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  • Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica

    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica

    Vinitaly, grandi curiosità e scoperte per questa nuova edizione

    Di Carol Agostini

    Dal 14 al 17 aprile 2024, la storica città di Verona ha ospitato la 57ª edizione di Vinitaly, uno degli eventi enologici più prestigiosi a livello mondiale. Questo evento, che si tiene annualmente presso il centro fieristico di Verona Fiere, rappresenta un appuntamento imperdibile per professionisti del settore, appassionati di vino e curiosi, desiderosi di esplorare le ultime tendenze, innovazioni e prodotti dell’industria vinicola e dei distillati.

    Un Evento di Rilevanza Internazionale

    Vinitaly 2024 è stato un’esperienza unica, con oltre 4.500 espositori provenienti da circa 40 paesi diversi. Gli spazi espositivi hanno coperto un’area di 89.192 metri quadrati, offrendo una vasta gamma di vini, distillati, oli extravergine d’oliva e prodotti correlati. Tra i partecipanti, si sono contati più di 29.600 buyer internazionali, rendendo Vinitaly una piattaforma chiave per la promozione e la commercializzazione del vino italiano su scala globale.

    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, Carol Agostini al Vinitaly 2024
    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, Carol Agostini al Vinitaly 2024

    Le Aree Tematiche

    La manifestazione ha offerto diverse aree tematiche per soddisfare i gusti e gli interessi di tutti i visitatori:

    Sol – Salone Internazionale dell’Olio d’Oliva: Un’area dedicata all’olio d’oliva di alta qualità, dove i visitatori hanno potuto scoprire le eccellenze del settore oleario italiano e internazionale​.
    Vinitaly Bio: Spazio dedicato ai vini biologici certificati, italiani e stranieri, con degustazioni e un negozio di vini biologici.
    Micro Mega Wines: Una sezione esclusiva per le piccole produzioni di vini di alta qualità, sia autoctoni che internazionali, curata da Ian D’Agata​ .
    Mixology: Area dedicata ai cocktail e ai distillati, con masterclass tenute da bartender di fama nazionale e internazionale​.
    International Wine Hall: Una vetrina delle produzioni vinicole e dei distillati di cinque continenti, con un focus sui migliori vini internazionali​.

    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, Carol Agostini al Vinitaly 2024, Carol Agostini con Luciano Pignataro
    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, Carol Agostini al Vinitaly 2024, Carol Agostini con Luciano Pignataro

    Attività e Degustazioni

    Il programma di Vinitaly 2024 è stato ricco di eventi, tra cui degustazioni guidate, masterclass e seminari. Tra le degustazioni più attese ci sono stati i “Grand Tastings”, che hanno incluso sessioni dedicate ai vini spumanti italiani, alle grandi denominazioni come Barbaresco, Barolo, Bolgheri e Brunello, e una esplorazione dei vini italiani in relazione al mercato cinese.

    Un’altra attrazione è stata l’evento “Walk Around Tasting”, organizzato da Gambero Rosso, che ha offerto ai partecipanti la possibilità di degustare una selezione dei migliori vini premiati con i Tre Bicchieri​​.

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    Vinitaly e il Territorio

    Non è stato solo un’esposizione di vino, ma anche un’occasione per esplorare e apprezzare la ricchezza culturale e storica di Verona. La città, famosa per il suo patrimonio architettonico e per essere la città di Romeo e Giulietta, ha offerto un’ambientazione suggestiva per questo evento di portata mondiale. Durante il periodo della fiera, si è tenuto “Vinitaly and The City“, un evento parallelo che si è svolto nel centro storico di Verona e che ha permesso ai visitatori di godere di degustazioni, spettacoli e percorsi culturali​.

    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, Carol Agostini al Vinitaly 2024, Carol Agostini con Roberto Cipresso
    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, Carol Agostini al Vinitaly 2024, Carol Agostini con Roberto Cipresso

    Innovazione e Tecnologia

    La manifestazione ha segnato anche la 25ª edizione di Enolitech, la fiera internazionale delle tecnologie applicate alla viticoltura, olivicoltura e alle bevande. Questo evento si è espanso ulteriormente, occupando un’area di 7.600 metri quadrati con circa 150 espositori, di cui il 10% provenienti dall’estero. Enolitech è stata un’opportunità per scoprire le ultime innovazioni tecnologiche che stanno trasformando l’industria vinicola e oleicola.

    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, foto di Carol Agostini
    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, foto di Carol Agostini

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    Come Partecipare

    Per partecipare è stato possibile acquistare biglietti giornalieri o richiedere un freebadge, riservato ai professionisti del settore. La registrazione poteva essere effettuata online, e il freebadge ha permesso l’accesso a tutte le aree della fiera e la partecipazione alle degustazioni gratuite incluse nel programma ufficiale​.
    Conclusione

    L’Evento si è rivelato come un evento imperdibile per tutti gli appassionati di vino e i professionisti del settore. Con la sua vasta gamma di espositori, eventi tematici, degustazioni e seminari, ha offerto un’opportunità unica per esplorare le tendenze globali del mercato vinicolo, fare networking e scoprire le eccellenze del territorio italiano. Verona, con la sua bellezza storica e culturale, ha fatto da cornice perfetta a questo straordinario evento, rendendo Vinitaly 2024 un’esperienza indimenticabile per tutti i partecipanti​.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito evento: https://www.vinitaly.com/

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura in Condizioni Estreme

    Di Carol Agostini

    L’evento “Terre Estreme” si è confermato uno degli appuntamenti più significativi del 2024 nel panorama enogastronomico italiano. Questa manifestazione ha celebrato i vini prodotti in condizioni estreme, mettendo in risalto le sfide e le peculiarità della viticoltura in territori difficili e promuovendo una profonda connessione tra il vino e il territorio, sottolineando l’importanza della biodiversità e della sostenibilità.

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, locandina da sito
    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, locandina da sito

    Il Concept di Terre Estreme

    “Terre Estreme” si è focalizzato sui vini che nascono in aree con condizioni ambientali particolarmente impegnative, come terreni ripidi, altitudini elevate, climi severi o suoli poveri. Questi vini rappresentano il risultato di una viticoltura eroica, dove il lavoro dei vignaioli si fonde con la natura in un rapporto di rispetto e valorizzazione del territorio.

    Collegamenti con il Territorio

    La manifestazione si è svolta in diverse località italiane note per la loro viticoltura eroica, come la Valtellina, le Cinque Terre, il Trentino e la Sicilia. Questi territori offrono un panorama variegato di tradizioni vitivinicole che rispecchiano la diversità del paesaggio italiano. La scelta delle location non è stata casuale: ogni area ha rappresentato un esempio di come la viticoltura possa adattarsi e prosperare in condizioni estreme, creando vini unici e di alta qualità.

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica,foto vigne cantina Walter De Battè
    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica,foto vigne cantina Walter De Battè

    Attività e Programma

    L’edizione 2024 di “Terre Estreme” ha offerto una serie di attività pensate per coinvolgere sia gli appassionati di vino che i professionisti del settore. Tra gli eventi principali ci sono stati:

    Degustazioni Guidate: Masterclass con esperti sommelier e produttori che hanno guidato i partecipanti alla scoperta delle caratteristiche uniche dei vini estremi. Queste sessioni hanno offerto una panoramica sui metodi di produzione, le varietà di uve utilizzate e le peculiarità organolettiche di questi vini.

    Conferenze e Workshop: Seminari tematici su argomenti come la sostenibilità, la biodiversità e le tecniche innovative di viticoltura. Questi incontri hanno visto la partecipazione di ricercatori, agronomi e viticoltori che hanno condiviso le loro esperienze e conoscenze.

    Visite ai Vigneti: Tour guidati nei vigneti delle regioni ospitanti, permettendo ai visitatori di vedere da vicino le condizioni estreme in cui queste vigne crescono e di incontrare i produttori locali.

