My Lakeside Dream: il concept che esprime il design tra sogno e realtà delle suites di EALA
Redazione
Albus, Nemos, Alisia e Argantos, sono i nomi delle quattro tipologie di suite che compongono il 5 stelle Lusso di Limone sul Garda, più la Royal Suite Awen. 67 camere, dotate di comfort ed eleganza in ogni dettaglio, che si distinguono per colori, materiali e forme e sono state studiate per rappresentare i sogni di ogni ospite, in armonia con il paesaggio circostante. Tutte con vetrate e terrazza vista lago, esprimono un lusso in sintonia con il territorio grazie a un design multisensoriale che esalta visione e panorama.
Il paesaggio del Garda ha affascinato scrittori e poeti di ogni epoca e la bellezza del suo panorama ha ispirato anche il lusso in armonia con la natura che contraddistingue EALA. Le suites del 5 stelle Lusso di Limone sul Garda, infatti, sono state concepite per celebrare un costante dialogo con l’ambiente circostante che esprimono attraverso il linguaggio architettonico di materiali, forme e colori.
I nomi delle quattro tipologie di camera Albus, Nemos, Alisia e Argantos, derivano dal celtico e ricordano i toni dominanti al loro interno – bianco, celeste, pietra e argento – e gli elementi presenti nella natura del lago.
Sono 67, inclusa la Royal Suite Awen, e ognuna è progettata con una duplice funzione: la camera interna, finemente arredata, con bagno con doccia, vasca e bagno separato, guardaroba, sommier, scrittoio, tavolo e divano, insieme a un esteso loggiato esterno con vista lago, dotato di sedute o lettini e di vasca idromassaggio o sauna nelle categorie superiori.
Un progetto eseguito dallo Studio GESIA in sintonia con il desiderio della famiglia Risatti di realizzare una struttura di lusso ma sostenibile e strettamente legata al territorio in cui si trova.
JUNIOR SUITE ALBUS
Con una metratura di circa 50 mq, Albus deve il suo nome al colore dominante della suite: il bianco. Nuance e quadri richiamano in particolare il piumaggio del cigno e l’habitat in cui vive, evocando il significato originale di EALA (cigno in lingua celtica). Arredi in legno conferiscono un risultato naturale e al contempo elegante; il bagno in gres con effetto pietra ricorda i sassi del lago. Un accostamento di toni e materiali che vogliono cullare l’ospite in un ambiente accogliente e intimamente connesso al paesaggio, come se i confini tra interno ed esterno non avessero limiti.
JUNIOR SUITE NEMOS
Sinonimo di tranquillità e pace, è il celeste il colore principale delle suite Nemos. Pavimento in gres arabescato a ricordare le nuvole, pareti blu e lampade che richiamo le sfere celesti:
così cielo e lago si fondono in questa stanza di circa 60 mq con bagno open space e letto a baldacchino. Il plus: una vasca Airpool privata in terrazza, per una coccola di benessere vista lago immersa nel silenzio.
SUITE ALISIA
È la pietra la vera protagonista di questa suite, materia che le conferisce il nome Alisia. Un elegante parquet contraddistingue la zona living dove una parete sfoggia una raffinata
composizione di pietre, mentre lastre di gres effetto marmo ricoprono il bagno, per un effetto finale che trasmette la suggestione di ritrovarsi tra rocce raffinate. Toni caldi accolgono un letto super king size, incorniciato da una parete dipinta che ricorda la bellezza di un tramonto autunnale, lo stesso che si può ammirare dalle grandi vetrate vista lago. Una vasca Airpool privata sul balcone completa un rifugio di benessere di circa 75 mq.
SPA SUITE ARGANTOS
Ispirata all’acqua, questa suite di circa 85 mq è impreziosita dal color argento, Argantos appunto. Toni nature di parquet e pareti si abbinano al gres del
bagno open space, mentre una lamina color argento al centro del soffitto, grazie a un particolare gioco di luci, ricrea riverberi analoghi a quelli dell’acqua e trasporta in un’altra dimensione. Letto super king size, bagno turco, Airpool e sauna panoramica sul balcone rappresentano il vero lusso di questa spa suite, disponibile in numero limitato (solo 4 stanze).
ROYAL SUITE AWEN
Reale e maestosa, Awen è, come la massima ispirazione poetica, la suite più lussuosa di EALA. Il suo spazio interno è di 107 mq e include un’area living e il bagno turco in camera,
mentre all’esterno si compone di terrazza di 58 mq con vasca Airpool e sauna panoramica, nonché un giardino di 185 mq con piscina privata.
La figura del degustatore è quella di un professionista esperto nell’analisi sensoriale dei prodotti alimentari e delle bevande. Un degustatore utilizza metodi scientifici e tecniche di degustazione per determinare le caratteristiche organolettiche dei prodotti, come ad esempio il colore, l’odore, il gusto e la consistenza.
I pregi di un degustatore sono la conoscenza approfondita del prodotto, l’abilità nell’utilizzo delle tecniche di degustazione e la capacità di descrivere precisamente le caratteristiche organolettiche dei prodotti.
Tra i difetti si può considerare la soggettività nella valutazione del prodotto e la possibilità di essere influenzati dalle preferenze personali.
Da un degustatore ci si aspetta che sia in grado di fornire un giudizio obiettivo e preciso su un prodotto alimentare o bevanda, basato sull’utilizzo di metodi scientifici e tecniche di degustazione. Inoltre, un degustatore dovrebbe essere in grado di comunicare efficacemente le proprie valutazioni e di spiegare le ragioni delle sue decisioni.
I metodi scientifici utilizzati da un degustatore di food comprendono:
1. Analisi sensoriale: è un metodo utilizzato per valutare le caratteristiche organolettiche di un prodotto, come il colore, l’odore, il gusto e la consistenza.
2. Valutazione descrittiva: consiste nella descrizione delle caratteristiche sensoriali di un prodotto utilizzando termini standardizzati.
3. Valutazione comparativa: consiste nella valutazione di un prodotto rispetto a un campione di riferimento o a una serie di campioni.
4. Triangolazione: consiste nel confronto di due o più campioni per determinare se sono simili o diversi.
5. Analisi chimica: consiste nell’analisi dei componenti chimici di un prodotto, come gli zuccheri, gli acidi, i grassi e le proteine.
6. Analisi sensoriale statistica: utilizzando tecniche statistiche, permette di identificare le differenze tra i prodotti, la rilevazione di preferenze dei consumatori e l’analisi dei dati sensoriali.
Questi metodi sono utilizzati per raccogliere dati oggettivi e soggettivi su un prodotto alimentare e per fornire un giudizio preciso e affidabile su di esso.
Le tecniche di degustazione utilizzate dai degustatori di food comprendono:
1. Degustazione alla cieca: consiste nel degustare un prodotto senza conoscere l’identità del prodotto, per evitare di essere influenzati dalle aspettative o dalle preferenze personali.
2. Degustazione guidata: consiste nell’utilizzo di un campione di riferimento per guidare la valutazione del prodotto in degustazione.
3. Degustazione in abbinamento: consiste nel degustare un prodotto insieme ad altri prodotti, come cibi o bevande, per valutare come si adattano tra loro.
4. Degustazione dinamica: consiste nel valutare come un prodotto cambia nel tempo, ad esempio come il vino cambia mentre si apre e si espande.
5. Degustazione a cronologia: consiste nel degustare una serie di prodotti in ordine cronologico, per valutare come si evolvono nel tempo.
