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  • Carol Agostini e “Cena con fattura d’amore e i sensi” 2024

    Carol Agostini e “Cena con fattura d’amore e i sensi” 2024

    Carol Agostini e “Cena con fattura d’amore e i sensi”: Una Esplorazione Enogastronomica e Sensoriale

    Redazione

    Carol Agostini è una figura emergente nel panorama enogastronomico italiano, nota per la sua capacità di unire la passione per la cucina con un profondo senso di esplorazione sensoriale. Il suo primo libro, “Cena con fattura d’amore”, rappresenta una celebrazione del cibo come strumento di seduzione e connessione umana. Questo articolo esplorerà la vita e la carriera di Carol Agostini, il contenuto e l’importanza del suo libro, e come il suo approccio alla gastronomia influisce sulla percezione dei sensi e delle emozioni.

    Carol Agostini e "Cena con fattura d'amore e i sensi" 2024
    Carol Agostini e “Cena con fattura d’amore e i sensi” 2024

    Chi è Carol Agostini?
    Background Professionale

    Carol Agostini è conosciuta per le sue masterclass e degustazioni guidate, che tiene in vari eventi fieristici del settore enogastronomico. La sua competenza non si limita solo al cibo, ma si estende anche al vino, rendendola una sommelier di alto livello. Grazie alla sua vasta esperienza, Carol è diventata una figura di riferimento per chiunque voglia approfondire la conoscenza del vino e della cucina.

    Iniziative e Progetti

    Oltre alle sue attività come sommelier e chef, Carol conduce una rubrica intitolata “In viaggio con Carol“, una serie di podcast enogastronomici che raccontano le realtà produttive e i territori italiani attraverso visite e interviste con i produttori​​. Questo progetto mette in luce la sua instancabile ricerca di sinergie e opportunità per unire persone e professionisti del settore.

    Carol Agostini e "Cena con fattura d'amore e i sensi" 2024
    Carol Agostini e “Cena con fattura d’amore e i sensi” 2024

    “Cena con fattura d’amore e i sensi”: Il Libro
    Trama e Contenuti

    “Cena con fattura d’amore” racconta la storia di Cornelia, una donna alla ricerca dell’amore che trova la propria realizzazione attraverso la cucina. La trama si snoda attorno al suo percorso di crescita personale e di scoperta delle proprie capacità seduttive, che esprime attraverso la preparazione di piatti speciali. Il libro è arricchito da venti ricette di cucina, ognuna pensata per accendere i sensi e aprire nuovi orizzonti nel mondo della seduzione​​.

    Il Potere della Gastronomia Sensoriale

    Carol Agostini utilizza la gastronomia sensoriale come tema centrale del suo libro. Questa disciplina esplora come i sensi interagiscono con il cibo, influenzando la percezione e l’esperienza culinaria. Le ricette proposte nel libro non sono solo semplici istruzioni culinarie, ma vere e proprie esperienze sensoriali che mirano a stimolare tutti i sensi, dalla vista all’olfatto, dal gusto al tatto​.

    Carol Agostini all'evento Modena Champagne Experience presentando il suo libro, articolo: "Il Viaggio di Papillae mediante gli Eventi Vinicoli 2023"
    Carol Agostini all’evento Modena Champagne Experience presentando il suo libro, articolo: “Il Viaggio di Papillae mediante gli Eventi Vinicoli 2023”

    Il Ruolo dei Sensi nella Gastronomia
    Vista e Presentazione

    La presentazione del cibo è fondamentale per stimolare l’appetito e preparare il palato all’esperienza gustativa. Carol Agostini pone grande attenzione all’estetica dei piatti, utilizzando colori vivaci e combinazioni visivamente accattivanti per creare un impatto visivo immediato.

    Olfatto e Memoria

    L’olfatto è strettamente legato alla memoria e alle emozioni. Gli aromi del cibo possono evocare ricordi potenti e suscitare emozioni profonde. Carol sfrutta questa connessione nei suoi piatti, utilizzando erbe aromatiche e spezie per creare profumi che rimangono impressi nella memoria dei commensali.
    Gusto e Combinazioni di Sapori

    Il gusto è il senso più diretto coinvolto nella degustazione del cibo. Le ricette di Carol sono progettate per esplorare una vasta gamma di sapori, dalle note dolci a quelle salate, dall’acido al piccante. Le combinazioni di sapori sono studiate per creare un equilibrio perfetto e sorprendere il palato.
    Tatto e Consistenza

    La consistenza del cibo gioca un ruolo cruciale nella percezione sensoriale. La varietà di texture, dai cibi croccanti a quelli morbidi, aggiunge una dimensione tattile all’esperienza culinaria. Carol utilizza tecniche di cottura che esaltano la consistenza degli ingredienti, rendendo ogni boccone una scoperta.
    Udito e Ambiente

    Anche l’ambiente in cui si consuma il cibo può influenzare l’esperienza sensoriale. Il suono del cibo che scrocchia o il rumore di una bottiglia di vino che si stappa possono aggiungere un’ulteriore dimensione all’esperienza. Carol cura anche questi dettagli, creando un ambiente che stimola tutti i sensi.
    Impatto Psicologico e Emotivo
    Connessione Emotiva

    La cucina di Carol Agostini non mira solo a nutrire il corpo, ma anche l’anima. Attraverso i suoi piatti, Carol cerca di creare connessioni emotive profonde con i suoi ospiti. Ogni ricetta è pensata per suscitare emozioni positive, come la gioia, la nostalgia o la serenità.
    Terapia e Benessere

    Carol crede nel potere terapeutico del cibo. Preparare e consumare cibo può essere un atto di cura verso se stessi e gli altri. Questo approccio olistico vede la cucina non solo come un’arte, ma anche come una forma di terapia che può migliorare il benessere emotivo e mentale.

    I sensi, ricette, Cena con Fattura D'Amore di Carol Agostini
    I sensi, ricette, Cena con Fattura D’Amore di Carol Agostini

    La Tradizione e l’Innovazione
    Radici Culturali

    Carol Agostini trae ispirazione dalla ricca tradizione culinaria italiana, ma non ha paura di innovare. Le sue ricette spesso combinano tecniche tradizionali con ingredienti moderni, creando un ponte tra passato e futuro. Questo approccio riflette la sua convinzione che la cucina debba evolversi pur rimanendo radicata nelle proprie origini culturali.

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    Influenza di Altri Paesi

    Oltre alle tradizioni italiane, Carol incorpora influenze di altre culture nelle sue ricette. La fusione di sapori e tecniche provenienti da diverse parti del mondo arricchisce la sua cucina, rendendola unica e universale.

    Eventi e Masterclass
    Degustazioni Guidate

    Carol è nota per le sue degustazioni guidate, in cui accompagna i partecipanti in un viaggio sensoriale attraverso il vino e il cibo. Questi eventi sono progettati per educare i partecipanti sui vari aspetti del gusto e dell’olfatto, migliorando la loro capacità di apprezzare la complessità dei sapori.

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    Collaborazioni con Chef e Sommelier

    Carol collabora spesso con altri chef e sommelier di fama internazionale, creando eventi che offrono esperienze culinarie indimenticabili. Queste collaborazioni le permettono di ampliare la sua visione e di esplorare nuovi territori gastronomici.

    “In viaggio con Carol”

    La sua rubrica “In viaggio con Carol” è un esempio del suo impegno nel raccontare storie enogastronomiche. Attraverso podcast e interviste, Carol porta i suoi ascoltatori alla scoperta di produttori locali e realtà gastronomiche autentiche, promuovendo una maggiore consapevolezza del patrimonio enogastronomico italiano​.

    Carol Agostini è una figura affascinante nel mondo dell’enogastronomia, capace di trasformare ogni pasto in un’esperienza sensoriale completa. Il suo libro “Cena con fattura d’amore e i sensi” non è solo una raccolta di ricette, ma una guida per esplorare il potere del cibo nel connettere le persone e suscitare emozioni profonde. Attraverso la sua cucina, Carol ci invita a riscoprire l’importanza dei sensi e a celebrare la bellezza del cibo in tutte le sue forme.

    La sua dedizione alla gastronomia sensoriale, la sua abilità nel creare piatti che stimolano tutti i sensi e la sua capacità di raccontare storie attraverso il cibo la rendono una delle figure più interessanti e innovative del panorama enogastronomico contemporaneo. Per chiunque voglia esplorare il mondo del gusto e dell’olfatto in modo più profondo, Carol Agostini e il suo lavoro rappresentano un punto di riferimento imprescindibile.


    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.papillae.it/ https://www.foodandwineangels.com/

  • La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio

    La Vernaccia di San Gimignano: Celebrazione di un Patrimonio Vitivinicolo, evento Regina Ribelle Vernaccia di San Gimignano Wine Fest

    Redazione – Carol Agostini

    Nei giorni scorsi, San Gimignano ha ospitato un evento dedicato alla Vernaccia di San Gimignano, uno dei vini bianchi più prestigiosi d’Italia. Questo incontro ha riunito produttori, enologi, esperti del settore e appassionati per celebrare e promuovere questo vino che rappresenta un simbolo della tradizione enogastronomica toscana. L’evento ha offerto un’opportunità unica per esplorare la storia, il territorio, la cultura e le tradizioni legate alla Vernaccia di San Gimignano, evidenziando anche gli abbinamenti gastronomici ideali.

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, logo da comunicato stampa
    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, logo da comunicato stampa

     

    La Storia della Vernaccia di San Gimignano

    Origini e Tradizione

    La Vernaccia di San Gimignano ha radici antichissime che risalgono al XIII secolo. Questo vino è stato menzionato in numerosi documenti storici e letterari, incluso “La Divina Commedia” di Dante Alighieri, dove viene citato nel Purgatorio. Nel corso dei secoli, la Vernaccia è diventata sinonimo di qualità e tradizione, guadagnandosi un posto di rilievo nel panorama vitivinicolo italiano.

    Nel 1966, la Vernaccia di San Gimignano è stata il primo vino italiano a ottenere la Denominazione di Origine Controllata (DOC), riconoscimento che sottolinea la sua importanza e il suo legame con il territorio. Successivamente, nel 1993, ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), attestando ulteriormente la sua eccellenza.

