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  • Taste 18, esclusivo evento enogastronomico a Fortezza da Basso

    Taste 18, esclusivo evento enogastronomico a Fortezza da Basso

    di Carol Agostini

    Oggi, 10 febbraio 2025, si conclude alla Fortezza da Basso di Firenze la diciottesima edizione di Taste, il salone enogastronomico organizzato da Pitti Immagine.

    Quest’anno, l’evento ha avuto come tema “Nato sotto il segno del gusto”, offrendo ai visitatori un viaggio tra le eccellenze dell’enogastronomia italiana contemporanea.

    Taste 18, esclusivo evento enogastronomico a Fortezza da Basso, Foto di Mario Pegoraro

    Taste 18, esclusivo evento enogastronomico a Fortezza da Basso, Foto di Mario Pegoraro

    Un Percorso tra le Stelle del Gusto

    Il percorso espositivo di Taste 2025 è stato concepito come una passeggiata tra le “stelle” dell’enogastronomia, mettendo in risalto le diversità e le eccellenze del settore.

    Con oltre 750 aziende partecipanti, di cui 150 presenti per la prima volta, i visitatori hanno avuto l’opportunità di scoprire prodotti innovativi e tradizionali provenienti da tutta Italia.

    taste.pittimmagine.com

    Taste 18, esclusivo evento enogastronomico a Fortezza da Basso, Foto di Mario Pegoraro

    Le Novità dell’Edizione 2025

    Tra le novità di questa edizione, spiccano nuovi spazi espositivi e tematiche inedite. Particolare attenzione è stata dedicata alla “viticoltura eroica“, con masterclass guidate da Alvaro De Anna, fondatore del progetto Vini da Terre Estreme, che ha illustrato le sfide e le peculiarità dei vini prodotti in condizioni estreme.

    Inoltre, il caffè ha avuto un ruolo di primo piano, con approfondimenti sulla qualità, l’innovazione e la sostenibilità nella filiera del chicco alla tazzina. Esperti del settore hanno condiviso le loro conoscenze su come concentrare gusto e aroma in una singola tazza, intrecciando tradizione e modernità.

    LEGGI ANCHE: https://www.papillae.it/?s=taste+firenze

    Taste 18, esclusivo evento enogastronomico a Fortezza da Basso, Foto di Mario Pegoraro
    Taste 18, esclusivo evento enogastronomico a Fortezza da Basso, Foto di Mario Pegoraro

    Eventi Collaterali e Degustazioni

    Oltre all’area espositiva, Taste 2025 ha offerto un ricco calendario di eventi collaterali, tra cui cene tematiche, degustazioni guidate e presentazioni di nuovi prodotti.

    Questi appuntamenti hanno permesso ai partecipanti di approfondire la conoscenza dei prodotti e delle aziende presenti, creando momenti di incontro tra produttori, chef e appassionati del settore.

    La Fortezza da Basso: Una Location d’Eccellenza

    La scelta della Fortezza da Basso come sede dell’evento si è rivelata ancora una volta vincente. Questo storico complesso fiorentino ha fornito uno sfondo suggestivo e funzionale per l’allestimento degli spazi espositivi, facilitando l’incontro tra tradizione e innovazione che caratterizza Taste.

    Un Bilancio Positivo

    Con la partecipazione di oltre 750 aziende e una vasta affluenza di pubblico, Taste 2025 si conferma un appuntamento imperdibile per gli operatori del settore e per gli appassionati di enogastronomia.

    L’evento ha saputo coniugare la valorizzazione delle tradizioni culinarie italiane con l’attenzione alle nuove tendenze e alle innovazioni del settore, offrendo un’esperienza ricca e coinvolgente per tutti i partecipanti.

    Taste 18, esclusivo evento enogastronomico a Fortezza da Basso, Foto di Mario Pegoraro
    Taste 18, esclusivo evento enogastronomico a Fortezza da Basso, Foto di Mario Pegoraro

    Mentre si chiude questa edizione di Taste, l’attenzione è già rivolta al futuro, con l’auspicio che le prossime manifestazioni continuino a promuovere e celebrare l’eccellenza enogastronomica italiana, rafforzando il ruolo di Firenze come capitale del gusto.

    Opinion: le manifestazioni enogastronomiche in Italia

    Le manifestazioni enogastronomiche in Italia rappresentano un pilastro fondamentale per la promozione del patrimonio culinario e vinicolo del Paese, celebrando tradizione, innovazione e qualità Made in Italy.

    Eventi come il Taste di Pitti a Firenze e il Salone del Gusto, organizzato da Slow Food, sono tra i più noti e apprezzati a livello internazionale, attirando ogni anno migliaia di visitatori e operatori del settore.

    Questi appuntamenti riescono a creare un ponte tra produttori, buyer e consumatori, favorendo il networking e contribuendo allo sviluppo economico e turistico delle aree in cui si svolgono.

    Il successo di manifestazioni come il Taste di Pitti risiede nella capacità di mettere in luce le eccellenze enogastronomiche italiane, valorizzando la diversità dei prodotti e la ricchezza delle tradizioni locali.

    Attraverso degustazioni, workshop e presentazioni, questi eventi offrono un’esperienza immersiva che va ben oltre la semplice esposizione di prodotti: raccontano storie, territori e culture, creando un’atmosfera unica che trasforma il semplice atto del consumo in un’esperienza multisensoriale.

    La presenza di esperti del settore e la partecipazione di aziende innovative hanno ulteriormente contribuito a rafforzare l’immagine internazionale dell’Italia come patria dell’eccellenza culinaria.

    D’altra parte, non tutte le manifestazioni enogastronomiche hanno conosciuto il medesimo successo. Alcune sagre e fiere regionali, pur avendo il potenziale per valorizzare le eccellenze locali, hanno incontrato difficoltà organizzative, limitazioni di budget e problemi di comunicazione che ne hanno ridotto l’impatto.

    In tali casi, la mancanza di una strategia di marketing efficace e di una promozione adeguata ha portato a una bassa affluenza di pubblico, evidenziando l’importanza di investire in pianificazioni strategiche e strumenti di comunicazione digitale per raggiungere un pubblico più ampio.

    A parere mio, le manifestazioni enogastronomiche in Italia offrono un mix di successi e insuccessi che sottolinea l’importanza di un approccio integrato tra tradizione e innovazione.

    Mentre alcuni eventi riescono a consolidare la reputazione del Made in Italy e a stimolare il turismo enogastronomico, altri evidenziano come la mancanza di pianificazione e investimenti mirati possa limitare il loro potenziale.

    Nonostante le sfide, il settore continua a rappresentare un motore culturale ed economico di primaria importanza, capace di raccontare l’unicità dei sapori italiani e di favorire la crescita delle comunità locali.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito di riferimento: https://taste.pittimmagine.com/

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  • Saranno Famosi nel Vino 2024, evento vinicolo di successo

    Saranno Famosi nel Vino 2024, evento vinicolo di successo

    A Firenze dal 8 al 9 dicembre 2024 ha avuto luogo la terza edizione di “Saranno famosi nel Vino“.

    di Adriano Guerri

    Come consuetudine all’interno degli ampi spazi della Stazione Leopolda. Vi erano circa 100 espositori,  di cui 26 produttori di Gin. Il programma era ricco di masterclass e cooking show. Personalmente ho partecipato alla masterclass dedicata ai vini di Bolgheri, guidata dal giornalista enogastronomico Leonardo Romanelli con servizio effettuato dai Sommelier FISAR (Federazione Italiana Sommelier Alberghi Ristoranti). Alcune informazioni sulla Doc Bolgheri anticipano le note sensoriali degli 8 vini degustati.

    La Stazione Leopolda, articolo: Saranno Famosi nel Vino 2024, evento vinicolo di successo, foto dell'autore
    La Stazione Leopolda, articolo: Saranno Famosi nel Vino 2024, evento vinicolo di successo, foto dell’autore

    Bolgheri si trova nelle immediate vicinanze del litorale etrusco nel comune di Castagneto Carducci e in provincia di Livorno. Oltre ad essere nota per i suoi vini è nota anche per il suggestivo viale di cipressi disposti in duplice filar. Ai quali il poeta Giosuè Carducci aveva dedicato vari versi.

    La Cappella di San Guido, articolo: Saranno Famosi nel Vino 2024, evento vinicolo di successo, foto dell'autore
    La Cappella di San Guido, articolo: Saranno Famosi nel Vino 2024, evento vinicolo di successo, foto dell’autore

    Bolgheri è caratterizzata da aspetti pedoclimatici propizi  per la  coltivazione della vite, infatti, viene allevata sin dal tempo degli Etruschi, tuttavia, la svolta arriva con il Marchese Mario Incisa della Rocchetta, piemontese e  grande estimatore dei vini di Bordeaux, quando si  trasferì  nella Tenuta San Guido, dopo aver sposato la Contessa Clarice della Gherardesca. L’intuizione fu di mettere a dimora barbatelle di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc che hanno dato vita ad uno dei vini più iconici italiani, Sassicaia.

    I produttori con Leonardo Romanelli e i Sommelier Fisar, articolo: Saranno Famosi nel Vino 2024, evento vinicolo di successo, foto dell'autore
    I produttori con Leonardo Romanelli e i Sommelier Fisar, articolo: Saranno Famosi nel Vino 2024, evento vinicolo di successo, foto dell’autore

    Il grande successo del  vino Sassicaia nel mondo, commercializzato grazie ad Antinori con la prima annata 1968, ha aperto le strade anche ad altri produttori per utilizzare vitigni internazionali. I vitigni maggiormente allevati oggi sono, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot, Syrah, Sangiovese, Sauvignon,  Viognier e Vermentino.
    Nella Doc Bolgheri sono contemplate varie tipologie,  tuttavia le più note sono il Bolgheri Rosso Superiore e il Bolgheri Sassicaia, unica etichetta in Italia ad avere la Doc.