6. Degustazione con il naso coperto: consiste nell’utilizzare un naso coperto per isolare l’olfatto e valutare come influisce sulla percezione del gusto.
Queste tecniche sono utilizzate per raccogliere informazioni precise e complete sul prodotto in degustazione, e per fornire un giudizio preciso e affidabile su di esso.
I metodi scientifici di degustazione del vino comprendono:
1. Analisi sensoriale: consiste nell’utilizzo di metodi standardizzati per valutare le caratteristiche organolettiche del vino, come il colore, l’odore, il gusto e la consistenza.
2. Valutazione descrittiva: consiste nella descrizione delle caratteristiche sensoriali del vino utilizzando termini standardizzati.
3. Valutazione comparativa: consiste nella valutazione di un vino rispetto a un campione di riferimento o a una serie di campioni.
4. Triangolazione: consiste nel confronto di due o più campioni per determinare se sono simili o diversi.
5. Analisi chimica: consiste nell’analisi dei componenti chimici del vino, come gli zuccheri, gli acidi, i tannini e l’alcol.
6. Analisi sensoriale statistica: utilizzando tecniche statistiche, permette di identificare le differenze tra i vini, la rilevazione di preferenze dei consumatori e l’analisi dei dati sensoriali.
7. Valutazione del vino con il naso coperto: consiste nel utilizzare un naso coperto per isolare l’olfatto e valutare come influisce sulla percezione del gusto e dell’aroma.
8. Valutazione dinamica: consiste nel valutare come il vino cambia nel tempo, ad esempio come il vino cambia mentre si apre e si espande.
Questi metodi sono utilizzati per raccogliere dati oggettivi e soggettivi su un vino e per fornire un giudizio preciso e affidabile su di esso.
Le tecniche di degustazione del vino utilizzate dai degustatori professionisti comprendono:
1. Degustazione alla cieca: consiste nel degustare un vino senza conoscere l’identità del vino, per evitare di essere influenzati dalle aspettative o dalle preferenze personali.
2. Degustazione guidata: consiste nell’utilizzo di un campione di riferimento per guidare la valutazione del vino in degustazione.
3. Degustazione in abbinamento: consiste nel degustare un vino insieme ad altri cibi o bevande, per valutare come si adattano tra loro.
4. Degustazione dinamica: consiste nel valutare come un vino cambia nel tempo, ad esempio come il vino cambia mentre si apre e si espande.
5. Degustazione a cronologia: consiste nel degustare una serie di vini in ordine cronologico, per valutare come si evolvono nel tempo.
6. Degustazione con il naso coperto: consiste nel utilizzare un naso coperto per isolare l’olfatto e valutare come influisce sulla percezione del gusto e dell’aroma.
7. Degustazione in sorsi: consiste nel valutare il vino assaporando piccoli sorsi, per valutare come il vino si evolve in bocca.
8. Degustazione a grandezza naturale: consiste nell’assaporare il vino a grandezza naturale, per valutare la qualità dell’esperienza complessiva.
Queste tecniche sono utilizzate per raccogliere informazioni precise e complete sul vino in degustazione, e per fornire un giudizio preciso e affidabile su di esso.
Quali sono le differenze nella degustazione di un prodotto gastronomico rispetto a quello vitivinicolo?
Ci sono alcune differenze tra degustare un prodotto gastronomico e un vino:
1. Caratteristiche organolettiche: i prodotti gastronomici hanno una maggiore varietà di caratteristiche organolettiche rispetto ai vini, come il colore, la consistenza, il sapore e l’odore, i vini invece hanno una maggiore attenzione sull’olfatto e il gusto.
2. Complessità: i prodotti gastronomici possono essere più complessi rispetto ai vini, poiché possono contenere una combinazione di ingredienti e sapori diversi.
3. Abbinamenti: i vini sono spesso degustati in abbinamento con cibi specifici, mentre i prodotti gastronomici possono essere gustati da soli o con accompagnamenti diversi.
4. Tempo di degustazione: i vini possono richiedere più tempo per essere degustati rispetto ai prodotti gastronomici, poiché possono cambiare nel tempo e richiedere una maggiore attenzione per le sfumature.
5. Valutazione: i criteri per la valutazione dei prodotti gastronomici e dei vini possono essere diversi, anche se entrambi possono essere valutati utilizzando metodi descrittivi e comparativi.
6. Tecniche di degustazione: le tecniche di degustazione utilizzate per i prodotti gastronomici e i vini possono essere diverse, ad esempio la degustazione a cronologia è utilizzata più spesso per i vini.
In generale, entrambe le degustazioni richiedono una formazione specifica e una conoscenza approfondita del prodotto per fornire un giudizio preciso e affidabile.
A mio parere il giudizio finale è una combinazione di analisi tecniche e percezioni personali, e i degustatori, pur essendo insostituibili, non sono perfetti e lavorano sempre con l’intento di raggiungere la massima correttezza.
Il trend dello Street Food sta crescendo in tutto il mondo, compresa l’Italia.
Di Carol Agostini
Uno dei suoi aspetti positivi è che è possibile ricreare facilmente questi cibi a casa, utilizzando gli stessi strumenti e ingredienti utilizzati dai venditori ambulanti.
Ci sono molte ricette e tutorial disponibili online che possono aiutare a creare panini al maiale sfilacciato, spiedini di manzo e crepe, proprio come quelli che si possono trovare nelle strade. Inoltre, con l’aumento della popolarità dello Street Food, anche i produttori di attrezzature per la cottura stanno offrendo più opzioni per replicare questi cibi a casa.
Esattamente, le bancarelle truck e non solo stanno diventando sempre più diffuse in tutto il mondo, offrendo una vasta gamma di opzioni alimentari diverse rispetto al solito hamburger e patatine. Queste bancarelle servono piatti tradizionali provenienti da diverse culture e regioni del mondo, ognuno con una propria storia e significato.
Inoltre, l’esperienza dello Street Food va oltre il semplice nutrimento del corpo, ma diventa un’esperienza sensoriale e culturale. Permette di scoprire nuovi sapori, culture e storie attraverso il cibo, e di apprezzare l’arte e l’abilità degli chef ambulanti.
Essendo cibo preparato con ingredienti freschi e di qualità, il cibo da strada rappresenta una valida alternativa per una alimentazione sana e gustosa. Richard Johnson, fondatore degli European Street Food Annual Awards e autore del best-seller Street Food revolution, sostiene che l’universalità del movimento street food sia dovuta alla sua natura accessibile e democratica, che lo rende appetibile per una vasta gamma di persone.
Richard Johnson sostiene che “l’esperienza sia tutto quando si tratta di street food”. Secondo lui, “vedere uno chef che cucina da zero, utilizzando ingredienti semplici e comuni, è molto emozionante e contribuisce a creare un’esperienza unica e coinvolgente per i clienti, è così appagante che spesso basta solo un pasto per far nascere una vera passione per questo tipo di cucina e il desiderio di replicare i piatti a casa, utilizzando il proprio barbecue o altri mezzi di cottura”.
La semplicità degli ingredienti e la bellezza della preparazione “dal vivo” fanno sì che le persone si appassionino a questo stile di cucina e vogliano riprodurlo a casa.
Altra affermzione del nostro protagonista: che “la cucina di street food si basa su tre principi”: deve essere economica, stagionale e fresca. Con ingredienti di alta qualità come carne o altri alimenti, verdure fresche e frutta, è possibile creare esperienze di street food a casa. Utilizzando strumenti come barbecue e accessori adeguati, è possibile aggiungere ulteriori elementi di cottura come affumicatura, caramellizzazione e alte temperature, che aiutano a creare sapori unici e ricchi.
