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  • ‘A Ricchigia di Bronte 2024, delizioso pistacchio di qualità

    ‘A Ricchigia di Bronte 2024, delizioso pistacchio di qualità

    ‘A Ricchigia di Bronte: Tradizione, Innovazione e Eccellenza nel Mondo del Pistacchio

    di Carol Agostini

    L’azienda ‘A Ricchigia di Bronte rappresenta una delle eccellenze nel panorama agroalimentare siciliano, specializzata nella produzione di pesto di pistacchio, salsa di mandorle e una vasta gamma di prodotti derivati da questi pregiati ingredienti. La storia di ‘A Ricchigia è intimamente legata al territorio di Bronte, un piccolo comune situato alle pendici dell’Etna, conosciuto in tutto il mondo per la coltivazione del Pistacchio Verde di Bronte DOP. In questo articolo esploreremo il territorio, la cultura e la tradizione legata al pistacchio di Bronte, illustreremo alcune ricette tradizionali, e analizzeremo il mercato globale del pistacchio e dei suoi derivati.

    'A Ricchigia di Bronte 2024, pistacchio di grande qualità, foto di Carol Agostini
    ‘A Ricchigia di Bronte 2024, pistacchio di grande qualità, foto di Carol Agostini

    Il Territorio di Bronte: La Culla del Pistacchio

    Bronte, situato nella provincia di Catania, vanta un microclima unico e terreni vulcanici particolarmente fertili che creano condizioni ideali per la coltivazione del pistacchio. Questo territorio offre un ambiente perfetto per la crescita del Pistacchio Verde di Bronte, conosciuto anche come “oro verde”, rinomato per le sue caratteristiche organolettiche uniche, il sapore intenso e il colore verde brillante.

    Il legame tra Bronte e il pistacchio ha radici profonde. La coltivazione del pistacchio in questa regione risale al periodo arabo, quando i Saraceni portarono con sé la pianta e le tecniche di coltivazione. Grazie alle condizioni climatiche favorevoli e alla dedizione degli agricoltori locali, Bronte è diventata una delle principali aree di produzione di pistacchio in Italia e nel mondo.

    'A Ricchigia di Bronte 2024, pistacchio di grande qualità, foto da internet
    ‘A Ricchigia di Bronte 2024, pistacchio di grande qualità, foto da internet

    La Storia e la Cultura del Pistacchio

    Il pistacchio ha una lunga storia che risale a migliaia di anni fa. Originario del Medio Oriente, il pistacchio era già conosciuto e apprezzato dalle antiche civiltà. I Babilonesi e gli Assiri coltivavano questa pianta e la consideravano un simbolo di ricchezza e fertilità. Anche i Greci e i Romani utilizzavano il pistacchio sia in cucina che come ingrediente medicinale.
    La diffusione del pistacchio nel bacino del Mediterraneo si deve in gran parte agli Arabi, che durante le loro conquiste portarono la pianta in Sicilia e in altre regioni del sud Italia. Da allora, il pistacchio è diventato una coltura importante in queste aree, con Bronte che si è affermata come la capitale italiana del pistacchio.

    ‘A Ricchigia: Eccellenza e Tradizione

    L’azienda ‘A Ricchigia è nata con l’obiettivo di valorizzare il pistacchio di Bronte e altri prodotti tipici siciliani. Fondata da una famiglia di agricoltori locali, ‘A Ricchigia ha saputo coniugare la tradizione con l’innovazione, sviluppando una gamma di prodotti di alta qualità che rispettano le tecniche artigianali e i sapori autentici del territorio.
    Tra i prodotti di punta dell’azienda troviamo il pesto di pistacchio, una deliziosa salsa che esalta il sapore intenso e unico del pistacchio di Bronte. Accanto a questo, ‘A Ricchigia produce una squisita salsa di mandorle, marmellate, creme spalmabili e dolci tipici, tutti realizzati con ingredienti selezionati e secondo ricette tradizionali.

    'A Ricchigia di Bronte 2024, pistacchio di grande qualità, foto di Andrea Longhini, gli studenti dell'Ipsia Asiago
    ‘A Ricchigia di Bronte 2024, pistacchio di grande qualità, foto di Andrea Longhini, gli studenti dell’Ipsia Asiago

    Ricette con i Prodotti di ‘A Ricchigia

    Ecco alcune ricette tradizionali che utilizzano i prodotti di ‘A Ricchigia, perfette per esaltare il sapore unico del pistacchio di Bronte e delle mandorle siciliane.

    Pasta al Pesto di Pistacchio

    Ingredienti:
    • 400 g di pasta (spaghetti o penne)
    • 200 g di pesto di pistacchio ‘A Ricchigia
    • 100 ml di panna fresca
    • 50 g di parmigiano grattugiato
    • 1 spicchio d’aglio
    • Olio extravergine di oliva
    • Sale e pepe q.b.
    Procedimento:
    1. Cuocere la pasta in abbondante acqua salata.
    2. In una padella, scaldare un filo d’olio e rosolare l’aglio schiacciato.
    3. Aggiungere il pesto di pistacchio e la panna fresca, mescolando bene per ottenere una crema omogenea.
    4. Scolare la pasta al dente e saltarla nella padella con il pesto, aggiungendo un po’ di acqua di cottura se necessario.
    5. Spolverare con parmigiano grattugiato e pepe nero prima di servire.

    'A Ricchigia di Bronte 2024, pistacchio di grande qualità, foto di Andrea Longhini, gli studenti dell'Ipsia Asiago
    ‘A Ricchigia di Bronte 2024, pistacchio di grande qualità, foto di Andrea Longhini, gli studenti dell’Ipsia Asiago

    Dolcetti alle Mandorle

    Ingredienti:
    • 300 g di mandorle pelate
    • 200 g di zucchero
    • 2 albumi
    • Scorza grattugiata di un limone
    • Zucchero a velo q.b.
    Procedimento:
    1. Tritare finemente le mandorle pelate fino a ottenere una farina.
    2. In una ciotola, montare gli albumi a neve ferma con lo zucchero.
    3. Aggiungere la farina di mandorle e la scorza di limone, mescolando delicatamente fino a ottenere un impasto omogeneo.
    4. Con l’impasto, formare delle palline e rotolarle nello zucchero a velo.
    5. Disporre i dolcetti su una teglia rivestita di carta da forno e cuocere in forno preriscaldato a 180°C per 15-20 minuti, fino a leggera doratura.

