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  • Oleificio Traldi: Piacere della Tuscia in Ogni Goccia 2024

    Oleificio Traldi: Piacere della Tuscia in Ogni Goccia 2024

    La Tuscia e il suo splendido territorio attraverso l’olio Traldi

    Di Carol Agostini – Degustazione di Rosaria Benedetti

    L’Oleificio Traldi, situato nel cuore della Tuscia, è un simbolo della tradizione olearia di un territorio ricco di storia, cultura e sapori autentici. La Tuscia, regione che si estende tra Lazio, Umbria e Toscana, offre un paesaggio collinare unico, ideale per la coltivazione dell’olivo grazie al suo clima mite e terreno fertile.

    Oleificio Traldi: Piacere della Tuscia in Ogni Goccia 2024, foto da sito, Resort dell'Oleificio Traldi
    Oleificio Traldi: Piacere della Tuscia in Ogni Goccia 2024, foto da sito, Resort dell’Oleificio Traldi

    Territorio, Storia e Tradizione

    La Terra della Tuscia

    La Tuscia, conosciuta anche come Etruria, è una terra che affonda le sue radici nella storia antica. Qui, gli Etruschi, e successivamente i Romani, hanno lasciato un’eredità culturale e agricola straordinaria. Il territorio è caratterizzato da borghi medievali, necropoli etrusche e paesaggi rurali che sembrano dipinti. La posizione geografica della Tuscia, con il suo mix di influenze climatiche marittime e continentali, crea condizioni ideali per la produzione di olio di oliva di altissima qualità.

    Prodotti Tipici e Tradizioni Gastronomiche

    La gastronomia della Tuscia è un viaggio attraverso sapori autentici e ricette tramandate di generazione in generazione. Tra i piatti tipici della regione spiccano la zuppa di legumi, i pici all’aglione e la celebre acquacotta, una zuppa di verdure e pane raffermo arricchita con l’olio extravergine d’oliva locale.

    Una ricetta tradizionale che esalta l’olio dell’Oleificio citato è la bruschetta con olio novello: pane casareccio tostato, strofinato con aglio e condito con olio appena franto, un vero e proprio inno alla semplicità e alla bontà dei prodotti locali.

    Personaggi Storici e Culturali della Tuscia

    La Tuscia ha dato i natali a numerosi personaggi illustri. Tra questi spicca la figura di Fra’ Giovanni da Pian del Carpine, uno dei primi esploratori europei a raggiungere la Mongolia nel XIII secolo. Inoltre, il territorio è stato una fonte d’ispirazione per artisti come il pittore rinascimentale Benozzo Gozzoli, le cui opere adornano diverse chiese della regione.

    Oleificio Traldi: Piacere della Tuscia in Ogni Goccia 2024, foto da sito,
    Oleificio Traldi: Piacere della Tuscia in Ogni Goccia 2024, foto da sito

    L’Oleificio Traldi: Tradizione e Innovazione

    Si distingue per l’eccellenza dei suoi prodotti, ottenuti da olive coltivate con cura e passione. Le varietà di olive tipiche della Tuscia includono il Canino, il Frantoio e il Leccino, ognuna con caratteristiche organolettiche uniche. L’olio extravergine d’oliva prodotto da queste varietà si contraddistingue per il suo gusto fruttato, con note di erba fresca e carciofo, e per la sua bassissima acidità, segno di qualità superiore.

    Valorizza i frutti della terra con una visione anticonformista e una cura quotidiana. Le scelte dell’azienda mirano a creare capolavori dedicati a chi apprezza la bellezza pura della natura, offrendo un gusto autentico nell’olio extra vergine di oliva.

    Oleificio Traldi: Piacere della Tuscia in Ogni Goccia 2024, foto da sito
    Oleificio Traldi: Piacere della Tuscia in Ogni Goccia 2024, foto da sito

    La Storia dell’Azienda

    Nel 1960, Angelo Traldi, in controtendenza rispetto all’industrializzazione, acquistò una tenuta agricola a Vetralla, nella rigogliosa Tuscia. Oggi, la figlia Elisabetta Traldi e la nipote Francesca Boni portano avanti questa visione con dedizione, creando esperienze sensoriali uniche.

    L’Evoluzione dell’Oleificio Traldi

    • 1960: Nasce l’Azienda Agricola con l’acquisto della tenuta a Vetralla.
    • 1988: Elisabetta Traldi affianca il padre nella gestione, espandendo le relazioni con il mercato romano.
    • 2014: Francesca Boni lancia il marchio Olio Traldi.
    • 2015: Debuttano i primi oli con il marchio in questione: Eximius, Elektia e Athos, premiati a livello nazionale e internazionale.
    • 2016: Apre il Resort Traldi Agriwellness, arricchendo l’esperienza con il benessere degli oliveti.
    • 2019: l’Olio riceve il premio Flos Olei per il miglior olio fruttato intenso.
    • 2020: L’immagine dell’olio viene rinnovata con etichette artistiche e creative.
    • 2023: Il Resort Traldi Agriwellness inaugura il ristorante EaT, dedicato alla valorizzazione dell’Olio Traldi e della buona cucina.

    L’Azienda Agricola

    L’azienda si estende per 150 ettari sulle colline di Vetralla, con 5.550 olivi di varietà tipiche del Centro Italia, inclusa la Caninese. Recentemente, sono state aggiunte 1.200 piante di cultivar dal Sud Italia per oli più delicati. L’oliveto si alterna a campi seminativi e frutteti che producono pere, mele, ciliegie, e molti altri frutti.

    Produzione e Qualità

    Si distingue per un profilo sensoriale eccezionale, frutto di studio e cura costante. Le olive sono raccolte nelle prime ore del mattino e portate in frantoio entro 4 ore per minimizzare i processi ossidativi. L’olio è conservato in contenitori saturi di ozono e imbottigliato solo al momento dell’ordine, garantendo freschezza e qualità.

    Con le sue scelte visionarie e anticonformiste, l’Oleificio Traldi crea autentici capolavori sensoriali, mantenendo vivo l’amore per la natura e la tradizione.

    L’Oleificio Traldi non è solo un produttore di olio d’oliva, ma un custode della tradizione e della cultura della Tuscia. Ogni bottiglia racchiude il sapore di una terra antica e generosa, portando sulla tavola dei consumatori un pezzo di storia e di natura. La sinergia tra tradizione e innovazione rende l’Oleificio Traldi un esempio brillante di come l’eccellenza locale possa competere su scala globale, mantenendo intatta l’autenticità dei suoi prodotti.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

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  • Cantina Divinja dal 2008, un viaggio speciale nel Lambrusco

    Cantina Divinja dal 2008, un viaggio speciale nel Lambrusco

    CANTINA DIVINJA dal 2008

    La tradizione della famiglia Barbanti e il Lambrusco come si faceva una volta

    di Rosaria Benedetti

    La Cantina Divinja è una Azienda situata alle porte di Sorbara, in provincia di Modena, gestita fin dai primi del 1900 dalla famiglia Barbanti. Dei ca 6 ettari di proprietà, ben 5 erano, prima degli anni 2000, vocati a frutteto con l’immancabile, per la zona, coltivazione delle pere. All’unico ettaro restante erano destinati alcuni vigneti rigorosamente con sistema “semibelucci”, per l’allevamento di varietà storiche come l’uva d’oro e naturalmente il lambrusco di Sorbara.

    Cantina Divinja dal 2008, un viaggio speciale nel Lambrusco, foto da sito
    Cantina Divinja dal 2008, un viaggio speciale nel Lambrusco, foto da sito

    Negli anni 2000 la diffusione drammatica del “colpo di fuoco batterico” ha costretto la famiglia a estirpare completamente il frutteto sostituendolo definitivamente con un moderno impianto a spalliera dedicato in via definitiva al lambrusco di Sorbara.

    Cantina Divinja dal 2008, un viaggio speciale nel Lambrusco, logo da sito
    Cantina Divinja dal 2008, un viaggio speciale nel Lambrusco, logo da sito

    Porta la data dell’8 dic. 2008, la conversione dell’azienda agricola in cantina vitivinicola, un primo passo verso progetti futuri purtroppo interrotti nel 2012 dal grave sisma che ha colpito la regione e nel 2014 dall’alluvione del Secchia. La conseguente ricostruzione ha dato origine alla nuova efficiente cantina tecnologica dove ha attualmente sede l’Azienda.

    Cantina Divinja dal 2008, un viaggio speciale nel Lambrusco, foto da sito
    Cantina Divinja dal 2008, un viaggio speciale nel Lambrusco, foto da sito

    Vi operano Denis Barbanti coadiuvato dalla consulenza dell’enologo Enzo Mattarei. I vini vengono prodotti oggi ancora nei poderi a Sorbara di Bomporto in provincia di Modena secondo la tradizionale alternanza delle due varietà nel vigneto che per favorire l’impollinazione, deve essere rigorosamente composto come da disciplinare: Lambrusco di Sorbara 60% e salamino 40%. Si lavora secondo il sistema di lotta integrata, solo con prodotti naturali e lieviti selezionati.

    Cantina Divinja dal 2008, un viaggio speciale nel Lambrusco, Denis Barbanti, foto da sito
    Cantina Divinja dal 2008, un viaggio speciale nel Lambrusco, Denis Barbanti, foto da sito

    Quattro dei vini prodotti sono lavorati dal mosto, con metodo tradizionale, come si faceva una volta; una tipologia di lavorazione che richiede tempo e una lunga refrigerazione delle celle.

    Tutti i vini rossi provengono da varietà esclusivamente in purezza. Oggi la Cantina Divinja con i suoi 6 ha di vigna ca, ne dedica 5 alla produzione del Lambrusco riservando il restante al pignoletto (su terreni di limo e sabbia) e a una ridottissima produzione di merlot, per una media di ca. 60.000 bottiglie l’anno. Delle 10 etichette, escludendo il merlot, ben sette sono dedicate al lambrusco (di cui una al salamino) e tre ai bianchi.