Richard Johnson conclude dicendoci che “lo street food è stato progettato per essere accessibile a tutti, indipendentemente dal genere, dall’età o dalla razza. E’ stato pensato per unire le persone e creare un’esperienza sociale in cui condividere un pasto e una bevanda fresca. L’idea di portare l’atmosfera dello street food a casa propria è una ricerca di condivisione e complicità, per creare momenti indimenticabili con amici e familiari”.
Ci sono molti premi e competizioni per street food in tutto il mondo che celebrano l’eccezionale cibo venduto per strada e premiano i migliori venditori e operatori. Questi premi spesso includono categorie come il miglior cibo, il miglior design del carretto, il miglior servizio al cliente e il miglior uso di ingredienti locali.
I requisiti per il miglior carretto possono variare a seconda della competizione o del premio, ma in generale, i giudici cercano carretti che soddisfino i seguenti criteri:
1. Design accattivante e originale: Il carretto deve avere un design unico e attraente che attiri l’attenzione dei clienti.
2. Funzionalità: Il carretto deve essere ben progettato e attrezzato per preparare e servire cibo in modo efficace.
3. Sicurezza alimentare: Il carretto deve essere pulito e mantenere standard elevati di igiene per garantire la sicurezza del cibo.
4. Sostenibilità: Il carretto deve essere progettato e gestito in modo sostenibile, utilizzando fonti rinnovabili e riducendo gli sprechi.
5. Presentazione del cibo: Il carretto deve presentare il cibo in modo attraente e invitante, utilizzando ingredienti freschi e di qualità.
6. Servizio al cliente: Il carretto deve fornire un servizio cordiale e attento ai clienti.
7. Originalità del cibo: Il cibo offerto deve essere originale e innovativo, con una forte identità culturale.
8. Qualità del cibo: Il cibo offerto deve essere di alta qualità e gustoso.
I requisiti per vincere le competizioni di migliore venditore di cibo da strada possono variare a seconda della competizione o del premio, ma in generale, i giudici cercano venditori che soddisfino i seguenti criteri:
1. Qualità del cibo: Il cibo offerto deve essere di alta qualità e gustoso.
2. Originalità del cibo: Il cibo offerto deve essere originale e innovativo, con una forte identità culturale.
3. Presentazione del cibo: Il cibo deve essere presentato in modo attraente e invitante.
4. Servizio al cliente: Il venditore deve fornire un servizio cordiale e attento ai clienti.
5. Conoscenza del prodotto: Il venditore deve avere una conoscenza approfondita del proprio cibo e saper rispondere alle domande dei clienti.
6. Professionalità: Il venditore deve avere un’ottima igiene personale e presentarsi in modo professionale.
7. Marketing: Il venditore deve saper promuovere il proprio cibo e attirare i clienti.
8. Business acumen: Il venditore deve avere una buona comprensione del proprio business e saper gestirlo in modo efficace.
9. Sostenibilità: Il venditore deve essere progettato e gestito in modo sostenibile, utilizzando fonti rinnovabili e riducendo gli sprechi.
10. Qualità del carretto: Il carretto del venditore deve essere di alta qualità e soddisfare i requisiti di sicurezza alimentare e di igiene.
Vuoi diventare il miglior venditore di cibo da strada?
Sappi che in generale, i giudici delle competizioni cercano venditori che offrono cibo di alta qualità, originale e innovativo, con una forte identità culturale, presentato in modo attraente e invitante, fornendo un servizio cordiale e attento ai clienti, con una conoscenza approfondita del proprio cibo e saper rispondere alle domande dei clienti, professionalità, marketing, business acumen, sostenibilità e qualità del carretto.
Recensioni pubbliche
Ci sono moltissime testimonianze di persone che apprezzano lo street food su Internet. Ci sono siti web e blog dedicati alla recensione di street food, forum in cui le persone discutono dei loro posti preferiti per mangiare street food, e molti utenti sui social media condividono le loro esperienze di street food.
Tendenzialmente, le persone tendono a apprezzare lo street food per la sua varietà, l’accessibilità, il prezzo conveniente e il gusto delizioso. Molte persone anche apprezzano il fatto che lo street food spesso rappresenta la cucina tradizionale e locale di una determinata regione o paese.
Alcuni siti testimonianza tra i maggiori usati:
• Yelp: un sito web in cui gli utenti possono lasciare recensioni sui loro posti preferiti per mangiare street food
• TripAdvisor: un sito web in cui gli utenti possono lasciare recensioni sui loro posti preferiti per mangiare street food, insieme a consigli su cosa mangiare e dove trovarlo
• Food blog: molti blog di cucina offrono recensioni di street food e informazioni sui posti migliori per trovarlo
• Social Media: molte persone condividono le loro esperienze di street food sui social media, come Instagram o Facebook, con foto e commenti sui loro piatti preferiti.
Le recensioni di street food includono informazioni sui piatti consigliati, il prezzo, la qualità del cibo, la presentazione, il servizio al cliente e l’ambiente generale dell’area street food.
CALENDARIO EVENTI PRIMO SEMESTRE 2023 e adesso, ripartiamo, Alvaro De Anna
Redazione
Ripartiamo alla grande, inanellando eventi su eventi. Perché i nostri vini, e i nostri vignaioli, hanno bisogno di guardare in faccia il mercato, di capire quali sono le tendenze e le nuove prospettive di vendita. Il 2023 si annuncia come l’anno della ripartenza, e noi vogliamo cogliere appieno questa opportunità.
Noi, come Vini da Terre Estreme, non siamo mai stati veramente fermi, abbiamo continuato a tessere rapporti e a esplorare situazioni, cercando ogni volta di “portare a casa” piccoli e grandi risultati. Lo facciamo perché crediamo fortemente nel valore delle cantine eroiche, nella carica positiva che questi grandi vini esprimono. Certo, lo abbiamo fatto spesso via Zoom e sulle altre piattaforme on line, ma ci siamo anche recati in loco per degustare di persona il sapore unico che solo questi vini sanno donarci.
Ed eccoci qui, pronti a partire per un giro che ci porterà a Tokyo, a Matera, a Verona, a Monaco di Baviera, a Londra. Queste sono le date, segnatele sulla vostra agenda per questo primo semestre.
Collegamenti da sito:
L’Italia possiede il più straordinario patrimonio d’arte al mondo ma anche di tradizioni, di feste patronali, di ricette culinarie e, come se non bastasse, il più vasto patrimonio di biodiversità in viticoltura fra tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Chi ha la possibilità (e la sensibilità) di ammirare luoghi, da secoli coltivati a vite, come ad esempio le Cinqueterre, la Valtellina, la Costiera Amalfitana, la Costa Viola, Pantelleria e le isole della Sicilia, le pendici dell’Etna, la Sardegna, fino alle isole dell’Istria e della Dalmazia viene colto da stupore e ammirazione: sono paesaggi praticamente identici a quelli medievali o rinascimentali. Quella italiana non è solo viticoltura ma è anche viticultura.
Pilota Green con il progetto “Vini da Terre Estreme” intende rendere omaggio a quest’Italia originalissima e bellissima, alle sue Terre Estreme coltivate a vite, che la rendono unica nel panorama enoico mondiale.