    Il viale di cipressi in duplice filar, articolo: Saranno Famosi nel Vino 2024, evento vinicolo di successo, foto dell'autore
    Il viale di cipressi in duplice filar, articolo: Saranno Famosi nel Vino 2024, evento vinicolo di successo, foto dell’autore

    Un Areale molto suggestivo, immerso nella natura, tra vigneti,  oliveti e cipressi, un oasi ideale per trascorrere una vacanza all’insegna della pace e tranquillità. Oltre alla Sassicaia della Tenuta San Guido, al Masseto, al Guado al Tasso, all’ Ornellaia, ci sono molti vini eccellenti di altri produttori sia noti sia meno noti, davvero molto bravi. Negli assaggi ho riscontrato l’elevata qualità nel calice di questo vocato territorio.

    I vini degustati durante la masterclass, articolo: Saranno Famosi nel Vino 2024, evento vinicolo di successo, foto dell'autore
    I vini degustati durante la masterclass, articolo: Saranno Famosi nel Vino 2024, evento vinicolo di successo, foto dell’autore

    Ecco i vini

    Bolgheri Rosso Superiore 2021 Castello di Bolgheri – Cabernet Sauvignon 75%, Cabernet Franc 20% s Merlot 5% – Rosso rubino intenso, emana sentori di ciliegia,  prugna,  rabarbaro,  polvere di caffè e cacao e spezie,  al palato è rotondo,  pieno,  fine e persistente con richiami mentolati.

    Sito di riferimento: www.castellodibolgheri.com

    Volpolo Bolgheri Rosso 2022 Podere Sapaio – Cabernet Sauvignon 70%, Merlot 15% e Petit Verdot 15% – Rosso rubino vivace,  sprigiona sentori di mirtillo,  lampone,  ciliegia,  prugna e spezie, fresco e sapido,  morbido e duraturo.

    Sito di riferimento: www.sapaio.com

    Volante Bolgheri Rosso 2021 Tenuta Campo al Signore – Merlot 100% – Rosso rubino profondo,  sviluppa note di mora, ribes nero, prugna e spezie dolci,  al gusto è vibrante, pieno ed appagante.
    Sito di riferimento: www.tenutacampoalsignore.com

    Sant’Uberto Bolgheri Rosso Superiore 2020 Villanoviana – Merlot 50%, Cabernet Franc 35% e Petit Verdot 15% – Rosso rubino vivace, emergono sentori di ciliegia, prugna, pepe nero, noce moscata e tabacco, attacco tannico setoso, vellutato e persistente.
    Sito di riferimento: www.villanoviana.it
    Bolgheri Rosso Superiore 2021 Donne Fittipaldi – Cabernet Sauvignon 40%, Cabernet Franc 30% e Merlot 30% – Bel rubino intenso, esprime sentori di iris, amarena, prugna, sottobosco e tabacco,  al palato è pieno, appagante e decisamente lungo.
    Sito di riferimento: www.donnefittipaldi.net
    Sondraia Bolgheri Rosso Superiore 2020 Tenuta Poggio al Tesoro – Cabernet Sauvignon 65%, Merlot 25% e Cabernet Franc 10% – Dal rubino intenso, rivela sentori di mora, mirtillo, marasca, erbe aromatiche e spezie dolci,  il sorso è vibrante,  avvolgente e coerente.
    Sito di riferimento: www.poggioaltesoro.it
    Bolgheri Rosso Superiore 2020 Mulini di Segalari – Cabernet Sauvignon 78%, Syrah 19% e Cabernet Franc 3% –  Tonalità rosso rubino,  sviluppa note di rabarbaro,  ciliegia,  ribes, pepe nero e nuances balsamiche,  al palato è verticale,  dinamico,  tannini poderosi ma setosi.
    Sito di riferimento: www.mulinidisegalari.it
    Gerbido Bolgheri Rosso 2022 Cantine Bonacchi – Merlot,  Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Syrah – Calice rubino profondo,  libera sentori di frutti di bosco, violacciocca, spezie orientali e eucalipto,  al gusto è piacevole,  setoso ed armonioso.
    Sito di riferimento: www.bonacchi.it

    LEGGI ANCHE: https://www.papillae.it/vino-sfuso-in-italia-garanzia-vendite-allestero/

    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance
    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance


  • Irresistibile Cena Ecumenica 2024 nel Principato di Monaco

    Irresistibile Cena Ecumenica 2024 nel Principato di Monaco

    Un Trionfo di Legumi e Vini di Pregio: La Cena Ecumenica 2024 Celebra la Tradizione Regionale

    di Carol Agostini

    La Cena Ecumenica 2024 organizzata sotto l’egida dell’Accademia Italiana della Cucina, delegazione di Montecarlo, ha messo in risalto il tema “I fagioli, i ceci e gli altri legumi nella cucina della tradizione regionale”. Questo evento ha celebrato il legame profondo tra la tradizione culinaria italiana, i benefici nutrizionali dei legumi e l’eccellenza vinicola, rappresentata dai prestigiosi Brunello di Montalcino dell’azienda Il Poggio degli Ulivi.

    Irresistibile Cena Ecumenica 2024 nel Principato di Monaco, foto di Simone Di Giorgio
    Irresistibile Cena Ecumenica 2024 nel Principato di Monaco, foto di Simone Di Giorgio

    Un Tema Antico, Attuale più che Mai

    I legumi – fagioli, ceci, lenticchie, piselli e fave – sono stati il fulcro della serata, un omaggio alle radici culinarie regionali italiane. Da secoli questi ingredienti rappresentano una fonte primaria di proteine e un simbolo di resilienza culturale. La loro versatilità è stata magistralmente interpretata dalla chef Laura Marciani, rinomata ambasciatrice della cucina sabina e patron del ristorante che ha ospitato l’evento.

    La chef Marciani, con la sua inconfondibile capacità di innovare senza mai tradire le origini, ha creato un menu che ha saputo raccontare la storia del territorio attraverso sapori genuini e tecniche moderne. Accanto a lei, il pizzaiolo Damiano Cavicchia ha aggiunto un tocco creativo, completando il viaggio sensoriale della serata.

    Irresistibile Cena Ecumenica 2024 nel Principato di Monaco, foto di Simone Di Giorgio
    Irresistibile Cena Ecumenica 2024 nel Principato di Monaco, foto di Simone Di Giorgio

    Il Menù della Cena Ecumenica 2024

    La cena è iniziata con un’entrée frizzante: un calice di bollicine a base di Riesling Viterbese della Antica Cantina Leonardi, etichetta “Luau” con focaccia di legumi, lenticchie e lupini. Questo aperitivo elegante ha preparato il palato per una sequenza di portate tutte dedicate ai legumi.

    Antipasto:
    Polentina di fave secche, nocciole dei Cimini e guanciale croccante. Il piatto è stato abbinato a un Brunello di Montalcino Poggio Degli Ulivi 2013 che, con le sue note morbide e tanniche, ha esaltato la delicatezza dei sapori.

    Primo Piatto:
    Gnocchetti con i ceci al rosmarino, una portata amplificata dal Brunello di Montalcino Poggio degli Ulivi 2017, apprezzato per la sua freschezza e persistenza aromatica.

    Secondo Piatto:
    Suprema di faraone alla Leccarda, cicoria saltata con peperoncino e fagioli bianchi del purgatorio, in abbinato a un Brunello di Montalcino Poggio Degli Ulivi 2016 Riserva, considerato il preferito dagli ospiti grazie alla sua armonia e profondità.

    Dolce:
    Profumo di castagne.

    Irresistibile Cena Ecumenica 2024 nel Principato di Monaco, foto di Simone Di Giorgio
    Irresistibile Cena Ecumenica 2024 nel Principato di Monaco, foto di Simone Di Giorgio

    Protagonisti della Serata

    Il Poggio degli Ulivi
    La cantina
    Il Poggio degli Ulivi ha saputo impreziosire ogni portata con le sue straordinarie annate di Brunello di Montalcino. Mario Valgimigli, patron dell’azienda.

    Insieme al sales manager Simone Di Giorgio, ha condiviso con gli ospiti aneddoti sulla produzione vinicola, sottolineando l’importanza del territorio nella creazione di vini di eccellenza.

    Chef Laura Marciani

    La chef Laura Marciani, figura di spicco nel panorama culinario italiano, ha curato ogni dettaglio del menù. La sua filosofia, basata sull’utilizzo di ingredienti locali e di stagione, si sposa perfettamente con l’obiettivo della Cena Ecumenica: celebrare le tradizioni culinarie regionali in chiave contemporanea.

    Damiano Cavicchia


    Con la sua arte nella preparazione della pizza,
    Damiano Cavicchia ha arricchito la cena con un antipasto creativo: con la sua foccaccia di legumi e sous-chef.

    Irresistibile Cena Ecumenica 2024 nel Principato di Monaco, foto di Simone Di Giorgio, Damiano Cavicchia
    Irresistibile Cena Ecumenica 2024 nel Principato di Monaco, foto di Simone Di Giorgio, Damiano Cavicchia

    Luciano Garzelli


    Tra i presenti, spiccava
    Luciano Garzelli, figura istituzionale che ha sottolineato l’importanza di eventi come questo per promuovere le tradizioni locali e sostenere la filiera agroalimentare italiana.

