Il Re dei Vini torna a Roma: Nebbiolo Nel Cuore, l’evento da non perdere
di Carol Agostini
Roma si prepara ad accogliere l’XI edizione di “Nebbiolo Nel Cuore”, l’evento dedicato a uno dei vitigni più prestigiosi d’Italia. L’appuntamento è fissato per domenica 12 e lunedì 13 gennaio 2025 presso il suggestivo Grand Hotel Palatino, situato in via Cavour 213. Due giornate intense di degustazioni, masterclass e scoperte enologiche che celebrano l’eccellenza del Nebbiolo nei suoi territori d’elezione.
Un appuntamento consolidato per appassionati e professionisti
Dopo anni di successo, “Nebbiolo Nel Cuore” è ormai un punto di riferimento per gli amanti del vino e gli operatori del settore nella Capitale. La manifestazione si distingue non solo per la qualità dei vini presentati, ma anche per l’approccio didattico che la caratterizza. Attraverso banchi di assaggio e masterclass, i partecipanti avranno l’opportunità di scoprire le nuove annate e conoscere cantine emergenti che si affacciano per la prima volta a questo importante palcoscenico.
L’obiettivo dell’evento non è solo quello di celebrare la qualità del Nebbiolo, ma anche di raccontare le storie e le tradizioni che ne fanno uno dei simboli più rappresentativi dell’enologia italiana. Cultura, sorrisi, volti e racconti si intrecciano per offrire un’esperienza unica e autentica.
Novità dell’edizione 2025
Per questa nuova edizione, l’evento si svolgerà in due giorni consecutivi, posticipando la conclusione a lunedì 13 gennaio. Questa giornata sarà interamente dedicata agli operatori del settore, con una serie di iniziative pensate per favorire il networking e l’approfondimento professionale.
Modalità di ingresso:
Per gli operatori del settore, l’ingresso è gratuito previa registrazione, acquistando il calice da degustazione al costo simbolico di 5€.
Per il pubblico generale, l’ingresso è previsto esclusivamente domenica 12 gennaio, con accrediti limitati a causa dell’elevata richiesta di partecipazione.
Programma dettagliato dell’evento
Domenica 12 gennaio 2025
Ore 12:00: Apertura dei Banchi di Assaggio
Ore 11:30: Masterclass “I Coup De Coeur in degustazione”, dedicata ai vini che hanno ottenuto la massima menzione nella guida “Il Nebbiolo”.
Ore 14:30: Verticale parallela dei Barbaresco della Cantina Renato Fenocchio di Neive.
Ore 17:00: Masterclass “Il Timorasso: la rivoluzione bianca dei Colli Tortonesi”.
Ore 20:00: Chiusura dei Banchi di Assaggio.
Lunedì 13 gennaio 2025
Ore 11:00: Apertura dei Banchi di Assaggio.
Ore 14:00: Premiazione dei vini selezionati nella guida “Il Nebbiolo”.
Ore 18:00: Chiusura dei Banchi di Assaggio.
Masterclass: un viaggio nella cultura enologica
Le masterclass, cuore pulsante dell’evento, si svolgeranno nella sala conferenze del Grand Hotel Palatino e saranno curate da esperti del settore. Con approfondimenti sulle diverse espressioni del Nebbiolo e delle sue declinazioni territoriali, ogni sessione offrirà ai partecipanti un’esperienza formativa e sensoriale indimenticabile.
Perché partecipare?
“Nebbiolo Nel Cuore” è un’occasione imperdibile per scoprire le peculiarità di uno dei vitigni più nobili d’Italia e per entrare in contatto con produttori, appassionati e professionisti. Inoltre, rappresenta un momento di celebrazione del legame tra vino e territorio, promuovendo la conoscenza e l’apprezzamento di una cultura enologica ricca e variegata.
Per ulteriori informazioni e prenotazioni delle masterclass, è possibile contattare gli organizzatori via e-mail.
Non perdete questa straordinaria occasione per celebrare il Nebbiolo, il suo fascino senza tempo e i territori che ne custodiscono il segreto. Vi aspettiamo a Roma per brindare insieme al Re dei Vini!
Il Fascino di un Press Tour: Esperienze, Curiosità ed Emozioni, Chef Laura Marciani
di Carol Agostini
Immagina di essere invitato a partecipare a un press tour, un viaggio pensato per giornalisti e blogger, volto a scoprire e raccontare le meraviglie di un territorio. Il sole splende alto nel cielo mentre il gruppo di partecipanti si riunisce, pronto per un’avventura che promette di essere ricca di emozioni, sapori e storie.
L’Arrivo e la Prima Impressione
Il viaggio inizia con l’arrivo in una pittoresca cittadina, nascosta tra colline verdeggianti e vigneti dorati. L’aria è fresca e profuma di erba appena tagliata e fiori selvatici. La prima tappa è spesso un luogo di accoglienza, come una storica villa o un moderno agriturismo, dove i partecipanti possono lasciare i bagagli e rilassarsi prima di iniziare l’itinerario.
Il cuore del press tour è la scoperta del territorio. Le giornate sono scandite da visite guidate a luoghi di interesse storico e culturale. Ogni angolo racconta una storia: dalle antiche rovine romane ai castelli medievali, dalle chiese barocche ai piccoli borghi che sembrano essersi fermati nel tempo. Ogni tappa offre l’opportunità di conoscere la storia locale, arricchendo il viaggio con aneddoti e curiosità che solo una guida esperta può raccontare.
Uno dei momenti più attesi è la degustazione di vini e prodotti tipici. Il gruppo si ritrova in un’accogliente cantina, dove il proprietario, con passione e competenza, illustra le caratteristiche dei vini locali. Si assaggiano bianchi fruttati, rossi corposi e spumanti raffinati, accompagnati da formaggi, salumi e pane casereccio. Ogni sorso è un’esplosione di sapori, un viaggio sensoriale che permette di apprezzare la complessità e la ricchezza della produzione enologica locale.
Le serate spesso culminano in esperienze culinarie indimenticabili. Le lezioni di cucina con chef locali permettono ai partecipanti di mettere le mani in pasta e imparare i segreti delle ricette tradizionali. Si preparano piatti come la pasta fatta in casa, i ragù a lunga cottura e i dolci tipici, seguendo le indicazioni di maestri che conoscono ogni trucco del mestiere.
Le cene gourmet sono l’apice della giornata. Ristoranti di rinomati chef aprono le loro porte per offrire menu degustazione che esaltano i prodotti del territorio. Ogni piatto è un’opera d’arte, un connubio perfetto tra tradizione e innovazione, capace di stupire e deliziare anche i palati più esigenti. La cura dei dettagli, la presentazione impeccabile e la qualità degli ingredienti rendono ogni cena un’esperienza memorabile.
Partecipare a un press tour non significa solo visitare luoghi e assaggiare cibi prelibati, ma anche entrare in contatto con le persone che rendono speciale quel territorio. Gli incontri con produttori, artigiani, cuochi e abitanti locali arricchiscono l’esperienza di umanità e autenticità. Ascoltare le loro storie, condividere passioni e scoprire tradizioni secolari crea un legame unico e indissolubile con il luogo visitato.
Il Ritorno e la Condivisione
Al termine del press tour, i partecipanti tornano a casa con un bagaglio carico di emozioni, esperienze e nuove conoscenze. Le foto scattate, i taccuini pieni di appunti e le ricette raccolte saranno la base per articoli, reportage e post sui blog, permettendo di condividere con il proprio pubblico la bellezza e l’unicità del viaggio appena vissuto.
Un press tour è più di un semplice viaggio; è un’opportunità per esplorare, imparare e raccontare. Ogni esperienza vissuta, ogni sapore assaggiato e ogni storia ascoltata diventano parte di un racconto più grande, che trasforma il viaggiatore in un ambasciatore del territorio scoperto.
Vi racconto attraverso le foto di questo articolo la stima che provo per questa Mamma Chef, zia di ognuno di noi, di tutti coloro che si avvicinano alla sua cucina, vi voglio portare alla lussuria gustativa più profonda in un percorso di immagini che trasmettono gola e emozioni.
RISERVA GRANDE PRESENTA ROME WINE EXPO III EDIZIONE
Redazione – Carol Agostini
Il 2/3/4 marzo 2024 presso il GRAND HOTEL PALATINO in via Cavour 213/M, Roma, ROME WINE EXPO ritorna a Roma per la III edizione.
Attraverso banchi di assaggio e masterclass dedicate, potremo scoprire il potenziale di nuovi vini e nuove cantine che parteciperanno all’evento per la prima volta. Come sempre la didattica sarà prevalente, con masterclass straordinarie volte a raccontare la ricchezza assoluta di queste terre. Cultura, volti, sorrisi, tradizioni, esperienze di vita, racconti, emozioni… questo è ROME WINE EXPO.
Produttori dall’Italia e dal mondo riempiranno le sale del Grand Hotel Palatino.
Per la prima volta in Italia l’evento ospiterà alcuni produttori della Catalogna che presenteranno i loro vini sia in un banco di assaggio che in una prestigiosa masterclass dedicata. Presenti ancora una volta produttori della Georgia e della Francia a cui verranno dedicate due masterclass sulla Borgogna e sulla Champagne.