Da anni organizza in Italia e da quest’anno anche all’estero, “Vini da Terre Estreme” evento che ha l’obiettivo di valorizzare e far conoscere vini straordinari e unici – prodotti con uve coltivate in zone sconosciute, geograficamente impervie, in minuscoli fazzoletti di terra strappati in condizioni ardue alla montagna o al mare – al mondo dei consumatori evoluti, appassionati enogastronomi e ai professionisti del settore.
“Vini da Terre Estreme” vuole essere punto d’incontro privilegiato con la migliore tradizione enoica “estrema” italiana e non solo, con un patrimonio di esperienza e radicamento al territorio che non ha eguali altrove. Un patrimonio che, con tenacia, pochi e appassionati vignaioli continuano a salvaguardare regalandoci ancora dei vini straordinari, rari, e soprattutto preziosi per il loro carattere unico.
E questo esprimono i vini estremi: la sapienza e l’esperienza di vignaioli che con passione e sacrificio lavorano in una continua sfida, che diventa eroica, verso una natura difficile, inospitale, esigente. Da questo incontro-scontro nascono gemme rare, preziose, vini di alto valore, a volte ruvidi ma di forte carattere.
Chi è Pilota Green, informazioni da sito
Pilota Green nasce nel 1980 come agenzia di marketing e comunicazione.
Puntando sull’innovazione, negli anni si è sempre evoluta in sintonia con i cambiamenti della società e delle tecniche comunicazionali. Oggi è una realtà professionale dal consistente know-how, duttile e sempre tesa al nuovo, che è andata via via specializzandosi nel marketing e nella comunicazione per il wine&food di qualità.
Opera per la commercializzazione e la promozione di tali prodotti e per la valorizzazione dei territori cui appartengono, organizzando opportunità di business e di promozione per le aziende che intendano implementare la propria attività commerciale sia in Italia che all’estero.
Dal 2003 si è specializzata nel settore dell’editoria e nell’organizzazione di eventi mirati alla promozione dei prodotti eno-gastronomici. Dal 2013, ha lanciato il progetto “Vini da Terre Estreme” con attività che prevedono l’edizione di Guide multimediali e workshop commerciali rivolti agli operatori di settore nel mercato domestico e internazionale.
Vallepicciola lancia la “nuova” linea Grandi Cru e va alla conquista del mondo.
Redazione
Nel cuore del Chianti Classico, Vallepicciola va alla conquista del mondo con la nuova linea “Grandi Cru”. Tre vini: Vallepicciola 2021 IGT Toscana Bianco Chardonnay 100%, Vallepicciola 2020 IGT Toscana Rosso Sangiovese 100%, Migliore’ 2019 IGT Toscana Rosso fondono l’amore per la tradizione, il desiderio di modernità, l’attenta cura e selezione delle uve in vigna.
Oasi d’eccellenza nel cuore della Toscana, Vallepicciola è una delle realtà vitivinicole più rappresentative del territorio senese con i suoi 107 ettari di vigneto che racchiudono tutta l’essenza di una regione abituata a stupire per arte, storia, cultura e tradizioni.
E a conquistare il mondo con l’infinita gamma di aromi e sapori che solo la ricchezza enologica della Toscana è capace di sprigionare. Da questo inestimabile patrimonio, Vallepicciola ha selezionato i suoi tre Grandi Cru con l’obiettivo di posizionarsi tra i primi a produrre vino di alta qualità nel mondo.
Le Tre Eccellenze di Vallepicciola rispondono ai nomi di il Vallepicciola 2021 IGT Toscana Bianco Chardonnay 100%, uno Chardonnay in purezza e di grande struttura, il Vallepicciola 2020 IGT Toscana Rosso Sangiovese 100%, un Sangiovese in purezza, vitigno principe della zona, combina alla perfezione struttura ed eleganza.
Infine, ma non ultimo, che completa la gamma dei Grandi Cru della cantina di Castelnuovo Berardenga il Migliore’ 2019 IGT Toscana Rosso, taglio bordolese, vendemmia 2019, tiratura molto limitata e fiore all’occhiello della cantina fondata da Bruno Bolfo e dalla sorella Giuseppina nel 1999 quando un ex convento di suore abbandonato venne trasformato in hotel di lusso.
«Vallepicciola è la mia entusiasmante sfida» spiega l’enologo e direttore generale Alessandro Cellai. «Qui risiede il mio modo di concepire il vino e nella linea dei Grandi Cru sono racchiusi quegli elementi che raccontano il territorio, il vitigno e l’anima di chi lo produce».
Vallepicciola 2021 IG
T Toscana Bianco Chardonnay 100% è uno Chardonnay in purezza forte di una interessante e loquace struttura. Invecchiato in barriques per 12 mesi con batonnage una volta al mese, il Vallepicciola Bianco Toscana 2021 si presenta di colore giallo paglierino a gradazione intensa, prima di concedere le sue note di albicocca, pesca e qualche sentore di ananas. Per Vallepicciola questo Chardonnay rappresenta il connubio perfetto tra ricchezza, eleganza e sapidità.
Colore rosso rubino intenso, note di ciliegia al naso, ma anche ribes e viola con sfumature di cioccolato fondente per il Vallepicciola 2020 IGT Toscana Rosso Sangiovese 100% ottenuto da uve Sangiovese 100%. 20 i mesi di invecchiamento e 4 di affinamento in bottiglia per la terza eccellenza di Vallepicciola capace di esprimere tutta la sua eleganza al palato grazie anche a una trama tannica perfettamente integrata. Lungo il finale con inaspettato retrogusto di note balsamiche.
Migliore’ 2019 IGT Toscana Rosso nasce tra i 370/430 metri di altitudine su un terreno calcareo con presenza di argilla, galestro e alberese. Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot sono le uve che lo compongono in eguale proporzione, in prevalenza provenienti dai vigneti Montrepoli, Poggione e Mordese.
Dopo la fermentazione in vasche di cemento a temperatura controllata, il vino prosegue l’invecchiamento per 24 mesi e completa il suo affinamento in bottiglia per altri 8. Rubino intenso, il suo colore e tra il ribes e l’amarena le tipiche note di degustazione, arricchite da tiepidi sentori di vaniglia. Morbido al palato e grande la struttura capace di sposare l’eleganza del Merlot con l’acidità dei Cabernet.
C’è tutto il cuore della Toscana; il verde delle colline e l’azzurro del cielo, ma anche il sapore intenso della tradizione che si stringe all’arte della innovazione in questi tre Grandi Cru di Vallepicciola con i quali l’azienda lancia la sua sfida: dalle terre del Chianti Classico alla conquista del mondo in termini di produttori di grandi vini di qualità.
Enoturismo e vendite in cantina: Divinea e Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana insieme per una giornata di formazione.
Redazione
L’impresa tecnologica Divinea e il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana insieme in prima linea per un evento formativo a beneficio dei soci del Consorzio sul tema dell’enoturismo e delle vendite diretta in cantina. Il titolo della giornata di formazione è “Come incrementare le vendite dirette e ottimizzare l’attività enoturistica” e ha come obiettivo quello di dare risposte concrete alle opportunità legate all’enoturismo e alle vendite dirette e di come queste possano decollare, sfruttando la tecnologia e l’innovazione digitale per il settore del settore vino.
L’evento gratuito su iscrizione è in programma venerdì 20 gennaio 2023 a Rocca di Frassinello, Gungiarico (Grosseto).
“Le cantine Italiane hanno un altissimo potenziale da esprimere, – sottolinea Filippo Galanti, Co-Founder & Chief Business Officer dell’impresa tecnologica Divinea – e la Maremma Toscana in particolare è un luogo con un immenso patrimonio vitivinicolo, naturalistico, storico e culturale.
