Il Viaggio Sensoriale della Memoria Gustativa: Un’Esplorazione Multidimensionale
Di Carol Agostini
Nel vasto panorama delle esperienze sensoriali umane, la memoria gustativa occupa un posto unico e affascinante. È un viaggio attraverso i ricordi, le culture, i sensi e i misteri del nostro corpo e della nostra mente. Attraverso le lenti della storia, della cultura, della psicologia e persino della chimica, possiamo esplorare la ricchezza e la complessità di questa meravigliosa facoltà umana.
Radici Storiche e Culturali:
Le radici della memoria gustativa affondano profondamente nella storia e nella cultura umana. Fin dai tempi antichi, l’essere umano ha attribuito grande importanza alla cucina e al cibo. Le prime civiltà hanno sviluppato complesse tradizioni culinarie, trasmettendo conoscenze e sapori di generazione in generazione. Le spezie della Via della Seta, i piatti elaborati delle corti reali europee e le ricette tradizionali delle comunità indigene sono solo alcune delle testimonianze della ricchezza culturale legata al cibo.
Il Ruolo dei Sensi e del Corpo:
La memoria gustativa coinvolge più di un senso. Oltre al gusto, il nostro olfatto, la vista e persino il tatto contribuiscono a plasmare le nostre esperienze gustative. I ricordi legati al cibo spesso evocano immagini vivide, odori distinti e sensazioni tattili. Il corpo stesso gioca un ruolo cruciale nella memoria gustativa. Le papille gustative sulla lingua e nel palato, insieme alle ghiandole salivari, svolgono un ruolo fondamentale nel percepire e nel ricordare i sapori.
La Psicologia dietro i Ricordi Gustativi:
La psicologia della memoria gustativa è un campo affascinante e complesso. I ricordi legati al cibo sono spesso potenti trigger emotivi. Un profumo o un sapore familiare possono scatenare un’onda di nostalgia o gioia. Questo fenomeno è conosciuto come “proustiano“, in onore dello scrittore francese Marcel Proust, che ha descritto la potenza dei ricordi gustativi nel suo romanzo “Alla ricerca del tempo perduto”.
Il Linguaggio Chimico del Gusto:
A livello chimico, la memoria gustativa è sorprendentemente intricata. I recettori gustativi presenti sulle papille gustative rilevano una vasta gamma di molecole chimiche, ognuna delle quali produce una sensazione gustativa unica. Ad esempio, le molecole di zucchero attivano i recettori del gusto dolce, mentre quelle del sale stimolano i recettori del gusto salato. Questa complessa interazione chimica tra le molecole alimentari e i recettori gustativi contribuisce alla formazione dei ricordi gustativi nel cervello.
La memoria gustativa è intrinsecamente legata a una vasta gamma di esperienze sensoriali. I ricordi gustativi spesso evocano immagini, suoni, odori e sensazioni tattili associate a esperienze passate. Ad esempio, il ricordo di un gelato al gusto di fragola potrebbe riportare alla mente il suono di una gelateria affollata, l’odore dolce delle fragole mature e la sensazione fresca e cremosa sulla lingua.
L’Importanza Culturale e Sociale:
Oltre a essere un fenomeno personale, la memoria gustativa ha anche un’importanza culturale e sociale significativa. Il cibo e le tradizioni culinarie sono spesso al centro delle celebrazioni culturali e delle interazioni sociali. I pasti condivisi con amici e familiari, le ricette tramandate di generazione in generazione e le festività culinarie sono tutti legati alla memoria gustativa e alla condivisione di esperienze sensoriali.
E’ molto più di una semplice funzione sensoriale. È un viaggio multidimensionale attraverso la storia, la cultura, i sensi e la psicologia umana. Attraverso i ricordi legati al cibo, possiamo esplorare il nostro passato, connetterci con le nostre radici culturali e apprezzare la complessità e la bellezza delle esperienze sensoriali umane.
Sensorialità e Memoria Olfattiva: Un Viaggio tra Chimica, Psicologia e Cultura
Di Carol Agostini
L’olfatto è uno dei sensi più antichi e complessi, dotato di un potere unico nel suscitare emozioni e risvegliare ricordi. A differenza degli altri sensi, l’olfatto ha un legame diretto con il sistema limbico del cervello, il centro delle emozioni e della memoria. Questo articolo esplorerà la natura della sensorialità olfattiva, i suoi collegamenti chimici e fisici, il ruolo nel corpo umano, e il suo impatto psicologico. Inoltre, analizzeremo le implicazioni storiche, culturali e tradizionali di questo senso straordinario.
La Chimica e la Fisica dell’Olfatto
L’olfatto inizia con le molecole odorose che si disperdono nell’aria e vengono inalate attraverso il naso. Queste molecole si legano ai recettori olfattivi situati nell’epitelio olfattivo, una piccola area di tessuto all’interno della cavità nasale.
Struttura dei Recettori Olfattivi
I recettori olfattivi sono proteine situate sulle membrane delle cellule olfattive. Ogni recettore è specifico per una particolare molecola odorosa o una classe di molecole. Quando una molecola odorosa si lega a un recettore, provoca un cambiamento conformazionale nella proteina, innescando una cascata di segnali chimici all’interno della cellula.
Transduzione del Segnale
La transduzione del segnale avviene quando il legame della molecola odorosa al recettore provoca l’attivazione di una proteina G, che a sua volta attiva una cascata di reazioni chimiche all’interno della cellula. Questo porta alla produzione di un segnale elettrico che viaggia lungo l’assone della cellula olfattiva fino al bulbo olfattivo nel cervello.
Bulbo Olfattivo e Corteccia Olfattiva
Il bulbo olfattivo è la prima stazione di elaborazione del segnale olfattivo. Qui, i segnali delle cellule olfattive vengono riorganizzati e trasmessi alla corteccia olfattiva, dove vengono ulteriormente elaborati. La corteccia olfattiva è collegata direttamente al sistema limbico, che include l’ippocampo (coinvolto nella memoria) e l’amigdala (coinvolta nelle emozioni).
Il Ruolo del Corpo e la Psicologia dell’Olfatto
Influenza sul Sistema Limbico
L’olfatto è unico tra i sensi per la sua connessione diretta al sistema limbico, il che spiega perché gli odori possono evocare ricordi ed emozioni con tale intensità. Questa connessione permette agli odori di influenzare il nostro stato emotivo e mentale in modi profondi e immediati.
Memoria Olfattiva
La memoria olfattiva è sorprendentemente duratura. Studi hanno dimostrato che le persone possono ricordare un odore con precisione anche dopo diversi anni dall’esposizione iniziale. Questo fenomeno è dovuto alla forte connessione tra l’olfatto e l’ippocampo, l’area del cervello responsabile della formazione delle memorie a lungo termine.