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  • Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024

    Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024

    Gli Agrumi di Sicilia: Un Viaggio Tra Arte, Storia e Pittoresche Tradizioni, passando per Lumì il succo di limone al naturale

    di Carol Agostini

    La Sicilia, con la sua storia millenaria e la sua cultura ricca e variegata, ha sempre avuto un legame speciale con gli agrumi. Questi frutti non sono solo una componente essenziale dell’economia locale, ma rappresentano anche una fonte d’ispirazione artistica e culturale. Dalle opere d’arte alle tradizioni popolari, gli agrumi di Sicilia sono simboli di prosperità, bellezza e vitalità.

    Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024, foto di Carol Agostini
    Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024, foto di Carol Agostini

    Un Patrimonio Storico Millenario

    Gli agrumi sono stati introdotti in Sicilia dagli Arabi nel IX secolo. Le prime coltivazioni di aranci e limoni trovarono terreno fertile nell’isola grazie al clima mediterraneo favorevole e ai terreni vulcanici ricchi di minerali. Gli Arabi non solo portarono con sé questi frutti, ma anche avanzate tecniche di irrigazione che permisero alla coltivazione degli agrumi di prosperare.

    Durante il periodo normanno e successivamente sotto la dominazione sveva e aragonese, la coltivazione degli agrumi continuò a crescere e a perfezionarsi. Il Rinascimento vide un ulteriore sviluppo della produzione agrumicola, con i giardini dei nobili che si riempivano di piante di aranci e limoni, simboli di ricchezza e potere.

    Gli agrumi di Sicilia hanno ispirato numerosi artisti nel corso dei secoli. Le loro forme perfette, i colori vivaci e il profumo inebriante hanno trovato spazio in molte opere d’arte, dai dipinti ai mosaici. In particolare, il Barocco siciliano, con la sua predilezione per i dettagli e l’opulenza, ha spesso utilizzato motivi agrumicoli per decorare chiese, palazzi e ville.

    Uno degli esempi più celebri è il mosaico della Cappella Palatina di Palermo, dove aranci e limoni sono rappresentati in scene di vita quotidiana e allegorie religiose. Anche nei dipinti di artisti come Renato Guttuso, gli agrumi diventano protagonisti, simboli di una Sicilia rurale e autentica, intrisa di luce e colori.

    Le tradizioni legate agli agrumi in Sicilia sono numerose e pittoresche. Le festività religiose e popolari spesso vedono gli agrumi come elementi centrali delle celebrazioni. Durante la festa di Sant’Agata a Catania, ad esempio, le strade sono adornate con arance e limoni, e i dolci tipici come le cassate e i cannoli sono arricchiti con scorzette di agrumi canditi.

    A Palermo, durante la festa di Santa Rosalia, gli agrumi vengono utilizzati per decorare i carri che sfilano in processione, creando un’esplosione di colori e profumi. Queste tradizioni non solo celebrano la religione e la cultura locale, ma sottolineano anche l’importanza degli agrumi nella vita quotidiana dei siciliani.

    I giardini storici della Sicilia sono veri e propri tesori botanici, dove gli agrumi sono spesso protagonisti. Il Giardino della Kolymbethra, nella Valle dei Templi ad Agrigento, è un esempio perfetto di come gli antichi agrumeti siano stati integrati in contesti archeologici. Qui, tra ulivi secolari e mandorli in fiore, aranci e limoni crescono rigogliosi, offrendo ai visitatori uno spettacolo di rara bellezza.

    Il Giardino Bellini a Catania e il Giardino Garibaldi a Palermo sono altri esempi di come gli agrumi siano parte integrante dei paesaggi urbani siciliani. Questi parchi, con i loro viali ombreggiati e le fontane zampillanti, sono luoghi di relax e contemplazione, dove il profumo degli agrumi si mescola con quello dei fiori.

    Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024, foto di Carol Agostini
    Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024, foto di Carol Agostini

    Gastronomia e Tradizione

    La cucina siciliana fa largo uso degli agrumi, non solo come frutta fresca ma anche come ingredienti per piatti dolci e salati. I limoni e le arance sono spesso utilizzati per marinare il pesce, insaporire le insalate e preparare deliziosi dolci come le granite e i sorbetti.

    Il limoncello, un liquore a base di limoni, è un altro prodotto tipico che racchiude in sé il sapore intenso e rinfrescante dei limoni siciliani. Anche le marmellate di arance e i dolci a base di pasta di mandorle e scorze di agrumi sono prelibatezze che raccontano la storia e la cultura dell’isola.

    Gli agrumi di Sicilia sono molto più che semplici frutti; sono un simbolo della storia, dell’arte e della cultura di un’isola che ha saputo fare di questi prodotti naturali un elemento distintivo del proprio patrimonio. Dalle antiche coltivazioni arabe alle moderne tecniche di produzione, dagli affreschi barocchi alle festività popolari, gli agrumi rappresentano un legame profondo tra la terra e il popolo siciliano.

    In ogni arancia, in ogni limone, si può assaporare un pezzo di storia e di cultura, un frammento di una terra che ha sempre saputo valorizzare le proprie risorse naturali e trasformarle in opere d’arte viventi. Gli agrumi di Sicilia continuano a essere un emblema di questa straordinaria isola, un tesoro da preservare e celebrare.

    Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024, foto di Carol Agostini
    Lumì, lo straordinario succo di limone al naturale 2024, foto di Carol Agostini

    Il Succo di Limone al Naturale Lumì del Gruppo Villari: Tradizione e Innovazione Siciliana

    Il succo di limone al naturale Lumì del Gruppo Villari rappresenta una perfetta fusione tra tradizione e innovazione. Questo prodotto nasce nel cuore della Sicilia, una terra rinomata per i suoi agrumi, e si distingue per la sua qualità eccellente e per il suo impegno a mantenere vive le tradizioni agricole locali. In questo articolo esploreremo le caratteristiche del succo Lumì, il contesto storico e culturale degli agrumi siciliani, il mercato degli agrumi della Sicilia e alcune ricette tradizionali che esaltano il gusto unico di questi frutti.

    La Sicilia e i suoi Agrumi: Una Storia di Tradizione e Cultura

    La coltivazione degli agrumi in Sicilia ha radici profonde, risalenti all’epoca araba. Gli arabi introdussero le tecniche di irrigazione e molte varietà di agrumi, trasformando la Sicilia in un giardino fiorente. Il clima mite e la ricchezza del suolo vulcanico hanno contribuito a rendere l’isola uno dei principali produttori di agrumi al mondo.

    La cultura degli agrumi è intimamente legata alla vita quotidiana dei siciliani. Il limone, l’arancia e il mandarino non sono solo ingredienti fondamentali nella cucina locale, ma simboli di ospitalità e abbondanza. I mercati siciliani sono colorati da questi frutti, e il loro profumo si diffonde nelle strade, evocando immagini di campi assolati e di tradizioni secolari.

