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  • Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante di Salerno 2024

    Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante di Salerno 2024

    L’arte antica di fare ristorazione di tradizione, di territorio e di passione: Vicolo della Neve

    Di Gaetano Cataldo

    Di ristoranti scintillanti, strafighi e iperbolici ne troverete una vagonata in Italia, ma è raro trovarne di così ricchi di storia da poterci scrivere un manuale di gastrosofia sociale e nel novero di quei pochi, potete contarci, ci ritroverete per certo il Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante, in quel di Salerno, nel cuore storico della città campana.

    Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante di Salerno 2024, foto dell'autore
    Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante di Salerno 2024, foto dell’autore

    La notizia, dopo la chiusura del 2021 a causa della pandemia virale, è che il Vicolo della Neve ha riacceso i fornelli sabato 25 maggio scorso e la riapertura, come potrete leggere di seguito dalla dichiarazione dei nuovi imprenditori, è tutta un programma:

    “Volevamo dare nuova vita alla storia ma soprattutto volevamo restituire ai salernitani radici e viscere che passano attraverso una cultura gastronomica che ricorda la semplicità delle mani delle nonne e di chi Salerno l’ha vissuta con sguardo attento e infinita saggezza. Il Vicolo è di tutti, è il filo rosso tra la città e chi la ama incondizionatamente. Vogliamo intraprendere un vero e proprio viaggio nel passato”.

    Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante di Salerno 2024, foto dell'autore
    Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante di Salerno 2024, foto dell’autore

    È stata una giornata che tutti i salernitani ricorderanno, perché un faro luminoso, tra i più vivi nel panorama gastronomico cittadino, torna ad inondare di luce un quartiere e frantuma le ombre di una malinconia che si avvertiva dalla improvvisa chiusura, privando la città granata di un suo importante riferimento, pure perché esso ha da sempre costituito un luogo per celebrare non soltanto il semplice piacere della tavola, bensì per essere una viva rappresentazione della vita cittadina, indipendentemente dall’estrazione sociale.

    Complimenti a chi, per la vita, se lo ricorderà davvero questo giorno e cioè Fiorenzo Benvenuto, Gerardo Ferrari e Marco Laudato, compagni di cordata coraggiosi in questa nuova avventura imprenditoriale, i quali promettono di alla città di Salerno un pezzo della sua storia, facendolo con orgoglio e commozione, tenendo fede alla tradizione golosa, tramandata da “Sciacquariello” e da “Peppiniello”, irriducibili deus ex machina del Vicolo della Neve ed artefici indiscussi del successo di questo locale.

    Ai tre fieri gestori va anche il merito di aver attinto dalla memoria civica locale, con grande commozione della cittadinanza, i tantissimi aneddoti di cui il Vicolo è protagonista, proprio come in una collana verbale di Antropologia.

    Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante di Salerno 2024, foto dell'autore
    Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante di Salerno 2024, foto dell’autore

    Facciamo un salto nel tempo, entro le mura dell’antica Salerno, patria indiscussa della prima università ante litteram, facendo appello alla memoria collettiva salernitana che qui, con il Vicolo della Neve, diventa un cammino in equilibrio tra storia e leggenda: infatti, è inconfutabile che sia il Vicolo della Neve abbia costituito da sempre il baluardo gastronomico della città di San Matteo per tutto il ‘900, ma si narra che esistesse già nel XIV secolo, durante il periodo aragonese, per quanto altre fonti vorrebbero sia stato fondato, più verosimilmente, attorno al ‘700.

    Certo è che, nell’antica Salerno, questo locale prende il nome dal vicolo dove, poco più di un secolo fa, si vendeva anche la neve per gli usi più disparati, neve utile tanto ai pescivendoli che ai vinai, con in mezzo il core business dell’arte della pizza e della cucina popolare.

    Come detto prima però, non soltanto piatti tipici e tonde fumanti appena sfornate: tra i tavoli del Vicolo della Neve sono passate intere generazioni di letterati e politici, di saltimbanchi e sensali, attori e prostitute, artisti e clerici, operai e dottori, ecco perché ha costituito un condensato del genius loci salernitano, ove andavano stratificandosi culture, mestieri e condizioni economiche, tra le più disparate, di un’umanità trasversale che si riversava lietamente, ferocemente e appassionatamente tra i tavoli, affamata com’era di buon cibo e di viverlo come pretesto per socializzare, per forza o per piacere, per come si stava stretti.

    Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante di Salerno 2024, foto dell'autore
    Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante di Salerno 2024, foto dell’autore

    Tra le pietanze che andavano per la maggiore c’erano quelli appartenenti alla cucina più squisitamente popolare del Sud e cioè pasta e fagioli, parmigiana di melanzane, peperoni imbottiti, polpette al sugo, calzoni con le scarole e la cotica di maiale, pietanze che ricevevano la carezza termica di un forno a legna, per non parlare della milza e del baccalà con le patate. Ma il vero condimento erano gli ospiti che, famosi o meno, industriali piuttosto che operai, diventavano tutti protagonisti e teatranti di un unico grande spettacolo che la vita tuttavia era e continua ad essere.

    Tra le armi segrete del nuovo Vicolo c’è la signora Maria Caputo, nonna di Gerardo Ferrari, che in fatto di tradizione se ne intende e, nella funzione di consulente gastronomica, certo darà qualche dritta a Marco Laudato, chef del “Vicolo della Neve” che saprà certo attirare l’attenzione con i profumi invitanti del ragù, della genovese e della lardiata.

    Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante di Salerno 2024, foto dell'autore
    Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante di Salerno 2024, foto dell’autore

    Tra gli illustri ospiti merita doverosa menzione Clemente Tafuri, famosissimo pittore, che dipinse le pareti della pizzeria, di cui la rappresentazione dell’Inferno costituisce solo una parte dell’intera opera, oggi appartenente alla famiglia Carro, i vecchi proprietari del “Vicolo della Neve”, gestito
    da Matteo Bonavita a partire dagli anni ’70.

    Immancabilmente citiamo Alfonso Gatto, poeta ed habitué della storica locanda, attraverso i versi che le dedicò:

    “Il vicolo aveva nel gancio l’insegna contrabbandiera del c’era una volta il lontano racconto del tempo che fu. Straniero, se passi a Salerno in una notte d’inverno di luna a mezzo febbraio, se vedi il bianco fornaio che batte le mani sul tondo di quella faccia cresciuta, ascolta venire dal fondo degli anni la voce perduta. L’odore di menta t’invita, la tavola bianca, la stanza confusa dall’abbondanza. In quell’odore di forno per qualche sera la vita si scalda con le sue mani e quegli accordi lontani del tempo che fu”.

    Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante di Salerno 2024, foto dell'autore
    Vicolo della Neve, antica pizzeria e ristorante di Salerno 2024, foto dell’autore

    Hanno presenziato a questo lieto evento il governatore Vincenzo De Luca, quindi Vincenzo Napoli, primo cittadino di Salerno, Alfonso Amendola, professore di Sociologia dei Processi Culturali presso l’Università degli studi di Salerno, Massimo Cerulo, professore di Sociologia all’Università Federico II di Napoli, Marco Russo, presidente dell’associazione “Tempi Moderni”, Yari Gugliucci, regista e attore, Corrado De Rosa, psichiatra e scrittore, e tantissimi esponenti del mondo della cultura e del giornalismo locale e regionale con, inoltre, i “Neri per Caso”.

    La celebrazione della mattinata ha poi lasciato spazio ai preparativi per la serata: attorno alle 19:00, si è aperto nuovamente il sipario per l’inaugurazione del Vicolo della Neve e la folla che si contava è stata il vero metronomo per questa location dove la “salernitanità” si identifica.

    Gaetano Cataldo F&B Manager, docente di Sake, giornalista pubblicista, assaggiatore di salumi e sommelier professionista.
    Gaetano Cataldo F&B Manager, docente di Sake, giornalista pubblicista, assaggiatore di salumi e sommelier professionista.