Condizionamento e Olfatto
Gli odori possono essere potenti trigger di memorie e associazioni emotive. Questo fenomeno è noto come condizionamento olfattivo. Per esempio, l’odore di una determinata pietanza può riportare alla mente ricordi di infanzia, suscitando emozioni legate a quei momenti.
Implicazioni Storiche e Culturali
L’Antichità e il Valore dell’Olfatto
Nelle antiche civiltà, l’olfatto aveva un ruolo centrale nella vita quotidiana e nelle pratiche religiose. Gli Egizi, per esempio, utilizzavano oli profumati e incensi non solo per piacere personale, ma anche per scopi spirituali e di purificazione. Anche i Greci e i Romani attribuivano grande importanza agli odori, utilizzando profumi e incensi nelle cerimonie religiose e nei riti funebri.
Tradizioni e Riti
Molte culture hanno tradizioni che coinvolgono l’uso degli odori per scopi rituali. Nella cultura indiana, gli incensi sono utilizzati durante le cerimonie religiose per purificare l’ambiente e creare un’atmosfera sacra. Anche nella tradizione cristiana, l’incenso ha un ruolo simbolico importante, rappresentando la preghiera che sale verso il cielo.
La Modernità e il Marketing Olfattivo
Nel mondo moderno, l’olfatto è diventato un potente strumento di marketing. Le aziende utilizzano fragranze specifiche nei loro negozi per creare un ambiente accogliente e influenzare il comportamento dei clienti. Questo approccio, noto come marketing olfattivo, si basa sulla capacità degli odori di evocare emozioni e migliorare l’esperienza del cliente.
Sensorialità e Cibo
L’Olfatto nella Degustazione
L’olfatto gioca un ruolo cruciale nella degustazione del cibo e delle bevande. Quando mangiamo, le molecole odorose vengono rilasciate dal cibo e raggiungono i recettori olfattivi attraverso la via retronasale, ovvero attraverso la cavità orale. Questo contribuisce in modo significativo alla percezione del sapore.
Gastronomia Sensoriale
La gastronomia sensoriale è una disciplina che esplora l’interazione tra i sensi e la percezione del cibo. Chef e scienziati collaborano per creare esperienze culinarie che stimolino tutti i sensi, non solo il gusto. L’olfatto è particolarmente importante in questo contesto, poiché gli odori possono amplificare l’esperienza gustativa e influenzare la percezione del piatto.
Il Futuro dell’Olfatto
Innovazioni Tecnologiche
La tecnologia sta aprendo nuove frontiere nello studio e nell’applicazione dell’olfatto. Gli scienziati stanno sviluppando “nasi elettronici”, dispositivi in grado di rilevare e analizzare gli odori con grande precisione. Questi dispositivi hanno potenziali applicazioni in vari campi, dalla sicurezza alimentare alla diagnosi medica.
Terapia Olfattiva
La terapia olfattiva è un campo emergente che utilizza gli odori per trattare vari disturbi psicologici e neurologici. Per esempio, alcune terapie utilizzano profumi specifici per aiutare i pazienti a rilassarsi o a evocare ricordi positivi. Questa tecnica si basa sulla comprensione dei profondi legami tra l’olfatto, le emozioni e la memoria.
L’olfatto è un senso straordinario con un potere unico nel connettere la mente, il corpo e le emozioni. Attraverso la chimica, la fisica e la psicologia, possiamo capire meglio come funziona l’olfatto e come influisce sulla nostra vita quotidiana. La storia e la cultura ci mostrano come gli odori abbiano sempre avuto un ruolo centrale nelle pratiche umane, mentre le innovazioni tecnologiche e le nuove applicazioni terapeutiche aprono nuove possibilità per il futuro. In definitiva, l’olfatto è un senso che continua a stupirci e a influenzare profondamente la nostra esistenza.
Un Viaggio attraverso la Memoria Gustativa: Un Intreccio di Storia, Cultura e Psicologia
Di Carol Agostini
La memoria gustativa, quella capacità di ricordare sapori e odori nel tempo, è un fenomeno affascinante che attraversa le barriere del tempo e dello spazio. È una porta verso il passato, un ponte che collega esperienze sensoriali con ricordi, emozioni e identità culturali. Per comprendere appieno la complessità di questa capacità umana, è necessario esplorare le sue radici storiche, culturali e psicologiche, oltre a considerare i collegamenti con i nostri sensi, il corpo e la chimica del cervello.
Memoria Gustativa: Un Viaggio nel Tempo
Per comprendere la memoria gustativa, dobbiamo risalire alle sue radici storiche. L’antica Roma, ad esempio, considerava il banchetto non solo un momento di nutrimento fisico, ma anche un’occasione per celebrare la vita e la cultura. I ricchi banchetti romani erano una sinfonia di sapori, con piatti elaborati e spezie esotiche che stimolavano i sensi e lasciavano un’impronta duratura nella memoria dei commensali.
Ancora più indietro nel tempo, nelle antiche civiltà dell’Oriente, la cucina era considerata un’arte sacra, capace di unire il corpo, la mente e lo spirito. Le spezie come la cannella, il cumino e lo zenzero non solo conferivano sapore ai piatti, ma anche proprietà curative e simboliche. Questi antichi popoli comprendevano già l’importanza di associare i sensi con l’esperienza umana e la memoria.
Cultura e Tradizione: Le Radici della Memoria Gustativa
La memoria gustativa è strettamente intrecciata con la cultura e la tradizione culinaria di un popolo. Ogni piatto tradizionale racconta una storia, tramandata di generazione in generazione attraverso sapori e odori. Ad esempio, il curry indiano evoca le spezie del subcontinente, mentre il sushi giapponese porta con sé l’essenza del mare e delle terre fertili.
Le feste e le celebrazioni sono spesso accompagnate da cibi e bevande specifiche, creando legami emotivi con ricordi e momenti speciali. È così che una fetta di panettone può riportare alla mente le riunioni natalizie in famiglia o un piatto di paella può trasportare immediatamente nella calda atmosfera della Spagna.
Sensi e Corpo: Il Ruolo dell’Esperienza Sensoriale
La memoria gustativa non è isolata, ma è parte integrante di un complesso sistema sensoriale. Oltre al gusto, sono coinvolti l’olfatto, il tatto e persino la vista nella creazione di ricordi legati al cibo. Il suono del frizzling di una bistecca sulla griglia, il profumo invitante di una torta in forno, la sensazione croccante di un pane appena sfornato: tutti questi elementi si combinano per creare esperienze sensoriali memorabili.
Il legame tra cibo e emozioni è profondo e complesso. Studi psicologici hanno dimostrato che i ricordi legati al cibo possono influenzare il nostro umore e il nostro comportamento. Ad esempio, il consumo di cibi confortanti può alleviare lo stress e l’ansia, poiché attivano ricordi positivi legati all’infanzia e alla sicurezza.