    Il Legame tra Tradizione e Innovazione: Un Collegamento con “Con il Cuore nel Piatto”

    La Cena Ecumenica 2024 ha trovato una connessione ideale con iniziative come “Con il Cuore nel Piatto”, svoltasi lo scorso 26 giugno. Anche in quell’occasione, i legumi sono stati protagonisti, evidenziando il loro valore nutrizionale e culturale. Gli chef coinvolti hanno ribadito come l’uso di ingredienti semplici possa creare piatti straordinari, portatori di tradizione e innovazione.

    L’importanza dei legumi va oltre la gastronomia: rappresentano un simbolo di sostenibilità. La loro coltivazione richiede meno risorse rispetto ad altre fonti di proteine, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale.

    Irresistibile Cena Ecumenica 2024 nel Principato di Monaco, foto di Simone Di Giorgio, Chef Laura Marciani
    Irresistibile Cena Ecumenica 2024 nel Principato di Monaco, foto di Simone Di Giorgio, Chef Laura Marciani

    Una Cena che Va Oltre il Palato

    La Cena Ecumenica 2024 non è stata solo un’esperienza enogastronomica, ma un momento di riflessione e celebrazione della cultura italiana. Gli ospiti hanno potuto immergersi nella ricchezza del patrimonio culinario regionale, scoprendo come piatti tradizionali possano essere reinterpretati con creatività e rispetto per le radici.

    La serata ha confermato il ruolo dell’Accademia Italiana della Cucina come custode della tradizione e promotrice dell’eccellenza. La delegazione di Montecarlo, con la sua presenza, ha dato un respiro internazionale all’evento, testimoniando l’interesse globale per la cucina italiana.

    LEGGI ANCHE: https://www.papillae.it/guida-pecora-nera-premia-ristorante-degli-angeli/

    https://www.foodandwineangels.com/
    Irresistibile Cena Ecumenica 2024 nel Principato di Monaco, foto di Simone Di Giorgio

    Un Invito a Riscrivere la Tradizione

    La Cena Ecumenica 2024 ha lasciato un segno indelebile nei cuori e nei palati dei presenti. Il connubio tra i legumi della tradizione, i vini d’eccellenza e la creatività degli chef ha dimostrato che il futuro della cucina italiana risiede nella sua capacità di innovare senza perdere il contatto con le proprie origini.

    Questo evento non è stato solo un tributo al passato, ma un invito a tutti noi: riscoprire, valorizzare e tramandare i sapori che ci definiscono come comunità.

    Per chi non ha potuto partecipare, resta la promessa di nuove edizioni, altrettanto ricche di gusto, cultura e convivialità.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer


    Siti di riferimento: https://www.tenutapoggiodegliulivi.it/  https://www.accademiaitalianadellacucina.it

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  • Fèlsina, un percorso degustativo audace e avvolgente 2024

    Fèlsina, un percorso degustativo audace e avvolgente 2024

    Fèlsina, una famiglia, vini e terroir strepitoso toscano

    di Adriano Guerri

     

    Lo scorso 21 settembre, Fisar Nazionale (Federazione Italiana Sommelier Alberghi Ristoranti) con il coordinamento di Fisar Italia Cento ha organizzato presso l’azienda vitivinicola Fèlsina una degustazione guidata di 11 Chianti Classico Gran Selezione provenienti dalle 11 UGA (Unità Geografiche Aggiuntive) di questo straordinario lembo di Toscana. In collaborazione con il Consorzio Vino Chianti Classico, l’Istituto Alberghiero B. Ricasoli di Colle Val d’Elsa, l‘Associazione Cuochi Senesi e il Consorzio di Tutela del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale.

    Gli studenti di 4° dell' Istituto Alberghiero B. Ricasoli di Colle Val d'Elsa (SI), foto dell'autore
    Gli studenti di 4° dell’ Istituto Alberghiero B. Ricasoli di Colle Val d’Elsa (SI), foto dell’autore

    Ha moderato con grande destrezza l’esperto Sommelier e Presidente Emerito Fisar, Nicola Masiello, sono intervenuti la Dott.ssa Carlotta Gori, Direttore del Consorzio Vino del Chianti Classico, Roberto Donadini, Presidente Nazionale Fisar, il Dott. Simone Franceschi, Direttore della rivista “Il Sommelier”, rivista ed organo ufficiale di Fisar, il Dott. Marco Barbi Direttore Commerciale di Fèlsina.

    Fèlsina, un percorso degustativo audace e avvolgente 2024, foto dell'autore
    Fèlsina, un percorso degustativo audace e avvolgente 2024, foto dell’autore

    La degustazione è stata guidata dai provetti Sommeliers Michele Cuto, Gianluca Passaponti, Giovanni D’Alessandro e Nicola Masiello. Un’occasione unica per celebrare il centenario del Consorzio Vino del Chianti Classico e dei primi 10 anni della tipologia “Gran Selezione”, legata alle UGA, nel suggestivo scenario come quello della barricaia di Fèlsina.

    Il Presidente Nazionale Fisar Roberto Donadini con Nicola Masiello Presidente Emerito Fisar, foto dell'autore
    Il Presidente Nazionale Fisar Roberto Donadini con Nicola Masiello Presidente Emerito Fisar, foto dell’autore

    Prima di passare all’analisi sensoriale dei vini degustati, propongo alcuni cenni sul Chianti Classico e su Fèlsina.

    La zona di produzione del Chianti Classico è situata a cavallo tra le provincie di Siena e Firenze. I comuni del territorio senese, sono: Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Radda in Chianti, e in parte, alcune zone dei comuni di Castelnuovo Berardenga e Poggibonsi, e quelli del territorio fiorentino, sono: Greve in Chianti e parte dei Comuni di Barberino Val d’Elsa/Tavarnelle Val di Pesa e San Casciano val di Pesa.

    Il Chianti Classico viene prodotto in tre tipologie: Chianti Classico (Annata), Chianti Classico Riserva e Chianti Classico Gran Selezione. Il vitigno principe è il Sangiovese che da disciplinare può essere prodotto con la percentuale minima dell’80%, al completamento concorrono altri vitigni a bacca nera, sia autoctoni sia alloctoni, i principali sono il Canaiolo, il Colorino, la Malvasia Nera, il Merlot ed il Cabernet Sauvignon. Tuttavia, numerosi produttori optano per la purezza. Per la tipologia “Gran Selezione” la percentuale minima del Sangiovese sale al 90% ed il restante 10% potrà essere completato unicamente con i vitigni autoctoni autorizzati e, sarà in vigore dal 1° gennaio 2027.

    Fèlsina, un percorso degustativo audace e avvolgente 2024, foto di repertorio evento
    Fèlsina, un percorso degustativo audace e avvolgente 2024, foto di repertorio evento

    Nel 1716, il Granduca di Toscana Cosimo III de’Medici in un editto aveva stabilito 4 zone in Toscana ad alta vocazione vitivinicola, tra cui il Chianti, una Doc ante litteram. Con le crescenti aree al di fuori del Chianti, alla zona originale le verrà conferito il suffisso “Classico” per differenziarsi come zona storica. La Denominazione di Origine Controllata risale al 1967, ma sarà nel luglio del 1984, l’anno in cui il Chianti Classico viene elevato con la meritatissima DOCG. Le dolci colline chiantigiane, punteggiate da ordinati vigneti, oliveti, cipressi, boschi che coprono il 65% del territorio, castelli, ville e suggestivi borghi tracciano un paesaggio di incomparabile fascino.

    Tavolo di degustazione nella suggestiva barricaia di Fèlsina, foto dell'autore
    Tavolo di degustazione nella suggestiva barricaia di Fèlsina, foto dell’autore

    Come ci ha ricordato Carlotta Gori il Gallo Nero é il simbolo del Consorzio, che ha il preciso scopo di tutelare la promozione del Chianti Classico Gallo Nero.
    La leggenda narra che per stabilire la fine di scontri armati, tra Firenze e Siena che si protraevano da anni, e per segnare i confini, avrebbero affidato la prova a due Cavalieri, partendo dalle rispettive città. Sarebbero dovuti partire al canto del gallo. I Senesi optarono per un gallo bianco e lo ingozzarono di becchime, mentre i Fiorentini per un gallo nero che tennero a digiuno. Nel punto, ove si fossero incrociati sarebbero stati marcati i confini tra le due province. Il gallo nero fiorentino, inizio a cantare molto prima di quello bianco senese, perché era affamato e l’incontro accadde a pochi km da Siena.

    Il territorio del Chianti Classico è suddiviso in 11 aree specifiche chiamate UGA (Unità Geografiche Aggiuntive) e sono: San Casciano, Greve, Montefioralle, Lamole, Panzano, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Vagliagli, Castellina, San Donato in Poggio. Un lavoro meticoloso, durato anni per individuare le varie peculiarità naturali e umane di un territorio grande ma anche di un grande territorio, oltre agli aspetti pedoclimatici. Al momento le UGA si trovano in etichetta solamente con la tipologia “Gran Selezione”, un marchio registrato che non potrà essere utilizzato in altre denominazioni.