    Cantina Divinja dal 2008, un viaggio speciale nel Lambrusco, foto dell'autrice dei vini degustati
    Cantina Divinja dal 2008, un viaggio speciale nel Lambrusco, foto dell’autrice dei vini degustati

    IN DEGUSTAZIONE:

    UNICO – Lambrusco di Sorbara DOC Brut 2023 – lambrusco di sorbara 100%

    Presa di spuma in autoclave prolungata per 90 giorni. Colore rosso rubino, illuminato da un perlage fitto e persistente con una brillante vena rosata. Decisamente fragrante al naso con tracce di viola e sentori fruttati di ciliegia e fragola. Sorso fresco, di bell’ equilibrio con finale sapido e un ritorno delle note di piccoli frutti.

    IL MORRO – Lambrusco di Modena Doc Extra Dry 2023 – lambrusco salamino 100%

    Presa di spuma in autoclave per un minimo di 60 giorni. Rosso rubino deciso e intenso con spuma vivace e continua. I marcatori di frutta rossa scura, la mora e il lampone, si alternano a fugaci tocchi vegetali. Il vino è corposo, asciutto e quasi austero, con buon equilibrio gustativo e un finale delicatamente speziato.

    S. AMALIA – Pignoletto di Modena Brut 2023 – pignoletto 85% trebbiano 15% malvasia 5%4

    Metodo Charmat. Il colore giallo paglierino tenue, è solcato da un finissimo perlage. Il bouquet rilascia note floreali eleganti e fresche. In bocca il sorso è vivace, piacevolmente acidulo e croccante. Il finale agrumato richiama i sentori della primavera.

    LEGGI ANCHE: https://www.papillae.it/piwi-sara-una-rivoluzione-di-rosaria-benedetti/

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    Per saperne di più:

    SEMIBELUCCI: termine dialettale utilizzato in Emilia-Romagna, in particolare nella zona di Modena, per indicare un tradizionale metodo di coltivazione del vitigno lambrusco che consiste nel tirare i tralci altissimi da un filare all’altro creando un affascinante effetto a scacchiera.

    LAMBRUSCO DI SORBARA: vitigno autoctono di antiche origini, che deriva dall’addomesticamento di viti selvatiche, la Vitis Labrusca, detta anche “uzelina” o “oselina, viti che crescevano spontaneamente al limitare dei boschi e venivano depredate dagli uccelli. Sua caratteristica peculiare è l’acinellatura: solo alcuni acini sul grappolo arrivano a maturazione, mentre i restanti rimangono del diametro di pochi millimetri. Il fenomeno è dovuto ad una anomalia floreale e provoca una sensibile perdita di prodotto nonché una concentrazione di acidi superiore alla media.

    L’antico metodo dei “semibelucci” è oggi ampiamente sostituito dal guyot ma permane rigidamente sancito dal disciplinare l’obbligo per la denominazione di alternare nel vigneto le due varietà salamino e sorbara con un rapporto da due a uno: durante la fase di fioritura, il polline del Salamino feconda i fiori del Sorbara, assicurando così la produzione. La zona classica e storicamente più vocata in provincia di Modena si trova compresa tra i fiumi Panaro e Secchia.

    Rosaria Benedetti degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola
    Rosaria Benedetti degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola

    https://www.cantinadivinja.com

    https://enotecaemiliaromagna.it

    https://lambrusco.net

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • I Magnifici 16 delle Marche dell’esperta Cristina Mercuri

    I Magnifici 16 delle Marche dell’esperta Cristina Mercuri

    I Magnifici 16

    Di Adriano Guerri

    Martedì 16 aprile, durante la 56° edizione di Vinitaly ho partecipato ad una degustazione guidata dei vini delle Marche, magistralmente condotta dall’esperta Wine Educator Cristina Mercuri. Avvenuta in Sala Raffaello,all’interno del Padiglione Marche. Le Marche sono una splendida regione e tutta da scoprire soprattutto per quanto riguarda l’enoturismo, ho sottolineato il Presidente di IMT (Istituto Marchigiano di Tutela Vini) Michele Bernetti. Concordo pienamente con il presidente, durante le mie visite in alcuni areali della regione, ho scoperto e visitato alcuni suggestivi e medievali borghi di rara bellezza con panorami mozzafiato. Prima di passare all’analisi sensoriale dei vini, alcuni cenni sulle Marche vinicole.

    Cristina Mercuri in Sala Raffaello, foto dell'autore, articolo: I Magnifici 16 delle Marche dell'esperta Cristina Mercuri
    Cristina Mercuri in Sala Raffaello, foto dell’autore, articolo: I Magnifici 16 delle Marche dell’esperta Cristina Mercuri

    I magnifici 16 sono appunto 16 denominazioni, di cui 4 sono Docg e 12 sono Doc di questa stupenda regione tutelate da IMT (Istituto Marchigiano di Tutela Vini). Le Docg sono : Castelli di Jesi Verdicchio Riserva, Conero Riserva, Verdicchio di Matelica Riserva, Vernaccia di Serrapetrona. Le Doc, Bianchello del Metauro, Colli Maceratesi, Colli Pesaresi, Esino, I Terreni di Sanseverino, Lacrima di Morro d’Alba, Pergola, Rosso Conero, San Ginesio, Serrapetrona, Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica.

    I Magnifici 16 delle Marche dell'esperta Cristina Mercuri, vini degustati, foto dell'autore
    I Magnifici 16 delle Marche dell’esperta Cristina Mercuri, vini degustati, foto dell’autore

    Un territorio piuttosto variegato contraddistinto dal 70% di rilievi collinari ed il 30% montuosi. Il clima è di carattere mediterraneo lungo la fascia costiera verso sud e più continentale nell’entroterra verso nord. Le escursioni termiche tra le ore diurne e notturne sono notevoli ovunque. Le condizioni pedoclimatiche sono propizie per l’allevamento della vite nell’intero territorio collinare. I vitigni che affondano le radici sono sia autoctoni sia alloctoni, per quanto riguarda le varietà a bacca bianca è il Verdicchio il più diffuso, ma anche Pecorino, Passerina, Trebbiano, Malvasia e Biancame, tra quelli a bacca nera, Montepulciano, Sangiovese, Vernaccia Nera e Lacrima.

    Al tavolo di degustazione, foto dell'autore, articolo: I Magnifici 16 delle Marche dell'esperta Cristina Mercuri
    Al tavolo di degustazione, foto dell’autore, articolo: I Magnifici 16 delle Marche dell’esperta Cristina Mercuri

    Sedici le Denominazioni, 12 i vini degustati:

    1) Garofanata Marche Igt Bianco 2022 Terracruda – Giallo paglierino con sfumature dorate, rivela note di fiori di campo, agrumi e spezie, piacevole spalla fresca e altrettanto la vena sapida, coerente e persistente.
    Sito di riferimento: www.terracruda.it

    2) Ribona ‘D’ Colli Maceratesi Doc 2022 Saputi – Giallo paglierino luminoso, emana note di fiori di camomilla, pesca, albicocca e frutta esotica, sorso vibrante e saporito, lungo e duraturo.
    Sito di riferimento: www.saputi.it

    3) Il Famoso Grottino 2022 Marche Bianco Igt Bruscia – Giallo paglierino, al naso arrivano note di rosa bianca, litchi, maracuja e pepe bianco, palato coerente e saporito, il sorso rimane in bocca a lungo.
    Sito di riferimento: www.brusciavini.it

    4) Bellantonio Marche Igt 2021 Tenuta Santi Giacomo e Filippo – Incrocio Bruni 54 – Giallo paglierino tenue, rimanda sentori di fiori di campo, mela verde, susina e lime, gusto fresco e ben equilibrato, armonioso e lungo.
    Sito di riferimento: www.tenutasantigiacomoefilippo.it

    5) Chiaraluce Bianchello del Metauro Doc Superiore 2021 Crespaia – Giallo paglierino brillante, sprigiona note di albicocca, pesca e zagara, palato delicato e leggiadro.
    Sito di riferimento: www.crespaia.it

    6) Fiori Pergola Doc Aleatico Rosato 2023 Fattoria Villa Ligi – Rosa tenue, dipana note di fragolina di bosco, ribes e rosa canina, sorso accattivante e persistente
    Sito di riferimento: www.villaligi.it

    7) Guardengo Lacrima di Morro d’Alba Superiore Guardengo 2022 Lucchetti – Rosso rubino con riflessi carminio, con note di amarena, ribes, tamarindo e pepe nero, palato carezzevole, pieno, appagante e durevole.
    Sito di riferimento: mariolucchetti.it

    8) Focara Rive Colli Pesaresi Doc 2021 Fattoria Mancini – Di un bel rubino trasparente, palesa sentori di frutti di bosco, melagrana e spezie dolci, palato avvolgente, aggraziato e persistente.
    Sito di riferimento: www.fattoriamancini.com

    9) Collequanto Serrapetrona Doc 2018 Terre di Serrapetrona – Rosso rubino profondo con sfumature granata, emergono sentori di pot-pourri floreale, prugna, amarena, polvere di cacao e pepe, al gusto è rotondo e di buona corrispondenza gusto-olfattiva
    Sito di riferimento: www.terrediserrapetrona.it

    10) Il Cacciatore di Sogni 2022 Rosso Conero Doc La Calcinara – Montepulciano 100% – Rosso rubino intenso, naso intenso di prugna, marasca, sottobosco e bacche di ginepro, attacco tannico poderoso ma setoso, avvolgente e persistente.
    Sito di riferimento: www.lacalcinara.it

    11) Sassi Neri Conero Riserva Docg 2020 Fattoria Le Terrazze – Montepulciano 100% – Rosso rubino profondo con riflessi granata, libera sentori di frutti di bosco maturi, spezie orientali e balsamiche, al palato è deciso e preciso, armonico e lungo.
    Sito di riferimento: wwwfattorialeterrazze.it

    12) Luigi Fiorini Colli Pesaresi Riserva Doc 2019 Fiorini – Sangiovese 100% – Rosso rubino trasparente, si percepiscono note di violetta, ciliegia, ribes, mora e tabacco, al palato è fine, generoso ed armonioso.
    Sito di riferimento: wwwfioriniwines.it

    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance
    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance

    Sito: https://imtdoc.it/

    Sito Blog autore: https://cloudwine9.com/ 

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/

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  • Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero

    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero

    Giornate del pinot nero 2024, Blauburgundertage 2024, degustazione dei VINCITORI delle Regioni italiane

    Di Rosaria Benedetti

    Il Concorso legato alle Giornate del Pinot Nero/Blauburgundertage giunto alla sua 26° edizione, si è svolto a Montagna nelle giornate precedenti l’Evento, mentre nel Week End dal 10 al 13 maggio si sono susseguite le Masterclass e le libere degustazioni dei più di 100 pinot nero presentati.