La Chimica della Memoria Gustativa
A livello chimico, la memoria gustativa è legata all’attività neurale nel cervello. Quando assaggiamo un cibo, le molecole chimiche presenti stimolano le cellule recettoriali nella nostra bocca e nel nostro naso, inviando segnali al cervello. Qui, queste informazioni vengono elaborate e memorizzate attraverso complessi processi neuronali.
Gli studi sul cervello hanno dimostrato che la memoria gustativa è strettamente correlata all’ippocampo e alla corteccia prefrontale, aree del cervello coinvolte nella memoria e nel pensiero decisionale. Queste regioni cerebrali sono responsabili della conservazione dei ricordi legati al cibo e della loro evocazione in risposta a stimoli sensoriali.
La memoria gustativa è molto più di un semplice ricordo di sapori e odori; è un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, un intreccio di storia, cultura e psicologia. Attraverso i nostri sensi e il nostro corpo, il cibo diventa una finestra sulla nostra identità e sulle nostre esperienze. Esplorare la memoria gustativa ci permette di apprezzare la complessità della mente umana e di connetterci con le nostre radici culturali in modi profondi e significativi.
Vista, Seduzione, e Vino: Un’Armonia Perfetta nel Calice
Di Carol Agostini
Nel mondo affascinante della degustazione del vino, l’esperienza coinvolge i sensi in un intrigo avvincente tra vista, seduzione e il nettare degli dei. Ogni sorso diventa un atto rituale, un’occasione per esplorare la connessione tra l’arte visiva, la seduzione sottile e l’essenza stessa del vino. Un’unione perfetta quella tra cibo, vino e l’arte della Seduzione Visiva in cui la degustazione della bevanda raggiunge il suo apice quando si fonde con l’arte culinaria.
C’è un senso che si distingue per la sua capacità di sedurre, intrigare e creare connessioni profonde: la vista. In questa esplorazione sensoriale, ci immergeremo nell’arte di sedurre attraverso la vista, intrecciando il mondo del vino con la pittura, la cultura, la tradizione e il cinema.
Il cibo diventa complice nella danza della seduzione, amplificando i sapori del vino e completando l’esperienza multisensoriale. La vista del cibo, inoltre, armonizza con i colori del nettare degli dei , creando un tableau gustativo che soddisfa tutti i sensi.
Sempre attento il nostro sguardo al futuro dell’enogastronomia che attinge con passione e schemi mentali, emozionali all’unione tra la vista, la seduzione e il vino, nella quale tutto si trasforma in un viaggio senza fine. La connessione tra arte, cultura, tradizione e territorio trova la sua massima espressione in ogni bicchiere di vino.
Il piacere visivo diventa “le fil rouge” di un’esperienza multisensoriale che si rinnova di sorso in sorso, invitando ad alzare il calice a un futuro in cui la bellezza del vino continua a ispirare e sedurre.
Colore e Carattere: Il Linguaggio Visivo del Vino
La vista è la prima compagna di questo viaggio sensoriale. Il colore del vino, intenso rosso rubino o delicato giallo paglierino, anticipa il suo carattere. Un rosso profondo può evocare passioni ardenti, mentre un bianco cristallino promette freschezza e leggerezza. L’osservazione attenta di questa tavolozza visiva diventa il primo capitolo di un’esperienza che coinvolge mente e cuore.
La vista, la seduzione e il vino intrecciano le loro trame in un racconto senza tempo.
Ogni bicchiere è una pagina di questo libro sensoriale, dove l’arte visiva si fonde con la seduzione e la ricchezza del vino. Un invito a esplorare, assaporare e ammirare, perché nel calice si cela un mondo in cui la vista diventa il primo capitolo di un’esperienza eterea e appagante.
Se dovessi raccontare i colori del vino direi che sono delle pennellate di emozioni, ad esempio per me i rossi profondi di un Cabernet Sauvignon richiamano paesaggi autunnali, mentre i toni dorati di uno Chardonnay portano alla mente il calore del sole estivo. Questa connessione tra il colore del vino e l’arte pittorica è stata esplorata da numerosi artisti nei secoli.
Seduzione nel Calice: Danza di Aromi e Sapori
La seduzione inizia con l’approccio al calice. I profumi avvolgenti che si liberano al momento dell’apertura della bottiglia sono la promessa di un incontro sensoriale unico. Note fruttate, floreali o speziate danzano nell’aria, creando una coreografia di aromi che anticipano il primo sorso. La seduzione è qui, nel mistero di ciò che il vino rivelerà nei dettagli dei suoi sapori. Un rituale di degustazione che coinvolge la vista giocando un ruolo centrale.
L’osservazione del colore del vino, la sua limpidezza e la consistenza delle lacrime sulle pareti del calice sono dettagli che arricchiscono l’esperienza. La luce che filtra attraverso un vino rosso può trasformare il bicchiere in una gemma preziosa, mentre un bianco cristallino riflette la purezza del suo sapore.
Il Vino Come Opera d’Arte: Etichette e Presentazione Visiva
La bottiglia stessa è una tela bianca, pronta a raccontare la sua storia attraverso un’etichetta curata. L’arte visiva si fonde con il contenuto, trasmettendo emozioni e raccontando il territorio da cui proviene il vino. La seduzione diventa palpabile quando gli occhi si posano su un’etichetta raffinata, preludio a un viaggio gustativo unico.
Le bottiglie spesso diventano opere d’arte, oltre al contenuto, anche l’involucro del vino può essere una fonte di informazioni, di attrazione e di sogni. Le etichette ricercate e i design accattivanti raccontano storie, evocano emozioni e trasformano ogni bottiglia in una piccola galleria d’arte.
L’arte visiva si fonde così con l’esperienza gustativa, creando un connubio di piacere estetico e sinfonia di gusti e colori.
Molti eventi culturali sono dedicati a questo sodalizio e sono sempre più diffusi. Mostre tematiche, concerti nei vigneti e performance artistiche durante le degustazioni creano un legame tra queste due forme d’arte. Un sorso di vino diventa così una partitura di gusti e colori, con la cornice di un’atmosfera artistica che avvolge i presenti.
Il Territorio Raccontato dal Vino: Una Veduta Panoramica
Ogni sorso è un viaggio attraverso il territorio. La vista si estende oltre il calice, abbracciando i paesaggi che hanno dato vita a quel nettare prezioso. Le vigne baciare dal sole, i vigneti accarezzati dal vento: la seduzione si amplifica attraverso la veduta panoramica di luoghi intrisi di storia e tradizione. I territorio vinicoli diventano paesaggi dipinti dal vino; le regioni vinicole sono veri e propri capolavori della natura.
