine in Abruzzo con il SAN CLEMENTE MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC RISERVA CASAURIA di Zaccagnini, di cui l’annata 2019 rappresenta la migliore interpretazione di sempre: un vino pensato in sottrazione, non affinato in barrique, che si presenta versatile, lirico e leggiadro».

    «Abbiamo voluto portare, nel contesto di Argea Day, le nostre tenute di punta non solo perché rappresentano l’eccellenza, ma perché vogliamo testimoniare come un grande gruppo sia attento anche a micro-realtà territoriali, alla verticalità dei vini e all’espressione autentica dei territori.” afferma Massimo RomaniUn cammino iniziato da tempo, che si arricchirà anche di nuove progettualità nei prossimi anni, e che siamo contenti abbia riscosso apprezzamento sia da parte dei sommelier che dei giornalisti specializzati.

    Per noi queste etichette non rappresentano un elemento di business primario, ma sono i gioielli di una reputazione complessiva del gruppo di cui siamo orgogliosi e che continueremo a fare crescere sia in termini di qualità che a livello di distribuzione nazionale e internazionale».

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito azienda: https://argea.com/

    Sito ufficio stampa: https://www.smstudiopr.it/

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • Zorzetting e i vini dei Colli Orientali del Friuli 2023

    Zorzetting e i vini dei Colli Orientali del Friuli 2023

    I Fiori di Leonie, ultimo nato della linea Myò di Zorzetting

    Redazione – Carol Agostini

     

    Zorzettig vince in sostenibilità I Fiori di Leonie, ultimo nato della linea Myò, vince riconoscimenti nazionali e internazionali. Premiato l’impegno verso lasostenibilità dell’azienda friulana guidata da Annalisa Zorzettig.

     

    Logo cantina Zorzetting e i vini dei Colli Orientali del Friuli 2023, foto da comunicato stampa
    Logo cantina Zorzetting e i vini dei Colli Orientali del Friuli 2023, foto da comunicato stampa

     

    Porta il nome della piccola nipotina di Annalisa Zorzettig il vino più premiato quest’anno della storica azienda friulana.Leonie, grazie al suo grande amore per la natura, ha ispirato il nome di questo uvaggio di Pinot Bianco, Sauvignon e Friulano che quest’anno è stato premiatonon solocon i Tre Bicchieri del Gambero Rosso,ma anche con i 5 grappoli di Bibenda e con il gold di Wine Hunter Merano Wine Festival.

    I Fiori di Leonie, ultimo nato della linea Myò di Zorzetting, foto da comunicato stampa
    I Fiori di Leonie, ultimo nato della linea Myò di Zorzetting, foto da comunicato stampa

    Un vino dedicato al progetto di preservazione della biodiversitàspecifica che Annalisa Zorzettig e l’agronomo Antonio Noacco, stanno portando avantida diversi anni in tutti i 120 ettari di tenuta.

    “I fiori di Leonie rappresenta per noi la sintesi del nostro impegno nei confronti dell’ambiente e delle nostre radici –spiega Annalisa Zorzettig, titolare dell’azienda.

    È un vino che parla fortemente di Friuli, perché nasce da tre varietà bianche che ben si esprimono nel nostro territorio:

    il Sauvignon che dona il suo tratto aromatico, il Pinot Bianco con la sua eleganzae il Friulano, passato, presente e futuro della nostra famiglia, come Leonie. Il rispetto per il territorio, lapreservazione della biodiversità specifica e l’attenzione alla sostenibilitàsono poi alla base anche di un altro grande progetto su cui stiamo lavorando eche non vediamo l’ora di svelare nei prossimi mesi”.

    Dopo l’abbandono del diserbo chimico, l’attenzione si è spostata sul ripristino della vitalità del suolo.

    Ogni appezzamento viene studiato eviene applicato uno specifico sovescio perle caratteristiche di quel terreno. Si cerca in particolar modo di favorire la presenza non solo di insetti pronubi ma anche di antagonisti naturali ad altre specie nocive, per rendere il vigneto in grado di auto-proteggersi. Lo studio della miscela è tale da garantire fioriture le più costanti possibili.

    Tutto parte dallanecessità di ricercare quell’equilibrio tra produzione agricola e preservazione dell’ambiente che negli anni si è teso a tralasciare, con l’intento di fornire un doppio vantaggio:sia all’uomo, assicurando una congrua produttività, che  all’ecosistema.

    Territorio

    La cantina attualmente è nelle mani di Annalisa Zorzetting, vignaiola che ha raccolto l’eredità del padre rinnovando l’azienda e acquisendo nuovi vitigni fino ad arrivare ai 120 ettari attuali. Le vigne si estendono nei Colli Orientali del Friuli tra le zone di Spessa, Ipplise Prepotto: tre terroir unici e particolarmente vocati alla viticoltura, protetti dalle Alpi, dalle fredde correnti del Nord e baciati dalla brezza del mare Adriatico.

    Linea di punta di Zorzetting è Myò: vini che nascono prevalentemente da vitigni autoctoni e vogliono essere una celebrazione dei Colli orientali del Friuli e della loro biodiversità, storia e cultura.

    Le vigne di Zorzetting nei Colli Orientali del Friuli, foto da comunicato stampa
    Le vigne di Zorzetting nei Colli Orientali del Friuli, foto da comunicato stampa

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  • La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri

    La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri

    Un viaggio nella Loira ricco di territori, vini ed emozioni

    Di Elsa Leandri

    La Valle della Loira seduce con il lento ed incessante avanzare del suo fiume e dei suoi affluenti, con i sorridenti campi di girasole e con i pascoli verdi che si alternano ai numerosi castelli. A noi eno-appassionati parla, però, e soprattutto, di vino.
    Poter dire di conoscere questa zona senza passarci moltissimo tempo, è impossibile. Bisogna infatti pensare che la Loira enologica costeggia tutto l’andamento del medesimo fiume, andando dall’Oceano Atlantico con i suoi terreni ricchi di granito e di gneiss fino al Massiccio Centrale in cui il suolo è di natura vulcanica, passando poi da zone tufacee come Vouvray o con una presenza elevata di Kimmeridge come Sancerre.

    Capirete anche che in questo vasto territorio anche il clima varia: l’influenza oceanica, man mano che ci allontaniamo dalla foce della Loira, diminuisce lasciando spazio a un clima continentale. Non ci stupisce di conseguenza una differenziazione di vitigni: da ovest a est incontriamo melon de bourgogne, cabernet franc, chenin blanc, sauvignon, pinot nero, gamay, citando solo i principali.

    Non è nostra intenzione effettuare un trattato su questo territorio che copre più di 55000 ettari di vigna, ma ci limiteremo a condividere con voi alcuni luoghi che abbiamo toccato nel nostro viaggio, che si è concentrato principalmente nella parte est della Loira vitivinicola.