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  • Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura in Condizioni Estreme

    Di Carol Agostini

    L’evento “Terre Estreme” si è confermato uno degli appuntamenti più significativi del 2024 nel panorama enogastronomico italiano. Questa manifestazione ha celebrato i vini prodotti in condizioni estreme, mettendo in risalto le sfide e le peculiarità della viticoltura in territori difficili e promuovendo una profonda connessione tra il vino e il territorio, sottolineando l’importanza della biodiversità e della sostenibilità.

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, locandina da sito
    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, locandina da sito

    Il Concept di Terre Estreme

    “Terre Estreme” si è focalizzato sui vini che nascono in aree con condizioni ambientali particolarmente impegnative, come terreni ripidi, altitudini elevate, climi severi o suoli poveri. Questi vini rappresentano il risultato di una viticoltura eroica, dove il lavoro dei vignaioli si fonde con la natura in un rapporto di rispetto e valorizzazione del territorio.

    Collegamenti con il Territorio

    La manifestazione si è svolta in diverse località italiane note per la loro viticoltura eroica, come la Valtellina, le Cinque Terre, il Trentino e la Sicilia. Questi territori offrono un panorama variegato di tradizioni vitivinicole che rispecchiano la diversità del paesaggio italiano. La scelta delle location non è stata casuale: ogni area ha rappresentato un esempio di come la viticoltura possa adattarsi e prosperare in condizioni estreme, creando vini unici e di alta qualità.

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica,foto vigne cantina Walter De Battè
    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica,foto vigne cantina Walter De Battè

    Attività e Programma

    L’edizione 2024 di “Terre Estreme” ha offerto una serie di attività pensate per coinvolgere sia gli appassionati di vino che i professionisti del settore. Tra gli eventi principali ci sono stati:

    Degustazioni Guidate: Masterclass con esperti sommelier e produttori che hanno guidato i partecipanti alla scoperta delle caratteristiche uniche dei vini estremi. Queste sessioni hanno offerto una panoramica sui metodi di produzione, le varietà di uve utilizzate e le peculiarità organolettiche di questi vini.

    Conferenze e Workshop: Seminari tematici su argomenti come la sostenibilità, la biodiversità e le tecniche innovative di viticoltura. Questi incontri hanno visto la partecipazione di ricercatori, agronomi e viticoltori che hanno condiviso le loro esperienze e conoscenze.

    Visite ai Vigneti: Tour guidati nei vigneti delle regioni ospitanti, permettendo ai visitatori di vedere da vicino le condizioni estreme in cui queste vigne crescono e di incontrare i produttori locali.

    Abbinamenti Enogastronomici: Esperienze culinarie con chef rinomati che hanno creato menu abbinati ai vini estremi, esaltando le caratteristiche di ogni vino attraverso piatti preparati con ingredienti locali.

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, foto vigneti di Villa Corniole
    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, foto vigneti di Villa Corniole

    Presenze e Partecipazione

    L’edizione 2024 è stata ricca di partecipazioni, con la presenza di oltre 100 produttori provenienti da diverse regioni d’Italia e dall’estero. Tra questi, ci sono state cantine famose per la loro produzione in condizioni estreme, come le aziende vinicole delle Cinque Terre, note per i loro terrazzamenti sul mare, e quelle della Valtellina, con i loro vigneti situati su pendii ripidissimi.

    L’evento ha attirato numerosi appassionati di vino, giornalisti, enologi e operatori del settore, rendendo “Terre Estreme” un’occasione imperdibile per networking e scambio di idee. Inoltre, la manifestazione è stata aperta al pubblico, offrendo a tutti la possibilità di scoprire e apprezzare i vini estremi attraverso degustazioni e attività didattiche.

    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, foto vigneti di Val di Scalve
    Terre Estreme 2024: Un Trionfo della Viticoltura Eroica, foto vigneti di Val di Scalve

    Sostenibilità e Innovazione

    Un tema centrale di “Terre Estreme” è stata la sostenibilità. Molti dei produttori partecipanti adottano pratiche di agricoltura biologica e biodinamica, cercando di ridurre l’impatto ambientale e preservare la biodiversità del territorio. Durante l’evento, sono stati presentati progetti innovativi volti a migliorare la resilienza delle vigne e a promuovere una viticoltura sostenibile.
    Conclusione

    “Terre Estreme 2024” è stato un evento di grande importanza per il mondo del vino, mettendo in luce la passione e la dedizione dei viticoltori che lavorano in condizioni difficili. Questo appuntamento non ha solo celebrato i vini estremi e i territori da cui provengono, ma ha rappresentato anche un’opportunità per riflettere su temi cruciali come la sostenibilità e la biodiversità. Per chi ama il vino e la natura, “Terre Estreme” è stata un’occasione unica per scoprire e degustare vini straordinari e per approfondire la conoscenza di un settore in continua evoluzione.

     

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    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito evento: https://www.vinidaterrestreme.com/

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  • Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi

    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi

    Un Viaggio attraverso la Memoria Gustativa: Un Intreccio di Storia, Cultura e Psicologia

    Di Carol Agostini

    La memoria gustativa, quella capacità di ricordare sapori e odori nel tempo, è un fenomeno affascinante che attraversa le barriere del tempo e dello spazio. È una porta verso il passato, un ponte che collega esperienze sensoriali con ricordi, emozioni e identità culturali. Per comprendere appieno la complessità di questa capacità umana, è necessario esplorare le sue radici storiche, culturali e psicologiche, oltre a considerare i collegamenti con i nostri sensi, il corpo e la chimica del cervello.

     

    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto da internet
    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto da internet

    Memoria Gustativa: Un Viaggio nel Tempo

    Per comprendere la memoria gustativa, dobbiamo risalire alle sue radici storiche. L’antica Roma, ad esempio, considerava il banchetto non solo un momento di nutrimento fisico, ma anche un’occasione per celebrare la vita e la cultura. I ricchi banchetti romani erano una sinfonia di sapori, con piatti elaborati e spezie esotiche che stimolavano i sensi e lasciavano un’impronta duratura nella memoria dei commensali.

    Ancora più indietro nel tempo, nelle antiche civiltà dell’Oriente, la cucina era considerata un’arte sacra, capace di unire il corpo, la mente e lo spirito. Le spezie come la cannella, il cumino e lo zenzero non solo conferivano sapore ai piatti, ma anche proprietà curative e simboliche. Questi antichi popoli comprendevano già l’importanza di associare i sensi con l’esperienza umana e la memoria.

    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto da internet
    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto da internet

    Cultura e Tradizione: Le Radici della Memoria Gustativa

    La memoria gustativa è strettamente intrecciata con la cultura e la tradizione culinaria di un popolo. Ogni piatto tradizionale racconta una storia, tramandata di generazione in generazione attraverso sapori e odori. Ad esempio, il curry indiano evoca le spezie del subcontinente, mentre il sushi giapponese porta con sé l’essenza del mare e delle terre fertili.

    Le feste e le celebrazioni sono spesso accompagnate da cibi e bevande specifiche, creando legami emotivi con ricordi e momenti speciali. È così che una fetta di panettone può riportare alla mente le riunioni natalizie in famiglia o un piatto di paella può trasportare immediatamente nella calda atmosfera della Spagna.

    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto da internet
    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto da internet

    Sensi e Corpo: Il Ruolo dell’Esperienza Sensoriale

    La memoria gustativa non è isolata, ma è parte integrante di un complesso sistema sensoriale. Oltre al gusto, sono coinvolti l’olfatto, il tatto e persino la vista nella creazione di ricordi legati al cibo. Il suono del frizzling di una bistecca sulla griglia, il profumo invitante di una torta in forno, la sensazione croccante di un pane appena sfornato: tutti questi elementi si combinano per creare esperienze sensoriali memorabili.

    Il legame tra cibo e emozioni è profondo e complesso. Studi psicologici hanno dimostrato che i ricordi legati al cibo possono influenzare il nostro umore e il nostro comportamento. Ad esempio, il consumo di cibi confortanti può alleviare lo stress e l’ansia, poiché attivano ricordi positivi legati all’infanzia e alla sicurezza.