    Il Succo di Limone al Naturale Lumì

    Il Gruppo Villari, con il suo succo di limone al naturale Lumì, ha saputo valorizzare questa ricca eredità. Lumì è prodotto esclusivamente con limoni siciliani, raccolti a mano e spremuti a freddo per mantenere intatte tutte le proprietà nutritive e organolettiche del frutto. Senza l’aggiunta di conservanti, coloranti o zuccheri, Lumì rappresenta l’essenza pura del limone siciliano.

    L’azienda segue rigorosi standard di qualità, assicurandosi che ogni fase del processo produttivo, dalla coltivazione alla spremitura, rispetti l’ambiente e le tradizioni locali. Questo impegno si traduce in un prodotto di eccellenza, apprezzato non solo in Italia ma anche nei mercati internazionali.

    Il Mercato degli Agrumi di Sicilia

    La Sicilia è il maggiore produttore di agrumi in Italia, con un’ampia varietà di prodotti che spaziano dalle arance rosse di Sicilia alle clementine, ai limoni di Siracusa e di Messina. Secondo i dati dell’ISTAT, nel 2022 la produzione di agrumi in Sicilia ha superato le 1.5 milioni di tonnellate, con una crescita del 5% rispetto all’anno precedente.

    L’export di agrumi siciliani è in costante aumento, con una forte domanda proveniente dai paesi del Nord Europa, dagli Stati Uniti e dal Giappone. Le arance rosse, in particolare, sono molto richieste per il loro sapore unico e per le loro proprietà antiossidanti. Il limone di Siracusa, con il suo marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta), è apprezzato per la sua qualità superiore e per il suo aroma intenso.

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  • Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice

    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice

    Guida ai Vini di Sicilia 2024: Un’Esplorazione Sensoriale in un Paradiso Enogastronomico

    Di Marco Maria Marcialis

    Sabato 27 gennaio, presso il San Paolo Palace Hotel di Palermo, si è svolta la suggestiva presentazione della Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, un evento fortemente mediterraneo che ha entusiasmato i presenti. Iniziare l’anno con una spinta tutta siciliana tra suoli e areali che conquistano i palati e fanno sognare i wine lover di tutto il mondo, i quali percorrono decine di migliaia di chilometri per visitare questa terra baciata dal sole e dagli dei.

    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice, foto dell'autore
    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice, foto dell’autore

    In un meraviglioso equilibrio tra occidente e oriente, tra mare e montagna, più di 170 aziende sono state recensite nella guida di quest’anno. Trentadue di esse hanno ricevuto il massimo riconoscimento delle 4 Viti AIS; in questo olimpo enoico, ben sei sono stati riconosciuti come “Gemme”.

    Da sommelier siciliano e winelover di lungo corso, è con immenso piacere che constato la crescita del vino siciliano, sia in termini di godibilità sia di modernità, rispettosa comunque della tradizione e con una visione proiettata verso il futuro. Modernità e Visione a cui è stata dedicata una masterclass e un wine talk intitolati “Next Generation“, incentrati sui più pregevoli e accurati cambi generazionali nella conduzione di importanti aziende vitivinicole, tra cui Fina, Nicosia, Barone Sergio e Baglio del Cristo di Campobello.

    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice, foto dell'autore articolo
    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice, foto dell’autore articolo

    Ulteriore enfasi è stata data dalla doppia conduzione di Orazio e Claudio di Maria, padre e figlio appunto, quest’ultimo insignito nel 2023 come Migliore Sommelier di Sicilia.

    Tra i banchi di assaggio si respirava un clima di condivisione e passione per la Sicilia e i suoi vini, arricchita dalla presenza corale di tutte le delegazioni territoriali.

    Durante l’evento, ho posto alcune domande a Francesco Baldacchino, presidente regionale, e a Mariagrazia Barbagallo, delegata responsabile per la sezione di Catania.

    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice
    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice

    Al presidente Baldacchino ho chiesto:

    1. Cosa rappresenta per te questo evento? Per lui è un’emozione vivere l’evento come coronamento del lavoro di un anno alla scoperta del territorio ed eccellenze che si svolge nei panel di degustazione che attraversano l’anno, divisi tra Palermo, Agrigento e Catania.
    2. Cosa rappresenta la Sicilia in questo momento nel panorama vitivinicolo nazionale? Per Baldacchino, è motivo di grande orgoglio rappresentare la sua regione, che in modo forte ed efficace in ogni ambito, dai spumanti ai bianchi, ai rosati, offre vini di riconosciuta qualità e identità, con grande impegno dei produttori e dei sommelier nel veicolare le meraviglie della Sicilia.
    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice, foto dell'autore articolo
    Guida AIS ai Vini di Sicilia 2024, sole e mare nel calice, foto dell’autore articolo

    A Mariagrazia Barbagallo ho chiesto:

    1. Quanto appeal ha oggi la figura del sommelier?Questa figura, soprattutto nei giovani, è molto riconosciuta e ambita perché rappresenta modernità, conoscenza e curiosità, con approccio positivo e propositivo anche nel mondo del lavoro negli ultimi anni, confermandosi una figura molto dinamica.”
    2. Quanto è unita e compatta AIS Sicilia nelle manifestazioni e nella programmazione?Abbiamo creato nella dirigenza un gruppo che si occupa di eventi in tutta la Sicilia. La forza del gruppo è vincente. Ognuno con le proprie conoscenze contribuisce e completa la macchina organizzativa complessa ed articolata.”

    Felice e appagato del sole isolano in ogni calice, do l’arrivederci alla prossima edizione.

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  • Seby Costanzo intervista di Marco Marcialis 2024, Etna DOC

    Seby Costanzo intervista di Marco Marcialis 2024, Etna DOC

    Il 10 Novembre un Giorno Memorabile per la DOC Etna: Un’Intervista Esclusiva a Seby Costanzo

    Di Marco Maria Marcialis

    Gennaio 2024

    Il 10 novembre del 2023 si è rivelato un giorno senza precedenti per la DOC Etna, con l’approvazione del percorso ufficiale verso la prestigiosa DOCG. Questo passo epocale ha suscitato emozioni e riflessioni da parte di coloro che lavorano instancabilmente per portare avanti la missione di promuovere l’eccellenza enologica dell’Etna.

    Per svelare il dietro le quinte di questo importante traguardo, abbiamo intervistato Seby Costanzo, Vice Presidente del Consorzio di Tutela Etna Doc, figura di spicco nel mondo vitivinicolo dell’Etna.