Dai vigneti collinari della Toscana, che io amo ad esempio, alle vigne che si specchiano nelle acque tranquille della Borgogna, ogni territorio vinicolo è un paesaggio dipinto dalla mano della terra stessa. L’associazione tra territorio e arte si manifesta nei dipinti che ritraggono questi paesaggi unici, catturando l’anima del vino in ogni singolo grappolo d’uva.
Cinematografia e Cultura: Un Racconto Visivo di Storie Vinicole
Il legame tra vino e cultura si nutre anche attraverso il cinema. Film che esplorano le vigne, le cantine e le storie intrecciate al mondo del vino diventano una finestra visiva su un universo ricco di emozioni. La seduzione si evolve in un racconto filmico che trasporta gli spettatori in viaggi sensoriali attraverso campi di vite e bottiglie maturate.
Una proiezione di gusti e visioni che hanno il potere di trasportarci in mondi lontani, di suscitare emozioni profonde e di stimolare i nostri sensi. In molte pellicole, il vino è protagonista, diventando un simbolo di eleganza, passione e connessione umana. Un bicchiere di Merlot in “Sideways” diventa una metafora della vita, mentre una bottiglia di Château Margaux in “Mondovino” rappresenta il conflitto tra tradizione e modernità nelle regioni vinicole.
La Visione del Futuro: Innovazioni Visive nel Mondo del Vino
Oggi, la tecnologia si unisce alla tradizione nel mondo del vino. Applicazioni e realtà virtuale offrono tour virtuali delle cantine, consentendo agli appassionati di esplorare visivamente i luoghi di produzione senza muoversi fisicamente. Le etichette intelligenti forniscono informazioni dettagliate sulla storia del vino, portando l’esperienza visiva oltre il semplice contenuto della bottiglia.
Un quadro in evoluzione quello della tradizione e dell’innovazione nel rapporto tra sensi e vino, in cui l’arte del nettare degli dei è anche un dialogo profondo, con radici storiche e di credenze. Le antiche cantine che custodiscono bottiglie invecchiate sono come musei, conservando la storia in ogni tappo stappato. Allo stesso tempo, le nuove generazioni di vignaioli introducono tecniche innovative, creando opere d’arte enologiche moderne che sfidano le convenzioni.
Vino e Fotografia: Momenti Catturati nel Tempo
La fotografia è un’altra forma d’arte che si intreccia con il mondo del vino. Immortalare un momento durante una cena con un bicchiere di vino in mano diventa un modo per catturare non solo l’istante, ma anche l’atmosfera e le emozioni legate a quella bottiglia. Le foto diventano così una galleria personale di esperienze enologiche.
L’Abbinamento Perfetto: Vino, Cibo e tanto altro…
L’arte di abbinare il vino al cibo è un matrimonio di sapori e aromi che si estende ben oltre il palato. Immaginate di degustare un vibrante Sauvignon Blanc accanto a un piatto di ostriche fresche, mentre un dipinto di Monet cattura la luce riflessa sull’oceano. L’esperienza diventa un quadro vivente, in cui il gusto, la vista e l’arte si fondono armoniosamente.
Cos’è per me questa trilogia che mi ha sedotto dal primo istante?
Ritengo che il vino sia molto più di una bevanda; è un viaggio sensoriale che coinvolge la vista, la mente e l’anima. Da opere d’arte pittoriche a paesaggi vinicoli mozzafiato, da film suggestivi a etichette di design, il mondo del vino è intrinsecamente legato all’arte e alla cultura, alla passione, all’intrigo. In ogni bicchiere, si cela un dipinto vivente che racconta storie millenarie e invita a brindare all’arte di vivere, gioire e godere.
Ferrara, Tesoro Enogastronomico dell’Emilia-Romagna: DOP e DOC tra Storia e Passione
Di Carol Agostini
Situata nella rinomata regione dell’Emilia-Romagna, Ferrara è una città che evoca storia e tradizione in ogni suo angolo. Ma Ferrara non è solo un museo a cielo aperto; è anche un’autentica destinazione per gli amanti del cibo e del vino. Le denominazioni di origine protetta (DOP) e denominazioni di origine controllata (DOC) di questa regione regalano a Ferrara un ruolo di primo piano nella cultura culinaria italiana. In questo articolo, esploreremo il mondo affascinante dei prodotti DOP e DOC di Ferrara e come questi riflettono la passione e la maestria dei produttori locali.
I Tesori DOP di Ferrara
Ferrara è circondata da una campagna fertile e ricca di prodotti agricoli di alta qualità, alcuni dei quali sono stati insigniti della preziosa denominazione di origine protetta. Uno dei protagonisti indiscussi è il celebre Pane di Ferrara, orgogliosamente DOP dal 2003. Questo pane, preparato con farina di grano duro, lievito madre, sale, e acqua, è noto per la sua crosta croccante e la mollica soffice. Mangiare una fetta di Pane di Ferrara è come assaporare la storia e la tradizione culinaria di questa città.
Non meno importante è il Salama da Sugo, un insaccato tradizionale che racconta le origini contadine di Ferrara. Realizzato con carne suina, aromi naturali, e cotto lentamente in un sugo ricco, il Salama da Sugo è stato insignito della DOP nel 1999. Questo piatto ricco e saporito è una vera delizia per il palato, perfetto per accompagnare un buon bicchiere di vino locale. Questa salsiccia, realizzata con carne suina e aromi naturali, viene lentamente cotta in un ricco sugo. La salamella ferrarese è un’altra delizia locale, spesso cotta sulla griglia o preparata in umidi e saporiti sughi.
“Aglio di Voghiera” o “Aglio di Comacchio,” è un prodotto agroalimentare tradizionale dell’Emilia-Romagna, ma non è specificamente legato alla città di Ferrara. Questo tipo di aglio è coltivato nella zona della Bassa Ferrarese, che comprende i territori di Voghiera, Comacchio, e alcune aree circostanti.
L’Aglio di Ferrara è noto per la sua qualità e il suo sapore unico. Si tratta di un prodotto che ha ottenuto il riconoscimento come Denominazione d’Origine Protetta (DOP), il che significa che deve essere coltivato e prodotto in quest’area specifica per essere considerato autentico. Questo aglio è caratterizzato da una forma piatta e una buccia di colore bianco-argentato.
Le abilità di coltivazione e la passione degli agricoltori locali sono alla base della produzione di questo prelibato aglio. Oltre a essere utilizzato in numerose ricette tradizionali dell’Emilia-Romagna, l’Aglio di Ferrara è apprezzato anche in tutta Italia e all’estero.
Durante il periodo di raccolta, che solitamente avviene tra giugno e luglio, si tengono spesso feste e sagre locali per celebrare questo prodotto. Durante questi eventi, è possibile degustare piatti che esaltano il sapore dell’Aglio di Ferrara e scoprire le sue molteplici sfumature culinarie.