    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto di Carol Agostini
    Memoria gustativa 2024, la curiosità di usare i sensi, foto di Carol Agostini

    La Chimica della Memoria Gustativa

    A livello chimico, la memoria gustativa è legata all’attività neurale nel cervello. Quando assaggiamo un cibo, le molecole chimiche presenti stimolano le cellule recettoriali nella nostra bocca e nel nostro naso, inviando segnali al cervello. Qui, queste informazioni vengono elaborate e memorizzate attraverso complessi processi neuronali.

    Gli studi sul cervello hanno dimostrato che la memoria gustativa è strettamente correlata all’ippocampo e alla corteccia prefrontale, aree del cervello coinvolte nella memoria e nel pensiero decisionale. Queste regioni cerebrali sono responsabili della conservazione dei ricordi legati al cibo e della loro evocazione in risposta a stimoli sensoriali.

    La memoria gustativa è molto più di un semplice ricordo di sapori e odori; è un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, un intreccio di storia, cultura e psicologia. Attraverso i nostri sensi e il nostro corpo, il cibo diventa una finestra sulla nostra identità e sulle nostre esperienze. Esplorare la memoria gustativa ci permette di apprezzare la complessità della mente umana e di connetterci con le nostre radici culturali in modi profondi e significativi.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

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  • Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale

    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale

    ASSAGGI, salone dell’enogastronomia laziale, ci porta allo show cooking di Alain Rosica, grande curiosità!

    Di Cristina Santini

     

    Si è da poco conclusa, con ottimi risultati, la terza edizione di Assaggi – Salone dell’Enogastronomia Laziale di Viterbo, la kermesse delle eccellenze del nostro territorio e dei numerosi eventi collaterali.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice

    Tra le tante attività alle quali abbiamo partecipato, abbiamo dedicato uno spazio allo show cooking dello Chef Alain Rosica del Ristorante Belvedere dal 1933 situato a Frascati (RM), dal titolo “La profonda identità delle radici”.

    Un titolo, quello dell’incontro, a tema data la provenienza dal Venezuela dello Chef che si è portato un bagaglio di ricordi, sapori e conoscenze, e approdato ai Castelli Romani, la sua cucina si è contaminata con il nuovo ambiente. La matrice genetica, la biodiversità di una grande Capitale come Caracas, la cucina e la storia geologica castellana si fondono in un mosaico complesso e affascinante, un viaggio culinario, omaggio alla storia personale e alla passione per la cucina, un ponte tra due mondi che si incontrano in un piatto.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, show cooking
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, show cooking

    Il viaggio che abbiamo intrapreso con Alain e Matteo è stato il riflesso di questa storia bellissima:

    “E’ un’emozione e un onore rappresentare un territorio così vicino a Roma e così complesso. Al ristorante Belvedere, al centro di Frascati, abbiamo trovato una dimensione locale importante, in questi tempi riuscire ad avere questo nesso con il territorio, così quotidiano, è l’unica chiave che possiamo utilizzare per avere la stagionalità invece che la grande distribuzione, quindi il fruttarolo della piazza, il pastificio o il nostro macellaio di fiducia, i formaggi come la ricotta che ci viene consegnata calda.

    Quest’anno facciamo 25 anni di attività e conserviamo ancora alcuni dei nostri fornitori storici.
    Qui oggi abbiamo portato un piatto che rappresenta una unione di culture, siamo andati anche molto indietro nel tempo, a cogliere l’essenziale di quello che è quel territorio che circonda Roma, la Roma di un tempo che ritroviamo nell’agnello, nelle erbe spontanee di campagna e nel pecorino.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, degustazione prodotti
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, degustazione prodotti

    La cucina romana è fatta di ingredienti poveri e la sua evoluzione nei secoli è stata arricchita da contaminazioni virtuose e influenze regionali, ne è un chiaro esempio l’unione gastronomica giudaico-romana. Come anche le spezie, gli amidi di riso, il pepe oggi utilizzato tanto nella nostra alimentazione.

    In questa preparazione si è mantenuta l’identità locale castellana, con l’impiego di un formaggio, stravecchio, di un produttore di Grottaferrata e l’agnello in bianco, una preparazione certamente di provenienza abruzzese-laziale. Un tipo di carne che richiama le origini abruzzesi da parte paterna, perché il papà era di Guardiagrele, dove Alain ha vissuto per alcuni anni conservando questo forte legame, anche contadino, con il territorio.

    “Ragionandoci abbiamo voluto proporre un piatto antico, dai sapori e dalle radici antiche, di queste parti prima che arrivasse la cultura dell’antica Roma con tutto ciò che si è portata dietro, ovvero quello che mangiavano le comunità autoctone dei Castelli, prima che arrivasse la Roma imperiale raccontando per alcuni versi anche la biodiversità territoriale.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, degustazione piatto
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, degustazione piatto

    Arriviamo al nostro meraviglioso e buonissimo piatto: si tratta di una sfoglia particolare, una pasta di grano antico saragolla, un po’ amaro, utilizzata per comporre i cappellacci che sposano perfettamente la dolcezza della carne di agnello con fonduta di pecorino e salsa di melograno e l’aggiunta di erbe amare spontanee e uvetta. C’è complessità ma anche tanta bontà in questo delizioso piatto, con il cumino tostato a corredo che lega perfettamente con la carne, insieme a chiodi di garofano, pepe, cannella, dal tocco orientale come le origini dello Chef, tutte spezie dell’antica Roma, ma anche del Nord Africa e del bacino del Mediterraneo. Un piatto dal sapore delicato, dove ogni ingrediente è riconoscibile e ben integrato, con gli aromi speziati a dominare la scena. Una riduzione lenta di melograno, senza zuccheri, quasi neutra, a colorare e condire con maestria la pietanza.

    L’utilizzo del succo, secondo noi, ha colto l’essenza finale del piatto, un elemento poco utilizzato in cucina che invece sarebbe appropriato reinserire nella nostra cultura perché regala tanta aromaticità, molto usato ad esempio nella gastronomia dei balcani. Profumi inebrianti provengono dai formaggi e dalle erbe aromatiche che compongono la ricetta, soprattutto dalle misticanze ripassate con l’uvetta.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, show cooking
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, show cooking

    Dulcis in fundo, i cappellacci, prima di essere serviti, sono stati tostati un pochino – quasi mai mantecati nel loro sugo, come racconta Alain – per dare più intensità aromatica e croccantezza al palato. Si vuole, a ragion veduta, esaltare la fragranza dell’impasto e creare una specie di “dumpling”.

    “Abbiamo utilizzato le ossa, che oggi nei ristoranti è difficile trovare, per fare il fondo. E’ un piatto che ha quel gusto e quel ricordo di una volta perché nelle ricette tradizionali bisogna ritrovare la nonna, la mamma.”

    Una storia importante che si riflette nelle proposte, quei ricordi di Alain, della sua nonna in Venezuela che cucinava e si riscaldava con le braci in quel paesino a 1800 metri di altitudine lontano dal clima torrido di Caracas. E la casa in Italia, quella connessione indissolubile con il nostro Paese sin da piccolo dove passava le feste insieme al papà.
    Ma la crisi economica che stravolse la Nazione, portò tutti a spostarsi e ricominciare da capo.

    Ciò nonostante, è affascinante come le tradizioni e i dialetti possano creare una relazione così profonda con un territorio.
    Frascati è davvero un gioiello. La sua atmosfera pittoresca e il legame con la tradizione culinaria italiana lo rendono un luogo unico. La famiglia che gestisce il ristorante sembra aver fatto un ottimo lavoro nel preservare queste tradizioni e creare un’identità autentica. È sempre bello vedere come la cultura locale si intrecci con la cucina e l’ambiente circostante creando sinergie.

    “Viviamo in cucina, facciamo cucina, un lavoro di ricerca sui prodotti, sulle materie prime, di identità ma anche di amore. E quindi il nostro pecorino non sarà mai del supermercato come anche una bottiglia di vino non arriverà dalla grande distribuzione, questo per dare al nostro ospite un servizio completo”.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto da sito ristorante
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto da sito ristorante

    Lo Chef Rosica ci racconta del suo “Belvedere dal 1933” che già dal nome possiamo intuirne la posizione.