    Abbinamenti Enogastronomici: Esperienze culinarie con chef rinomati che hanno creato menu abbinati ai vini estremi, esaltando le caratteristiche di ogni vino attraverso piatti preparati con ingredienti locali.

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, foto vigneti di Villa Corniole
    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, foto vigneti di Villa Corniole

    Presenze e Partecipazione

    L’edizione 2024 è stata ricca di partecipazioni, con la presenza di oltre 100 produttori provenienti da diverse regioni d’Italia e dall’estero. Tra questi, ci sono state cantine famose per la loro produzione in condizioni estreme, come le aziende vinicole delle Cinque Terre, note per i loro terrazzamenti sul mare, e quelle della Valtellina, con i loro vigneti situati su pendii ripidissimi.

    L’evento ha attirato numerosi appassionati di vino, giornalisti, enologi e operatori del settore, rendendo “Terre Estreme” un’occasione imperdibile per networking e scambio di idee. Inoltre, la manifestazione è stata aperta al pubblico, offrendo a tutti la possibilità di scoprire e apprezzare i vini estremi attraverso degustazioni e attività didattiche.

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, foto vigneti di Val di Scalve
    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, foto vigneti di Val di Scalve

    Sostenibilità e Innovazione

    Un tema centrale di “Terre Estreme” è stata la sostenibilità. Molti dei produttori partecipanti adottano pratiche di agricoltura biologica e biodinamica, cercando di ridurre l’impatto ambientale e preservare la biodiversità del territorio. Durante l’evento, sono stati presentati progetti innovativi volti a migliorare la resilienza delle vigne e a promuovere una viticoltura sostenibile.
    Conclusione

    “Terre Estreme 2024” è stato un evento di grande importanza per il mondo del vino, mettendo in luce la passione e la dedizione dei viticoltori che lavorano in condizioni difficili. Questo appuntamento non ha solo celebrato i vini estremi e i territori da cui provengono, ma ha rappresentato anche un’opportunità per riflettere su temi cruciali come la sostenibilità e la biodiversità. Per chi ama il vino e la natura, “Terre Estreme” è stata un’occasione unica per scoprire e degustare vini straordinari e per approfondire la conoscenza di un settore in continua evoluzione.

     

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    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito evento: https://www.vinidaterrestreme.com/

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  • La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio

    La Vernaccia di San Gimignano: Celebrazione di un Patrimonio Vitivinicolo, evento Regina Ribelle Vernaccia di San Gimignano Wine Fest

    Redazione – Carol Agostini

    Nei giorni scorsi, San Gimignano ha ospitato un evento dedicato alla Vernaccia di San Gimignano, uno dei vini bianchi più prestigiosi d’Italia. Questo incontro ha riunito produttori, enologi, esperti del settore e appassionati per celebrare e promuovere questo vino che rappresenta un simbolo della tradizione enogastronomica toscana. L’evento ha offerto un’opportunità unica per esplorare la storia, il territorio, la cultura e le tradizioni legate alla Vernaccia di San Gimignano, evidenziando anche gli abbinamenti gastronomici ideali.

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, logo da comunicato stampa
    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, logo da comunicato stampa

     

    La Storia della Vernaccia di San Gimignano

    Origini e Tradizione

    La Vernaccia di San Gimignano ha radici antichissime che risalgono al XIII secolo. Questo vino è stato menzionato in numerosi documenti storici e letterari, incluso “La Divina Commedia” di Dante Alighieri, dove viene citato nel Purgatorio. Nel corso dei secoli, la Vernaccia è diventata sinonimo di qualità e tradizione, guadagnandosi un posto di rilievo nel panorama vitivinicolo italiano.

    Nel 1966, la Vernaccia di San Gimignano è stata il primo vino italiano a ottenere la Denominazione di Origine Controllata (DOC), riconoscimento che sottolinea la sua importanza e il suo legame con il territorio. Successivamente, nel 1993, ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), attestando ulteriormente la sua eccellenza.

    Il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano

    Il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano svolge un ruolo fondamentale nella promozione e nella tutela di questo vino. Fondato nel 1972, il Consorzio lavora per garantire la qualità della produzione, proteggere il marchio e promuovere la Vernaccia a livello nazionale e internazionale. Attraverso iniziative come degustazioni, eventi e campagne di marketing, il Consorzio contribuisce a mantenere viva la tradizione e a far conoscere la Vernaccia di San Gimignano a un pubblico sempre più ampio.

    Il Territorio di San Gimignano

    Geografia e Clima

    San Gimignano, situata nella provincia di Siena, è una cittadina medievale famosa per le sue torri e per il suo paesaggio collinare. Il territorio è caratterizzato da suoli sabbiosi e calcarei, che conferiscono alla Vernaccia le sue peculiarità uniche. Il clima mediterraneo, con estati calde e inverni miti, favorisce la coltivazione della vite e la produzione di vini di alta qualità.

    Viticoltura e Produzione

    La coltivazione della Vernaccia di San Gimignano si estende su circa 700 ettari di vigneti, con una produzione annua di circa 5 milioni di bottiglie. La vite di Vernaccia si adatta perfettamente ai terreni collinari di San Gimignano, dove le altitudini variano tra i 200 e i 400 metri sul livello del mare. Questo ambiente favorevole, combinato con le tecniche di viticoltura tradizionale, consente di ottenere un vino dalle caratteristiche inconfondibili: colore giallo paglierino, profumi floreali e fruttati, e un gusto secco e fresco con una nota ammandorlata nel finale.

    I Produttori della Vernaccia di San Gimignano

    Le Cantine e i Vignaioli

    Durante l’evento, sono stati protagonisti numerosi produttori locali che hanno presentato le loro etichette di Vernaccia di San Gimignano. Tra le cantine più rinomate figurano:

    La Lastra: Questa cantina si distingue per l’approccio sostenibile alla viticoltura e per la produzione di vini biologici che esprimono al meglio il territorio.
    Teruzzi: Innovativa e orientata alla qualità, Teruzzi combina tradizione e modernità per creare una Vernaccia di grande carattere.
    Casa alle Vacche: Una realtà a conduzione familiare che produce vini autentici e rappresentativi del territorio.

    Ogni produttore ha contribuito a creare un panorama diversificato di interpretazioni della Vernaccia, offrendo ai partecipanti la possibilità di scoprire le varie sfumature di questo vino unico.

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito
    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito

    La Vernaccia di San Gimignano e la Cultura

    Patrimonio Culturale

    La Vernaccia di San Gimignano non è solo un prodotto enogastronomico, ma anche un elemento integrante della cultura e della storia del territorio. La produzione del vino è strettamente legata alle tradizioni locali e rappresenta un patrimonio da preservare e valorizzare. Le storie dei vignaioli, tramandate di generazione in generazione, raccontano di un legame profondo con la terra e con la vite.

    Eventi e Iniziative Culturali

    L’evento dedicato alla Vernaccia di San Gimignano è stato arricchito da una serie di iniziative culturali, tra cui mostre d’arte, concerti e visite guidate. Queste attività hanno permesso ai visitatori di immergersi completamente nell’atmosfera di San Gimignano, scoprendo non solo il vino, ma anche la bellezza e la storia della cittadina.

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito
    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito

    Abbinamenti Gastronomici

    Il Vino e il Cibo

    La Vernaccia di San Gimignano è un vino versatile che si presta a numerosi abbinamenti gastronomici. La sua freschezza e la sua complessità lo rendono ideale per accompagnare piatti a base di pesce, frutti di mare, verdure e carni bianche. Durante l’evento, sono stati proposti vari abbinamenti che hanno esaltato le qualità del vino:

    Antipasti di Mare: Ostriche, cozze e tartare di pesce sono stati abbinati a Vernaccia giovane, capace di esaltare i sapori delicati del mare.
    Risotti e Pasta: Risotto ai funghi porcini e pasta con frutti di mare sono stati accostati a Vernaccia invecchiata, che ha aggiunto profondità e complessità ai piatti.
    Carni Bianche: Pollo alla griglia e coniglio alla cacciatora hanno trovato un perfetto equilibrio con Vernaccia strutturata, capace di sostenere i sapori decisi delle carni.