    Il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano

    Il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano svolge un ruolo fondamentale nella promozione e nella tutela di questo vino. Fondato nel 1972, il Consorzio lavora per garantire la qualità della produzione, proteggere il marchio e promuovere la Vernaccia a livello nazionale e internazionale. Attraverso iniziative come degustazioni, eventi e campagne di marketing, il Consorzio contribuisce a mantenere viva la tradizione e a far conoscere la Vernaccia di San Gimignano a un pubblico sempre più ampio.

    Il Territorio di San Gimignano

    Geografia e Clima

    San Gimignano, situata nella provincia di Siena, è una cittadina medievale famosa per le sue torri e per il suo paesaggio collinare. Il territorio è caratterizzato da suoli sabbiosi e calcarei, che conferiscono alla Vernaccia le sue peculiarità uniche. Il clima mediterraneo, con estati calde e inverni miti, favorisce la coltivazione della vite e la produzione di vini di alta qualità.

    Viticoltura e Produzione

    La coltivazione della Vernaccia di San Gimignano si estende su circa 700 ettari di vigneti, con una produzione annua di circa 5 milioni di bottiglie. La vite di Vernaccia si adatta perfettamente ai terreni collinari di San Gimignano, dove le altitudini variano tra i 200 e i 400 metri sul livello del mare. Questo ambiente favorevole, combinato con le tecniche di viticoltura tradizionale, consente di ottenere un vino dalle caratteristiche inconfondibili: colore giallo paglierino, profumi floreali e fruttati, e un gusto secco e fresco con una nota ammandorlata nel finale.

    I Produttori della Vernaccia di San Gimignano

    Le Cantine e i Vignaioli

    Durante l’evento, sono stati protagonisti numerosi produttori locali che hanno presentato le loro etichette di Vernaccia di San Gimignano. Tra le cantine più rinomate figurano:

    La Lastra: Questa cantina si distingue per l’approccio sostenibile alla viticoltura e per la produzione di vini biologici che esprimono al meglio il territorio.
    Teruzzi: Innovativa e orientata alla qualità, Teruzzi combina tradizione e modernità per creare una Vernaccia di grande carattere.
    Casa alle Vacche: Una realtà a conduzione familiare che produce vini autentici e rappresentativi del territorio.

    Ogni produttore ha contribuito a creare un panorama diversificato di interpretazioni della Vernaccia, offrendo ai partecipanti la possibilità di scoprire le varie sfumature di questo vino unico.

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito
    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito

    La Vernaccia di San Gimignano e la Cultura

    Patrimonio Culturale

    La Vernaccia di San Gimignano non è solo un prodotto enogastronomico, ma anche un elemento integrante della cultura e della storia del territorio. La produzione del vino è strettamente legata alle tradizioni locali e rappresenta un patrimonio da preservare e valorizzare. Le storie dei vignaioli, tramandate di generazione in generazione, raccontano di un legame profondo con la terra e con la vite.

    Eventi e Iniziative Culturali

    L’evento dedicato alla Vernaccia di San Gimignano è stato arricchito da una serie di iniziative culturali, tra cui mostre d’arte, concerti e visite guidate. Queste attività hanno permesso ai visitatori di immergersi completamente nell’atmosfera di San Gimignano, scoprendo non solo il vino, ma anche la bellezza e la storia della cittadina.

    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito
    La Vernaccia di San Gimignano 2024, il vino un territorio, foto da sito

    Abbinamenti Gastronomici

    Il Vino e il Cibo

    La Vernaccia di San Gimignano è un vino versatile che si presta a numerosi abbinamenti gastronomici. La sua freschezza e la sua complessità lo rendono ideale per accompagnare piatti a base di pesce, frutti di mare, verdure e carni bianche. Durante l’evento, sono stati proposti vari abbinamenti che hanno esaltato le qualità del vino:

    Antipasti di Mare: Ostriche, cozze e tartare di pesce sono stati abbinati a Vernaccia giovane, capace di esaltare i sapori delicati del mare.
    Risotti e Pasta: Risotto ai funghi porcini e pasta con frutti di mare sono stati accostati a Vernaccia invecchiata, che ha aggiunto profondità e complessità ai piatti.
    Carni Bianche: Pollo alla griglia e coniglio alla cacciatora hanno trovato un perfetto equilibrio con Vernaccia strutturata, capace di sostenere i sapori decisi delle carni.

    Le Ricette Tradizionali

    La cucina toscana, con i suoi sapori autentici e le sue ricette tradizionali, si sposa perfettamente con la Vernaccia di San Gimignano. Piatti come la pappa al pomodoro, la ribollita e la panzanella sono stati protagonisti di degustazioni che hanno esaltato il connubio tra vino e territorio.
    Conclusione

    L’evento dedicato alla Vernaccia di San Gimignano è stato un successo, confermando l’importanza di questo vino nel panorama enogastronomico italiano. La partecipazione di produttori, esperti e appassionati ha permesso di approfondire la conoscenza di un vino che rappresenta un simbolo di qualità e tradizione. Attraverso degustazioni, abbinamenti gastronomici e iniziative culturali, la Vernaccia di San Gimignano ha mostrato tutto il suo potenziale e la sua capacità di emozionare.

    San Gimignano, con il suo paesaggio incantevole e la sua storia millenaria, si è rivelata ancora una volta il palcoscenico ideale per celebrare un patrimonio vitivinicolo che continua a conquistare il palato e il cuore di chiunque lo assaggi. La Vernaccia di San Gimignano, con le sue sfumature di sapore e la sua ricchezza culturale, resta un simbolo indiscusso dell’eccellenza enologica toscana e italiana.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito consorzio: https://wineexperience.vernacciasangimignano.it/

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ https://www.papillae.it/

  • Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi

    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi

    Un Viaggio attraverso la Memoria Gustativa: Un Intreccio di Storia, Cultura e Psicologia

    Di Carol Agostini

    La memoria gustativa, quella capacità di ricordare sapori e odori nel tempo, è un fenomeno affascinante che attraversa le barriere del tempo e dello spazio. È una porta verso il passato, un ponte che collega esperienze sensoriali con ricordi, emozioni e identità culturali. Per comprendere appieno la complessità di questa capacità umana, è necessario esplorare le sue radici storiche, culturali e psicologiche, oltre a considerare i collegamenti con i nostri sensi, il corpo e la chimica del cervello.

     

    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto da internet
    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto da internet

    Memoria Gustativa: Un Viaggio nel Tempo

    Per comprendere la memoria gustativa, dobbiamo risalire alle sue radici storiche. L’antica Roma, ad esempio, considerava il banchetto non solo un momento di nutrimento fisico, ma anche un’occasione per celebrare la vita e la cultura. I ricchi banchetti romani erano una sinfonia di sapori, con piatti elaborati e spezie esotiche che stimolavano i sensi e lasciavano un’impronta duratura nella memoria dei commensali.

    Ancora più indietro nel tempo, nelle antiche civiltà dell’Oriente, la cucina era considerata un’arte sacra, capace di unire il corpo, la mente e lo spirito. Le spezie come la cannella, il cumino e lo zenzero non solo conferivano sapore ai piatti, ma anche proprietà curative e simboliche. Questi antichi popoli comprendevano già l’importanza di associare i sensi con l’esperienza umana e la memoria.

    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto da internet
    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto da internet

    Cultura e Tradizione: Le Radici della Memoria Gustativa

    La memoria gustativa è strettamente intrecciata con la cultura e la tradizione culinaria di un popolo. Ogni piatto tradizionale racconta una storia, tramandata di generazione in generazione attraverso sapori e odori. Ad esempio, il curry indiano evoca le spezie del subcontinente, mentre il sushi giapponese porta con sé l’essenza del mare e delle terre fertili.

    Le feste e le celebrazioni sono spesso accompagnate da cibi e bevande specifiche, creando legami emotivi con ricordi e momenti speciali. È così che una fetta di panettone può riportare alla mente le riunioni natalizie in famiglia o un piatto di paella può trasportare immediatamente nella calda atmosfera della Spagna.

    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto da internet
    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto da internet

    Sensi e Corpo: Il Ruolo dell’Esperienza Sensoriale

    La memoria gustativa non è isolata, ma è parte integrante di un complesso sistema sensoriale. Oltre al gusto, sono coinvolti l’olfatto, il tatto e persino la vista nella creazione di ricordi legati al cibo. Il suono del frizzling di una bistecca sulla griglia, il profumo invitante di una torta in forno, la sensazione croccante di un pane appena sfornato: tutti questi elementi si combinano per creare esperienze sensoriali memorabili.

    Il legame tra cibo e emozioni è profondo e complesso. Studi psicologici hanno dimostrato che i ricordi legati al cibo possono influenzare il nostro umore e il nostro comportamento. Ad esempio, il consumo di cibi confortanti può alleviare lo stress e l’ansia, poiché attivano ricordi positivi legati all’infanzia e alla sicurezza.

    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto di Carol Agostini
    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto di Carol Agostini

    La Chimica della Memoria Gustativa

    A livello chimico, la memoria gustativa è legata all’attività neurale nel cervello. Quando assaggiamo un cibo, le molecole chimiche presenti stimolano le cellule recettoriali nella nostra bocca e nel nostro naso, inviando segnali al cervello. Qui, queste informazioni vengono elaborate e memorizzate attraverso complessi processi neuronali.

    Gli studi sul cervello hanno dimostrato che la memoria gustativa è strettamente correlata all’ippocampo e alla corteccia prefrontale, aree del cervello coinvolte nella memoria e nel pensiero decisionale. Queste regioni cerebrali sono responsabili della conservazione dei ricordi legati al cibo e della loro evocazione in risposta a stimoli sensoriali.

    La memoria gustativa è molto più di un semplice ricordo di sapori e odori; è un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, un intreccio di storia, cultura e psicologia. Attraverso i nostri sensi e il nostro corpo, il cibo diventa una finestra sulla nostra identità e sulle nostre esperienze. Esplorare la memoria gustativa ci permette di apprezzare la complessità della mente umana e di connetterci con le nostre radici culturali in modi profondi e significativi.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ https://www.papillae.it/

  • Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale

    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale

    ASSAGGI, salone dell’enogastronomia laziale, ci porta allo show cooking di Alain Rosica, grande curiosità!

    Di Cristina Santini

     

    Si è da poco conclusa, con ottimi risultati, la terza edizione di Assaggi – Salone dell’Enogastronomia Laziale di Viterbo, la kermesse delle eccellenze del nostro territorio e dei numerosi eventi collaterali.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice

    Tra le tante attività alle quali abbiamo partecipato, abbiamo dedicato uno spazio allo show cooking dello Chef Alain Rosica del Ristorante Belvedere dal 1933 situato a Frascati (RM), dal titolo “La profonda identità delle radici”.