Il consorzio di Spoleto-Montefalco sarà presentre con cinque produttori per un focus sul Trebbiano spoletino, altre 2 masterclass saranno dedicate ai grandi vini italiani: l’Amarone e i bianchi laziali di Emiliano Fini. (info espositori: www.romewinexpo.com)
Informazioni varie
QUANDO E DOVE:
il 2/3/4 marzo 2024 presso il Grand Hotel Palatino (Rione Monti)
via Cavour 213/M – Roma
MODALITA’ DI INGRESSO ALLA MANIFESTAZIONE
E’ CONSENTITO UN INGRESSO GRATUITO PER OPERATORE
NEI GIORNI 2/3 MARZO
E 2 INGRESSI LUNEDì 4 MARZO
PER ACCREDITARSI OCCORRE COMUNICARE NOME E COGNOME IN RISPOSTA ALLA PRESENTE E-MAIL
PER ACCEDERE OCCORRE ACQUISTARE IN LOCO
CALICE E PORTACALICE AL COSTO DI 5€
EVENTUALI ULTERIORI ACCOMPAGNATORI POSSONO ACCEDERE
AL COSTO SCONTATO DI 15€
(attenzione: non è possibile introdurre calici personali)
PROGRAMMA
SABATO 2 MARZO 2024
•ore 12:00 Masterclass Sfida all’Amarone. Degustazione comparata, alla cieca, di grandi Amarone, Ripasso e Superiore di diverse sottozone della Valpolicella.
•ore 14:00 Apertura Banchi di Assaggio
•ore 15:00 Masterclass “Il mito leggendario della Borgogna”
•ore 17:30 Masterclass “L’evoluzione del Trebbiano spoletino”
•ore 20:00 Chiusura Banchi Di Assaggio
DOMENICA 3 MARZO 2024
•ore 12:00 Masterclass “I grandi bianchi di Emiliano Fini, nati tra il Tirreno e il grande vulcano laziale”. Sei annate di Malvasia Puntinata Lavente e Grechetto Cleto in doppia verticale e in comparata, dalla 2017 alla 2022.
•ore 14:00 Apertura Banchi di Assaggio
•ore 14:00 Masterclass “Lo Champagne. Il vino più celebrato del mondo”
•ore 17:00 Masterclass “Finca Qualificada. Il riflesso del terroir nei grandi vini della Catalogna” (ingresso riservato su inviti)
•ore 20:00 Chiusura Banchi di Assaggio
LUNEDI’ 4 MARZO 2024
•ore 11:00 Apertura Banchi di Assaggio
•ore 14:00 Premiazione vini del concorso enologico e vini selezionati dai partecipanti.
•ore 17:00 Chiusura evento
E’ possibile partecipare alle masterclass in programma secondo disponibilità. Gli operatori interessati possono prenotarsi in risposta alla presente e-mail.
Di seguito trovate le locandine delle 5 masterclass in programma. (info vini presenti alle masterclass: www.romewinexpo.com)
Vini da Terre Estreme: Celebrando l’Eccellenza Vitivinicola Eroica a Roma
Redazione – Carol Agostini
Nato con l’obiettivo di promuovere vini straordinari e unici al mondo, il evento “Vini da Terre Estreme” continua a essere un punto d’incontro privilegiato per consumatori evoluti, appassionati enogastronomi e professionisti del settore. Questa tredicesima edizione, la seconda a Roma, si terrà il 25 e 26 Febbraio presso l’Hotel Palatino, posizionato strategicamente nel cuore della città eterna.
Il Cuore Eroico della Tradizione Vitivinicola Italiana
L’evento, dedicato alla valorizzazione dei vini eroici, si propone di dare visibilità alle aziende partecipanti, coinvolgendo sia il consumatore evoluto che il settore commerciale. Questo appuntamento è un’occasione imperdibile per i produttori “eroici” interessati a stabilire o consolidare rapporti con operatori del settore come ristoranti, hotel, enoteche, wine-bar e acquirenti.
Gli Oli Eroici debuttano accanto ai Vini Eroici
In una novità di quest’anno, “Vini da Terre Estreme” ospiterà anche gli Oli Eroici selezionati da Jessica Iozza. Una Master Class guidata da Fabrizio De Biasi, Docente AIS, offrirà l’opportunità di esplorare la storia, la cultura e le caratteristiche organolettiche degli Oli Eroici.
Programma di Due Giornate Intense
Le due giornate saranno ricche di eventi, con workshop sui “Vini Eroici” aperti al pubblico professionale e agli appassionati wine lovers. Inoltre, saranno proposte MasterClass riservate a un pubblico selezionato su prenotazione, offrendo momenti di approfondimento sui vini e gli oli “eroici”.
MasterClass in Evidenza
“Il coraggio di essere unici: paesaggio Chilometrico Consapevole” (25 Febbraio, ore 11:30): Questa MasterClass, condotta da Carlo Catani, presidente dell’Associazione Tempi di Recupero, esplorerà gli scenari di consapevolezza legati al paesaggio vitivinicolo eroico, con una degustazione di otto etichette eroiche delle “Cantine del Recupero”. Si approfondiranno le strategie per il futuro, il recupero dei terreni e dei vitigni abbandonati, promuovendo una viticoltura sostenibile.
“Il coraggio di essere unici: le bolle estreme d’annata” (25 Febbraio, ore 16:00): Andrea Petrini (SlowFood Roma) guiderà la degustazione di dieci etichette di spumanti, metodi classici di vecchie annate, provenienti da dieci aree impervie della Penisola.
MasterClass “OLI EROICI d’ITALIA” (26 Febbraio, ore 18:00): Fabrizio De Biasi illustrerà la storia, la cultura e le caratteristiche organolettiche degli Oli Eroici.
Biglietti e Informazioni:
Il biglietto giornaliero per la degustazione libera ai banchi d’assaggio è di €25, con riduzioni disponibili per prenotazioni online.
I biglietti per le MasterClass sono disponibili al costo di €35, con l’opzione di accedere anche alla degustazione libera ai banchi d’assaggio.
Operatori del settore Ho.Re.Ca. in possesso di invito hanno accesso gratuito.
Tariffe ridotte sono disponibili per operatori professionali e associati ad alcune associazioni enogastronomiche.
Gli accrediti per la stampa e gli operatori del settore sono disponibili su richiesta tramite email a info@pilotagreen.it.
“Vini da Terre Estreme” continua a essere il luogo dove l’eccellenza vitivinicola eroica incontra l’apprezzamento e la curiosità di un pubblico appassionato, contribuendo a preservare e promuovere la ricchezza di queste produzioni straordinarie.
Dalla ferrea volontà dello chef Carmelo Carnevale, nasce a Londra ICC – Italian Culinary Consortium, consorzio internazionale di chef professionisti e membri della ristorazione con la passione per l’ospitalità italiana.
ICC ha come obiettivo la valorizzazione della professione in tutti i rami dell’ospitalità promuovendone le attività del comparto nell’interesse di tutti i membri associati e nel riconoscimento della professione dell’alta arte culinaria.
Collabora con vari enti esaminatori e istituti di istruzione professionale nel settore dell’alberghiero.
Oggi annovera delegazioni nelle Isole Canarie, Romania, Georgia, Russia, Austria, Danimarca, Belgio e Canada. Prossime le aperture delle delegazioni di Singapore, Hong Kong, Thailandia, India, Dubai, Serbia e Repubblica Ceca.
In Italia, si sta consolidando con delegazioni ufficiali in varie regioni quali Sicilia, Marche, Lazio e Puglia.
ICC è partner ufficiale dell’evento Vini da Terre Estreme che si terrà a Roma il 25 e 26 Febbraio prossimi.
Vini da Terre Estreme si riconferma come importante evento di promozione commerciale italiano, e non solo, per la comunicazione e valorizzazione della viticoltura eroica quella prodotta con uve coltivate in zone sconosciute, geograficamente impervie, in minuscoli fazzoletti di terra strappati alla montagna o al mare.
Dopo il grande successo di pubblico della prima edizione, che ha registrato la partecipazione di oltre mille appassionati, l’evento diVino fa ritorno nella Capitale.
Redazione – Carol Agostini
Le date fissate sono il 3 e 4 Febbraio 2024, mantenendo la stessa location, Villa Piccolomini sull’Aurelia Antica.
La selezione della Decanter Wine Academy porterà quest’anno ben 90 cantine provenienti da tutta Italia, offrendo oltre 230 etichette in degustazione. L’incantevole Villa Piccolomini, situata sull’Aurelia Antica con un giardino che si affaccia sul Cupolone di San Pietro, ospiterà l’evento. La villa dispone di un ampio parcheggio interno, gratuito per gli ospiti della manifestazione.
Protagonisti dell’evento saranno i vignaioli stessi, i quali presenteranno in degustazione le loro etichette più rappresentative ai banchi d’assaggio. Avranno l’opportunità di raccontare direttamente i loro vini a giornalisti, operatori del settore e winelovers.
Un appuntamento imperdibile per gli appassionati del settore, un viaggio emozionale tra le cantine d’Italia, la nazione con il maggior numero di vitigni autoctoni al mondo.
Programma:
Sabato 3 Febbraio
Ore 16.00: Apertura banchi d’assaggio
Ore 17.30: Masterclass “Viaggio alla scoperta dei territori del Cesanese Docg” con i relatori Pina Terenzi, Presidente Consorzio Cesanese del Piglio Docg, e Pierpaolo Pirone, enologo AtWine consulenze. Prenotazione obbligatoria con posti limitati.
Ore 22.00: Chiusura banchi d’assaggio
Domenica 4 Febbraio
Ore 16.00: Apertura banchi d’assaggio
Ore 17.30: Masterclass “La vie en rosa che attraversa l’Italia” con i relatori Angelo Petracci, Referente Guida Vitae Ais Lazio, e Fabio Mecca, enologo dell’anno 2021. Prenotazione obbligatoria con posti limitati.