    L’azienda vitivinicola Fèlsina si trova nel comune di Castelnuovo Berardenga, a poca distanza dall’incantevole Borgo, all’interno dell’areale del Chianti Classico, tuttavia, l’azienda vanta anche vigneti nella sottozona del Chianti Colli Senesi. Castelnuovo Berardenga è il comune più a sud di tutto l’areale del Chianti Classico, considerato il più senese, proprio per la sua vicinanza alla città. Il vitigno principe è sua maestà “ Sangiovese ” con il quale da sempre la Fattoria di Fèlsina ha dato origine a vini in purezza. L’azienda possiede circa un centinaio di ettari vitati, posti ad un’altitudine compresa tra i 350 e i 430 metri s.l.m.. Di proprietà, ormai da tre generazioni della famiglia Poggiali, originari di Ravenna. Una splendida realtà che ha saputo coniugare molto bene elevata qualità ed espressione di un meraviglioso terroir.

    Nicola Masiello, Roberto Donadini, Carlotta Gori e Simone Franceschi, foto dell'autore
    Nicola Masiello, Roberto Donadini, Carlotta Gori e Simone Franceschi, foto dell’autore

    Ecco i vini:

    1 Chianti Classico Gran Selezione 2020 Carpineto – Sangiovese 100% – Rubino intenso, emana sentori di frutti di bosco, frutta matura, vaniglia, spezie dolci, il sorso è fresco, avvolgente, coerente e persistente.
    Sito di riferimento: https://www.carpineto.com/

    2 Chianti Classico Gran Selezione Terrazze di San Leolino 2020 Fontodi – Sangiovese 100% – Rubino vivace, sprigiona note di mora, frutti di bosco, sottobosco e bacche di ginepro, gusto vibrante, rotondo, saporito e decisamente lungo.
    Sito di riferimento: https://www.fontodi.com/

    3 Chianti Classico Gran Selezione 2019 Fattoria Montecchio – Sangiovese 100% Rubino intenso, libera sentori di mora, ribes, floreale di violetta, poi tabacco e pepe, al palato è setoso, fresco, con tannini nobili, lungo e duraturo.
    Sito di riferimento: https://www.fattoriamontecchio.com/

    4 Chianti Classico Gran Selezione Altiero 2019 – Sangiovese 100% – Rubino intenso e trasparente, sviluppa note di frutti rossi maturi, violetta, spezie, tabacco e note mentolate, attacco morbido, caldo, deciso e lungo.
    Sito di riferimento: https://www.altieroinchianti.it/

    5 Chianti Classico Gran Selezione Campolungo 2019 Lamole di Lamole – Sangiovese 100% – Rubino intenso, con sentori floreali di iris, ciclamino, prugna, cannella e chiodi di garofano, al gusto è rotondo, saporito e coerente.
    Sito di riferimento: https://www.lamole.com/

    6 Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2019 Rocca delle Macie – Sangiovese 100% – Rubino intenso, al naso svela note di frutti di bosco, ciliegia, prugna, spezie e nuances balsamiche, il sorso è avvolgente, vibrante e persistente.
    Sito di riferimento: https://roccadellemacie.com/

    Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2019 Rocca delle Macie, foto dell'autore
    Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2019 Rocca delle Macie, foto dell’autore

    7 Chianti Classico Gran Selezione 2019 Capannelle – Sangiovese 100% – Rubino intenso, rimanda sentori di viola, rosa, frutti rossi, tabacco e spezie, al gusto è accattivante, invitante, coerente e fine .
    Sito di riferimento: https://web.capannelle.it/

    8 Chianti Classico Gran Selezione Vigna Sessina 2019 Dievole – Sangiovese 100% – Rubino vivace, giungono note floreali di giaggiolo, arancia sanguinella, amarena e sottobosco, il sorso è setoso, leggiadro, duraturo e equilibrato.
    Sito di riferimento: https://dievole.it/

    9 Chianti Classico Gran Selezione Colonia 2019 Fèlsina – Sangiovese 100% – Rubino intenso, piacevoli note speziate, sandalo, lampone e ribes, il sorso è piacevolmente morbido, leggiadro, elegante, ammaliante e persistente.
    Sito di riferimento: https://www.felsina.it/

    10 Chianti Classico Gran Selezione 2019 La Sala del Torriano – Sangiovese 100% – Rubino trasparente, arrivano al naso note di frutti rossi, lampone, viola, iris, sottobosco, attacco tannico poderoso ma setoso, deciso, fresco, coerente e elegante.
    Sito di riferimento: https://www.lasala.it/

    11 Chianti Classico Gran Selezione Vigna il Corno 2017 Castello di Radda – Rubino tendente al granato, si percepiscono note di frutta matura, erbe officinali, spezie dolci, sottobosco, attacco caldo, setoso, tannini copiosi, austero, armonioso e durevole.
    Sito di riferimento: https://www.castellodiradda.com/

    Calici di Chianti Classico Gran Selezione, foto dell'autore
    Calici di Chianti Classico Gran Selezione, foto dell’autore

    Dopo la degustazione ci siamo recati nel prato di fronte all’Enoteca per assaporare alcuni prodotti tipici locali presenti su un ricco buffet e accompagnati da una selezione di vini dell’azienda Agricola Fèlsina.

    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance
    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance


    Sito cantina: https://www.felsina.it/

    Blog dell’autore: https://cloudwine9.com/

    Diti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ https://www.papillae.it/

     

  • Molino Borgioli 2024, autentico produttore di farine toscane

    Molino Borgioli 2024, autentico produttore di farine toscane

    Molino Borgioli: Tradizione, Qualità e Innovazione nella Produzione di Farine Italiane

    di Carol Agostini

    Il Molino Borgioli rappresenta un’eccellenza italiana nel settore delle farine, con una storia che affonda le radici nel passato e una visione proiettata verso il futuro. Questo articolo esplorerà le diverse tipologie di farine prodotte dal Molino Borgioli, il mercato nazionale e internazionale delle farine italiane, alcune statistiche rilevanti sull’export, e infine, presenterà alcune ricette tradizionali che esaltano le caratteristiche uniche delle farine Borgioli. Analizzeremo anche il territorio da cui provengono queste farine e il ruolo produttivo del molino, con un focus sulle fasi di produzione che garantiscono la qualità del prodotto finale.

    Molino Borgioli 2024, autentico produttore di farine toscane, foto di Carol Agostini
    Molino Borgioli 2024, autentico produttore di farine toscane, foto di Carol Agostini

    Il Molino Borgioli è situato nella suggestiva campagna toscana, una regione nota per la sua ricca tradizione agricola e culinaria. Fondato agli inizi del XX secolo, il molino ha saputo mantenere vive le antiche tecniche di macinazione, integrandole con le più moderne tecnologie per offrire farine di altissima qualità. La famiglia Borgioli, da generazioni alla guida del molino, ha sempre posto al centro della propria attività la valorizzazione del territorio e delle materie prime locali.

    Il Molino Borgioli produce una vasta gamma di farine, adatte a soddisfare le esigenze di consumatori e professionisti del settore alimentare. Tra le principali tipologie di farine prodotte troviamo:

    1. Farina di Grano Tenero Tipo 00: Perfetta per la preparazione di dolci, pasta fresca e prodotti da forno. È una farina finissima, ottenuta dalla macinazione del cuore del chicco di grano.
    2. Farina di Grano Tenero Tipo 0: Utilizzata principalmente per pane e pizza, questa farina ha un contenuto proteico leggermente superiore rispetto alla Tipo 00, conferendo maggiore elasticità agli impasti.
    3. Farina Integrale: Macinata con il grano intero, conserva tutte le parti del chicco, inclusa la crusca, offrendo un prodotto ricco di fibre e nutrienti. È ideale per preparazioni rustiche e salutari.
    4. Farina di Semola Rimacinata di Grano Duro: Essenziale per la produzione di pasta secca e alcuni tipi di pane, questa farina è apprezzata per la sua consistenza granulosa e il colore ambrato.
    5. Farine Speciali: Molino Borgioli offre anche farine di grani antichi, farine biologiche e farine di cereali alternativi come farro, avena e segale, per rispondere alle crescenti esigenze di una clientela attenta alla salute e alla sostenibilità.

    Il Mercato delle Farine in Italia

    Il mercato delle farine in Italia è molto competitivo e variegato. Secondo i dati di Associazione Italiana Mugnai (AIM), la produzione annuale di farine di grano tenero in Italia si attesta intorno ai 4 milioni di tonnellate. La domanda interna è alimentata sia dai consumatori finali che dai professionisti dell’industria alimentare, tra cui panifici, pastifici, pizzerie e pasticcerie.

    Negli ultimi anni, si è registrata una crescente attenzione verso le farine speciali e biologiche, con un aumento della richiesta di prodotti di alta qualità e a basso impatto ambientale. Le farine di grani antichi e di cereali alternativi stanno guadagnando sempre più spazio sugli scaffali dei supermercati e nei negozi di alimentari specializzati, riflettendo una maggiore consapevolezza del consumatore moderno riguardo a salute e nutrizione.

    L’Export delle Farine Italiane

    Le farine italiane godono di un’ottima reputazione sui mercati internazionali, grazie alla qualità delle materie prime e alla tradizione molitoria del paese. Secondo i dati di ISTAT, nel 2022 l’export di farine italiane ha raggiunto un valore di oltre 500 milioni di euro, con una crescita del 7% rispetto all’anno precedente.

    I principali paesi importatori delle farine italiane includono Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti. Le farine italiane sono particolarmente apprezzate per la produzione di pasta, pizza e pane, prodotti simbolo della cucina italiana che trovano estimatori in tutto il mondo.