    Un titolo, quello dell’incontro, a tema data la provenienza dal Venezuela dello Chef che si è portato un bagaglio di ricordi, sapori e conoscenze, e approdato ai Castelli Romani, la sua cucina si è contaminata con il nuovo ambiente. La matrice genetica, la biodiversità di una grande Capitale come Caracas, la cucina e la storia geologica castellana si fondono in un mosaico complesso e affascinante, un viaggio culinario, omaggio alla storia personale e alla passione per la cucina, un ponte tra due mondi che si incontrano in un piatto.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, show cooking
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, show cooking

    Il viaggio che abbiamo intrapreso con Alain e Matteo è stato il riflesso di questa storia bellissima:

    “E’ un’emozione e un onore rappresentare un territorio così vicino a Roma e così complesso. Al ristorante Belvedere, al centro di Frascati, abbiamo trovato una dimensione locale importante, in questi tempi riuscire ad avere questo nesso con il territorio, così quotidiano, è l’unica chiave che possiamo utilizzare per avere la stagionalità invece che la grande distribuzione, quindi il fruttarolo della piazza, il pastificio o il nostro macellaio di fiducia, i formaggi come la ricotta che ci viene consegnata calda.

    Quest’anno facciamo 25 anni di attività e conserviamo ancora alcuni dei nostri fornitori storici.
    Qui oggi abbiamo portato un piatto che rappresenta una unione di culture, siamo andati anche molto indietro nel tempo, a cogliere l’essenziale di quello che è quel territorio che circonda Roma, la Roma di un tempo che ritroviamo nell’agnello, nelle erbe spontanee di campagna e nel pecorino.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, degustazione prodotti
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, degustazione prodotti

    La cucina romana è fatta di ingredienti poveri e la sua evoluzione nei secoli è stata arricchita da contaminazioni virtuose e influenze regionali, ne è un chiaro esempio l’unione gastronomica giudaico-romana. Come anche le spezie, gli amidi di riso, il pepe oggi utilizzato tanto nella nostra alimentazione.

    In questa preparazione si è mantenuta l’identità locale castellana, con l’impiego di un formaggio, stravecchio, di un produttore di Grottaferrata e l’agnello in bianco, una preparazione certamente di provenienza abruzzese-laziale. Un tipo di carne che richiama le origini abruzzesi da parte paterna, perché il papà era di Guardiagrele, dove Alain ha vissuto per alcuni anni conservando questo forte legame, anche contadino, con il territorio.

    “Ragionandoci abbiamo voluto proporre un piatto antico, dai sapori e dalle radici antiche, di queste parti prima che arrivasse la cultura dell’antica Roma con tutto ciò che si è portata dietro, ovvero quello che mangiavano le comunità autoctone dei Castelli, prima che arrivasse la Roma imperiale raccontando per alcuni versi anche la biodiversità territoriale.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, degustazione piatto
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, degustazione piatto

    Arriviamo al nostro meraviglioso e buonissimo piatto: si tratta di una sfoglia particolare, una pasta di grano antico saragolla, un po’ amaro, utilizzata per comporre i cappellacci che sposano perfettamente la dolcezza della carne di agnello con fonduta di pecorino e salsa di melograno e l’aggiunta di erbe amare spontanee e uvetta. C’è complessità ma anche tanta bontà in questo delizioso piatto, con il cumino tostato a corredo che lega perfettamente con la carne, insieme a chiodi di garofano, pepe, cannella, dal tocco orientale come le origini dello Chef, tutte spezie dell’antica Roma, ma anche del Nord Africa e del bacino del Mediterraneo. Un piatto dal sapore delicato, dove ogni ingrediente è riconoscibile e ben integrato, con gli aromi speziati a dominare la scena. Una riduzione lenta di melograno, senza zuccheri, quasi neutra, a colorare e condire con maestria la pietanza.

    L’utilizzo del succo, secondo noi, ha colto l’essenza finale del piatto, un elemento poco utilizzato in cucina che invece sarebbe appropriato reinserire nella nostra cultura perché regala tanta aromaticità, molto usato ad esempio nella gastronomia dei balcani. Profumi inebrianti provengono dai formaggi e dalle erbe aromatiche che compongono la ricetta, soprattutto dalle misticanze ripassate con l’uvetta.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, show cooking
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, show cooking

    Dulcis in fundo, i cappellacci, prima di essere serviti, sono stati tostati un pochino – quasi mai mantecati nel loro sugo, come racconta Alain – per dare più intensità aromatica e croccantezza al palato. Si vuole, a ragion veduta, esaltare la fragranza dell’impasto e creare una specie di “dumpling”.

    “Abbiamo utilizzato le ossa, che oggi nei ristoranti è difficile trovare, per fare il fondo. E’ un piatto che ha quel gusto e quel ricordo di una volta perché nelle ricette tradizionali bisogna ritrovare la nonna, la mamma.”

    Una storia importante che si riflette nelle proposte, quei ricordi di Alain, della sua nonna in Venezuela che cucinava e si riscaldava con le braci in quel paesino a 1800 metri di altitudine lontano dal clima torrido di Caracas. E la casa in Italia, quella connessione indissolubile con il nostro Paese sin da piccolo dove passava le feste insieme al papà.
    Ma la crisi economica che stravolse la Nazione, portò tutti a spostarsi e ricominciare da capo.

    Ciò nonostante, è affascinante come le tradizioni e i dialetti possano creare una relazione così profonda con un territorio.
    Frascati è davvero un gioiello. La sua atmosfera pittoresca e il legame con la tradizione culinaria italiana lo rendono un luogo unico. La famiglia che gestisce il ristorante sembra aver fatto un ottimo lavoro nel preservare queste tradizioni e creare un’identità autentica. È sempre bello vedere come la cultura locale si intrecci con la cucina e l’ambiente circostante creando sinergie.

    “Viviamo in cucina, facciamo cucina, un lavoro di ricerca sui prodotti, sulle materie prime, di identità ma anche di amore. E quindi il nostro pecorino non sarà mai del supermercato come anche una bottiglia di vino non arriverà dalla grande distribuzione, questo per dare al nostro ospite un servizio completo”.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto da sito ristorante
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto da sito ristorante

    Lo Chef Rosica ci racconta del suo “Belvedere dal 1933” che già dal nome possiamo intuirne la posizione.

    “Abbiamo in mente di allargare un po’ la sala anche all’esterno, dove abbiamo una veranda permanente. E vogliamo renderla fruibile anche d’inverno. L’estate invece si apre alle Terrazze proprio dall’altra parte. Abbiamo una cucina sempre stagionale, ma un po’ più leggera d’estate per il grande numero di persone, cercando sempre una formula comunque che mantenga la qualità nei nostri piatti.
    Altro piccolo progetto, sarà quello di inserire una cottura un po’ più primitiva. Tornare proprio alla semplicità e ai profumi veri della cucina, questa voglia di rimettere le erbe spontanee al centro, di ritrovare l’olio quello giusto. Insomma si è alzata moltissimo la soglia di attenzione sulla materia prima, e siamo anche fortunati di essere fuori in campagna, ci aiuta tantissimo questa vicinanza al produttore e questa conoscenza del suo lavoro.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini

    Ad accompagnare il piatto di Alain, un calice di Roscetto in purezza prodotto dall’Antica Cantina Leonardi di Montefiascone (VT), i cui vigneti sono esposti sulle colline vulcaniche del Lago di Bolsena. Una realtà enologica nata agli inizi del ‘900 dalla passione di un giovane imprenditore che, innamorato della sua terra e del vino, ha piantato le basi per quella che è diventata la più storica e prestigiosa cantina del luogo.

     

    Luce del Lago – Lazio Igp Roscetto 2022 affinata in acciaio

    Il Trebbiano giallo, localmente chiamato Roscetto per via della colorazione degli acini rosata anziché dorata in fase di maturazione, presenta un bouquet delicato di note fruttate come la pesca e l’albicocca, accompagnate da erbe aromatiche che lasciano una bocca fresca, leggera nella struttura e armonica.
    Il suo sorso minerale e deciso, dall’acidità spiccata, si sposta sulla dorsale agrumata, sulle note fumé, di pietra focaia che rendono tutta l’esperienza degustativa gradevole e di ottima morbidezza con un finale lievemente ammandorlato.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini

    Un successo accertato l’abbinamento con la pasta nel mix dei suoi ingredienti, concedendoci l’esaltazione al gusto della riduzione e delle sue erbette integrate alle note aromatiche e fruttate del vino. Un vino che esalta il piatto lasciando la bocca pulita e ben appagata.

     

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito evento: https://www.assaggisalone.com/

    Sito ristorante: https://www.belvedere1933.com/ 

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ 

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  • Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024

    Cantina Le Albare: Un Viaggio nel Cuore del Soave a scuola

    Redazione – Carol Agostini

    Vi racconto…

    Nel cuore di Soave una piccola ma affascinante zona vitivinicola situata nel Veneto, si trova la Cantina Le Albare. Questa azienda agricola è un simbolo di tradizione, innovazione e passione per il vino, immersa in un territorio ricco di storia e cultura. La cantina, con la sua produzione di vini di alta qualità, rappresenta non solo un’importante realtà economica, ma anche un custode delle tradizioni locali e delle peculiarità del territorio.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, gli studenti coi professori, il produttore, Carol Agostini, foto dell'autrice
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, gli studenti coi professori, il produttore, Carol Agostini, foto dell’autrice

    Storia e Tradizione

    La storia della Cantina Le Albare affonda le radici agli inizi del XX secolo, quando il bisnonno Adamo intuì l’armonia tra la terra e la vite, dando inizio alla coltivazione che sarebbe poi diventata la base dell’attuale azienda. La tradizione è stata portata avanti con dedizione e passione dal nonno Umberto e dal papà Giovanni, che ha modernizzato i metodi produttivi mantenendo sempre il rispetto per i cicli naturali (Le Albare).