Tuttavia, molte cantine non sanno ancora come sfruttare al meglio tutte queste risorse a disposizione per ottenere maggiori risultati di vendita ed ingaggio del cliente finale. Per questo siamo entusiasti di questa opportunità formativa che è nata tra noi e il Consorzio, che tutela una Denominazione prodotta su un territorio che è un vero gioiello per l’enoturismo italiano.
Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana nasce nel 2014 dopo il conferimento della DOC, oggi conta 443 aziende associate e ha raggiunto i 7 milioni di bottiglie prodotte all’anno. La DOC Maremma Toscana è al terzo posto per superficie vitata rivendicata tra le DOP toscane, dietro soltanto al Chianti e al Chianti Classico e vede impegnati nella produzione dei suoi vini tanti viticoltori locali piccoli e medi a fianco dei più blasonati nomi del panorama vitivinicolo nazionale.
Quali saranno gli argomenti di formazione?
La giornata sarà scadenzata da quattro temi principali pensati per approfondire e divulgare strumenti, dati e case history: enoturismo, vendite online e in cantina, CRM e analisi dei dati, marketing online e vendite direct to consumer. Nel focus dedicato all’enoturismo si approfondirà la gestione pre, durante e post visita, di come rendere più visibile le esperienze, portando esempi virtuosi di proposte enoturistiche.
Si parlerà quindi di come strutturare il punto vendita per incrementare le vendite e della raccolta dati in cantina nell’approfondimento sulle vendite online e in cantina. Riguardo il CRM si discuterà sulle motivazioni che dovrebbero portare una cantina a dotarsi di un CRM e si illustreranno alcuni esempi virtuosi. Infine, nell’intervento che riguarda il marketing online e le vendite direct-to-consumer, si spiegherà come impostare il piano editoriale in funzione degli obiettivi, condividendo esempi di campagne marketing e automation.
Per la registrazione le aziende del Consorzio possono registrarsi gratuitamente a questo link: https://winesuite.divinea.com/it/formazione-sul-territorio-maremma
Divinea, nata nel 2019, è l’impresa tecnologica specializzata in prodotti e servizi digitali per il settore vitivinicolo. L’obiettivo è quello di incentivare l’incontro tra le cantine italiane e i consumatori finali, attraverso tecnologie digitali disegnate per incrementare le vendite di vino dirette e migliorare l’esperienza d’acquisto dei consumatori finali. Wine Suite è la piattaforma di CRM e marketing sviluppata da Divinea e utilizzata da oltre 200 aziende vitivinicole.
È uno strumento unico e integrato che permette di: vendere più vino direttamente ai consumatori privati migliorare e personalizzare l’esperienza di acquisto del cliente sia in cantina che online risparmiare tempo nella gestione delle attività enoturistiche, dalla promozione alla vendita con pagamento online automatizzare la raccolta dati dei clienti per ingaggiarli e fidelizzarli attraverso attività di marketing mirato
Le vette oltre i 3.000 metri in Valle Aurina: una palestra naturale per gli amanti dello sport e contemporaneamente cornice da favola per chi vive la vallata a bassa quota.
Redazione
L’area vacanze Valle Aurina, in Alto Adige, è la meta ideale per trascorrere settimane bianche e soggiorni invernali in un ambiente autentico che fa sognare con le sue vette, i suoi paesaggi e la sua natura.
Un territorio di 630 chilometri quadrati, coronato da 83 vette oltre i 3.000 metri di quota, 75 chilometri di piste, 8 fantastiche piste da slittino, 50 chilometri di piacere fondistico e tantissimi sentieri da percorrere a piedi, con le ciaspole o magari su di una slitta trainata dai cavalli: sono questi i numeri che raccontano l’area vacanze Valle Aurina, la valle laterale più a nord dell’Alto Adige.
Immersa in un paesaggio di rara bellezza, dove vette maestose suscitano emozioni indescrivibili, l’area vacanze Valle Aurina è la meta ideale per i viaggiatori di tutte le età che amano la natura e le attività all’aria aperta: dalle più semplici escursioni a valle, adatte anche alle famiglie, alle salite scialpinistiche che permettono di raggiungere oltre 3.000 m di quota, tra pendii innevati e panorami sconfinati, sulle tracce di alpinisti che hanno fatto la storia, accessibili per tutto l’inverno e fino a maggio inoltrato.
Se chi visita la vallata e percorre i suoi sentieri a bassa quota è accolto come in un abbraccio da vette altissime che disegnano un panorama montano, colorandosi dall’alba al tramonto con sempre nuove sfumature, gli amanti dello scialpinismo possono conquistarne la cima attraverso innumerevoli vie. Henne, Faden e Achsel (letteralmente “gallina”, “filo” e “ascella”), sono alcuni dei nomi delle vette più apprezzate, o ancora Sasso Nero, Monte Lovello, Punta del Conio, da dove la vista spazia davvero lontano, anche oltre confine trovandosi proprio a contatto con l’Austria.
Un paradiso di relax e divertimento, per l’anima e il corpo, da vivere e assaporare in ogni dettaglio. Un territorio che lascia il segno e dove è facile sentirsi a casa, avvolti dalla quiete della natura, rigenerati da un’aria pura e sorpresi dalla bellezza che ogni autentico scorcio di questa valle può regalare.
Allo Chalet Gratznhäusl del wellness hotel Gassenhof, un soggiorno di privacy e romanticismo da vivere tra le mura del vecchio maso medievale.
Redazione
Si chiama Gratznhäusl ed è l’antico maso medievale, risalente al 1375, a cui la famiglia Volgger, proprietaria del 4 Stelle Superior Gassenhof, in Val Ridanna, ha donato nuova vita. Ristrutturato e rifornito dei migliori comfort, oggi lo chalet Gratznhäusl rappresenta il luogo ideale in cui trascorrere una vacanza di relax e intimità; un piccolo paradiso dove la riservatezza è assicurata così come l’alto livello qualitativo dei servizi che offre. Tra le sue antiche mura, la cura del dettaglio è sempre accurata e la quiete regna, inoltre, il contatto con la natura è costante non solo grazie alle vetrate che donano viste impagabili sui tipici panorami altoatesini, ma anche grazie ai materiali utilizzati.
Il 4 Stelle Superior Gassenhof, di proprietà della famiglia Volgger da generazioni, offre ai suoi ospiti la possibilità di trascorrere delle giornate di riposo e avvolti dalla tranquillità all’interno del suo chalet Gratznhäusl, struttura ricavata dall’antico maso di epoca medievale datato 1375 che conquista i visitatori per l’autenticità degli ambienti, l’attenzione verso i dettagli e la vista incantevole sui tipici paesaggi montani che regala la Val Ridanna. Non solo: i comfort sono di alto livello e il contatto con la natura è costante, sia dentro che fuori. Un vero angolo di paradiso che avvolge gli ospiti come un caldo abbraccio.
Lo chalet Gratznhäusl si trova a pochi passi dal 4 Stelle Superior Gassenhof: dopo una breve passeggiata di cinque minuti, il Gratznhäusl si presenta come un luogo incantato immerso nella natura, un’oasi di quiete e intimità che rispecchia appieno l’elevato standard qualitativo della struttura principale.