    Le Ricette Tradizionali

    La cucina toscana, con i suoi sapori autentici e le sue ricette tradizionali, si sposa perfettamente con la Vernaccia di San Gimignano. Piatti come la pappa al pomodoro, la ribollita e la panzanella sono stati protagonisti di degustazioni che hanno esaltato il connubio tra vino e territorio.
    Conclusione

    L’evento dedicato alla Vernaccia di San Gimignano è stato un successo, confermando l’importanza di questo vino nel panorama enogastronomico italiano. La partecipazione di produttori, esperti e appassionati ha permesso di approfondire la conoscenza di un vino che rappresenta un simbolo di qualità e tradizione. Attraverso degustazioni, abbinamenti gastronomici e iniziative culturali, la Vernaccia di San Gimignano ha mostrato tutto il suo potenziale e la sua capacità di emozionare.

    San Gimignano, con il suo paesaggio incantevole e la sua storia millenaria, si è rivelata ancora una volta il palcoscenico ideale per celebrare un patrimonio vitivinicolo che continua a conquistare il palato e il cuore di chiunque lo assaggi. La Vernaccia di San Gimignano, con le sue sfumature di sapore e la sua ricchezza culturale, resta un simbolo indiscusso dell’eccellenza enologica toscana e italiana.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito consorzio: https://wineexperience.vernacciasangimignano.it/

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  • Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale

    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale

    ASSAGGI, salone dell’enogastronomia laziale, ci porta allo show cooking di Alain Rosica, grande curiosità!

    Di Cristina Santini

     

    Si è da poco conclusa, con ottimi risultati, la terza edizione di Assaggi – Salone dell’Enogastronomia Laziale di Viterbo, la kermesse delle eccellenze del nostro territorio e dei numerosi eventi collaterali.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice

    Tra le tante attività alle quali abbiamo partecipato, abbiamo dedicato uno spazio allo show cooking dello Chef Alain Rosica del Ristorante Belvedere dal 1933 situato a Frascati (RM), dal titolo “La profonda identità delle radici”.

    Un titolo, quello dell’incontro, a tema data la provenienza dal Venezuela dello Chef che si è portato un bagaglio di ricordi, sapori e conoscenze, e approdato ai Castelli Romani, la sua cucina si è contaminata con il nuovo ambiente. La matrice genetica, la biodiversità di una grande Capitale come Caracas, la cucina e la storia geologica castellana si fondono in un mosaico complesso e affascinante, un viaggio culinario, omaggio alla storia personale e alla passione per la cucina, un ponte tra due mondi che si incontrano in un piatto.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, show cooking
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, show cooking

    Il viaggio che abbiamo intrapreso con Alain e Matteo è stato il riflesso di questa storia bellissima:

    “E’ un’emozione e un onore rappresentare un territorio così vicino a Roma e così complesso. Al ristorante Belvedere, al centro di Frascati, abbiamo trovato una dimensione locale importante, in questi tempi riuscire ad avere questo nesso con il territorio, così quotidiano, è l’unica chiave che possiamo utilizzare per avere la stagionalità invece che la grande distribuzione, quindi il fruttarolo della piazza, il pastificio o il nostro macellaio di fiducia, i formaggi come la ricotta che ci viene consegnata calda.

    Quest’anno facciamo 25 anni di attività e conserviamo ancora alcuni dei nostri fornitori storici.
    Qui oggi abbiamo portato un piatto che rappresenta una unione di culture, siamo andati anche molto indietro nel tempo, a cogliere l’essenziale di quello che è quel territorio che circonda Roma, la Roma di un tempo che ritroviamo nell’agnello, nelle erbe spontanee di campagna e nel pecorino.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, degustazione prodotti
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, degustazione prodotti

    La cucina romana è fatta di ingredienti poveri e la sua evoluzione nei secoli è stata arricchita da contaminazioni virtuose e influenze regionali, ne è un chiaro esempio l’unione gastronomica giudaico-romana. Come anche le spezie, gli amidi di riso, il pepe oggi utilizzato tanto nella nostra alimentazione.

    In questa preparazione si è mantenuta l’identità locale castellana, con l’impiego di un formaggio, stravecchio, di un produttore di Grottaferrata e l’agnello in bianco, una preparazione certamente di provenienza abruzzese-laziale. Un tipo di carne che richiama le origini abruzzesi da parte paterna, perché il papà era di Guardiagrele, dove Alain ha vissuto per alcuni anni conservando questo forte legame, anche contadino, con il territorio.

    “Ragionandoci abbiamo voluto proporre un piatto antico, dai sapori e dalle radici antiche, di queste parti prima che arrivasse la cultura dell’antica Roma con tutto ciò che si è portata dietro, ovvero quello che mangiavano le comunità autoctone dei Castelli, prima che arrivasse la Roma imperiale raccontando per alcuni versi anche la biodiversità territoriale.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, degustazione piatto
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, degustazione piatto

    Arriviamo al nostro meraviglioso e buonissimo piatto: si tratta di una sfoglia particolare, una pasta di grano antico saragolla, un po’ amaro, utilizzata per comporre i cappellacci che sposano perfettamente la dolcezza della carne di agnello con fonduta di pecorino e salsa di melograno e l’aggiunta di erbe amare spontanee e uvetta. C’è complessità ma anche tanta bontà in questo delizioso piatto, con il cumino tostato a corredo che lega perfettamente con la carne, insieme a chiodi di garofano, pepe, cannella, dal tocco orientale come le origini dello Chef, tutte spezie dell’antica Roma, ma anche del Nord Africa e del bacino del Mediterraneo. Un piatto dal sapore delicato, dove ogni ingrediente è riconoscibile e ben integrato, con gli aromi speziati a dominare la scena. Una riduzione lenta di melograno, senza zuccheri, quasi neutra, a colorare e condire con maestria la pietanza.

    L’utilizzo del succo, secondo noi, ha colto l’essenza finale del piatto, un elemento poco utilizzato in cucina che invece sarebbe appropriato reinserire nella nostra cultura perché regala tanta aromaticità, molto usato ad esempio nella gastronomia dei balcani. Profumi inebrianti provengono dai formaggi e dalle erbe aromatiche che compongono la ricetta, soprattutto dalle misticanze ripassate con l’uvetta.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, show cooking
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, show cooking

    Dulcis in fundo, i cappellacci, prima di essere serviti, sono stati tostati un pochino – quasi mai mantecati nel loro sugo, come racconta Alain – per dare più intensità aromatica e croccantezza al palato. Si vuole, a ragion veduta, esaltare la fragranza dell’impasto e creare una specie di “dumpling”.

    “Abbiamo utilizzato le ossa, che oggi nei ristoranti è difficile trovare, per fare il fondo. E’ un piatto che ha quel gusto e quel ricordo di una volta perché nelle ricette tradizionali bisogna ritrovare la nonna, la mamma.”

    Una storia importante che si riflette nelle proposte, quei ricordi di Alain, della sua nonna in Venezuela che cucinava e si riscaldava con le braci in quel paesino a 1800 metri di altitudine lontano dal clima torrido di Caracas. E la casa in Italia, quella connessione indissolubile con il nostro Paese sin da piccolo dove passava le feste insieme al papà.
    Ma la crisi economica che stravolse la Nazione, portò tutti a spostarsi e ricominciare da capo.