Quindi, se sei un appassionato di gastronomia e ti trovi nei dintorni di Ferrara, non perdere l’occasione di assaporare l’Aglio di Ferrara e scoprire il suo legame con la tradizione culinaria locale.
I Vini DOC: Un’Eccellenza da Scoprire
La zona circostante Ferrara è famosa per la produzione vinicola di alta qualità, con diverse denominazioni di origine controllata (DOC) che producono vini straordinari. Uno dei DOC più noti è il Bosco Eliceo, che copre la provincia di Ferrara. Questa DOC è celebre per il suo vino bianco, spesso a base di uva Trebbiano, Sauvignon, e Chardonnay. I vini Bosco Eliceo offrono aromi fruttati e freschezza, ideali da gustare durante una calda giornata estiva.
Non possiamo trascurare il Ferrara DOC, che produce sia vini bianchi che rossi di alta qualità. Il Ferrara Bianco è una miscela di uve locali, mentre il Ferrara Rosso spazia dalle uve Merlot al Cabernet Sauvignon, creando vini robusti e complessi che riflettono l’arte enologica della regione.
Il Lambrusco, un altro vitigno emiliano, è noto per la produzione di vini frizzanti e leggermente dolci, perfetti per accompagnare piatti tradizionali ferraresi come i salumi e i formaggi locali.
Un Brindisi nell’Osteria più Antica del Mondo
Nelle pittoresche strade di Via Adelardi, accanto all’imponente Cattedrale di Ferrara, sorge un luogo intriso di storia: “Al Brindisi.” Con una storia documentata che risale al lontano 1435, questo affascinante locale è universalmente riconosciuto come l’enoteca più antica del mondo. Nel corso dei secoli, ha accolto illustri personaggi, tra cui il pittore Tiziano Vecellio, l’astronomo Nicolò Copernico, i poeti Torquato Tasso e Ludovico Ariosto. Oggi, questo gioiello del passato è una meta ambita dai turisti, ma costituisce anche un ritrovo consueto per i ferraresi.
L’Osteria “Al Brindisi” rappresenta una tappa imprescindibile per chi visita Ferrara, e lo è non solo per la possibilità di assaporare deliziosi piatti della tradizione locale. La vera attrazione di questo luogo è la straordinaria varietà di vini proposti. Ogni bottiglia è un racconto di storia e tradizione, un brindisi alla cultura enologica che da secoli fa parte integrante della vita ferrarese. La cantina di “Al Brindisi” custodisce una selezione di etichette che rappresentano i migliori vigneti dell’Emilia-Romagna e del panorama vitivinicolo italiano.
L’enoteca offre un’esperienza unica: immergersi in un’atmosfera intrisa di storia e cultura, degustando vini pregiati che raccontano storie secolari. Mentre sorseggiate un calice di vino, potrete percepire l’eredità dei grandi personaggi che un tempo frequentavano queste mura, unendo il presente al passato in un brindisi senza tempo. “Al Brindisi” è molto più di un semplice ristorante o un’enoteca; è un luogo dove il tempo sembra sospeso, e ogni bicchiere è un viaggio nella storia e nei sapori di Ferrara e dell’Italia.
Passione e Tradizione nel Piatto
La cucina ferrarese è un connubio di passione e tradizione, un vero inno alla bontà. Molti piatti tradizionali di Ferrara portano con sé storie di generazioni di famiglie che hanno mantenuto vive le ricette tramandate.
Gnocchi di Zucca è uno di quei piatti che racconta una storia antica. Questi gnocchi, a base di zucca, farina e spezie, sono spesso conditi con burro fuso e salvia, creando un connubio dolce e salato che delizia il palato. Insieme a un bicchiere di Bosco Eliceo Bianco, questa combinazione è una vera delizia. Questa verdura è protagonista di molti piatti tradizionali ferraresi, è spesso utilizzata per preparare dolci tradizionali come la “Torta di Zucca” o la “Marmellata di Zucca”.
E cosa dire del Cappellacci di Zucca, agnolotti ripieni di zucca? Questo piatto, spesso servito con una salsa al burro e salvia, è una vera festa per il gusto, un’esplosione di sapori che richiama la stagione autunnale.
La Rinomata Pasta Fresca
La pasta fresca è una delle eccellenze culinarie di Ferrara. Le tagliatelle, sottili strisce di pasta all’uovo, sono spesso servite con salse ricche a base di carne, come il celebre “Ragu’ Ferrarese”. Questa salsa, preparata con carne di maiale, carne bovina e aromi, è lentamente cotta per ore, garantendo un sapore intenso.
Le “Pumpagnùle”, una varietà di pasta fresca a base di farina e acqua, sono un piatto tradizionale di Ferrara, spesso preparate durante le festività. Queste piccole sfere di pasta vengono servite con un condimento di “Sugolo,” una salsa a base di carne di maiale.
Festival e Tradizioni Gastronomiche
Ferrara ospita numerosi eventi legati alla gastronomia e alle tradizioni culinarie. Il “Palio di Ferrara”, una competizione tra i quartieri della città, include una “Corsa delle Dame” che celebra il ruolo delle donne nella preparazione dei piatti tradizionali. Durante il palio, le piazze della città si riempiono di bancarelle che offrono specialità locali, dai salumi ai dolci.
Il “Corteo Storico” è un altro evento imperdibile, durante il quale gli abitanti di Ferrara si vestono con costumi medievali e sfilano per le strade della città. Questo corteo è spesso seguito da degustazioni di piatti tradizionali.
Ferrara è una città che sa coniugare abilmente la sua storia con la sua passione per il cibo e il vino. Gli amanti della cucina italiana tradizionale troveranno in questa città un’autentica esperienza culinaria, dove i sapori genuini e le tradizioni si fondono in un connubio irresistibile.
Il Castello Estense di Ferrara: Cuore Storico della Città
Il Castello Estense, noto anche come Castello di San Michele, è uno dei monumenti più iconici di Ferrara. Questa imponente fortezza, con i suoi fossati e torri, è un importante luogo storico che racconta le vicende della città e della sua nobile casata.
All’interno del Castello Estense, i visitatori possono immergersi nella storia e nell’arte di Ferrara. Il palazzo ospita il Museo di Arte Antica, che conserva una ricca collezione di opere d’arte che spaziano dal Rinascimento al Barocco. Le sontuose sale del castello offrono un’ambientazione unica per eventi e mostre.
Un evento annuale di grande rilevanza legato al castello è il “Ferrara Buskers Festival”, un festival internazionale di artisti di strada. Durante questo festival, le strade intorno al Castello Estense si animano con spettacoli di musica, teatro e giocoleria. Questo evento è una celebrazione della cultura di strada e attira spettatori da tutto il mondo.