Ore 20.00: Chiusura banchi d’assaggio
Costo del biglietto: 30 euro. Il biglietto include la degustazione libera dei vini delle 90 cantine presenti e finger food del catering di Villa Piccolomini, con primi piatti caldi e assortimento di salumi e formaggi. I soci di associazioni come Sommelier Ais, Ars, Assoenologi, Assosommelier, Degustibuss, Fis, Fisar, Onav, Ses, avranno una riduzione del biglietto, al costo di 20 euro, presentando la tessera all’ingresso.
Stampa e Operatori del Settore: Per accredito, è possibile inviare una mail a accrediti@decanterwineacademy.org entro sabato 20 gennaio, specificando testata, numero di tessera e il link di un articolo firmato sull’enogastronomia per i giornalisti, o tipo di attività e partita iva per gli operatori del settore. I blogger possono inviare una mail che verrà valutata dallo staff.
RISERVA GRANDE PRESENTA: NEBBIOLO NEL CUORE X EDIZIONE, il 13 e 14 gennaio 2024 presso il GRAND HOTEL PALATINO, in via Cavour 213/M, Roma
Redazione – Cristina Santini e Carol Agostini
Torna a gennaio 2024 l’evento di valorizzazione del regale vitigno Nebbiolo più importante della Capitale: NEBBIOLO NEL CUORE.
La manifestazione quest’anno raggiungerà un traguardo ambito, costruito dall’agenzia RISERVA GRANDE con determinazione e tanto impegno, anno dopo anno: la sua DECIMA EDIZIONE.
Tutti gli appassionati, wine-lovers, eno-addicted ed operatori del settore dell’amato vitigno Nebbiolo saranno accolti il 13 e 14 gennaio 2024 presso il Grand Hotel Palatino di Roma, sito in via Cavour 213/M.
LA MISSION DI NEBBIOLO NEL CUORE
Nebbiolo nel Cuore è un’iniziativa che consente al visitatore non solo di degustare il Nebbiolo espresso nelle sue molteplici e affascinanti tipologie, ma rappresenta anche un impegno culturale nella promozione di questo straordinario vitigno e delle sue terre di elezione.
“Nebbiolo Nel Cuore ritorna a Roma per l’edizione del decennale. Dieci anni di valorizzazione del Nebbiolo attraverso i suoi prestigiosi territori di elezione. Attraverso banchi di assaggio e masterclass dedicate, ancora una volta potremo scoprire il potenziale delle nuove annate che verranno presentate e nuove cantine che parteciperanno all’evento per la prima volta.” – dichiara Marco Cum, titolare di RISERVA GRANDE, ideatore e patron di Nebbiolo nel Cuore, – “Come sempre la didattica sarà prevalente, con masterclass straordinarie volte a raccontare la ricchezza assoluta di queste terre. Cultura, volti, sorrisi, tradizioni, esperienze di vita, racconti, emozioni… questo è Nebbiolo Nel Cuore.
PER CONSULTARE LA LISTA AGGIORNATA DELLE AZIENDE ADERENTI DIGITARE:
ESPOSITORI NEBBIOLO NEL CUORE X
LA GUIDA APP “IL NEBBIOLO”
Riserva Grande nel corso di questa decima edizione presenterà la nuova ed innovativa GUIDA SUL NEBBIOLO e sui suoi territori d’eccellenza. Un vero e proprio VADEMECUMper i suoi utenti, realizzato per mezzo di un’APP: “IL NEBBIOLO”.
La guida, il cui progetto è stato presentato nel corso della nona edizione di Nebbiolo nel Cuore, ha richiesto il lavoro di una redazione qualificata e del contributo prezioso di commissari esterni esperti e competenti, che è durato un anno intero.
“La guida rappresenta uno strumento pratico, facilmente consultabile, che ha il fine prioritario e culturale di trasmettere la conoscenza più approfondita delle terre, della produzione e dei produttori di Nebbiolo.” – dichiara Marco Cum riguardo a questo progetto – “Ma sarà anche un’app utile per i viaggiatori appassionati di Nebbiolo, che vogliano visitare i luoghi in cui il grande vitigno viene prodotto”.
LA PRESENTAZIONE
La GUIDA VADEMECUM NEBBIOLO NEL CUORE verrà presentata ufficialmente domenica 14.01.23 alle ore 11.30, alla presenza anche della STAMPA ACCREDITATA.
Nel corso della presentazione, verranno consegnati i diplomi ai produttori delle etichette che hanno ottenuto i più importanti riconoscimenti d’eccellenza: IL GRAPPOLO ORO – vini che hanno ottenuto il massimo punteggio (i grappoli assegnati sono stati bronzo, argento o oro); Il COUP DE COEUR – vini che hanno ottenuto il grappolo oro, dotati di qualità uniche ed esclusive, tanto da suscitare un forte impatto emotivo.
Oltre a questi vini d’eccellenza, verranno premiati i vini che rappresentano, al meglio, alcune categorie di valutazione adottate in guida (rappresentate da relative icone), TRE per ogni seguente categoria:
TERRITORIALITA’ – vini che si distinguono per la capacità di esprimere al meglio il loro territorio d’origine, caratteristica che li rende riconoscibili e unici; EVOLUZIONE – vini dalle caratteristiche sensoriali che necessitano di ulteriore affinamento, per esprimere compiutamente tutto il potenziale espressivo, comunque già presente al momento della degustazione; EQUILIBRIO – vini dalla eccellente complessiva piacevolezza di beva, grazie al perfetto bilanciamento tra le sensazioni gustative di durezza e morbidezza; VERSATILITA’ – vini dotati di ottima capacità di essere abbinati ad un’ampia varietà di piatti diversi; RAPPORTO QUALITA’ PREZZO – vini che offrono un eccellente equilibrio tra le loro caratteristiche sensoriali, la loro complessità e il loro prezzo di acquisto.
Per partecipare alla presentazione, è necessario richiedere accredito all’indirizzo mail: accrediti@riservagrande.com ed attendere relativa conferma (con tale accredito sarà possibile anche partecipare al resto della manifestazione, all’apertura dei banchi d’assaggio). È previsto il rilascio di UN SOLO ACCREDITO PER TESTATA/BLOG/PROFILO.
A CHI È RIVOLTO NEBBIOLO NEL CUORE?
Lo scopo della manifestazione è quello primario di coinvolgere gli operatori del settore, quali:
1. Stampa specializzata e non (per una massiccia diffusione mediatica dell’evento)
il 13 e 14 Gennaio 2023 presso il Gran Hotel Palatino (Rione Monti) – via Cavour 213/M – Roma
PROGRAMMA
Attenzione: le masterclass sono a posti limitati, si consiglia la prenotazione online
SABATO 13 GENNAIO 2024
– ore 14:00 Apertura Banchi di Assaggio
– ore 15:00 Masterclass. “L’insostenibile leggerezza dell’essere. Il riflesso del Terroir nei vini di Mascarello Mauro”. Info e prenotazioni: QUI
– ore 17:30 Masterclass. “Da un’antica leggenda un vino prodigioso: L’erbaluce”. Info e prenotazioni: QUI
– ore 20:00. Masterclass. “Le zone e i terroirs del Nebbiolo. Ricognizione storica dei grandi territori del Nebbiolo attraverso i suoi protagonisti”. Grandi vini nebbiolo in abbinamento a piatti del territorio. Info e prenotazioni: QUI
– ore 20:00 Chiusura Banchi Di Assaggio
DOMENICA 14 GENNAIO 2024
– ore 11:00 Apertura Banchi di Assaggio
– ore 12:00 Presentazione della guida IL NEBBIOLO e premiazione dei vini.
ore 14:00 Masterclass. ” La viticoltura eroica tra Carema e Donnas e la rinascita di un territorio unico”. Info e prenotazioni: QUI
– ore 17:00 Masterclass. “Il Nebbione. Bollicine VS Nebbiolo. Dallo stesso grappolo grandi vini rossi e spumanti di qualità”. Info e prenotazioni: QUI
– ore 19:00 Chiusura Banchi di Assaggio
MODALITA’ DI INGRESSO ALLA MANIFESTAZIONE
– Ingresso giornaliero 27€
– Ingresso 2 giorni 40€
– Sconto Sommelier 22€ (Previa dimostrazione tesserino con validità anno in corso)
– Prevendita con sconto on-line QUI
ACCREDITI STAMPA
La richiesta di accredito ONLINE potrà essere effettuata ENTRO MERCOLEDI’ 10 GENNAIO compilando il form QUI
OPERATORI HORECA
La richiesta di accredito ONLINE potrà essere effettuata ENTRO MERCOLEDI’ 10 GENNAIO compilando il form QUI.
La conferma per l’accredito operatoti sarà inviata per mail. È previsto il rilascio di UN ACCREDITO OPERATORI PER TESTATA/BLOG/ATTIVITA’ e per ciascun operatore UN SOLO ACCOMPAGNATORE a prezzo ridotto (20€ invece di 25€). L’ACCREDITO sul posto sarà possibile presentando TESSERINO o BIGLIETTO DA VISITA all’entrata.
INFO
Saula Giusto
Ufficio Stampa, Comunicazioni e Relazioni Pubbliche di Nebbiolo nel Cuore
Telefono di riferimento:393 2854426
Marco Cum
Organizzatore di Nebbiolo Nel Cuore
eventi@riservagrande.com
info@nebbiolonelcuore.com www.nebbiolonelcuore.it
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/3189380371361166
infoline: 3396231232
PROGETTO ROMA DOCet 2023, Secondo Tour sul bordo del Vulcano
Di Cristina Santini
Dopo avervi parlato del primo tour itinerante (da leggere) e della storia di alcune cantine situate all’interno dell’areale dei Castelli Romani, un’area di natura vulcanica, a sud est della Capitale, originata dal crollo del Vulcano Laziale centinaia di migliaia di anni fa, è il momento di raccontarvi di un altro complesso, sempre vulcanico ma differente. Dall’area tuscolana che comprende Colonna, Frascati, Grottaferrata, Monte Porzio Catone, Montecompatri, Rocca di Papa, Rocca Priora che guarda verso Roma, ci spostiamo nella parte opposta verso la costa ovvero nell’area lanuvina e parte dell’area artemisia.