    Molino Borgioli 2024, autentico produttore di farine toscane, foto di Carol Agostini
    Molino Borgioli 2024, autentico produttore di farine toscane, foto di Carol Agostini

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  • Tartufi Nacci 2024 e l’affascinante caccia al tartufo

    Tartufi Nacci 2024 e l’affascinante caccia al tartufo

    Il Tartufo: Storia e Tradizione dal Passato ai Giorni Nostri

    di Carol Agostini

    Il tartufo è un fungo ipogeo dalle origini antiche e misteriose, tanto da essere spesso avvolto nel mito. La sua storia affascinante parte dall’antica Grecia e si snoda attraverso i secoli, arrivando fino ai giorni nostri. Questo pregiato fungo è apprezzato per il suo aroma unico e il suo sapore inimitabile, capace di arricchire i piatti più diversi.

    Tartufi Nacci 2024 e l'affascinante caccia al tartufo, foto di Carol Agostini
    Tartufi Nacci 2024 e l’affascinante caccia al tartufo, foto di Carol Agostini

    Origini Mitologiche e Prime Testimonianze

    Le prime testimonianze del tartufo risalgono all’antichità. Secondo un mito greco, il tartufo nacque dall’unione tra la pioggia e i fulmini scagliati da Zeus contro una quercia. Giovenale e Plutarco furono tra i primi a descriverne l’origine in termini mitologici, mentre Teofrasto, considerato il primo botanico della storia, tentò di catalogarlo scientificamente nel terzo secolo a.C.
    I Greci credevano che il tartufo avesse proprietà afrodisiache e Galeno, medico dell’antica Grecia, lo descriveva come un alimento capace di stimolare il piacere.

    Il Tartufo nell’Antica Roma e nel Medioevo

    Anche i Romani apprezzavano il tartufo, considerandolo un cibo prelibato. Plinio il Vecchio lo menzionava nei suoi scritti, sottolineando come fosse apprezzato anche nelle regioni africane da cui spesso proveniva. Marco Gavio Apicio, celebre gastronomo romano, suggeriva varie ricette per esaltarne il sapore, come arrostirlo e condirlo con mosto e miele o lessarlo con porri e spezie.
    Durante il Medioevo, tuttavia, il tartufo cadde in disgrazia. Spesso associato a pratiche oscure e ritenuto velenoso, fu visto con sospetto. Solo con il Rinascimento, grazie al rinnovato interesse per la cultura classica, il tartufo tornò a essere apprezzato. Papi e nobili come Lucrezia Borgia e Caterina de’ Medici ne erano grandi estimatori…

    Tartufi Nacci 2024 e l'affascinante caccia al tartufo, foto di Carol Agostini
    Tartufi Nacci 2024 e l’affascinante caccia al tartufo, foto di Carol Agostini

    Rinascimento e Settecento: Il Tartufo come Cibo di Lusso

    Nel Rinascimento, il tartufo divenne simbolo di raffinatezza culinaria. Alfonso Ceccarelli, medico del Cinquecento, raccolse aneddoti e storie sui tartufi nel suo “Opusculus de Tuberis”. Nel Settecento, il tartufo era un esclusivo lusso riservato alle corti europee. Il botanico Carlo Vittadini, nel 1831, pubblicò la “Monographia Tuberacearum”, una pietra miliare negli studi sui tartufi.

    Oggi, il tartufo è protagonista di importanti fiere e mercati. Alba, in Piemonte, è famosa per la sua Fiera del Tartufo Bianco, mentre Norcia, in Umbria, celebra il tartufo nero pregiato. Anche San Miniato, in Toscana, ha una lunga tradizione legata al tartufo, con una fiera annuale che attira visitatori da tutto il mondo.

    Tartufi Nacci 2024 e l'affascinante caccia al tartufo, foto di Carol Agostini
    Tartufi Nacci 2024 e l’affascinante caccia al tartufo, foto di Carol Agostini

    Il Tartufo di San Miniato: Tradizione Toscana

    San Miniato, cittadina situata tra Pisa e Firenze, è famosa per il suo pregiato tartufo bianco. Ogni anno, tra ottobre e novembre, la città ospita la Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco di San Miniato, un evento che celebra questa prelibatezza con degustazioni, mercati e attività culturali.

    Tartufi Nacci 2024 e l'affascinante caccia al tartufo, foto di Carol Agostini
    Tartufi Nacci 2024 e l’affascinante caccia al tartufo, foto di Carol Agostini

    Ricette Tradizionali con il Tartufo di San Miniato

    Il tartufo di San Miniato è protagonista di molte ricette toscane. Ecco alcune delle più celebri:

    Tagliolini al Tartufo Bianco

    Ingredienti:
    • 400 g di tagliolini freschi
    • 50 g di burro
    • 1 tartufo bianco di San Miniato
    • Sale q.b.
    • Parmigiano Reggiano grattugiato (facoltativo)
    Procedimento:
    1. Cuocere i tagliolini in abbondante acqua salata.
    2. Nel frattempo, sciogliere il burro in una padella ampia senza farlo friggere.
    3. Scolare i tagliolini al dente e trasferirli nella padella con il burro.
    4. Amalgamare bene e impiattare.
    5. Grattugiare generosamente il tartufo bianco sui tagliolini appena serviti.
    6. A piacere, aggiungere una spolverata di Parmigiano Reggiano.

    Uova al Tegamino con Tartufo Bianco

    Ingredienti:
    • 4 uova fresche
    • 50 g di burro
    • 1 tartufo bianco di San Miniato
    • Sale e pepe q.b.
    Procedimento:
    1. Sciogliere il burro in un tegamino.
    2. Rompere le uova nel tegamino, facendo attenzione a non rompere i tuorli.
    3. Cuocere a fuoco lento fino a quando gli albumi sono cotti ma i tuorli ancora morbidi.
    4. Salare e pepare a piacere.
    5. Grattugiare il tartufo bianco sulle uova prima di servire.

    Tartufi Nacci 2024 e l'affascinante caccia al tartufo, foto di Carol Agostini
    Tartufi Nacci 2024 e l’affascinante caccia al tartufo, foto di Carol Agostini

    Toscana e Tartufo: Un Legame Indissolubile

    Il tartufo ha una forte connessione con la cultura e la tradizione italiana. Le regioni centrali e settentrionali dell’Italia, in particolare il Piemonte, l’Umbria e la Toscana, sono famose per la produzione di tartufi di alta qualità. Il tartufo bianco di Alba e quello di San Miniato sono tra i più apprezzati al mondo.

    In Toscana, il tartufo non è solo un ingrediente culinario, ma anche parte integrante della cultura locale. Le foreste di querce, pioppi e noccioli offrono l’ambiente ideale per la crescita di questo fungo. Le tradizioni legate alla caccia al tartufo, spesso condotta con l’ausilio di cani appositamente addestrati, sono tramandate di generazione in generazione.

    Le fiere e i mercati del tartufo non sono solo occasioni di commercio, ma veri e propri eventi culturali che celebrano la storia, le tradizioni e le eccellenze gastronomiche del territorio. Partecipare a una fiera del tartufo in Toscana significa immergersi in un’atmosfera unica, fatta di sapori, profumi e racconti antichi.
    Il tartufo ha attraversato i secoli mantenendo intatto il suo fascino e il suo valore.

    Dall’antichità ai giorni nostri, questo prezioso fungo ha saputo conquistare il palato di re, nobili e appassionati gourmet di tutto il mondo. In Toscana, e in particolare a San Miniato, il tartufo è molto più di un ingrediente: è simbolo di una tradizione culinaria e culturale che affonda le sue radici nella storia e che continua a vivere e a evolversi, portando con sé il profumo e il sapore di un passato lontano ma sempre attuale.

    Tartufi Nacci 2024 e l'affascinante caccia al tartufo, foto di Carol Agostini
    Tartufi Nacci 2024 e l’affascinante caccia al tartufo, foto di Carol Agostini

    Di generazione in generazione, l’azienda Tartufi Nacci raccoglie tutte le varietà di tartufo che crescono nel cuore della Toscana, utilizzando ancora oggi cani appositamente addestrati Maya e Birba, una splendide bestioline che accolgono chiunque tra coccole e scodinzolamenti.

    Questa raccolta avviene con pazienza, amore e una conoscenza tramandata esclusivamente da padri a figli. Grazie all’esperienza accumulata negli anni, alla passione e alla serietà, Monica Nacci è in grado di offrire i migliori tartufi freschi e conservati, permettendo di assaporare il loro gusto raffinato e soddisfacendo i palati più esigenti in ogni stagione.

    Come ci hanno spiegato Monica Nacci e il marito Riccardo Cei la ricerca dei tartufi è un’arte antica che richiede non solo competenza umana, ma anche l’ausilio indispensabile dei cani addestrati. I loro cani, noti come “cani da tartufo”, sono selezionati per il loro olfatto eccezionale e la capacità di individuare i preziosi funghi ipogei nascosti nel terreno.

    LEGGI ANCHE: https://www.papillae.it/podere-pellicciano-vini-valore-san-miniato/

    Le razze più utilizzate includono il Lagotto Romagnolo, noto per la sua attitudine alla ricerca di tartufi, ma anche altre razze come il Cocker Spaniel, il Beagle e vari meticci dimostrano spesso notevoli abilità in questo campo.

    L’addestramento inizia spesso quando il cane è ancora cucciolo. Si utilizzano tartufi veri o essenze di tartufo per familiarizzare il cane con l’odore specifico. L’addestramento prevede giochi e esercizi in cui il cucciolo deve trovare il tartufo nascosto, ricevendo una ricompensa quando riesce nell’impresa. La costanza e la pazienza sono fondamentali per sviluppare l’abilità del cane senza stressarlo.

