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  • Il Metaverso nel 2023: cibo e vino virtuali o ancora reali?

    Il Metaverso nel 2023: cibo e vino virtuali o ancora reali?

    Il Metaverso e il Mondo del vino e cibo: Esplorare Gusti e Terroir Virtuali

    Di Carol Agostini

    Nel contesto in continua evoluzione dell’era digitale, un nuovo e affascinante orizzonte si apre per il mondo del vino: il metaverso. Questa realtà virtuale in continua crescita offre opportunità di esplorare, apprezzare e persino degustare vini in modi che sfidano i confini tradizionali. Mentre il mondo del vino rimane strettamente legato al terroir e all’esperienza fisica, l’immersione nel metaverso presenta nuovi scenari affascinanti.

    Il Metaverso nel 2023: cibo e vino virtuali o ancora reali?
    Il Metaverso nel 2023: cibo e vino virtuali o ancora reali? foto da internet

    Il Terroir Virtuale e le Degustazioni Olografiche

    Nel metaverso, l’idea di terroir, che rappresenta il connubio tra suolo, clima e coltivazione delle uve, può essere reinterpretata in modi innovativi. I produttori di vino possono creare terroir virtuali, ricreando digitalmente i paesaggi, i suoli e le condizioni climatiche che contribuiscono a creare i sapori unici dei loro vini.
    Le degustazioni olografiche consentono ai partecipanti di assaporare vini virtuali, con simulazioni che riproducono i sapori, gli aromi e le sensazioni tattili di un bicchiere di vino. Questa esperienza sensoriale avanza la tradizionale degustazione di vini, consentendo ai consumatori di esplorare i vini da tutto il mondo senza lasciare il comfort delle proprie case.

    Enoteche Digitali e Mercati Virtuali del Vino

    Nel metaverso, le enoteche digitali fungono da spazi di socializzazione virtuali dove gli appassionati di vino possono incontrarsi, condividere esperienze e scoprire nuovi vini. Questi spazi consentono ai produttori di promuovere le proprie etichette, sia reali che virtuali, offrendo degustazioni e racconti coinvolgenti sul processo di produzione.
    I mercati virtuali del vino offrono piattaforme di acquisto di vino digitali, con un’ampia selezione di etichette provenienti da tutto il mondo. Questi spazi consentono ai consumatori di esplorare e acquistare vini con facilità, creando ponti tra produttori e amanti del vino.

    Eventi e Festival Virtuali del Vino

    Mentre gli eventi fisici rimangono fondamentali per l’industria vinicola, gli eventi e i festival virtuali del vino stanno guadagnando popolarità. Queste manifestazioni consentono a migliaia di partecipanti da tutto il mondo di connettersi per scoprire nuove etichette, partecipare a seminari, ascoltare esperti e, naturalmente, degustare vini virtuali.

    Il Metaverso nel 2023: cibo e vino virtuali o ancora reali? foto da internet
    Il Metaverso nel 2023: cibo e vino virtuali o ancora reali? foto da internet

    Gli Aspetti Etici e Sostenibili del Metaverso del Vino

    Mentre l’esperienza virtuale offre una serie di vantaggi, il mondo del vino non è immune alle sfide etiche e sostenibili legate alla digitalizzazione. La produzione e la gestione delle piattaforme virtuali richiedono risorse elettriche considerevoli e possono sollevare questioni relative alla sostenibilità ambientale.

    Tuttavia, questo nuovo orizzonte digitale apre anche opportunità per promuovere pratiche sostenibili nel mondo del vino. La riduzione dei trasporti, delle bottiglie fisiche e dei rifiuti correlati all’imballaggio potrebbe contribuire a una riduzione complessiva dell’impatto ambientale.
    Il metaverso del vino offre un nuovo modo di esplorare l’universo del vino, sfidando le tradizioni e creando opportunità per produttori e consumatori. La sua crescita continua rappresenta una testimonianza del potenziale innovativo del settore vinicolo e delle infinite possibilità di esplorare, degustare e condividere il vino in modi che una volta sembravano appartenere esclusivamente al mondo reale.

    Gli Aspetti Etici e Sostenibili del Metaverso del Vino

    Mentre l’esperienza virtuale offre una serie di vantaggi, il mondo del vino non è immune alle sfide etiche e sostenibili legate alla digitalizzazione. La produzione e la gestione delle piattaforme virtuali richiedono risorse elettriche considerevoli e possono sollevare questioni relative alla sostenibilità ambientale.
    Tuttavia, questo nuovo orizzonte digitale apre anche opportunità per promuovere pratiche sostenibili nel mondo del vino. La riduzione dei trasporti, delle bottiglie fisiche e dei rifiuti correlati all’imballaggio potrebbe contribuire a una riduzione complessiva dell’impatto ambientale.

    La Crescita e il Futuro del Metaverso del Vino

    Mentre il metaverso del vino è ancora in fase embrionale, il suo potenziale è promettente. Man mano che le tecnologie immersiva e la connettività migliorano, ci si può aspettare una crescita significativa in questo settore. I produttori, i sommelier e gli appassionati di vino stanno già sperimentando nuove possibilità attraverso eventi virtuali e degustazioni in realtà virtuale.
    Il futuro del metaverso del vino potrebbe vedere una fusione sempre più stretta tra le esperienze virtuali e fisiche. Gli appassionati potrebbero partecipare a eventi virtuali per scoprire nuovi vini e poi visitare fisicamente le cantine per un’esperienza più tangibile. Questa ibridazione potrebbe ampliare ulteriormente il mondo del vino e coinvolgere un pubblico ancora più vasto.

    Riflessione personale: il metaverso del vino rappresenta una delle affascinanti sinergie tra tradizione e tecnologia. Mentre il terroir e l’esperienza fisica rimarranno fondamentali per il mondo del vino, il metaverso offre nuove modalità di esplorazione, degustazione e condivisione del vino. Questa evoluzione digitale amplia gli orizzonti del settore vinicolo e promette di soddisfare l’appetito degli amanti del vino per l’innovazione e l’esplorazione continua.

    Il Metaverso: Un Viaggio nel Futuro della Realtà Virtuale

    Nel mondo digitale in continua evoluzione, il termine “metaverso” è diventato sempre più comune, catturando l’immaginazione delle persone e aprendo le porte a nuove possibilità. Ma cos’è esattamente il metaverso?

    Un Universo Virtuale Integrato

    Il metaverso è un universo virtuale completamente integrato, in cui gli utenti possono immergersi, comunicare e interagire attraverso avatar digitali. Questo spazio digitale è molto più di un videogioco o di una simulazione; è un mondo in cui le persone possono lavorare, socializzare, creare, esplorare e sperimentare una vasta gamma di attività.

    Il Metaverso nel 2023: cibo e vino virtuali o ancora reali? foto da internet
    Il Metaverso nel 2023: cibo e vino virtuali o ancora reali? foto da internet

    Realtà Virtuale e Aumentata

    Il metaverso incorpora sia la realtà virtuale (RV) che la realtà aumentata (RA). Nella RV, gli utenti sono completamente immersi in ambienti digitali, mentre nella RA, elementi virtuali si sovrappongono al mondo reale. Questa convergenza tra RV e RA offre infinite opportunità.

    L’Impatto su Diversi Settori

    Il metaverso sta influenzando numerosi settori, tra cui il mondo del lavoro, dell’intrattenimento, dell’istruzione e anche del vino, come discusso in precedenza. Le aziende stanno sperimentando nuovi modi di interagire con i clienti, mentre gli educatori stanno portando l’apprendimento in spazi virtuali. Le possibilità sono infinite.

    Un Mondo di Opportunità e Sfide

    Il metaverso offre infinite opportunità, ma anche sfide uniche. La privacy e la sicurezza digitale sono questioni cruciali. Inoltre, l’accesso a queste esperienze digitali deve essere equo e inclusivo, al fine di non escludere nessuno.

    Il Futuro del Metaverso

    Il futuro del metaverso è aperto a molte interpretazioni. Molte aziende stanno investendo ingenti risorse nello sviluppo di queste realtà digitali, mentre gli utenti stanno iniziando a esplorare i confini di questo nuovo universo. Con il progresso tecnologico, il metaverso promette di essere una parte sempre più integrata della nostra vita quotidiana, offrendo esperienze mai viste prima.
    Riflessione personale: rappresenta un nuovo orizzonte digitale in cui l’immaginazione e la tecnologia convergono, aprendo infinite possibilità. Mentre il mondo reale rimane il nostro punto di riferimento principale, il metaverso offre uno spazio parallelo in cui possiamo sognare, lavorare e connetterci con gli altri in modi mai sperimentati prima.

    Il Metaverso e il Cibo: L’Innovazione Culinaria nell’Era Digitale

    Negli ultimi anni, il concetto di metaverso ha fatto il suo ingresso nella nostra coscienza collettiva grazie a visionari del settore tecnologico e a grandi aziende come Meta, ex Facebook, che stanno investendo pesantemente in questa nuova frontiera digitale. Ma come si lega il metaverso al mondo del cibo e della gastronomia? E quali sono le implicazioni di questa connessione per il futuro dell’alimentazione e della ristorazione?

    L’Influenza del Metaverso sulla Cucina e il Food

    Il metaverso ha iniziato a permeare anche il mondo del cibo, aprendo nuove possibilità e prospettive inaspettate. Vediamo come:
    Esperienze gastronomiche virtuali: Alcuni ristoranti e chef stanno esplorando il metaverso per creare esperienze culinarie virtuali. Gli utenti possono partecipare a cene virtuali, imparare a cucinare da chef stellati e persino esplorare piantagioni virtuali. Questo apre nuove opportunità per l’industria alimentare di raggiungere un pubblico globale.