A parlare sono state le aziende del Consorzio di Tutela Vini Roma Doc, promotrici della Denominazione e del patrimonio naturale e vitivinicolo, che ci hanno ospitato e raccontato la storia aziendale e il territorio sul quale abbiamo camminato.
La prima tappa ci porta al GOTTO D’ORO, la Cantina Sociale che da quasi otto decenni, ormai, per il territorio dei Castelli Romani, è stata molto più di una semplice cantina. E ce la racconta Marco Zanibellato.
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, questa realtà produttiva ha rappresentato un’autentica scintilla di speranza, un messaggio deciso, nell’unica direzione allora possibile: la rinascita attraverso la resilienza. Una capacità che ha portato in questi anni ad una nuova identità per i vini dei Castelli che da tempo sembrava essersi appannata.
La cooperativa, nata nel 1945 nello stabilimento di Ciampino andato poi distrutto, arrivata a Marino nei primi anni ‘70, si occupa della lavorazione delle uve raccolte dai 200 soci conferitori, situati nelle zone di Roma Sud fino alla provincia di Latina, al confine con Cisterna e Aprilia per un totale di 1000 ettari. Segue tutte le fasi, dalla vinificazione, all’affinamento, all’imbottigliamento, allo stoccaggio di magazzino fino alla distribuzione dei prodotti in tutta Italia e in buona parte del mondo per un totale di sette milioni di bottiglie vendute all’anno.
Le uve, conferite il giorno stesso della raccolta (40 giorni di vendemmia, da fine agosto con le precoci fino al 10/15 di ottobre con le più tardive), giunte in cantina, vengono pesate sulle grandi bilance, nelle postazioni di ricezione, ed eseguite le prime analisi sullo stato di salute, vengono destinate alle differenti Doc.
In questo stabilimento si producono 3 Doc: Marino, Castelli Romani e Roma Doc nella doppia linea, Vinea Domini per la ristorazione e la linea Settantacinque75 per la grande distribuzione. Paolo Peira è il consulente enologo che ha intrapreso il percorso di Vinea Domini.
All’interno, osserviamo l’immenso panorama delle 10 presse pneumatiche chiuse, utilizzate per la pressatura soffice, e le grandi vasche di cemento risalenti al 1971, non tutte in uso, che grazie ai finanziamenti europei sono state rinnovate e riutilizzate. Tre livelli di cantina composti, come la vecchia tecnologia enologica prevedeva, da Silos in cemento armato autoportante, utili per una decantazione agevole e uno stoccaggio più lungo del vino poiché neutri e inerti rispetto all’acciaio. Ovviamente ci sono anche le vasche in acciaio e sono adottati entrambi i sistemi.
Riportiamo una breve citazione tratta dalle parole del Presidente Luigi Caporicci, purtroppo scomparso prematuramente quest’anno, mandata in onda nella sala prima della degustazione: “In questi anni abbiamo fatto lavori per migliorare tutta la produzione del calore, caldo-freddo, la produzione di energia elettrica con l’impianto fotovoltaico, la depurazione delle acque anche per l’utilizzo quotidiano con un impianto di osmosi che è all’avanguardia. La Regione Lazio e i fondi europei sono stati un grosso incentivo per gli operatori laziali. Attingere ai fondi del programma di sviluppo rurale della Regione Lazio è una buona opportunità. Nei prossimi 10 anni il nostro obiettivo è quello di valorizzare il prodotto per far si che il Lazio sia una regione apprezzata per quello che è”.
Ma veniamo alla degustazione dei sei vini raccontata da Paolo Peira e Marco Zanibellato.
Il primo calice è un DOC Roma Bianco 2021, Malvasia Puntinata in purezza, della Linea Settantacinque75, un entry level che ricorda i 75 anni di vita della Cantina. Le uve vengono raccolte volutamente più tardi per raggiungere una certa struttura, per arrivare ad un vino che all’olfatto è nel pieno della sua maturità, quindi da una parte ha perso quella freschezza che inizialmente aveva nei primi mesi, per lasciare il posto ad una aromaticità più decisa e più sostenuta che va verso frutti e fiori un po’ più maturi. E’ un vino di facile beva che dopo un anno di bottiglia ha una certa morbidezza e un’acidità che ha ceduto il passo a dei composti più morbidi.
In alcuni casi, alcune partite vengono raccolte prima della perfetta maturazione per avere un serbatoio di acidità naturale, per una certa freschezza atta a garantire il potenziale evolutivo, da poter poi assemblare con il resto della Malvasia.
La Vinea Domini è la nuova linea della Gotto d’Oro, un prodotto non di qualità superiore, ma di qualità diversa, fatto con intenzioni diverse. Il secondo calice è un DOC Roma Bianco Malvasia Puntinata 2022, la varietà autoctona della zona, una malvasia che non è aromatica come quella delle Lipari, non è così neutra come a volte è la Malvasia Istriana, ma è un’uva intermedia che a seconda del momento della raccolta, concede una risposta sensoriale distinta e netta. Raccolta anticipatamente regala un vino molto semplice, beverino, dotato di una pericolosa bevibilità; lasciata maturare come accade per la Doc Roma, raggiunge un carattere più importante e strutturato.
Questi primi due vini sono estremamente didattici: nel primo si ha l’idea della Malvasia raccolta in anticipo, agrumata, dalla spiccata acidità e mineralità; nel secondo quella della frutta più matura, con canditi, ricche note balsamiche e caratteristici accenni mentolati.
In quest’area dei Castelli Romani dove la Denominazione del Frascati rappresenta quasi la metà dei vini “castellani”, non poteva mancare nel nostro panel di degustazione il Frascati Superiore Docg 2022, composto da Malvasia di Candia e Trebbiano Toscano, imbottigliato da poche settimane, ancora molto fresco e delicato. Il disciplinare prevede l’obbligo di produrre, vinificare e affinare i vini di questa Denominazione nel proprio areale di produzione con, come in questo caso, la deroga dell’imbottigliamento nello stabilimento di Marino.
A differenza dei vini di Marino prodotti in un’area esposta all’influenza del mare, Frascati è tutt’altra zona con vigneti coltivati sulle colline di media altitudine, rivolte verso l’Appennino, dove l’influsso marino vien meno e regala vini un po’ più austeri, più verticali, più acidi, vini che sopportano meglio anche l’invecchiamento con una freschezza e una spinta aromatica distinta.
I vigneti, coltivati a filare, hanno superfici molto ridotte, si parla di singole proprietà e non aziende estensive, con un’età media di 30 anni, caratteristica peculiare della zona del Frascati.
La Malvasia di Candia è una varietà che ha pochi sentori e il Trebbiano Toscano o Procanico anch’esso abbastanza neutro. I profumi che avvertiamo al naso di rosa e banana sono i classici profumi di fermentazione liberati dai lieviti, attraverso lo shock termico grazie al quale vengono esaltate tutte le componenti aromatiche.
I vini di questa zona, siano essi Frascati, Marino o DOC Roma, hanno un carattere in comune che è dato dall’areale di provenienza, ovvero quella mineralità olfattiva che talvolta si traduce anche in una sapidità gustativa.
Oggi se ne parla molto rispetto al passato, si mette l’accento su questa mineralità, su questa sapidità, talvolta sbagliando facendo riferimento ai sali minerali del terreno. Sarebbe molto più facile dire che il vino è salato perchè c’è il sale, in realtà c’è il sale ma non è quello che determina questi caratteri, sono altri composti che derivano comunque da questi suoli vulcanici.
Passando ai rossi delle due linee, abbiamo assaggiato il DOC Roma Rosso 2020 della linea Settantacinque75 (60% Montepulciano e 40% Sangiovese) e il DOC Roma Rosso 2020 della linea Vinea Domini (60% Montepulciano e 40% Cesanese) dove la percentuale del Montepulciano, principale vitigno a bacca rossa, è prevista non meno del 50% come da disciplinare.
Il quarto calice rosso, nonostante sia una 2020, è ancora di un bel rosso rubino, porpora ai bordi, dove prevale il Montepulciano e vengono meno le note di violetta e di speziatura del Sangiovese. Si avverte più la frutta rossa, la marmellata di prugne, di amarene, anche un po’ mature. L’annata è stata splendida, l’escursione termica ha garantito il mantenimento dell’acidità nelle uve e la struttura polifenolica nei rossi. L’uso del legno è presente ma in maniera delicata partecipando alla complessità aromatica con una leggera speziatura sul finale, pur mantenendo le proprietà sensoriali dell’uva. E’ un vino che può stare ancora a lungo in bottiglia senza mostrare segnali di involuzione, con un tannino di grande morbidezza.
Il Montepulciano ha trovato la giusta connotazione sulle pendici dei Castelli Romani, matura tardi e quindi a volte si è costretti a raccoglierlo in anticipo più per ragioni di sanità che per ragioni di maturazione, specie nelle annate in cui l’autunno arriva molto presto. Raccolto troppo presto mostra un tannino un po’ rugoso, astringente.