    Il Territorio

    Montecchia di Crosara si trova in una posizione unica, al confine con Verona e all’ultimo tratto dei Monti Lessini. La zona è caratterizzata dalla presenza di un vulcano spento che ha lasciato in eredità basalti neri e suoli ricchi di minerali, conferendo ai vini locali una straordinaria finezza aromatica e un profilo unico. La viticoltura qui è un’attività secolare, con vigneti che si estendono su dolci colline e valli rigogliose attraversate da diversi corsi d’acqua.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, il territorio, foto da sito
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, il territorio, foto da sito

    Prodotti e Specialità della Cantina

    La Cantina Le Albare produce una varietà di vini, tra cui spiccano il Soave Classico DOC “Vigna Vecia” e il Recioto di Soave, vini che rappresentano al meglio la tradizione enologica della zona. Il Soave Classico, ottenuto dai migliori grappoli del vitigno Garganega, è un vino bianco elegante e complesso, mentre il Recioto di Soave, un vino dolce ottenuto da uve appassite, è perfetto per accompagnare dessert o formaggi stagionati (Le Albare).

    Tradizioni Culturali e Gastronomiche

    La cultura enogastronomica  è ricca e variegata. La produzione vitivinicola è al centro della vita locale, con numerosi eventi e feste che celebrano il vino e i prodotti tipici della zona. Tra i piatti tradizionali spiccano il “baccalà alla vicentina”, un piatto a base di stoccafisso cucinato con latte, olio d’oliva e cipolle, e i “bigoli con l’arna”, una pasta lunga simile agli spaghetti, servita con un ragù di anatra.

    Ospitalità e Turismo

    La Cantina Le Albare offre anche un’accogliente ospitalità attraverso il suo B&B, immerso nella natura delle colline del Soave. Gli ospiti possono soggiornare in un ambiente confortevole e familiare, godendo della bellezza del paesaggio e della possibilità di partecipare a degustazioni e visite guidate della cantina (Le Albare). Questo tipo di turismo esperienziale permette di apprezzare appieno non solo i vini, ma anche la cultura e le tradizioni del territorio.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024,l'ospitalità della cantina, foto da sito
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024,l’ospitalità della cantina, foto da sito

    Il Vino Soave: Storia, Uve e Produzione

    Storia del Soave

    Il vino Soave ha origini antichissime, risalenti all’epoca romana, quando Plinio il Vecchio ne lodava la qualità. Il nome “Soave” deriva probabilmente dai Suavi, un’antica popolazione germanica stanziata in questa zona. La denominazione ufficiale “Soave” fu riconosciuta nel 1931, mentre il disciplinare di produzione fu introdotto nel 1968, quando ottenne la DOC (Denominazione di Origine Controllata).

    Uve

    Il Soave viene prodotto principalmente con uve Garganega, che devono costituire almeno il 70% del blend, mentre il restante può includere Trebbiano di Soave, Pinot Bianco e Chardonnay. La zona di produzione è situata nella provincia di Verona, comprendendo i comuni di Soave, Monteforte d’Alpone e altri limitrofi.

    Disciplinare di Produzione

    Il disciplinare prevede che il Soave DOC sia prodotto con almeno il 70% di Garganega e il restante con Trebbiano di Soave, Chardonnay o Pinot Bianco. Il Soave Superiore DOCG, riconosciuto nel 2001, deve rispettare regole più rigide, con una resa massima di 105 quintali per ettaro e un affinamento minimo di 3 mesi in bottiglia. Il Soave Classico, invece, proviene dalle zone collinari più antiche e vocate.

    Caratteristiche Organolettiche

    Il Soave presenta un colore giallo paglierino, con un bouquet di fiori bianchi, mandorle e note fruttate di mela e pesca. Al palato, si distingue per la freschezza, la leggera sapidità e l’equilibrio tra acidità e morbidezza, rendendolo un vino versatile e adatto a molti abbinamenti gastronomici, dai piatti di pesce ai risotti.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, la famiglia Posenato, foto da sito
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, la famiglia Posenato, foto da sito

    Il Vino Amarone: Storia, Uve e Produzione

    Storia dell’Amarone

    L’Amarone della Valpolicella ha una storia affascinante, spesso attribuita a un errore. Fino agli anni ’30 del Novecento, nella Valpolicella si produceva principalmente il Recioto, un vino dolce ottenuto da uve appassite. La leggenda narra che, per un caso fortuito, una botte di Recioto fermentò completamente, trasformando tutti gli zuccheri in alcol e creando un vino secco, robusto e potente. Da qui nacque l’ Amarone, il cui nome significa appunto “amaro grande”. La prima bottiglia commercializzata risale al 1953 e il riconoscimento DOC avvenne nel 1968, seguito dalla DOCG nel 2010.

    Uve e Territorio

    L’Amarone è prodotto con le uve Corvina (40-70%), Rondinella (20-40%) e, in misura minore, Molinara. Il Corvinone può sostituire la Corvina fino al 50%. La zona di produzione copre la Valpolicella, una regione collinare nella provincia di Verona. Il clima mite, protetto dai Monti Lessini e influenzato dal Lago di Garda, è ideale per la viticoltura.

    Disciplinare di Produzione

    Il disciplinare dell’Amarone prevede una resa massima di 120 quintali per ettaro. Le uve, raccolte manualmente, vengono fatte appassire per circa 100-120 giorni in fruttai ventilati, aumentando la concentrazione di zuccheri e polifenoli. La fermentazione, lenta e a bassa temperatura, inizia in inverno, seguita da un affinamento di almeno due anni in botti di rovere (fino a quattro anni per le riserve).

    Caratteristiche Organolettiche

    L’Amarone si presenta di colore rosso rubino intenso, tendente al granato con l’invecchiamento. Il bouquet è complesso, con note di frutta rossa matura, amarena, prugna secca, accompagnate da sentori di spezie, tabacco, cioccolato e cuoio. Al palato è corposo, vellutato, con una struttura tannica equilibrata e un’elevata alcolicità (tra 15-17%). L’Amarone è un vino che migliora con il tempo e può essere conservato per decenni.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, Stefano Posenato con Carol Agostini
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, Stefano Posenato con Carol Agostini

    Abbinamenti Gastronomici

    Soave

    Il Soave si abbina perfettamente a piatti di pesce, antipasti leggeri, risotti e carni bianche. La sua freschezza lo rende ideale anche come aperitivo. I piatti tipici della zona includono risotto all’isolana e baccalà alla vicentina.

    Amarone

    L’Amarone, con la sua struttura e complessità, è ideale con carni rosse, selvaggina, arrosti e formaggi stagionati. Può essere degustato anche da solo come vino da meditazione. Piatti come brasato all’ Amarone e lepre in salmì esaltano le sue caratteristiche uniche.

    Esperienza Unica per i Ragazzi della 3S dell’Istituto IPSIA di Asiago

    Qualche giorno fa, i ragazzi della 3S dell’Istituto IPSIA – Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera di Asiago hanno vissuto un’esperienza davvero unica. Hanno avuto l’opportunità di esplorare una nuova realtà vinicola, degustare i vini prodotti e utilizzare queste esperienze per creare nuovi cocktail in vista dell’apertura imminente del Bistrò dell’azienda.

    La giornata è stata caratterizzata da entusiasmo e creatività da parte degli studenti, che hanno accolto con grande interesse l’iniziativa proposta dalla Cantina Le Albare. L’attività è stata supportata dalla docente di sala, Francesca Crescenzio e dall’esperta Carol Agostini, contribuendo a rendere l’evento ancora più coinvolgente e istruttivo.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024,l'ospitalità della cantina, foto dell'autrice
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell’autrice, i vini degustati a scuola

    Questo viaggio sensoriale, che si è sviluppato attraverso varie iniziative negli ultimi mesi, ha permesso agli studenti di sviluppare competenze in memoria olfattiva e gustativa, analisi del vino e mixology. La classe si è distinta per la sua curiosità e per le abilità nel degustare vini e creare nuovi drink, dimostrando un’eccezionale predisposizione e talento in queste attività.

    La combinazione di apprendimento teorico e pratico ha arricchito notevolmente l’esperienza formativa degli studenti, preparando loro per future sfide professionali nel settore enogastronomico e dell’ospitalità.

    I cocktail inventati e creati dai ragazzi sono stati assaggiati dal produttore e titolare della cantina, Stefano Posenato. Impressionato dalla loro abilità, il Sig. Posenato ha proposto di accogliere gli studenti in cantina durante la vendemmia e l’appassimento delle uve per la produzione dell’Amarone. Inoltre, ha suggerito di organizzare un contest per la creazione di drink, offrendo un premio agli studenti e creando la prima carta dei cocktail basata sui vini prodotti per il nuovo Bistrò dell’azienda.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell'autrice
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell’autrice

    L’entusiasmo dei ragazzi era alle stelle; questa rappresenta un’occasione imperdibile per la loro crescita formativa e personale.

    La Cantina Le Albare non è solo un produttore di vini di alta qualità, ma anche un custode delle tradizioni e della cultura locale. La dedizione alla terra, la passione per la viticoltura e l’ospitalità fanno di questa cantina un punto di riferimento nel panorama enologico veneto. Visitare Le Albare significa immergersi in un mondo fatto di storia, sapori autentici e un legame profondo con il territorio.

    Rappresenta un esempio perfetto di come la tradizione possa convivere con l’innovazione, offrendo prodotti di eccellenza e un’esperienza unica a chiunque voglia scoprire i tesori del Soave.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell'autrice
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell’autrice, Stefano Posenato con una studente della 3^S

    Sia il Soave che l’ Amarone rappresentano due eccellenze enologiche del Veneto, espressioni di un territorio ricco di storia e tradizione. Il Soave incarna la freschezza e l’eleganza dei vini bianchi italiani, mentre l’ Amarone rappresenta la potenza e la complessità dei grandi rossi. Entrambi i vini riflettono la passione e l’arte dei viticoltori veronesi, rendendoli simboli prestigiosi del patrimonio vitivinicolo italiano.

    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell'autrice, i professori Francesca Crescenzio, Giovanni Mastronardi con il produttore e gli studenti della 3^S
    Le Albare a scuola: Ipsia di Asiago, vini, drink, sensi 2024, foto dell’autrice, i professori Francesca Crescenzio, Giovanni Mastronardi con il produttore e gli studenti della 3^S

    LEGGI ANCHE: https://www.papillae.it/birrificio-vojo-scuola-educare-a-degustare/

    Per concludere vi lascio con queste frasi celebri e curiosità

    La storia dell’Amarone è affascinante anche per i suoi aneddoti. Una delle storie più conosciute riguarda la sua scoperta casuale: si narra che negli anni ’30, nella Cantina Sociale Valpolicella, il capocantina Adelino Lucchese assaggiò del vino da una botte dimenticata di Recioto, scoprendo che era diventato amaro. Da qui il nome “Amarone” (ROSADIVINI), (greenMe).