    “Abbiamo in mente di allargare un po’ la sala anche all’esterno, dove abbiamo una veranda permanente. E vogliamo renderla fruibile anche d’inverno. L’estate invece si apre alle Terrazze proprio dall’altra parte. Abbiamo una cucina sempre stagionale, ma un po’ più leggera d’estate per il grande numero di persone, cercando sempre una formula comunque che mantenga la qualità nei nostri piatti.
    Altro piccolo progetto, sarà quello di inserire una cottura un po’ più primitiva. Tornare proprio alla semplicità e ai profumi veri della cucina, questa voglia di rimettere le erbe spontanee al centro, di ritrovare l’olio quello giusto. Insomma si è alzata moltissimo la soglia di attenzione sulla materia prima, e siamo anche fortunati di essere fuori in campagna, ci aiuta tantissimo questa vicinanza al produttore e questa conoscenza del suo lavoro.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini

    Ad accompagnare il piatto di Alain, un calice di Roscetto in purezza prodotto dall’Antica Cantina Leonardi di Montefiascone (VT), i cui vigneti sono esposti sulle colline vulcaniche del Lago di Bolsena. Una realtà enologica nata agli inizi del ‘900 dalla passione di un giovane imprenditore che, innamorato della sua terra e del vino, ha piantato le basi per quella che è diventata la più storica e prestigiosa cantina del luogo.

     

    Luce del Lago – Lazio Igp Roscetto 2022 affinata in acciaio

    Il Trebbiano giallo, localmente chiamato Roscetto per via della colorazione degli acini rosata anziché dorata in fase di maturazione, presenta un bouquet delicato di note fruttate come la pesca e l’albicocca, accompagnate da erbe aromatiche che lasciano una bocca fresca, leggera nella struttura e armonica.
    Il suo sorso minerale e deciso, dall’acidità spiccata, si sposta sulla dorsale agrumata, sulle note fumé, di pietra focaia che rendono tutta l’esperienza degustativa gradevole e di ottima morbidezza con un finale lievemente ammandorlato.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini

    Un successo accertato l’abbinamento con la pasta nel mix dei suoi ingredienti, concedendoci l’esaltazione al gusto della riduzione e delle sue erbette integrate alle note aromatiche e fruttate del vino. Un vino che esalta il piatto lasciando la bocca pulita e ben appagata.

     

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito evento: https://www.assaggisalone.com/

    Sito ristorante: https://www.belvedere1933.com/ 

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  • Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024

    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024

    La Storia della Birra: Dalle Origini Antiche all’Era Moderna, Birrificio Vojo

    Di Carol Agostini

    Antiche Radici Mesopotamiche ed Egiziane

    La birra, bevanda dalle origini millenarie, è strettamente legata alla storia, alla religione e alla cultura euroasiatiche. Le sue tracce risalgono a circa 5000 anni fa, nella Mesopotamia, culla della civiltà, dove Sumeri e Assiri producevano una bevanda fermentata a base di cereali, considerata un precursore delle birre moderne. In quest’area, si narra che esistessero più di 20 tipologie di birra, ciascuna con caratteristiche uniche di diffusione e sapore. La birra aveva anche un significato rituale e religioso, utilizzata durante i funerali e offerta alle divinità per garantire il riposo dell’anima dei defunti. Si racconta che persino la dea della vita Ishtar traesse potere dalla birra.

    Dalla Mesopotamia, la birra si diffuse anche in Egitto, dove trovò ampio spazio grazie alla fertilità delle piantagioni lungo il Nilo. Conosciuta come “zithum”, era una bevanda dal sapore intenso, aromatizzata con luppolo e considerata sia alimento che medicina. Si narra che fosse data ai bambini durante lo svezzamento, quando le madri non avevano latte. La presenza della birra in Egitto influenzò anche la cultura ebraica, come testimoniato da citazioni nei testi sacri riguardanti l’esodo dall’Egitto, durante il quale gli Ebrei consumarono birra insieme al pane senza lievito.

    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, La Mesopotamia immagine da Wikipedia
    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, La Mesopotamia immagine da Wikipedia

    L’Epoca Classica: Grecia e Roma

    Nell’antica Grecia, l’uso del vino era vietato durante alcune festività e manifestazioni sportive, portando gli antichi Greci a importare la birra dall’Egitto e dalla Mesopotamia. Questa bevanda divenne particolarmente comune durante le celebrazioni in onore della dea delle messi, Demetra.

    In Italia, furono gli Etruschi a introdurre la birra e il vino, trasmettendo poi queste tradizioni ai Romani. Il nome “birra” deriverebbe dal latino “bibere” (bere), evidenziando le radici linguistiche comuni. Mentre i Romani ampliavano il loro dominio, la birra iniziò a diffondersi tra le popolazioni dell’Europa centrale, come Germani e Celti. Quest’ultimi, stanziati principalmente in Gallia e Britannia, attribuivano alla birra poteri leggendari di immortalità.

    Il Medioevo: Monasteri e Innovazioni

    Durante il Medioevo, la birra divenne la bevanda predominante nei monasteri del nord e centro Europa. La sua produzione divenne oggetto di rigore e ricerca, con l’introduzione di nuovi ingredienti come il luppolo. La birreria dell’abbazia di Weihenstephan, fondata nel 724, rappresenta uno dei primi esempi di produzione monastica. In Baviera, nel 1516, venne promulgato l’Editto della Purezza, stabilendo che la birra potesse essere prodotta solo con malto d’orzo, acqua e luppolo.

    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, foto da sito
    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, foto da sito

    L’Era Moderna: Innovazione e Industrializzazione

    Con la rivoluzione industriale dell’Ottocento, la produzione di birra conobbe grandi innovazioni. Furono introdotte macchine e strumenti che automatizzarono e migliorarono la produzione. La scoperta del lievito responsabile della fermentazione, da parte di Anton Van Leeuwenhoek nel 1680, e lo sviluppo della tecnica per la riproduzione dei lieviti selezionati da parte di Emil Christian Hansen nel 1883, segnarono importanti passi avanti.

    Il Novecento vide l’affermazione della birra industriale, con grandi industrie che presero il sopravvento sulle piccole birrerie locali. Tuttavia, negli ultimi anni, c’è stato un rinnovato interesse per la birra artigianale e per le tradizioni birrarie, con una crescente valorizzazione culturale e turistica della birra in tutto il mondo.

    Gli studenti della classe quarta S dell’Istituto Professionale Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera di Asiago hanno vissuto un’ emozionante avventura di scoperta e degustazione insieme al birrificio Vojo di Stefano Oliviero e agli esperti Mario Pegoraro e Carol Agostini. La giornata, organizzata con il sostegno della Professoressa di sala Francesca Crescenzio, ha suscitato grande interesse ed entusiasmo tra i ragazzi, che hanno partecipato attivamente all’evento.

    Un viaggio sensoriale attraverso lieviti, orzo, malto e tanto altro ha arricchito il percorso di apprendimento degustativo intrapreso dai ragazzi da alcuni mesi, con il sostegno del Dirigente Dott. Roberto Polga e del referente dell’istituto, Professor Giovanni Mastronardi.

    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, un'etichetta di birra degustata, foto da sito
    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, un’etichetta di birra degustata, foto da sito

    La Passione e la Vita di Campagna: La Storia di VOJO e di Stefano Oliviero

    Nel cuore della campagna italiana, tra le onde di grano e i profumi della natura, sorge un’impresa che porta con sé il fervore di una passione antica: VOJO, un birrificio artigianale che ha aperto le sue porte al mondo il 18 ottobre 2022, ma la cui storia affonda le radici nel terreno fertile delle esperienze e della dedizione.

    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, Stefano Oliviero, foto da sito
    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, Stefano Oliviero, foto da sito

    Stefano, il fondatore di questa oasi birraria, incarna l’essenza stessa di VOJO. La sua passione per la birra e per la vita rurale ha plasmato ogni aspetto di questo progetto, trasformando un sogno in una realtà vivida e appagante.