    Maison de Sancerre – siamo a Sancerre in una zona in cui il vitigno principale è il sauvignon che qui regala una delle sue espressioni migliori. Per scoprirne il motivo siamo andati, in quest’affascinante città medievale, nella Maison Farnault del XVesimo secolo, all’interno del quale è stato costituito dall’Union Viticole Sancerroise un luogo atto a far conoscere al meglio questo vino, offrendo una visita adatta a grandi e piccini, a curiosi e a appassionati attraverso giochi interattivi, film in 4D, giardino degli aromi e infine, per gli adulti, con una degustazione di 3 vini. La parte che personalmente ci ha maggiormente affascinato è la spiegazione della geologia del terreno che come ben sappiamo, insieme al clima e alla maestria dei vigneron, sono elementi caratterizzanti e distintivi.

    Elsa Leandri alla Maison de Sancerre, foto dell'autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri
    Elsa Leandri alla Maison de Sancerre, foto dell’autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri

    In questo areale si possono distinguere ben 15 diverse formazioni geologiche, che si susseguono, si intrecciano e si fondono, regalando una vastità di peculiarità diverse. Principalmente si può ricondurre il tutto semplificando a 3 tipologie: le terres blanches, costituite principalmente da marne kimmeridgiane separate da strati di calcare, le caillottes, da calcare giallo e bianco e il silex, ricco di argilla, silice e conglomerati silicei, il cui scopo è quello di riscaldare la vigna in modo continuo.

    Terreni Sancerre, foto dell'autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri
    Terreni Sancerre, foto dell’autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri

    Durante la degustazione noi abbiamo scelto di dedicarci unicamente ai bianchi, che rappresentano l’80% della produzione. Le etichette variano di volta in volta pertanto vi lasciamo il gusto di scoprire da soli quali bottiglie verranno proposte.
    Piccolo grande plus: se viaggiate con il vostro cane, lui è assolutamente ben accetto durante tutto il percorso.

    Vouvray – in questa zona troviamo un altro grande vitigno a bacca bianca: lo Chenin, chiamato localmente anche Pineau de la Loire che qui si svela in tutte le sue forme dalla versione spumantizzata a quella del vino moelleux.
    In questi 2300 ettari di terreno tufaceo della denominazione si incontrano le caratteristiche ideali per favorire la variegata espressività di questo vitigno.

    Monitorando costantemente la maturazione dell’uva si riesce ad ottenere sia vini ricchi di acidità (come i sec) sia più carichi della componente zuccherina (come i demi sec), fino ad arrivare a grappoli che presentano un attacco della muffa nobile (i mœlleux). Dalla versione spumante atta ad accompagnare un aperitivo, si passa quindi a delle versioni più strutturate che riescono a regalare degli ottimi abbinamenti anche con formaggi erborinati.
    A Vouvray non è raro imbattersi nelle cantine troglodite, risalenti al periodo romano, che offrono un posto unico per l’affinamento dei vini favorendo lo sviluppo di aromi e la complessità del vino.

    Cantina Pierre Champion, foto dell'autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri
    Cantina Pierre Champion, foto dell’autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri

    Vi consiglio di fare come abbiamo fatto noi, andando a bussare proprio alla porta di un vigneron. La nostra scelta è caduta su Pierre Champion, che vanta una tradizione familiare che perdura da tre generazioni e che gestisce 14 ettari tutti impiantati a Chenin blanc. Siamo stati ottimamente ricevuti e abbiamo potuto approfondire e comprendere la versatilità di questo vitigno a bacca bianca che va da sentori di agrumi, acacia e pera nella versione sec per poi svelarsi con sentori più importanti di mirabella, frutti esotici, mela cotogna e mandorla in quelli moelleux. Tocco finale: la visita della cantina scavata nella roccia. Abbiamo adorato!

    Bourgueil – abbandoniamo i bianchi per incontrare l’altro vitigno chiave della Loira: il Cabernet franc. In questo territorio che si estende per 1400 ettari si possono evidenziare la presenza di due tipologie di sottosuolo: uno ricco di graves, ricca di sabbia e ciottoli, mentre l’altro con un’importante componente tufacea e di natura argillo-calcarea. Questo permette di ottenere vini completamenti differenti favorendo da una parte la produzione di vini di pronta beva e dall’altra dei vini maggiormente strutturati e atti all’evoluzione in bottiglia.
    Per avere un’idea di tale denominazione ci siamo recati alla Maison des Vins di Bourgueil in cui sono presenti 180 etichette dei 90 produttori della denominazione spaziando dai bianchi (che attualmente non rientrano nella AOP), ai rosati, ai rossi e in cui viene offerta la possibilità di degustare una selezione di vini.

    Elsa Leandri a Bourgueil, foto dell'autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri
    Elsa Leandri a Bourgueil, foto dell’autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri

    Il nostro interesse è stato quello di focalizzarci sull’espressione del Cabernet franc vinificati in rosso con il fine di poter apprezzare questa differenza di bevibilità. Effettivamente la fragranza dei vini derivanti dal settore delle graves si contrappone al maggiore complessità data da sentori speziati e più scuri, nonché dalla maggiore tannicità della zona tufacea.
    A nostro parere una maestrale espressione è Haut de la Butte di Jacky Blot, viticoltore, scomparso quest’anno, conosciuto per le eleganti espressioni di Chenin a Montlouis Sur Loire e per la capacità di mettersi in gioco, con ottimi risultati, a Bourgueil nella vinificazione del Cabernet Franc.

    Chinon – nella città medievale oltre il Cabernet franc viene nuovamente affiancato dallo Chenin proponendo quindi sia bianchi, che rosati, che rossi. Anche in questo caso possiamo fare una distinzione tra vini ottenuti dalla parte collinare che regalano vini di struttura o da quella limosa più vicino alla Loira che si esprimono con vini più fragranti e immediati.

    Incuriositi dall’omaggio che ci aveva offerto il proprietario del gite che avevamo affittato siamo andati al domaine Sault au Loup. La cantina precedentemente conosciuta sotto il nome di Dozon è gestita dal 2013 dal viticoltore Eric Santier, il quale ha deciso di rimettere in discussione la sua vita abbandonando il settore di promozione di prodotti alimentari francesi e di “imparare” il mestiere di vigneron.

    Ad oggi si trova a gestire 14 ettari in conversione biologica dal 2020 impiantati a Cabernet franc e a Chenin Blanc. La diversità del territorio permette di ottenere dei vini più da pronta beva o vini più strutturati offrendo così una scelta per ogni occasione e per ogni palato.
    Di grande rilievo “Le Grand Saut” e il “Clos du Saut au Loup” nei quali il cabernet franc offre da una parte un vino che promette una grande capacità evolutiva e dall’altra rivela le caratteristiche varietali del vitigno, in modo elegante e attrattivo.