    Ciò nonostante, è affascinante come le tradizioni e i dialetti possano creare una relazione così profonda con un territorio.
    Frascati è davvero un gioiello. La sua atmosfera pittoresca e il legame con la tradizione culinaria italiana lo rendono un luogo unico. La famiglia che gestisce il ristorante sembra aver fatto un ottimo lavoro nel preservare queste tradizioni e creare un’identità autentica. È sempre bello vedere come la cultura locale si intrecci con la cucina e l’ambiente circostante creando sinergie.

    “Viviamo in cucina, facciamo cucina, un lavoro di ricerca sui prodotti, sulle materie prime, di identità ma anche di amore. E quindi il nostro pecorino non sarà mai del supermercato come anche una bottiglia di vino non arriverà dalla grande distribuzione, questo per dare al nostro ospite un servizio completo”.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto da sito ristorante
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto da sito ristorante

    Lo Chef Rosica ci racconta del suo “Belvedere dal 1933” che già dal nome possiamo intuirne la posizione.

    “Abbiamo in mente di allargare un po’ la sala anche all’esterno, dove abbiamo una veranda permanente. E vogliamo renderla fruibile anche d’inverno. L’estate invece si apre alle Terrazze proprio dall’altra parte. Abbiamo una cucina sempre stagionale, ma un po’ più leggera d’estate per il grande numero di persone, cercando sempre una formula comunque che mantenga la qualità nei nostri piatti.
    Altro piccolo progetto, sarà quello di inserire una cottura un po’ più primitiva. Tornare proprio alla semplicità e ai profumi veri della cucina, questa voglia di rimettere le erbe spontanee al centro, di ritrovare l’olio quello giusto. Insomma si è alzata moltissimo la soglia di attenzione sulla materia prima, e siamo anche fortunati di essere fuori in campagna, ci aiuta tantissimo questa vicinanza al produttore e questa conoscenza del suo lavoro.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini

    Ad accompagnare il piatto di Alain, un calice di Roscetto in purezza prodotto dall’Antica Cantina Leonardi di Montefiascone (VT), i cui vigneti sono esposti sulle colline vulcaniche del Lago di Bolsena. Una realtà enologica nata agli inizi del ‘900 dalla passione di un giovane imprenditore che, innamorato della sua terra e del vino, ha piantato le basi per quella che è diventata la più storica e prestigiosa cantina del luogo.

     

    Luce del Lago – Lazio Igp Roscetto 2022 affinata in acciaio

    Il Trebbiano giallo, localmente chiamato Roscetto per via della colorazione degli acini rosata anziché dorata in fase di maturazione, presenta un bouquet delicato di note fruttate come la pesca e l’albicocca, accompagnate da erbe aromatiche che lasciano una bocca fresca, leggera nella struttura e armonica.
    Il suo sorso minerale e deciso, dall’acidità spiccata, si sposta sulla dorsale agrumata, sulle note fumé, di pietra focaia che rendono tutta l’esperienza degustativa gradevole e di ottima morbidezza con un finale lievemente ammandorlato.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini

    Un successo accertato l’abbinamento con la pasta nel mix dei suoi ingredienti, concedendoci l’esaltazione al gusto della riduzione e delle sue erbette integrate alle note aromatiche e fruttate del vino. Un vino che esalta il piatto lasciando la bocca pulita e ben appagata.

     

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito evento: https://www.assaggisalone.com/

    Sito ristorante: https://www.belvedere1933.com/ 

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  • Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024

    Cantina Le Albare: Un Viaggio nel Cuore del Soave a scuola

    Redazione – Carol Agostini

    Vi racconto…

    Nel cuore di Soave una piccola ma affascinante zona vitivinicola situata nel Veneto, si trova la Cantina Le Albare. Questa azienda agricola è un simbolo di tradizione, innovazione e passione per il vino, immersa in un territorio ricco di storia e cultura. La cantina, con la sua produzione di vini di alta qualità, rappresenta non solo un’importante realtà economica, ma anche un custode delle tradizioni locali e delle peculiarità del territorio.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, gli studenti coi professori, il produttore, Carol Agostini, foto dell'autrice
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, gli studenti coi professori, il produttore, Carol Agostini, foto dell’autrice

    Storia e Tradizione

    La storia della Cantina Le Albare affonda le radici agli inizi del XX secolo, quando il bisnonno Adamo intuì l’armonia tra la terra e la vite, dando inizio alla coltivazione che sarebbe poi diventata la base dell’attuale azienda. La tradizione è stata portata avanti con dedizione e passione dal nonno Umberto e dal papà Giovanni, che ha modernizzato i metodi produttivi mantenendo sempre il rispetto per i cicli naturali (Le Albare).

    Il Territorio

    Montecchia di Crosara si trova in una posizione unica, al confine con Verona e all’ultimo tratto dei Monti Lessini. La zona è caratterizzata dalla presenza di un vulcano spento che ha lasciato in eredità basalti neri e suoli ricchi di minerali, conferendo ai vini locali una straordinaria finezza aromatica e un profilo unico. La viticoltura qui è un’attività secolare, con vigneti che si estendono su dolci colline e valli rigogliose attraversate da diversi corsi d’acqua.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, il territorio, foto da sito
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, il territorio, foto da sito

    Prodotti e Specialità della Cantina

    La Cantina Le Albare produce una varietà di vini, tra cui spiccano il Soave Classico DOC “Vigna Vecia” e il Recioto di Soave, vini che rappresentano al meglio la tradizione enologica della zona. Il Soave Classico, ottenuto dai migliori grappoli del vitigno Garganega, è un vino bianco elegante e complesso, mentre il Recioto di Soave, un vino dolce ottenuto da uve appassite, è perfetto per accompagnare dessert o formaggi stagionati (Le Albare).

    Tradizioni Culturali e Gastronomiche

    La cultura enogastronomica  è ricca e variegata. La produzione vitivinicola è al centro della vita locale, con numerosi eventi e feste che celebrano il vino e i prodotti tipici della zona. Tra i piatti tradizionali spiccano il “baccalà alla vicentina”, un piatto a base di stoccafisso cucinato con latte, olio d’oliva e cipolle, e i “bigoli con l’arna”, una pasta lunga simile agli spaghetti, servita con un ragù di anatra.

    Ospitalità e Turismo

    La Cantina Le Albare offre anche un’accogliente ospitalità attraverso il suo B&B, immerso nella natura delle colline del Soave. Gli ospiti possono soggiornare in un ambiente confortevole e familiare, godendo della bellezza del paesaggio e della possibilità di partecipare a degustazioni e visite guidate della cantina (Le Albare). Questo tipo di turismo esperienziale permette di apprezzare appieno non solo i vini, ma anche la cultura e le tradizioni del territorio.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024,l'ospitalità della cantina, foto da sito
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024,l’ospitalità della cantina, foto da sito

    Il Vino Soave: Storia, Uve e Produzione

    Storia del Soave

    Il vino Soave ha origini antichissime, risalenti all’epoca romana, quando Plinio il Vecchio ne lodava la qualità. Il nome “Soave” deriva probabilmente dai Suavi, un’antica popolazione germanica stanziata in questa zona. La denominazione ufficiale “Soave” fu riconosciuta nel 1931, mentre il disciplinare di produzione fu introdotto nel 1968, quando ottenne la DOC (Denominazione di Origine Controllata).

    Uve

    Il Soave viene prodotto principalmente con uve Garganega, che devono costituire almeno il 70% del blend, mentre il restante può includere Trebbiano di Soave, Pinot Bianco e Chardonnay. La zona di produzione è situata nella provincia di Verona, comprendendo i comuni di Soave, Monteforte d’Alpone e altri limitrofi.

    Disciplinare di Produzione

    Il disciplinare prevede che il Soave DOC sia prodotto con almeno il 70% di Garganega e il restante con Trebbiano di Soave, Chardonnay o Pinot Bianco. Il Soave Superiore DOCG, riconosciuto nel 2001, deve rispettare regole più rigide, con una resa massima di 105 quintali per ettaro e un affinamento minimo di 3 mesi in bottiglia. Il Soave Classico, invece, proviene dalle zone collinari più antiche e vocate.