    Una volta addestrati, i cani accompagnano i cercatori di tartufi nelle foreste e nei campi. Durante la ricerca, i cani sono guidati a esplorare il terreno, e quando rilevano l’odore del tartufo, iniziano a scavare con entusiasmo. A questo punto, l’addestratore interviene per estrarre il tartufo senza danneggiarlo. La collaborazione tra cane e cercatore è essenziale per garantire una raccolta efficace e rispettosa dell’ambiente.

    Tartufi Nacci 2024 e l'affascinante caccia al tartufo, foto di Carol Agostini
    Tartufi Nacci 2024 e l’affascinante caccia al tartufo, foto di Carol Agostini

    Importanza della Sinergia

    Come abbiamo potuto vedere, “toccare con mano” ma soprattutto vivere il successo nella ricerca dei tartufi dipende dalla sinergia tra cane e cercatore. La comprensione reciproca e l’affiatamento sono cruciali per individuare i tartufi in maniera efficiente. Questa relazione si basa su fiducia e rispetto, con il cane che diventa un vero e proprio partner nell’avventura della raccolta.
    Birba e Maya sono totalmente in simbiosi con il contesto ambientale, la natura e i “Padroni” o meglio compagni di avventura, coccolate con ricompense “premio” ad ogni tartufo trovato e a volte addentato.

    La ricerca dei cani da tartufo è una pratica che unisce tradizione e competenza, rendendo possibile la raccolta di uno dei prodotti più pregiati della gastronomia italiana. Grazie all’olfatto straordinario dei cani e all’abilità dei loro addestratori, il tartufo continua a essere una delizia sulle tavole di tutto il mondo, testimoniando l’importanza di questa antica arte.

    I tartufi trovati durante la nostra “caccia al tartufo della mattina” sono stati usati nel pranzo offerto da Podere Pellicciano, menù eseguito dallo Chef Armando Bregaj Olivum Osteria, coi vini in abbinamento della cantina citata, che ci ha regalato un magnifico press-tour organizzato da Claudia Marinelli.

    LEGGI ANCHE: https://www.papillae.it/brassica-osteria-contemporanea-delizioso-percorso/

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer


    Siti di riferimento: https://www.tartufi-nacci.com/ https://www.olivumosteria.it/

    Sito cantina: https://poderepellicciano.it/

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ https://www.papillae.it/

  • Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024

    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024

    Chef Armando di Olivum Osteria di Ponte a Elsa

    di Carol Agostini

    Parto dal menù e abbinamento dei vini del Podere Pellicciano per raccontarvi chi è Chef Armando Bregaj

    VINI IN DEGUSTAZIONE: 6 vini in assaggio

    1. InFermento IGT Toscana Rosato, sangiovese 100% rifermentato in bottiglia 2023
    2. Cimba IGT Toscana Rosato, sangiovese, malvasia nera e canaiolo 2023
    3. Fonte Vivo IGT Toscana Trebbiano, trebbiano 100% (macerato) 2022
    4. Egola IGT Toscana Rosso, malvasia nera 100% 2019
    5. Buccianello IGT Toscana Rosso, colorino 100% 2019
    6. Grifo Vin Santo del Chianti DOC Occhio di Pernice, sangiovese 100% 2010 campione da caratello prima annata come Occhio di Pernice.

    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024, foto di Carol Agostini, Lineup dei vini degustati
    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024, foto di Carol Agostini, Lineup dei vini degustati

    MENÙ PRANZO:

    Battuta di Manzo al coltello, melanzane alla scapece, mousse di parmigiano e polvere di pomodoro
    Tortello ripieno di coniglio arrosto saltato nel fondo di carne, carbo crema e guanciale
    Guancia di manzo brasata, fondo di guancia arrosto, purè alla francese e fungo piastrato
    Risolatte al cocco, sorbetto di mango e cocco fresco

    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024, foto da sito
    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024, foto da sito

    Olivum Osteria di Ponte a Elsa, gestita dallo Chef Armando e sua moglie Daniela, è un gioiello nascosto nel cuore della Toscana, in località Ponte a Elsa vicino San Miniato. Questo ristorante è un vero omaggio al territorio toscano, con una forte enfasi sulla qualità degli ingredienti e sulle tradizioni culinarie locali.

    La Filosofia di Olivum

    La filosofia di Olivum è radicata nell’impegno, nella determinazione e nella realizzazione. Armando e Daniela selezionano personalmente i produttori e la filiera dei prodotti per garantire che ogni piatto sia composto da ingredienti pregiati e di origine etica. Gli ortaggi provengono dalla loro terra e l’olio dai loro olivi, garantendo una connessione autentica con il territorio.

    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024, foto di Carol Agostini
    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024, foto di Carol Agostini

    La Carriera dello Chef Armando

    Chef Armando ha sviluppato una carriera segnata dalla passione per la cucina e dalla dedizione alla qualità. La sua esperienza è palpabile in ogni piatto che crea, dove la tradizione incontra l’innovazione. Armando ha saputo trasformare la sua Osteria in un luogo dove i sapori autentici della Toscana vengono celebrati e reinventati.
    Questo luogo magico conosciuto per la sua cucina ambiziosa e perfettamente eseguita. Il menù è un viaggio attraverso i sapori della Toscana, con una particolare attenzione ai dettagli e alla presentazione.

    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024, foto di Carol Agostini
    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024, foto di Carol Agostini

    La carta dei vini è accuratamente studiata per completare l’offerta culinaria, con vini locali che esaltano i piatti proposti.

    Tra i piatti tipici proposti dallo Chef Armando, spiccano le preparazioni a base di tartufo, un prodotto iconico del territorio di San Miniato. Il tartufo, presente tutto l’anno, diventa protagonista in diverse preparazioni, dai primi piatti ai secondi di carne. Inoltre, piatti di pesce freschissimo e carni locali sono sempre presenti nel menù, garantendo un’ampia scelta per i palati più esigenti.

    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024, foto di Carol Agostini
    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024, foto di Carol Agostini

    Quindi, non è solo un ristorante, ma un luogo dove le tradizioni toscane prendono vita. La cucina di Armando è profondamente radicata nella cultura locale, rispettando e valorizzando le tradizioni culinarie toscane. Ogni piatto racconta una storia di territorio, di stagionalità e di autenticità.

    Come precedentemente accennato, situato a Ponte a Elsa, vicino a San Miniato, Olivum Osteria gode di una posizione privilegiata immersa nella campagna toscana. Questa località è famosa per la sua produzione di olio d’oliva e tartufi, elementi che diventano protagonisti nei piatti dello chef. La terrazza del ristorante offre una vista incantevole sulla natura circostante, creando un ambiente perfetto per godere di un’esperienza culinaria unica.

    Olivum Osteria e la Tradizione

    L’Olivum Osteria di Armando non solo rende omaggio alle tradizioni culinarie medievali di San Miniato, ma le rivitalizza e le presenta in una forma contemporanea. L’uso di ingredienti locali e stagionali, molti dei quali coltivati direttamente dallo chef e dalla sua famiglia, garantisce che ogni piatto sia fresco e autentico.

    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024, foto di Carol Agostini
    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024, foto di Carol Agostini

    Piatti Rievocativi

    Piatti come la zuppa di farro, il cinghiale in umido e le pappardelle al ragù di lepre sono esempi di come lo Chef Armando integri le antiche ricette con un approccio moderno. L’uso del tartufo bianco di San Miniato in varie preparazioni rappresenta un collegamento diretto con le tradizioni culinarie medievali, trasformando ogni pasto in un viaggio attraverso il tempo e la storia del territorio.

    Questo luogo molto più di un semplice ristorante; è un’esperienza gastronomica che celebra la Toscana in ogni dettaglio e che vi invito a testare, provare per deliziarvi. La passione dello Chef Armando per la cucina di qualità, la sua dedizione alle tradizioni locali e l’attenzione ai prodotti del territorio fanno di Olivum un luogo imperdibile per chi desidera scoprire i veri sapori toscani. Con un menù che cambia stagionalmente per garantire la freschezza degli ingredienti e una carta dei vini che valorizza i produttori locali, Olivum è il perfetto connubio tra tradizione e innovazione.

    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024, foto di Carol Agostini
    Chef Armando di Olivum Osteria e Podere Pellicciano 2024, foto di Carol Agostini

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  • Brassica Osteria Contemporanea 2024, delizioso percorso

    Brassica Osteria Contemporanea 2024, delizioso percorso

    Brassica Osteria Contemporanea: Un Angolo di Tradizione e Innovazione a San Miniato

    Di Carol Agostini

    Nel cuore di San Miniato, l’Osteria Brassica rappresenta un perfetto connubio tra tradizione culinaria toscana e innovazione gastronomica. Situata in una posizione suggestiva che permette di ammirare le bellezze paesaggistiche della zona, Brassica è diventata rapidamente un punto di riferimento per gli amanti della buona cucina e del buon vino.

    Brassica Osteria Contemporanea 2024, delizioso percorso, Chef Andrea Madonia, foto di Carol Agostini
    Brassica Osteria Contemporanea 2024, delizioso percorso, Chef Andrea Madonia, foto di Carol Agostini

    Un Menù che Celebra il Territorio

    L’Osteria si distingue per l’uso di ingredienti freschi e locali, provenienti dalle campagne circostanti e dai produttori della zona. Il menù varia stagionalmente, riflettendo la disponibilità dei prodotti e mantenendo un legame stretto con le tradizioni culinarie toscane. Tra i piatti più apprezzati troviamo la ribollita, una zuppa di verdure e pane tipica della regione, e il cinghiale in umido, cucinato secondo antiche ricette tramandate di generazione in generazione.