    Grand Saut e Clos du Saut au Loup, foto dell'autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri
    Grand Saut e Clos du Saut au Loup, foto dell’autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri

    Il nostro viaggio ci ha permesso di toccare anche la zona di Saumur-champigny, anch’essa terra di elezione per il Cabernet Franc, ma per scoprire questa realtà vi invito a leggere l’articolo dedicato al Clos des Cordeliers.

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

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  • Toscana 2023, Cinque imperdibili festività enologiche

    “Cinque imperdibili festività enologiche nei pittoreschi borghi toscani: un’ode al vino, dal Chianti alla Maremma, attraversando la Lucchesia, per tutti gli amanti del nettare di Bacco.”

    Di Carol Agostini

    “Settembre è il momento della vendemmia e delle festività del vino in Toscana, un’occasione perfetta per scoprire le eccellenti etichette locali e visitare alcuni dei borghi più belli della regione. Ecco cinque eventi imperdibili per tutti gli appassionati di vino.

    Immagine di tasting di vini Toscani, articolo: Cinque imperdibili festività enologiche in Toscana 2023
    Immagine di tasting di vini Toscani, articolo: Toscana 2023, Cinque imperdibili festività enologiche, foto da internet
    • Expo Chianti Classico a Greve in Chianti: Dal 7 al 10 settembre, torna l’Expo Chianti Classico, una storica manifestazione che celebra il Gallo Nero in occasione della sua 51esima edizione. In Piazza Matteotti, le cantine di tutti i comuni del Chianti Classico presenteranno le loro etichette, offrendo degustazioni guidate, mostre, concerti e anche escursioni a piedi. Inoltre, quest’anno si terrà la preview “Aspettando l’Expo” con eventi speciali il 31 agosto, l’1, il 2 e il 6 settembre

     

    • La Festa del Vino a Montecarlo: La Festa del Vino di Montecarlo, un incantevole borgo sulle colline della Lucchesia, compie 55 anni e si svolge dal 31 agosto al 10 settembre. Durante questo periodo, la piazza d’Armi si anima con stand enogastronomici, degustazioni, cene a tema, mercatini artigianali, mostre e concerti. Il giardino dell’Istituto Pellegrini-Carmignani ospita il Salotto del Vino e del Verde, dove le etichette delle aziende del Consorzio Montecarlo Doc si sposano con la cucina locale, valorizzando prodotti unici come il farro della Garfagnana e le farine della montagna pistoiese. Inoltre, è possibile gustare vino montecarlese sotto le stelle in piazza Garibaldi, accompagnato da un tagliere di prodotti tipici. Il 7 settembre si svolgerà la sfilata del corteo storico, mentre l’8 settembre sarà l’occasione per ascoltare la Filarmonica Puccini di Montecarlo durante la processione dedicata alla Madonna del Soccorso.

     

    • La Festa delle Cantine di Manciano: Nel cuore della Maremma, a Manciano, dall’8 al 10 settembre si celebra la Festa delle Cantine, un autentico viaggio enogastronomico attraverso le cantine del borgo. Qui, avrai l’opportunità di degustare i vini locali e piatti tradizionali come il ciaffagnone, una sorta di crêpe arricchita con pecorino, ma anche pietanze come la pappa al pomodoro, la trippa e i fritti. Inoltre, l’evento prevede esibizioni di artisti di strada, spettacoli circensi per i più piccoli, e ogni sera musica dal vivo e djset nelle cantine.

     

    • La Festa dell’Uva e del Vino di Chiusi: A Chiusi, il suggestivo borgo etrusco, si festeggia la 40ª edizione della Festa dell’Uva e del Vino dal 22 al 24 settembre. L’evento comprende degustazioni di vini e prodotti tipici presso le cantine e le taverne, spettacoli itineranti, concerti dal vivo e performance di artisti di strada.

     

    • La Festa dell’Uva di Impruneta: Infine, non puoi perdere la storica Festa dell’Uva di Impruneta, che giunge alla sua 97ª edizione. Questa festa è radicata nelle tradizioni contadine e anima il borgo, situato a breve distanza da Firenze, in onore dell’autunno e della vendemmia. L’appuntamento è per domenica 1 ottobre, quando i quattro rioni di Impruneta – Fornaci, Pallò, Sante Maria e Sant’Antonio – gareggeranno in una spettacolare sfilata per determinare chi ha creato il carro allegorico e la coreografia più straordinari.
    La professione Bartender o Barman o Mixologist, foto da internet, articolo: Cinque imperdibili festività enologiche in Toscana 2023
    La professione Bartender o Barman o Mixologist, foto da internet, articolo: Toscana 2023, Cinque imperdibili festività enologiche

    Altro evento da segnalare

    “Ritorna l’evento “Saranno famosi nel vino”, e quest’anno si espande anche per includere il gin.

    Segnatevi le date del 3 e 4 dicembre, quando la Stazione Leopolda a Firenze ospiterà più di 200 cantine emergenti e il futuro dei distillati italiani.”

    “La seconda edizione di “Saranno Famosi nel Vino” porta con sé grandi novità. Quest’anno, l’evento che si terrà il 3 e 4 dicembre presso la Stazione Leopolda di Firenze, sarà aperto per la prima volta al gin, inaugurando così “Saranno Famosi nel Gin”.

    Dopo il successo della prima edizione lo scorso anno, questa manifestazione ritorna per mettere in risalto giovani aziende vinicole e nuove etichette, con una particolare sezione dedicata al gin, dove produttori italiani avranno l’opportunità di presentarsi al pubblico.

    "La seconda edizione di "Saranno Famosi nel Vino", foto da internet, articolo: Cinque imperdibili festività enologiche in Toscana 2023
    “La seconda edizione di “Saranno Famosi nel Vino”, foto da internet, articolo: Toscana 2023, Cinque imperdibili festività enologiche

    Oltre 200 etichette di vino emergenti, rappresentative delle principali denominazioni d’origine italiane, saranno presenti, insieme ai migliori vini italiani degli ultimi cinque anni e alle cantine più promettenti degli ultimi dieci. Ad arricchire l’evento, 40 produttori italiani di gin selezionati da “Il GINgegnere,” creando due giorni di degustazioni con la possibilità di assaporare vini e gin di alta qualità, il tutto arricchito da incontri, eventi e molte altre esperienze nell’ambito di “Saranno Famosi nel Vino.”