    Seby Costanzo intervista di Marco Marcialis 2024, Etna DOC, foto di repertorio
    Seby Costanzo intervista di Marco Marcialis 2024, Etna DOC, foto di repertorio

    Intervista

    1) Il tuo stato d’animo

    “Personalmente sono molto soddisfatto della decisione che è stata presa. In qualche modo, ci siamo formalmente obbligati a lavorare con l’obiettivo di un miglioramento continuo e della salvaguardia delle limitazioni a sistemi produttivi non coerenti con i nostri principi. Questo aspetto è determinante per dimostrare che la notorietà e gli apprezzamenti che stiamo ricevendo non sono frutto di una moda passeggera ma di un sistema ben consolidato.”

    2) Sogni e Dubbi

    “Mi piacerebbe che si rafforzasse sempre più il concetto unitario che stiamo perseguendo. Il successo attrattivo che ha avuto l’area Etna negli ultimi anni, per esempio al Vinitaly, dove ci siamo presentati con un’immagine unica, rappresentativa del territorio e che comunicava unicità nel complesso delle sue meravigliose diversità, è stato il mio sogno che è diventato realtà. I dubbi, sotto questo aspetto, sono oggi tutti fugati e ci proponiamo di consolidare quanto è stato fatto: vedremo man mano.”

    3) Unanimità o Perplessità

    “Avevamo pensato, già nel 2019, che fosse maturo il tempo perché la DOC Etna diventasse una DOCG. Poi 2020 e 2021 sono stati due anni difficili per tutti i produttori a causa della stasi di mercato dovuta al periodo di restrizioni Covid. Con il rinnovo del CdA, già da subito a inizio 2022, il presidente Cambria dichiarava che l’evoluzione della DOC era un obiettivo principale.

    Oltre un anno di incontri e confronti tesi alla massima condivisione tra i soci del Consorzio, nella loro eterogeneità, hanno caratterizzato il percorso che ha portato alla storica decisione votata all’unanimità avendo superato tutte le perplessità, soprattutto tra i produttori più piccoli. È stato un lavoro corale che ci ha resi molto soddisfatti e orgogliosi.”

    Seby Costanzo intervista di Marco Marcialis 2024, Etna DOC, Monte Ilice, foto di repertorio
    Seby Costanzo intervista di Marco Marcialis 2024, Etna DOC, Monte Ilice, foto di repertorio

    4) Confronto parallelo con altre DOCG

    “La distinzione tra DOC E DOCG è un fattore essenzialmente italiano, poiché, per l’Unione Europea, entrambe rientrano nella definizione DOP. La differenza sta nella garanzia massima offerta al consumatore. I vini con marchio DOCG sono creati seguendo un disciplinare molto attento e restrittivo, teso a creare un prodotto di altissima qualità e naturalmente di origine strettamente controllata. Un sacrificio che l’Etna non poteva declinare, anche per le sollecitazioni stimolate dai numerosi stakeholder, vista la crescente reputazione che i vini Etna continuano a consolidare a livello internazionale.”

    Seby Costanzo intervista di Marco Marcialis 2024, Etna DOC, foto di repertorio
    Seby Costanzo intervista di Marco Marcialis 2024, Etna DOC, foto di repertorio

    5) Era meglio prima o lo sarà dopo

    “Ritengo che sarà meglio dopo. Un sistema di regole più chiare e trasparenti è foriero di garanzie per tutti, produttori e consumatori. Del resto, ci abbiamo creduto fermamente e voglio immaginare solo miglioramenti e rispetto del territorio che saranno alimentati anche da un lavoro di coinvolgimento della Città di Catania, riferimento dei 20 Comuni nei quali si producono vini etnei, dalla tutela dell’area su cui insiste la denominazione e dal rispetto delle regole.”

    VEDI ANCHE: https://www.papillae.it/amor-primera-copa-sicilia-spagna-in-calice/

    Marco Fabio Maria Marcialis sommelier e wine-Trainer siciliano
    Marco Fabio Maria Marcialis sommelier e wine-Trainer siciliano

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  • Amor Primera a Copa dalla Sicilia alla Spagna in calice 2023

    Amor Primera a Copa dalla Sicilia alla Spagna in calice 2023

    Amor a Primera a Copa dalla Sicilia alla Spagna in un calice

    Di Marco Fabio M. Marcialis

    Amor a Primera Copa non è un evento come ci tiene a specificare Castro, ma un incontro lungo con una serie di eventi, tra due terre che tanto ama e per le quali ha tanto contribuito a costruire.

    Amor Primera a Copa dalla Sicilia alla Spagna in calice 2023, foto di Marco Marcialis, Alessandro Castro, Marco Marcialis, il presidente della Cofradía dell'Alvariño e il poroteoatoro della Pluripremiata cantina Suertes del Marques
    Amor Primera a Copa dalla Sicilia alla Spagna in calice 2023, foto di Marco Marcialis, Alessandro Castro, Marco Marcialis, il presidente della Cofradía dell’Alvariño e il poroteoatoro della Pluripremiata cantina Suertes del Marques

    Il 24 Novembre a Tenerife in occasione della presentazione delle attività e del gran Capitulo della Cofradia de Los vinos de Las Canarias, si svolgerà un importante masterclass ideata tra confronti e parallelismi tra i vulcani Teide e Etna e della Sicilia orientale.

    Amor Primera a Copa dalla Sicilia alla Spagna in calice 2023, foto di Marco Marcialis, bottiglie delle cantine partecipanti sulla terrazza dell'iconica Bodega Monje
    Amor Primera a Copa dalla Sicilia alla Spagna in calice 2023, foto di Marco Marcialis, bottiglie delle cantine partecipanti sulla terrazza dell’iconica Bodega Monje

    Castro in quanto membro del direttivo della Cofradia ha voluto fortemente questo evento dove parteciperanno 4 Cantine Siciliane:
    Cantine Nicosia, Cantine Gurrieri, Verderame Winery, Licciardello Vini.

    Amor Primera a Copa dalla Sicilia alla Spagna in calice 2023, foto di Marco Marcialis con Alessandro Castro, Felipe Monje, Lorelay De Armas
    Amor Primera a Copa dalla Sicilia alla Spagna in calice 2023, foto di Marco Marcialis con Alessandro Castro, Felipe Monje, Lorelay De Armas

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  • Tenute Camilleri, l’origine siciliana dai templi al 2023

    Tenute Camilleri, l’origine siciliana dai templi al 2023

    Tenute Camilleri, assaggi, templi e viaggio siciliano

    Di Elsa Leandri

    Due delle mete imprescindibili quando si organizza un viaggio in Sicilia sono Agrigento e la Valle dei Templi. Agrigento si sviluppa su due colline, il colle dei Girgenti a ovest e la Rupe Atenea a est, con i suoi palazzi e i suoi viali da cui gli occhi si possono perdere in una vista infinita sul Mar Mediterraneo e sulla Valle dei Templi.