Fatto per lo più di legno e risalente all’epoca medievale, precisamente al 1375, questo chalet dallo stile rustico è stato totalmente ristrutturato alfine di offrire ai visitatori un’esperienza di lusso e relax unica. Lo chalet offre quattro spaziose suites di circa 50-55 mq ciascuna; tutte sono dotate di balcone e area soggiorno e, al loro interno, i materiali sono di origine naturale: legno, pietra e vetro qui si combinano assieme in una fusione che crea un’atmosfera calda e accogliente, caratteristiche tra le più tipiche dell’autentica ospitalità altoatesina.
Inoltre, la particolarità delle suite dello chalet Gratznhäusl è la presenza di una private spa con una cabina a raggi infrarossi da potersi godere in tutta tranquillità. I comfort sono numerosi: gli spazi ampi, la presenza di vasca da bagno o doccia, il calore delle antiche e tipiche stufe a legna da godersi assieme a una tazza di tè caldo o semplicemente ammirando il panorama. Chi desidera trascorrere la propria vacanza di relax tra le montagne dell’Alto Adige, avvolto dall’atmosfera invernale e magica che queste zone sanno offrire in questo periodo dell’anno, trova nello Chalet Gratznhäusl la soluzione ideale.
Gli ospiti che alloggiano in questa struttura, infatti, possono usufruire di tutti i servizi di alto livello proposti dall’Hotel Gassenhof, a partire dall’ampia e ricca area wellness di 3mila mq di superfice, divisa in Gassenbadl e Logen Spa, dove gli amanti del wellness possono godersi una piscina indoor, una Infinity pool esterna, nove saune, bagno turco, aree relax, yoga room e palestra attrezzata; infine, possono prendere parte al ricco programma di attività che, ogni settimana, viene pensato per soddisfare gli ospiti, non solo all’interno della struttura ma anche all’aperto, con escursioni e passeggiate.
La famiglia Volgger conferma, ancora una volta e con costanza da oltre 30 anni, l’elevato livello qualitativo che contraddistingue l’ospitalità nella propria struttura, diventata meta prediletta di altoatesini, italiani, tedeschi e non solo; un luogo in cui l’attenzione per il visitatore e il suo benessere è al primo posto e, soprattutto, dove ognuno si sente come a casa propria, coccolato da servizi di lusso.
La partenza al mattino presto mi mette sempre un “friccico ner core“, è l’emozione di raggiungere la metà, è l’attesa che prepara all’incontro, al fascino delle vette che si ergono imponenti e solitarie sulle nostre vite.
E quando sono arrivata in Alto Adige è stato come un bimbo alle prese con il suo primo giocattolo. Non sapevo dove guardare. Riflesso nei miei occhi il vasto scenario dei vigneti e dei frutteti immersi tra queste valli e maestose montagne, abitate e coltivate fino ad altezze e pendenze vertiginose, dominate da innumerevoli Tenute e Castelli.
Una fiaba in un quadro e il quadro in una fiaba.
La Strada del Vino
Il mio viaggio, che vi racconterò articolo dopo articolo, comincia sulla Strada del Vino, una delle più antiche d’Italia che serpenteggia pittoresca e accogliente ovunque l’occhio si posi. Alla scoperta della viticoltura altoatesina, ho attraversato il dolce ritmo della natura e i suoi paesini dislocati lungo il suo percorso totalmente “invaso” da vigneti e antiche Cantine.
Autenticità è la parola chiave di questa terra straordinaria.
È una strada che corre parallela al fiume Adige per 70 km attraverso località che hanno scritto la storia del vino, da Nalles a Salorno, lungo l’Oltradige fino ad arrivare alla Bassa Atesina. 4300 ettari coltivati a vite su un totale di 5114 che rappresentano l’83% dell’intero territorio vitivinicolo altoatesino.
Il Podere di “Linticlar”
Direttamente catapultata nelle tradizioni, la mia prima tappa è stata l’Azienda vitivinicola Schlosskellerei Turmhof, un tempo chiamata Podere di Linticlar citato per la prima volta in un documento del 1225.
Ad accogliermi calorosamente c’è Andreas, responsabile del settore enogastronomico che mi racconta “in italiano” (perché qui siamo sembra di essere in Italia) la storia di questa bellissima Tenuta antica.
Sabina e Christof Tiefenbrunner, figlio del Fondatore Herbert Tiefenbrunner, sono i titolari attuali dell’Azienda, giunti alla quinta generazione e da sempre viticoltori che hanno saputo unire le antiche tradizioni e lo spirito di innovazione, mantenendo la forte personalità dei loro vini e rispettando e proteggendo l’habitat naturale.
La Famiglia acquisisce la Tenuta nel 1908, ma la fondazione della Cantina risale al 1848 e questo la rende una delle tenute più antiche dell’Alto Adige.
Il Castello è suddiviso in una parte referenziale e una parte operativa: al posto della cantina storica prima vi erano le vecchie stalle e oggi rappresenta il tratto più antico risalente al 1200. Poi, nel corso degli anni, quando è aumentata la produzione, è stata creata la nuova cantina.
I vigneti dai 200 ai 1000 metri
Di proprietà totali sono circa 25 ettari situati tra Niclara, Cortaccia e Magrè ad altezze che vanno dai 200 ai 1000 metri s.l.m.
Dieci ettari circondano il castello distribuiti sia di fronte nella bassa valle a 200 metri, sia alle spalle della cantina fino ai 1000 metri. È lavorata maggiormente la fascia montuosa sopra i 700/800 metri, altitudini che permettono la coltivazione di una grande varietà di uvaggi e una grande varietà stilistica.
Poi ci sono i conferitori della zona che appunto conferiscono le loro uve e rappresentano ulteriori 54 ettari. Quindi 80 ettari in totale che vengono lavorati ogni anno.
A seconda dell’annata, la media di bottiglie prodotte all’anno è di circa 650.000, di cui 300.000 sono per l’export mondiale e l’80% rappresenta la produzione di vini bianchi.
A 1000 mt si trovano i vigneti del Müller Thurgau punta di diamante dell’azienda; da un lato della montagna sui 700 metri c’è l’altro Muller Thurgau e lato opposto sotto i 700 mt il Pinot Nero e il Sauvignon, areale ideale per queste due vitigni che non hanno bisogno di eccedere con spiccate note esotiche a renderli troppo pieni.
Tra le quattro linee aziendali, solo la selezione “Vigna” è un vigneto di locazione, le altre portano nomi che definiscono la fascia di produzione, la qualità di uvaggio e non sono determinate da singoli vigneti.
Le tre “Vigne”, Toren, Au e Feldmarschall sono nei pressi della Tenuta, mentre la Vigna Rachtl, è più lontano, a Nord, ai piedi del monte Sciliar. Sono dei Grandi Cru, i vini di punta dell’Azienda e sono coltivati su quattro singoli terreni diversi.
Ad esempio il pluripremiato Feldmarschall Von Fenner, il Müller Thurgau di circa tre ettari, cresce a 1000 metri di quota su un altopiano con alle spalle una collina molto assolata che fa da riscaldamento artificiale e con i venti che passano in maniera differente su ogni filare. Tant’è che in certe annate c’è una differenza nella maturazione dell’uva di quasi due settimane che richiede dai due ai quattro passaggi di vendemmia.
La bassa valle invece è la zona più calda dell’alto Adige ed è perfetta per il Cabernet Sauvignon della Vigna Toren che viene vendemmiato tardi, in autunno pieno, fine ottobre a volte inizi novembre.
La Doc Alto Adige permette soltanto la raccolta a mano delle uve.
Il carattere di questi vini dipende tutto dal clima mite e dai suoi terreni morenico calcarei, tendenzialmente argillosi in alcune zone, che donano una spiccata mineralità e una prorompente acidità, qualità comuni in tutta la gamma, soprattutto per i vini bianchi di alta quota.