    Il Tartufo Bianco di San Miniato

    Un elemento distintivo di Brassica Osteria Contemporanea è la sua celebrazione del Tartufo Bianco di San Miniato. Durante la stagione del tartufo, il menù si arricchisce di piatti raffinati come le tagliatelle al tartufo bianco, l’uovo al tegamino con tartufo e il carpaccio di manzo al tartufo. Ogni piatto è studiato per esaltare il sapore unico di questo prezioso tubero, rendendo ogni pasto un’esperienza culinaria unica.

    L’atmosfera è accogliente e rustica, con un tocco di eleganza che rende l’ambiente adatto sia per cene intime che per eventi speciali. Le sale interne, arredate con gusto, richiamano le antiche osterie toscane, mentre la terrazza esterna offre una vista panoramica sulle colline di San Miniato, creando l’ambiente perfetto per una cena al tramonto.

    Brassica Osteria Contemporanea 2024, delizioso percorso, Chef Andrea Madonia, foto di Carol Agostini
    Brassica Osteria Contemporanea 2024, delizioso percorso, Chef Andrea Madonia, foto di Carol Agostini

    La cantina è ben fornita di vini locali, con un’attenzione particolare ai vitigni autoctoni della Toscana. Gli ospiti possono scegliere tra una selezione di Chianti, Vernaccia di San Gimignano e altre eccellenze enologiche, consigliate e abbinate con cura dai sommelier della casa per esaltare i sapori dei piatti.

    Un’Esperienza da Non Perdere

    Brassica Osteria Contemporanea non è solo un luogo dove mangiare, ma un vero e proprio viaggio nella cultura gastronomica toscana. Con la sua dedizione alla qualità e alla tradizione, unita a un’innovazione che rispetta i sapori autentici, Brassica è una tappa obbligata per chi visita San Miniato. Che si tratti di una cena romantica, di una festa tra amici o di un’occasione speciale, il ristorante promette un’esperienza indimenticabile, capace di soddisfare i palati più esigenti e di far innamorare chiunque della cucina toscana.

    Brassica Osteria Contemporanea 2024, delizioso percorso, Fabio Caputo durante la cena di Podere Pellicciano, foto di Carol Agostini
    Brassica Osteria Contemporanea 2024, delizioso percorso, Fabio Caputo durante la cena di Podere Pellicciano, foto di Carol Agostini

    Chi è Andrea Madonia?

    Chef Andrea Madonia: Il Custode della Tradizione e Innovatore della Cucina a San Miniato

    Nel panorama enogastronomico di San Miniato, lo chef Andrea Madonia si distingue per la sua capacità di unire tradizione e innovazione, creando piatti che raccontano la storia e la cultura del territorio toscano. Alla guida dell’Osteria, Madonia ha saputo trasformare questo locale in un punto di riferimento per gli amanti della cucina autentica e raffinata.

    Buñuelo al cumino con crema di melanzane, salsa di yogurt, manzo marinato, articolo: Brassica Osteria Contemporanea 2024, delizioso percorso, foto di Carol Agostini
    Buñuelo al cumino con crema di melanzane, salsa di yogurt, manzo marinato, articolo: Brassica Osteria Contemporanea 2024, delizioso percorso, foto di Carol Agostini

    Ha iniziato il suo viaggio culinario con una formazione nelle più prestigiose scuole di cucina italiane, arricchendo la sua esperienza con stage e collaborazioni in rinomati ristoranti stellati. La sua passione per la cucina è radicata in una profonda conoscenza delle materie prime e delle tecniche tradizionali, che ha saputo reinterpretare con un tocco moderno e creativo.

    La filosofia dello chef si basa su un rispetto rigoroso per gli ingredienti locali e di stagione. Ogni piatto è pensato per esaltare i sapori autentici del territorio, utilizzando prodotti freschi e di alta qualità provenienti dai migliori fornitori locali. Il Tartufo Bianco di San Miniato, le carni toscane, l’olio extravergine di oliva e i formaggi artigianali sono solo alcuni degli elementi che compongono il suo repertorio culinario.

    Lo chef Madonia è un maestro nell’arte di bilanciare tradizione e innovazione. Nei suoi piatti, si possono trovare le radici della cucina toscana, come la ribollita e il cinghiale in umido, rivisitate con tecniche moderne e presentazioni eleganti. Il suo obiettivo è offrire agli ospiti un’esperienza culinaria che sia al contempo familiare e sorprendente, facendo riscoprire sapori antichi attraverso una lente contemporanea.

    Battuta di manzo al coltello, maionese all'aglio nero, salsa al cocco e biscotto al parmigiano, Cena abbinamento vini Podere Pellicciano, foto di Carol Agostini
    Battuta di manzo al coltello, maionese all’aglio nero, salsa al cocco e biscotto al parmigiano, Cena abbinamento vini Podere Pellicciano, foto di Carol Agostini

    Riconoscimenti e Premi

    Grazie al suo talento e alla sua dedizione, Andrea Madonia ha ricevuto numerosi riconoscimenti nel corso della sua carriera. La sua cucina ha attirato l’attenzione di critici gastronomici e riviste specializzate, consolidando la sua reputazione come uno dei chef più promettenti e innovativi della Toscana.

    Un’Esperienza Indimenticabile all’Osteria Brassica

    Sotto la guida dello chef, il ristorante è diventato una destinazione imperdibile per chi visita San Miniato. Ogni piatto servito è una celebrazione del territorio e della sua storia, un invito a esplorare la ricchezza della cultura enogastronomica toscana. Che si tratti di un pranzo informale o di una cena gourmet, l’esperienza culinaria all’Osteria Brassica promette di essere un viaggio indimenticabile attraverso i sapori autentici e raffinati della Toscana.

    Lo chef Andrea Madonia rappresenta un punto di riferimento per la cucina toscana a San Miniato, grazie alla sua capacità di innovare nel rispetto della tradizione, offrendo piatti che raccontano storie di territorio e passione.

    Risotto allo zafferano, liquirizia e bocconcini di piccione arrosto, articolo: Brassica Osteria Contemporanea 2024, delizioso percorso, foto di Carol Agostini
    Risotto allo zafferano, liquirizia e bocconcini di piccione arrosto, articolo: Brassica Osteria Contemporanea 2024, delizioso percorso, foto di Carol Agostini

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  • Podere Pellicciano 2024, vini di valore di San Miniato

    Podere Pellicciano 2024, vini di valore di San Miniato

    Scoprire San Miniato Attraverso i Vini di Podere Pellicciano: un viaggio enogastronomico tra tradizione, cultura e bellezze paesaggistiche

    Di Carol Agostini

    San Miniato, incastonata tra le colline toscane, è una città che incanta con la sua ricca storia, le tradizioni secolari e una cultura enogastronomica senza pari. Al centro di questo microcosmo, Podere Pellicciano si erge come simbolo della dedizione al territorio e alla qualità, producendo vini che sono veri e propri ambasciatori dei vitigni autoctoni locali.

    Podere Pellicciano 2024, vini di valore di San Miniato, foto di Carol Agostini
    Podere Pellicciano 2024, vini di valore di San Miniato, foto di Carol Agostini

    Podere Pellicciano: L’anima del vino toscano

    La storia di Podere Pellicciano inizia nel 2003, quando Concetta e Gerardo Caputo acquistarono una casa di campagna con l’idea di creare uno spazio conviviale per la famiglia e gli amici. Da questa semplice iniziativa, è nata un’azienda vitivinicola che oggi si estende su 8,5 ettari di vigneto e 2,5 di oliveti, con una produzione annua di circa 50.000 bottiglie. I vitigni autoctoni coltivati includono malvasia nera, sangiovese, colorino, malvasia bianca, trebbiano e colombana, riflettendo la ricchezza del patrimonio ampelografico toscano.

    Podere Pellicciano e alcune vigne della cantina, foto di Carol Agostini
    Podere Pellicciano e alcune vigne della cantina, foto di Carol Agostini

    Il legame con il territorio

    San Miniato è famosa per il Tartufo Bianco, considerato uno dei migliori al mondo. I suoli argillosi e tufacei della zona, ideali per la viticoltura, contribuiscono anche alla crescita di questo prezioso tubero. Ogni autunno, la città ospita la Sagra del Tartufo Bianco, un evento che attira appassionati da ogni dove e offre l’opportunità di degustare piatti tradizionali a base di tartufo, come le tagliatelle al tartufo, uova al tegamino con tartufo e carpaccio di manzo al tartufo.

    Un’esperienza turistica completa

    Oltre alla straordinaria esperienza enogastronomica offerta da Podere Pellicciano, San Miniato vanta numerose attrazioni storiche e culturali. Il Duomo di San Miniato, con il suo splendido campanile detto “La Torre di Matilde”, e la Rocca di Federico II, che offre una vista panoramica mozzafiato sulla Val d’Elsa, sono tappe imperdibili. Il Museo Diocesano d’Arte Sacra custodisce una ricca collezione di opere d’arte religiosa, mentre la Chiesa di San Domenico e il Convento di San Francesco raccontano storie di fede e arte.