    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, foto dell'autrice
    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, foto dell’autrice

    In particolare sabato 11 maggio si è svolta la Masterclass con la presentazione dei Campioni, i migliori Pinot Nero classificati in Concorso di ciascuna regione italiana. La Presidente Ines Giovanett, Donna del Vino TAA ha sottolineato il grande apprezzamento che le Giornate del Pinot Nero di Egna e Montagna, veri centri di eccellenza della varietà, riscuotono nel panorama vitivinicolo italiano attirando nella bassa atesina produttori, enologi, appassionati e giornalisti.

    La presidente delle Giornate del Pinot Nero Ines Giovanett e il Sommelier André Senoner, foto dell'autrice, articolo: Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero
    La presidente delle Giornate del Pinot Nero Ines Giovanett e il Sommelier André Senoner, foto dell’autrice, articolo: Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero

    Guida di spessore per questa degustazione André Senoner, miglior Sommelier del Pinot Nero nel 2021: chi meglio di lui! nato all’ombra dei vigneti altoatesini, esperto relatore, docente e raffinato cultore di questa varietà. Il suo breve prologo illustra le caratteristiche ampelografiche che il pinot nero richiede per produrre vini di qualità: buona esposizione ma zone fresche, asciutte e ventilate, con escursioni termiche importanti.

    Padre riconosciuto e oscuro genitore di molte varietà ad oggi ascritte nell’elenco degli autoctoni, il pinot nero è di fatto vitigno internazionale. Il variegato panorama italiano è ricco di interpretazioni legate a clima, latitudine e gestione enologica. L’Italia, con i suoi quasi 6000 ettari è al quarto posto per superfice vitata dedicata al pinot nero, dopo Francia, Stati Uniti e Germania.

    “Provarci” con questa varietà è una sfida per moltissimi produttori in tutto il mondo, ma rimane indiscutibile la vocazionalità del territorio altoatesino e in particolare dei vigneti di Mazon e Gleno. Statisticamente l’Alto Adige presidia con il pinot nero, ca 600 ettari, dei ca 3700 di superficie vitata, una presenza che contribuisce non poco ad innalzare il già elevato spessore qualitativo della produzione nazionale.

    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti
    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti

    La sequenza dei Campioni delle singole regioni, tutti 2021, non può che partire dal vincitore assoluto.

    ALTO ADIGE: Elena walch – Suedtirol/Alto Adige Doc Pinot Nero “Ludwig” 2021.

    Già primo classificato per tre volte in annate diverse, il vino è l’accurata sintesi della vinificazione di alcune vocate parcelle collocate sui versanti opposti della valle, a Gleno sulla sinistra dell’Adige e a Caldaro sulla destra. La varietale trasparenza rosso rubino si fa più fitta nel centro calice, quasi ad anticipare l’efficace consistenza del sorso. Lampone e piccoli frutti scuri ricorrono con costanza, lasciando affiorare di tanto in tanto delicate note di pepe. Il segno del passaggio in barrique è piacevolmente percepibile in sottofondo, mentre l’ingresso di bocca fresco apre un sorso deciso, asciutto ma ricco, dalla trama tannica ben integrata e di lunga persistenza gustativa.

    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti
    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti

    Tenuto conto che i limiti climatici impongono severe selezioni e che il Concorso prevede un numero minimo di partecipanti per stabilire un vincitore regionale (almeno 5 vini per regione presenti in Concorso) la sequenza di degustazione risale l’Italia dal basso verso l’alto, dal sud, si fa per dire, al nord. Si parte dal centro Italia, latitudine al di sotto della quale difficilmente il pinot nero trova efficaci collocazioni, fatte salve alcune pregevoli produzioni numericamente esili.

    https://www.elenawalch.com/it/

    UMBRIA: Azienda Agricola Poggio Petroso – Umbria Igt Pinot nero “Fab” 2021

    Un vigneto di 20 ca in zona ventilata a ca 500 mt/slm è la culla del Pinot Nero 1° classificato per la regione Umbria. Il calice si presenta con una colorazione decisa, rosso rubino dal riflesso violaceo, quasi fitto. Un importante affinamento in anfora di cocciopesto (antica tradizione risalente all’impero romano) dopo la fermentazione, conferisce al vino una cifra personalissima al naso, ricco di piccoli frutti rossi, che lascia la speziatura in sottofondo per mettere in risalto un piacevole timbro giovanile.

    Il sorso è asciutto con entrata fresca e un centro bocca che richiama la ricchezza del frutto; ancora molto efficace la trama tannica che sostiene a lungo la persistenza e fa presagire longevità.

    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti
    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti

    https://www.poggio-petroso.com/?lang=it

    TOSCANA: Fattoria San Felo – Toscana Igt Pinot Nero 2021

    Un Pinot Nero di Maremma, prodotto in un areale quanto meno insolito, dove sangiovese e vermentino la fanno da padroni. Si presenta con una veste calda, e una trasparenza tipica della varietà. Il frutto rosso maturo si fa strada tra sentori di foglie di tabacco essiccate, erbe aromatiche e rosa appassita. Più delicata la presenza speziata che conferisce comunque insieme alla leggera vaniglia un tratto maturo. Il sorso è coerente, con entrata fresca e centro bocca affilato. Una tannicità piacevole ed elegante allunga la beva che nel retrogusto racconta di mandorla.

    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti
    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti

    https://fattoriasanfelo.com/

    PIEMONTE: Bricco Maiolica – Lange Doc Pinot Nero “Perlei” 2021

    Un omaggio all’anima femminile del Pinot Nero nel nome di questo vino, prodotto nelle Langhe su un versante ombroso di nord-est, soggetto a importanti escursioni termiche. Il calice rosso rubino è luminoso e brillante, presagio di freschezza. Piccoli frutti e note floreali di rosa rossa si alternano con una decisa speziatura. Il sorso si conferma giovanile, con un centro bocca sottile e ben modulato. I nove mesi in rovere hanno affilato i tannini che rimangono comunque grintosi e prolungano la persistenza dal ritorno vanigliato.

    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti
    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti

    https://www.briccomaiolica.it/

    VALLE D’AOSTA: Grosjean Vins – Valle d’Aosta Doc Pinot Noir “Vigne Tzeriat” 2021

    L’altitudine, con il vigneto a 900 mt/slm, è la cifra indiscutibile di questo pinot nero, rubino luminoso e trasparente. Il frutto scuro, prugna e mora, si cela dietro le tonalità vanigliate del passaggio in tonneaux per rivelarsi in bocca. Sorprende, dopo l’ingresso fresco, la morbidezza che avvolge setosa il palato; una tannicità già domata e ben integrata arricchisce il gusto asciutto e accompagna lungamente la percezione di una piacevole sapidità finale.

    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti
    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti

    https://grosjeanvins.it/

    LOMBARDIA: Conte Vistarino – Pinot Nero dell’Oltrepò pavese Doc “Pernice” 2021

    Prodotto di spicco dell’Azienda, tra le prime in Italia a produrre Pinot Nero, si presenta nel calice con la tradizionale trasparenza ed un riflesso color carminio che lo caratterizza. Sottili note fruttate accompagnato un eco di spezie dolci, liquirizia e sottobosco. Austero ed elegante il sorso ma ancora dinamico, aperto a prospettive di longevità. Non indugia a morbidezze eccessive; il centro bocca snello sfoggia tannini raffinati mentre i 12 mesi in barriques segnano il finale vanigliato.

    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti
    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti

    https://www.contevistarino.it/

    VENETO: Borgo Stajnbech – Tre Venezie Igt Pinot Nero 2021

    Nato nel Veneto orientale, questo pinot nero non conosce passaggi in legno e possiede un timbro decisamente fresco e giovanile. Rubino scarico, trasparente nel calice, si fa un poco attendere prima di sprigionare le varietali componenti fruttate, ciliegia in primis, che ben si legano a timidi profumi di macchia, timo e rosmarino. Il sorso è sottile, vi prevale con coerenza la freschezza mentre la trama tannica sfuma in un finale dalla vena floreale di viola.

    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti
    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti

    https://www.borgostajnbech.com/

    FRIULI: Castello di Spessa – Collio Doc Pinot Nero “Casanova” 2021

    Da Collio Goriziano un pinot nero cromaticamente ricco, color rubino con riflesso quasi aranciato. Un fondo speziato con slanci di piacevole tostatura dovuti ai 12 mesi di passaggio in barrique di legno francese, fa da sfondo alle note di piccoli frutti rossi maturi, quasi in confettura. Dopo l’entrata fresca, il centro bocca è morbido e avvolgente e la trama tannica, già vellutata, ha il compito di affilare il sorso e prolungarne la piacevolezza gustativa.

    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti
    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti

    https://www.castellodispessa.it/

    TRENTINO: Tenuta Le Volpare – Trentino Doc Pinot Nero “Tenuta Volpare”2021

    Il Pinot Nero trentino, dai vigneti delle colline di Trento, è intrigante e per certi aspetti sorprendente. Rubino vivace e brillante espone subito l’elegante marchio di delicate tostature dovute al passaggio in legno cui si affiancano le note dei tradizionali piccoli frutti, di buccia d’agrume rosso e un sottile ricordo di erbe aromatiche. Senza eccedere in struttura, la beva è carezzevole e setosa mentre la tannicità scorrevole dona eleganza al sorso sostenendo e prolungando il retrogusto speziato.