Nel quinto calice, il Roma Doc Rosso Vinea Domini 2020, che affina sei mesi in barrique non di primo passaggio, ritroviamo la frutta rossa che ancora è percettibile, un ricco mix di note terziarie come la vaniglia, la noce di cocco, le spezie, la nota affumicata di salsa barbecue e descrittori che richiamano la cioccolata, il cacao e il tabacco da sigaro. Con un anno di ritardo sul mercato è un altro vino. Bisogna attenderlo.
Ultimo ma non per importanza, il Cesanese del Piglio Docg 2021, da 100% Cesanese di Affile, altra DOCG Rossa del Lazio, prodotta veramente in numeri molto limitati. Siamo al Piglio, una zona con un’altitudine più elevata che garantisce la giusta maturazione e una varietà nuovamente tardiva, dalle rese minime, l’alter ego della Malvasia Puntinata.
E’ un vino che ha un impatto cromatico molto denso, profondo e sostenuto, segue un affinamento molto lungo in legno grazie al quale il Cesanese, oltre a mostrare intense note di more selvatiche, fragoline, regala sensazioni di fiori appassiti come la rosa. Etereo, balsamico, con un’impronta decisa di tostatura e una fusione particolare tra il caffè e la cioccolata bianca. Potenza di beva, freschezza acida pungente, ha comunque bisogno di riposare ancora in bottiglia per qualche mese, anche qualche anno. Insomma dà degli ottimi risultati a condizione che lo si lasci maturare.
Il nostro tour prosegue nelle Cantine SAN MARCO, una delle più importanti aziende vinicole della provincia di Roma. Un cammino iniziato tanto tempo fa grazie a due uomini, il pugliese Umberto Notarnicola e il piemontese Bruno Violo, originari quindi di Regioni famose per l’ottimo vino rosso che nel territorio dei Castelli Romani hanno dato vita nel 1972 alla Cantina situata sul Colle di San Marco, dal quale prende il nome. Il progetto è portato avanti oggi dai loro figli, Danilo Notarnicola e Pietro Violo che negli anni hanno introdotto nuovi vitigni e, allo stesso tempo, valorizzato le principali varietà autoctone del Lazio.
“Siamo più o meno nel centro della zona di produzione del Frascati – racconta Pietro Violo, Enologo e Responsabile del controllo qualità – come tipologia maggiormente importante, poi ovviamente abbiamo tutti i vini che si porta dietro il Lazio Castelli Romani. Ultima nata la DOC Roma, una denominazione giovane con una crescita lenta ma solida. Innanzitutto partiamo dal nome importante recepito forse più all’estero che non in casa nostra, questo però può essere un buon veicolo. Fortunatamente i quantitativi non sono così tanti, crescono ma impiegano il tempo delle produzioni agricole, piuttosto lentamente, ma è una cosa secondo me positiva”.
Tre linee di vinificazione equivalenti, fondamentalmente per dare la possibilità di lavorare più tipologie di prodotto e per riuscire a fare un maggior numero di selezione possibile sui prodotti stessi. Ovviamente il grosso delle vinificazioni riguarda i vini bianchi.
Le uve, provenienti sia dalle proprietà seguite direttamente sia dai circa 120 piccoli conferitori storici situati tra Frascati e Monteporzio Catone, vengono immediatamente pigiate e diraspate soprattutto le bianche per andare poi o direttamente in pressa oppure in vasca per la macerazione a freddo a 6/8°C. Si tratta di macerazioni che variano dalle 6 alle 8, anche 12 ore a seconda della tipologia di uva. Poi seguono le lavorazioni tradizionali.
La produzione, destinata equamente tra 50% all’estero e 50% in Italia e presente in tutti i mercati, si aggira appena al di sotto dei 3 milioni di bottiglie l’anno di cui Doc Roma intorno alle 70000 bottiglie, in crescita. Il Roma Doc si difende bene, inizia ad essere richiesto e questo è molto importante per la nuova denominazione.
La base del Bianco è Malvasia Puntinata, alla quale vengono aggiunti in blend, a seconda dell’andamento dell’annata e delle caratteristiche, Bellone e Bombino. Nel caso del Rosso, Montepulciano insieme al Sangiovese e parte del Syrah.
Il 50% minimo delle varietà maggiori previsto dal disciplinare è stato un buon inserimento, soprattutto per il Montepulciano, scelta ben calata nel territorio dove matura bene, un territorio tardivo per cui sarebbe stato inutile scegliere come base un vitigno precoce. La scelta di dare delle date minime per far uscire i prodotti, il 15 marzo per i bianchi e i 2 anni per i rossi riserva, ha tolto la possibilità di fare vini da consumo eccessivamente veloce che spesso non hanno un riscontro o un’impronta qualitativa adeguata.
Gradualmente la Cantina è stata ampliata per cui storicamente sono conservate tutte le tipologie di vasche, dal cemento, alla vetroresina, all’acciaio. Articolata su due livelli con una profondità di 10 metri, nei tre lunghi corridoi si svolgono le fermentazioni, le lavorazioni e la conservazione dei vini. Le vasche hanno delle piastre di controllo temperatura, per cui ognuna può essere gestita singolarmente dando la possibilità di lavorare con temperature differenti ma nei medesimi tempi. Le barrique, di norma, non sono mai solo di primo passaggio, perché il legno deve risultare una sensazione riconoscibile ma leggera. La necessità del numero di botti è sempre più ridotta, la Riserva esce almeno con 24 mesi dopo la vendemmia, per cui si ha tutto il tempo di preparare una base che poi andrà assemblata con la parte in acciaio per ottenere un giusto equilibrio.
Il 90% dei controlli viene eseguito internamente attraverso un laboratorio per cui ogni movimentazione, filtrazione, aggiunta che genera un campione viene controllato, registrato nel software gestionale, in modo da garantire la tracciabilità del prodotto, dalla raccolta dell’uva al giorno dell’uscita della bottiglia.
Oltre la parte analitica, c’è l’assaggio dei vari prodotti e quindi ogni mese si ha già un’idea di ciò che si andrà poi ad utilizzare nel mese successivo, fino al post imbottigliamento. Periodicamente vengono prelevate alcune bottiglie per lotto per verificare da lì ai due anni successivi l’evoluzione del prodotto.
Dalla Cantina ci spostiamo a fianco, ospiti della Vinoteca San Marco dove abbiamo degustato i vini aziendali legati ai piatti del territorio.
In degustazione: Frascati Doc vino spumante Brut nove mesi a contatto con i lieviti (20/30% Malvasia del Lazio, 40/50% Malvasia di Candia, 5/10% Bombino) abbinato alle gustose bruschette, un tripudio di colori e sapori e al tagliere di porchetta e prosciutto; Roma Doc Bianco 2022 (60% malvasia puntinata, 25% Trebbiano Verde, 15% Greco), macerazione di 12 gg sulle bucce e affinamento in acciaio che ha accompagnato un piatto di rigatoni alla gricia; Roma Doc Rosso 2019 composto dall’80% Montepulciano e 20% Sangiovese vinificati tradizionalmente insieme con ripetuti rimontaggi e affinamento tra il cemento e l’acciaio che è andato ad accostarsi ad un bel piatto di rigatoni all’amatriciana.
A chiudere un Roma Doc rosso riserva 2018 dell’Azienda Villa Cavalletti di Grottaferrata (80% Montepulciano e 20% Cesanese) che affina metà in acciaio e metà in barrique usate rovere di Tronçais.
Il tour prosegue nell’Azienda agricola GABRIELE GAFFINO, un produttore giunto alla terza generazione che nel 2014 ha deciso di lasciare il suo primo lavoro per dedicarsi alla terra acquistata all’inizio degli anni ‘60 dal nonno, nato a Glasgow da una Famiglia di contadini emigrati.
In principio c’era solo il terreno e un casale diroccato che poi è stato completamente ristrutturato e trasformato in un luogo visitabile. Il progetto è ancora in divenire e ospiterà altre sale di vinificazione e il magazzino. Dal vendere inizialmente la sua uva, pian piano Gabriele è giunto a imbottigliare i suoi vini con proprie etichette.
La proprietà di 32 ettari, di cui 28 vitati e 2,5 a oliveto, è disposta in un unico blocco intorno all’Azienda, situata nel comune di Ardea, in Provincia di Roma, a 15 km in linea d’aria dal mare. Si tratta di un territorio a metà strada tra la terra vulcanica e il mare, caratterizzato dal suolo vulcanico misto ad argilla, ricco di microelementi e sostanze minerali.
La vendemmia è manuale, con l’utilizzo di cassette, non tutto il quantitativo viene vinificato, poiché una grande parte delle uve viene ancora venduta ma Gabriele ci confida che vorrebbe arrivare ad imbottigliare il 100%.
Sono stati mantenuti i vigneti più antichi, di Trebbiano Toscano e Malvasia di Candia, che hanno un’età media di 35/40 anni, reimpiantati nel tempo assieme a Montepulciano, Cesanese, Merlot, Syrah, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Sangiovese. Le varietà a bacca bianca in produzione, oltre le già citate, sono la Malvasia Puntinata, il Trebbiano Verde e il Viognier. E’ cosa certa che la posizione dei vigneti, così curati, e il vento costante che spira e asciuga perfettamente le uve aiutano nella gestione del biologico come anche il suolo dovuto alla vicinanza del Vulcano di Albano, il più antico del Lazio, quiescente.
L’azienda, ancora di piccole dimensioni, è cresciuta molto in questi anni, con una produzione di 75.000 bottiglie al momento, con l’intento di arrivare ad un numero maggiore. Per ora viene prodotto solo il Roma Doc rosso anche se nel piano di sviluppo è prevista la realizzazione del Roma Doc Bianco da Malvasia Puntinata in purezza.