    Quest’ultima rappresenta il sito archeologico più grande d’Europa e del Mediterraneo, con i suoi numerosi templi in stile dorico, ricordo inesorabile di studi di lettere classiche e teatro di ispirazione per molti scrittori e pittori come Ludovico Ariosto, Maupassant, Alexandre Dumas e ancora Pirandello o Salvatore Quasimodo. Anche la persona meno sensibile viene conquistata grazie a questa magnificenza artistica.

    Territorio

    A pochi passi ci aspetta il Mar Mediterraneo con l’acqua turchese, le calette e le spiagge che invogliano a distendersi per qualche ora sotto il sole e a trovare refrigerio facendo un tuffo tra una visita e l’altra.
    È inevitabile cedere alla tentazione di uno, o magari di più, piatti locali: gli arancini, la pasta con le sarde, la caponata, la brioche con il gelato, la cassata siciliana e i cannoli sono solo alcuni degli esempi di questa genuina territorialità a cui le papille gustative non sanno resistere in alcun modo.

    È risaputo che il cibo richiama il vino e questo connubio viene sposato e promosso dalla Strada del Vino e dei Sapori della Valle dei Templi, un’associazione, nata nel 2018, che conta 60 imprese, tra ristoranti, strutture alberghiere, enoteche, aziende agricole e ovviamente cantine, che hanno come scopo proprio quello di valorizzare il territorio della Trinarchia sud-occidentale più precisamente è delimitata dai fiumi Salso e Platani con al centro la valle dei Templi e parte della provincia di Caltanissetta.

    Seguendo questo percorso, a 20 km della Valle dei Templi, nella contrada di Ciccobriglio, troviamo una struttura ben visibile per i suoi tetti merlati: è la Tenute Camilleri, associata alla Strada del Vino e dei Sapori della Valle dei Templi.

    Storia

    L’azienda nasce nel 1965 quando Tito investe in questo areale. Attualmente è il figlio Peppe, enologo, che, circondato dalla famiglia e da collaboratori fidati, monitora e controlla ogni passaggio produttivo al fine di immettere sul mercato dei prodotti, a nostro avviso, identitari.

    La vision della tenuta è quella di valorizzare e far emergere i vitigni autoctoni come perricone, nerello mascalese, nero d’Avola e grillo. Unico vitigno internazionale rappresentato è il merlot: il suo impianto risale alla fine degli anni ’90 quando Peppe individuò la possibilità che questo territorio fosse idoneo alla sua espressione.
    In totale sono sei le etichette prodotte e noi abbiamo avuto modo di degustare le seguenti.

    Vini degustati:

    Titous 2020 (dedicata al nonno Tito)
    Merlot 100%
    Carminio impenetrabile. Il profilo olfattivo evoca la ciliegia sia in confettura che sottospirito, il lampone maturo con dei rimandi a olive nere e rabarbaro. In chiusura attraenti echi di polvere di caffè, cioccolato e una delicata speziatura di chiodi di garofano. Avvolgente al sorso rivela gradualmente i tannini ancora in integrazione su una scia di prugna.

    Tenuta Camilleri Titous 2020, articolo: Tenuta Camilleri, l'origine siciliana dai templi al 2023, foto di Elsa Leandri
    Tenute Camilleri Titous 2020, articolo: Tenute Camilleri, l’origine siciliana dai templi al 2023, foto di Elsa Leandri

    Terraranni 2020
    Nero d’Avola 100%
    Rubino vivace. Tripudio vegetale di rosmarino, eucalipto e garrigue che impreziosisce il tappeto fruttato di durone e prugna. Cenni di grafite e pepe nero. L’entrata è ben equilibrata con un duetto tra freschezza e tannino che dinamicizza la bocca su un finale di menta piperita.

    Tenute Camilleri Terraranni 2020, articolo: Tenute Camilleri, l'origine siciliana dai templi al 2023, foto di Elsa Leandri
    Tenute Camilleri Terraranni 2020, articolo: Tenute Camilleri, l’origine siciliana dai templi al 2023, foto di Elsa Leandri

    Semprevento 2021
    Nerello Mascalese 100%
    Peonia vivo. Accattivante con sentori di ribes rosso, fragola, marasca che si intrecciano a un bouquet floreale di lavanda e peonia e a un soffio di timo e macchia mediterranea. Freschezza e sapidità concorrono nel regalare una salivazione continua che appaga dissolvendosi su delle note agrumate.

    Tenute Camilleri Semprevento 2021, articolo: Tenute Camilleri, l'origine siciliana dai templi al 2023, foto di Elsa Leandri
    Tenute Camilleri Semprevento 2021, articolo: Tenute Camilleri, l’origine siciliana dai templi al 2023, foto di Elsa Leandri

     

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito cantina: https://tenutecamilleri.it/

    Siti partners: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Cantine Aperte 2023 a Baglio di Pianetto, assaggi e cultura

    Cantine Aperte 2023 a Baglio di Pianetto, assaggi e cultura

    Altra avventura degustativa a Baglio di Pianetto

    Redazione – Carol Agostini

    Una giornata en plein air nella cantina di Santa Cristina Gela alle porte di Palermo con visite in cantina, masterclass, degustazioni di vino, cibo e musica live.

    Cantine Aperte 2023 a Baglio di Pianetto, assaggi e cultura, locandina da comunicato stampa
    Cantine Aperte 2023 a Baglio di Pianetto, assaggi e cultura, locandina da comunicato stampa

    Mancano pochi giorni all’evento di primavera più amato dai winelovers e sarà di nuovo festa ed allegria a Baglio di Pianetto, per Cantine Aperte – l’appuntamento nazionale organizzato dal Movimento del Turismo del Vino, che inaugura la stagione enoturistica.

    La data da segnare in agenda per tutti gli amanti del vino è domenica 28 maggio, dalle 10 alle 18, quando saranno aperte le porte della Tenuta Pianetto e della cantina di Santa Cristina Gela, a pochi chilometri da Palermo.

    Attimi degustativi di cantine aperte edizioni passate, foto da comunicato stampa
    Attimi degustativi di cantine aperte edizioni passate, foto da comunicato stampa

    Una domenica in campagna da trascorrere immersi nella natura: visite della cantina e degustazioni di una vasta selezione delle etichette aziendali saranno gli ingredienti di una festa dedicata al vino e al cibo della tradizione locale.

    Per partecipare a Cantine Aperte è necessaria la prenotazione sul sito www.bagliodipianetto.it.

    Le visite prenderanno il via a partire dalle 10:00 del mattino, con turni di mezz’ora. Si inizia dal punto di accoglienza posto all’ingresso della cantina da dove gli ospiti potranno ammirare i vigneti coltivati in regime di agricoltura biologica percorrendo il viale che li condurrà all’area di conferimento delle uve.