Feste Paesane e Tradizione Culinaria
Ferrara è rinomata per le sue feste paesane, molte delle quali sono legate alla tradizione culinaria e all’enogastronomia. Ecco alcune delle principali:
Sagra della Salama da Sugo: Questa festa celebra uno dei piatti più emblematici di Ferrara, la “salama da sugo.” Durante l’evento, i ristoranti e i produttori locali offrono degustazioni di questa salsiccia speciale.
Sagra della Zucca: In onore della zucca, una verdura ampiamente utilizzata nella cucina ferrarese, si tiene la “Sagra della Zucca.” Durante questa festa, è possibile assaporare piatti a base di zucca, dolci e altre specialità locali.
Palio di Ferrara: Questa competizione storica tra i quartieri della città non riguarda solo le corse di cavalli, ma include anche una “Corsa delle Dame.” Durante questo evento, le donne partecipano a una gara culinaria in cui preparano piatti tradizionali. È una festa che celebra il legame tra la cucina, la cultura e la tradizione.
Sagra del Lambrusco: Il vino Lambrusco, prodotto nelle vicinanze di Ferrara, è al centro di questa festa. Durante l’evento, è possibile degustare diverse varietà di Lambrusco abbinandole a piatti locali.
Queste feste paesane non solo offrono un’opportunità per gustare i piatti tradizionali di Ferrara, ma rappresentano anche un’occasione unica per immergersi nella cultura e nelle tradizioni della città. Gli abitanti di Ferrara sono orgogliosi delle loro radici culinarie e amano condividerle con i visitatori.
Alla Scoperta dei Sapori Autentici di Ferrara: I Locali con Cucina Tipica e i Loro Piatti Prelibati
Ferrara, una città dalle radici storiche profonde, offre un’esperienza gastronomica unica che riflette la sua ricca tradizione culinaria. Nel cuore dell’Emilia-Romagna, questa destinazione culinaria è celebre per la sua pasta fresca, i formaggi squisiti, gli insaccati prelibati e il vino pregiato. Scopriremo alcune delle eccellenze culinarie di Ferrara e i locali dove puoi assaporarle.
Trattoria La CapineraLa Trattoria La Capinera è un’accogliente gemma situata nel centro storico di Ferrara. Questo ristorante tradizionale è rinomato per la sua “Cappellacci di Zucca”, una pasta ripiena a forma di cappello, farcita con zucca, mostarda di frutta, amaretti e parmigiano. La delicatezza di questo piatto è un’esperienza culinaria imperdibile.
Ricetta dei Cappellacci di Zucca Ferraresi:
Ingredienti:
Per la pasta:
300 g di farina
3 uova
Per il ripieno:
500 g di zucca
100 g di mostarda di frutta
50 g di amaretti
50 g di parmigiano reggiano
Osteria del Gatto e la Volpe
L’Osteria del Gatto e la Volpe è un altro luogo incantevole per esplorare la cucina tipica ferrarese. Un piatto da non perdere è la “Salama da Sugo”, un insaccato stagionato servito in un ricco sugo di pomodoro e cipolla.
Ricetta della Salama da Sugo:
Ingredienti:
1 Salama da Sugo (circa 500 g)
1 cipolla
1 bottiglia di vino rosso
Passata di pomodoro
Olio d’oliva extra vergine
Sale e pepe
Ristorante Il Vegano
Se sei un amante della cucina vegetariana, il Ristorante Il Vegano ti stupirà con le sue versioni inventive dei piatti tradizionali. Prova il “Ciccio e Panza”, una versione vegana del piatto tipico ferrarese, il “Cicciolata”, che di solito contiene carne.
Ricetta del Ciccio e Panza Vegano:
Ingredienti:
Ciccioli di soia (disponibili in negozi di alimenti naturali)
Pane raffermo
Aglio
Prezzemolo
Pepe nero
Olio d’oliva
Osteria Sant’Anna
L’Osteria Sant’Anna è un’altra destinazione da non perdere, situata in un edificio storico. Gusta l’“Anguilla in Umido”, un piatto a base di anguilla cotta in una salsa di pomodoro ricca e speziata.
Ricetta dell’Anguilla in Umido:
Ingredienti:
1 anguilla fresca o affumicata
Passata di pomodoro
Aglio
Peperoncino
Olio d’oliva extra vergine
Sale e pepe
Ristorante San Romano
Il Ristorante San Romano è noto per i suoi piatti tradizionali ferraresi. Assapora un “Pasticcio di Maccheroni”, un piatto che combina maccheroni al forno con salsiccia e besciamella, il tutto gratinato al forno.
Ricetta del Pasticcio di Maccheroni:
Ingredienti:
Maccheroni
Salsiccia
Besciamella
Parmigiano reggiano grattugiato
Burro
Questi sono solo alcuni dei luoghi a Ferrara dove puoi scoprire i piatti tipici e gustosi di questa incantevole città. La cucina ferrarese è un viaggio attraverso la tradizione e la passione culinaria, un’esperienza che non deluderà gli amanti del buon cibo e del vino.
Pensiero personale
Ferrara è molto più di una città ricca di storia e arte che abbia frequentato di recente. È un luogo dove il cibo e il vino DOP e DOC sono espressione di una passione che risale a secoli fa. Da pane fragrante a vini raffinati, è un vero tesoro enogastronomico dell’Emilia-Romagna. Quando visiterete questa città affascinante, assicuratevi di concedervi una deliziosa esplorazione dei suoi piatti e vini tradizionali, e scoprirete che il gusto di Ferrara è una vera esperienza sensoriale.
Cosa sono i sensi e quanti sono? Una domanda che mi è saltata in testa parecchi anni fa, da quel momento ho ascoltato, osservato e analizzato me stessa, o meglio il mio corpo e la mia esistenza.
Vi capita mai di avere la sensazione di conoscervi attraverso parole, gesti e movenze? Attraverso lo spazio che occupiamo, il tempo che trascorre, ciò che guardiamo o attraverso il dolore che proviamo?
Rifletteteci, scoprirete angoli nascosti che mai avete analizzato, situazioni sfuggenti, emozioni nascoste, esiti sommersi da automatismi vitali senza alcuna ricerca fine a se stessa.
Ed eccomi qui a raccontarvi i miei studi, il percorso che ho fatto alla ricerca dei sensi umani, queste vie che ci permettono di percepire informazioni sul mondo e sul nostro corpo.
Eravamo tutti rimasti ai cinque sensi.
Il viaggio però continua, sono passata dai 13 ai 17, man mano che la scienza negli anni si è evoluta.
I sensi li identifichiamo e li conosciamo come i mitici cinque, i super eroi del nostro secolo, coloro che risolvono, che ci fanno vivere, ma allo stesso tempo sono causa di malattie e di soddisfazioni.
I classici cinque sensi sono la vista, l’udito, il gusto, l’olfatto e il tatto. E gli altri?