    Caratteristiche Organolettiche

    Il Soave presenta un colore giallo paglierino, con un bouquet di fiori bianchi, mandorle e note fruttate di mela e pesca. Al palato, si distingue per la freschezza, la leggera sapidità e l’equilibrio tra acidità e morbidezza, rendendolo un vino versatile e adatto a molti abbinamenti gastronomici, dai piatti di pesce ai risotti.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, la famiglia Posenato, foto da sito
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, la famiglia Posenato, foto da sito

    Il Vino Amarone: Storia, Uve e Produzione

    Storia dell’Amarone

    L’Amarone della Valpolicella ha una storia affascinante, spesso attribuita a un errore. Fino agli anni ’30 del Novecento, nella Valpolicella si produceva principalmente il Recioto, un vino dolce ottenuto da uve appassite. La leggenda narra che, per un caso fortuito, una botte di Recioto fermentò completamente, trasformando tutti gli zuccheri in alcol e creando un vino secco, robusto e potente. Da qui nacque l’ Amarone, il cui nome significa appunto “amaro grande”. La prima bottiglia commercializzata risale al 1953 e il riconoscimento DOC avvenne nel 1968, seguito dalla DOCG nel 2010.

    Uve e Territorio

    L’Amarone è prodotto con le uve Corvina (40-70%), Rondinella (20-40%) e, in misura minore, Molinara. Il Corvinone può sostituire la Corvina fino al 50%. La zona di produzione copre la Valpolicella, una regione collinare nella provincia di Verona. Il clima mite, protetto dai Monti Lessini e influenzato dal Lago di Garda, è ideale per la viticoltura.

    Disciplinare di Produzione

    Il disciplinare dell’Amarone prevede una resa massima di 120 quintali per ettaro. Le uve, raccolte manualmente, vengono fatte appassire per circa 100-120 giorni in fruttai ventilati, aumentando la concentrazione di zuccheri e polifenoli. La fermentazione, lenta e a bassa temperatura, inizia in inverno, seguita da un affinamento di almeno due anni in botti di rovere (fino a quattro anni per le riserve).

    Caratteristiche Organolettiche

    L’Amarone si presenta di colore rosso rubino intenso, tendente al granato con l’invecchiamento. Il bouquet è complesso, con note di frutta rossa matura, amarena, prugna secca, accompagnate da sentori di spezie, tabacco, cioccolato e cuoio. Al palato è corposo, vellutato, con una struttura tannica equilibrata e un’elevata alcolicità (tra 15-17%). L’Amarone è un vino che migliora con il tempo e può essere conservato per decenni.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, Stefano Posenato con Carol Agostini
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, Stefano Posenato con Carol Agostini

    Abbinamenti Gastronomici

    Soave

    Il Soave si abbina perfettamente a piatti di pesce, antipasti leggeri, risotti e carni bianche. La sua freschezza lo rende ideale anche come aperitivo. I piatti tipici della zona includono risotto all’isolana e baccalà alla vicentina.

    Amarone

    L’Amarone, con la sua struttura e complessità, è ideale con carni rosse, selvaggina, arrosti e formaggi stagionati. Può essere degustato anche da solo come vino da meditazione. Piatti come brasato all’ Amarone e lepre in salmì esaltano le sue caratteristiche uniche.

    Esperienza Unica per i Ragazzi della 3S dell’Istituto IPSIA di Asiago

    Qualche giorno fa, i ragazzi della 3S dell’Istituto IPSIA – Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera di Asiago hanno vissuto un’esperienza davvero unica. Hanno avuto l’opportunità di esplorare una nuova realtà vinicola, degustare i vini prodotti e utilizzare queste esperienze per creare nuovi cocktail in vista dell’apertura imminente del Bistrò dell’azienda.

    La giornata è stata caratterizzata da entusiasmo e creatività da parte degli studenti, che hanno accolto con grande interesse l’iniziativa proposta dalla Cantina Le Albare. L’attività è stata supportata dalla docente di sala, Francesca Crescenzio e dall’esperta Carol Agostini, contribuendo a rendere l’evento ancora più coinvolgente e istruttivo.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024,l'ospitalità della cantina, foto dell'autrice
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell’autrice, i vini degustati a scuola

    Questo viaggio sensoriale, che si è sviluppato attraverso varie iniziative negli ultimi mesi, ha permesso agli studenti di sviluppare competenze in memoria olfattiva e gustativa, analisi del vino e mixology. La classe si è distinta per la sua curiosità e per le abilità nel degustare vini e creare nuovi drink, dimostrando un’eccezionale predisposizione e talento in queste attività.

    La combinazione di apprendimento teorico e pratico ha arricchito notevolmente l’esperienza formativa degli studenti, preparando loro per future sfide professionali nel settore enogastronomico e dell’ospitalità.

    I cocktail inventati e creati dai ragazzi sono stati assaggiati dal produttore e titolare della cantina, Stefano Posenato. Impressionato dalla loro abilità, il Sig. Posenato ha proposto di accogliere gli studenti in cantina durante la vendemmia e l’appassimento delle uve per la produzione dell’Amarone. Inoltre, ha suggerito di organizzare un contest per la creazione di drink, offrendo un premio agli studenti e creando la prima carta dei cocktail basata sui vini prodotti per il nuovo Bistrò dell’azienda.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell'autrice
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell’autrice

    L’entusiasmo dei ragazzi era alle stelle; questa rappresenta un’occasione imperdibile per la loro crescita formativa e personale.

    La Cantina Le Albare non è solo un produttore di vini di alta qualità, ma anche un custode delle tradizioni e della cultura locale. La dedizione alla terra, la passione per la viticoltura e l’ospitalità fanno di questa cantina un punto di riferimento nel panorama enologico veneto. Visitare Le Albare significa immergersi in un mondo fatto di storia, sapori autentici e un legame profondo con il territorio.

    Rappresenta un esempio perfetto di come la tradizione possa convivere con l’innovazione, offrendo prodotti di eccellenza e un’esperienza unica a chiunque voglia scoprire i tesori del Soave.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell'autrice
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell’autrice, Stefano Posenato con una studente della 3^S

    Sia il Soave che l’ Amarone rappresentano due eccellenze enologiche del Veneto, espressioni di un territorio ricco di storia e tradizione. Il Soave incarna la freschezza e l’eleganza dei vini bianchi italiani, mentre l’ Amarone rappresenta la potenza e la complessità dei grandi rossi. Entrambi i vini riflettono la passione e l’arte dei viticoltori veronesi, rendendoli simboli prestigiosi del patrimonio vitivinicolo italiano.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell'autrice, i professori Francesca Crescenzio, Giovanni Mastronardi con il produttore e gli studenti della 3^S
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell’autrice, i professori Francesca Crescenzio, Giovanni Mastronardi con il produttore e gli studenti della 3^S

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    Per concludere vi lascio con queste frasi celebri e curiosità

    La storia dell’Amarone è affascinante anche per i suoi aneddoti. Una delle storie più conosciute riguarda la sua scoperta casuale: si narra che negli anni ’30, nella Cantina Sociale Valpolicella, il capocantina Adelino Lucchese assaggiò del vino da una botte dimenticata di Recioto, scoprendo che era diventato amaro. Da qui il nome “Amarone” (ROSADIVINI), (greenMe).

    Un’altra curiosità riguarda il metodo di produzione, che richiede un appassimento controllato delle uve. Questo processo unico contribuisce a sviluppare i caratteristici aromi complessi e la robustezza del vino, (NaturaPerTe), (La Voce del Vin).