    A questo punto gli enoturisti si troveranno nel punto più alto della cantina e potranno scoprire i segreti e i vantaggi qualitativi del processo di conferimento e vinificazione in verticale. Subito dopo si andrà verso il cuore della dell’area produttiva per essere accolti nell’atmosfera della barricaia proprio lì dove il vino viene custodito in botti di rovere nell’attesa di raggiungere l’affinamento perfetto.

    Quercia vigneti Santa Cristina Gela, Baglio di Pianetto, Cantine Aperte 2023, foto da comunicato stampa
    Quercia vigneti Santa Cristina Gela, Baglio di Pianetto, Cantine Aperte 2023, foto da comunicato stampa

    Visto il successo della scorsa edizione nel corso della giornata gli enologi dell’azienda guideranno i winelovers alla scoperta dei vini Baglio di Pianetto e delle loro declinazioni sorprendenti attraverso due Masterclass: “Le quattro espressioni dell’Insolia Baglio di Pianetto”, in programma alle ore 11 e “Gli autoctoni di Sicilia: declinazioni di Grillo e Nero d’Avola” , in programma alle ore 12.15. entrambe con posti limitati.

    AI banchi di assaggio, invece, saranno serviti una selezione dei vini delle collezioni Baglio di Pianetto: dai Monovarietali Bio, sino ai Classici & Innovativi Bio e alla novità del 2023: il Murriali Frizzante. Ma l’esperienza sensoriale si aprirà anche alle chicche: la Riserva Viafrancia Bianco 2021 e il Moscato di Noto Ra’is Essenza 2016.

    Tenuta Baglio di Pianetto con le sue vigne, Cantine Aperte 2023, foto da comunicato stampa
    Tenuta Baglio di Pianetto con le sue vigne, Cantine Aperte 2023, foto da comunicato stampa

    Le degustazioni saranno integrate da assaggi di eccellenze gastronomiche dello street food palermitano, a cura dello chef Giovanni Rizzo, con tutte le sue declinazioni salate e dolci: dai paninetti con le panelle e la milza sino alle arancine per concludersi con il Cannolo di Santa Cristina Gela del premiato Bar Biscari. Inoltre tutta la giornata sarà scandita dalla musica dal vivo di Daniel Sax e del Dj palermitano Marco La Licata.

    Per partecipare all’evento è necessario acquistare il biglietto d’ingesso online.

    Ticket di ingresso: da 34 € + 5 € cauzione calice.

    Info, costi e prenotazione su www.bagliodipianetto.it

    Da comunicato stampa

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito cantina: https://bagliodipianetto.it/

    Sito ufficio stampa: https://www.fruitecom.it/

    Siti partners: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Dalla Trinacria a Terre Sikane, azienda nata nel 2012

    Dalla Trinacria a Terre Sikane, azienda nata nel 2012

    Dalla Trinacria a Terre Sikane

    Di Elsa Leandri

    Trinacria. Così veniva chiamata anticamente la Sicilia, racchiudendo nel nome stesso i “tre promontori” che identificano i tre vertici di questa magnifica isola.

    Trinacria. È anche il nome che viene dato al simbolo che la rappresenta: gli elementi che possiamo riconoscere sono la testa della Gorgone, figura mitologica nota per avere al posto dei capelli dei serpenti tali da pietrificare chiunque la guardasse, le spighe di grano e le tre gambe piegate all’altezza del ginocchio, ovvero i tre capi dell’isola, Capo Boeo, Capo Peloro e Capo Passero.

    Simbolo Trinacria, articolo: Dalla Trinacria a Terre Sikane, azienda nata nel 2012, immagine da internet
    Simbolo Trinacria, articolo: Dalla Trinacria a Terre Sikane, azienda nata nel 2012, immagine da internet

    Trinacria. È un’icona altresì carica di significati: la testa di Medusa grazie alla sua capacità di paralizzare ci mette al riparo del male, le spighe di grano richiamano la fertilità, i serpenti che effettuano la muta la rinascita e le tre gambe il cambiamento della vita o il tempo che scorre (passato, presente e futuro).

    Terre Sikane

    Sarà per tutto questo che Terre Sikane ha scelto come “marchio” una figura che richiama molto la Trinacria: sono infatti raffigurate tre S che rimandano alle iniziali della propria terra, la Sicilia, del popolo che abitava Butera e le zone limitrofe in periodo pre-ellenico, i Sicani, e della propria famiglia, i Sciacchitano.

    Terre Sikane di Francesco Sciacchitano, logo da sito
    Terre Sikane di Francesco Sciacchitano, logo da sito

    Terre Sikane è un’azienda di Riesi, fondata nel 2012 e che conta 58 ettari di terreno di cui 23 impiantati a vigneto siti nel comune di Butera, nelle contrade di Turchiotto-Gurgazzi.

    Fin dai primi passi in viticoltura Francesco e Rosy, affiancati dal savoir faire dell’enologo Francesco Paolo Urone, hanno investito moltissimo in questa terra sita a un’altezza di circa 400m s.l.m. dove arrivano le brezze marine a accarezzare le vigne.

    La famiglia Sciacchitano, con i prodotti ottenuti da questo areale, ha affermato fin da subito sia la propria filosofia, in cui tradizione abbraccia innovazione, che la propria qualità nel mercato internazionale riportando moltissimi e prestigiosi premi.

    Vitigni autoctoni e vitigni internazionali sono le varietà coltivate in questo lembo sicano che vengono vinificati come monovitigno o in uvaggio e che andremo a scoprire con grande curiosità.

    Porta Reale Gran Galà Vino Spumante (Grillo e Chardonnay)
    Questo metodo Martinotti ci regala delle bollicine fini che ravvivano il calice paglierino con riflessi verdolini. Si esprime con accattivanti sentori di gelsomino e di fiori di zagara freschi, abbracciati da note agrumate, di frutta tropicale (ananas, melone bianco) e di lemongrass e salvia. La bolla solletica piacevolmente il cavo orale offrendo un finale che evoca il mandarino.

    Calice e bottiglia di Porto Reale Terre Sikane, foto di Elsa Leandri
    Calice e bottiglia di Porto Reale Terre Sikane, foto di Elsa Leandri

    Turchiotto Grillo Sicilia Doc 2021 (100% Grillo)
    Paglierino con riflessi dorati. Impatto olfattivo che evoca erbe officinali come timo e salvia. Biancospino, frutto della passione e una leggera speziatura di noce moscata ne completano il profilo. Vibrante e saporito persiste a lungo lasciando richiami ammandorlati.