Come anticipato, i veri sensi sono 17 e si dividono in tre macro aree di appartenenza e competenza:
I sensi meccanici: tatto, udito, propriocezione (posizione nello spazio, nel buio e nel silenzio), equilibrio, fame, sete, stimolo di urinare, prurito, termo percezione, tensione, magnetismo, tempo.
I sensi chimici: gusto, olfatto, dolore, stiramento.
I sensi luminosi: la vista.
I sensi, uno a uno
Vi faccio un esempio concreto per quei sensi che non immaginavate fossero appunto sensi:
l’equilibrio è un senso meccanico, perché è il sistema vestibolare dell’orecchio a far percepire come cambia la nostra posizione in relazione alla gravità, così come la fame, la sete e lo stimolo a urinare, che sono sempre sensi meccanici, come del resto lo è la pressione sanguigna.
Le propriocezioni, parola di difficile pronuncia, sono invece quei recettori che ci permettono di ubicarci nella posizione in cui siamo, quella sensazione che ci permette di addentrarci nella nella spazialità, che ci aiutano a trovare una collocazione precisa nel buio e nel silenzio.
Una domanda mi sono fatta in questi anni…dove ci portano i sensi? Ci portano alla conoscenza, della percezione della complessità di ogni situazione vissuta nel mondo e di noi stessi, ci spingono a cercare, conoscere, capire e a renderci umanamente persone.
La vista consente di distinguere forme, colori, distanze, oltre alla tridimensionalità di tutto ciò che osserviamo.
Il gusto, identificato in cinque gusti. I sapori percepiti sono il dolce, il salato, l’amaro, l’aspro, ma c’è anche l’umami, cioè il gusto di glutammato (presente nei cibi ricchi di proteine come carne e formaggio). C’è un sesto gusto poi, individuato, ma non ancora classificato, che comprende le papille gustative che percepiscono la presenza di grasso.
La pressione, chiamata comunemente “tatto” (che però spesso è associato anche ad altri sensi), è la capacità di riconoscere una pressione su una zona specifica del corpo.
Il prurito, per quanto la cosa possa stupire, ha un sistema sensorio proprio, distinto da quello del tatto ed è un senso meccanico di difesa e di stimolazione.
La termo percezione, è la capacità di avvertire il freddo il caldo, divisi per diversità dei recettori e meccanismi di rilevamento.
L’udito, capacità di avvertire vibrazioni nell’aria o, comunque nel gas/liquido in cui si è immersi, captando i suoni che provengono dall’esterno e che si trasmettono attraverso il canale uditivo alla corteccia temporale che li decodifica.
L’olfatto, capacità di sentire odori e profumi. I sapori sono creati dalla combinazione di gusto ed olfatto grazie all’azione dei chemiorecettori, cellule presenti nella mucosa olfattiva (un’area della mucosa nasale) capaci di reagire alle caratteristiche chimiche delle sostanze odorose.
La propriocezione (o cinestesia), è la capacità di riconoscere la posizione del proprio corpo e dei singoli arti nello spazio. Per la cronaca, è uno dei sensi che viene alterato dal consumo di alcol; da qui l’abitudine di utilizzare il metodo “chiudi gli occhi e toccati il naso” per valutare lo stato di sobrietà di una persona.
La tensione permette al cervello di accertare lo stato di tensione e contrazione dei muscoli.
Il dolore, un tempo considerato un “sovraccarico” di altri sensi, come il tatto, in realtà provvisto di recettori e di una rete sensoriale propria. Anzi, in realtà ce ne sono tre distinte: quella cutanea sulla pelle, quella somatica su ossa e giunture, e quella concernente gli organi interni.
L’equilibrio, che permette di identificare le accelerazioni (compresa quella di gravità). L’organo dell’equilibrio è il labirinto vestibolare, che si trova nell’orecchio interno.
Lo stiramento. I recettori specifici per lo stiramento e l’allungamento si trovano in particolare nei polmoni, nella vescica, nello stomaco e nell’intestino. Spesso questo senso sarebbe anche collegato ai mal di testa, in particolare associato alla percezione della dilatazione dei vasi sanguigni.
La chemio percezione, data dai chemiorecettori è la percezione degli stimoli chimici, in particolare attivata dagli ormoni, come l’esigenza di fare pipì.
Sete, è un senso autonomo, che si attiva quando l’idratazione del corpo scende.
Fame, anche questa ha una sua autosufficiente rete sensoriale.
Magnetismo, è la capacità di avvertire campi magnetici. Negli esseri umani, non è particolarmente risaltata come in alcune specie di uccelli che sono precisamente in grado di percepire il campo magnetico terrestre (usando questo per orientarsi), ma c’è sicuramente una sensibilità di base.
Il Tempo, gli esseri umani hanno una percezione molto precisa del tempo, soprattutto i giovani.
Domande e risposte
Qual è il senso maggiormente usato?
Beh, che dire… ovviamente la vista. Con essa ci si entusiasma, ci si seduce e ci si innamora, di un paesaggio, di una persona, di un cucciolo di animale.
È il importante recettore che innesca le nostre emozioni.
Ma avete mai pensato al profumo dell’aria? Che odore ha?
L’aria ha il profumo dei nostri ricordi, un mix tra contesto e azioni che si innalzano con il vento. Non si vede, ma si percepisce; è una culla di profumi che si mescolano e danzano in soffi leggeri.
Avete mai pensato che ogni piatto è un viaggio sensoriale?
Ha un’infinità di varianti che innescano i nostri sensi, dalla spazialità ai colori, dalle forme alla consistenza, dal sapore ai profumi. Ma mangiare non implica solo i primi “i magnifici cinque”, ma anche molti dei sensi meccanici, come la pressione, la termo percezione, la chemio percezione e tanti altri.
E vedere un film?
Oltre al senso luminoso che è la vista, anche i sensi meccanici sono coinvolti e spesso sono quelli che accompagnano le emozioni dei nostri sguardi e delle nostre lacrime.
Tutti viviamo i sensi nello stesso modo o intensità?
No, i sensi di ognuno di noi sono imprevedibili e dipendono da fattori diversi a seconda della sensibilità umana, da predisposizioni fisiche naturali e da un allenamento volontario. Vi faccio un esempio concreto, un degustatore sommelier può avere doti naturali di analisi ma si allena, si crea una memoria olfattiva e gustativa e si concreta per riscoprirla attraverso l’analisi.
Quali sono le vacanze che intrigano?
Ovviamente quelle sensoriali, in cui si evocano e si risvegliano i canali della percezione spesso poco usati, creando grande stupore e coinvolgimento e utilizzando il maggior numero di sensi a nostra disposizione, aiutandoci a creare sensazioni date dal contatto diretto con la sperimentazione. Il divertimento sarà assicurato.