    Un’altra curiosità riguarda il metodo di produzione, che richiede un appassimento controllato delle uve. Questo processo unico contribuisce a sviluppare i caratteristici aromi complessi e la robustezza del vino, (NaturaPerTe), (La Voce del Vin).

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito scuola: https://www.istitutosuperioreasiago.it/

    Sito cantina: https://www.lealbare.it/

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

     

  • Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024

    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024

    La Storia della Birra: Dalle Origini Antiche all’Era Moderna, Birrificio Vojo

    Di Carol Agostini

    Antiche Radici Mesopotamiche ed Egiziane

    La birra, bevanda dalle origini millenarie, è strettamente legata alla storia, alla religione e alla cultura euroasiatiche. Le sue tracce risalgono a circa 5000 anni fa, nella Mesopotamia, culla della civiltà, dove Sumeri e Assiri producevano una bevanda fermentata a base di cereali, considerata un precursore delle birre moderne. In quest’area, si narra che esistessero più di 20 tipologie di birra, ciascuna con caratteristiche uniche di diffusione e sapore. La birra aveva anche un significato rituale e religioso, utilizzata durante i funerali e offerta alle divinità per garantire il riposo dell’anima dei defunti. Si racconta che persino la dea della vita Ishtar traesse potere dalla birra.

    Dalla Mesopotamia, la birra si diffuse anche in Egitto, dove trovò ampio spazio grazie alla fertilità delle piantagioni lungo il Nilo. Conosciuta come “zithum”, era una bevanda dal sapore intenso, aromatizzata con luppolo e considerata sia alimento che medicina. Si narra che fosse data ai bambini durante lo svezzamento, quando le madri non avevano latte. La presenza della birra in Egitto influenzò anche la cultura ebraica, come testimoniato da citazioni nei testi sacri riguardanti l’esodo dall’Egitto, durante il quale gli Ebrei consumarono birra insieme al pane senza lievito.

    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, La Mesopotamia immagine da Wikipedia
    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, La Mesopotamia immagine da Wikipedia

    L’Epoca Classica: Grecia e Roma

    Nell’antica Grecia, l’uso del vino era vietato durante alcune festività e manifestazioni sportive, portando gli antichi Greci a importare la birra dall’Egitto e dalla Mesopotamia. Questa bevanda divenne particolarmente comune durante le celebrazioni in onore della dea delle messi, Demetra.

    In Italia, furono gli Etruschi a introdurre la birra e il vino, trasmettendo poi queste tradizioni ai Romani. Il nome “birra” deriverebbe dal latino “bibere” (bere), evidenziando le radici linguistiche comuni. Mentre i Romani ampliavano il loro dominio, la birra iniziò a diffondersi tra le popolazioni dell’Europa centrale, come Germani e Celti. Quest’ultimi, stanziati principalmente in Gallia e Britannia, attribuivano alla birra poteri leggendari di immortalità.

    Il Medioevo: Monasteri e Innovazioni

    Durante il Medioevo, la birra divenne la bevanda predominante nei monasteri del nord e centro Europa. La sua produzione divenne oggetto di rigore e ricerca, con l’introduzione di nuovi ingredienti come il luppolo. La birreria dell’abbazia di Weihenstephan, fondata nel 724, rappresenta uno dei primi esempi di produzione monastica. In Baviera, nel 1516, venne promulgato l’Editto della Purezza, stabilendo che la birra potesse essere prodotta solo con malto d’orzo, acqua e luppolo.

    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, foto da sito
    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, foto da sito

    L’Era Moderna: Innovazione e Industrializzazione

    Con la rivoluzione industriale dell’Ottocento, la produzione di birra conobbe grandi innovazioni. Furono introdotte macchine e strumenti che automatizzarono e migliorarono la produzione. La scoperta del lievito responsabile della fermentazione, da parte di Anton Van Leeuwenhoek nel 1680, e lo sviluppo della tecnica per la riproduzione dei lieviti selezionati da parte di Emil Christian Hansen nel 1883, segnarono importanti passi avanti.

    Il Novecento vide l’affermazione della birra industriale, con grandi industrie che presero il sopravvento sulle piccole birrerie locali. Tuttavia, negli ultimi anni, c’è stato un rinnovato interesse per la birra artigianale e per le tradizioni birrarie, con una crescente valorizzazione culturale e turistica della birra in tutto il mondo.

    Gli studenti della classe quarta S dell’Istituto Professionale Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera di Asiago hanno vissuto un’ emozionante avventura di scoperta e degustazione insieme al birrificio Vojo di Stefano Oliviero e agli esperti Mario Pegoraro e Carol Agostini. La giornata, organizzata con il sostegno della Professoressa di sala Francesca Crescenzio, ha suscitato grande interesse ed entusiasmo tra i ragazzi, che hanno partecipato attivamente all’evento.

    Un viaggio sensoriale attraverso lieviti, orzo, malto e tanto altro ha arricchito il percorso di apprendimento degustativo intrapreso dai ragazzi da alcuni mesi, con il sostegno del Dirigente Dott. Roberto Polga e del referente dell’istituto, Professor Giovanni Mastronardi.

    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, un'etichetta di birra degustata, foto da sito
    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, un’etichetta di birra degustata, foto da sito

    La Passione e la Vita di Campagna: La Storia di VOJO e di Stefano Oliviero

    Nel cuore della campagna italiana, tra le onde di grano e i profumi della natura, sorge un’impresa che porta con sé il fervore di una passione antica: VOJO, un birrificio artigianale che ha aperto le sue porte al mondo il 18 ottobre 2022, ma la cui storia affonda le radici nel terreno fertile delle esperienze e della dedizione.

    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, Stefano Oliviero, foto da sito
    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, Stefano Oliviero, foto da sito

    Stefano, il fondatore di questa oasi birraria, incarna l’essenza stessa di VOJO. La sua passione per la birra e per la vita rurale ha plasmato ogni aspetto di questo progetto, trasformando un sogno in una realtà vivida e appagante.

    Tutto ebbe inizio un anno prima dell’apertura ufficiale, il 15 ottobre 2021, quando VOJO cominciò a prendere forma dopo un lungo periodo di esplorazione nel mondo delle birre artigianali. Nonostante le dimensioni ridotte, l’idea di gestire il birrificio come un’attività familiare, seguendo le antiche tradizioni agricole, era ben radicata nell’animo di Stefano.

    L’ingrediente principale delle loro creazioni, l’orzo, veniva coltivato direttamente sulle terre circostanti e trasformato in malto presso una cooperativa italiana. Questo legame con la terra e con le radici agricole costituiva il cuore pulsante di VOJO, conferendo autenticità e unicità ad ogni sorso delle loro birre.

    Ma la creatività di Stefano e del suo team non si fermava qui. Oltre all’orzo, il luppolo, con la sua capacità di conferire amarezza e aroma, era una presenza costante in tutte le loro produzioni. Tuttavia, ciò che rendeva davvero speciali le birre di VOJO era la loro audacia nel sperimentare con ingredienti insoliti, come radicchio, fragola, albicocca e altri ancora, per dare vita a gusti sorprendenti e in continua evoluzione.

    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, Stefano Oliviero, foto da sito
    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, Stefano Oliviero, foto da sito

    L’impegno e la passione di Stefano per questo progetto sono evidenti fin dai suoi primi passi nel mondo della birra. Il suo amore per la vita di campagna e per la birra è nato sin da giovane, unendo la sua anima a questa missione anche quando le risorse erano limitate. Fu durante un viaggio in Inghilterra, dopo una partita di rugby, che la sua passione per la birra si accese definitivamente, diventando una fiamma che avrebbe illuminato il suo cammino per sempre.

    Dopo anni di esperienza come birraio casalingo e un periodo di lavoro nel settore alimentare, Stefano decise di fare ritorno alle sue radici e dare vita al progetto VOJO. Con il supporto della sua famiglia e dei suoi stretti collaboratori, si immerse anima e corpo nella costruzione del birrificio, trasformando un sogno in una struttura solida e vibrante.

    Ma dietro ogni grande progetto ci sono persone, legami e connessioni che ne costituiscono il cuore pulsante. La famiglia di Stefano, con i suoi legami profondi e le sue interazioni, si colloca al centro di questa avventura. Perché, per Stefano e per il team di VOJO, l’essenza stessa di questo progetto è la crescita collettiva, il vivere in simbiosi con la propria comunità.

    La Storia della Birra: Dalle Origini Antiche all'Era Moderna, Birrificio Vojo, la famiglia, foto da sito
    La Storia della Birra: Dalle Origini Antiche all’Era Moderna, Birrificio Vojo, la famiglia, foto da sito

    Questa non è solo una storia di successo imprenditoriale, ma un racconto di passione, dedizione e amore per la vita. VOJO non è solo un birrificio, ma un luogo dove l’autenticità e la creatività si fondono per dare vita a esperienze uniche e indimenticabili. E mentre il tempo scorre e nuove sfide si presentano all’orizzonte, una cosa è certa: la fiamma della passione di Stefano e del suo team continuerà a brillare, illuminando il cammino di coloro che scelgono di sollevare un bicchiere di VOJO e brindare alla vita.

    Le birre degustate durante il corso e la giornata con il Birrificio Vojo, foto dell'autrice
    Le birre degustate durante il corso e la giornata con il Birrificio Vojo, foto dell’autrice

    (altro…)

  • Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024

    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024

    Chef Laura Marciani e il nostro viaggio tra sensi e territorio

    Di Carol Agostini

    Una carriera dedicata non solo alle pentole, ma anche a soddisfare le esigenze della clientela, tra un impasto e l’altro, tra cotture, infornate, dolci e primi piatti. La chef Marciani, patrona della ristorazione di Magliano Sabina, accompagna i fratelli Mauro “il principe“, con la sua eleganza e la sua vasta conoscenza della sala e dei vini, e Marco “l’artista“, il fratello dotato di straordinarie capacità creative che, oltre ad aiutare nell’impresa di famiglia, arricchisce tutti gli ambienti dell’hotel e del ristorante.