    Questa manifestazione, rivolta agli amanti del vino e del gin, nonché a buyer, ristoratori e sommelier, rappresenta un autentico talent show per i prodotti italiani, unendo degustazioni a eccellenze gastronomiche. La manifestazione vedrà la partecipazione di 200 cantine e 20 produttori di prelibatezze gastronomiche. Sarà presente anche un’area dedicata al cibo, con incontri, premiazioni, corsi e cene organizzate in collaborazione con i ristoranti della città e grandi marchi della moda. Per gli appassionati, ci saranno seminari con degustazioni tematiche e un forum che ospiterà le discussioni dei futuri esperti del settore vinicolo e del gin.

    Eventi in Toscana con degustazione di vini, foto da internet, articolo: Cinque imperdibili festività enologiche in Toscana 2023
    Eventi in Toscana con degustazione di vini, foto da internet, articolo: Toscana 2023, Cinque imperdibili festività enologiche

    Le cantine e i produttori di gin presenteranno i loro prodotti in piccoli stand individuali nella Stazione Leopolda, dando ai visitatori la possibilità di acquistare le bottiglie direttamente dall’evento. La domenica, l’accesso sarà aperto ai cultori del gin e del vino, alla stampa e agli operatori con biglietto, mentre il lunedì la stampa e gli operatori avranno l’ingresso gratuito, con un’attenzione particolare ai ristoratori di Firenze.

    Un’altra innovazione di questa seconda edizione è l’apertura dell’evento alla città con “Wine & Florence.” Le cantine partecipanti invieranno le loro bottiglie ai ristoranti di Firenze, che le abbineranno a menù appositamente studiati e le esporranno in vetrina.”

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito evento: https://www.sarannofamosinelvino.it/

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  • Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina

    Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina

    Marie-Françoise Ratron-Galet e le sue vigne

    Di Elsa Leandri

    Il fiume Loira, principale via di comunicazione tra l’Oceano Atlantico e il centro della Francia, si muove lentamente tra le sue anse accogliendo silenziosamente i suoi numerosi affluenti e vigilando attentamente sui turisti che affollano questa zona, curiosi di immergersi nelle dimore estive dei reali francesi. I molti castelli regalano uno scorcio di quello che poteva essere la vita al tempo di Francesco I e dei suoi successori con le battute di caccia o con i ricevimenti che vi si tenevano, facendoci pensare all’ambiente raccontato nei romanzi storici.

    Tra tutte le regine e favorite che hanno riempito i corridoi con lo strusciare dei loro maestosi vestiti e con le loro risa e i loro pianti, una simpatia particolare la proviamo per la discussa Caterina de’ Medici, un po’ perché ci parla di Toscana, un po’ perché alla morte del marito Enrico II, si è impegnata con determinazione nel mantenere la sovranità facendo fronte alle rivalità tra cattolici e protestanti, dimostrandosi donna di cultura e di larghe vedute.

    Proprio questa determinazione di Caterina, mi fa pensare a un’altra figura femminile dei nostri tempi: Marie-Françoise Ratron-Galet, proprietaria della cantina Ratron Clos des Cordeliers, a Saumur-Champigny.

    Marie-Françoise ha dedicato più di 10 anni della sua vita alla vendita di dispositivi medici, poi ha voluto conoscere e approfondire quel mondo vitivinicolo che era parte importante della vita di suo marito Sébastien. Per evitare di “tartassarlo di domande” (anche se io credo che sarebbe stato molto contento di risponderle), si rimette in gioco nel 2011 sedendosi nuovamente sui banchi di scuola, e frequenta il liceo viticolo. Inizia così ad entrare attivamente in cantina occupandosi delle vendite, sposando ancora di più quel mondo fatto di sacrifici e anche di soddisfazioni che solo la Terra sa dare e che Sébastien conosce benissimo.

    MARIE-FRANÇOISE RATRON-GALET nelle sue vigne, articolo: Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina, foto di Elsa Leandri
    MARIE-FRANÇOISE RATRON-GALET nelle sue vigne, articolo: Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina, foto di Elsa Leandri

    Purtroppo improvvisamente una grave malattia mette a dura prova la tranquillità del nucleo familiare. Sébastien, ormai malato, pensa ai suoi tre amori: sua moglie, sua figlia, Anaïs, e la sua vigna e vuole “lasciare tutto in ordine prima della sua partenza”.

    Vengono effettuati così tutti i passi amministrativi e legali per far sì che la proprietà vitivinicola sia intestata a sua moglie, come lei stessa confida in “Le Vin Ligérien”, in modo da non dover affrontare la successione da vedova. Dopo solo un mese, nel 2017, quel grande vigneron, che le aveva rapito il cuore, muore.

    VIGNA CLOS DE CORDELIERS, articolo: Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina, foto di Elsa Leandri
    VIGNA CLOS DE CORDELIERS, articolo: Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina, foto di Elsa Leandri

    Ed è così che nello stesso anno Marie-Françoise prende le redini del suo “chateau” fatto di affetto, di tradizione e di dedizione, sposando il saper fare della famiglia Ratron. Lo studio dei manuali di enologia, gli scritti del marito su ogni singola parcella, su ogni singola fermentazione, su ogni singolo processo diventano pane quotidiano per lei: vuole assolutamente apprendere velocemente i termini tecnici in modo da potersi relazionare alla pari con il nuovo enologo, Paul De Surmont.

    Dal 1932 la cantina Ratron sempre capitanata dagli uomini di famiglia ora vede come condottiero una donna sorridente, determinata, carica d’amore e di passione per questa terra in cui il cabernet franc trova un terreno e un clima ideale.

    CABERNET FRANC INVAIATURA, foto di Elsa Leandri, articolo: Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina
    CABERNET FRANC INVAIATURA, foto di Elsa Leandri, articolo: Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina

    È bene tener presente che quest’attitudine alla coltivazione della vigna in questa zona è riportata negli scritti già nel 1630. Successivamente, come spesso accadeva all’epoca, furono i Cordeliers di Saumur, monaci francescani, che si occuparono della vinificazione e della produzione di vino fino alla Rivoluzione Francese ed è proprio da questo che deriva il nome della cantina. Il primo riconoscimento arriva nel 1830 quando il rosso del Clos des Cordelies rapisce il cuore dell’enologo A. Jullien citandolo nella Classificazione dei Vini del Mondo, quando la cantina era di proprietà della famiglia bordolese Amouroux.

    Ora è Marie-Françoise che vigila su questa terra costituita da 23 ettari, tutti impiantati a cabernet franc, tranne 3,5 ettari in cui lo chenin sta crescendo e di cui vedremo la prima produzione nel 2024.

    Due sono le tipologie di terreno che troviamo: uno ricco di tufo, capace di assorbire l’acqua durante le piogge e di renderla lentamente nei momenti di siccità così come di accogliere il calore durante il giorno e di restituirlo alla vigna nella notte; l’altro, già coltivato dai francescani, accoglie le vigne più vecchie ed è ricco di calcare, un terreno povero che mette la vigna a dura prova e che permette di produrre dei grappoli ricchi di polifenoli.