    Tutto ebbe inizio un anno prima dell’apertura ufficiale, il 15 ottobre 2021, quando VOJO cominciò a prendere forma dopo un lungo periodo di esplorazione nel mondo delle birre artigianali. Nonostante le dimensioni ridotte, l’idea di gestire il birrificio come un’attività familiare, seguendo le antiche tradizioni agricole, era ben radicata nell’animo di Stefano.

    L’ingrediente principale delle loro creazioni, l’orzo, veniva coltivato direttamente sulle terre circostanti e trasformato in malto presso una cooperativa italiana. Questo legame con la terra e con le radici agricole costituiva il cuore pulsante di VOJO, conferendo autenticità e unicità ad ogni sorso delle loro birre.

    Ma la creatività di Stefano e del suo team non si fermava qui. Oltre all’orzo, il luppolo, con la sua capacità di conferire amarezza e aroma, era una presenza costante in tutte le loro produzioni. Tuttavia, ciò che rendeva davvero speciali le birre di VOJO era la loro audacia nel sperimentare con ingredienti insoliti, come radicchio, fragola, albicocca e altri ancora, per dare vita a gusti sorprendenti e in continua evoluzione.

    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, Stefano Oliviero, foto da sito
    Birrificio Vojo a scuola per educare a degustare nel 2024, Stefano Oliviero, foto da sito

    L’impegno e la passione di Stefano per questo progetto sono evidenti fin dai suoi primi passi nel mondo della birra. Il suo amore per la vita di campagna e per la birra è nato sin da giovane, unendo la sua anima a questa missione anche quando le risorse erano limitate. Fu durante un viaggio in Inghilterra, dopo una partita di rugby, che la sua passione per la birra si accese definitivamente, diventando una fiamma che avrebbe illuminato il suo cammino per sempre.

    Dopo anni di esperienza come birraio casalingo e un periodo di lavoro nel settore alimentare, Stefano decise di fare ritorno alle sue radici e dare vita al progetto VOJO. Con il supporto della sua famiglia e dei suoi stretti collaboratori, si immerse anima e corpo nella costruzione del birrificio, trasformando un sogno in una struttura solida e vibrante.

    Ma dietro ogni grande progetto ci sono persone, legami e connessioni che ne costituiscono il cuore pulsante. La famiglia di Stefano, con i suoi legami profondi e le sue interazioni, si colloca al centro di questa avventura. Perché, per Stefano e per il team di VOJO, l’essenza stessa di questo progetto è la crescita collettiva, il vivere in simbiosi con la propria comunità.

    La Storia della Birra: Dalle Origini Antiche all'Era Moderna, Birrificio Vojo, la famiglia, foto da sito
    La Storia della Birra: Dalle Origini Antiche all’Era Moderna, Birrificio Vojo, la famiglia, foto da sito

    Questa non è solo una storia di successo imprenditoriale, ma un racconto di passione, dedizione e amore per la vita. VOJO non è solo un birrificio, ma un luogo dove l’autenticità e la creatività si fondono per dare vita a esperienze uniche e indimenticabili. E mentre il tempo scorre e nuove sfide si presentano all’orizzonte, una cosa è certa: la fiamma della passione di Stefano e del suo team continuerà a brillare, illuminando il cammino di coloro che scelgono di sollevare un bicchiere di VOJO e brindare alla vita.

    Le birre degustate durante il corso e la giornata con il Birrificio Vojo, foto dell'autrice
    Le birre degustate durante il corso e la giornata con il Birrificio Vojo, foto dell’autrice

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  • Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024

    Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024

    Immaginare un febbraio caldo ed accogliente nella campagna toscana fa già viaggiare con i pensieri e con il palato. E allora perché non viaggiare e volare davvero verso Valdarno, Tenuta Sette Ponti?

    Di Marco M. Marcialis

    La risposta è sì! Tenuta Sette Ponti è un’azienda vitivinicola creata dalla visione illuminata e lungimirante del dott. Antonio Moretti Cuseri, che dopo i grandi successi nel mondo della moda e dello stile made in Italy ha voluto, alla fine degli anni ’90, investire nella sua più grande passione: il vino!

    Nei primi giorni di febbraio, sono stato invitato dalla famiglia Moretti Cuseri a visitare le tenute di famiglia e conoscere il loro concetto di accoglienza e ospitalità. Un tour composto da tre giorni di piena immersione tra Valdarno, Bolgheri ed Arezzo.

    Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024, foto di Marco M. Marcialis
    Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024, foto di Marco M. Marcialis

    Si inizia con il benvenuto di Alberto ed Amedeo Moretti Cuseri, che tra stile e modernità conducono l’azienda sui più prestigiosi palchi internazionali. Villa Crognolo ci accoglie in modo regale presso la Vigna dell’Impero, dalle cui vecchie e nobili viti viene ottenuto l’omonimo sangiovese in purezza.

    Stile, rigore e accuratezza nella gestione delle vigne e delle zone di lavorazione, aprono le porte al primo tasting che, partendo dalla loro moderna visione del Chianti Vigna Pallino, cede il passo ai must dell’azienda come il Crognolo e poi gli iconici e pluripremiati Oreno e Sette, vere gemme che spiccano tra i super tuscan. Il tasting nell’accogliente e storica dimora prosegue davanti ad un grande caminetto acceso per poi dare spazio ad un aperitivo tra salumi di cinta senese e cena in pieno stile toscano che consente degli abbinamenti straordinari.

    Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024, foto di Marco M. Marcialis
    Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024, foto di Marco M. Marcialis

    Da Valdarno si prosegue a Bolgheri, dove la via Bolgherese mi ha lasciato senza parole per lo stupore e la meraviglia di ogni #winelover nel percorrere questo viale di memoria carducciana. La visita alle vigne di Orma apre la discussione su un territorio come quello di Bolgheri così amato e agognato. L’amore e l’agonismo verso Bolgheri vengono resi liquidi nei calici dei vini prodotti ad Orma, da un Vermentino fresco e sapido fino ad arrivare al ricercatissimo ed esclusivo Aola di Orma.

    Il tour tocca anche una parte storico-culturale che, passando dal Ponte Buriano famoso per essere stato dipinto da Leonardo Da Vinci sullo sfondo della Gioconda, arriva fino al centro di Arezzo, che respira e vive di grande arte ed enogastronomia.

    Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024, foto di Marco M. Marcialis
    Tenuta Sette Ponti, un viaggio in Valdarno 2024, foto di Marco M. Marcialis

    Questo è stato un viaggio personale e magnifico con cui la famiglia Moretti Cuseri ha voluto farmi vivere un sogno toscano durato tre giorni e per questo rivolgo loro un immenso “Grazie”!

    Marco Fabio Maria Marcialis sommelier e wine-Trainer siciliano
    Marco Fabio Maria Marcialis sommelier e wine-Trainer siciliano

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  • Esse Percorsi Sostenibili 2024, le Angels custodi del gusto

    Esse Percorsi Sostenibili 2024, le Angels custodi del gusto

    Chef Laura Marciani: Ambasciatrice del Turismo Enogastronomico con Alessandra Manunza e Anna Rita Matta in “Esse Percorsi Sostenibili”

    Di Carol Agostini

     

    Nel panorama culinario italiano emerge con forza la figura di Laura Marciani, capocuoca maglianese nota a livello nazionale, che ha recentemente lanciato un ambizioso progetto di turismo enogastronomico denominato “Esse percorsi sostenibili”. L’evento di presentazione si è svolto il 29 febbraio al Polo Culturale di Nepi, riunendo persone, professionisti e amministrazioni locali con l’obiettivo di creare una sinergia tra economia dei territori e occupazione.

    “Per valorizzare un territorio, è essenziale esaltarne le qualità collaborando attivamente con i professionisti, le persone e le amministrazioni locali”, afferma con determinazione Laura Marciani.