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito scuola: https://www.istitutosuperioreasiago.it/

    Sito cantina: https://www.lealbare.it/

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  • Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024

    Una lunga storia e una reputazione illustre: il Brunello di Montalcino della Tenuta Poggio Degli Ulivi

    Di Cristina Santini

     

    Partiamo da molto lontano, dagli albori dove ogni periodo ha contribuito a foggiare il presente e a gettare le basi per il futuro. Così è il racconto della Tenuta Poggio degli Ulivi.

     

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, la cantina, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, la cantina, foto dell’autrice

    La storia della Tenuta di Sesta, nata dall’unione delle famiglie Ciacci di Montalcino e Tarugi di Montepulciano, rappresenta un affascinante intreccio di secoli di tradizioni, divisioni ereditarie e fusioni che hanno plasmato un ricco patrimonio culturale, storico e agricolo.
    La nascita della Tenuta Poggio degli Ulivi è il risultato di questo lungo percorso di evoluzione e di intrecci familiari che hanno plasmato la sua identità unica.

    Affonda le sue radici nel Regno longobardo e nei territori della diocesi, fino ad arrivare al potente Abate di Sant’Antimo che, per concessione di Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, acquisì il possesso del territorio di Sesta. Con l’espansione della Repubblica di Siena e la decadenza dell’Abbazia di Sant’Antimo nel 1492, ad opera del Pontefice Pio II, la tenuta si evolse e si integrò nella nuova Diocesi di Montalcino, tracciando così un percorso storico ricco di cambiamenti e trasformazioni.

    Nel periodo dell’espansionismo senese, la proprietà divenne possesso dell’antica e nobile Famiglia dei Tolomei, divenuti ricchissimi mercanti, con legami alla dinastia tolemaica dell’antico Egitto.
    A metà Ottocento, i 1700 ettari appartenuti ai beni ecclesiastici passarono nelle mani dei fratelli Felice e Giovanni Ciacci che si dedicarono con impegno alla coltivazione di cereali, oliveti, vigneti e all’allevamento del bestiame, contribuendo allo sviluppo della tenuta con il loro lavoro e la loro passione per l’agricoltura e la terra.

    Alla scomparsa di Giovanni Ciacci, nel 1965, prende le redini Elisa Ciacci Bellocci, nota come Lisetta, una figura di spicco nel campo dell’agricoltura, un settore tradizionalmente dominato dagli uomini. Il suo ruolo nell’assumere la guida della fattoria e promuovere l’emancipazione femminile in questo ambito segna un punto di svolta importante nella lotta per la parità di genere in tali settori lavorativi.
    Sono gli anni della ripresa dal sistema mezzadrile ed il Brunello di Montalcino, divenuto una Doc nel 1966, comincia a divenire qualcosa di importante fino ad ottenere la Docg nel 1980 raggiungendo anche una regolamentazione più nitida e seria.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto da sito dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    Negli anni ‘90 Lisetta cede il testimone alla figlia, la professoressa Nicla Bellocci Secchi Tarugi, attuale titolare dell’Azienda, affiancata nella gestione dalla terza generazione, le figlie Lucia ed Elena e dai rispettivi mariti, Mario Valgimigli e Paolo Ancilli.

    In passato, l’olio aveva un grande valore, più del vino. Quando la grande fattoria di Sesta fu divisa, questa parte dell’azienda fu chiamata “Poggio degli Ulivi” per le oltre duemila piante ultracentenarie dominanti le colline circostanti.
    Oggi giorno, si continua a produrre olio, per ora solo per un consumo familiare con l’intento in un prossimo futuro di una crescita aziendale che porterà alla realizzazione in grande scala di un prodotto di alta qualità.

    Ai nostri giorni, l’Azienda di famiglia, a conduzione femminile, dispone di 90 ettari di terreno, di cui 6 allevati esclusivamente a Sangiovese grosso e sono seguiti dagli enologi Paolo e Jacopo Vagaggini. Le vigne hanno un’età media di 40 anni, alcune 60.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    Posizionata al centro di un’area sede di insediamenti arcaici risalenti al periodo etrusco e romano, sul versante esposto a sud, di fronte al Monte Amiata, antico vulcano spento alto 1738 metri, la Tenuta è su terreni antichi e particolarmente vocati che degradano fino al fiume Orcia. Sono di diversa composizione e altitudine, formati dalla disgregazione di rocce, soprattutto galestro e alberese, argilla frammista al tufo, ricchi di scheletro e ciottoli di fiume nella parte finale.
    I vigneti, situati in un magnifico enclave, sono riparati dai venti freddi del nord dal Poggio d’Arna e dalle perturbazioni provenienti dalla Siberia dal Monte Amiata, risentendo favorevolmente anche dell’influenza del mar Tirreno che dista solo 30 km in linea d’aria.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    In vigna, dopo aver appurato la maturità delle uve a seguito degli assaggi da metà settembre, segue la raccolta rigorosamente manuale con un’accurata selezione solo dei migliori grappoli, una vendemmia particellare a fasce di vigoria, come da tradizione famigliare. Portate in cantina, le uve passano 48 h di macerazione a freddo. La vinificazione ha luogo in botti troncoconiche di rovere francese da 25 hl, è una fermentazione alcolica tumultuosa che dura circa una settimana, alla temperatura di 28 gradi senza aggiunta di lieviti selezionati ma solo di un piede pre fermentativo con frequenti rimontaggi e follature.

    A fine fermentazione, si effettua una lunga macerazione sulle bucce che varia dai 20 ai 45 giorni a seconda dell’annata, mentre l’affinamento avviene in botti da 25 hl di slavonia con permanenza sulle fecce fini per 36 mesi di invecchiamento minimo, con controllo degustativo, a cadenza mensile, e travaso al minimo accenno di riduzione.

    Ogni singola vigna, Levante, Spianate e Campo dei Ceci, viene vinificata separatamente e al termine del periodo di invecchiamento le masse vengono assemblate riposando ulteriormente almeno dodici mesi in bottiglia.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    La prima vendemmia del 1975 segna un punto di partenza, e da allora molte cose sono migliorate. Le tecniche di coltivazione, la vinificazione e la selezione delle uve sono diventate più sofisticate, garantendo vini di alta qualità.
    Noi abbiamo assaggiato in una verticale di più annate, un Brunello vecchio stile, tradizionale, con un’immagine che onora l’antico popolo etrusco come elemento storico-culturale.

    Un vino studiato per gli amanti del Sangiovese, dalla bella spalla acida, dal tannino graffiante che rappresenta una nicchia dato il limitato numero di bottiglie che si attesta intorno alle 3500 all’anno e che lo rende ancora più esclusivo.
    E’ in progetto l’aumento della produzione, che comunque non può superare 30000, per coprire altri mercati che oggi sono rivolti verso Svizzera, Francia, Est Europa e Italia.

     Line up dei vini degustati, articolo: Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Line up dei vini degustati, articolo: Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2019: il suo colore rubino con riflessi granati ai bordi indica una maturità e una complessità interessanti. Il naso esplosivo con profumi di tabacco, humus, sottobosco, cioccolato e spunti balsamici prepara ad un’esperienza sensoriale avvincente che non delude. La freschezza e l’acidità al sorso sono segni di un vino ben bilanciato, la profondità e il ritorno persistente di frutta matura, di ciliegia sotto spirito, indicano una qualità superiore. Un vino pronto per essere gustato anche dopo pochi anni di riposo, lungo, avvolgente, emozionante, di grande bevibilità e longevità allo stesso tempo.
    (2018 e 2014 non sono state prodotte perché annate pessime).

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2017: In questo calice vince il “naso identitario” con sentori predominanti di cuoio e una riduzione delle note di tabacco tipici di vini maturi che iniziano a mostrare un bouquet più complesso e sfumature evolute. L’ampia presenza di tannini, che asciugano il palato, palesa che il vino potrebbe ancora beneficiare di qualche anno in cantina per arrotondare ulteriormente la sua struttura e permettere all’acidità di integrarsi meglio con le altre componenti.