    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti
    Blauburgundertage 2024, le giornate del Pinot Nero, i vini degustati, foto di Rosaria Benedetti

    https://www.tenutavolpare.com/

    Rosaria Benedetti degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola
    Rosaria Benedetti degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola

    Siti evento: https://www.blauburgunder.it/?lang=it

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ 

    https://www.papillae.it/

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  • Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica

    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica

    Vinitaly, grandi curiosità e scoperte per questa nuova edizione

    Di Carol Agostini

    Dal 14 al 17 aprile 2024, la storica città di Verona ha ospitato la 57ª edizione di Vinitaly, uno degli eventi enologici più prestigiosi a livello mondiale. Questo evento, che si tiene annualmente presso il centro fieristico di Verona Fiere, rappresenta un appuntamento imperdibile per professionisti del settore, appassionati di vino e curiosi, desiderosi di esplorare le ultime tendenze, innovazioni e prodotti dell’industria vinicola e dei distillati.

    Un Evento di Rilevanza Internazionale

    Vinitaly 2024 è stato un’esperienza unica, con oltre 4.500 espositori provenienti da circa 40 paesi diversi. Gli spazi espositivi hanno coperto un’area di 89.192 metri quadrati, offrendo una vasta gamma di vini, distillati, oli extravergine d’oliva e prodotti correlati. Tra i partecipanti, si sono contati più di 29.600 buyer internazionali, rendendo Vinitaly una piattaforma chiave per la promozione e la commercializzazione del vino italiano su scala globale.

    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, Carol Agostini al Vinitaly 2024
    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, Carol Agostini al Vinitaly 2024

    Le Aree Tematiche

    La manifestazione ha offerto diverse aree tematiche per soddisfare i gusti e gli interessi di tutti i visitatori:

    Sol – Salone Internazionale dell’Olio d’Oliva: Un’area dedicata all’olio d’oliva di alta qualità, dove i visitatori hanno potuto scoprire le eccellenze del settore oleario italiano e internazionale​.
    Vinitaly Bio: Spazio dedicato ai vini biologici certificati, italiani e stranieri, con degustazioni e un negozio di vini biologici.
    Micro Mega Wines: Una sezione esclusiva per le piccole produzioni di vini di alta qualità, sia autoctoni che internazionali, curata da Ian D’Agata​ .
    Mixology: Area dedicata ai cocktail e ai distillati, con masterclass tenute da bartender di fama nazionale e internazionale​.
    International Wine Hall: Una vetrina delle produzioni vinicole e dei distillati di cinque continenti, con un focus sui migliori vini internazionali​.

    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, Carol Agostini al Vinitaly 2024, Carol Agostini con Luciano Pignataro
    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, Carol Agostini al Vinitaly 2024, Carol Agostini con Luciano Pignataro

    Attività e Degustazioni

    Il programma di Vinitaly 2024 è stato ricco di eventi, tra cui degustazioni guidate, masterclass e seminari. Tra le degustazioni più attese ci sono stati i “Grand Tastings”, che hanno incluso sessioni dedicate ai vini spumanti italiani, alle grandi denominazioni come Barbaresco, Barolo, Bolgheri e Brunello, e una esplorazione dei vini italiani in relazione al mercato cinese.

    Un’altra attrazione è stata l’evento “Walk Around Tasting”, organizzato da Gambero Rosso, che ha offerto ai partecipanti la possibilità di degustare una selezione dei migliori vini premiati con i Tre Bicchieri​​.

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    Vinitaly e il Territorio

    Non è stato solo un’esposizione di vino, ma anche un’occasione per esplorare e apprezzare la ricchezza culturale e storica di Verona. La città, famosa per il suo patrimonio architettonico e per essere la città di Romeo e Giulietta, ha offerto un’ambientazione suggestiva per questo evento di portata mondiale. Durante il periodo della fiera, si è tenuto “Vinitaly and The City“, un evento parallelo che si è svolto nel centro storico di Verona e che ha permesso ai visitatori di godere di degustazioni, spettacoli e percorsi culturali​.

    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, Carol Agostini al Vinitaly 2024, Carol Agostini con Roberto Cipresso
    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, Carol Agostini al Vinitaly 2024, Carol Agostini con Roberto Cipresso

    Innovazione e Tecnologia

    La manifestazione ha segnato anche la 25ª edizione di Enolitech, la fiera internazionale delle tecnologie applicate alla viticoltura, olivicoltura e alle bevande. Questo evento si è espanso ulteriormente, occupando un’area di 7.600 metri quadrati con circa 150 espositori, di cui il 10% provenienti dall’estero. Enolitech è stata un’opportunità per scoprire le ultime innovazioni tecnologiche che stanno trasformando l’industria vinicola e oleicola.

    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, foto di Carol Agostini
    Vinitaly 2024: Un Viaggio nel Cuore della Cultura Enologica, foto di Carol Agostini

    DA LEGGERE ANCHE. https://www.papillae.it/ca-rovere-al-vinitaly-momenti-scambio-assaggi/

    Come Partecipare

    Per partecipare è stato possibile acquistare biglietti giornalieri o richiedere un freebadge, riservato ai professionisti del settore. La registrazione poteva essere effettuata online, e il freebadge ha permesso l’accesso a tutte le aree della fiera e la partecipazione alle degustazioni gratuite incluse nel programma ufficiale​.
    Conclusione

    L’Evento si è rivelato come un evento imperdibile per tutti gli appassionati di vino e i professionisti del settore. Con la sua vasta gamma di espositori, eventi tematici, degustazioni e seminari, ha offerto un’opportunità unica per esplorare le tendenze globali del mercato vinicolo, fare networking e scoprire le eccellenze del territorio italiano. Verona, con la sua bellezza storica e culturale, ha fatto da cornice perfetta a questo straordinario evento, rendendo Vinitaly 2024 un’esperienza indimenticabile per tutti i partecipanti​.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito evento: https://www.vinitaly.com/

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  • Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura in Condizioni Estreme

    Di Carol Agostini

    L’evento “Terre Estreme” si è confermato uno degli appuntamenti più significativi del 2024 nel panorama enogastronomico italiano. Questa manifestazione ha celebrato i vini prodotti in condizioni estreme, mettendo in risalto le sfide e le peculiarità della viticoltura in territori difficili e promuovendo una profonda connessione tra il vino e il territorio, sottolineando l’importanza della biodiversità e della sostenibilità.

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, locandina da sito
    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, locandina da sito

    Il Concept di Terre Estreme

    “Terre Estreme” si è focalizzato sui vini che nascono in aree con condizioni ambientali particolarmente impegnative, come terreni ripidi, altitudini elevate, climi severi o suoli poveri. Questi vini rappresentano il risultato di una viticoltura eroica, dove il lavoro dei vignaioli si fonde con la natura in un rapporto di rispetto e valorizzazione del territorio.

    Collegamenti con il Territorio

    La manifestazione si è svolta in diverse località italiane note per la loro viticoltura eroica, come la Valtellina, le Cinque Terre, il Trentino e la Sicilia. Questi territori offrono un panorama variegato di tradizioni vitivinicole che rispecchiano la diversità del paesaggio italiano. La scelta delle location non è stata casuale: ogni area ha rappresentato un esempio di come la viticoltura possa adattarsi e prosperare in condizioni estreme, creando vini unici e di alta qualità.

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica,foto vigne cantina Walter De Battè
    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica,foto vigne cantina Walter De Battè

    Attività e Programma

    L’edizione 2024 di “Terre Estreme” ha offerto una serie di attività pensate per coinvolgere sia gli appassionati di vino che i professionisti del settore. Tra gli eventi principali ci sono stati:

    Degustazioni Guidate: Masterclass con esperti sommelier e produttori che hanno guidato i partecipanti alla scoperta delle caratteristiche uniche dei vini estremi. Queste sessioni hanno offerto una panoramica sui metodi di produzione, le varietà di uve utilizzate e le peculiarità organolettiche di questi vini.

    Conferenze e Workshop: Seminari tematici su argomenti come la sostenibilità, la biodiversità e le tecniche innovative di viticoltura. Questi incontri hanno visto la partecipazione di ricercatori, agronomi e viticoltori che hanno condiviso le loro esperienze e conoscenze.

    Visite ai Vigneti: Tour guidati nei vigneti delle regioni ospitanti, permettendo ai visitatori di vedere da vicino le condizioni estreme in cui queste vigne crescono e di incontrare i produttori locali.

    Abbinamenti Enogastronomici: Esperienze culinarie con chef rinomati che hanno creato menu abbinati ai vini estremi, esaltando le caratteristiche di ogni vino attraverso piatti preparati con ingredienti locali.

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, foto vigneti di Villa Corniole
    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, foto vigneti di Villa Corniole

    Presenze e Partecipazione

    L’edizione 2024 è stata ricca di partecipazioni, con la presenza di oltre 100 produttori provenienti da diverse regioni d’Italia e dall’estero. Tra questi, ci sono state cantine famose per la loro produzione in condizioni estreme, come le aziende vinicole delle Cinque Terre, note per i loro terrazzamenti sul mare, e quelle della Valtellina, con i loro vigneti situati su pendii ripidissimi.

    L’evento ha attirato numerosi appassionati di vino, giornalisti, enologi e operatori del settore, rendendo “Terre Estreme” un’occasione imperdibile per networking e scambio di idee. Inoltre, la manifestazione è stata aperta al pubblico, offrendo a tutti la possibilità di scoprire e apprezzare i vini estremi attraverso degustazioni e attività didattiche.