    Esse Percorsi Sostenibili 2024, le Angels custodi del gusto, le tre Angels Chef Laura Marciani, Alessandra Manunza e Anna Rita Matta
    Esse Percorsi Sostenibili 2024, le Angels custodi del gusto, le tre Angels Chef Laura Marciani, Alessandra Manunza e Anna Rita Matta, foto di Elisa Moretti

    Il progetto “Esse percorsi sostenibili” si basa su quattro pilastri fondamentali: valorizzare gli asset locali prodotti – luoghi – persone creando un legame sociale tra produttori, cittadini e visitatori; creare sinergia tra economia locale e occupazione attraverso progetti di empowerment e formazione per l’inclusione lavorativa nel settore dell’ospitalità; realizzare eventi in chiave sostenibile per potenziare la visibilità e l’attrattività turistica; coinvolgere clienti e ospiti in scelte sostenibili.

    All’evento hanno preso parte esperti del settore della ristorazione, dell’ospitalità e del turismo. Tra le innovazioni culinarie proposte, spicca il “piatto che scrocchia”, un piatto 100% biodegradabile e commestibile, che ha suscitato interesse e curiosità per la sua originalità.

    Al fianco di Laura Marciani hanno collaborato l’Istituto Omnicomprensivo “Sandro Pertini” di Magliano Sabina, l’Hotel Ristorante degli Angeli e l‘artista Marco Marciani, confermando così l’importanza della collaborazione tra settori diversi per il successo di iniziative volte a valorizzare il patrimonio enogastronomico italiano.

    Esse Percorsi Sostenibili 2024, le Angels custodi del gusto, le tre Angels Chef Laura Marciani, Alessandra Manunza e Anna Rita Matta, foto di Carol Agostini
    Esse Percorsi Sostenibili 2024, le Angels custodi del gusto, le tre Angels Chef Laura Marciani, Alessandra Manunza e Anna Rita Matta, foto di Carol Agostini

    Alla Scoperta dell’Hotel Ristorante degli Angeli: Un’oasi enogastronomica tra Magliano Sabina e Nepi

    Nel cuore della suggestiva cittadina di Magliano Sabina, circondata da colline verdissime e paesaggi mozzafiato, sorge l’incantevole Hotel Ristorante degli Angeli. Questo gioiello dell’ospitalità, gestito con passione e maestria, rappresenta una vera e propria oasi per gli amanti della buona cucina e del relax.

    L’Hotel Ristorante degli Angeli non è solo un luogo dove soggiornare, ma una destinazione culinaria imperdibile. Il ristorante, guidato da chef esperti e creativi, propone piatti raffinati che esaltano i sapori autentici della tradizione locale, utilizzando ingredienti freschi e di alta qualità provenienti dai territori circostanti. Dai piatti di pasta fatta in casa alle prelibatezze della cucina tipica sabina, ogni boccone è un viaggio attraverso le eccellenze enogastronomiche del territorio.

    Esse Percorsi Sostenibili 2024, le Angels custodi del gusto, le tre Angels Chef Laura Marciani, Alessandra Manunza e Anna Rita Matta, Elisa Moretti, Sindaco Giulio Falcetta di Magliano Sabina, foto di Carol Agostini
    Esse Percorsi Sostenibili 2024, le Angels custodi del gusto,  Chef Laura Marciani,  Elisa Moretti, Sindaco Giulio Falcetta di Magliano Sabina, foto di Carol Agostini

    Ma non è solo la gastronomia a rendere speciale l’esperienza presso l’Hotel Ristorante degli Angeli. L’atmosfera accogliente e l’eleganza delle camere, arredate con gusto e attenzione ai dettagli, regalano momenti di relax e benessere ai suoi ospiti, rendendo il soggiorno un’esperienza indimenticabile.

    Magliano Sabina, con le sue antiche vie lastricate e i suoi borghi medievali, è il perfetto scenario per un viaggio nel tempo, alla scoperta delle tradizioni e della cultura enogastronomica sabina. Qui, tra una passeggiata tra gli ulivi e una visita alle cantine locali, è possibile assaporare i prodotti tipici della regione, come l’olio extravergine d’oliva DOP Sabina e i vini pregiati delle colline circostanti.

    Esse Percorsi Sostenibili 2024, le Angels custodi del gusto, le tre Angels Chef Laura Marciani, foto di Carol Agostini
    Esse Percorsi Sostenibili 2024, le Angels custodi del gusto, le tre Angels Chef Laura Marciani, foto di Carol Agostini

    E proprio a pochi chilometri da Magliano Sabina, si trova Nepi, pittoresca cittadina ricca di storia e tradizione, che ha ospitato l’evento di lancio del progetto di turismo enogastronomico “Esse percorsi sostenibili” ideato dalla rinomata chef Laura Marciani. In questo incantevole contesto, tra le mura del Polo Culturale, esperti del settore, professionisti e amministrazioni locali si sono riuniti per promuovere la valorizzazione dei prodotti tipici e dei territori circostanti, attraverso iniziative volte a creare una sinergia tra economia locale e occupazione.

    L’Hotel Ristorante degli Angeli, insieme a Magliano Sabina e Nepi, rappresenta dunque un’eccellente destinazione per chi desidera immergersi nell’arte culinaria e nella cultura enogastronomica del territorio sabino, vivendo esperienze uniche e indimenticabili.

    Esse Percorsi Sostenibili 2024, Carlo Zucchetti e Francesca Mordacchini Alfani, foto di Carol Agostini
    Esse Percorsi Sostenibili 2024, Carlo Zucchetti e Francesca Mordacchini Alfani, foto di Carol Agostini

    Le E C C E L L E N Z E presenti all’evento che hanno esposto e fatto assaggiare a tutti gli ospiti i loro prodotti artigianali:

    Traldi Olio Extra Vergine Oliva -Azienda agricola Litta Ortaggi km zero – Cipolla di Nepi – Ferreli il Pane Tradizionale della Sardegna – Zafaran Cuore Rosso di Nepi – AIF Associazione Italiana Fitoalimurgia – Terre di Faul – La Pizzicheria Brunetti – Opificio 13 -La Spiga d’Oro- Dieci Ristorante di Chef Jordan Giusti – Polo Culturale L’acquedotto di Nepi – Il Casaletto Chef Marco Ceccobelli – Frogga Emozioni in Foto – La Cisterna del Marchionato di Luca Ingegneri – Il Colombario Liquoreria Artigianale Giovese – Apicoltura Monte Soratte- La Tenuta dell’inconcludente

    Tenuta Ronci di Nepi – Ristorante a Modo Mio Chef Riccardo Mattoni & Daniele Di Giannantonio – Nepi Consiglio dei Giovani – Istituto Sandro Pertini di Magliano Sabina – Sapore Chef Gabriele Amicucci – Hotel Ristorante degli Angeli – Formaggi Chiodetti – Tenuta il Radichino Fratelli Pira – Vivaio Borgo Verde -Pasta Fanelli -Azienda Agricola Luca Di Piero – La Madeleine Cantina Umbra -Acqua di Nepi – Sapori di ieri Azienda Agricola Bio – Arte Marco Marciani – DJSet Ivan CAP Klubasic

    Esse Percorsi Sostenibili 2024, Chef Laura Marciani, Avv. Giovanni Bartoletti, Sindaco Giulio Falcetta, foto di Carol Agostini
    Esse Percorsi Sostenibili 2024, Chef Laura Marciani, Avv. Giovanni Bartoletti, Sindaco Giulio Falcetta, foto di Carol Agostini

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  • Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani

    Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    Di Cristina Santini

    L’Irpinia, terra campana, è un territorio dalle valenze ambientali e paesaggistiche notevoli, caratterizzato da una bellezza naturale che affascina chiunque vi ponga lo sguardo.

    Deve il suo nome agli Irpini, in latino Hirpis, una tribù di stirpe sannitica e di lingua osca, Hirpus in osco ossia lupo, che abitava in epoca preromana vaste zone dell’Appennino campano.

    La leggenda narra che un lupo avrebbe guidato gli Irpini fino alle terre in cui essi si sarebbero poi insediati.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano
    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    La Regione, che ospita la più alta concentrazione di vigneti, è circondata da valli ed alture, attraverso le quali si inerpicano numerosi fiumi e torrenti. L’orografia del territorio, con altitudini comprese tra i 300 e i 1800 metri sul livello del mare, contribuisce a creare microclimi unici che variano a seconda delle zone e consentono di produrre differenti tipologie di vini.