    Dal primo si ottiene la Cuvée Tradition, dal secondo la Cuvée Prestige, entrambe vinificate in acciaio.

    Passiamo ora alla degustazione di cui riportiamo le nostre vive impressioni

    Cuvée Tradition 2021 frutto rosso fragrante e freschezza in evidenza su tannini in progressione.
    Cuvée Tradition 2020 il frutto diventa maturo ed è accompagnato da gradevoli note floreali. Il tannino e la freschezza lavorano in simbiosi regalando un sorso appagante.

    CUVEE TRADITION in assaggio degustativo di Elsa Leandri, foto dell'autrice, articolo: Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina
    CUVEE TRADITION in assaggio degustativo di Elsa Leandri, foto dell’autrice, articolo: Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina

    Cuvée Prestige 2018 opulento nella frutta croccante! Portando il calice al naso, parte la salivazione di Pavlov, un vino “da mangiare e con cui mangiare”. Dall’entrata intensa evolve con tannini decisi accompagnati da una freschezza elegante abbandonando lentamente il cavo orale.
    Cuvée Prestige 2017, complice l’annata meno calda, spinge maggiormente sulla freschezza che guida e sorregge i tannini. Un vino da saper aspettare ancora.
    Cuvée Prestige 2015 subentrano le note più speziate del vitigno con ricordi di chiodi di garofano, liquirizia e anice stellato che si intrecciano alla frutta rossa e nera in confettura.

    CUVEE PRESTIGE in assaggio degustativo di Elsa Leandri, foto dell'autrice, articolo: Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina
    CUVEE PRESTIGE in assaggio degustativo di Elsa Leandri, foto dell’autrice, articolo: Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina

    Oltre a regalarci questa bellissima verticale, Marie-Françoise, proprio mentre ci apprestavamo a lasciare la cantina, ci tiene a farci sentire i due prodotti di cabernet franc vinificati in bianco: Crémant de Loire Blanc di Noir e L’éclat du noir, ovvero il vin claire del crémant, nei quali emerge la freschezza del vitigno che dona un impatto al contempo vibrante e seducente!

    CREMANT DE LOIRE E ÉCLAT DU NOIR in assaggio degustativo di Elsa Leandri, foto dell'autrice, articolo: Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina
    CREMANT DE LOIRE E ÉCLAT DU NOIR in assaggio degustativo di Elsa Leandri, foto dell’autrice, articolo: Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina

    È vero che la proprietaria ha seguito e ha fatto suoi gli insegnamenti e le indicazioni del marito, tra cui la produzione della Cuvée Céleste a base di Cabernet Franc, di cui Sébastien aveva fatto un esperimento nel 2015 e che sta ancora maturando in legno, differenziandosi per questo dalle altre due. Marie-Françoise ha però introdotto alcuni cambiamenti sia in vigna, come l’uso della confusione sessuale rispetto a quello degli insetticidi o l’introduzione di pale eoliche che affiancano i fuochi per far fronte alle gelate primaverili, sia in cantina, come le prolungate macerazioni a freddo.

    ELSA LEANDRI E MARIE-FRANÇOISE, foto dell'autrice
    ELSA LEANDRI E MARIE-FRANÇOISE, foto dell’autrice, articolo: Valle della Loira 2023, tra tanti Re una Regina

    Tutto questo nell’ottica di portare sempre più in alto il nome e la reputazione della cantina Domaine Ratron Clos des Cordeliers, sperando segretamente in cuor suo di passare il testimone a sua figlia Anaïs.

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito cantina: https://www.clos-des-cordeliers.com/

    Siti partners: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • TRENTINO e VINO 2022-2023, due libri due racconti da leggere

    TRENTINO e VINO 2022-2023, due libri due racconti da leggere

    TRENTINO e VINO 2022-2023

    Una immersione analitica e circostanziata nella storia della vitienologia trentina.

    Di Rosaria Benedetti

    Non è così frequente in Trentino la presentazione, nello stesso semestre, di ben due libri che portano agli onori della carta patinata, strumento purtroppo in declino, il vino trentino. Uno dei due è addirittura alla sua seconda edizione.

    TRENTINO e VINO 2022-2023Una immersione analitica e circostanziata nella storia della vitienologia trentina, articolo di Rosaria Benedetti
    TRENTINO e VINO 2022-2023, una immersione analitica e circostanziata nella storia della vitienologia trentina, articolo di Rosaria Benedetti

     Formati e contenuti differiscono non poco, ma va dato atto ad entrambi di proporre una immersione analitica e circostanziata nella storia della vitienologia territoriale, pur con stili e prospettive decisamente diversi.

    Tutti gli autori coinvolti sono attualissimi e autorevoli protagonisti del palcoscenico del vino nonché profondi conoscitori sia della sua storia, qualcuno partendo addirittura della preistoria, che delle dinamiche sociopolitiche che l’hanno scandita in tempi più recenti, in particolare dalla seconda metà del secolo scorso fino ad oggi.

    Nèreo Cavazzani Appunti per una biografia critica del vino trentino, articolo di Rosaria Benedetti
    Nèreo Cavazzani Appunti per una biografia critica del vino trentino, articolo di Rosaria Benedetti

    Nèreo Cavazzani Appunti per una biografia critica del vino trentino

    di Tiziano Bianchi e Angelo Rossi – Iskra – territoriocheresiste

    Presentato nella sua prima edizione a Vinitaly 2022 presso Astoria Wines, il volumetto prende spunto da una retrospettiva scritta a più mani sulla figura dell’enologo Nèreo Cavazzani, per percorrere a ritroso fatti e misfatti dai quali sono scaturiti nel tempo gli attuali palinsesti dell’enoviticoltura trentina. Il plurale è d’obbligo poiché molteplici sono le compagnie, gli attori e i protagonisti in scena. La chiave di scrittura/lettura è volutamente politica così come è evidente l’auspicato contributo in termini di dibattito.

    Tiziano Bianchi wine blogger e Angelo Rossi già segretario del Comitato Vitivinicolo, articolo di Rosaria Benedetti: TRENTINO e VINO 2022-2023, due libri due racconti da leggere
    Tiziano Bianchi wine blogger e Angelo Rossi già segretario del Comitato Vitivinicolo, articolo di Rosaria Benedetti: TRENTINO e VINO 2022-2023, due libri due racconti da leggere

    Perché è nato questo libro?

    Insieme ad Angelo Rossi volevamo materializzare un lavoro politico e divulgativo che oltre dieci anni fa avevamo cominciato sul web: articoli, post, polemiche, invettive, pubblicati prima su Trentinowineblog poi su Territoriocheresiste.