    Condivisione di ricette e lezioni di cucina: Gli utenti del metaverso possono condividere ricette, organizzare lezioni di cucina virtuali e partecipare a concorsi di cucina digitali. Questo favorisce lo scambio globale di idee culinarie e la diffusione di tradizioni gastronomiche provenienti da tutto il mondo.
    Ristoranti virtuali: Alcuni imprenditori hanno aperto ristoranti esclusivamente virtuali nel metaverso. Qui, gli chef digitali preparano pasti virtuali, che i clienti possono gustare tramite avatar. Questo solleva interessanti questioni sulla natura dell’esperienza culinaria e della condivisione del cibo.
    Esplorazione delle catene alimentari: Il metaverso offre l’opportunità di esplorare le catene alimentari in modi nuovi ed educativi. Gli utenti possono immergersi in simulazioni per comprendere meglio l’origine dei cibi, la loro produzione e il loro impatto ambientale.

    Cosa significa tutto ciò per il futuro dell’alimentazione?

    Sebbene il metaverso stia ancora prendendo piede, le implicazioni per il settore alimentare sono intriganti. Ciò potrebbe portare a una maggiore consapevolezza sulla provenienza dei cibi, sull’adozione di diete più sostenibili e sulla condivisione globale di tradizioni culinarie. Tuttavia, ci sono anche sfide da affrontare, come la necessità di garantire standard di sicurezza alimentare nei ristoranti virtuali.

    Riflessione personale: offre un’opportunità unica per trasformare la nostra relazione con il cibo e per aprire nuove prospettive nella gastronomia. Come questo influenzerà la nostra dieta quotidiana rimane da vedere, ma è certo che stiamo entrando in un’era in cui il cibo virtuale e reale si fondono in modi sorprendenti.

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  • Olio Evo: Tesoro d’Italia e del Mondo 2023, l’oro giallo

    Olio Evo: Tesoro d’Italia e del Mondo 2023, l’oro giallo

    Olio Evo: Tesoro d’Italia e del Mondo

    Di Carol Agostini

    L’olio extravergine d’oliva, il liquido prezioso che scorre dalla millenaria tradizione delle terre mediterranee, è molto più di un semplice condimento. È una gemma della cucina, un simbolo di salute e benessere, e un elemento distintivo della cultura italiana. In questo articolo, ci immergeremo nella storia della produzione di questo straordinario olio, esplorando le zone produttive, le varietà di cultivar, i metodi di lavorazione e scoprendo l’arte e la poesia che ruotano attorno a questo tesoro dorato.

    Olio Evo: Tesoro d'Italia e del Mondo 2023, l'oro giallo, foto da internet
    Olio Evo: Tesoro d’Italia e del Mondo 2023, l’oro giallo, foto da internet

    Storia della Produzione

    L’uso dell’olio d’oliva risale a tempi antichissimi. Si dice che gli Egizi, i Greci e i Romani lo abbiano utilizzato non solo come alimento, ma anche come medicina e cosmetico. Gli uliveti dell’antica Grecia, in particolare, hanno dato origine a leggende e miti legati all’olivo, che era considerato un dono degli dèi.

    In Italia, la coltivazione dell’ulivo risale a oltre duemila anni fa, ed è stata tramandata da una generazione all’altra. L’olivicoltura è diventata una tradizione radicata in tutto il paese, con alcune regioni come la Puglia, la Calabria e la Sicilia che ne sono diventate vere e proprie capitali dell’olio.

    Olio Evo: Tesoro d'Italia e del Mondo 2023, l'oro giallo, foto da internet
    Olio Evo: Tesoro d’Italia e del Mondo 2023, l’oro giallo, foto da internet

    Zone Produttive con le varie caratteristiche organolettiche

    Le zone di produzione dell’olio evo in Italia sono numerose e offrono una grande varietà di sapori e aromi. Tra le regioni più famose vi sono la Toscana, la Liguria, la Campania e la Sicilia. Ogni regione ha le sue cultivar e le sue particolari caratteristiche organolettiche.

    La Toscana è celebre per il suo olio di oliva Toscano, ottenuto principalmente dalle cultivar Frantoio, Leccino e Moraiolo. Questo olio è noto per il suo profilo fruttato e erbaceo, con sentori di erba fresca e un leggero retrogusto di pepe.

    La Liguria, invece, è famosa per il suo olio evo Ligure, prodotto principalmente dalla cultivar Taggiasca. Questo olio ha un sapore delicato e leggermente dolce, con note di mandorla e un retrogusto di mela.

    La Campania è nota per l’olio evo Campano, che utilizza le cultivar Ravece e Ogliarola. Questo olio è caratterizzato da un sapore robusto e piccante, con note di erbe aromatiche e mandorla amara.

    La Sicilia, infine, è famosa per il suo olio evo Siciliano, prodotto da una varietà di cultivar tra cui Nocellara del Belice e Cerasuola. Questo olio ha un sapore fruttato e complesso, con sentori di pomodoro, erbe aromatiche e mandorla.
    Cultivar di Olio Extravergine d’Oliva

    Umbria: L’Umbria è celebre per l’olio evo Umbro, noto per il suo profilo di gusto fruttato e leggermente piccante. Le principali cultivar includono il Moraiolo, il Leccino e il Frantoio. La città di Assisi è una delle zone di produzione più iconiche dell’Umbria.

    Lazio: Le colline intorno a Roma e Viterbo in Lazio producono olio extravergine d’oliva di alta qualità. La cultivar principale è l’Olivastra Seggianese, che conferisce all’olio un sapore delicato e fruttato.

    Calabria: La Calabria, nella parte meridionale dell’Italia, è una regione in ascesa nella produzione di olio extravergine d’oliva. Qui, le cultivar autoctone come la Carolea e la Ottobratica sono ampiamente coltivate, producendo oli con sapori fruttati e piccanti.

    Puglia: La Puglia è la principale regione produttrice di olio extravergine d’oliva in Italia. Qui, la cultivar Coratina è diffusa e produce oli dal sapore robusto e piccante. Anche la cultivar Ogliarola Barese è molto comune e produce oli più delicati.

    Sardegna: La Sardegna produce olio evo con sapori e profumi unici. Le principali cultivar sarde includono la Bosana, la Tonda di Cagliari e la Semidana. Gli oli sarde spaziano da quelli fruttati a quelli piccanti.

    Veneto: La regione del Veneto produce olio extravergine d’oliva principalmente nelle colline vicino a Verona e Vicenza. Le cultivar tradizionali includono il Grignano, il Favarol e il Casaliva. L’olio veneto è noto per il suo sapore leggero e fruttato.

    Lombardia: Anche la Lombardia produce olio evo, specialmente nella zona del Lago di Garda. Le cultivar più comuni in Lombardia includono il Casaliva e il Frantoio. L’olio lombardo è apprezzato per il suo gusto fruttato e delicato.

    Marche: Le Marche, con i suoi paesaggi collinari, coltiva varie cultivar di olivo, tra cui il Leccino, il Frantoio e l’Ascolana. L’olio marchigiano è noto per i suoi sapori fruttati e leggermente piccanti.

    Basilicata: La Basilicata, situata nel sud Italia, è un’altra regione che produce olio extravergine d’oliva. Qui, la cultivar Ogliarola è diffusa e produce oli con un profilo di gusto equilibrato tra fruttato e piccante.

    Molise: Il Molise è noto per la coltivazione delle cultivar Gentile e Leccino. Gli oli molisani sono spesso caratterizzati da sapori fruttati e piccanti.

    Emilia-Romagna: nota per la coltivazione di Nostrana di Brisighella, la Ghiacciola, la Mignola, caratterizzano oli leggeri, fruttati con sentori erbacei, freschi.

    Olio Evo: Tesoro d'Italia e del Mondo 2023, l'oro giallo, foto da internet
    Olio Evo: Tesoro d’Italia e del Mondo 2023, l’oro giallo, foto da internet

    Zone produttive generiche regione per regione

    La Toscana è una delle regioni italiane più rinomate per la produzione di olio d’oliva di alta qualità. La sua storia millenaria nell’arte dell’olivicoltura e la varietà di cultivar coltivate hanno reso la Toscana un importante centro di produzione di oli extravergini pregiati. Ecco alcune delle cultivar più significative coltivate in Toscana:

    1. Frantoio: Il Frantoio è una delle varietà di olive più diffuse in Toscana e in altre regioni italiane. Questa cultivar è apprezzata per la sua capacità di produrre oli dal profilo di gusto equilibrato, con note fruttate e piccanti. L’olio Frantoio è versatile in cucina ed è ampiamente utilizzato per insalate, zuppe e piatti a base di pesce.
    2. Leccino: Il Leccino è un’altra cultivar tradizionalmente coltivata in Toscana. Le olive Leccino producono oli con un sapore fruttato e delicato, caratterizzato da un leggero retrogusto di mandorla. Questo olio è spesso usato per condire piatti di carne e verdure grigliate.
    3. Moraiolo: La Moraiolo è una varietà che cresce principalmente in Toscana e in Umbria. Gli oli ottenuti dalle olive Moraiolo sono noti per il loro sapore intenso e piccante, con note erbacee e un caratteristico retrogusto amaro. Questo olio è ideale per piatti robusti e sapori decisi.
    4. Pendolino: La varietà Pendolino è spesso utilizzata come pollinizzatrice in molti oliveti toscani. Le olive Pendolino producono oli con note dolci e fruttate, spesso con un tocco di mandorla. Questo olio è apprezzato per il suo sapore delicato.
    5. Maurino: La cultivar Maurino è ampiamente coltivata in Toscana ed è nota per la sua resistenza alle malattie delle piante. Gli oli ottenuti dalle olive Maurino presentano un profilo di gusto morbido e fruttato, con una nota dolce e leggera di mandorla.
    6. Correggiolo: La varietà Correggiolo è tipica della Toscana e produce oli con un sapore leggermente piccante e note erbacee. Questo olio è ideale per insalate e piatti di pesce.