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, foto vigneti di Val di Scalve
    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, foto vigneti di Val di Scalve

    Sostenibilità e Innovazione

    Un tema centrale di “Terre Estreme” è stata la sostenibilità. Molti dei produttori partecipanti adottano pratiche di agricoltura biologica e biodinamica, cercando di ridurre l’impatto ambientale e preservare la biodiversità del territorio. Durante l’evento, sono stati presentati progetti innovativi volti a migliorare la resilienza delle vigne e a promuovere una viticoltura sostenibile.
    Conclusione

    “Terre Estreme 2024” è stato un evento di grande importanza per il mondo del vino, mettendo in luce la passione e la dedizione dei viticoltori che lavorano in condizioni difficili. Questo appuntamento non ha solo celebrato i vini estremi e i territori da cui provengono, ma ha rappresentato anche un’opportunità per riflettere su temi cruciali come la sostenibilità e la biodiversità. Per chi ama il vino e la natura, “Terre Estreme” è stata un’occasione unica per scoprire e degustare vini straordinari e per approfondire la conoscenza di un settore in continua evoluzione.

     

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    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito evento: https://www.vinidaterrestreme.com/

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  • La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio

    La Vernaccia di San Gimignano: Celebrazione di un Patrimonio Vitivinicolo, evento Regina Ribelle Vernaccia di San Gimignano Wine Fest

    Redazione – Carol Agostini

    Nei giorni scorsi, San Gimignano ha ospitato un evento dedicato alla Vernaccia di San Gimignano, uno dei vini bianchi più prestigiosi d’Italia. Questo incontro ha riunito produttori, enologi, esperti del settore e appassionati per celebrare e promuovere questo vino che rappresenta un simbolo della tradizione enogastronomica toscana. L’evento ha offerto un’opportunità unica per esplorare la storia, il territorio, la cultura e le tradizioni legate alla Vernaccia di San Gimignano, evidenziando anche gli abbinamenti gastronomici ideali.

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, logo da comunicato stampa
    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, logo da comunicato stampa

     

    La Storia della Vernaccia di San Gimignano

    Origini e Tradizione

    La Vernaccia di San Gimignano ha radici antichissime che risalgono al XIII secolo. Questo vino è stato menzionato in numerosi documenti storici e letterari, incluso “La Divina Commedia” di Dante Alighieri, dove viene citato nel Purgatorio. Nel corso dei secoli, la Vernaccia è diventata sinonimo di qualità e tradizione, guadagnandosi un posto di rilievo nel panorama vitivinicolo italiano.

    Nel 1966, la Vernaccia di San Gimignano è stata il primo vino italiano a ottenere la Denominazione di Origine Controllata (DOC), riconoscimento che sottolinea la sua importanza e il suo legame con il territorio. Successivamente, nel 1993, ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), attestando ulteriormente la sua eccellenza.

    Il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano

    Il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano svolge un ruolo fondamentale nella promozione e nella tutela di questo vino. Fondato nel 1972, il Consorzio lavora per garantire la qualità della produzione, proteggere il marchio e promuovere la Vernaccia a livello nazionale e internazionale. Attraverso iniziative come degustazioni, eventi e campagne di marketing, il Consorzio contribuisce a mantenere viva la tradizione e a far conoscere la Vernaccia di San Gimignano a un pubblico sempre più ampio.

    Il Territorio di San Gimignano

    Geografia e Clima

    San Gimignano, situata nella provincia di Siena, è una cittadina medievale famosa per le sue torri e per il suo paesaggio collinare. Il territorio è caratterizzato da suoli sabbiosi e calcarei, che conferiscono alla Vernaccia le sue peculiarità uniche. Il clima mediterraneo, con estati calde e inverni miti, favorisce la coltivazione della vite e la produzione di vini di alta qualità.

    Viticoltura e Produzione

    La coltivazione della Vernaccia di San Gimignano si estende su circa 700 ettari di vigneti, con una produzione annua di circa 5 milioni di bottiglie. La vite di Vernaccia si adatta perfettamente ai terreni collinari di San Gimignano, dove le altitudini variano tra i 200 e i 400 metri sul livello del mare. Questo ambiente favorevole, combinato con le tecniche di viticoltura tradizionale, consente di ottenere un vino dalle caratteristiche inconfondibili: colore giallo paglierino, profumi floreali e fruttati, e un gusto secco e fresco con una nota ammandorlata nel finale.

    I Produttori della Vernaccia di San Gimignano

    Le Cantine e i Vignaioli

    Durante l’evento, sono stati protagonisti numerosi produttori locali che hanno presentato le loro etichette di Vernaccia di San Gimignano. Tra le cantine più rinomate figurano:

    La Lastra: Questa cantina si distingue per l’approccio sostenibile alla viticoltura e per la produzione di vini biologici che esprimono al meglio il territorio.
    Teruzzi: Innovativa e orientata alla qualità, Teruzzi combina tradizione e modernità per creare una Vernaccia di grande carattere.
    Casa alle Vacche: Una realtà a conduzione familiare che produce vini autentici e rappresentativi del territorio.

    Ogni produttore ha contribuito a creare un panorama diversificato di interpretazioni della Vernaccia, offrendo ai partecipanti la possibilità di scoprire le varie sfumature di questo vino unico.

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito
    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito

    La Vernaccia di San Gimignano e la Cultura

    Patrimonio Culturale

    La Vernaccia di San Gimignano non è solo un prodotto enogastronomico, ma anche un elemento integrante della cultura e della storia del territorio. La produzione del vino è strettamente legata alle tradizioni locali e rappresenta un patrimonio da preservare e valorizzare. Le storie dei vignaioli, tramandate di generazione in generazione, raccontano di un legame profondo con la terra e con la vite.

    Eventi e Iniziative Culturali

    L’evento dedicato alla Vernaccia di San Gimignano è stato arricchito da una serie di iniziative culturali, tra cui mostre d’arte, concerti e visite guidate. Queste attività hanno permesso ai visitatori di immergersi completamente nell’atmosfera di San Gimignano, scoprendo non solo il vino, ma anche la bellezza e la storia della cittadina.

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito
    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito

    Abbinamenti Gastronomici

    Il Vino e il Cibo

    La Vernaccia di San Gimignano è un vino versatile che si presta a numerosi abbinamenti gastronomici. La sua freschezza e la sua complessità lo rendono ideale per accompagnare piatti a base di pesce, frutti di mare, verdure e carni bianche. Durante l’evento, sono stati proposti vari abbinamenti che hanno esaltato le qualità del vino:

    Antipasti di Mare: Ostriche, cozze e tartare di pesce sono stati abbinati a Vernaccia giovane, capace di esaltare i sapori delicati del mare.
    Risotti e Pasta: Risotto ai funghi porcini e pasta con frutti di mare sono stati accostati a Vernaccia invecchiata, che ha aggiunto profondità e complessità ai piatti.
    Carni Bianche: Pollo alla griglia e coniglio alla cacciatora hanno trovato un perfetto equilibrio con Vernaccia strutturata, capace di sostenere i sapori decisi delle carni.

    Le Ricette Tradizionali

    La cucina toscana, con i suoi sapori autentici e le sue ricette tradizionali, si sposa perfettamente con la Vernaccia di San Gimignano. Piatti come la pappa al pomodoro, la ribollita e la panzanella sono stati protagonisti di degustazioni che hanno esaltato il connubio tra vino e territorio.
    Conclusione

    L’evento dedicato alla Vernaccia di San Gimignano è stato un successo, confermando l’importanza di questo vino nel panorama enogastronomico italiano. La partecipazione di produttori, esperti e appassionati ha permesso di approfondire la conoscenza di un vino che rappresenta un simbolo di qualità e tradizione. Attraverso degustazioni, abbinamenti gastronomici e iniziative culturali, la Vernaccia di San Gimignano ha mostrato tutto il suo potenziale e la sua capacità di emozionare.

    San Gimignano, con il suo paesaggio incantevole e la sua storia millenaria, si è rivelata ancora una volta il palcoscenico ideale per celebrare un patrimonio vitivinicolo che continua a conquistare il palato e il cuore di chiunque lo assaggi. La Vernaccia di San Gimignano, con le sue sfumature di sapore e la sua ricchezza culturale, resta un simbolo indiscusso dell’eccellenza enologica toscana e italiana.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito consorzio: https://wineexperience.vernacciasangimignano.it/

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  • Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale

    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale

    ASSAGGI, salone dell’enogastronomia laziale, ci porta allo show cooking di Alain Rosica, grande curiosità!

    Di Cristina Santini

     

    Si è da poco conclusa, con ottimi risultati, la terza edizione di Assaggi – Salone dell’Enogastronomia Laziale di Viterbo, la kermesse delle eccellenze del nostro territorio e dei numerosi eventi collaterali.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice

    Tra le tante attività alle quali abbiamo partecipato, abbiamo dedicato uno spazio allo show cooking dello Chef Alain Rosica del Ristorante Belvedere dal 1933 situato a Frascati (RM), dal titolo “La profonda identità delle radici”.

    Un titolo, quello dell’incontro, a tema data la provenienza dal Venezuela dello Chef che si è portato un bagaglio di ricordi, sapori e conoscenze, e approdato ai Castelli Romani, la sua cucina si è contaminata con il nuovo ambiente. La matrice genetica, la biodiversità di una grande Capitale come Caracas, la cucina e la storia geologica castellana si fondono in un mosaico complesso e affascinante, un viaggio culinario, omaggio alla storia personale e alla passione per la cucina, un ponte tra due mondi che si incontrano in un piatto.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, show cooking
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, show cooking

    Il viaggio che abbiamo intrapreso con Alain e Matteo è stato il riflesso di questa storia bellissima:

    “E’ un’emozione e un onore rappresentare un territorio così vicino a Roma e così complesso. Al ristorante Belvedere, al centro di Frascati, abbiamo trovato una dimensione locale importante, in questi tempi riuscire ad avere questo nesso con il territorio, così quotidiano, è l’unica chiave che possiamo utilizzare per avere la stagionalità invece che la grande distribuzione, quindi il fruttarolo della piazza, il pastificio o il nostro macellaio di fiducia, i formaggi come la ricotta che ci viene consegnata calda.