    In particolare, il versante Tirrenico, che è quello più adatto alla viticoltura, è montuoso e discontinuo, ricco di vegetazione e di acque, con terreni di origine argilloso-calcarei e vulcanici che hanno beneficiato dell’attività effusiva delle tre zone vulcaniche circostanti: il Vulture, il Vesuvio e i monti del casertano. Nel corso dei secoli, l’accumulo di diversi strati di cenere e lapilli ha dato vita a depositi tufacei e arricchimenti in minerali.

    L’area vitata è suddivisa in due zone: una che costeggia il fiume Calore, dove l’Aglianico regna sovrano; l’altra, sulle colline attraversate dal fiume Sabato, è più favorevole ai vitigni a bacca bianca. Sui suoli di arenarie, in pendenza media, prospera l’antico vitigno Greco, mentre il Fiano è allevato su terreni leggeri e profondi di origine vulcanica.

    In questo luogo, dove le idee hanno preso forma e qualcosa di straordinario è nato, Francesco De Stefano, un giovane imprenditore irpino, ha dato vita nel 2017 al progetto dell’azienda vitivinicola Vini De Stefano. Guidato dalla passione per la propria terra e l’enologia e seguendo le orme del nonno, ha creato un’azienda dinamica e innovativa con l’obiettivo di produrre vini di alta qualità con una forte attenzione alla tradizione e all’autenticità del territorio.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano
    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    Venti ettari di terreno coltivati su questa generosa e fertile terra, producono circa 70.000 bottiglie all’anno. Attualmente, la distribuzione è principalmente a livello nazionale, ma con un occhio rivolto al mercato internazionale, in particolare in paesi come Giappone, Germania e Svizzera.

    L’Irpinia è stata riscoperta grazie all’enologo Antonio Mastroberardino che ha dimostrato come la combinazione di metodi tradizionali e tecnologia moderna possa creare vini di alta qualità e nel tempo ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) per tre vini di fama internazionale: Taurasi, Greco di Tufo e Fiano d’Avellino.

    Esploriamo allora con attenzione la selezione completa dei vini bianchi e rossi di Francesco De Stefano con le nostre considerazioni di rito:

    FREJA, Falanghina Igt 2022, il cui nome si rifà ad una dea dall’aspetto elegante e raffinato e dall’indole coraggiosa e determinata, veneratissima dai popoli nordici.

    Ha un impatto olfattivo elegante con sentori di frutta bianca esotica, pesca gialla, note agrumate e con una leggera nota alcolica. Si percepiscono anche sentori di miele e un leggero tocco floreale. La beva è piacevole, con un’acidità spiccata che risalta all’inizio e si conclude con un dolce finale. Tuttavia, sembra che l’equilibrio sia ancora sbilanciato verso l’acidità, probabilmente per la sua giovane età, ma allo stesso tempo è un vino che rimane a lungo in bocca, lasciando sensazioni e sapori che persistono dopo averlo degustato.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano
    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    ADAMAS, in latino diamante, attribuito al Greco di Tufo Docg 2022 che, proprio come il minerale di origine naturale più duro che si conosca, è in grado di resistere nel tempo. Il suo processo di vinificazione e affinamento è identico agli altri bianchi.

    Profumo intenso e gradevole della mela golden, fiori di camomilla e del rosmarino appena colto. il sapore fresco e seducente che si posa sul palato, come un bacio leggero è giunto a noi senza perdere il suo fascino.

    Ma c’è di più. La freschezza spiccata che si fa strada, come una brezza mattutina e la nota minerale aggiungono ulteriore complessità insieme alle intriganti trame di pietra focaia. È come se avessimo assaporato un pezzo di eternità, racchiuso in una fragranza.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano
    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    APIA’, Fiano di Avellino Docg 2022 che porta il nome dell’uva di una vigna antica che originariamente era chiamata “uva apiana” e della città di Apia del Peloponneso. Furono proprio gli abitanti di questa città i fautori della nascita di questo vitigno a bacca bianca. La sua vinificazione avviene con una pigiatura a grappoli interi, una malolattica svolta parzialmente e un affinamento di un anno in silos di acciaio.

    E’ un vino intrigante e complesso. Origano, fiori di campo, pesca gialla e un carattere minerale e vulcanico si fondono in un bouquet aromatico. La lunghezza e la balsamicità sono accompagnate da una piacevole acidità e freschezza bilanciate. La salivazione importante invita ad un altro sorso che insieme all’elemento erbaceo aggiunge un tocco di natura. Si caratterizza per la sua sbalorditiva beva e godibilità che può migliorare nel tempo.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano
    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    SALUBER è il nome scelto per l’Irpinia Campi Taurasini Doc 2019, per omaggiare la salubrità di questa terra.

    La sua vinificazione consiste nella macerazione per 12 gg circa, starter di lieviti autoctoni e malolattica svolta completamente in legno. Affinamento in barrique di rovere francese per tre anni e 4 mesi in bottiglia.

    Questo Aglianico in purezza, situato nei dintorni dei fiumi irpini, regala un aroma intrigante e coinvolgente di fico, prugna e rosa, una sfumatura di vaniglia che si fa strada amalgamandosi alla nota speziata di liquirizia conferendo profondità al vino.

    La struttura sembra promettente, l’acidità vivace, mentre i tannini potrebbero aver bisogno di un po’ più di tempo per ingentilirsi. Si fa notare con una presenza decisa e una lunga persistenza in bocca. In definitiva, abbiamo tra le mani un vino degno di nota che ha ancora spazio per evolversi e rivelare ulteriori sfaccettature.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano
    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    CORTICI’, Irpinia Aglianico Igt 2021, un rosso energico e vigoroso le cui uve provengono dai vigneti allevati su una collinetta nota come “Coticimolo” tra i Comuni di Contrada e Montoro. Passa il suo tempo affinandosi in barrique per dieci mesi e sei mesi bottiglia.

    Il bouquet intenso e profumato come la rosa violetta e la fragranza dei frutti rossi maturi, concentrati come more, prugne, e ribes promette un’esperienza sensoriale avvolgente. Al sorso, l’eleganza si manifesta con ciliegia, tannini setosi e un’acidità perfettamente bilanciata. Questo vino è fresco, godurioso, persistente e armonioso. Una bella bevuta per gli amanti del vino, da gustare con piacere.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    TAURASI, Aglianico Docg 2019 nasce da uve attentamente selezionate nei vigneti allevati sui pendii del Calore, del Sabato e dell’Ofanto. Affina in tonneaux e barrique di Allier nuove di media tostatura per quattro anni e ulteriore riposo in bottiglia.

    Il naso, attraente e intenso, danza tra le sensazioni di marmellata di more, ribes nero e un tocco di put pourri.

    Il sorso super avvolgente, come un abbraccio caloroso, richiama la beva come una melodia che si ripete nella mente. Il calore si fonde con i tannini e l’acidità creando un equilibrio armonioso. Un mix di caffè tostato, cioccolato fondente e speziatura leggermente piccante gioca con un legno ben integrato, molto gradevole che lascia un segno indelebile. Ha grande potere di invecchiamento, come un libro che si apre lentamente nel tempo.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice
    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice

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    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito cantina: https://www.vinidestefano.eu/

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése

    Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése

    Eccellenze nel Bicchiere a Terre di Toscana 2024 in Versilia

    Di Adriano Guerri

     

    Nei giorni 24 e 25 marzo 2024 a Lido di Camaiore, all’interno degli splendidi saloni dell’Hotel Versilia Lido I Una Esperienze si è svolta con grande soddisfazione sia per i produttori sia per i visitatori la 16°edizione di Terre di ToscanaEccellenze nel Bicchiere “.

    Vela all' ingresso della Kermesse, articolo: Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése, foto dell'autore
    Vela all’ ingresso della Kermesse, articolo: Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése, foto dell’autore

    Vi erano presenti oltre 140 espositori provenienti da ogni angolo di Toscana con oltre 700 etichette in degustazione. Questa fantastica kermesse viene ben organizzata da AcquaBuona.it. Come suggerisce il nome l’evento è dedicato totalmente a tutte le denominazioni della regione Toscana. I vini in degustazione erano tutti di eccellente qualità, proporrei un focus sui vini della denominazione “Vernaccia di San Gimignano“, dei 5 produttori presenti. Alcuni cenni su l’enclave, anticipano l’analisi sensoriale dei vini degustati a Lido di Camaiore.