    Queste sono solo alcune delle cultivar di olio d’oliva coltivate in Toscana. La regione vanta una ricca tradizione nella produzione di olio di alta qualità, con oli extravergini che riflettono le caratteristiche del terreno, del clima e delle varietà coltivate. I produttori toscani dedicano molta attenzione alla coltivazione e alla raccolta delle olive, contribuendo così a mantenere l’alto standard di qualità per cui l’olio toscano è rinomato in tutto il mondo.

    Mappa Olio Evo, foto di Terra e Vita - Edagricole
    Mappa Olio Evo, foto di Terra e Vita – Edagricole

    La Liguria è una delle regioni italiane più rinomate per la produzione di olio d’oliva di alta qualità. La sua posizione geografica, con terrazze costiere e colline che si affacciano sul mare, crea un ambiente ideale per la coltivazione degli ulivi. L’olio d’oliva ligure è noto per il suo sapore delicato, fruttato e aromatico, ed è spesso utilizzato nella cucina mediterranea.

    Cultivar: La Liguria è famosa per la cultivar Taggiasca, una varietà autoctona di olivo che produce olive piccole e dolci. Gli oli d’oliva ottenuti dalla cultivar Taggiasca sono molto apprezzati per il loro sapore fruttato, con note di mandorla e un tocco di piccante.

    Territorio: Le colline costiere della Liguria, con il loro terreno calcareo e il clima mediterraneo, forniscono un ambiente ideale per la coltivazione degli ulivi. Gli oliveti liguri sono spesso terrazzati, il che rende la raccolta delle olive un’arte antica e unica.

    Metodo di raccolta: Le olive vengono spesso raccolte a mano per garantire la massima qualità. La raccolta manuale permette di selezionare attentamente le olive mature, evitando di danneggiarle.

    Molatura a freddo: Nelle tradizionali frantoio liguri, le olive vengono macinate a freddo per estrarre l’olio. Questo metodo di lavorazione mantiene intatte le note aromatiche e i sapori dell’olio.

    DOP e IGP: Alcune zone della Liguria hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva, riconoscimenti che garantiscono la qualità e l’autenticità dei prodotti.

    L’olio d’oliva ligure è ampiamente utilizzato nella cucina regionale, come condimento per piatti a base di pesce, insalate, focaccia e piatti tradizionali come il pesto genovese. È noto per il suo profilo di gusto unico e l’equilibrio tra sapore fruttato e piccante.

    La produzione di olio d’oliva in Liguria è una parte importante della tradizione culinaria della regione e contribuisce al suo rinomato patrimonio gastronomico. Gli oli d’oliva liguri sono molto richiesti sul mercato nazionale ed internazionale per la loro qualità superiore e il gusto distintivo.

    La Campania, una regione situata nel sud Italia, è celebre per la sua ricca tradizione culinaria e la produzione di olio d’oliva. Le condizioni climatiche e il terreno favorevole rendono la Campania una regione ideale per la coltivazione degli ulivi e la produzione di oli d’oliva di alta qualità.

    Cultivar: La Campania è caratterizzata dalla coltivazione di diverse cultivar di olivo. Tra le varietà più note vi sono la “Ravece” e la “Nocellara del Belice.” Queste cultivar producono oli con un profilo di gusto fruttato, leggermente piccante e con note aromatiche complesse.

    Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva in Campania includono le colline dell’Irpinia, la zona costiera dell’Amalfi e la pianura del Sele. Ciascuna di queste aree ha le proprie caratteristiche climatiche e di terreno che influenzano il sapore e l’aroma dell’olio.

    Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Campania è spesso fatta a mano per garantire la massima qualità. Le olive mature vengono raccolte e trasportate ai frantoi per l’estrazione dell’olio.

    Produzione DOP e IGP: Alcune zone della Campania hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva, garantendo la qualità e l’autenticità del prodotto.

    Usi culinari: L’olio d’oliva campano è ampiamente utilizzato nella cucina regionale. È un ingrediente chiave in piatti tradizionali come la pizza napoletana, il famoso sugo alla puttanesca, la mozzarella di bufala e molto altro. L’olio d’oliva viene spesso utilizzato come condimento e per insaporire piatti a base di pesce e verdure.

    Qualità e prestigio: Gli oli d’oliva campani sono conosciuti per la loro alta qualità e sono molto apprezzati sul mercato nazionale ed internazionale. Molti produttori campani si impegnano per mantenere le tradizioni locali e garantire la qualità dei loro oli.

    La Campania è una regione che unisce tradizione e innovazione nella produzione di olio d’oliva. Gli oli campani sono noti per il loro gusto ricco e complesso, che li rende ideali per una vasta gamma di piatti. La produzione di olio d’oliva è parte integrante della cultura culinaria campana e contribuisce alla sua reputazione come una delle regioni gastronomiche più importanti d’Italia.

    Olio Evo: Tesoro d'Italia e del Mondo 2023, l'oro giallo, mappa produzione olio, foto da Frantoio online
    Olio Evo: Tesoro d’Italia e del Mondo 2023, l’oro giallo, mappa produzione olio, foto da Frantoio online

    La Sicilia è una delle regioni più importanti per la produzione di olio d’oliva in Italia e nel mondo. La sua posizione geografica, il clima mediterraneo e la ricchezza di terreni fertili la rendono un luogo ideale per la coltivazione degli ulivi e la produzione di oli d’oliva di alta qualità. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Sicilia:

    Cultivar: La Sicilia ospita una varietà di cultivar di olivo, ciascuna con le proprie caratteristiche uniche. Tra le cultivar più conosciute vi sono la “Nocellara del Belice,” la “Biancolilla,” e la “Cerasuola.” Ogni varietà produce oli con profili di gusto diversi, da fruttati a piccanti, con note di erba fresca, mandorla e pomodoro.

    Zone di produzione: La Sicilia è suddivisa in diverse zone di produzione di olio d’oliva, tra cui la Valle del Belice, le Madonie, e il Val di Noto. Ogni zona ha condizioni climatiche e tipi di terreno unici che influenzano il gusto dell’olio prodotto.

    Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Sicilia è spesso un’attività tradizionale, che coinvolge la raccolta manuale delle olive dagli alberi. Questo metodo garantisce la selezione delle olive mature e la riduzione dei danni alle drupe.

    Molitura a freddo: Gli oli d’oliva siciliani sono spesso ottenuti mediante una lavorazione a freddo. Questo significa che le olive vengono macinate e spremitelentamente per mantenere intatte le qualità organolettiche dell’olio.

    DOP e IGP: Alcune zone della Sicilia hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva. Queste designazioni certificano l’origine e la qualità dell’olio.

    Usi culinari: L’olio d’oliva siciliano è un elemento chiave nella cucina regionale. Viene utilizzato in piatti tradizionali come la caponata, le panelle, il pesce spada alla ghiotta, e la pasta con le sarde. La sua versatilità lo rende adatto sia per piatti a base di pesce che per quelli a base di carne.

    Qualità e prestigio: Gli oli d’oliva siciliani sono noti per la loro alta qualità e sono apprezzati sia in Italia che all’estero. Molti produttori siciliani si dedicano alla produzione di oli di alta gamma e partecipano a concorsi internazionali per dimostrare la qualità del loro prodotto.

    La produzione di olio d’oliva è una parte fondamentale dell’identità culinaria della Sicilia. L’olio d’oliva siciliano è amato per la sua complessità di gusto, il suo aroma fruttato e il suo sapore unico. La tradizione millenaria di produzione dell’olio in Sicilia continua a prosperare, contribuendo alla reputazione dell’isola come uno dei luoghi più importanti per l’olio d’oliva di alta qualità.

    L’Umbria è una regione dell’Italia centrale rinomata per la produzione di olio d’oliva di alta qualità. La sua posizione geografica, con un clima mediterraneo, terreni fertili e altitudini variabili, crea le condizioni ideali per la coltivazione degli ulivi e la produzione di oli d’oliva pregiati. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Umbria:

    Cultivar: In Umbria, sono coltivate diverse cultivar di olivo. Alcune delle varietà più conosciute includono la “Moraiolo,” la “Frantoio,” la “Leccino” e la “Dolce Agogia.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli con caratteristiche di gusto uniche, tra cui note di erba fresca, mandorla e frutta.

    Zone di produzione: L’Umbria è suddivisa in diverse zone di produzione di olio d’oliva, tra cui le colline intorno a Assisi, la Valnerina, e il territorio attorno al lago Trasimeno. Ogni zona ha le proprie caratteristiche climatiche e tipi di terreno che influiscono sul gusto e l’aroma dell’olio.

    Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Umbria è spesso effettuata a mano, per garantire la selezione delle drupe mature. Questo approccio tradizionale alla raccolta contribuisce a mantenere l’integrità delle olive e preserva la qualità dell’olio.

    Molitura a freddo: Molte aziende produttrici in Umbria seguono il metodo tradizionale di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.

    DOP e IGP: Alcune zone dell’Umbria hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva. Queste designazioni attestano l’origine e la qualità dell’olio prodotto in quei territori.