Anche in questa realtà vige un rigido controllo in tutte le fasi e, avvalendosi del laboratorio interno, vengono eseguite tutte le analisi con l’enologo di cantina che permettono di avere una sorveglianza costante su quello che è l’andamento del vino e intervenire solamente al bisogno.
Piccoli vani nelle tre cantine ospitano i silos, molti dei quali di dimensioni considerevoli all’esterno, e la barricaia che un tempo era una cisterna dell’acqua piovana che veniva incanalata e utilizzata per i servizi del casale. Oggi chiusa, bonificata e resa una barricaia dove affinano i rossi.
Veniamo alla entusiasmante e concludente mini verticale del Roma Doc rosso, nelle annate 2018, 2019 e 2020, composto da uve provenienti dallo stesso appezzamento.
Risultato del blend 60% Montepulciano e 40% Sangiovese è un vino da lungo affinamento, 10/12 mesi in barrique di rovere francese di primo passaggio. Non tutta la massa matura in legno, a seconda delle annate si cerca di capire quanto utilizzarne per trovare il giusto equilibrio. In questo caso, il 40% della massa totale affina in barrique, poi segue il blend con la parte in acciaio. Dopo l’imbottigliamento, riposa quanto il tempo rimasto nella botte.
2020
Questa annata si distingue al naso per la sua intensità di frutta matura, anche sotto spirito e per la parte balsamica. Minerale, sapido e fresco il palato attorniato dalle note speziate decise di chiodi di garofano e meno di pepe nero, dalla viola leggermente appassita a chiudere in un finale pronunciato di liquirizia dopo qualche minuto. Un cavallo rampante giovane dal sorso ricco e copioso.
2019
Olfatto più evoluto per questo calice rispetto al precedente che inizialmente si è mostrato il più chiuso della batteria. Si riscontra al naso una consistenza golosa di marmellata di frutta rossa e tabacco che ritroviamo in bocca con un tannino integrato e una dolcezza invidiabile. Beverino e piacevole, è un vino che richiama alla beva senza annoiare.
2018
Il profumo della frutta nel tempo trascorso si trasforma in una sensazione balsamica vincente, combinata ad una leggera nota di anice. Il sorso ha una similitudine con la 2020, caratterizzato da una spalla acida importante e un velo tannico vivo ma carezzevole accompagnato dal cioccolato nero. Longevità, struttura, grinta, forza sono le peculiarità designate.
A questo punto della giornata, ascoltiamo insieme al gruppo di degustazione i dubbi ancora presenti sulla direzione intrapresa dalla Denominazione Roma. Dopo aver assaggiato tutti vini differenti, viene spontaneo domandare, al Presidente del Consorzio Tullio Galassini e al Produttore Gabriele Gaffino, cosa voglia comunicare o far capire la Doc Roma.
Gabriele risponde: “Come produttore e come parte del Consorzio posso dire che vogliamo sicuramente produrre vini rappresentativi del territorio, da qui il problema principale di avere differenti suoli vulcanici a poca distanza gli uni dagli altri e dover comunicare questa diversità, quasi a parlare di zonazioni. Si stava ragionando giorni fa su questo argomento durante il CdA, sul fare delle zonazioni per avere la zona più vulcanica, la zona più sabbiosa in maniera tale da indirizzare il consumatore o il giornalista ad una migliore interpretazione dello stile di ogni produttore, della bevibilità e della differenza di un vino più semplice nella beva da quello più importante.
Stiamo cercando di capire anche noi in che direzione andare tutti insieme, chiaramente siamo nati nel 2018 come Consorzio, quindi siamo veramente giovani però la volontà c’è ed è quella di trasmettere il senso di innovazione, è quella di fare vini moderni, qualitativi e di essere qualcosa di nuovo rispetto al passato.”
Purtroppo, ci sembra di comprendere che la confusione si abbia sui blend, soprattutto sulla tipologia rosso. Forse utilizzare esclusivamente i vitigni maggiori potrebbe costituire un punto di partenza per avere quella differenziazione, avendo una base riconoscibile a tutti, tra i vari produttori, e rendere più importanti le diverse sfaccettature degli stessi vitigni.
Tullio Galassini interviene: “Se oggi devi creare una DOC nel 2023, il Ministero, la Comunità Europea dicono: devi individuare un gruppo A dal 50/65% e noi abbiamo messo Montepulciano per i rossi e Malvasia del Lazio per i bianchi; un gruppo B da minimo il 35% e massimo il 50%; un gruppo C eventuale che può arrivare fino al 15%. Quindi qualsiasi DOC che nasce dalla legge 238 del 2016 in poi – Testo unico vite e vino – è formata in questo modo. Questo vale per tutte le DOCG di nuova generazione, però tale confusione viene imputata solo a noi. Quello che vogliamo comunicare sono sicuramente tre vitigni, la Malvasia del Lazio, il Bellone e il Montepulciano che è un autoctono anche laziale e su suolo vulcanico esiste solo qui da noi, come la Malvasia del Lazio e il Bellone.”
Concludiamo affermando che grazie al Consorzio che sta puntando tantissimo sul discorso vulcano, c’è più coesione al suo interno, considerando che le aziende fino a un anno fa erano completamente distaccate. Adesso si percepisce un lavoro comune e far parte di un gruppo vuol dire agire insieme per un unico obiettivo. Stiamo assistendo comunque a qualcosa di importante, a prescindere se si tratti di un’azienda piccola o un’azienda più grande come quelle visitate in questo tour.
Entrambe le realtà devono puntare alla qualità e non basta avere solo un brand fortissimo in comune se poi nel calice non hai nulla da mostrare, sarebbe come distruggere il lavoro sapientemente fatto finora da ogni singolo produttore. Bisogna raggiungere quel pensiero, quella comunicazione che non generi più perplessità per poter affermare questo è il blend di Roma come il più famoso taglio bordolese, chiaro a tutti.
PROGETTO ROMA DOCet 2023, Primo Tour: da Frascati ai Monti Prenestini
Di Cristina Santini
Programmati nel progetto “Roma DOCet 2023”, di cui vi abbiamo già parlato in precedenza: https://www.papillae.it/progetto-roma-docet-attivita-lavoro-consorzio/, tra maggio e giugno sono stati organizzati dei Tour itineranti attraverso alcune delle Aziende vitivinicole nei territori di Roma, Castelli Romani e Agro Pontino, che rientrano in una delle Denominazione più giovani d’Italia, la Roma Doc. Pianificazione ideata dal Consorzio di Tutela Vini Roma Doc, nella persona del suo Presidente Tullio Galassini, supportato dall’Ufficio Stampa Mg Logos che ne ha curato nei dettagli tutta la permanenza della stampa nazionale ed estera.
Racconteremo, in diversi articoli, quattro dei sei tour ai quali abbiamo partecipato e sui quali focalizzeremo l’attenzione sulla storia di ogni azienda che risale ai tempi antichi, valorizzando tutto il contesto, la bellezza e tutte le interazioni fondamentali della natura che fanno di questo territorio vulcanico lo straordinario complesso che dona vini minerali e sapidi.
Da qui l’impegno da parte del Consorzio di promuovere e comunicare, attraverso le aziende associate, il valore, il potenziale, la fibra stratificata intessuta nel corso dei secoli dalle continue eruzioni vulcaniche.
Parleremo di realtà vitivinicole che si trovano, in questo caso, all’interno del panorama dei Castelli Romani costituito da paesini collinari fondati dai Latini, molto più antichi di Roma stessa, senza i quali la Città Eterna non sarebbe esistita proprio perché Romolo e Remo nacquero ad Albalonga che oggi prende il nome di Monte Artemisio ovvero i Pratoni del Vivaro.
La prima tappa dell’itinerario “da Frascati ai Monti Prenestini” parte dalla Cantina Fontana Candida, simbolo per i vini di Frascati ma anche per tutta l’enologia regionale, che nasce nel 1958 a Monte Porzio Catone ed è parte del Gruppo Italiano Vini, il primo Gruppo di Cantine sparse in tutta Italia. Due grossi vigneti vanno a costituire la proprietà, quello intorno alla tenuta di otto ettari risalente al 2006 e il vigneto Santa Teresa di tredici ettari ubicato nel Comune di Roma, a due km di distanza, le cui uve vanno ad originare l’omonimo vino.
Il suolo scuro, fortemente vulcanico, considerato il più fertile al mondo, è composto da sabbia caratterizzata da pozzolane, dette anche terrinelle, ovvero ceneri vulcaniche che generano suoli ricchi di potassio. E’ evidente come la natura vulcanica si percepisca nettamente nei vini generando una spiccata acidità e una sapidità preponderante tipica di questi suoli, da arrivare a classificarsi vini salini, salmastri.
Rappresentano il 45% della Denominazione Frascati in quanto si vendemmia su 350 ettari dei 900 totali della Denominazione stessa che interessa per il 40% il Comune di Roma, Monte Porzio Catone, Montecompatri e Grottaferrata. Questo è possibile grazie a dei conferitori storici, dalle piccole realtà alle grandi cooperative, che conferiscono le proprie uve.
Per garantire lo standard qualitativo, tutti i fornitori sono soggetti a dei protocolli di difesa integrati all’interno dei quali l’azienda stabilisce in quale periodo dell’anno o in quale determinata fase fenologica vanno somministrati i trattamenti. Appena giunte in cantine, le uve vengono selezionate in base al contenuto zuccherino dividendole per le tre categorie: base, selezione e top.