    Quest’anno facciamo 25 anni di attività e conserviamo ancora alcuni dei nostri fornitori storici.
    Qui oggi abbiamo portato un piatto che rappresenta una unione di culture, siamo andati anche molto indietro nel tempo, a cogliere l’essenziale di quello che è quel territorio che circonda Roma, la Roma di un tempo che ritroviamo nell’agnello, nelle erbe spontanee di campagna e nel pecorino.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, degustazione prodotti
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, degustazione prodotti

    La cucina romana è fatta di ingredienti poveri e la sua evoluzione nei secoli è stata arricchita da contaminazioni virtuose e influenze regionali, ne è un chiaro esempio l’unione gastronomica giudaico-romana. Come anche le spezie, gli amidi di riso, il pepe oggi utilizzato tanto nella nostra alimentazione.

    In questa preparazione si è mantenuta l’identità locale castellana, con l’impiego di un formaggio, stravecchio, di un produttore di Grottaferrata e l’agnello in bianco, una preparazione certamente di provenienza abruzzese-laziale. Un tipo di carne che richiama le origini abruzzesi da parte paterna, perché il papà era di Guardiagrele, dove Alain ha vissuto per alcuni anni conservando questo forte legame, anche contadino, con il territorio.

    “Ragionandoci abbiamo voluto proporre un piatto antico, dai sapori e dalle radici antiche, di queste parti prima che arrivasse la cultura dell’antica Roma con tutto ciò che si è portata dietro, ovvero quello che mangiavano le comunità autoctone dei Castelli, prima che arrivasse la Roma imperiale raccontando per alcuni versi anche la biodiversità territoriale.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, degustazione piatto
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, degustazione piatto

    Arriviamo al nostro meraviglioso e buonissimo piatto: si tratta di una sfoglia particolare, una pasta di grano antico saragolla, un po’ amaro, utilizzata per comporre i cappellacci che sposano perfettamente la dolcezza della carne di agnello con fonduta di pecorino e salsa di melograno e l’aggiunta di erbe amare spontanee e uvetta. C’è complessità ma anche tanta bontà in questo delizioso piatto, con il cumino tostato a corredo che lega perfettamente con la carne, insieme a chiodi di garofano, pepe, cannella, dal tocco orientale come le origini dello Chef, tutte spezie dell’antica Roma, ma anche del Nord Africa e del bacino del Mediterraneo. Un piatto dal sapore delicato, dove ogni ingrediente è riconoscibile e ben integrato, con gli aromi speziati a dominare la scena. Una riduzione lenta di melograno, senza zuccheri, quasi neutra, a colorare e condire con maestria la pietanza.

    L’utilizzo del succo, secondo noi, ha colto l’essenza finale del piatto, un elemento poco utilizzato in cucina che invece sarebbe appropriato reinserire nella nostra cultura perché regala tanta aromaticità, molto usato ad esempio nella gastronomia dei balcani. Profumi inebrianti provengono dai formaggi e dalle erbe aromatiche che compongono la ricetta, soprattutto dalle misticanze ripassate con l’uvetta.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, show cooking
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, show cooking

    Dulcis in fundo, i cappellacci, prima di essere serviti, sono stati tostati un pochino – quasi mai mantecati nel loro sugo, come racconta Alain – per dare più intensità aromatica e croccantezza al palato. Si vuole, a ragion veduta, esaltare la fragranza dell’impasto e creare una specie di “dumpling”.

    “Abbiamo utilizzato le ossa, che oggi nei ristoranti è difficile trovare, per fare il fondo. E’ un piatto che ha quel gusto e quel ricordo di una volta perché nelle ricette tradizionali bisogna ritrovare la nonna, la mamma.”

    Una storia importante che si riflette nelle proposte, quei ricordi di Alain, della sua nonna in Venezuela che cucinava e si riscaldava con le braci in quel paesino a 1800 metri di altitudine lontano dal clima torrido di Caracas. E la casa in Italia, quella connessione indissolubile con il nostro Paese sin da piccolo dove passava le feste insieme al papà.
    Ma la crisi economica che stravolse la Nazione, portò tutti a spostarsi e ricominciare da capo.

    Ciò nonostante, è affascinante come le tradizioni e i dialetti possano creare una relazione così profonda con un territorio.
    Frascati è davvero un gioiello. La sua atmosfera pittoresca e il legame con la tradizione culinaria italiana lo rendono un luogo unico. La famiglia che gestisce il ristorante sembra aver fatto un ottimo lavoro nel preservare queste tradizioni e creare un’identità autentica. È sempre bello vedere come la cultura locale si intrecci con la cucina e l’ambiente circostante creando sinergie.

    “Viviamo in cucina, facciamo cucina, un lavoro di ricerca sui prodotti, sulle materie prime, di identità ma anche di amore. E quindi il nostro pecorino non sarà mai del supermercato come anche una bottiglia di vino non arriverà dalla grande distribuzione, questo per dare al nostro ospite un servizio completo”.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto da sito ristorante
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto da sito ristorante

    Lo Chef Rosica ci racconta del suo “Belvedere dal 1933” che già dal nome possiamo intuirne la posizione.

    “Abbiamo in mente di allargare un po’ la sala anche all’esterno, dove abbiamo una veranda permanente. E vogliamo renderla fruibile anche d’inverno. L’estate invece si apre alle Terrazze proprio dall’altra parte. Abbiamo una cucina sempre stagionale, ma un po’ più leggera d’estate per il grande numero di persone, cercando sempre una formula comunque che mantenga la qualità nei nostri piatti.
    Altro piccolo progetto, sarà quello di inserire una cottura un po’ più primitiva. Tornare proprio alla semplicità e ai profumi veri della cucina, questa voglia di rimettere le erbe spontanee al centro, di ritrovare l’olio quello giusto. Insomma si è alzata moltissimo la soglia di attenzione sulla materia prima, e siamo anche fortunati di essere fuori in campagna, ci aiuta tantissimo questa vicinanza al produttore e questa conoscenza del suo lavoro.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini

    Ad accompagnare il piatto di Alain, un calice di Roscetto in purezza prodotto dall’Antica Cantina Leonardi di Montefiascone (VT), i cui vigneti sono esposti sulle colline vulcaniche del Lago di Bolsena. Una realtà enologica nata agli inizi del ‘900 dalla passione di un giovane imprenditore che, innamorato della sua terra e del vino, ha piantato le basi per quella che è diventata la più storica e prestigiosa cantina del luogo.

     

    Luce del Lago – Lazio Igp Roscetto 2022 affinata in acciaio

    Il Trebbiano giallo, localmente chiamato Roscetto per via della colorazione degli acini rosata anziché dorata in fase di maturazione, presenta un bouquet delicato di note fruttate come la pesca e l’albicocca, accompagnate da erbe aromatiche che lasciano una bocca fresca, leggera nella struttura e armonica.
    Il suo sorso minerale e deciso, dall’acidità spiccata, si sposta sulla dorsale agrumata, sulle note fumé, di pietra focaia che rendono tutta l’esperienza degustativa gradevole e di ottima morbidezza con un finale lievemente ammandorlato.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini

    Un successo accertato l’abbinamento con la pasta nel mix dei suoi ingredienti, concedendoci l’esaltazione al gusto della riduzione e delle sue erbette integrate alle note aromatiche e fruttate del vino. Un vino che esalta il piatto lasciando la bocca pulita e ben appagata.

     

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito evento: https://www.assaggisalone.com/

    Sito ristorante: https://www.belvedere1933.com/ 

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ 

    https://www.papillae.it/

  • Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024

    Cantina Le Albare: Un Viaggio nel Cuore del Soave a scuola

    Redazione – Carol Agostini

    Vi racconto…

    Nel cuore di Soave una piccola ma affascinante zona vitivinicola situata nel Veneto, si trova la Cantina Le Albare. Questa azienda agricola è un simbolo di tradizione, innovazione e passione per il vino, immersa in un territorio ricco di storia e cultura. La cantina, con la sua produzione di vini di alta qualità, rappresenta non solo un’importante realtà economica, ma anche un custode delle tradizioni locali e delle peculiarità del territorio.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, gli studenti coi professori, il produttore, Carol Agostini, foto dell'autrice
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, gli studenti coi professori, il produttore, Carol Agostini, foto dell’autrice

    Storia e Tradizione

    La storia della Cantina Le Albare affonda le radici agli inizi del XX secolo, quando il bisnonno Adamo intuì l’armonia tra la terra e la vite, dando inizio alla coltivazione che sarebbe poi diventata la base dell’attuale azienda. La tradizione è stata portata avanti con dedizione e passione dal nonno Umberto e dal papà Giovanni, che ha modernizzato i metodi produttivi mantenendo sempre il rispetto per i cicli naturali (Le Albare).

    Il Territorio

    Montecchia di Crosara si trova in una posizione unica, al confine con Verona e all’ultimo tratto dei Monti Lessini. La zona è caratterizzata dalla presenza di un vulcano spento che ha lasciato in eredità basalti neri e suoli ricchi di minerali, conferendo ai vini locali una straordinaria finezza aromatica e un profilo unico. La viticoltura qui è un’attività secolare, con vigneti che si estendono su dolci colline e valli rigogliose attraversate da diversi corsi d’acqua.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, il territorio, foto da sito
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, il territorio, foto da sito

    Prodotti e Specialità della Cantina

    La Cantina Le Albare produce una varietà di vini, tra cui spiccano il Soave Classico DOC “Vigna Vecia” e il Recioto di Soave, vini che rappresentano al meglio la tradizione enologica della zona. Il Soave Classico, ottenuto dai migliori grappoli del vitigno Garganega, è un vino bianco elegante e complesso, mentre il Recioto di Soave, un vino dolce ottenuto da uve appassite, è perfetto per accompagnare dessert o formaggi stagionati (Le Albare).

    Tradizioni Culturali e Gastronomiche

    La cultura enogastronomica  è ricca e variegata. La produzione vitivinicola è al centro della vita locale, con numerosi eventi e feste che celebrano il vino e i prodotti tipici della zona. Tra i piatti tradizionali spiccano il “baccalà alla vicentina”, un piatto a base di stoccafisso cucinato con latte, olio d’oliva e cipolle, e i “bigoli con l’arna”, una pasta lunga simile agli spaghetti, servita con un ragù di anatra.