    Calice e bottiglia di Turchiotto Terre Sikane, foto di Elsa Leandri
    Calice e bottiglia di Turchiotto Terre Sikane, foto di Elsa Leandri

    Il Sikano Sicilia Doc 2021 (60% Merlot- 40% Nero d’Avola)
    Rubino impenetrabile. Si apre con ricordi di ciliegia e prugna accarezzati da effluvi di lavanda e di macchia mediterranea. In chiusura paté d’oliva. Il sorso è appagante con tannini e freschezza che vanno a braccetto. Prolungato epilogo con cenni di pepe nero.

    Calice e bottiglia Il Sikano Terre Sikane, foto di Elsa Leandri
    Calice e bottiglia Il Sikano Terre Sikane, foto di Elsa Leandri

    Turchiotto Rosato Nero D’Avola Sicilia Doc 2021 (100% Nero D’Avola)
    Veste salmone con riflessi ramato. Si declina con echi di lavanda, peonia e garrigue; attraenti richiami di ciliegia, ribes rosso e fragolina di bosco. La beva è piacevole grazie al connubio di freschezza e sapidità. Il sorso si allunga su cenni di buccia di mandarino.

    Calice e bottiglia Turchiotto Rosato Terre Sikane, foto di Elsa Leandri
    Calice e bottiglia Turchiotto Rosato Terre Sikane, foto di Elsa Leandri

    Turchiotto Syrah e Merlot Sicilia Doc 2021 (60% Syrah- 40%Merlot)
    Rubino fitto. Si avvertono immediatamente i sentori di ciliegia matura e mora di gelso cosparsi da pepe nero e cacao. Tannini vigorosi sovrastano il palato. Finale leggermente amaricante.

    Calice e bottiglia Turchiotto Syrah e Merlot Terre Sikane, foto di Elsa Leandri
    Calice e bottiglia Turchiotto Syrah e Merlot Terre Sikane, foto di Elsa Leandri

    Frasciano Rosso Nero D’Avola Sicilia Doc 2020 (100% Nero d’Avola)
    Carminio vivace. Al naso è una scoperta continua: ciliegia, prugna, mirtillo si rincorrono su un sottofondo di macchia mediterranea, menta ed eucalipto. Speziatura di cannella e chiodi di garofano, note empireumatiche di tabacco dolce e cacao ne completano il profilo. Ottima piacevolezza in bocca in cui il tannino è ben integrato. Chiusura su echi balsamici.

    Calice e bottigllia Frasciano Terre Sikane, foto di Elsa Leandri
    Calice e bottigllia Frasciano Terre Sikane, foto di Elsa Leandri

    Oltre alla produzione di varie tipologie di vini, una parte degli ettari della proprietà trovano dimora degli oliveti che accolgono le cultivar locali come la Tonda Iblea, la Nocellara Messinese e la Nocellara Etnea da cui si ottiene l’autentico olio extravergine d’oliva.

    Bottiglia Orofino Sikano, Terre Sikane, foto di Elsa Leandri
    Bottiglia Orofino Sikano, Terre Sikane, foto di Elsa Leandri
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito cantina: https://www.terresikane.com/

    Siti partners: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Etna DOC al Vinitaly con la delegazione più numerosa della Sicilia

    Etna DOC al Vinitaly con la delegazione più numerosa della Sicilia

    Etna DOC al Vinitaly con la delegazione più numerosa della Sicilia

    Redazione

    Saranno 58 i produttori della denominazione presenti a Verona all’interno del padiglione dell’isola. Due gli appuntamenti organizzati dal Consorzio dedicati all’affinamento dei vini in fondo al mare e alle donne del vino dell’Etna.

    Etna DOC al Vinitaly con la delegazione più numerosa della Sicilia
    Etna DOC al Vinitaly con la delegazione più numerosa della Sicilia

    Sarà un Vinitaly 2023 ricco di appuntamenti e incontri quello che si appresta a vivere la delegazione etnea che sarà presente alla 55^ edizione della più importante fiera al mondo del vino italiano, che si terrà come sempre nei padiglioni di VeronaFiere dal 2 al 5 aprile 2023.

    All’interno dello spazio di Regione Sicilia (Pad 2 | Stand A-B-C-40) saranno presenti 58 aziende che operano all’interno della denominazione, 50 delle quali nell’area del Consorzio di Tutela Vini Etna DOC.

    “Quest’anno la nostra compagine è la più numerosa tra quelle presenti all’interno del padiglione dell’isola” afferma Francesco Cambria, presidente del Consorzio Tutela Vini Etna DOC. “Poco più del 50% delle aziende all’interno dello spazio allestito da Regione Sicilia sono realtà che operano ai piedi del vulcano più alto d’Europa, e questo è certamente un segnale di coesione molto importante per tutti noi”.

    Saranno due gli appuntamenti che vedranno come protagonista il Consorzio Tutela Vini Etna DOC all’interno dell’area istituzionale della Regione Sicilia.

    Il primo si svolgerà domenica 2 aprile alle ore 14.00 e avrà come titolo: “Vini dell’Etna: come affinano in fondo al mare. I risultati scientifici di una ricerca dell’Università di Catania in collaborazione con la start-up innovativa Orygin”.

    Etna DOC al Vinitaly con la delegazione più numerosa della Sicilia
    Etna DOC al Vinitaly con la delegazione più numerosa della Sicilia

    Durante l’incontro interverranno, oltre a Francesco Cambria e Maurizio Lunetta, rispettivamente presidente e direttore del Consorzio Tutela Vini Etna DOC, anche Riccardo Strada, Direttore Area Marina Protetta Isola Ciclopi, Elena Arena, Professore associato di Scienze e tecnologie alimentari dell’Università degli Studi di Catania, Luca Catania, Giuseppe Leone e Riccardo Peligra, Fondatori della start-up Orygini. Al termine seguirà una degustazione condotta da Aldo Fiordelli.

    Lunedì 3 aprile alle ore 13:30, il secondo appuntamento avrà come titolo: “Le donne del vino dell’Etna nei quattro versanti del vulcano”. Intervengono Maurizio Lunetta, Direttore Consorzio vini Etna DOC, Aurora Ursino, Vice Presidente dell’Ordine Dottori Agronomi e Dottori Forestali provincia di Catania, Mauro Coltelli dell’INGV di Catania, Roberta Urso, Responsabile regionale Associazione Donne del Vino e quattro produttrici in rappresentanza dei quattro versanti dell’Etna.

    “Siamo certi che sarà un’edizione del Vinitaly molto proficua per tutte le aziende della nostra denominazione” conclude Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio. “Un folto gruppo di buyer esteri prevenienti da diversi paesi nord europei, asiatici e dagli USA, incontreranno i produttori all’interno di un fitto calendario di appuntamenti. La manifestazione di Verona rappresenta sempre un’occasione imprescindibile per far conoscere i vini Etna DOC, sempre più apprezzati sia in Italia che all’estero”.