    Usi culinari: L’olio d’oliva umbro è ampiamente utilizzato nella cucina regionale. È un ingrediente fondamentale in piatti tradizionali come la bruschetta, le pappardelle al tartufo, e la zuppa di lenticchie di Castelluccio. La sua versatilità lo rende adatto sia per piatti a base di carne che per quelli a base di pesce e verdure.

    Qualità e prestigio: Gli oli d’oliva umbri sono noti per la loro alta qualità e sono spesso premiati in concorsi nazionali e internazionali. Molti produttori umbri sono impegnati nella produzione di oli extra vergini di alta gamma, contribuendo così alla rinomanza dell’olio umbro nel panorama nazionale ed internazionale.

    La produzione di olio d’oliva è una parte importante dell’agricoltura e della cultura umbra. Gli oli d’oliva umbri sono celebrati per il loro gusto fruttato e ricco, nonché per le loro proprietà salutari. L’Umbria continua a distinguersi come una delle regioni leader nella produzione di olio d’oliva di alta qualità in Italia.

    Il Lazio è una regione dell’Italia centrale che, sebbene meno celebre di altre regioni italiane per la produzione di olio d’oliva, ha una tradizione olivicola importante e sta guadagnando sempre più riconoscimento per la qualità dei suoi oli extra vergini. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva nel Lazio:

    Cultivar: In questa regione si coltivano diverse cultivar di olivo. Alcune delle varietà più comuni includono il “Carboncella,” il “Canino,” e il “Frantoio.” Queste varietà contribuiscono a produrre oli d’oliva con una gamma di profili di gusto, tra cui note erbacee, fruttate e piccanti.

    Zone di produzione: Le principali zone di produzione di olio d’oliva nel Lazio includono le colline intorno a Viterbo, la zona dei Monti Cimini, e le aree costiere della provincia di Latina. Ogni zona ha caratteristiche climatiche e terreni diversi che influiscono sul gusto dell’olio.

    Metodo di raccolta: La raccolta delle olive nel Lazio può essere sia manuale che meccanizzata, a seconda delle dimensioni delle aziende agricole e dei metodi preferiti dai produttori. La raccolta manuale è spesso utilizzata per garantire la selezione delle olive mature.

    Molitura a freddo: Molte aziende seguono il metodo tradizionale di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, conservando così le qualità organolettiche dell’olio.

    Usi culinari: L’olio d’oliva del Lazio è utilizzato nella cucina regionale per preparare una varietà di piatti tradizionali. Alcuni esempi includono la pasta all’amatriciana, la coda alla vaccinara, e la crostata di ricotta. L’olio è anche utilizzato per condire insalate e verdure.

    Qualità e prestigio: Negli ultimi anni, l’olio d’oliva laziale ha iniziato a guadagnare riconoscimento per la sua qualità e autenticità. Molti produttori locali sono impegnati nella produzione di oli extra vergini di alta gamma e partecipano a concorsi e rassegne per dimostrare la qualità del loro prodotto.

    Anche se il Lazio potrebbe non essere al centro dell’attenzione quando si parla di olio d’oliva italiano, la regione sta lavorando duramente per affermarsi come un produttore di oli di alta qualità. La combinazione di tradizione, varieta di cultivar e paesaggi diversi rende l’olio d’oliva laziale un prodotto interessante per gli amanti della cucina e dell’olio d’oliva di qualità.

    La Calabria è una regione dell’Italia meridionale nota per la sua produzione di olio d’oliva di alta qualità. La regione, con il suo clima mediterraneo, terreni fertili e tradizione millenaria nella coltivazione delle olive, è una delle principali aree di produzione di olio d’oliva in Italia. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Calabria:

    Cultivar: In Calabria, sono coltivate diverse cultivar di olivo, tra cui la “Carolea,” la “Ottobratica,” la “Sinopolese,” e la “Nocellara del Belice.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con caratteristiche di gusto uniche, tra cui note fruttate, piccanti e erbacee.

    Zone di produzione: Le principali zone di produzione di olio d’oliva in Calabria includono la zona costiera intorno a Tropea, la Piana di Sibari, le colline intorno a Cosenza e Catanzaro, e molte altre aree della regione. Ogni zona ha condizioni climatiche e tipi di terreno diversi che influenzano il gusto dell’olio.

    Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Calabria può essere sia manuale che meccanizzata. La scelta del metodo dipende spesso dalle dimensioni delle aziende agricole e dalla preferenza dei produttori. La raccolta manuale è tradizionalmente utilizzata per selezionare le olive mature.

    Molitura a freddo: Molte aziende seguono il metodo tradizionale di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.

    DOP e IGP: Alcune zone della Calabria hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva. Queste designazioni attestano l’origine e la qualità dell’olio prodotto in quei territori.

    Usi culinari: L’olio d’oliva calabrese è ampiamente utilizzato nella cucina regionale. È un ingrediente fondamentale in piatti tradizionali come la famosa “nduja,” un’unta di peperoncino piccante, e la “caciocavallo,” un formaggio stagionato. L’olio è anche utilizzato per condire piatti di pesce, pasta, e verdure.

    Qualità e prestigio: Gli oli d’oliva calabresi sono noti per la loro alta qualità e autenticità. Molti produttori locali si dedicano alla produzione di oli extra vergini di alta gamma, contribuendo così alla reputazione della Calabria come una delle regioni leader nella produzione di olio d’oliva di qualità.

    La produzione di olio d’oliva è un aspetto importante dell’agricoltura e della cultura calabrese. Gli oli d’oliva calabresi sono rinomati per il loro gusto ricco e autentico, e rappresentano un patrimonio culinario di grande valore nella regione.

    La Puglia, situata nel cuore della regione mediterranea, è famosa per essere la maggiore produttrice di olio d’oliva in Italia e una delle principali al mondo. L’olivicoltura in Puglia ha una storia millenaria, e la regione è conosciuta per le sue coltivazioni di olivi secolari, la diversità di cultivar e la produzione di oli d’oliva di alta qualità. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Puglia:

    Cultivar: La Puglia vanta una vasta gamma di cultivar di olivo, tra cui la “Coratina,” la “Ogliarola,” la “Cellina di Nardò,” la “Leccino,” e molte altre. Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con caratteristiche di gusto uniche, tra cui note fruttate, piccanti e erbacee.

    Zone di produzione: La Puglia è suddivisa in diverse zone di produzione di olio d’oliva, ciascuna con le sue peculiarità. Alcune delle zone più note includono le colline di Foggia, la Valle d’Itria, il Gargano, il Salento e la Terra di Bari. Ogni area ha condizioni climatiche e tipi di terreno diversi che influenzano il gusto dell’olio.

    Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Puglia può essere sia manuale che meccanizzata, a seconda delle dimensioni delle aziende agricole e delle preferenze dei produttori. La raccolta manuale è spesso utilizzata per garantire la selezione delle olive mature.

    Molitura a freddo: Molte aziende in Puglia seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.

    DOP e IGP: Numerose zone in Puglia hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva. Queste designazioni attestano l’origine e la qualità dell’olio prodotto in quei territori.

    Usi culinari: L’olio d’oliva pugliese è un ingrediente essenziale nella cucina regionale. È utilizzato per preparare molte specialità pugliesi, tra cui la “focaccia,” le “orecchiette,” le “cime di rapa,” e l’”insalata pugliese.” L’olio è anche apprezzato per condire pietanze di pesce, verdure e piatti di pasta.

    Qualità e prestigio: La Puglia è rinomata per la produzione di oli d’oliva di alta qualità, e molte aziende locali sono impegnate nella produzione di oli extra vergini di alta gamma. La regione è conosciuta per la sua capacità di adattarsi alle nuove tendenze del mercato, come la produzione di oli monovarietali e biologici.

    Gli oli d’oliva pugliesi sono conosciuti per la loro autenticità, gusto ricco e versatilità culinaria. La Puglia continua a giocare un ruolo di primo piano nell’industria dell’olio d’oliva italiano e internazionale, grazie alla sua tradizione secolare e alla dedizione dei produttori locali.

    La Sardegna è una delle regioni italiane con una tradizione millenaria nella produzione di olio d’oliva. Sebbene non sia una delle principali aree produttrici d’Italia, la Sardegna ha una produzione di olio d’oliva di alta qualità con caratteristiche uniche. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Sardegna:

    Cultivar: La Sardegna coltiva diverse cultivar di olivo, tra cui la “Bosana,” la “Tonda di Cagliari,” la “Semidana,” la “Nera di Gonnos,” e molte altre. Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con caratteristiche di gusto uniche, tra cui note fruttate, piccanti e erbacee.

    Zone di produzione: La produzione di olio d’oliva in Sardegna è diffusa in tutta l’isola. Alcune delle zone più note includono la provincia di Nuoro, la provincia di Cagliari, la provincia di Sassari e la regione del Sulcis. Ogni zona ha condizioni climatiche e tipi di terreno diversi che influenzano il gusto dell’olio.

    Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Sardegna può essere sia manuale che meccanizzata, a seconda delle dimensioni delle aziende agricole e delle preferenze dei produttori. La raccolta manuale è spesso utilizzata per garantire la selezione delle olive mature.

    Molitura a freddo: Molte aziende in Sardegna seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.

    Usi culinari: L’olio d’oliva sardo è un ingrediente essenziale nella cucina regionale. È utilizzato per preparare piatti tradizionali come “malloreddus alla campidanese” (gnocchi sardi), “porceddu” (maialino da latte), “pane carasau” (pane sottile croccante) e molto altro. L’olio è anche utilizzato per condire pietanze di pesce, carne e verdure.