    La persistenza e la complessità aroma gustativa, con frutta rossa come ciliegia e lampone e cenni ematici, mostrano il suo grande carattere e lunga vita. Certamente, un vino che lascia un’impressione marcata e promette ulteriori evoluzioni con l’invecchiamento.

    2016: un vino ricco e avvolgente, con aromi intensi e profondi. Il legno si fonde armoniosamente con gli altri elementi, donando una nota di raffinatezza e di balsamicità. Sorso di struttura, elegante, avvolto da una sensazione di pienezza, di frutta più scura in confettura e un tannino morbido e vellutato.
    Il vino sembra essere un grande cavallo di battaglia, un vero e proprio protagonista, con una persistenza lunga e piacevole, e un tocco affumicato che aggiunge complessità.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2016 Riserva: un passo in più per questo calice che mostra un colore rubino brillante con riflessi granati e una piacevole esperienza olfattiva data dall’intenso profumo erbaceo, fruttato maturo e dolce. La freschezza e l’acidità bilanciate nel sorso rendono questo vino straordinario. Il tannino marcato, ma ben integrato, insieme ai toni di cioccolata, liquirizia e frutto scuro come la prugna, lo rendono un vino polposo e carnoso. Chiusura su eleganti note di cuoio. Una standing ovation per questa riserva.
    Le riserve vengono fatte solo nelle annate eccellenti (le prossime saranno la 2019 e la 2020).

    2015: Olfatto chiuso nella sua intimità, la corteccia e il cioccolato scuro portano una sensazione terrosa e ricca, mentre il balsamico ed erbaceo aggiungono un tocco di freschezza. I fiori leggermente appassiti richiamano l’immagine di un pot pourri, con i loro profumi misti. Tuttavia, al palato, sembra che questa annata sia meno identitaria e più fredda, con un aumento anche del grado alcolico nel calice. Il carruba contribuisce a questa complessità, ma in modo più timido rispetto alle altre note. Inoltre, non raggiunge quella freschezza che ci si aspetta.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2013: Un vino molto evoluto, con note di carruba, terroso, spezie marcate, china, nocciole e grafite. La sua freschezza è ancora evidente, con una spalla acida alta. Al palato, risulta ampio e persistente, e sembra avere ancora molto tempo davanti a sé. I fiori appassiti e le note di marmellata di frutta scura completano il quadro di questo calice intrigante. D’altronde è un frutto che riesce a nascondere bene il passar del tempo.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

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    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

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  • Terre di Toscana 2024, un viaggio di assaggi tra i macerati

    Terre di Toscana 2024, un viaggio di assaggi tra i macerati

    TERRE DI TOSCANA 2024: TRA BIANCHI E BIANCHI MACERATI

    Di Elsa Leandri

    Nelle date del 24 e 25 marzo 2024 si è svolta, presso l’UNA hotel di Lido di Camaiore, la sedicesima edizione di Terra di Toscana, un evento tanto atteso per il suo livello qualitativo d’eccezione assicurato dalla minuziosa selezione di 140 vignaioli di tutta la regione.

    Solitamente questa manifestazione segnava la chiusura degli incontri dedicati alle anteprime ma quest’anno invece l’epilogo sarà a maggio con l’Anteprima Vernaccia di San Gimignano, vitigno di cui Adriano Guerri ci ha offerto un’anticipazione riportandoci le sue impressioni sugli assaggi effettuati in questa occasione.

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    La nostra attenzione invece si è rivolta, probabilmente influenzati anche dal primo sole primaverile sulla pelle, dalla temperatura mite e dalla brezza marina, sui vini bianchi e macerati: la voglia d’estate si fa già sentire!

    Terre di Toscana 2024, un viaggio di assaggi tra i macerati, Elsa Leandri, foto dell'autrice
    Terre di Toscana 2024, un viaggio di assaggi tra i macerati, Elsa Leandri, foto dell’autrice

    La selezione è stata basata unicamente sulle sensazioni percepite in fase degustativa ponendo uno sguardo attento e curioso sulle vecchie annate che permettono di vedere l’evoluzione, ormai per fortuna sdoganata, anche dei vini bianchi rivelandoci delle interessanti sorprese. 

    Riportiamo quindi di seguito alcune note sui vini che ci hanno completamente dirottato in un mondo fatto di emozioni, eleganza e attrattiva. La novità di questo articolo è che per cercare di comunicare in modo chiaro a voi lettori il percepito durante l’assaggio, ogni vino è stato caratterizzato da un aggettivo o da un sostantivo così da offrire una lettura diretta e rapida.

    Invece delle classiche top ten noi riportiamo la nostra top sette: vogliamo rendere omaggio a quel numero ricco di mistero e connesso a fenomeni astrali o a proprietà aritmetiche, e che, effettivamente, ricorre molte volte nella vita di tutti i giorni, basti solo pensare a quanti sono i giorni della settimana!

    Senza nome 2021”- 100% Viogner- Podere Sant’Agnese

    Bizzarro

    Il nome non è quello ufficiale dal momento che Paolo ce lo ha fatto degustare in anteprima.

    È un vino che vi segnaliamo e da tenere sottocchio.

    Paglierino vivace. Tipici sentori di albicocca, pesca gialla, mirabelle ravvivati da effluvi di zenzero, timo e di ginestra. L’ingresso in bocca è pieno e dotato di una stuzzicante sapidità. Si dissolve lentamente su flavor di cedro.

    Batàr 2005- Chardonnay, Pinot Bianco- Querciabella 

    Sopraffino

    Dorato luminoso. Ampio corredo olfattivo: ananas essiccato, miele di acacia, rosmarino, dragoncello, macchia mediterranea, vaniglia e pepe bianco. Sorprende il palato avvolgendolo con una delicata speziatura e una viva freschezza. Finale molto lungo con richiami di tisana di tiglio.

    Batàr 2005- Chardonnay, Pinot Bianco-Querciabella, articolo: Terre di Toscana 2024, un viaggio di assaggi tra i macerati, foto dell'autrice
    Batàr 2005- Chardonnay, Pinot Bianco-Querciabella, articolo: Terre di Toscana 2024, un viaggio di assaggi tra i macerati, foto dell’autrice

    Fosso di Corsano 2017- Vermentino- Terenzuola

    Veritiero

    Paglierino. Le scorze di cedro e di pompelmo e la pesca essiccata sono accarezzate da soffi di erbette aromatiche e da lievi e attraenti cenni di idrocarburi. Il sorso è guidato dal connubio tra freschezza e sapidità su echi di zenzero candito.

    Fosso di Corsano 2017- Vermentino- Terenzuola, articolo: Terre di Toscana 2024, un viaggio di assaggi tra i macerati, foto dell'autrice
    Fosso di Corsano 2017- Vermentino- Terenzuola, articolo: Terre di Toscana 2024, un viaggio di assaggi tra i macerati, foto dell’autrice

    Mimesi 2022- Vermentino- Tenuta di Ghizzano 

    Autentico

    Paglierino con riflessi dorati. Si apre con sentori di melone bianco, pesca nettarina, salvia, verbena e con un leggero profumo di erba tagliata. In bocca l’entrata dinamica ravviva la lieve tannicità. Chiusura agrumata.

    Mimesi 2022- Vermentino- Tenuta di Ghizzano, articolo: Terre di Toscana 2024, un viaggio di assaggi tra i macerati, foto dell'autrice
    Mimesi 2022- Vermentino- Tenuta di Ghizzano, articolo: Terre di Toscana 2024, un viaggio di assaggi tra i macerati, foto dell’autrice

    Vea 2019- 100% Trebbiano- Beconcini 

    Sorprendente

    Dorato molto vivace. Seducente l’impatto olfattivo con note di fieno, mango, fiori di acacia, propoli e curcuma. Ottima simbiosi tra freschezza e sapidità accompagnati da una leggera astringenza. Lascia il cavo orale con ricordi di scorza di cedro candito.