Quindi che ne pensate, dunque, di lasciare a casa le inibizioni, gli automatismi dati dalla routine e quotidianità e in questa torrida estate VIVERE DI SENSI?
Gioia del Colle: Genesi e Futuro del Primitivo 2020 2019
Di Rosaria Benedetti
Nella culla del primitivo, dove queste uve hanno trovato antiche cure e innestato secolari tradizioni, l’Azienda Agricola Armònja sta realizzando un moderno progetto di valorizzazione del vitigno senza deviare dal solco di una mai sconfessata tradizione.
La Regola “Ora et Labora” dei monaci Benedettini e le testimonianze di dedizione e di buone pratiche enologiche degli eremiti Basiliani sono tracce storiche fondanti e indiscutibili che testimoniano la genesi antica della valorizzazione del primitivo nella zona di Gioia del Colle.
A farne poi un vero gioiello vitienologico hanno contribuito gli stessi viticoltori gioiesi che con intuito e determinazione, nei primi decenni del 19°secolo, hanno definito confini e mappe dei loro investimenti agricoli, consegnandoli contestualmente all’allevamento delle uve di primitivo del quale possono vantarsi di essere la storica italica culla.
Il pregio delle uve e di conseguenza del vino raggiunse livelli talmente elevati da costituire valore “economico” incluso nella dote della contessina Sabini di Altamura:
uno scrigno di preziose barbatelle fu infatti parte integrante del contratto delle sue nobili nozze con Don Tommaso, signorotto di Manduria, e siglò la “migrazione” del primitivo dalla zona di Gioia del Colle a Manduria e quindi la nascita dell’attuale Primitivo di Manduria.
Più tardiva ancora la conferma della corrispondenza genetica con lo Zinfandel californiano.
L’ambiente pedoclimatico e il vitigno Primitivo
Oggi il primitivo di Gioia del Colle viene coltivato in quella che è definita, la Murgia di Sud-Est, o Murgia barese, un esteso altopiano carsico, che raggiunge i 350 mt ca slm, arricchito da componenti argillose: una sorta di quadrilatero che si allunga obliquamente nell’interno della provincia di Bari verso la Basilicata nord-orientale.
Su questa terra rossa ricca di calcare, tra rocce affioranti che forzano le radici della vite a cercare la loro strada, si coltiva quello che era chiamato alla fine del ‘700 il “primativo”, l’attuale primitivo, una varietà robusta, caratterizzata da fioritura tarda e maturazione precoce, in grado di evitare eventuali condizioni atmosferiche avverse legate alla primavera e all’autunno.
L’allevamento tradizionale è l’alberello pugliese oggi affiancato sempre più spesso dal cordone speronato. La quota elevata in ore di soleggiamento e una piovosità scarsa contribuiscono alla produzione di vini che pur esprimendo un elevato tenore alcolico, possiedono una beva agile e raffinata.
Azienda AgricolaArmònja
Di recentissima costituzione, dal 2019, l’Azienda è proprietà di Giuseppe Latorre che si avvale della consulenza enologica di Benedetto Lorusso, mentre nel vigneto operano Vito Ferri e Vincenzo Racano.
Agli iniziali 3 ettari, in tempi brevissimi, se ne sono aggiunti altri per una proprietà attuale di 5 ettari di cui i due terzi già vitati e gli altri in fase di completamento.
Dedicati per ora esclusivamente alla produzione di primitivo di Gioia del Colle, i vigneti si estendono nella zona di Acquaviva delle Fonti, proprio nel centro della Doc, e hanno il loro cuore pulsante nella vigna più antica dove sono a dimora da più di 70 anni i ceppi storici allevati secondo il sistema tradizionale dell’alberello pugliese.
La sezione di vigneto più recente a cordone speronato, completa poi la produzione.
L’esclusività riservata al primitivo sarà integrata a breve dalla vinificazione di un bianco da uve autoctone, il minutolo di Gioia del Colle.
Note di degustazione Primitivo assaggiato
Le condizioni meteorologiche e le caratteristiche pedoclimatiche di questo altipiano collinare favoriscono una maturazione avanzata delle uve che vengono mediamente vendemmiate verso fine settembre o nella prima decade di ottobre, con gradazioni zuccherine elevate e conseguente potenza alcolica nel vino.
Quattro sono le tipologie di primitivo sulle quali si concentra oggi l’Azienda con risultati decisamente lusinghieri. Oltre all’IGT Puglia Primitivo Rosato “Lamarosa” e al Primitivo Gioia del Colle Doc Riserva “Terre di Monteschiavo”, sono pur nella loro diversità molto interessanti sia l’IGT Puglia “Primomiglio” 2020 che il più classico Gioia del Colle DOC “Corte Sant’Elia” 2019 che hanno entrambi il pregio di conservare nel vino il varietale gusto dell’uva di partenza.
Il frutto rosso domina sia al naso che in bocca nel Primomiglio, che si presenta con un colore brillante, rubino acceso venato di porpora.
Succoso e fresco con una trama tannica vivace e ben integrata, recupera in finale di bocca una nota agrumata di arancia rossa che favorisce nell’immediato un secondo sorso.
Complesso e armonico il Corte Sant’Elia poggia su una potenza alcolica importante ben mitigata nella beva da una precisa freschezza.
All’olfatto si intrecciano toni floreali di petali di rosa, note di piccoli frutti maturi, vaniglia e foglie di tabacco; il sorso è appagante, i tannini setosi, la chiusura intrigante grazie all’elegante velatura torbata.
Entrambi i vini conducono ad abbinamenti territoriali con presenza di carne, in particolare il Corte Sant’Elia.
Nella culla del primitivo, dove questo vitigno ha trovato antiche cure e innestato secolari tradizioni, l’Azienda Agricola Armònja sta dando vita ad un progetto affascinante.
A giudicare dalle premesse, la qualità dei loro vini contribuirà efficacemente a disegnare un moderno ritratto del primitivo di Gioia del Colle senza deviare dal solco di una mai sconfessata tradizione.
Alberello pugliese
L’allevamento della vite ad “alberello”, introdotto in Italia dalla colonizzazione greca nel VII sec a C. è una pratica viticola antichissima, che non fa uso di tutore per sostenere la vite.
La forma attuale caratteristica dell’entroterra barese, sia di pianura che di collina, ha forma “a vaso” con basso ceppo centrale dal quale si diramano due o tre branche con carico di gemme molto ridotto. Ne conseguono basse rese per ettaro ed elevata qualità.
Soggetta a varianti territoriali obbligate da microclimi di zona (es. variante “pantesca” o di Pantelleria con il ceppo infossato per la protezione dal vento) questa tecnica di coltivazione è presente in tutto il meridione soprattutto là dove è scarsa la disponibilità di acqua e dove il lavoro nel vigneto è svolto esclusivamente a mano.