    La Vernaccia di San Gimignano è una gemma enologica italiana nella terra dei vini rossi, è stato il primo vino italiano ad ottenere la denominazione di origine controllata nel 1966, seguentemente nasce il Consorzio della Vernaccia che contribuirà fortemente a dare nuovo entusiasmo per la produzione di qualità, conseguendo nel 1993 la meritatissima Docg. San Gimignano è una ridente cittadina che si trova nella parte nord-ovest della provincia di Siena.

    Dichiarata dall’ Unesco World Heritage, nota in tutto il globo per le sue torri medievali, che le hanno valso l’epiteto di Manhattan del Medioevo. In questo meraviglioso lembo di Toscana si producono anche ottimi vini rossi, ma la produzione maggiore è riservata alla Vernaccia che da disciplinare si deve realizzare rigorosamente con almeno un 85% dell’ omonimo vitigno. Ciò nonostante, molti produttori optano per l’ ottenimento in purezza. Un vino bianco italiano dotato di una apprezzabile capacità d’ invecchiamento, incentivo convincente per essere prodotto anche nella tipologia ” Riserva “. Un vino che gode di fama planetaria, dovuto alla sempre più crescente riscontro qualitativo.

    San Gimignano e le sue Torri medievali, articolo: Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése, foto dell'autore
    San Gimignano e le sue Torri medievali, articolo: Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése, foto dell’autore

    Ecco i vini:

    Vernaccia di San Gimignano Lyra 2021 Il Palagione – Colore giallo paglierino brillante, al naso arrivano sentori di fiori di campo, pesca, susina, cedro e mandorla, al palato è avvolgente ed appagante.

    Vernaccia di San Gimignano Riserva Ori 2021 Il Palagione – Di un bel colore giallo giallo dorato luminoso, al naso libera sentori di nettarina, zafferano, mango, papaya, ananas e mandarino, sorso avvolgente, fresco, saporito, armonioso e lunghissimo.

    Sito di riferimento: https://www.ilpalagione.com/

    Vernaccia di San Gimignano Lyra 2021 Il Palagione, articolo: Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése, foto dell'autore
    Vernaccia di San Gimignano Lyra 2021 Il Palagione, articolo: Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése, foto dell’autore

    Vernaccia di San Gimignano Riserva 2021 Panizzi – Bellissima tonalità giallo dorato, al naso sprigiona sentori di banana, melone, ananas, lime, e vaniglia, gusto saporito e dinamico, rinfrescante ed ammaliante.

    Sito di riferimento: https://www.panizzi.it/it/

    Vernaccia di San Gimignano Riserva 2021 Panizzi, articolo: Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése, foto dell'autore
    Vernaccia di San Gimignano Riserva 2021 Panizzi, articolo: Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése, foto dell’autore

    Vernaccia di San Gimignano Clamys 2022 Cesani – Colore Giallo paglierino con riflessi dorati , emana note di fiori di montagna, mela golden, pompelmo e pietra focaia, la freschezza stimola il sapido sorso e rimane in bocca a lungo.

    Sito di riferimento: https://www.cesani.it/it/

    Vernaccia di San Gimignano Clamys 2022 Cesani, articolo: Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése, foto dell'autore
    Vernaccia di San Gimignano Clamys 2022 Cesani, articolo: Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése, foto dell’autore

    Vernaccia di San Gimignano Campo della Pieve 2022 Il Colombaio di Santa Chiara – Color giallo paglierino con sfumature oro, rivela sentori di pera, mela, pesca con nuances agrumate e speziate, al gusto è piacevolmente fresco, coerente, pieno e duraturo.

    Sito di riferimento: https://colombaiosantachiara.it/

    Vernaccia di San Gimignano Campo della Pieve 2022 Il Colombaio di Santa Chiara, articolo: Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése, foto dell'autore
    Vernaccia di San Gimignano Campo della Pieve 2022 Il Colombaio di Santa Chiara, articolo: Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése, foto dell’autore

    Vernaccia di San Gimignano Rialto 2021 Cappellasantandrea – Colore giallo paglierino luminoso, al naso rimanda note di, pera, melone erbe aromatiche e una piacevole scia agrumata, il sorso è vibrante, sapido e decisamente persistente.

    Sito di riferimento: https://www.cappellasantandrea.it/

    Vernaccia di San Gimignano Rialto 2021 Cappellasantandrea, articolo: Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése, foto dell'autore
    Vernaccia di San Gimignano Rialto 2021 Cappellasantandrea, articolo: Terre di Toscana 16°edizione 2024, un trionfo versiliése, foto dell’autore

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    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance
    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance

    Blog autore: https://cloudwine9.com/

    Sito evento: https://terreditoscana.info/

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  • A Teatro con Gusto, regia e creazione di Corrado Oddi 2024

    A Teatro con Gusto, regia e creazione di Corrado Oddi 2024

    Grandi emozioni giovedì 29 febbraio al Teatro dei Marsi di Avezzano con lo spettacolo “A Teatro con Gusto”, di e con Corrado Oddi.

    Di Marina Denegri

    L’evento, inserito nel cartellone della stagione di prosa 2023-2024, ha riempito il teatro al massimo della sua capienza e riscosso lunghissimi applausi e una standing ovation finale.

    A Teatro con Gusto, regia e creazione di Corrado Oddi 2024, foto da comunicato stampa
    A Teatro con Gusto, regia e creazione di Corrado Oddi 2024, foto da comunicato stampa

    Corrado Oddi, alternando sul palcoscenico momenti di leggerezza e di divertimento a spunti di riflessione, ha dimostrato tutta la sua capacità di connettersi emotivamente con il pubblico. Trascinando gli spettatori nella sua arte, incantandoli e facendo vivere loro un’esperienza immersiva ed esclusiva. Infondendo loro la voglia di continuare ad ascoltarlo anche dopo novanta minuti di live.

    Musica, teatro e cibo sono stati il mix perfetto di una serata che si é aperta con l’interpretazione da parte di Oddi di un lungo ed intenso monologo incentrato sul rapporto che gli italiani hanno con il cibo. O, per meglio dire, sull’”atto del mangiare”. Dopo é stato dato spazio al cooking show della raffinata chef Letizia Cucchiella, che, durante l’intervallo, ha deliziato il palato dei presenti con una “pizzella” da lei stessa preparata con farina di solina e marmellata di bacche di sambuco. 

    A Teatro con Gusto, regia e creazione di Corrado Oddi 2024, foto da comunicato stampa
    A Teatro con Gusto, regia e creazione di Corrado Oddi 2024, foto da comunicato stampa

    Un prodotto tipico abruzzese, accompagnato per l’occasione da una degustazione di vini della storica Cantina del Fucino. in grado di far rivivere i sapori di una volta e tutto il gusto della tradizione. D’altronde, lo scopo di “A Teatro con Gusto”, oltre a quello di promuovere la cultura eno-gastronomica italiana attraverso il veicolo teatrale, é anche quello di far riscoprire antiche ricette tradizionali e di raccontare il territorio e l’identità culturale dei suoi abitanti. In chiusura di spettacolo Corrado Oddi ha letto e interpretato, in chiave comica ed ironica, alcune poesie e sonetti a tema di Trilussa e Giuseppe Gioacchino Belli.

    Sul palco l’attore é stato accompagnato dalle note virtuose della fisarmonica e della chitarra di Fabio Orfanelli e dalla voce suadente di Emanuela Vitale. L’evento ha visto la partecipazione straordinaria di Sandro Scapicchio, artista a 360 gradi che ha calcato molti palcoscenici d’Italia.

    A Teatro con Gusto, regia e creazione di Corrado Oddi 2024, foto da comunicato stampa
    A Teatro con Gusto, regia e creazione di Corrado Oddi 2024, foto da comunicato stampa

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