    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024
    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell’autrice

    Ci hanno accolto per un weekend di scambio culturale, enogastronomico e per discutere del futuro gemellaggio dei territori e della formazione nel settore.
    Sono stati giorni intensi con diverse visite, accompagnate dal Sindaco Giulio Falcetta, tra cui l’Istituto Omnicomprensivo “Sandro Pertini” con la Vicaria Roberta Stentella e alcuni docenti dell’I.P.S.S.E.O.A. e gli assessori della Giunta Comunale.

    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024
    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024,  foto dell’autrice

    Il territorio

    Magliano Sabina: Un Tesoro Enogastronomico tra Storia e Sapori
    Magliano Sabina, incastonata tra le colline della Sabina in provincia di Rieti, è un gioiello nascosto che attrae gli amanti della cultura, della storia e soprattutto della buona tavola. Questo pittoresco paese, con le sue chiese secolari, la suggestiva piazza e le sue eccellenze enogastronomiche, offre un viaggio indimenticabile tra tradizione e gusto.

    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024
    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell’autrice, il territorio

    Storia e Cultura

    Le radici di Magliano Sabina affondano nella storia antica dell’Italia centrale. Fondata dagli antichi Sabini, ha visto il passaggio di popoli etruschi e romani, che hanno lasciato tracce tangibili nella sua architettura e nel suo tessuto sociale. Il centro storico è un vero e proprio museo a cielo aperto, con le sue stradine strette, i palazzi rinascimentali e le torri medievali che raccontano storie di epoche passate.

    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell'autrice
    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell’autrice

    Le Chiese, alcune visitate

    Magliano Sabina è punteggiata da numerose chiese, ognuna con la propria storia e bellezza unica. La Chiesa di San Michele Arcangelo, con la sua facciata romanica e gli affreschi medievali, è un esempio perfetto dell’arte sacra della regione. La Chiesa di Santa Maria Assunta, con la sua imponente architettura gotica, incanta i visitatori con i suoi dettagli scolpiti e le vetrate colorate.

    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell'autrice
    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell’autrice

    Piazza e Comune, tra aperitivo e istituzioni del territorio

    Il cuore pulsante di Magliano Sabina è la sua piazza principale, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. Circondata da eleganti edifici storici e caffè accoglienti, la piazza è il luogo ideale per passeggiare e immergersi nell’atmosfera autentica del paese. Il Palazzo Comunale, con la sua imponenza, testimonia il ruolo centrale che il municipio ha avuto nella storia e nella vita quotidiana della comunità.

    Eccellenze Enogastronomiche, molte assaggiate personalmente

    Ma ciò che rende Magliano Sabina veramente speciale è la sua ricchezza enogastronomica. Il territorio circostante è famoso per la produzione di eccellenti prodotti caseari e salumi artigianali. I caseifici locali offrono formaggi prelibati, dal pecorino al parmigiano, mentre i salumifici producono salumi tradizionali, come prosciutto, salame e coppa, che deliziano i palati più esigenti.

    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell'autrice
    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell’autrice

    Realtà Gastronomiche approfondite tra risate e consapevolezza

    Le attività enogastronomiche di Magliano Sabina non si limitano alla produzione di formaggi e salumi. Numerosi ristoranti e trattorie nel paese e nelle vicinanze offrono un’ampia selezione di piatti tradizionali sabini, preparati con ingredienti freschi e di alta qualità. Dalle paste fatte in casa alle zuppe rustiche, dai piatti di cacciagione alla cucina di pesce di fiume, c’è qualcosa per soddisfare tutti i gusti.

    Abbiamo visitato anche il Museo della cittadina, istituito dalla Regione Lazio nel 1989 e ospitato a Palazzo Gori, si dispone su tre piani, dove i reperti sono esposti secondo la loro provenienza e presentati in ordine cronologico, permettendo così di tracciare le linee fondamentali della civiltà sabina.
    Al piano terra, il visitatore può ammirare una serie di reperti risalenti al Paleolitico medio e superiore, un aspetto particolarmente interessante considerando la rarità dei siti di tale antichità lungo il corso del Tevere.

    Il primo piano del museo ospita le sezioni Protostorica e Arcaica, dove le ricerche e gli studi hanno individuato l’occupazione del territorio durante l’Età del Bronzo recente e finale, nonché nella fase finale dell’Età del Ferro. Le necropoli hanno restituito diversi vasi a impasto bruno e a vernice nera, insieme a una collezione di armi in ferro.
    Il secondo piano, invece, si focalizza sulla fase ellenistica, la romanizzazione e il medioevo nelle terre sabine.

    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell'autrice, il Museo
    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell’autrice, il Museo

    Il Museo di Magliano Sabina rappresenta una vera e propria finestra sul passato di questa affascinante regione. Le sue collezioni comprendono reperti archeologici, manufatti artigianali, opere d’arte e oggetti di vita quotidiana, testimonianze tangibili della ricchezza e della diversità della cultura sabina nel corso dei secoli.
    I visitatori hanno l’opportunità di intraprendere un affascinante viaggio attraverso le varie sezioni del museo, esplorando le testimonianze dell’insediamento umano, i reperti romani e medievali, le opere d’arte rinascimentali e tanto altro ancora.

    Inoltre, il museo non si limita alla conservazione, ma svolge anche un ruolo attivo nella promozione della cultura e dell’educazione. Organizza regolarmente eventi, conferenze, laboratori e visite guidate per coinvolgere il pubblico di tutte le età e diffondere la conoscenza e l’interesse per la storia e la cultura della Sabina.
    Luogo che rappresenta una tappa imperdibile per coloro che desiderano esplorare le ricchezze storiche e culturali di questa affascinante regione. La sua esposizione eclettica, le attività coinvolgenti e l’atmosfera suggestiva lasciano un’impronta duratura nella mente e nel cuore di chi lo visita.

    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell'autrice, la Cripta
    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell’autrice, la Cripta

    La cripta protoromanica del santuario di Santa Maria delle Grazie, a Magliano Sabina, offre un’esperienza di bellezza e spiritualità. Situato presso Porta Romana, sui resti di una rocca medievale che domina la valle del Tevere, il santuario è un simbolo di storia e devozione.
    Costruito nel XV secolo insieme al convento annesso, il santuario incorpora un antico oratorio del XII secolo dedicato al SS. Salvatore, che era la sede della Compagnia dei disciplinati. L’aspetto esterno attuale risale a un intervento successivo al terremoto del 1898.
    Il nostro viaggio non finisce così, oltre alle emozioni già vissute, vi dobbiamo assolutamente raccontare l’energia respirata e vissuta al nostro ingresso nella cripta protoromanica del santuario di Santa Maria delle Grazie.

    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell'autrice
    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell’autrice

    Avvolti da energia e spiritualità si siamo immersi in un mondo mistico che vi racconto:

    La cripta, accessibile dal transetto della chiesa, colpisce per la sua eleganza e delicatezza. Le colonne leggermente sfalsate che separano l’ingresso dall’abside creano un’atmosfera suggestiva. Sebbene la datazione sia difficile, si ritiene che la cripta sia stata costruita dopo il millennio.
    All’interno, affreschi suggestivi decorano le pareti, tra cui un San Francesco, considerato una delle più antiche rappresentazioni del Santo, e un Sant’Antonio, parzialmente rovinato da un graffito: una firma di Alfonso d’Aragona, che volle lasciare il suo segno nella cripta.

    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell'autrice
    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell’autrice

    Durante le giornate del Fai, una parte del Baldacchino donato alla cattedrale di Magliano dal cardinale Albani sarà esposta nella chiesa. Quest’opera riflette l’amore per l’esotismo tipico del Settecento, con le sue stoffe pregiate, le sete e i fili d’oro e d’argento.
    Magliano Sabina è un tesoro nascosto che merita di essere scoperto da tutti coloro che apprezzano la bellezza, la storia e, soprattutto, i sapori autentici. Con le sue chiese millenarie, la sua incantevole piazza, le sue eccellenze enogastronomiche e la sua vibrante cultura, questo affascinante paese della Sabina è una destinazione imperdibile per chiunque voglia vivere un’esperienza autentica nel cuore dell’Italia.

    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell'autrice
    Chef Laura Marciani, una vita tra fornelli e passione 2024, foto dell’autrice

    Passo dopo passo, guidati da una mano materna, forte e genuina, come quella della Chef Laura Marciani, i nostri cuori sono stati travolti dalla sua bravura e, soprattutto, dal suo calore. Un calore materno, di chi ha sofferto ma ha ancora voglia di prendersi cura degli altri.
    Piatti, menù, sensazioni organolettiche, bontà e qualità degli ingredienti non fanno di una donna una chef. È la forza, la tenacia, la passione e la tecnica che la rendono tale, e noi lo abbiamo visto di persona.

    Con la grinta e la generosità di un cuore amorevole e di un’anima altruista, Laura Marciani riesce ad entrare nel cuore delle persone, così come ha fatto con noi.
    Siamo unite da un grave lutto che ha segnato profondamente le nostre vite. Per questo, desidero concludere con un dono per Laura, in segno di vicinanza e affetto che provo nei suoi confronti:

    “Vivere per me è continuo divenire, è un buon libro da leggere vicino al fuoco di un camino mentre fuori piove e i cipressi lungo il viale si genuflettono all’impeto del vento.”
    “Se scrivo qualcosa temo che accada, se amo troppo qualcuno temo di perderlo; eppure non posso smettere né di scrivere né di amare…”. Dal libro A Paula di Isabel Allende

     

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    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito ristorante e hotel: https://www.ristorantedegliangeli.it/

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  • Marco Capitoni e le emozioni in Val D’Orcia del 2024

    Marco Capitoni e le emozioni in Val D’Orcia del 2024

    Un Viaggio nella Val D’Orcia: Alla Scoperta della Cantina Marco Capitoni

    Di Carol Agostini

    La Val D’Orcia, una delle perle della Toscana, è stata inserita nella prestigiosa World Heritage List nel 2004, grazie al suo paesaggio incantevole che si estende intorno all’entroterra di Siena. Qui, arte e natura si fondono in un connubio magico, testimoniato dai borghi rinascimentali disseminati nella regione. È un luogo che invita alla scoperta e alla contemplazione, dove ogni angolo cela una storia da raccontare.