    Un lavoro che fin dall’inizio, era il 2011, voleva indagare il vino del Trentino, prima di tutto, come atto politico, come azione economica e sociale dentro il contesto della nostra provincia. Il vino, quindi, come pretesto, o come alibi perfetto, per investigare in chiave sociologica ed economica la relazione fra le classi dirigenti locali, politiche e cooperative, e le classi subalterne delle campagne, i contadini del fondovalle e delle colline. Il libro nasce da questo presupposto e dall’ambizione di superare la dimensione effimera, e usa e getta, della scrittura digitale, per approdare ad una forma materiale, concreta, cartacea.

    Per fare questo avevamo bisogno di un’evocazione forte, suggestionante, penetrante e per questo abbiamo evocato la figura di Nèreo Cavazzani, che fa da filo conduttore e trait d’union fra i numerosi saggi di cui si compone quest’opera che volutamente ha un tono corale e collettivo

    Nella storia di Nèreo Cavazzani, personaggio di elevata statura morale prima ancora che di grande sapienza tecnica, trentino di nascita e veneto di adozione lavorativa, è riflesso un affresco del vino trentino dalle cifre stilistiche eterogenee, dalle pennellate vivaci e nostalgiche, pungenti e provocatorie alternate a documenti di autenticità storicità. Questi ultimi in particolare, benché datati, oltre ad essere tecnicamente ineccepibli anticipano con straordinaria preveggenza evoluzioni e conflitti del panorama del vino Trentino. La figura del grande enologo risplende quindi attualissima acquisendo pagina dopo pagina notevoli doti di preveggenza!

    Al netto di quel pizzico di invidia per l’affetto e la stima che Nèreo Cavazzani è riuscito a conquistarsi fuori dal Trentino, è un libro da leggere e rileggere per capire, discutere e magari anche, alla luce di qualche circostanza documentata, dubitare!

    Raccontare il Trentino del Vino

    di Rosa Roncador, Attilio Scienza e Nereo Pederzolli – Publistampa Edizioni Pergine Valsugana Trento

    Volutamente definito dagli autori “un sussidiario” cui attingere per documentarsi e istruirsi sulla storia e sulla evoluzione della diffusione delle pratiche vitienologiche in Trentino, il volume è una vera e propria “fonte” documentata cui fare riferimento per approfondire a 360 gradi le conoscenze in materia.

    Il contributo dei tre autori si differenzia naturalmente secondo le competenze di ciascuno, ma l’insieme che ne scaturisce è di grande respiro e denota l’obiettivo comune e condiviso di creare finalmente una sorta di piccola Enciclopedia interdisciplinare del vino trentino alla portata di tutti, consumatori, appassionati, tecnici, viticoltori, enologi. Di indubbio spessore le tre voci narranti, archeologica, etnografica e divulgativa, che sanno fondersi in un dialogo versatile e accattivante per dare un condensato “territoriale” di sorprendente efficacia.

    L’idea del libro e del suo “racconto” del Trentino del Vino è scaturita durante il percorso di formazione avviato dal Consorzio Piana Rotaliana Koenigsberg nel 2019. Obiettivo del Corso era quello di suscitare motivazioni forti per una visione condivisa, nello specifico del territorio rotaliano, come mèta turistica. La ricchezza delle informazioni storiche, il positivo impatto con la resistenza delle tradizioni sopravvissute ai passaggi generazionali, l’unicità del territorio trentino da sempre cerniera culturale tra Italianità e tirolo, hanno amplificato obiettivi e progetti: da uno sguardo interno alla piana rotaliana si è passati, con il sostegno del Consorzio vini del Trentino, a un affresco o meglio, a un contenitore esaustivo e ben organizzato di tutto ciò che bisogna conoscere sul vino trentino.

    Una condizione importante, ma anche difficile da realizzare nella narrazione, è la multidisciplinarietà alla quale attingere gli elementi da combinare nella storia. Una storia è affascinante se raccontata dal punto di vista culturale, antropologico, storico, geografico, biologico, enologico ecc.” …………….

    Questo libro è stato un viaggio anche per noi che abbiamo potuto navigare tra queste pagine discutendo, raccontando e potendo godere reciprocamente delle conoscenze e dei punti di vista degli altri. Sono stati giorni che rimarranno nella nostra memoria e speriamo di essere riusciti – un professore, un giornalista e un’archeologa – a restituire un quadro il più possibile completo (e speriamo gradevole) della bellezza del territorio viticolo trentino e delle verità che i suoi suoli spesso celano

    Attilio Scienza, Professore ordinario di Viticoltura presso l’Università degli Studi di Milano - Rosa Roncador, archologa - Nerèo Pederzolli, giornalista, articolo di Rosaria Benedetti: TRENTINO e VINO 2022-2023 Una immersione analitica e circostanziata nella storia della vitienologia trentina.
    Attilio Scienza, Professore ordinario di Viticoltura presso l’Università degli Studi di Milano –
    Rosa Roncador, archologa – Nerèo Pederzolli, giornalista, articolo di Rosaria Benedetti: TRENTINO e VINO 2022-2023
    Una immersione analitica e circostanziata nella storia della vitienologia trentina.

    Chi di noi non conserva un indelebile ricordo del proprio sussidiario! Il testo complementare per antonomasia, integrativo delle conoscenze di base che il maestro era tenuto a trasmettere. “Raccontare il Trentino del Vino” è proprio questo, un manuale complementare, finora mancante, per una conoscenza profonda e divulgabile del patrimonio vitivinicolo del Trentino.

    https://www.publistampa.com/edizioni/prodotto/raccontare-il-trentino-del-vino/

    https://vinideltrentino.com/

    https://www.pianarotaliana.it/

     

    Rosaria Benedetti degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola
    Rosaria Benedetti degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola

    Informazioni acquisto

    https://www.amazon.it/N%C3%A8reo-Cavazzani-Appunti-biografia-trentino/dp/B09TN492MQ

    https://www.territoriocheresiste.it/

  • A Spilamberto Vignaioli Contrari 2023, assaggi e notizie

    A Spilamberto Vignaioli Contrari 2023, assaggi e notizie

    Nei giorni 13 e 14 maggio 2023 ha avuto luogo la 7° edizione di Vignaioli Contrari.

    Di Adriano Guerri

    L’ appassionante evento si è svolto all’interno degli ampi spazi della medievale Rocca Rangoni a Spilamberto in provincia di Modena.

    A Spilamberto Vignaioli Contrari 2023, assaggi e notizie, foto di Adriano Guerri
    A Spilamberto Vignaioli Contrari 2023, assaggi e notizie, foto di Adriano Guerri

    Facilmente raggiungibile in auto, localizzata a poca distanza dell’uscita dell’autostrada A1. Oltre sessanta produttori provenienti da ogni regione italiana erano presenti dietro ai loro banchi d’assaggio, ben lieti di farci degustare i loro vini.