    (altro…)

  • Etna DOC, non si ferma la crescita dell’imbottigliato 2022

    Etna DOC, non si ferma la crescita dell’imbottigliato 2022

    Etna DOC, non si ferma la grande crescita dell’imbottigliato

    Redazione

    Nel 2022 cresce di oltre il 28% il numero degli ettolitri imbottigliati rispetto al 2021. Etna Rosso e Bianco in cima.
    Francesco Cambria:“Un exploit che conferma la grande qualità e credibilità dei nostri vini, premiata dal grande interesse dei consumatori”.

    Etna DOC, non si ferma la crescita dell’imbottigliato 2022, logo da comunicato stampa
    Etna DOC, non si ferma la crescita dell’imbottigliato 2022, logo da comunicato stampa

    Catania, 17 gennaio 2023 – Se il 2021 ha rappresentato l’anno della auspicata ripresa, con dati in linea con gli anni precedenti l’inizio della pandemia, il 2022 certifica in modo chiaro l’ottimo stato di salute del vino prodotto alle pendici dell’Etna. È quanto emerge dai numeri relativi all’imbottigliato dell’anno solare 2022, analizzati e diffusi dal Consorzio di Tutela Etna DOC.

    Nell’anno appena conclusosi sono stati imbottigliati 43.651,09 ettolitri di vino, pari a poco più di 5,8 milioni di bottiglie, con una crescita del 28,68% rispetto al 2021. Un dato che, se confrontato con il 2019, ultimo anno prima dell’inizio della crisi pandemica e che si era chiuso già in modo molto positivo, sale al 34,6%.

    Francesco Cambria, presidente del Consorzio Tutela Vini Etna DOC, foto da comunicato stampa
    Francesco Cambria, presidente del Consorzio Tutela Vini Etna DOC, foto da comunicato stampa

    “Se gli ottimi dati del 2021 potevano essere visti come un normale rimbalzo rispetto all’anno precedente, flagellato dall’inizio della pandemia, grazie soprattutto alla riapertura del mondo Horeca, quelli relativi al 2022 certificano ora in modo inconfutabile la grande e costante crescita della richiesta sia sul mercato nazionale che internazionale” commenta Francesco Cambria, presidente del Consorzio Tutela Vini Etna DOC.

    “Al di là dell’andamento generale e delle differenze presenti nelle singole tipologie della nostra denominazione, emerge un aspetto che probabilmente è quello che più di tutti ci riempie di orgoglio e dona grande fiducia per il futuro: la credibilità. I nostri vini sono riusciti a conquistarsi una posizione di grande prestigio all’interno del mercato locale, nazionale e anche nei principali Paesi dell’export grazie a scelte oculate da parte di tutta la base produttiva, che puntano a preservare la qualità e la tipicità del nostro terroir”.

    l’Etna Rosso, che rappresenta poco più del 50% dell’imbottigliato complessivo, foto da comunicato stampa
    l’Etna Rosso, che rappresenta poco più del 50% dell’imbottigliato complessivo, foto da comunicato stampa

    Scendendo nel dettaglio delle singole tipologie, l’Etna Rosso, che rappresenta poco più del 50% dell’imbottigliato complessivo, cresce del 28,36%, pari a 23.365,31 ettolitri. Crescita altrettanto sostenuta anche per la seconda tipologia più imbottigliata, l’Etna Bianco, con il 28,08%, pari a 14.366,09 ettolitri.

    Spiccano, anche se su numeri complessivi più piccoli, le ottime performance di due tipologie sempre più richieste e apprezzate dai consumatori, vale a dire l’Etna Bianco Superiore, le cui uve devono provenire esclusivamente dal Comune di Milo sul versante est del vulcano, che cresce del 67,19% con 746,48 ettolitri imbottigliati, e l’Etna Rosato, salito del 45,53% con 3.880,61 ettolitri imbottigliati. Stabile, ma sempre in crescita l’Etna Spumante, +5,85% con 792,65 ettolitri imbottigliati.

    Gli unici dati con segno meno sono relativi all’Etna Rosso Riserva, -26,30% con 146,87 imbottigliati, e all’Etna Spumante Rosato, -19,73% con 353,08 ettolitri imbottigliati, che derivano più da singole scelte produttive che non da minori richieste da parte del mercato.

    Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio, foto da comunicato stampa
    Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio, foto da comunicato stampa

    “I dati sono evidenti e certificano una crescita che possiamo certamente definire da record – aggiunge Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio – Negli ultimi 10 anni la superficie dei vigneti Etna Doc e la produzione di bottiglie è quasi raddoppiata. Si può affermare che la crescita è legata sia al rafforzamento dei mercati in cui siamo già presenti e sia alla forte spinta data dall’enoturismo, che vede l’Etna tra le destinazioni più ambite dai wine lovers di ogni parte del mondo.I numeri ci danno ci danno grande energia e fiducia e confermano la necessità di gestire la crescita della denominazione con oculatezza e responsabilità”.

    La Denominazione di Origine Controllata dei vini Etna nasce nel 1968, come la prima fondata in Sicilia e tra le prime create in Italia, foto da comunicato stampa
    La Denominazione di Origine Controllata dei vini Etna nasce nel 1968, come la prima fondata in Sicilia e tra le prime create in Italia, foto da comunicato stampa

    La Denominazione di Origine Controllata dei vini Etna nasce nel 1968, come la prima fondata in Sicilia e tra le prime create in Italia.

    Nel 1994 viene istituito il Consorzio di Tutela Etna DOC che per la sua rappresentatività, con il decreto ministeriale del 18 febbraio 2018, ottiene il riconoscimento Erga Omnes. Il Consorzio svolge le funzioni di tutela e valorizzazione del brand Etna Doc, del territorio e delle sue produzioni e vigila sul rispetto delle norme previste dal disciplinare di produzione a garanzia dei consumatori e dei produttori.

    Inoltre promuove la crescita di visibilità e reputazione del marchio e dei vini in Italia e all’estero attraverso la partecipazione alle principali fiere di settore e l’organizzazione di eventi autoprodotti. Il Consorzio di Tutela Etna DOC con la sua governance partecipa attivamente ai temi di interesse vitivinicolo, favorisce le relazioni tra i produttori e i mercati e lo sviluppo della cultura legata al mondo del vino tra i consumatori.

    Da comunicato stampa


    Sito Consorzio: https://www.consorzioetnadoc.com/
    Sito ufficio stampa: http://www.fruitecom.it
    Partners redazione: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/