    Qualità e prestigio: La Sardegna è nota per la produzione di oli d’oliva di alta qualità, spesso estratti da olive raccolte a mano. Molti produttori locali si dedicano alla produzione di oli extra vergini di alta gamma, contribuendo alla reputazione della Sardegna come produttrice di oli autentici e genuini.

    Gli oli d’oliva sardi sono apprezzati per la loro autenticità e il loro gusto ricco. La tradizione millenaria dell’olivicoltura in Sardegna è parte integrante della cultura culinaria dell’isola e continua a essere valorizzata da produttori e chef locali.

    Olio Evo: Tesoro d'Italia e del Mondo 2023, l'oro giallo, foto da Pinterest
    Olio Evo: Tesoro d’Italia e del Mondo 2023, l’oro giallo, foto da Pinterest

    Il Veneto è una regione dell’Italia famosa per la produzione di vino, ma ha anche una crescente tradizione nella produzione di olio d’oliva. Le condizioni climatiche favorevoli e il terreno adatto in alcune parti del Veneto hanno contribuito allo sviluppo dell’olivicoltura in questa regione.

    Le zone del Veneto più adatte alla coltivazione degli ulivi sono principalmente quelle situate lungo la costa adriatica e nelle zone collinari. Alcune delle cultivar coltivate in Veneto includono:

    1. Frantoio: Questa varietà è tra le più diffuse in Italia ed è apprezzata per la produzione di oli con un profilo di gusto fruttato e bilanciato.
    2. Leccino: Il Leccino è un’altra varietà molto diffusa in Italia ed è nota per la produzione di oli con un sapore morbido e fruttato.
    3. Maurino: La cultivar Maurino è spesso coltivata in Veneto ed è apprezzata per la sua resistenza alle malattie delle piante. Gli oli ottenuti dalle olive Maurino presentano un profilo di gusto morbido e fruttato, con una nota dolce.
    4. Pendolino: La varietà Pendolino è spesso utilizzata come pollinizzatrice in molti oliveti veneti. Le olive Pendolino producono oli con note dolci e fruttate, spesso con un tocco di mandorla.
    5. Favarol: Questa varietà autoctona è specifica del Veneto e produce oli con un sapore fruttato e leggermente piccante.

    La produzione di olio d’oliva in Veneto è in costante crescita, e la regione sta iniziando a guadagnare riconoscimento per la qualità dei suoi oli. Gli oli d’oliva veneti spesso presentano un sapore delicato e fruttato, ideale per condire insalate, verdure, pesce e piatti leggeri.

    Anche se la produzione di olio d’oliva in Veneto è ancora limitata rispetto ad altre regioni italiane, sta emergendo come una destinazione di interesse per gli amanti dell’olio di alta qualità, grazie alla sua continua ricerca della perfezione nella produzione e alla valorizzazione delle varietà autoctone.

    Le Marche, una regione dell’Italia centrale che si affaccia sul Mar Adriatico, sono conosciute per la loro ricca tradizione culinaria e la produzione di olio d’oliva ne è una parte importante. Ecco alcune informazioni chiave sulla produzione di olio d’oliva nelle Marche:

    Cultivar: Nelle Marche, vengono coltivate diverse varietà di olivo, tra cui la “Raggia,” la “Carboncella,” la “Ascolana tenera,” e la “Piantone di Falerone.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con diverse caratteristiche di gusto, profumi e livelli di piccantezza.

    Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva nelle Marche si trovano principalmente nelle province costiere come Ancona, Ascoli Piceno e Fermo. Le condizioni climatiche costiere favoriscono la coltivazione degli olivi.

    Metodo di raccolta: La raccolta delle olive nelle Marche può essere sia manuale che meccanizzata, a seconda delle dimensioni delle aziende agricole e delle preferenze dei produttori. La raccolta manuale è spesso utilizzata per garantire la selezione delle olive mature.

    Molitura a freddo: Molte aziende nelle Marche seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.

    Usi culinari: L’olio d’oliva marchigiano è un ingrediente essenziale nella cucina regionale. È utilizzato per preparare piatti tradizionali come “Olive all’ascolana” (olive ripiene), “Vincisgrassi” (lasagna marchigiana), piatti di pesce e verdure. L’olio d’oliva è anche utilizzato per condire insalate fresche e antipasti.

    Qualità e prestigio: Le Marche sono conosciute per la produzione di oli d’oliva di alta qualità. Molte aziende locali si dedicano alla produzione di oli extra vergini di alta gamma, spesso vincitori di premi e riconoscimenti in competizioni nazionali ed internazionali.

    La produzione di olio d’oliva nelle Marche contribuisce alla ricca tradizione culinaria della regione. Gli oli d’oliva marchigiani sono noti per i loro gusti fruttati, le note erbacee e la freschezza. La regione è orgogliosa della sua produzione di olio d’oliva di alta qualità e promuove la cultura dell’olivicoltura attraverso eventi, degustazioni e visite alle aziende agricole.

    La Lombardia, una delle regioni settentrionali dell’Italia, è conosciuta principalmente per la sua produzione di vini, formaggi e altri prodotti alimentari di alta qualità. Tuttavia, l’olio d’oliva è stato prodotto in alcune parti della Lombardia, sebbene la produzione sia limitata e meno diffusa rispetto ad altre regioni dell’Italia, come la Puglia o la Sicilia. Ecco alcune informazioni sulla produzione di olio d’oliva in Lombardia:

    Cultivar: In Lombardia vengono coltivate principalmente cultivar di olivo resistenti al freddo, come la “Frantoio,” la “Leccino,” la “Pendolino” e la “Maurino.” Queste varietà sono adatte alle condizioni climatiche più fredde del nord Italia.

    Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva in Lombardia sono concentrate principalmente nelle province di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona. Queste aree hanno un clima temperato che può ospitare la coltivazione di olivi, anche se la produzione è su scala ridotta.

    Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Lombardia è generalmente manuale, poiché le dimensioni delle aziende agricole e la quantità di olivi coltivati sono spesso limitate.

    Molitura a freddo: Molte aziende locali seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.

    Usi culinari: Anche se la produzione di olio d’oliva in Lombardia è modesta rispetto ad altre regioni, l’olio d’oliva locale è utilizzato in cucina per condire insalate, piatti a base di pesce, carni e verdure. L’olio d’oliva lombardo è apprezzato per il suo sapore leggero e fruttato.

    La produzione di olio d’oliva in Lombardia è incentrata su piccole aziende agricole e produttori artigianali che coltivano olivi principalmente per il consumo locale e la vendita diretta. La regione non è nota per la produzione su larga scala, ma alcuni produttori locali si dedicano con passione alla coltivazione e alla produzione di oli d’oliva di alta qualità. La produzione di olio d’oliva in Lombardia contribuisce alla diversità culinaria della regione e rappresenta un piccolo ma significativo settore dell’agricoltura lombarda.

    Il Friuli-Venezia Giulia, una regione situata nel nord-est dell’Italia, non è tradizionalmente conosciuta per la produzione di olio d’oliva come altre regioni italiane. Tuttavia, negli ultimi anni, alcune zone del Friuli hanno iniziato a sperimentare la coltivazione di olivi e la produzione di olio d’oliva di alta qualità.

    Le coltivazioni di olivi in Friuli sono spesso concentrate nelle aree collinari e costiere della regione, dove il clima è più favorevole alla crescita delle olive. La produzione di olio d’oliva in questa regione è ancora limitata rispetto ad altre parti dell’Italia, ma sta guadagnando popolarità grazie all’interesse crescente per l’olio extravergine di oliva di alta qualità.

    Alcune delle cultivar coltivate in Friuli includono il “Friulano” (o “Tergeste”), il “Mignola,” e altre varietà autoctone. Gli oli prodotti in Friuli spesso presentano caratteristiche gustative uniche, influenzate dal terroir e dalle condizioni climatiche locali.

    Mentre il Friuli-Venezia Giulia non è una delle principali regioni produttrici di olio d’oliva in Italia, sta emergendo come un’area in crescita per la produzione di oli di alta qualità. Gli oli d’oliva friulani sono apprezzati per il loro sapore delicato e fruttato, che li rende ideali per condire piatti leggeri e insalate.

    Va notato che, sebbene la produzione di olio d’oliva in Friuli stia crescendo, la regione non compete ancora con le regioni del sud Italia, come la Puglia e la Sicilia, che sono più conosciute per la produzione di olio d’oliva a livello nazionale e internazionale.

    In Emilia-Romagna, la coltivazione dell’olivo è influenzata dalla varietà delle cultivar coltivate in questa regione. Mentre l’Emilia-Romagna non è una delle principali regioni produttrici di olio d’oliva in Italia, presenta alcune varietà autoctone che si sono adattate alle condizioni climatiche del nord Italia. Ecco alcune delle cultivar di olio d’oliva coltivate in Emilia-Romagna:

    1. Nostrana di Brisighella: Questa è una delle varietà più conosciute e caratteristiche dell’Emilia-Romagna. Le olive Nostrana di Brisighella sono apprezzate per la produzione di oli extravergine di alta qualità, con un sapore delicato e fruttato.
    2. Ghiacciola: La Ghiacciola è un’altra varietà autoctona dell’Emilia-Romagna. Queste olive producono oli leggeri e freschi, ideali per piatti leggeri e insalate.
    3. Mignola: La Mignola è una varietà tradizionale coltivata in questa regione. Gli oli ottenuti dalle olive Mignola sono noti per il loro profilo di gusto equilibrato, con note erbacee e fruttate.
    4. Ravaglia: La varietà Ravaglia produce oli d’oliva con un sapore delicato e fruttato. Questa cultivar è coltivata principalmente nella provincia di Ravenna, in Emilia-Romagna.
    5. Raggiola: La Raggiola è un’altra varietà tradizionale dell’Emilia-Romagna, nota per la sua resistenza al freddo. Gli oli ottenuti da questa cultivar sono spesso caratterizzati da note di erbe aromatiche.