    Rocca di Spilamberto, evento Vignaioli Contrari 2023, foto di Adriano Guerri
    Rocca di Spilamberto, evento Vignaioli Contrari 2023, foto di Adriano Guerri

    L’evento è anche mostra mercato, pertanto, vi era la possibilità di acquistare vini direttamente dai produttori. Gli espositori che hanno preso parte a questa intrigante due giorni sono piccole realtà artigianali e devono possedere alcuni requisiti ben precisi, quali, la valorizzazione dei vitigni autoctoni, coltivare la terra direttamente con principi sostenibili,  biologici, biodinamici e in linea con principi di rispetto per l’ambiente.

    Locandina e manifesto evento Vignaioli Contrari 2023, foto di Adriano Guerri
    Locandina e manifesto evento Vignaioli Contrari 2023, foto di Adriano Guerri

    L’evento aveva in programma anche alcune interessanti masterclass alle quali, mio malgrado non ho partecipato. Ho avuto, comunque il tempo necessario per potermi presentare di fronte al banco d’assaggio di un considerevole numero di produttori, anche se non di tutti. Un evento ben organizzato in una splendida location. Nella retrocopertina del fascicolo ritirato all’ ingresso ci sono le date per la prossima edizione che sarà nei giorni 11 e 12 maggio 2024.

    A seguire note di alcuni assaggi da me effettuati

    Trento Doc Pas Dosè Riserva 2015 Balter – Ottenuto con 80% di Chardonnay e 20% Pinot Nero,  la permanenza sui lieviti è di 72 mesi. Si presenta nella flûte con una bellissima tonalità giallo dorato brillante,  al naso rivela note di mango, ananas e papaya, impreziosite da nuances di pasticceria da forno e pepe bianco, al palato è piacevolmente fresco e coerente,  ricco, suadente e decisamente persistente.
    Sito di riferimento: https://www.balter.it/

    Trento Doc Pas Dosè Riserva 2015 Balter, Vignaioli Contrari, foto di Adriano Guerri
    Trento Doc Pas Dosè Riserva 2015 Balter, Vignaioli Contrari, foto di Adriano Guerri

    Coste della Sesia Doc Nebbiolo Villa Era 2019 Az.Agricola Manfrinati – Ottenuto interamente da uve di Nebbiolo , si veste di un bellissimo colore rosso granato,  al naso sprigiona sentori di rosa, viola,  frutti di bosco e arancia sanguinella, ben integrati con note speziate,  al palato è pieno ed appagante,  tannini poderosi ma setosi,  equilibrato e armonioso dal finale lunghissimo.
    Sito di riferimento: https://www.facebook.com/people/Az-agricola-Andrea-Manfrinati/100062998970844/

    Coste della Sesia Doc Nebbiolo Villa Era 2019 Az.Agricola Manfrinati, Vignaioli Contrari, foto di Adriano Guerri
    Coste della Sesia Doc Nebbiolo Villa Era 2019 Az.Agricola Manfrinati, Vignaioli Contrari, foto di Adriano Guerri

    Uras Mandrolisai Doc 2020 I Garagisti di Sorgono – Ottenuto con uve di Monica, Cannonau e Muristreddu, è di un bellissimo colore rosso rubino intenso e profondo,  al naso rimanda sentori di lavanda, prugna, amarena e lampone che seguono una scia di cacao e note tostate, al palato è generoso con tannini fitti ma ben levigati, avvolgente nonché persistente.
    Sito di riferimento: https://www.garagistidisorgono.com/

    Uras Mandrolisai Doc 2020 I Garagisti di Sorgono, Vignaioli Contrari, foto di Adriano Guerri
    Uras Mandrolisai Doc 2020 I Garagisti di Sorgono, Vignaioli Contrari, foto di Adriano Guerri

    Boca Doc 2019 Le Piane – Ottenuto con 85 Nebbiolo e 15% Vespolina, di un bellissimo colore rosso rubino intenso e trasparente,  al naso dipana sentori di violetta, frutti di bosco,  melograno e scorza d’arancia che ben si fondono con note di tabacco e spezie,  al palato è rotondo,  fine, leggiadro e incredibilmente durevole.
    Sito di riferimento: https://www.bocapiane.it/en/

    Boca Doc 2019 Le Piane, Vignaioli Contrari, foto di Adriano Guerri
    Boca Doc 2019 Le Piane, Vignaioli Contrari, foto di Adriano Guerri

    Elba Rosso Doc Riserva 2020 Arrighi – Ottenuto con uve di Sangiovese, svela nel calice un colore rosso rubino intenso,  trasparente e consistente,  al naso libera note di frutti di bosco,  rosa, viola e macchia mediterranea,  seguono poi sentori di bacche di ginepro e sottobosco,  al palato è piacevolmente tannico,  fresco e sapido,  nonché morbido, armonioso e dotato di una lunga persistenza aromatica.
    Sito di riferimento: https://www.arrighivigneolivi.it/

    Elba Rosso Doc Riserva 2020 Arrighi, Vignaioli Contrari 2023, foto di Adriano Guerri
    Elba Rosso Doc Riserva 2020 Arrighi, Vignaioli Contrari 2023, foto di Adriano Guerri

    Schwarze Madonna Pinot Nero Doc Riserva 2018 Klosterhof – Ottenuto interamente da uve dell’omonimo vitigno,  è di un colore rosso rubino intenso con riflessi che virano sul granato, trasparente e consistente,  al naso si percepiscono netti sentori di frutti di bosco,  ciclamino e note speziate,  al palato è piacevolmente avvolgente,  suadente e decisamente persistente. Chapeau
    Sito di riferimento: https://www.klosterhof.it/it

    Schwarze Madonna Pinot Nero Doc Riserva 2018 Klosterhof, Vignaioli Contrari 2023, foto di Adriano Guerri
    Schwarze Madonna Pinot Nero Doc Riserva 2018 Klosterhof, Vignaioli Contrari 2023, foto di Adriano Guerri

    Arete’ Grillo Doc Sicilia 2021 Anabasis – Ottenuto con uve dell’omonimo vitigno,  è di un bellissimo colore giallo paglierino con riflessi che virano sul verdolino,  al naso svela note di mela, banana, ananas, maracuja e litchi unite a sentori di zagara e lime, al palato è piacevolmente fresco e sapido,  fine ed armonico,  lungo e duraturo.
    Sito di riferimento: https://www.anabasis.it/

    Arete' Grillo Doc Sicilia 2021 Anabasis, Vignaioli Contrari, foto di Adriano Guerri
    Arete’ Grillo Doc Sicilia 2021 Anabasis, Vignaioli Contrari, foto di Adriano Guerri
    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance
    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance

    Sito evento: https://www.vignaiolicontrari.it/

    Sito blog autore: https://cloudwine9.com/

    Siti partners: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Il Borgo di Stomennano 2023, un viaggio tra storia e realtà

    Il Borgo di Stomennano 2023, un viaggio tra storia e realtà

    IL BORGO DI STOMENNANO: STORIA, PAESSAGGIO E VINO

    Di Elsa Leandri

    La Toscana è una regione ricca di storia, ogni strada che percorriamo ci riporta inevitabilmente a qualche evento dell’antichità. Pensiamo per esempio alla planimetria di molte città che ci catapultano immediatamente all’epoca dei comuni, in cui la presenza di una cinta muraria era fondamentale.