    Marco Capitoni e le emozioni in Val D'Orcia del 2024, foto di Cristina Santini e Carol Agostini
    Marco Capitoni e le emozioni in Val D’Orcia del 2024, foto di Cristina Santini e Carol Agostini

    Nonostante il clima invernale possa far pensare che non sia il momento ideale per una passeggiata tra i vigneti, molti sono coloro che credono che non esista momento migliore per avventurarsi nella bellezza della Val D’Orcia. E così, durante la programmazione delle giornate dedicate al “Benvenuto Brunello” a Montalcino, molti hanno deciso di concedersi una visita alla Cantina Marco Capitoni, situata proprio nel cuore di questa regione incantevole.

    BENVENUTO BRUNELLO

    LECCIO D’ORO

    Il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino assegna ogni anno un premio denominato LECCIO D’ORO.
    Il premio si divide in due sezioni: Sezione Ristoranti (Italia e Estero), Sezione Enoteche (Italia e Estero).

    I premi vengono assegnati ai locali che hanno la Carta dei Vini, ovvero il listino, con una gamma ampia e rappresentativa di vino BRUNELLO DI MONTALCINO e degli altri vini di Montalcino, in relazione sia alle diverse annate che al numero di etichette di aziende produttrici

    I PRODUTTORI

    Una varietà incredibile di cantine in una piccola porzione di territorio, questa è Montalcino. Storie da raccontare, esperienze da condividere e interpretazioni uniche del Brunello di Montalcino e della denominazione.

    Un Viaggio nella Val D’Orcia: Alla Scoperta della Cantina Marco Capitoni, foto di Cristina Santini e Carol Agostini
    Un Viaggio nella Val D’Orcia: Alla Scoperta della Cantina Marco Capitoni, foto di Cristina Santini e Carol Agostini

    L’accoglienza presso l’Azienda Capitoni è calorosa e genuina, proprio come il sorriso di Marco Capitoni e la moglie Antonella, il cui entusiasmo sembra illuminare la giornata più cupa. Circondati dai vigneti che brillano ancora dei colori dell’autunno, ci si sente immediatamente avvolti da un senso di tranquillità e benessere, tipico della campagna toscana, anche in una giornata uggiosa, tra rari spiragli di sole e pioggia, creando dei meravigliosi arcobaleni.

    Decidiamo di seguire il consiglio di Marco e ci concediamo una degustazione dei suoi vini nel casolare. Qui, nella frescura della cantina, ci immergiamo in un viaggio sensoriale alla scoperta dei vini di Marco Capitoni.

    Marco Capitoni e le emozioni in Val D'Orcia del 2024, le vigne di Marco, foto di Cristina Santini e Carol Agostini
    Marco Capitoni e le emozioni in Val D’Orcia del 2024, le vigne di Marco, foto di Cristina Santini e Carol Agostini

    Tra i vini proposti, spiccano il Troccolone Orcia Sangiovese DOC, il Capitoni Orcia Riserva DOC e il Frasi Orcia DOC Sangiovese Riserva. Ogni nome racchiude una storia unica, come quella del Troccolone, che prende il nome da un personaggio del mondo agricolo della Val D’Orcia e rappresenta un omaggio alla tradizione e alla storia di questa terra.

    La nostra visita prosegue con un pranzo d’eccezione e  con una passeggiata tra i vigneti, dove possiamo toccare con mano la terra sabbiosa e limosa, ricca di fossili e conchiglie, che conferisce ai vini di Marco quel carattere unico e inconfondibile.

    Ma la vera magia di questa esperienza risiede nella generosità e nella passione di Marco, un vignaiolo che ascolta la sua terra, cura le sue viti e trasmette il suo sapere con un rispetto profondo per la tradizione e la storia della Val D’Orcia.

    Perché la Val D’Orcia è molto più di un semplice paesaggio: è un luogo dove il tempo sembra fermarsi e dove ogni sorso di vino racconta una storia millenaria.

    Un Viaggio nella Val D’Orcia: Alla Scoperta della Cantina Marco Capitoni, foto di Cristina Santini e Carol Agostini
    Un Viaggio nella Val D’Orcia: Alla Scoperta della Cantina Marco Capitoni, foto di Cristina Santini e Carol Agostini
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  • Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024

    Una lunga storia e una reputazione illustre: il Brunello di Montalcino della Tenuta Poggio Degli Ulivi

    Di Cristina Santini

     

    Partiamo da molto lontano, dagli albori dove ogni periodo ha contribuito a foggiare il presente e a gettare le basi per il futuro. Così è il racconto della Tenuta Poggio degli Ulivi.

     

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, la cantina, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, la cantina, foto dell’autrice

    La storia della Tenuta di Sesta, nata dall’unione delle famiglie Ciacci di Montalcino e Tarugi di Montepulciano, rappresenta un affascinante intreccio di secoli di tradizioni, divisioni ereditarie e fusioni che hanno plasmato un ricco patrimonio culturale, storico e agricolo.
    La nascita della Tenuta Poggio degli Ulivi è il risultato di questo lungo percorso di evoluzione e di intrecci familiari che hanno plasmato la sua identità unica.

    Affonda le sue radici nel Regno longobardo e nei territori della diocesi, fino ad arrivare al potente Abate di Sant’Antimo che, per concessione di Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, acquisì il possesso del territorio di Sesta. Con l’espansione della Repubblica di Siena e la decadenza dell’Abbazia di Sant’Antimo nel 1492, ad opera del Pontefice Pio II, la tenuta si evolse e si integrò nella nuova Diocesi di Montalcino, tracciando così un percorso storico ricco di cambiamenti e trasformazioni.

    Nel periodo dell’espansionismo senese, la proprietà divenne possesso dell’antica e nobile Famiglia dei Tolomei, divenuti ricchissimi mercanti, con legami alla dinastia tolemaica dell’antico Egitto.
    A metà Ottocento, i 1700 ettari appartenuti ai beni ecclesiastici passarono nelle mani dei fratelli Felice e Giovanni Ciacci che si dedicarono con impegno alla coltivazione di cereali, oliveti, vigneti e all’allevamento del bestiame, contribuendo allo sviluppo della tenuta con il loro lavoro e la loro passione per l’agricoltura e la terra.

    Alla scomparsa di Giovanni Ciacci, nel 1965, prende le redini Elisa Ciacci Bellocci, nota come Lisetta, una figura di spicco nel campo dell’agricoltura, un settore tradizionalmente dominato dagli uomini. Il suo ruolo nell’assumere la guida della fattoria e promuovere l’emancipazione femminile in questo ambito segna un punto di svolta importante nella lotta per la parità di genere in tali settori lavorativi.
    Sono gli anni della ripresa dal sistema mezzadrile ed il Brunello di Montalcino, divenuto una Doc nel 1966, comincia a divenire qualcosa di importante fino ad ottenere la Docg nel 1980 raggiungendo anche una regolamentazione più nitida e seria.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto da sito dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    Negli anni ‘90 Lisetta cede il testimone alla figlia, la professoressa Nicla Bellocci Secchi Tarugi, attuale titolare dell’Azienda, affiancata nella gestione dalla terza generazione, le figlie Lucia ed Elena e dai rispettivi mariti, Mario Valgimigli e Paolo Ancilli.

    In passato, l’olio aveva un grande valore, più del vino. Quando la grande fattoria di Sesta fu divisa, questa parte dell’azienda fu chiamata “Poggio degli Ulivi” per le oltre duemila piante ultracentenarie dominanti le colline circostanti.
    Oggi giorno, si continua a produrre olio, per ora solo per un consumo familiare con l’intento in un prossimo futuro di una crescita aziendale che porterà alla realizzazione in grande scala di un prodotto di alta qualità.

    Ai nostri giorni, l’Azienda di famiglia, a conduzione femminile, dispone di 90 ettari di terreno, di cui 6 allevati esclusivamente a Sangiovese grosso e sono seguiti dagli enologi Paolo e Jacopo Vagaggini. Le vigne hanno un’età media di 40 anni, alcune 60.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    Posizionata al centro di un’area sede di insediamenti arcaici risalenti al periodo etrusco e romano, sul versante esposto a sud, di fronte al Monte Amiata, antico vulcano spento alto 1738 metri, la Tenuta è su terreni antichi e particolarmente vocati che degradano fino al fiume Orcia. Sono di diversa composizione e altitudine, formati dalla disgregazione di rocce, soprattutto galestro e alberese, argilla frammista al tufo, ricchi di scheletro e ciottoli di fiume nella parte finale.
    I vigneti, situati in un magnifico enclave, sono riparati dai venti freddi del nord dal Poggio d’Arna e dalle perturbazioni provenienti dalla Siberia dal Monte Amiata, risentendo favorevolmente anche dell’influenza del mar Tirreno che dista solo 30 km in linea d’aria.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    In vigna, dopo aver appurato la maturità delle uve a seguito degli assaggi da metà settembre, segue la raccolta rigorosamente manuale con un’accurata selezione solo dei migliori grappoli, una vendemmia particellare a fasce di vigoria, come da tradizione famigliare. Portate in cantina, le uve passano 48 h di macerazione a freddo. La vinificazione ha luogo in botti troncoconiche di rovere francese da 25 hl, è una fermentazione alcolica tumultuosa che dura circa una settimana, alla temperatura di 28 gradi senza aggiunta di lieviti selezionati ma solo di un piede pre fermentativo con frequenti rimontaggi e follature.

    A fine fermentazione, si effettua una lunga macerazione sulle bucce che varia dai 20 ai 45 giorni a seconda dell’annata, mentre l’affinamento avviene in botti da 25 hl di slavonia con permanenza sulle fecce fini per 36 mesi di invecchiamento minimo, con controllo degustativo, a cadenza mensile, e travaso al minimo accenno di riduzione.

    Ogni singola vigna, Levante, Spianate e Campo dei Ceci, viene vinificata separatamente e al termine del periodo di invecchiamento le masse vengono assemblate riposando ulteriormente almeno dodici mesi in bottiglia.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    La prima vendemmia del 1975 segna un punto di partenza, e da allora molte cose sono migliorate. Le tecniche di coltivazione, la vinificazione e la selezione delle uve sono diventate più sofisticate, garantendo vini di alta qualità.
    Noi abbiamo assaggiato in una verticale di più annate, un Brunello vecchio stile, tradizionale, con un’immagine che onora l’antico popolo etrusco come elemento storico-culturale.