Tutte le varietà sono allevate a guyot, tranne quella accanto alla bottaia la cui gestione è costituita da cordone speronato e di conseguenza la produzione è nettamente più bassa. Esiste ancora una forma di allevamento ad alberello, molto antica e particolare, chiamata Conocchia, ove le viti sono sostenute da quattro canne intrecciate sulle quali si distendono i tralci che vanno ad incrociarsi alla canna opposta.
E’ un vigneto con tante varietà divenuto didattico poichè, nonostante la produzione in passato fosse limitata per pianta e la qualità per grappolo maggiore, le operazioni si svolgevano interamente a mano e quindi scomode e poco economiche da indurre ad abbandonare questo sistema.
Dopo la grande crisi che portò trent’anni fa ad una diminuzione degli ettari vitati, da 2000 ai 900 attuali, la Cantina oggi contribuisce alla valorizzazione della Roma Doc e del Frascati Doc e Superiore Docg, lavorando in collaborazione con il Crea – Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Economia Agraria – e l’Arsial – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio – all’omologazione di un clone di Malvasia del Lazio e ai cloni di Malvasia resistenti alle malattie della vite attraverso l’ibridazione con cloni di vite americana.
L’inerbimento è assente poichè nel periodo estivo, andando incontro a carenze idriche, porterebbe ad una competizione con l’apparato radicale della pianta; mentre invece viene praticato il sovescio che consiste nel piantare tra i filari specie leguminose, come lupino e favino, che nel momento della fioritura vengono tagliate e interrate nel suolo per l’apporto di azoto e di sostanze organiche.
Al centro del vigneto, costituito prevalentemente da Malvasia Puntinata e Malvasia di Candia, è presente una stazione metereologica grazie alla quale si riesce a monitorare l’andamento stagionale ed eventuali perturbazioni.
La produzione si aggira intorno ai quattro milioni di bottiglie, di cui 50000 dedicate all’etichetta Roma Doc con due referenze: il bianco composto da Malvasia Puntinata o del Lazio e Bombino bianco, le cui uve vengono fatte macerare a freddo per un’intera notte prima della pressatura soffice, il mosto fiore dopo la fermentazione sosta sui lieviti a bassa temperatura per lungo tempo estraendo profumi varietali e sapori intensi; il rosso ottenuto dal blend di uve ben mature di Montepulciano e Cabernet Sauvignon è vinificato in acciaio con macerazione sulle bucce di circa 12 giorni.
Il 70% del mercato di Fontana Candida è costituito dall’export nei Paesi del Nord Europa, nei paesi asiatici e qualcosa negli Stati Uniti. La Roma Doc viene esportata totalmente in Giappone.
La visita prosegue dai vigneti alla barricaia dove affinano i Rossi nelle barriques di rovere francese di vari passaggi e dai quali si ottengono i diversi blend; mentre il Frascati Superiore Docg Luna Mater, vino di punta dell’Azienda, nato in occasione dei 50 anni della Cantina, attraversa due fasi contemporanee: la prima vinificazione in bianco delle tre varietà, Malvasia del Lazio, Candia, Bombino (a volte anche il Greco) dove una piccola percentuale della Malvasia Puntinata subisce una leggera asciugatura nei fruttai per 20 giorni, poi viene diraspata a mano e unita al primo mosto vinificato normalmente.
L’intera massa subisce una seconda fermentazione all’interno delle botti di acacia con macerazione sulle uve appassite per un periodo di sei mesi e un affinamento almeno di due anni in bottiglia all’interno della grotta.
La grotta di tufo e lapilli scavata a mano risale ad un centinaio di anni fa, testimonianza visiva delle eruzioni del vulcano laziale e delle varie colate laviche che hanno formato strati di colore differente e uno strato potassico riflesso. La grotta conserva l’archivio storico del Luna Mater che va dal 2007 fino ad oggi.
Per questa prima azienda degustiamo:
Roma Doc Bianco 2022 da Malvasia del Lazio e Bombino; Frascati Superiore Docg Vigneto Santa Teresa 2022; Frascati Superiore Docg Riserva Luna Mater annate 2019 e 2008 da Malvasia Puntinata, Malvasia di Candia e Greco; Roma Doc Rosso 2021 da Montepulciano e Cabernet Sauvignon.
Nella seconda tappa siamo ospiti dell’Azienda di Famiglia Poggio Le Volpi che ha radici molto antiche che risalgono al secolo scorso. Tutto nasce nel 1920 quando Manlio Mergè inizia a produrre e commerciare vino sfuso ed olio, trasmettendo la sua passione dapprima al figlio Armando e poi al nipote Felice.
E’ chiaro che all’inizio non si concepivano ancora vini imbottigliati e lo sfuso veniva portato, come da tradizione, a Roma con il famoso carretto. Importante nella storia del tessuto laziale, è la figura del carrettiere, il più abbiente con il cavallo, il meno con il somaro, che trainava il carretto con le botticelle e, dopo aver pagato il dazio che attraversava Via Casilina e Via Prenestina, consegnava il vino nelle osterie di Roma.
Ben presto Armando e Felice nel 1996 danno vita al sogno di Manlio e creano l’Azienda Agricola Poggio Le Volpi a Monte Porzio Catone, una zona collinare situata nell’areale dell’antico Tusculum, il vulcano più grande dei Castelli Romani che per storia e cultura è da sempre considerato un territorio estremamente vocato alla produzione vitivinicola. Mentre il figlio dà vita all’insediamento produttivo trasformandolo da azienda locale in azienda nazionale, il nipote passa alla conduzione di Poggio Le Volpi portandola ad un livello qualitativo superiore. Valori come tradizione, identità ma anche tanta esperienza condivisi dall’azienda che da tre generazioni continua a valorizzare i vitigni autoctoni sfruttando al meglio le potenzialità del suolo vulcanico, così ricco di minerali, rocce laviche, tufi e sabbie.
I 35 ettari di proprietà sono localizzati intorno alla tenuta e nella zona di Calatrava Roma con rese molto basse e impianti a spalliera dedicati alla Malvasia del Lazio, Malvasia di Candia, Trebbiano e Montepulciano. L’azienda ha oltre 200 ettari di proprietà e in affitto anche nella provincia di Brindisi, in Puglia.
La filosofia è valorizzare la ricchezza ampelografica del proprio territorio. Come la carbonara o la cacio e pepe è un piatto tipico di Roma – afferma Rossella Macchia, responsabile Comunicazione e Marketing di Poggio Le Volpi – anche il vino deve appartenere al suo territorio e avere le caratteristiche di quel terreno. Nel calice, il vino deve saper raccontare il suo territorio.
Parliamo di un grande polo composto da Poggio Le Volpi di Monteporzio Catone e Masca del Tacco della Puglia che sono aziende agricole e la Femar che rappresenta invece una realtà commerciale di famiglia e produce da oltre vent’anni, nello stabilimento accanto, vini con uve conferite provenienti principalmente dai comuni dell’Abruzzo, della Puglia e della Sicilia, perseguendo una partecipazione forte e competitiva sul mercato con un’ampia gamma di prodotti. Il gruppo unificato produce circa 16 milioni di bottiglie l’anno distribuite in tutto il mondo.
In cantina i vini riposano in barrique a volte di terzo passaggio o nelle botti di rovere francese e americana di media tostatura, poi ci sono delle vecchie vasche in cemento che sono state ripristinate per la fermentazione e lo stoccaggio. Ogni settimana si fa la degustazione in laboratorio per capire se il vino è pronto per il travaso e l’imbottigliamento.
Rossella Macchia, oltre che occuparsi dell’Azienda, è anche Vice Presidente del Consorzio Roma Doc e asserisce:
E’ come fare una rete di imprese, un gruppo che ha come volontà quella di fare non solo vini buoni, ma comunque di comunicare, condividere con il mondo esterno che è una Regione molto importante. Il Consorzio oltre che un organo di vigilanza ha come missione quella di tutelare e valorizzare, ma anche comunicare alle aziende che ne fanno parte che è importante essere orgogliosi di avere un fine unico per la produzione del vino.
Questo è stato uno dei motivi della nascita di questo consorzio. Non è semplice perchè quando la famiglia è grande, è più difficile mettersi tutti d’accordo ma il consorzio è molto giovane, abbiamo grandi prospettive e grandi obiettivi proprio perché si valuta dove siamo, dove possiamo arrivare, studiare il come e cercare di fare sempre più squadra coinvolgendo le aziende, dando entusiasmo a partecipare e aumentando il senso di appartenenza. Roma, la città, ha il suo vino perché storicamente si produceva ed è giusto che si conosca il Roma Doc e il Consorzio che rappresenta il contenitore di tutte queste realtà.”
Dopo aver visitato la splendida sala degli eventi dove riposano le barrique colme del Roma Doc Riserva, le opere d’arte che richiamano le tradizioni e dove vengono celebrati i matrimoni con rito civile, ci accomodiamo nel ristorante di proprietà, l’Epos Bistrot, altro fiore all’occhiello ideato da Felice Mergè e gestito da Rossella, che offre una particolare selezione di piatti della tradizione locale di gran gusto e specialità di carni pregiate alla brace provenienti da tutto il mondo. Il tutto abbinato ai vini di propria produzione e alle migliori etichette del panorama internazionale.
Durante i pasti abbiamo sorseggiato il Roma Doc bianco 2022 da Malvasia Puntinata, il Roma Doc rosato 2022 da Montepulciano, Cesanese e Syrah prodotto con la tecnica del salasso, Olio extra vergine di oliva monocultivar Moraiolo.
Terza tappa: Cantina Principe Pallavicini
La storia di questa nobile famiglia parte da molto lontano, da Nicolò Pallavicini originario di Genova che nel 1670 trasferisce un ramo della Famiglia a Roma vicino al Papa e acquista dalla Famiglia Ludovisi i casali seicenteschi con annesse grotte di epoca romana.