    La Basilicata, una regione situata nel sud dell’Italia, è famosa per la sua affascinante paesaggistica montagnosa, ma è anche un’area in cui si produce olio d’oliva di alta qualità. Ecco alcune informazioni chiave sulla produzione di olio d’oliva in Basilicata:

    Cultivar: Nella Basilicata, vengono coltivate diverse varietà di olivo, tra cui la “Ogliarola del Vulture,” la “Frantoio,” la “Coratina,” la “Picholine,” e la “Nocellara del Belice.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con diverse caratteristiche organolettiche.

    Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva in Basilicata sono principalmente concentrate nelle province di Potenza e Matera. Queste aree sono caratterizzate da terreni collinari e montagnosi, ideali per la coltivazione degli olivi.

    Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Basilicata è generalmente manuale, poiché molte aziende agricole della regione sono di dimensioni ridotte e le olive vengono raccolte a mano per garantire una selezione accurata.

    Molitura a freddo: La maggior parte delle aziende agricole in Basilicata utilizza il tradizionale metodo di molitura a freddo per estrarre l’olio d’oliva. Questo processo garantisce la conservazione delle caratteristiche organolettiche dell’olio.

    Usi culinari: L’olio d’oliva basilicata è ampiamente utilizzato nella cucina regionale. È un ingrediente chiave in piatti tradizionali come “cavatelli con cime di rapa” e “peperoni cruschi” (peperoni secchi fritti). È anche utilizzato per condire insalate, carni, pesce e verdure grigliate.

    Qualità e prestigio: L’olio d’oliva prodotto in Basilicata è noto per la sua alta qualità e spesso riceve premi e riconoscimenti in competizioni nazionali ed internazionali. Molte aziende agricole si concentrano sulla produzione di oli extra vergini di alta gamma.

    La produzione di olio d’oliva in Basilicata rappresenta una parte importante dell’agricoltura regionale. La regione è orgogliosa della sua tradizione di produzione di olio d’oliva e promuove attivamente l’olivicoltura attraverso eventi, degustazioni e iniziative culturali. Gli oli d’oliva basilicata sono noti per i loro sapori complessi, con note di erbe aromatiche, frutta e piccantezza moderata, che li rendono apprezzati sia a livello locale che nazionale.

    La regione del Molise, situata nel centro-sud dell’Italia, è conosciuta per la sua produzione di olio d’oliva di alta qualità. Ecco alcune informazioni chiave sulla produzione di olio d’oliva in Molise:

    Cultivar: Nel Molise, vengono coltivate diverse varietà di olivo, tra cui la “Leccino,” la “Pendolino,” la “Frantoio,” la “Tonda Iblea,” e la “Gentile di Larino.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con diverse caratteristiche organolettiche.

    Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva in Molise sono concentrate principalmente nelle province di Campobasso e Isernia. Queste aree presentano terreni collinari e montagnosi ideali per la coltivazione degli olivi.

    Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Molise è spesso manuale, poiché molte aziende agricole nella regione sono di dimensioni ridotte e le olive vengono raccolte a mano per garantire una selezione accurata.

    Molitura a freddo: Molte aziende agricole in Molise seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per estrarre l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.

    Usi culinari: L’olio d’oliva molisano è un ingrediente chiave nella cucina regionale. È utilizzato per preparare piatti tradizionali come “gnocchi alla molisana,” “brodetto molisano” (zuppa di pesce) e piatti di carne. È anche utilizzato per condire insalate, verdure e legumi.

    Qualità e prestigio: L’olio d’oliva prodotto in Molise è noto per la sua alta qualità e spesso riceve premi e riconoscimenti in competizioni nazionali ed internazionali. Molte aziende agricole si dedicano alla produzione di oli extra vergini di alta gamma.

    La produzione di olio d’oliva in Molise è una parte importante dell’agricoltura regionale. La regione è orgogliosa della sua tradizione di produzione di olio d’oliva e promuove attivamente l’olivicoltura attraverso eventi, degustazioni e iniziative culturali. Gli oli d’oliva molisani sono noti per i loro sapori complessi, con note erbacee, fruttate e piccanti, che li rendono apprezzati sia a livello locale che nazionale.

    Il Piemonte è una regione dell’Italia nota principalmente per la produzione di vino e tartufi, ma recentemente ha iniziato a sviluppare una piccola ma crescente produzione di olio d’oliva di alta qualità. Il clima delle zone collinari e montuose del Piemonte, in particolare nella zona delle Langhe e delle colline del Monferrato, offre condizioni favorevoli alla coltivazione degli ulivi.

    Le cultivar di olivo coltivate in Piemonte spesso includono varietà autoctone e alcune importate da altre regioni italiane. Alcune delle cultivar più comuni in Piemonte includono:

    1. Tonda di Cuneo: Questa è una varietà autoctona di olivo del Piemonte, nota per produrre oli delicati con un profilo di gusto fruttato.
    2. Leccino: Il Leccino è una varietà diffusa in molte regioni italiane ed è apprezzata per la produzione di oli fruttati e morbidi.
    3. Frantoio: Questa varietà è comune in tutto il Paese ed è apprezzata per gli oli equilibrati con note fruttate.
    4. Coratina: Sebbene originaria della Puglia, la Coratina è stata coltivata con successo anche in alcune zone del Piemonte. Gli oli prodotti da questa cultivar spesso presentano un sapore robusto e piccante.
    5. Nocellara del Belice: Questa varietà è più comune in Sicilia, ma è stata coltivata anche in alcune aree piemontesi. Gli oli ottenuti dalla Nocellara del Belice possono essere fruttati con una nota leggera di piccante.

    Nonostante non abbiano la stessa notorietà di altre regioni, queste ultime zone italiane sono orgogliose delle loro produzioni di olio extravergine d’oliva di alta qualità. La diversità di terreni, microclimi e cultivar contribuisce alla creazione di oli unici in ognuna di queste regioni. Se sei un appassionato di olio extravergine d’oliva, potresti scoprire alcune gemme nascoste esplorando le produzioni di queste regioni.

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  • Merano WineFestival 2023 e il +futuro dell’enogastronomia

    Merano WineFestival 2023 e il +futuro dell’enogastronomia

    Merano WineFestival: dalle origini al futuro dell’enogastronomia passando per la sostenibilità.

    Redazione – Carol Agostini e F.P.

    La 32^ edizione della nota rassegna internazionale supera il concetto di eccellenza con le nuove menzioni: Iconic, Unique, Platinum e Next Platinum. E alla Terra, preda di sconvolgimenti climatici, dedica il summit “Respiro e Grido della Terra” che mette al centro il tema della sostenibilità.

    Merano riapre le porta a Merano WineFestival 2023, foto da comunicato stampa
    Merano riapre le porta a Merano WineFestival 2023, foto da comunicato stampa

    Nella “Città delle Palme” più a nord d’Europa è in programma dal 3 al 7 novembre Merano WineFestival. L’appuntamento con gli amanti della qualità enogastronomica quest’anno segna anche il ritorno al format lanciato dal patron Helmuth Köcher: bio&dynamica e GourmetArena in apertura, seguita dalle giornate centrali di The Festival, con espositori presenti per tutte le giornate di sabato, domenica e lunedì.

    Un ritorno alla tradizione che guarda, però, al futuro. Le nuove menzioni speciali che certificano una selezione oltre ogni aspettativa (ICONIC, UNIQUE, PLATINUM e NEXT PLATINUM), più spazio per gli espositori internazionali, super Masterclass nella cornice del Castello Principesco, un’area dedicata a Luca D’Attoma “Luca D’Attoma: percorrendo l’Italia” ma anche il Summit internazionale sulla Sostenibilità “Respiro e Grido della Terra”, oltre al The WH Buyers’ Club che andrà a completare il programma della manifestazione.

    «La ricerca dell’eccellenza nel mondo dell’enogastronomia non ha mai fine, perché l’evoluzione stessa delle tecnologie e delle tecniche agricole non ha limiti definiti. Eccellenza è un concetto che deve andare di pari passo con il rispetto per la fertilità del nostro pianeta. Dove l’uomo non accarezza il territorio nel quale vive, la Terra risponde con tutta quella serie di stravolgimenti che sempre più osserviamo», sono le parole con le quali Helmuth Köcher inaugura la 32^ edizione del Merano WineFestival, dal 3 al 7 novembre 2023.

    Sostenibilità è la parola chiave, perché solo in questa direzione è possibile perseguire eccellenza, fino a superarla, come certificato dalle nuove menzioni: ICONIC, UNIQUE, PLATINUM e NEXT PLATINUM. La 32^ edizione del Merano WineFestival rinnova l’appuntamento con il Summit sulla sostenibilità a 360°: “Respiro e Grido della Terra” dove si fa il punto della situazione dopo un anno di eventi targati The WineHunter legati al cambiamento climatico che questa estate, nella siccità e nelle inondazioni, ha mostrato segnali inequivocabili.

    Sempre più internazionale, unico nel suo genere per via del perfetto connubio tra eventi riferibili al mondo dell’enologia e quelli relativi alla gastronomia oltre a una serie di eventi collaterali, Merano WineFestival 2023 spinge ancora di più in alto l’asticella della qualità tra eleganza, cultura e business.

    merano va in scena, merano Winefestival 2022, foto da comunicato stampa
    Merano Winefestival, foto da comunicato stampa edizione 2022

    32^ EDIZIONE ALL’INSEGNA DELLE NOVITÀ

    Ritorno alla tradizione ormai decennale, per la 32^ edizione del Merano WineFestival con venerdì 3 novembre dedicato alla rassegna bio&dynamica che suggella l’importanza del focus sul biologico, biodinamico, organico e orange.