    Podere Pellicciano e alcune vigne della cantina, foto di Carol Agostini
    Podere Pellicciano e alcune vigne della cantina, foto di Carol Agostini

    Tradizioni e feste in un territorio unico

    San Miniato è un luogo dove le tradizioni sono ancora vive. Oltre alla Sagra del Tartufo, altre feste importanti includono la Festa del Grillo, che celebra la primavera, e la Festa di San Genesio, patrono della città. Durante queste feste, i visitatori possono immergersi nelle tradizioni locali, assaporare piatti tipici e partecipare a eventi folkloristici.

    Piatti tipici e ingredienti locali

    La cucina di questa cittadina è una celebrazione dei sapori toscani. Oltre ai piatti a base di tartufo, il cinghiale in umido, la ribollita, una zuppa di verdure e pane raffermo, e la pappa al pomodoro, sono piatti che raccontano la storia e la cultura del luogo. Ingredienti come l’olio extravergine di oliva, i salumi toscani e i formaggi locali, completano l’offerta gastronomica.

    Podere Pellicciano e alcune vigne della cantina, foto di Carol Agostini
    Podere Pellicciano e alcune vigne della cantina, foto di Carol Agostini

    Un viaggio da vivere attraverso le degustazioni in cantina di Podere Pellicciano

    Un viaggio in questa zona è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. La visita a Podere Pellicciano, con le sue degustazioni di vini autoctoni, offre un tuffo nella viticoltura toscana, mentre le bellezze storiche e naturali della città arricchiscono il soggiorno di cultura e meraviglia. Assaporare i piatti tipici in una trattoria locale, partecipare a una delle numerose feste e passeggiare tra le colline toscane, rende San Miniato una meta ideale per chi cerca autenticità e tradizione.

    Podere Pellicciano e alcune vigne della cantina, foto da internet
    Podere Pellicciano e alcune vigne della cantina, foto da internet

    Questo podere non è solo un’azienda vitivinicola, ma un punto di partenza per scoprire e vivere la vera essenza di San Miniato, un luogo dove la storia, la cultura e la gastronomia si intrecciano in un’esperienza indimenticabile.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer


    Sito cantina: https://poderepellicciano.it/

    Siti partners articolo: https://www.foodandwineangels.com/ https://www.papillae.it/ https://carol-agostini.tumblr.com/

    Riferimenti del press-tour: DarWine&Food di Claudia Marinelli  eventi@darwineandfood.com

    Riferimenti: https://www.terredipisa.it/

  • La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio

    La Vernaccia di San Gimignano: Celebrazione di un Patrimonio Vitivinicolo, evento Regina Ribelle Vernaccia di San Gimignano Wine Fest

    Redazione – Carol Agostini

    Nei giorni scorsi, San Gimignano ha ospitato un evento dedicato alla Vernaccia di San Gimignano, uno dei vini bianchi più prestigiosi d’Italia. Questo incontro ha riunito produttori, enologi, esperti del settore e appassionati per celebrare e promuovere questo vino che rappresenta un simbolo della tradizione enogastronomica toscana. L’evento ha offerto un’opportunità unica per esplorare la storia, il territorio, la cultura e le tradizioni legate alla Vernaccia di San Gimignano, evidenziando anche gli abbinamenti gastronomici ideali.

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, logo da comunicato stampa
    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, logo da comunicato stampa

     

    La Storia della Vernaccia di San Gimignano

    Origini e Tradizione

    La Vernaccia di San Gimignano ha radici antichissime che risalgono al XIII secolo. Questo vino è stato menzionato in numerosi documenti storici e letterari, incluso “La Divina Commedia” di Dante Alighieri, dove viene citato nel Purgatorio. Nel corso dei secoli, la Vernaccia è diventata sinonimo di qualità e tradizione, guadagnandosi un posto di rilievo nel panorama vitivinicolo italiano.

    Nel 1966, la Vernaccia di San Gimignano è stata il primo vino italiano a ottenere la Denominazione di Origine Controllata (DOC), riconoscimento che sottolinea la sua importanza e il suo legame con il territorio. Successivamente, nel 1993, ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), attestando ulteriormente la sua eccellenza.

    Il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano

    Il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano svolge un ruolo fondamentale nella promozione e nella tutela di questo vino. Fondato nel 1972, il Consorzio lavora per garantire la qualità della produzione, proteggere il marchio e promuovere la Vernaccia a livello nazionale e internazionale. Attraverso iniziative come degustazioni, eventi e campagne di marketing, il Consorzio contribuisce a mantenere viva la tradizione e a far conoscere la Vernaccia di San Gimignano a un pubblico sempre più ampio.

    Il Territorio di San Gimignano

    Geografia e Clima

    San Gimignano, situata nella provincia di Siena, è una cittadina medievale famosa per le sue torri e per il suo paesaggio collinare. Il territorio è caratterizzato da suoli sabbiosi e calcarei, che conferiscono alla Vernaccia le sue peculiarità uniche. Il clima mediterraneo, con estati calde e inverni miti, favorisce la coltivazione della vite e la produzione di vini di alta qualità.

    Viticoltura e Produzione

    La coltivazione della Vernaccia di San Gimignano si estende su circa 700 ettari di vigneti, con una produzione annua di circa 5 milioni di bottiglie. La vite di Vernaccia si adatta perfettamente ai terreni collinari di San Gimignano, dove le altitudini variano tra i 200 e i 400 metri sul livello del mare. Questo ambiente favorevole, combinato con le tecniche di viticoltura tradizionale, consente di ottenere un vino dalle caratteristiche inconfondibili: colore giallo paglierino, profumi floreali e fruttati, e un gusto secco e fresco con una nota ammandorlata nel finale.

    I Produttori della Vernaccia di San Gimignano

    Le Cantine e i Vignaioli

    Durante l’evento, sono stati protagonisti numerosi produttori locali che hanno presentato le loro etichette di Vernaccia di San Gimignano. Tra le cantine più rinomate figurano:

    La Lastra: Questa cantina si distingue per l’approccio sostenibile alla viticoltura e per la produzione di vini biologici che esprimono al meglio il territorio.
    Teruzzi: Innovativa e orientata alla qualità, Teruzzi combina tradizione e modernità per creare una Vernaccia di grande carattere.
    Casa alle Vacche: Una realtà a conduzione familiare che produce vini autentici e rappresentativi del territorio.

    Ogni produttore ha contribuito a creare un panorama diversificato di interpretazioni della Vernaccia, offrendo ai partecipanti la possibilità di scoprire le varie sfumature di questo vino unico.

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito
    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito

    La Vernaccia di San Gimignano e la Cultura

    Patrimonio Culturale

    La Vernaccia di San Gimignano non è solo un prodotto enogastronomico, ma anche un elemento integrante della cultura e della storia del territorio. La produzione del vino è strettamente legata alle tradizioni locali e rappresenta un patrimonio da preservare e valorizzare. Le storie dei vignaioli, tramandate di generazione in generazione, raccontano di un legame profondo con la terra e con la vite.

    Eventi e Iniziative Culturali

    L’evento dedicato alla Vernaccia di San Gimignano è stato arricchito da una serie di iniziative culturali, tra cui mostre d’arte, concerti e visite guidate. Queste attività hanno permesso ai visitatori di immergersi completamente nell’atmosfera di San Gimignano, scoprendo non solo il vino, ma anche la bellezza e la storia della cittadina.

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito
    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito

    Abbinamenti Gastronomici

    Il Vino e il Cibo

    La Vernaccia di San Gimignano è un vino versatile che si presta a numerosi abbinamenti gastronomici. La sua freschezza e la sua complessità lo rendono ideale per accompagnare piatti a base di pesce, frutti di mare, verdure e carni bianche. Durante l’evento, sono stati proposti vari abbinamenti che hanno esaltato le qualità del vino:

    Antipasti di Mare: Ostriche, cozze e tartare di pesce sono stati abbinati a Vernaccia giovane, capace di esaltare i sapori delicati del mare.
    Risotti e Pasta: Risotto ai funghi porcini e pasta con frutti di mare sono stati accostati a Vernaccia invecchiata, che ha aggiunto profondità e complessità ai piatti.
    Carni Bianche: Pollo alla griglia e coniglio alla cacciatora hanno trovato un perfetto equilibrio con Vernaccia strutturata, capace di sostenere i sapori decisi delle carni.

    Le Ricette Tradizionali

    La cucina toscana, con i suoi sapori autentici e le sue ricette tradizionali, si sposa perfettamente con la Vernaccia di San Gimignano. Piatti come la pappa al pomodoro, la ribollita e la panzanella sono stati protagonisti di degustazioni che hanno esaltato il connubio tra vino e territorio.
    Conclusione

    L’evento dedicato alla Vernaccia di San Gimignano è stato un successo, confermando l’importanza di questo vino nel panorama enogastronomico italiano. La partecipazione di produttori, esperti e appassionati ha permesso di approfondire la conoscenza di un vino che rappresenta un simbolo di qualità e tradizione. Attraverso degustazioni, abbinamenti gastronomici e iniziative culturali, la Vernaccia di San Gimignano ha mostrato tutto il suo potenziale e la sua capacità di emozionare.

    San Gimignano, con il suo paesaggio incantevole e la sua storia millenaria, si è rivelata ancora una volta il palcoscenico ideale per celebrare un patrimonio vitivinicolo che continua a conquistare il palato e il cuore di chiunque lo assaggi. La Vernaccia di San Gimignano, con le sue sfumature di sapore e la sua ricchezza culturale, resta un simbolo indiscusso dell’eccellenza enologica toscana e italiana.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer


    Sito consorzio: https://wineexperience.vernacciasangimignano.it/

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ https://www.papillae.it/