Viene organizzato il matrimonio tra i Pallavicini e i Rospigliosi, e la nipote Maria Camilla viene data in dote al nipote di Clemente IX, per aspirazione a Cardinale del figlio maggiore, già prete, di Nicolò Pallavicini.
Arriviamo ai giorni nostri. Nel gennaio 2022 la Cantina Pallavicini ha visto l’ingresso di nuovi soci accanto alla famiglia, dall’amministratore delegato Giulio Senni, a tre grandi esperti di vino che hanno creato una squadra forte unita da un obiettivo comune, quello di portare i vini di Roma al loro giusto posto nell’enologia italiana ed internazionale.
La tenuta “Le Marmorelle”, con i suoi 70 ettari di vigneto di cui 10 di Malvasia Puntinata dei 90 totali, si trova nel mezzo di tre comuni dei Castelli Romani: Osteria della Colonna, il polo nevralgico con l’imbottigliamento, le sale degustazione, gli uffici e lo shop all’interno di una vecchia stazione delle poste nel comune di Colonna; i vigneti ubicati in altri due comuni, Montecompatri e Roma che ha i maggiori ettari vitati (70). La proprietà punta molto sui vitigni autoctoni, come la Malvasia Puntinata e il Cesanese, giunti ad oggi al 70% dell’intera superficie vitata per portare avanti un discorso di autenticità territoriale e credendo fermamente nel progetto della Roma Doc. Ma non mancano varietà internazionali sia a bacca bianca sia a bacca rossa che vanno a costituire i blend.
Dietro le colline di Montecompatri c’è il cratere del vulcano laziale che oggi ospita i due laghi, Nemi e Albano. Da un lato ci sono due piccoli coni vulcanici dominati dalla torre medievale del 1067 appartenuta alla Famiglia Colonna, dove sono coltivate su terrazzamenti le varietà internazionali,Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot. Questi vigneti, di trent’anni, hanno trovato la dimora perfetta per crescere, ad un’altitudine di 350 metri su un terreno drenante, ben esposto che non soffre la siccità.
La semi-aromatica Malvasia Puntinata utilizzata per il Roma Doc è disposta su tre appezzamenti separati, di età compresa tra i sessanta e i settant’anni, allevati come il resto dei vigneti con impianti, a filare e non a pergola, introdotti già all’epoca. I primi anche a praticare nella zona l’inerbimento alternato per estrarre i nutrienti utili alla radice apicale per crescere in profondità attraverso i vari depositi vulcanici di ben tre periodi diversi e proteggere le piante dalla siccità.
Osserviamo il vigneto coltivato esclusivamente a Cesanese, il cru aziendale, di novant’anni dal quale è stata fatta una selezione massale dopo la fillossera e reimpiantato su piede americano con un’età media, oggi, di 15 anni. Il Vigneto Vigne della Corte di Greco chiamato così dalla Famiglia precedente, i Ludovisi, il cui vino di Cabernet giungeva alla Corte del Papa Gregorio XV nel 1586 (all’epoca chiamato Cabernette).
I vigneti beneficiano del vento ponentino che con la sua brezza marina nel primo pomeriggio soffia e asciuga regalando uve sane e ottime escursioni termiche. La proprietà dispone anche di 1200 piante miste di ulivo sparse su circa 10 ettari e produrre poche bottiglie di olio extra vergine.
La vendemmia svolta nelle prime ore del mattino, parte da metà agosto e finisce a fine ottobre, un tempo così lungo dovuto alle venti varietà coltivate.
Nel sottosuolo si articolano antiche grotte di tufo e pozzolana, i cui materiali un tempo venivano impiegati per edificare le fondamenta delle ville romane, e una doppia cisterna dell’acquedotto Claudio che un tempo portava l’acqua prima alle ville e poi a Roma. Di undici acquedotti, sette si trovano ai Castelli Romani. Salendo delle scale arriviamo in una sala dove ci sono delle grandi botti di acacia e rovere di slovenia.
Giunti nella sala degustazione, troviamo un bellissimo tavolo imbandito di cibo e iniziamo con l’assaggio delle migliori etichette: Frascati Superiore Docg 2022 “Poggio Verde” composta dal 70% Malvasia Puntinata, Greco, Grechetto e Bombino; Roma Doc Malvasia Puntinata in purezza le cui uve vengono raffreddate con il ghiaccio secco già nel vigneto e subisco criomacerazione di qualche ora in cantina per estrarre il maggior numero di profumi contenuti all’interno delle bucce; Roma Doc Rosso 2019 da 50% Montepulciano e 30% Syrah e 20% Cesanese che affina dodici mesi in tonneau; Passito “Stillato” Malvasia Puntinata 2017 di cui una parte viene raccolta in anticipo per mantenere l’acidità in modo che il vino non risulti stucchevole.
Una produzione di circa 400.000 bottiglie per anno, contando dodici vini diversi.
La quarta tappa del nostro tour termina nell’Azienda Vinicola Federici. Un’altra bellissima storia di tradizioni familiari che risale agli anni del dopoguerra quando nonno Antonio Federici produceva vino sfuso fino poi al 2001, anno del cambiamento sostanziale, durante il quale l’azienda passa alla coltivazione diretta dei propri vigneti. La Cantina, giunta alla terza generazione, si trova a Zagarolo, antico borgo di origine medievale situato a circa 30 km da Roma.
La vinificazione avviene con il 60% delle uve di proprietà, il restante è acquisito da fornitori storici con cui si sono create collaborazioni di lungo periodo, rispettando gli standard qualitativi comuni.
Vista la quantità di varietà presenti, la vendemmia impegna molto l’Azienda, non solo nello stabilimento di produzione di Zagarolo con i 40 ettari coltivati maggiormente a bacca bianca, ma anche nella proprietà di 16 ettari di Cesanese situata al Piglio.
Quindi finita la vendemmia a Zagarolo che termina i primi di ottobre con il Montepulciano che va a comporre il Roma Doc e Doc Riserva, si spostano ad Anagni per la lavorazione della Passerina del Frusinate e del Cesanese del Piglio Docg, altra azienda che dalla vendemmia 2024 sarà certificata biologica.
Altro progetto in via di sviluppo è quello di terminare entro due anni l’impianto complessivo di 16 ettari condotti in regime biologico e posti nella zona del Divino Amore, nel Comune di Roma, dedicati maggiormente al Roma Doc Rosso. Nove ettari dei sedici entreranno già in produzione l’anno prossimo, quindi Cesanese e Montepulciano che ricadono nella zona classica dove verrà costruita un’altra cantina.
Tutte le lavorazioni nei vigneti sono manuali, compresa la vendemmia, rispettando rese che variano dai 90 ai 110 q/h, molto meno sul cesanese.
In cantina si lavora con una pressa inertizzata utilizzata esclusivamente per i vini bianchi che in questo modo regalano il contributo dei tioli – presenti già nell’uva e trasformati grazie al lievito – all’aroma del vino surclassando quei sentori primari tipici; palese anche il vulcano che in fondo tesse questa pietra pomice, pietra focaia, sua caratteristica peculiare. Siamo a pochi passi dall’antico lago Regillo e a Zagarolo il terreno è molto particolare, si tratta di tufo rosso di origine vulcanica che dona tanta sapidità e la tipica nota minerale ai vini di questo areale.
Visitiamo la sala dei serbatoi in acciaio, dove avviene la maggior parte del lavoro, adibiti a termo vinificazioni e termo stoccaggio, con ampia scelta per il controllo delle temperature in fermentazione e per l’applicazione dei protocolli di vinificazione differenti specialmente per le varietà a bacca bianca, come la Malvasia Puntinata che va a comporre il Roma Doc Bianco.
L’Enologo Francesco Di Certo ci confida che questo lavoro viene effettuato a causa del caldo torrido che si è registrato nelle ultime vendemmie, ovvero si impone una raccolta a scalare: una piccola partita d’uva leggermente anticipata per andare a mantenere la freschezza; una intermedia per avere struttura e una quasi surmatura per garantire un prodotto finale di alta qualità. Sotto di noi, a sei metri, ad una temperatura costante per tutto l’anno, c’è la sala dove riposeranno i vini rossi maggiormente in tonneau ma anche in qualche barrique.
Improntati molto sull’estero, i numeri crescono anche nell’Horeca di anno in anno. L’anno scorso sono state prodotte circa 850.000 bottiglie distribuite maggiormente, oltre che nella Capitale, in Giappone, Stati Uniti, Germania, Repubblica Ceca, Cina, Messico e Norvegia con piccoli numeri in questi ultimi paesi.
Con l’etichetta Roma Doc si realizzano circa 400.000 bottiglie all’anno e rappresenta il 40% del fatturato estero dell’Azienda.
Ecco i vini presentati:
Azienda Vinicola Federici Roma Doc Bianco 2022 da Malvasia Puntinata e 5% Sauvignon Blanc; Damiano Federici Roma Doc bianco Classico 2021 fa un affinamento più lungo minimo di sei mesi, composto da Malvasia Puntinata (60% dell’uva raccolta il 17 settembre, la restante parte più matura il 4 ottobre, vinificazione separata e blend successivo) e 5% Sauvignon Blanc a completare l’ampio bouquet; Azienda Vinicola Federici Roma Doc Rosso 2021 (60% Montepulciano e 40% Cesanese in acciaio); Damiano Federici Roma Doc Classico 2021 (rese basse per Montepulciano, Cesanese e 10% Cabernet Franc e lungo affinamento sulle fecce nobili in acciaio).