    Borgo Stomennano, foto da sito
    Borgo di Stomennano, foto da sito

    Molti paesi del resto sono stati edificati proprio con lo scopo di difendere l’accesso alle città più importanti, basti pensare per esempio a Monteriggioni, il cui castello fortificato è stato costruito per volontà del podestà Guelfo da Porcari tra il 1214 e il 1219 per poter assicurare alla Repubblica Senese una posizione di controllo sulla via Francigena, arteria importante che collegava la Francia a Roma, e sulle valli dell’Elsa e dello Staggia in direzione Firenze (sua acerrima nemica).

    Ambienti della Villa del Borgo di Stomennano, foto da sito
    Ambienti della Villa del Borgo di Stomennano, foto da sito

    Il Castello di Monteriggioni è davvero imponente con le sue 14 torri quadrate esterne ed è stato più volte teatro di lotte tra Firenze e Siena nel corso dei secoli fino al 1544 anno in cui Giovacchino Zeti lo cedette al Marchese di Marignano, comandante delle truppe imperiali.
    Nel 1555 la Repubblica Senese sarà definitivamente sconfitta dai Medici.

    La struttura del Borgo Stomennano, foto da sito
    La struttura del Borgo di Stomennano, foto da sito

    La costruzione di questa opera difensiva è talmente maestosa che anche lo stesso Dante Alighieri ne rimane folgorato al punto tale da citarlo nel XXXI Canto dell’Inferno proprio quando si imbatte nella figura dei Giganti che Alighieri inizialmente scambia per delle torri:

    “[…]
    però che come su la cerchia tonda
    Monteriggion di torri si corona,
    così [’n] la proda che ‘l pozzo circonda

    torreggiavano di mezza la persona
    li orribili giganti, cui minaccia
    Giove del cielo ancora quando tuona.” (Inferno, Canto XXXI, vv 40-45)

    Per poter aver questa visione d’insieme su Monteriggioni molto probabilmente Dante si è recato, con il suo tutore Maestro Brunetto Latini nel Borgo di Stomennano. In questa località, il cui nome deriva probabilmente da Strumentum pacis, proprio davanti alla Chiesa medesima è stato firmato il trattato di pace tra Siena e Firenze l’11 giugno del 1254, in cui il maestro dello scrittore toscano era presente come delegato della parte fiorentina.

    Borgo Stomennano calice di Chianti classico 2019, foto di Elsa Leandri
    Borgo di Stomennano calice di Chianti classico 2019, foto di Elsa Leandri

    In seguito alla conquista medicea i proprietari di Monteriggioni e Stomennano sono stati la famiglia Golia, Accarigi e attualmente lo sono i discendenti diretti della famiglia Griccioli, ovvero i Grassi, i quali furono parte attiva nell’amministrazione e nella gestione della Repubblica Senese: in un certo qual modo sia Monteriggioni che Stomennano sono tornati sotto l’influenza senese!

    IL BORGO STOMENNANO

    Attualmente questo borgo che sorge a qualche chilometro da Monteriggioni e da cui ci si può tuttora deliziare con una vista sul Castello risponde e offre la classica immagine di villa toscana, quell’idea che rispecchia le aspettative degli stranieri, soprattutto anglofoni.

    Vi si accede infatti tramite un viale alberato di cipressi che si apre su una corte su cui si affacciano due edifici simmetrici costruiti nel 1700: uno è adibito alla ricezione turistica e l’altro ospita invece le cantine dedicate alla produzione di vino. Vagando per il giardino all’italiana ci si imbatte in case che precedentemente erano abitate dai contadini e che ora sono stati riconvertite in eleganti locazioni turistiche.

    Borgo Stomennano calice di Chianti 2022, foto di Elsa Leandri
    Borgo di Stomennano calice di Chianti 2022, foto di Elsa Leandri

    Infine tutto intorno al borgo si delineano vigneti, oliveti, boschi e terreni seminativi.
    Inutile dire che questo angolo toscano si presta ad essere la scenografia di eleganti e raffinati matrimoni, tanto che molti stranieri decidono di suggellare qui la loro promessa.

    I VINI STOMENNANO

    Per concludere la panoramica non ci rimane che parlare dei vini che vengono prodotti qui.
    Il vigneto di proprietà è di circa 11 ettari impiantati principalmente a sangiovese con la presenza anche di uve auctone e alloctone da cui Matteo Lupi Grassi ricava tre etichette lo Stomennano Bianco, il Chianti e il Chianti Classico.

    Dal momento che quest’enclave senese è terra di rossi abbiamo deciso di concentrarci unicamente sul Chianti 2022 e Chianti Classico 2019. Il primo è un uvaggio di sangiovese, merlot e colorino che viene sottoposto a una fermentazione in acciaio e un passaggio in cemento per alcuni mesi: se ne ottiene un prodotto dal colore carminio con riflessi purpurei con dei sentori di frutta scura come mora di gelso e prugna accompagnati da note floreali di iris e da una leggera speziatura di cardamomo e liquirizia; in bocca la freschezza accompagna il tannino con un finale di arancia sanguinella.

    Borgo Stomennano bottiglia e calice di Chianti 2022, foto di Elsa Leandri
    Borgo di Stomennano bottiglia e calice di Chianti 2022, foto di Elsa Leandri

    Il Chianti Classico 2019 è costituito invece da sangiovese e colorino e subisce, oltre alla fermentazione in acciaio, una maturazione di un anno in barrique francesi di vari passaggi: di colore carminio vivace si apre con cenni di ciliegia marasca, arancia, iris e viola impreziositi da echi empireumatici di tabacco biondo e cacao. Il sorso pieno è ravvivato dalla freschezza con tannini ben integrati e da una chiusura avvolgente su ricordi fruttati.

    Borgo Stomennano bottiglia e calice di Chianti Classico 2019, foto di Elsa Leandri
    Borgo di Stomennano bottiglia e calice di Chianti Classico 2019, foto di Elsa Leandri

    Con questa location e con questi vini i turisti italiani e stranieri avranno un fantastico scorcio toscano di cui poter approfittare durante il loro soggiorno!

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito borgo: https://stomennano.it/

    Siti partners: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/