    Vea 2019- 100% Trebbiano- Beconcini, articolo: Terre di Toscana 2024, un viaggio di assaggi tra i macerati, foto dell'autrice
    Vea 2019- 100% Trebbiano- Beconcini, articolo: Terre di Toscana 2024, un viaggio di assaggi tra i macerati, foto dell’autrice

    Seimiglia 2021- 100% Trebbiano- Colle di Bordocheo 

    Viaggiatore

    Dorato luminoso. Note balsamiche, erbette officinali e aromatiche, leggeri richiami di zafferano delle Indie e di curry si elevano dal bicchiere. Entrata inizialmente avvolgente ma rinvigorita da una decisa freschezza speziata.

    Seimiglia 2021- 100% Trebbiano- Colle di Bordocheo, articolo: Terre di Toscana 2024, un viaggio di assaggi tra i macerati, foto dell'autrice
    Seimiglia 2021- 100% Trebbiano- Colle di Bordocheo, articolo: Terre di Toscana 2024, un viaggio di assaggi tra i macerati, foto dell’autrice

    Monopole 2013- 65% Vermentino, 15% Viognier- Montepepe

    Elegante

    Paglierino con riflessi dorati. Profilo olfattivo che spazia dall’origano e dal dragoncello alla pesca gialla matura e ai cenni di idrocarburi. La freschezza e la sapidità guidano il sorso verso un finale di bocca di pompelmo giallo candito.

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ 

    Sito evento: https://terreditoscana.info/

  • ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende

    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende

    Torna nella Capitale la II edizione di ViniAmo, sabato 11 maggio 2024

    Redazione – Carol Agostini

    Evento con la partecipazione di 70 cantine, oltre 250 etichette e stand gastronomici si incontrano a Roma presso l’Hotel Cristoforo Colombo in Via Cristoforo Colombo 710

    Seconda edizione per ViniAmo, manifestazione che vede protagonisti i vini di cantine italiane, ma non solo, accompagnati da alcune prelibatezze della tradizione gastronomica del Bel Paese.

    L’appuntamento è per sabato 11 maggio negli accoglienti e luminosi spazi dell’Hotel Cristoforo Colombo a Roma, zona Eur, dove stampa, operatori ed eno appassionati potranno incontrare, ai banchi di assaggio, 70 cantine dal nord al sud dello Stivale, passando anche tra le isole, ed assaggiare oltre 250 vini di piccole e grandi realtà.

    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende
    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende

    Curiosità

    Ospiti di eccezione di questa II edizione saranno alcune etichette dalla Francia, zona Champagne, Borgogna e Bordeaux, e dall’Albania.

    Stand gastronomici, di eccellenze italiane, consentiranno ai presenti di intraprendere una pausa golosa tra un calice e l’altro.

    Ad arricchire la giornata ci saranno in programma un seminario sugli investimenti dei vini pregiati, con la possibilità per i partecipanti di assaggiare qualche preziosissima etichetta, ed una masterclass dedicata ad uno dei vitigni più particolari, gustosi ed intriganti dell’enologia nazionale: l’Aleatico.

    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende, Coorganizzatrice Cristina Santini
    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende, Coorganizzatrice Cristina Santini

    Informazioni

    Dalle ore 11.30 fino alle ore 14 l’ingresso sarà riservato agli operatori, ovvero giornalisti, comunicatori, ristoratori, distributori, agenti ed enotecari, mentre dalle ore 14 fino alle ore 21 le porte si apriranno anche ai winelovers, con il pagamento in loco di un biglietto di ingresso di 25 euro (20 euro per i sommelier attualmente tesserati e per studenti universitari) che consentirà l’assaggio di tutte le etichette.

    A breve sul sito www.minelliwineevents.it maggiori info sulle cantine, gli stand gastronomici, il seminario e la masterclass.

    Per richiesta accredito giornalisti e comunicatori scrivere a: pr.enogastronomia@gmail.com

    Per richiesta accredito ristoratori, enotecari, distributori ed agenti scrivere a: minelliwine.events@gmail.com

    Gli accrediti avranno validità solo una volta confermati via mail dall’organizzazione.

    L’evento è ideato ed organizzato da Minelli Wine Events, nata per promuovere la cultura del buon vino. Stefano Minelli, fondatore della Minelli Wine Events, lavora da tempo nel settore dei vini da investimento.

    Per maggiori info su ViniAmo – www.minelliwineevents.it – 3383046072

    Seguici su Instagram: https://rb.gy/g7sijy
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    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende, Organizzatore e ideatore Stefano Minelli
    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende, Organizzatore e ideatore Stefano Minelli

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  • Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024

    Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024

    Immaginare un febbraio caldo ed accogliente nella campagna toscana fa già viaggiare con i pensieri e con il palato. E allora perché non viaggiare e volare davvero verso Valdarno, Tenuta Sette Ponti?

    Di Marco M. Marcialis

    La risposta è sì! Tenuta Sette Ponti è un’azienda vitivinicola creata dalla visione illuminata e lungimirante del dott. Antonio Moretti Cuseri, che dopo i grandi successi nel mondo della moda e dello stile made in Italy ha voluto, alla fine degli anni ’90, investire nella sua più grande passione: il vino!

    Nei primi giorni di febbraio, sono stato invitato dalla famiglia Moretti Cuseri a visitare le tenute di famiglia e conoscere il loro concetto di accoglienza e ospitalità. Un tour composto da tre giorni di piena immersione tra Valdarno, Bolgheri ed Arezzo.

    Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024, foto di Marco M. Marcialis
    Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024, foto di Marco M. Marcialis

    Si inizia con il benvenuto di Alberto ed Amedeo Moretti Cuseri, che tra stile e modernità conducono l’azienda sui più prestigiosi palchi internazionali. Villa Crognolo ci accoglie in modo regale presso la Vigna dell’Impero, dalle cui vecchie e nobili viti viene ottenuto l’omonimo sangiovese in purezza.

    Stile, rigore e accuratezza nella gestione delle vigne e delle zone di lavorazione, aprono le porte al primo tasting che, partendo dalla loro moderna visione del Chianti Vigna Pallino, cede il passo ai must dell’azienda come il Crognolo e poi gli iconici e pluripremiati Oreno e Sette, vere gemme che spiccano tra i super tuscan. Il tasting nell’accogliente e storica dimora prosegue davanti ad un grande caminetto acceso per poi dare spazio ad un aperitivo tra salumi di cinta senese e cena in pieno stile toscano che consente degli abbinamenti straordinari.

    Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024, foto di Marco M. Marcialis
    Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024, foto di Marco M. Marcialis

    Da Valdarno si prosegue a Bolgheri, dove la via Bolgherese mi ha lasciato senza parole per lo stupore e la meraviglia di ogni #winelover nel percorrere questo viale di memoria carducciana. La visita alle vigne di Orma apre la discussione su un territorio come quello di Bolgheri così amato e agognato. L’amore e l’agonismo verso Bolgheri vengono resi liquidi nei calici dei vini prodotti ad Orma, da un Vermentino fresco e sapido fino ad arrivare al ricercatissimo ed esclusivo Aola di Orma.

    Il tour tocca anche una parte storico-culturale che, passando dal Ponte Buriano famoso per essere stato dipinto da Leonardo Da Vinci sullo sfondo della Gioconda, arriva fino al centro di Arezzo, che respira e vive di grande arte ed enogastronomia.

    Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024, foto di Marco M. Marcialis
    Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024, foto di Marco M. Marcialis

    Questo è stato un viaggio personale e magnifico con cui la famiglia Moretti Cuseri ha voluto farmi vivere un sogno toscano durato tre giorni e per questo rivolgo loro un immenso “Grazie”!

    Marco Fabio Maria Marcialis sommelier e wine-Trainer siciliano
    Marco Fabio Maria Marcialis sommelier e wine-Trainer siciliano

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