    Quindi, da sabato 4 a lunedì 6 novembre la scena è per le selezioni del The WineHunter nella cornice liberty del Kurhaus che dal 1874 ospita eventi di respiro internazionale. Da quest’anno, ancora più ricca la sezione International con selezioni provenienti dai cinque continenti. Come da tradizione, il martedì è targato Catwalk Champagne per gli amanti delle bollicine d’oltralpe, ma anche nazionali.

    Wine ma anche Food al festival meranese, con la Gourmet Arena capace di sprigionare i sapori della tradizione gastronomica italiana del Food – Spirits and Beer. Merano WineFestival è anche sinonimo di show cooking, che partiranno già venerdì alla Gourmet Arena negli spazi dedicati alla Campania e all’Abruzzo, così molti eventi collaterali e Masterclass tra il Fuori Salone e l’Hotel Therme Merano.

    OLTRE L’ECCELLENZA CI SONO “ICONIC”, “UNIQUE”, “PLATINUM” e “NEXT PLATINUM”

    La sezione “The Festival” è come al solito dedicata alle menzioni speciali del The WineHunter Helmuth Köcher con uno sguardo che dalla tradizione guarda a 360 gradi al futuro. Quest’anno Helmuth Köcher ha voluto spingersi oltre l’eccellenza, già raggiunta con la menzione PLATINUM, per quei prodotti che nel 2023 hanno raggiunto un punteggio superiore a 95/100, e NEXT PLATINUM dove sono racchiuse le promesse del futuro già insignite del The WineHunter Award Gold nelle diverse categorie.

    «Eccellenza significa rappresentatività iconica del territorio ma anche unicità di prodotti che nascono solo in condizioni particolarissime e non riproducibili in altri contesti. Un patrimonio che deve essere tanto protetto quanto valorizzato al punto che abbiamo immaginato nuove e specifiche menzioni: ICONIC, UNIQUE, PLATINUM E NEXT PLATINUM», spiega The WineHunter.

    Presentante anche le due nuove menzioni: ICONIC, attribuita a quei vini che rappresentano un riferimento di eccellenza nazionale ed internazionale per un territorio, insigniti del The WineHunter Award Gold; presenti sul mercato da almeno 25 anni, vengono prodotti da aziende storiche, con almeno 50 anni di attività. UNIQUE, invece, è la menzione che certifica i prodotti unici per tipologia di vinificazione e/o affinamento, così come per vitigno unico oppure per condizioni pedo-climatiche estreme se non eroiche, anche questi già riconosciuti dal The WineHunter Award Gold.

    Alcune degustazioni al Merano Winefestival 2022
    Alcune degustazioni al Merano Winefestival edizione 2022

    HIGHLIGHTS, I CONSIGLI DEL WINEHUNTER. GLI EVENTI DA NON PERDERE.

    Il Merano WineFestival è come un menu dalle mille portate capace di solleticare qualsiasi tipo di palato. Difficile se non impossibile fare una selezione tra eventi nel e fuori dal Festival. Partendo da venerdì, imperdibile la super Masterclass al Kurhaus con Luca D’Attoma, enologo sperimentatore della viticoltura biologica in Italia capace di innovare fino alle eccellenze biodinamiche della sua cantina senese.

    Venerdì è anche la giornata del DNA Vernatsch, ovvero la schiava gentile caratteristica dell’Alto Adige in presenza di nove produttori locali nelle sale del Kurhaus.

    Venerdì pomeriggio appuntamento alla Palm Lounge dell’Hotel Therme Merano con la presentazione del libro “Terradivina” di Riccardo Corazza. Nell’ambito di bio&dynamica, inoltre, dalle ore 14:30 alle 16:00, la Masterclass “Resistenti Nicola Biasi – I vini del futuro” con Helmuth Köcher, Attilio Scienza e Nicola Biasi.

    Sabato mattina è in programma dalle ore 10:00 in Piazza della Rena, il “Mercato della Terra” a cura di Slow Food Alto Adige. Alle ore 13:00, nella cornice del Teatro Puccini il Summit “Respiro e Grido della Terra” con esperti che si confronteranno sul tema della sostenibilità. Alle ore 15.00 alla Palm Lounge presentazione del libro “”Intrepide, Storie di donne, vino e libertà” firmato da Laura Donadoni. Dalle 16:00 alle 17:00 la Masterclass “Eccellenza dall’Albania” by Cobo Winery con il wine critic Luca Gardini. Alle ore 20:00 presso la GourmetArena Campania showcooking con Antonio Tubelli e Umberto Mazza.

    Domenica la presentazione della Guida Vini Buoni d’Italia al Teatro Puccini, dalle ore 10:30 e dalle dalle ore 11:00 alle ore 13:00 nella Sala dei 30 presso l’Hotel Therme Merano Tavolo Rotondo e Masterclass “La nuova filosofia del calice sensoriale secondo Italesse L’importanza della cultura del calice per esaltare l’unicità di ogni singolo vino” organizzato in collaborazione con Italesse e, a seguire, alle ore 14:00 Masterclass Georgia con i “Vini Qvevri – I vini in anfora”.

    Dalle ore 17:00 alle ore 19:00 presso il Castello Principesco: “La Storia di Masseto”, degustazione di 3 annate in una tavola rotonda a cura di Roberto Camuto Wine Storyteller con la presenza di Lamberto Frescobaldi. Imperdibile il lunedì, dalle 10:00 alle 12:00 al Castello Principesco assieme a Oscar Farinetti, Albiera Antinori e Priscilla Incisa della Rocchetta l’evento “Le Vite Parallele di Tignanello & Sassicaia” delle annate 1990/2008/2018.

    Alle ore 16:00, invece, Premio Godio meets Premio Zierock che celebra la cucina genuina e vicina al territorio nonché una visione olistica della produzione del vino e alle ore 19.30 presentazione della Guida “Osterie D’Italia” by Slow Wine alla Cantina di Merano. Quindi, martedì dalle ore 15.30 al Kursaal premiazione del concorso “Emergente Sala 2023”.

    SOSTENIBILITA’: MERANO WINEFESTIVAL RACCOGLIE IL “GRIDO DELLA TERRA”

    «La scorsa è stata una estate che dal punto di vista climatico ha mostrato una serie di eventi naturali come siccità e inondazioni di una intensità che non si era mai vista prima d’ora» sottolinea Helmuth Köcher. «Dalle terrazze del Kurhaus dal quale storicamente si snoda il Merano WineFestival è quasi possibile intravedere le cime orientali dei ghiacciai del Similaun che di anno in anno si ritirano sempre di più. È del 2017 la notizia che dopo 7000 anni di inerzia anche il ghiacciaio sul monte Ortles ha iniziato a ritirarsi.

    Allo stesso tempo, la viticoltura sale di quota ben oltre i 1000 m e nel fondovalle il caldo torrido e la siccità rendono sempre più complessa l’agricoltura». Non c’è da meravigliarsi quindi che al patron del festival Helmuth Köcher stia particolarmente a cuore l’appuntamento con il Summit “Respiro e Grido della Terra”: momento riflessivo caratterizzante il venerdì pomeriggio al Merano Wine Festival.

    Quali sono le proposte di soluzione alle conseguenze del cambiamento climatico in corso, in particolare quando si parla di viticoltura e agricoltura? Una domanda sulla quale, dalle ore 13:00 alle ore 15:00 di venerdì 3 e sabato 4 novembre presso il Teatro Puccini, un panel di esperti internazionali si confronteranno, sistematizzando il materiale raccolto dal WineHunter e dai suoi collaboratori nel corso dell’ultimo anno.

    I NUMERI DEL MERANO WINEFESTIVAL

    Le giornate di festival, 10.000 visitatori attesi, più di 600 espositori, oltre 1.500 vini in degustazione, 350 etichette nella WineHunter Area, più di 1750 WineHunter Awards, 26 masterclass, 22 showcooking, 2 presentazioni di libri e 6 talk al Summit “Respiro e Grido della Terra”.

    LA PRESENZA DELLE ISTITUZIONI

    Numerose le istituzioni presenti durante le giornate del festival, coinvolti anche in cerimonie, tavole rotonde e talk in programma nel Summit e non solo. Tra i nomi spiccano: il Sottosegretario di stato Luigi D’Eramo, il Vicepresidente della Regione Abruzzo Emanuele Imprudente, l’Assessore alle politiche agricole Calabria Gianluca Gallo, l’Assessore alle politiche agricole Piemonte Marco Protopapa, l’Assessore alle politiche agricole Campania Nicola Caputo, l’Assessore alle politiche agricole Molise Nicola Cavaliere, il Presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini, il Presidente Slow Food Italia Barbara Nappini, il Console della Nuova Zelanda Austin Brik.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito evento: https://meranowinefestival.com/

    Sito ufficio stampa: https://www.smstudiopr.it/

    Sito partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • Gambero Rosso e la Guida Vini d’Italia 2024 e grandi novità

    Gambero Rosso e la Guida Vini d’Italia 2024 e grandi novità

    Convegno “Il futuro del vino tra algoritmo e cambiamento climatico” durante la presentazione della Guida Vini d’Italia 2024 del Gambero Rosso

    Di Cristina Santini

    Il 15 ottobre al Teatro Brancaccio di Roma, durante la presentazione della Guida Vini d’Italia 2024 del Gambero Rosso, è stato dedicato ampio spazio al tema “Il futuro del vino tra algoritmo e cambiamento climatico”.