I bianchi aromatici, gewurztraminer e Sauvignon un po’ più in alto, sono coltivati verso la bassa valle insieme ad alcune varietà a bacca rossa come il Lagrein, mentre il Cabernet Sauvignon e il Merlot delle altre linee crescono su una collina esposta a sud ben soleggiata tutto il giorno.
Il pinot nero è in alta quota, mentre lo Chardonnay a 350 metri su una media collina e poco più su il pinot bianco.
In valle i terreni sono più sabbiosi, meno spessi, costituiti da detriti morenici di fondo valle.
La sinergia tra l’antico e il nuovo
Andreas mi porta a visitare sia la parte antica della cantina, sia la parte nuova costruita recentemente per ovviare al forte aumento, ogni anno, della produzione.
Passando per il magazzino di stoccaggio mi viene spiegato che lo stemma della Famiglia Tiefenbrunner è diventato il simbolo esposto in etichettatura e rappresenta due cavalli a testimonianza dell’esistenza, in tempi remoti, in agricoltura, dei masi ognuno con uno stemma di famiglia.
A seconda della linea, l’utilizzo della barrique anche nei bianchi tendenzialmente non è impegnativo, infatti trattasi di barrique usate di quarto passaggio. Ci sono botti di rovere francese che hanno più di vent’anni. Se impiegate nuove barrique, l’affinamento è fino ad un massimo del 40% della massa anche sui vini bianchi. Tutti i legni sono di media tostatura.
Il nuovo ambiente di vinificazione
La nuova cantina, progetto iniziato nella primavera del 2020, è posizionata due piani sotto, circa dieci metri di profondità, ed è caratterizzata, principalmente dalla zona di fermentazione.
Prima la fermentazione era svolta in acciaio; ora il lavoro è più semplificato perché, a caduta libera, la materia prima scende direttamente dalle presse dei piani superiori nei serbatoi troncoconici Tulipe in cemento rivestiti all’interno da una particolare resina che migliora l’ossigenazione e vengono utilizzano sia per i bianchi sia per i rossi. Sono facili da pulire, molto comodi per controllare la temperatura in maniera efficace ed omogenea per tutto il processo fermentativo e hanno una grandezza che varia dai 45 ai 75 ettolitri.
Principalmente sono utilizzati lieviti selezionati, ma ci sono anche vini dove avviene la fermentazione spontanea come per esempio nello Chardonnay.
L’acciaio viene ancora utilizzato ma si sta passando gradualmente al cemento.
Dopo la fermentazione, i vini proseguono per l’affinamento che, a seconda della linea, cambia e può essere in acciaio, in cemento o in barrique.
Un terzo della produzione viene messo da parte, cioè non è in vendita da subito e continua l’affinamento in bottiglia uscendo sul mercato dopo dieci anni come annata storica. Quindi l’annata 2022, che solitamente fa un anno di barrique e due anni di bottiglia, uscirà nel 2035 come annata storica. Ovviamente sono vendite su prenotazione come anche per la selezione “Vigna” perché sono quantità piccolissime e sempre esaurite.
La storica cantina
Passiamo ad un altro lato dell’edificio dove si trova la cantina storica con le antiche vasche di cemento ancora in funzione e le sale con i soffitti a volta dove riposano le botti grandi e le barrique.
Inebriata dal profumo di mosto che emanano queste stanze, attraverso la vecchia cantina che mi porta tra passato e presente a ricordi e immagini di qualcosa che non so nemmeno io cosa sia, se ideale o reale, ma che si libera nella mente.
Scendo ancora su scale ripide, ad una profondità di otto metri, che portano ad un nicchia, una grotta bellissima costituita da roccia calcarea.
L’aria e la temperatura sono diverse qui. Ci sono 13/15 gradi costanti tutto l’anno con un’alta umidità, del 75/85%, con due cambi d’aria. Queste sono le condizioni perfette per la maturazione dei vini e per tenere sempre bello liscio il legno. Qui riposano in botti da 42 ettolitri i Cabernet Sauvignon che hanno un periodo di affinamento più lungo, cioè 24 mesi, e alcuni vini bianchi in barrique.
Davanti i miei occhi si dipana una nicchia piena di bottiglie datate e impolverate con un quadro che racconta la storia di un’entrata segreta di collegamento al castello.
Castrum Linticlar
Così chiamato all’epoca questo castello, non era solo una cantina ma anche una tenuta residenziale, costruita tra il 1200 e il 1300 in una posizione strategica importante per il controllo delle valli.
In quegli anni, i Vescovi del Tirolo e quelli del Trentino, si dichiararono guerra per il dominio del territorio e per questo fu edificata una fortezza, che oggi non c’è più, sulla collina alle spalle del castello e ad esso collegata tramite un tunnel sotterraneo lungo 150 metri.
Oggi questo tunnel è stato murato e la nicchia funge da riposo per una parte delle storiche bottiglie patrimonio della Cantina. La fortezza fu abbandonata nel momento in cui i Vescovi hanno suddiviso il territorio, ognuno dalla parte opposta delle sponde dell’Adige. Successivamente fu trasformata in un tribunale contadino con annessa prigione finché fu tutto murato e dimenticato.
La degustazione nel Bistrot Castel Turmhof
Accanto al castello c’è il punto vendita e il Bistrot, una sala molto accogliente dove Andreas mi fa accomodare per degustare l’assortimento disponibile dei loro vini.
La linea Classic MERUS
“Merus” è un termine latino che significa puro e questo è il concetto che si vuole trasmettere in questa linea esaltando le proprietà del frutto puro dell’uva e la sua naturale eleganza.
Questa linea è perfetta per capire bene l’essenza dell’uva che cresce in questa zona, con rese intorno ai 105/110 q/h, fermentazioni e affinamenti in cemento. Sono vini che vanno bevuti massimo entro 2/3 anni. A marzo dell’anno successivo la vendemmia, esce la nuova annata.
Pinot bianco 2021
Mostra al naso una profumazione intensa, chiaramente complice questo meraviglioso vitigno che esalta il frutto primario come la mela e la nota tropicale. Semplice e senza fronzoli.
Al palato è molto fresco ed elegante, con una bella acidità e un fruttato leggero accompagnati da note minerali che lo rendono ideale per un aperitivo. È una bevuta piacevole che richiama il secondo calice. Percepisco una leggera astringenza dovuta sicuramente al poco residuo, quasi come una lama sulla lingua. Notevole nella pulizia del palato.
Andreas mi racconta che il vino identitario è, per loro, il Pinot Bianco. Si beve durante gli aperitivi prima dei pasti, non ha una risonanza internazionale, non è molto venduto in Italia al di fuori dell’alto Adige, ma rappresenta il loro vino classico come se fosse un prosecco.
Sauvignon Blanc 2021
Un calice ancora più intenso del precedente, anche più aromatico, dove predominano freschezza e immediatezza del vitigno. Mostra vivacità con chiara presenza di note di erbe di montagna, di salvia e di ortica sua al naso sia al palato.
Qui saliamo di quota, per cui il vino presenta un’acidità marcata, una bella sapidità, con frutto primario. Ancora più verticale del pinot Bianco, più diretto sulla lingua, più secco, molto minerale, con intense note citriche.
Il tappo è lo Stelvin come la maggior parte delle bottiglie in degustazione.
Andreas mi racconta che dal 2008 sono stati progressivamente sostituiti i tappi di sughero con i tappi a vite; un lavoro protratto nel tempo perché dieci anni fa c’era ancora il pregiudizio sulla qualità di un vino legata alla sua chiusura.