    Ospitalità e Turismo

    La Cantina Le Albare offre anche un’accogliente ospitalità attraverso il suo B&B, immerso nella natura delle colline del Soave. Gli ospiti possono soggiornare in un ambiente confortevole e familiare, godendo della bellezza del paesaggio e della possibilità di partecipare a degustazioni e visite guidate della cantina (Le Albare). Questo tipo di turismo esperienziale permette di apprezzare appieno non solo i vini, ma anche la cultura e le tradizioni del territorio.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024,l'ospitalità della cantina, foto da sito
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024,l’ospitalità della cantina, foto da sito

    Il Vino Soave: Storia, Uve e Produzione

    Storia del Soave

    Il vino Soave ha origini antichissime, risalenti all’epoca romana, quando Plinio il Vecchio ne lodava la qualità. Il nome “Soave” deriva probabilmente dai Suavi, un’antica popolazione germanica stanziata in questa zona. La denominazione ufficiale “Soave” fu riconosciuta nel 1931, mentre il disciplinare di produzione fu introdotto nel 1968, quando ottenne la DOC (Denominazione di Origine Controllata).

    Uve

    Il Soave viene prodotto principalmente con uve Garganega, che devono costituire almeno il 70% del blend, mentre il restante può includere Trebbiano di Soave, Pinot Bianco e Chardonnay. La zona di produzione è situata nella provincia di Verona, comprendendo i comuni di Soave, Monteforte d’Alpone e altri limitrofi.

    Disciplinare di Produzione

    Il disciplinare prevede che il Soave DOC sia prodotto con almeno il 70% di Garganega e il restante con Trebbiano di Soave, Chardonnay o Pinot Bianco. Il Soave Superiore DOCG, riconosciuto nel 2001, deve rispettare regole più rigide, con una resa massima di 105 quintali per ettaro e un affinamento minimo di 3 mesi in bottiglia. Il Soave Classico, invece, proviene dalle zone collinari più antiche e vocate.

    Caratteristiche Organolettiche

    Il Soave presenta un colore giallo paglierino, con un bouquet di fiori bianchi, mandorle e note fruttate di mela e pesca. Al palato, si distingue per la freschezza, la leggera sapidità e l’equilibrio tra acidità e morbidezza, rendendolo un vino versatile e adatto a molti abbinamenti gastronomici, dai piatti di pesce ai risotti.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, la famiglia Posenato, foto da sito
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, la famiglia Posenato, foto da sito

    Il Vino Amarone: Storia, Uve e Produzione

    Storia dell’Amarone

    L’Amarone della Valpolicella ha una storia affascinante, spesso attribuita a un errore. Fino agli anni ’30 del Novecento, nella Valpolicella si produceva principalmente il Recioto, un vino dolce ottenuto da uve appassite. La leggenda narra che, per un caso fortuito, una botte di Recioto fermentò completamente, trasformando tutti gli zuccheri in alcol e creando un vino secco, robusto e potente. Da qui nacque l’ Amarone, il cui nome significa appunto “amaro grande”. La prima bottiglia commercializzata risale al 1953 e il riconoscimento DOC avvenne nel 1968, seguito dalla DOCG nel 2010.

    Uve e Territorio

    L’Amarone è prodotto con le uve Corvina (40-70%), Rondinella (20-40%) e, in misura minore, Molinara. Il Corvinone può sostituire la Corvina fino al 50%. La zona di produzione copre la Valpolicella, una regione collinare nella provincia di Verona. Il clima mite, protetto dai Monti Lessini e influenzato dal Lago di Garda, è ideale per la viticoltura.

    Disciplinare di Produzione

    Il disciplinare dell’Amarone prevede una resa massima di 120 quintali per ettaro. Le uve, raccolte manualmente, vengono fatte appassire per circa 100-120 giorni in fruttai ventilati, aumentando la concentrazione di zuccheri e polifenoli. La fermentazione, lenta e a bassa temperatura, inizia in inverno, seguita da un affinamento di almeno due anni in botti di rovere (fino a quattro anni per le riserve).

    Caratteristiche Organolettiche

    L’Amarone si presenta di colore rosso rubino intenso, tendente al granato con l’invecchiamento. Il bouquet è complesso, con note di frutta rossa matura, amarena, prugna secca, accompagnate da sentori di spezie, tabacco, cioccolato e cuoio. Al palato è corposo, vellutato, con una struttura tannica equilibrata e un’elevata alcolicità (tra 15-17%). L’Amarone è un vino che migliora con il tempo e può essere conservato per decenni.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, Stefano Posenato con Carol Agostini
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, Stefano Posenato con Carol Agostini

    Abbinamenti Gastronomici

    Soave

    Il Soave si abbina perfettamente a piatti di pesce, antipasti leggeri, risotti e carni bianche. La sua freschezza lo rende ideale anche come aperitivo. I piatti tipici della zona includono risotto all’isolana e baccalà alla vicentina.

    Amarone

    L’Amarone, con la sua struttura e complessità, è ideale con carni rosse, selvaggina, arrosti e formaggi stagionati. Può essere degustato anche da solo come vino da meditazione. Piatti come brasato all’ Amarone e lepre in salmì esaltano le sue caratteristiche uniche.

    Esperienza Unica per i Ragazzi della 3S dell’Istituto IPSIA di Asiago

    Qualche giorno fa, i ragazzi della 3S dell’Istituto IPSIA – Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera di Asiago hanno vissuto un’esperienza davvero unica. Hanno avuto l’opportunità di esplorare una nuova realtà vinicola, degustare i vini prodotti e utilizzare queste esperienze per creare nuovi cocktail in vista dell’apertura imminente del Bistrò dell’azienda.

    La giornata è stata caratterizzata da entusiasmo e creatività da parte degli studenti, che hanno accolto con grande interesse l’iniziativa proposta dalla Cantina Le Albare. L’attività è stata supportata dalla docente di sala, Francesca Crescenzio e dall’esperta Carol Agostini, contribuendo a rendere l’evento ancora più coinvolgente e istruttivo.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024,l'ospitalità della cantina, foto dell'autrice
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell’autrice, i vini degustati a scuola

    Questo viaggio sensoriale, che si è sviluppato attraverso varie iniziative negli ultimi mesi, ha permesso agli studenti di sviluppare competenze in memoria olfattiva e gustativa, analisi del vino e mixology. La classe si è distinta per la sua curiosità e per le abilità nel degustare vini e creare nuovi drink, dimostrando un’eccezionale predisposizione e talento in queste attività.

    La combinazione di apprendimento teorico e pratico ha arricchito notevolmente l’esperienza formativa degli studenti, preparando loro per future sfide professionali nel settore enogastronomico e dell’ospitalità.

    I cocktail inventati e creati dai ragazzi sono stati assaggiati dal produttore e titolare della cantina, Stefano Posenato. Impressionato dalla loro abilità, il Sig. Posenato ha proposto di accogliere gli studenti in cantina durante la vendemmia e l’appassimento delle uve per la produzione dell’Amarone. Inoltre, ha suggerito di organizzare un contest per la creazione di drink, offrendo un premio agli studenti e creando la prima carta dei cocktail basata sui vini prodotti per il nuovo Bistrò dell’azienda.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell'autrice
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell’autrice

    L’entusiasmo dei ragazzi era alle stelle; questa rappresenta un’occasione imperdibile per la loro crescita formativa e personale.

    La Cantina Le Albare non è solo un produttore di vini di alta qualità, ma anche un custode delle tradizioni e della cultura locale. La dedizione alla terra, la passione per la viticoltura e l’ospitalità fanno di questa cantina un punto di riferimento nel panorama enologico veneto. Visitare Le Albare significa immergersi in un mondo fatto di storia, sapori autentici e un legame profondo con il territorio.

    Rappresenta un esempio perfetto di come la tradizione possa convivere con l’innovazione, offrendo prodotti di eccellenza e un’esperienza unica a chiunque voglia scoprire i tesori del Soave.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell'autrice
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell’autrice, Stefano Posenato con una studente della 3^S

    Sia il Soave che l’ Amarone rappresentano due eccellenze enologiche del Veneto, espressioni di un territorio ricco di storia e tradizione. Il Soave incarna la freschezza e l’eleganza dei vini bianchi italiani, mentre l’ Amarone rappresenta la potenza e la complessità dei grandi rossi. Entrambi i vini riflettono la passione e l’arte dei viticoltori veronesi, rendendoli simboli prestigiosi del patrimonio vitivinicolo italiano.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell'autrice, i professori Francesca Crescenzio, Giovanni Mastronardi con il produttore e gli studenti della 3^S
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell’autrice, i professori Francesca Crescenzio, Giovanni Mastronardi con il produttore e gli studenti della 3^S

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    Per concludere vi lascio con queste frasi celebri e curiosità

    La storia dell’Amarone è affascinante anche per i suoi aneddoti. Una delle storie più conosciute riguarda la sua scoperta casuale: si narra che negli anni ’30, nella Cantina Sociale Valpolicella, il capocantina Adelino Lucchese assaggiò del vino da una botte dimenticata di Recioto, scoprendo che era diventato amaro. Da qui il nome “Amarone” (ROSADIVINI), (greenMe).

    Un’altra curiosità riguarda il metodo di produzione, che richiede un appassimento controllato delle uve. Questo processo unico contribuisce a sviluppare i caratteristici aromi complessi e la robustezza del vino, (NaturaPerTe), (La Voce del Vin).

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito scuola: https://www.istitutosuperioreasiago.it/

    Sito cantina: https://www.lealbare.it/

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

     

  • Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024

    Una lunga storia e una reputazione illustre: il Brunello di Montalcino della Tenuta Poggio Degli Ulivi

    Di Cristina Santini

     

    Partiamo da molto lontano, dagli albori dove ogni periodo ha contribuito a foggiare il presente e a gettare le basi per il futuro. Così è il racconto della Tenuta Poggio degli Ulivi.