    Un vino studiato per gli amanti del Sangiovese, dalla bella spalla acida, dal tannino graffiante che rappresenta una nicchia dato il limitato numero di bottiglie che si attesta intorno alle 3500 all’anno e che lo rende ancora più esclusivo.
    E’ in progetto l’aumento della produzione, che comunque non può superare 30000, per coprire altri mercati che oggi sono rivolti verso Svizzera, Francia, Est Europa e Italia.

     Line up dei vini degustati, articolo: Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Line up dei vini degustati, articolo: Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2019: il suo colore rubino con riflessi granati ai bordi indica una maturità e una complessità interessanti. Il naso esplosivo con profumi di tabacco, humus, sottobosco, cioccolato e spunti balsamici prepara ad un’esperienza sensoriale avvincente che non delude. La freschezza e l’acidità al sorso sono segni di un vino ben bilanciato, la profondità e il ritorno persistente di frutta matura, di ciliegia sotto spirito, indicano una qualità superiore. Un vino pronto per essere gustato anche dopo pochi anni di riposo, lungo, avvolgente, emozionante, di grande bevibilità e longevità allo stesso tempo.
    (2018 e 2014 non sono state prodotte perché annate pessime).

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2017: In questo calice vince il “naso identitario” con sentori predominanti di cuoio e una riduzione delle note di tabacco tipici di vini maturi che iniziano a mostrare un bouquet più complesso e sfumature evolute. L’ampia presenza di tannini, che asciugano il palato, palesa che il vino potrebbe ancora beneficiare di qualche anno in cantina per arrotondare ulteriormente la sua struttura e permettere all’acidità di integrarsi meglio con le altre componenti.

    La persistenza e la complessità aroma gustativa, con frutta rossa come ciliegia e lampone e cenni ematici, mostrano il suo grande carattere e lunga vita. Certamente, un vino che lascia un’impressione marcata e promette ulteriori evoluzioni con l’invecchiamento.

    2016: un vino ricco e avvolgente, con aromi intensi e profondi. Il legno si fonde armoniosamente con gli altri elementi, donando una nota di raffinatezza e di balsamicità. Sorso di struttura, elegante, avvolto da una sensazione di pienezza, di frutta più scura in confettura e un tannino morbido e vellutato.
    Il vino sembra essere un grande cavallo di battaglia, un vero e proprio protagonista, con una persistenza lunga e piacevole, e un tocco affumicato che aggiunge complessità.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2016 Riserva: un passo in più per questo calice che mostra un colore rubino brillante con riflessi granati e una piacevole esperienza olfattiva data dall’intenso profumo erbaceo, fruttato maturo e dolce. La freschezza e l’acidità bilanciate nel sorso rendono questo vino straordinario. Il tannino marcato, ma ben integrato, insieme ai toni di cioccolata, liquirizia e frutto scuro come la prugna, lo rendono un vino polposo e carnoso. Chiusura su eleganti note di cuoio. Una standing ovation per questa riserva.
    Le riserve vengono fatte solo nelle annate eccellenti (le prossime saranno la 2019 e la 2020).

    2015: Olfatto chiuso nella sua intimità, la corteccia e il cioccolato scuro portano una sensazione terrosa e ricca, mentre il balsamico ed erbaceo aggiungono un tocco di freschezza. I fiori leggermente appassiti richiamano l’immagine di un pot pourri, con i loro profumi misti. Tuttavia, al palato, sembra che questa annata sia meno identitaria e più fredda, con un aumento anche del grado alcolico nel calice. Il carruba contribuisce a questa complessità, ma in modo più timido rispetto alle altre note. Inoltre, non raggiunge quella freschezza che ci si aspetta.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2013: Un vino molto evoluto, con note di carruba, terroso, spezie marcate, china, nocciole e grafite. La sua freschezza è ancora evidente, con una spalla acida alta. Al palato, risulta ampio e persistente, e sembra avere ancora molto tempo davanti a sé. I fiori appassiti e le note di marmellata di frutta scura completano il quadro di questo calice intrigante. D’altronde è un frutto che riesce a nascondere bene il passar del tempo.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    LEGGI ANCHE: https://www.papillae.it/lalto-adige-di-kettmeir-2023-cristina-santini/

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Siti partners articolo: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.papillae.it/

    Sito cantina: https://www.tenutapoggiodegliulivi.it/

  • ViniAmo sabato 11 maggio 2024 vi aspetta per degustare

    ViniAmo sabato 11 maggio 2024 vi aspetta per degustare

    ViniAmo, Sabato 11 maggio a Roma, 70 cantine, oltre 250 etichette e stand gastronomici

    Redazione Carol Agostini

    Informazioni generali

    Dalle ore 11 fino alle ore 14.30 riservato a giornalisti, comunicatori, ristoratori, distributori, agenti ed enotecari, Dalle ore 14 fino alle ore 21 apertura anche al pubblico

    Hotel Cristoforo Colombo Via Cristoforo Colombo 710

    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende
    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende

    Manca poco alla II edizione di ViniAmo, kermesse che sabato 11 maggio porterà nella Capitale 70 cantine italiane – e non solo – e stand gastronomici con prelibatezze nazionali.

    Negli ampi e luminosi spazi dell’Hotel Cristoforo Colombo a Roma, zona Eur, si riuniranno 70 produttori dal nord al sud dello Stivale che porteranno in assaggio oltre 250 etichette, offrendo così un quadro ampio e variegato della produzione vinicola italiana. Saranno tante le regioni rappresentate e molte le denominazioni e le indicazioni tipiche che si potranno assaggiare dalle ore 11 (11-14 solo per operatori) fino alle ore 21 passando da spumanti a bianchi, rosati, rossi e vini dolci.

    Ospiti di eccezione di questa edizione saranno alcune etichette dalla Francia, zona Champagne, Borgogna e Bordeaux, e dall’Albania.

    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende, Coorganizzatrice Cristina Santini
    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende, Coorganizzatrice Cristina Santini

    Lista cantine e produttori gastronomici (in fase di definizione)

    PIEMONTE

    Podere Moretti (Langhe, Roero)

    Taverna Wines (Barbaresco)

    LOMBARDIA

    Malavasi Vini (Pozzolengo Pr. Brescia)

    Coronea (Franciacorta)

    TRENTINO ALTO ADIGE

    Maso Furli (Lavis Pr. Trento)

    FRIULI VENEZIA GIULIA

    Tenuta Stella Collio (Go)

    Vini Bortolusso (Ud)

    Vini Di Gaspero (Faedis UD)

    VENETO

    CastellAlta (Conegliano)

    Terre di Rizzato (Valpolicella)

    LIGURIA

    Tenuta Maffone (Imperia)

    EMILIA ROMAGNA

    Cantina Luretta (Piacenza)

    Carnevali Vigne e Cantina (Rubiera RE)

    TOSCANA

    La Ciarliana (Montepulciano)

    Col di Bacche (Maremma)

    L’Agona Vini (Colli Pisani PI)

    Tiberini (Montepulciano)

    Podere Casa al Vento (Montepulciano)

    Valdorcia Terre Senesi (Val d’Orcia)

    Podere Lecci e Brocchi (Chianti classico)

    Poggio degli Ulivi (Montalcino)

    LAZIO

    Antonella Pacchiarotti (Tuscia)

    Vinicio Mita (Roma)

    Vini Giovanni Terenzi (Piglio)

    Casa Mecocci Winery (Vignanello)

    Cantina Gaffino (Ardea)

    Terre del Veio (Formellese/Veio)

    Papalino (Castiglione in Teverina)

    Consorzio ROMA DOC

    Tenuta Iacoangeli (Genzano di Roma)

    Cantina Le Macchie (Rieti)

    Casale del Giglio (Nettuno)

    UMBRIA

    Cantina Napolini (Montefalco)

    Cantina Pomario (Lago Trasimeno)

    MARCHE

    Cantina Cerbero (AP)

    Tenute Urani (PU)

    Stefano Mancinelli – Morro d’Alba (AN)

    ABRUZZO

    Cantine Roveri (Ortona CH)

    Fattoria Gaglierano (PE)

    Tenuta Ulisse (CH)

    Vini Biagi (Colline Teramane)

    MOLISE

    Enoteca Tintilia Food & Wine (Fiano R./Isernia)

    Azienda Agricola L’Arco Antico (Pozzilli Isernia)

    CAMPANIA

    Azienda Vitivinicola Iovino (Campi Flegrei)

    Aroma Winery (Irpinia)

    Salvatore Molettieri (Irpinia)

    PUGLIA

    Giancarlo Ceci (Andria)

    Re Dauno (Foggia)

    BASILICATA

    Cantine De Biase (Pollino PZ)

    CALABRIA

    Farneto del Principe (CS) / Az.Agricola di Apicoltura Pacienza (CS)

    Le Conche (CS)

    Cantina Malaspina (RC)

    SICILIA

    Tenute Cuffaro (Agrigento)

    Sciare dell’Alba (Etna)

    SARDEGNA

    Contini 1898 (Oristano)

    Podere 45 (Alghero)

    TraMonti (Romangia SS)

    DISTRIBUZIONI E RAPPRESENTANZE

    Gruppo Ravazzolo:

    Tenuta Volpare (Trentino)

    Klosterhof (Alto Adige)

    Cave Monaja (Valle d’Aosta)

    Aurelie Berthod (Borgogna)

    Romain Tribaut (Champagne)

    Château de Reignac (Bordeaux)

    ATWine – Consulenze Enologiche:

    Antica Tenuta Palombo (Atina FR)

    Casale della Ioria (Anagni FR)

    Cantina Bacco (Nettuno RM)

    Casal De Luca (Aprilia LT)

    Murgo Nettunense (zona Anzio RM)

    Palazzo Prossedi (Bassiano LT)

    I Pampini (Acciarella LT)

    AZIENDE ESTERE

    Seb Winery Vlore (Albania)

    EXTRA VINO:

    FOOD E ALTRO

    SOFIE (Pasticceria e Cioccolateria)

    AGROMNIA Società Agricola (Ranch)

    AGRICOLA NASTI (Olio)

    FATTORIA DI ALICE (Tartufi, zuppe)

    ROMIZZA (Pizza/Impasto pizza)

    GASTRONOMIA

    AZIENDA AGRICOLA GIORGIO PRATINI

    Sponsor di questa II edizione sono NOVACONNECT, FRIMM, ASSOCIAZIONE STUDIO 121, GRUPPO RESTA/STUDIO ADP121

    Media Partners Magazine Papillae.it https://www.papillae.it/

    Vini da investimento Daniel Carnio LTD

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