La linea Selection TURMHOF
“Turmhof” è il nome proprio del Castello riportato in etichetta. Gli uvaggi sono simili alla linea Merus ma sono vini che hanno una certa importanza per quanto riguarda l’affinamento, provengono da vigneti selezionati che raggiungono i 900 metri di altitudine, con rese inferiori (90 q/h). Sono vini più strutturati, più corposi, che utilizzano botti di legno per un anno circa ed hanno un bel potenziale di evoluzione da tre a cinque anni.
Vengono immessi sul mercato nella primavera del secondo anno.
Sauvignon Blanc 2020
Suadente è il termine che designa questo calice che al naso colpisce con i suoi sentori classici di pietra focaia e di peperone verde. Equilibrato, piacevolmente fresco e minerale.
Parte della fermentazione e la malolattica avvengono nel legno grande, l’altra parte in cemento. Sta sui lieviti della fermentazione per l’intero periodo di affinamento.
Per cui risulta più rotondo, più corposo, più largo e avvolgente al palato. Affina e riposa 10 mesi in legno grande e 5 mesi in bottiglia; ha un’ottima acidità, provoca una prolungata salivazione e ha un grande potenziale di evoluzione dai 5 ai 7 anni.
Moscato giallo 2020
Caratteristica è la sua elegante aromaticità sia all’olfatto sia al palato, un’uva spettacolare da pasto, abbinabile con molti cibi territoriali ma anche crostacei, aragosta, gamberi. Inconfondibile la nota di noce moscata e i suoi aromi di agrumi. Un calice con una struttura fine, fresco e ben bilanciato su tutto il palato.
Non è un vitigno proprio tipico della zona, utilizzato soprattutto per fare vini dolci, ed è raro trovarlo nella versione secca.
È un vigneto storico che l’enologo Stephan Rohregger ha conservato e dedicato, non essendo amante dei vini dolci, alla produzione esclusiva di questa bottiglia.
Un prodotto di nicchia prodotto in 4000 bottiglie.
Pinot Noir 2020
Siamo nella zona classica dedicata proprio a questo vitigno che si trova 700 mt slm, altitudine giusta per avere vini secchi, non troppo marmellatosi e alcolici.
All’olfatto presenta un bel bouquet di frutta fresca, more, lamponi e ciliege. Sensazioni gustative di frutta rossa in amalgamate in perfetta sintonia con le note di tabacco.
Affina dieci mesi tra legno nuovo grande e barrique di secondo e terzo passaggio e 5 mesi di riposo in bottiglia. Morbido e pieno, ancora molto giovane ma con una notevole personalità e struttura.
Cabernet Sauvignon 2020
Questo è un vigneto coltivato in collina con esposizione a Sud, a 300 mt slm, con il sole che batte tutto il giorno e favorisce una tarda vendemmia e una maturazione ottimale per l’uva.
Le sue dolci note di ribes e more percepite al naso, avvolgono tutta la bocca. I tannini eleganti regalano potenza ed eleganza per un finale decisamente armonico e persistente.
Affina dieci mesi tra legno grande e barrique come il pinot nero. È un vino da dimenticare in cantina per almeno 5 anni.
Con i suoi 60 gr/l di residuo zuccherino, non è il classico vino dolce da abbinare al dessert ma si abbina facilmente a dei piatti particolari tipo foie gras, formaggi molto stagionati, formaggi muffati tipo Stilton o Roquefort con crosta amara, strudel di mele.
Un calice d’oro di frutta secca, fiori, agrumi, miele in armonia tra loro dal naso al palato. È un vino forte, corposo, strutturato, piccante, speziato. Un bellissimo connubio tra dolcezza e acidità checreagala un finale saporito e succoso.
Le linee terminate: la Selection LINTICLARUS
“Linticlarus” è la selezione Riserva con rese molto basse, siamo sui 40/50 q/h, vini che maturano totalmente in barrique per 12 mesi, ulteriori 6 mesi in legno grande e affinamento di 12 mesi in bottiglia.
La linea Selection VIGNA: Grand Cru
In etichetta possiamo trovare menzionate quattro vigne: Rachtl, Feldmarschall Von Fenner, Vigna Au, Toren.
Ogni singolo vigneto ha un affinamento diverso.
Il Rachtl Sauvignon Blanc Riserva fa Tonneau e legno più grande; Il Feldmarschall Müller Thurgau fa cemento e legno grande; il Vigna Au Chardonnay Riserva fa barrique per il 40% nuove e il Toren Cabernet Sauvignon Riserva fa solo barrique di primo passaggio.
E tutt’intorno, come per incanto, le acque dello stagno circondano il Castello. Caverne, grotte, laghi e isole immerse nella natura e animate da statue di figure umane e animali che sono lì a contemplare la bellezza e ad accogliere noi in terra straniera.
Così in primavera e per tutta l’estate potrò sedere fuori, nel cortile adiacente al parco del Castello godendomi la natura, alla luce delle lanterne, e assaggiando i prodotti locali da abbinare a questi meravigliosi vini altoatesini.
La seconda edizione de “L’Altra Toscana” chiuderà la Settimana delle Anteprime a Firenze il 17 febbraio 2023 al Palazzo degli Affari.
Dodici DOP e IGP presenteranno le nuove annate raccontando quella Toscana del vino diversa che va ad arricchire la proposta vinicola della regione.
L’Altra Toscana del vino ancora unita nel presentare le nuove annate a giornalisti e operatori del settore. Nella giornata del 17 febbraio si terrà – a Palazzo degli Affari a Firenze – la degustazione dei vini delle DOP e IGP Carmignano, Chianti Rufina, Colline Lucchesi, Cortona, Maremma Toscana, Montecucco, Orcia, Suvereto e Val di Cornia, Terre di Casole, Terre di Pisa, Toscana, Valdarno di Sopra.
Una compagine di realtà per raccontare una Toscana enologica diversa fatta di Denominazioni che arricchiscono, con punte di qualità alternative, l’offerta vinicola regionale. Nella prima edizione oltre 330 etichette sono state degustate e ci si aspetta un numero importante anche per l’appuntamento del 2023. In definizione un paio di masterclass e percorsi tematici – con diversi focus – per facilitare l’assaggio, che andranno ad articolare il programma della giornata.
“Il progetto è ambizioso e originale, perché unendoci vogliamo far emergere – in tutto il loro valore – le innumerevoli diversità che ci caratterizzano, spiegando terroir e vitigni, tecniche di produzione rispettose e in armonia con l’ambiente, talvolta sartoriali, raccontando la natura e la sua biodiverstà, la storia e le tradizioni di una regione famosa in tutto il mondo che ha ancora tanto da proporre”, spiega Francesco Mazzei alla guida della Associazione L’Altra Toscana e presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana.
Protagonisti saranno tutti questi territori più “nascosti”, dove la vite si coltiva da secoli e dove, accanto agli storici produttori locali, nomi blasonati dell’enologia italiana portano nei calici qualità e identità, incuriosendo sempre più gli appassionati ed il mercato.
Come di consueto la Settimana delle “Anteprime di Toscana” verrà inaugurata da PrimAnteprima, l’evento promosso da Regione Toscana insieme alla Camera di Commercio di Firenze e organizzato da PromoFirenze e Fondazione Sistema Toscana. PrimAnteprima 2023 è in programma la mattina di sabato 11 febbraio presso il Cinema La Compagnia di Firenze.