     

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, la cantina, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, la cantina, foto dell’autrice

    La storia della Tenuta di Sesta, nata dall’unione delle famiglie Ciacci di Montalcino e Tarugi di Montepulciano, rappresenta un affascinante intreccio di secoli di tradizioni, divisioni ereditarie e fusioni che hanno plasmato un ricco patrimonio culturale, storico e agricolo.
    La nascita della Tenuta Poggio degli Ulivi è il risultato di questo lungo percorso di evoluzione e di intrecci familiari che hanno plasmato la sua identità unica.

    Affonda le sue radici nel Regno longobardo e nei territori della diocesi, fino ad arrivare al potente Abate di Sant’Antimo che, per concessione di Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, acquisì il possesso del territorio di Sesta. Con l’espansione della Repubblica di Siena e la decadenza dell’Abbazia di Sant’Antimo nel 1492, ad opera del Pontefice Pio II, la tenuta si evolse e si integrò nella nuova Diocesi di Montalcino, tracciando così un percorso storico ricco di cambiamenti e trasformazioni.

    Nel periodo dell’espansionismo senese, la proprietà divenne possesso dell’antica e nobile Famiglia dei Tolomei, divenuti ricchissimi mercanti, con legami alla dinastia tolemaica dell’antico Egitto.
    A metà Ottocento, i 1700 ettari appartenuti ai beni ecclesiastici passarono nelle mani dei fratelli Felice e Giovanni Ciacci che si dedicarono con impegno alla coltivazione di cereali, oliveti, vigneti e all’allevamento del bestiame, contribuendo allo sviluppo della tenuta con il loro lavoro e la loro passione per l’agricoltura e la terra.

    Alla scomparsa di Giovanni Ciacci, nel 1965, prende le redini Elisa Ciacci Bellocci, nota come Lisetta, una figura di spicco nel campo dell’agricoltura, un settore tradizionalmente dominato dagli uomini. Il suo ruolo nell’assumere la guida della fattoria e promuovere l’emancipazione femminile in questo ambito segna un punto di svolta importante nella lotta per la parità di genere in tali settori lavorativi.
    Sono gli anni della ripresa dal sistema mezzadrile ed il Brunello di Montalcino, divenuto una Doc nel 1966, comincia a divenire qualcosa di importante fino ad ottenere la Docg nel 1980 raggiungendo anche una regolamentazione più nitida e seria.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto da sito dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    Negli anni ‘90 Lisetta cede il testimone alla figlia, la professoressa Nicla Bellocci Secchi Tarugi, attuale titolare dell’Azienda, affiancata nella gestione dalla terza generazione, le figlie Lucia ed Elena e dai rispettivi mariti, Mario Valgimigli e Paolo Ancilli.

    In passato, l’olio aveva un grande valore, più del vino. Quando la grande fattoria di Sesta fu divisa, questa parte dell’azienda fu chiamata “Poggio degli Ulivi” per le oltre duemila piante ultracentenarie dominanti le colline circostanti.
    Oggi giorno, si continua a produrre olio, per ora solo per un consumo familiare con l’intento in un prossimo futuro di una crescita aziendale che porterà alla realizzazione in grande scala di un prodotto di alta qualità.

    Ai nostri giorni, l’Azienda di famiglia, a conduzione femminile, dispone di 90 ettari di terreno, di cui 6 allevati esclusivamente a Sangiovese grosso e sono seguiti dagli enologi Paolo e Jacopo Vagaggini. Le vigne hanno un’età media di 40 anni, alcune 60.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    Posizionata al centro di un’area sede di insediamenti arcaici risalenti al periodo etrusco e romano, sul versante esposto a sud, di fronte al Monte Amiata, antico vulcano spento alto 1738 metri, la Tenuta è su terreni antichi e particolarmente vocati che degradano fino al fiume Orcia. Sono di diversa composizione e altitudine, formati dalla disgregazione di rocce, soprattutto galestro e alberese, argilla frammista al tufo, ricchi di scheletro e ciottoli di fiume nella parte finale.
    I vigneti, situati in un magnifico enclave, sono riparati dai venti freddi del nord dal Poggio d’Arna e dalle perturbazioni provenienti dalla Siberia dal Monte Amiata, risentendo favorevolmente anche dell’influenza del mar Tirreno che dista solo 30 km in linea d’aria.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    In vigna, dopo aver appurato la maturità delle uve a seguito degli assaggi da metà settembre, segue la raccolta rigorosamente manuale con un’accurata selezione solo dei migliori grappoli, una vendemmia particellare a fasce di vigoria, come da tradizione famigliare. Portate in cantina, le uve passano 48 h di macerazione a freddo. La vinificazione ha luogo in botti troncoconiche di rovere francese da 25 hl, è una fermentazione alcolica tumultuosa che dura circa una settimana, alla temperatura di 28 gradi senza aggiunta di lieviti selezionati ma solo di un piede pre fermentativo con frequenti rimontaggi e follature.

    A fine fermentazione, si effettua una lunga macerazione sulle bucce che varia dai 20 ai 45 giorni a seconda dell’annata, mentre l’affinamento avviene in botti da 25 hl di slavonia con permanenza sulle fecce fini per 36 mesi di invecchiamento minimo, con controllo degustativo, a cadenza mensile, e travaso al minimo accenno di riduzione.

    Ogni singola vigna, Levante, Spianate e Campo dei Ceci, viene vinificata separatamente e al termine del periodo di invecchiamento le masse vengono assemblate riposando ulteriormente almeno dodici mesi in bottiglia.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    La prima vendemmia del 1975 segna un punto di partenza, e da allora molte cose sono migliorate. Le tecniche di coltivazione, la vinificazione e la selezione delle uve sono diventate più sofisticate, garantendo vini di alta qualità.
    Noi abbiamo assaggiato in una verticale di più annate, un Brunello vecchio stile, tradizionale, con un’immagine che onora l’antico popolo etrusco come elemento storico-culturale.

    Un vino studiato per gli amanti del Sangiovese, dalla bella spalla acida, dal tannino graffiante che rappresenta una nicchia dato il limitato numero di bottiglie che si attesta intorno alle 3500 all’anno e che lo rende ancora più esclusivo.
    E’ in progetto l’aumento della produzione, che comunque non può superare 30000, per coprire altri mercati che oggi sono rivolti verso Svizzera, Francia, Est Europa e Italia.

     Line up dei vini degustati, articolo: Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Line up dei vini degustati, articolo: Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2019: il suo colore rubino con riflessi granati ai bordi indica una maturità e una complessità interessanti. Il naso esplosivo con profumi di tabacco, humus, sottobosco, cioccolato e spunti balsamici prepara ad un’esperienza sensoriale avvincente che non delude. La freschezza e l’acidità al sorso sono segni di un vino ben bilanciato, la profondità e il ritorno persistente di frutta matura, di ciliegia sotto spirito, indicano una qualità superiore. Un vino pronto per essere gustato anche dopo pochi anni di riposo, lungo, avvolgente, emozionante, di grande bevibilità e longevità allo stesso tempo.
    (2018 e 2014 non sono state prodotte perché annate pessime).

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2017: In questo calice vince il “naso identitario” con sentori predominanti di cuoio e una riduzione delle note di tabacco tipici di vini maturi che iniziano a mostrare un bouquet più complesso e sfumature evolute. L’ampia presenza di tannini, che asciugano il palato, palesa che il vino potrebbe ancora beneficiare di qualche anno in cantina per arrotondare ulteriormente la sua struttura e permettere all’acidità di integrarsi meglio con le altre componenti.

    La persistenza e la complessità aroma gustativa, con frutta rossa come ciliegia e lampone e cenni ematici, mostrano il suo grande carattere e lunga vita. Certamente, un vino che lascia un’impressione marcata e promette ulteriori evoluzioni con l’invecchiamento.

    2016: un vino ricco e avvolgente, con aromi intensi e profondi. Il legno si fonde armoniosamente con gli altri elementi, donando una nota di raffinatezza e di balsamicità. Sorso di struttura, elegante, avvolto da una sensazione di pienezza, di frutta più scura in confettura e un tannino morbido e vellutato.
    Il vino sembra essere un grande cavallo di battaglia, un vero e proprio protagonista, con una persistenza lunga e piacevole, e un tocco affumicato che aggiunge complessità.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2016 Riserva: un passo in più per questo calice che mostra un colore rubino brillante con riflessi granati e una piacevole esperienza olfattiva data dall’intenso profumo erbaceo, fruttato maturo e dolce. La freschezza e l’acidità bilanciate nel sorso rendono questo vino straordinario. Il tannino marcato, ma ben integrato, insieme ai toni di cioccolata, liquirizia e frutto scuro come la prugna, lo rendono un vino polposo e carnoso. Chiusura su eleganti note di cuoio. Una standing ovation per questa riserva.
    Le riserve vengono fatte solo nelle annate eccellenti (le prossime saranno la 2019 e la 2020).

    2015: Olfatto chiuso nella sua intimità, la corteccia e il cioccolato scuro portano una sensazione terrosa e ricca, mentre il balsamico ed erbaceo aggiungono un tocco di freschezza. I fiori leggermente appassiti richiamano l’immagine di un pot pourri, con i loro profumi misti. Tuttavia, al palato, sembra che questa annata sia meno identitaria e più fredda, con un aumento anche del grado alcolico nel calice. Il carruba contribuisce a questa complessità, ma in modo più timido rispetto alle altre note. Inoltre, non raggiunge quella freschezza che ci si aspetta.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2013: Un vino molto evoluto, con note di carruba, terroso, spezie marcate, china, nocciole e grafite. La sua freschezza è ancora evidente, con una spalla acida alta. Al palato, risulta ampio e persistente, e sembra avere ancora molto tempo davanti a sé. I fiori appassiti e le note di marmellata di frutta scura completano il quadro di questo calice intrigante. D’altronde è un frutto che riesce a nascondere bene il passar del tempo.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

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    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

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