    Il palco del Teatro Brancaccio di Roma, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d'Italia 2024 e grandi novità, foto dell'autrice
    Il palco del Teatro Brancaccio di Roma, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d’Italia 2024 e grandi novità, foto dell’autrice

    Il convegno che ha preceduto la cerimonia di premiazione Tre Bicchieri della guida, è stato moderato dal giornalista Gianluca Semprini che ha rivolto alcune domande ad una platea di esperti intervenuti ognuno nelle proprie competenze e dei quali riportiamo alcuni spunti per un aggiornamento o una riflessione personale.

    Gli ospiti al convegno, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d'Italia 2024 e grandi novità, foto dell'autrice
    Gli ospiti al convegno, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d’Italia 2024 e grandi novità, foto dell’autrice

    Sono intervenuti Renato Brunetta, presidente del Cnel , Silvia Puca, matematica e project manager Eumetsat Hydrology Saf per la Protezione Civile, Andrea Gasparri del dipartimento di Ingegneria civile dell’Università Roma Tre, Daniele Nardi del dipartimento di Ingegneria informatica dell’Università Sapienza di Roma, Paolo Cuccia, presidente di Gambero Rosso, Carlo Spallanzani, amministratore delegato di Gambero Rosso e Marco Mensurati, direttore responsabile di Gambero Rosso.

    Apertura con l’intervento del Presidente del Cnel, Renato Brunetta:

    “Non bisogna aver paura del progresso. In Inghilterra, nei primi decenni dell’800 i luddisti si aggiravano per le campagne per distruggere i telai meccanici, temendo che quelli distruggessero il loro lavoro. Ma sappiamo tutti come finì: ci furono tre rivoluzioni industriali, aumentò la produzione, il benessere e anche l’occupazione.

    Oggi anche il vino sta vivendo la sua rivoluzione. Di fronte ai cambiamenti climatici è sempre più difficile avere l’anno, che io definisco, della sincronizzazione, ovvero quello in cui va tutto bene. Quindi, la viticoltura è destinata a soccombere? No, perché l’uomo guarda al progresso. Da qui l’importanza che la transizione digitale potrà avere nei prossimi anni per costruire nuove annate straordinarie. Unica condizione mischiare l’intelligenza artificiale a quella umana”.

    Presidente Cnel Renato Brunetta, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d'Italia 2024 e grandi novità, foto dell'autrice
    Presidente Cnel Renato Brunetta, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d’Italia 2024 e grandi novità, foto dell’autrice

    A seguire il discorso di Silvia Puca, matematica e project manager Eumetsat Hydrology SAF:

    “Mi occupo del coordinamento del progetto satellitare europeo più grande che abbiamo in Europa per la stima dei parametri idrologici, quindi precipitazioni, umidità, neve, che hanno un impatto sul territorio, e lavoro nell’ambito della Protezione Civile. Ogni qual volta abbiamo, come recentemente in Emilia Romagna, eventi così intensi ed estremi, c’è una tecnologia satellitare italiana importante che ne segue l’evoluzione.

    Ci sono eventi intensi che sono più facilmente prevedibili ed altri in cui è veramente molto difficile; quelli di tipo meteorologico hanno una scala sinottica ovvero prendono aree molto ampie, si generano in territori molto lontani da noi, e ci sono modelli meteorologici che riescono a prevederli. Quello in Emilia Romagna è stato uno di questi, quindi la protezione civile a livello locale e nazionale si è mossa in tempo. Sono state evacuate centinaia di persone prima dell’evento e questo ha permesso la salvaguardia dei nostri cittadini.”

    Per quanto riguarda le previsioni a lungo raggio che riguardano soprattutto la siccità, con i modelli matematici a disposizione cosa possiamo sapere ed entro che lasso di tempo?

    “L’uomo, nell’aver creato grosse problematiche come l’innalzamento delle temperature e tutto ciò che vediamo sul cambiamento climatologico, è però allo stesso tempo avanzato con le tecnologie in modo molto importante. I primi satelliti che hanno iniziato a monitorare la Terra in modo continuativo e operativo sono degli anni ‘80, quindi sono cinquant’anni circa che raccogliamo una serie di parametri di tipo atmosferico e quelli riguardanti le nostre terre.

    Queste informazioni ora ci permettono di vedere giornalmente, se non anche più volte al giorno, alcuni dati fisici che ci aiutano a prevedere la precipitazione più o meno intensa o più o meno lunga, o di tipo grandigeno, ma anche di vedere una diminuzione dell’umidità del terreno associata a minori precipitazioni.

    Queste Informazioni ci portano mesi prima a capire le condizioni per una probabile siccità. Ormai si parla sempre in termini di probabilità, abbiamo ora delle condizioni che sono anomale e quindi non sono le precipitazioni che avremmo dovuto avere in questa stagione e, venendo anche da un anno povero di neve, non abbiamo avuto le risorse idriche che si mettono in cantiere.”

    Quindi cosa sappiamo adesso da qui ai prossimi mesi?

    In questo momento il nostro territorio nazionale, ma non solo l’Italia, è al di sotto di quelle che sono le risorse idriche che abbiamo in questo periodo rispetto agli anni precedenti. I modelli al momento non ci danno precipitazioni importanti per dire che recupereremo questo deficit, però cosa accadrà nei prossimi mesi non possiamo saperlo con certezza perché purtroppo i modelli nel lungo termine, da un mese in poi, fanno più fatica e spesso possono sbagliare.

    A breve termine cosa ci permettono di sapere le tecnologie ad esempio in vigna e capire fra quante ore accadrà cosa?

    Le previsioni sono di tipo meteorologico, non abbiamo altri tipi di previsioni, quindi la modellistica meteorologica ci dirà che nei prossimi giorni avremo delle precipitazioni. Però quello che sappiamo anche che al momento queste piogge previste non sono sufficienti per andare a recuperare questa anomalia che abbiamo.

    Silvia Puca, matematica e project manager Eumetsat Hydrology SAF, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d'Italia 2024 e grandi novità, foto dell'autrice
    Silvia Puca, matematica e project manager Eumetsat Hydrology SAF, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d’Italia 2024 e grandi novità, foto dell’autrice

    Per il lavoro svolto in ambito sostenibilità, è intervenuto il Vice Presidente di Equalitas, Michele Manelli:

    “Dieci anni fa, patrocinati a casa del Gambero per il Forum della sostenibilità, ci siamo accorti che un terzo della nostra economia del green si stava muovendo in questa direzione e che c’era però complessità nella rappresentazione. E’ stato fatto un percorso sotto la guida di Federdoc, riconosciuto anche dal ministero come progetto di interesse pubblico nazionale sul tema della sostenibilità, e oggi abbiamo in certificazione, perché Equalitas è “Standard Owner”, ovvero non certifica, ma accredita Enti di certificazione che svolgono le verifiche, circa il 20% della filiera italiana. Rappresentiamo quasi centomila ettari e otto miliardi di fatturato, sono numeri importanti.

    Certificazione riconosciuta a livello statale come una sorta di bollino di Stato, poi cosa è successo?

    E’ stato istituito un percorso che poi ha consentito alle Sqnpi (Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata) di integrarsi con nuovi requisiti e di definire che la sostenibilità deve essere multi pilastro e avere un’utilizzazione qualitativa che riflette tutte le istanze ambientali ed economiche. E’ chiaro è un inizio, noi ne abbiamo 147 di requisiti, è un sistema molto più articolato, forse non è sufficiente in questo momento né per essere riconosciuto dal mercato come qualificante né per mettere ordine su quella che è la definizione della sostenibilità.

    Se guardiamo solo al mondo del vino, cerchiamo con una serie di accordi internazionali di ricercare questa armonizzazione perchè se non facciamo ordine non troviamo la base con la quale definire questo sistema e faremmo fatica a convincere le aziende ad investire e i consumatori a scegliere. Stiamo parlando di circa 50 Standard che stiamo analizzando a livello internazionale per trovare delle sintesi e quasi 100 solo per il mondo del vino.

    Michele Manelli, Vice Presidente di Equalitas, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d'Italia 2024 e grandi novità, foto dell'autrice
    Michele Manelli, Vice Presidente di Equalitas, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d’Italia 2024 e grandi novità, foto dell’autrice

    Il consumatore più attento alla sostenibilità è sicuramente quello nord europeo, nord americano. In Italia sta cambiando qualcosa?

    In questo decennio si può notare chiaramente come sia triplicato l’interesse dei consumatori verso i temi della sostenibilità. Questo punto oramai è il secondo motivo di acquisto del consumatore dopo l’origine. E’ molto interessante come ci sia una chiara convergenza verso il prodotto di qualità, il prodotto sostenibile e nonostante le difficoltà contingenti di poteri di acquisto che si deteriorano, è inevitabile che la sostenibilità possa moltiplicare l’esperienza ed il racconto del vino.

    Sulla robotica in agricoltura e in vigna interviene il Prof. Andrea Gasparri del Dipartimento di Ingegneria Civile, Informatica e delle Tecnologie Aeronautiche Università degli Studi di Roma Tre:

    Quando parliamo di agricoltura di precisione, di cosa parliamo effettivamente?

    Parliamo di strategie di gestione che permettono di sviluppare modelli agricoli che siano sostenibili, riescano a garantire la sicurezza alimentare e al contempo mitigare la carenza di forza lavoro.
    La definizione che voglio dare di agricoltura di precisione presa da un articolo scientifico che ritengo molto interessante dice: “E’ il saper fare la cosa giusta nel posto giusto al momento giusto”, ma dietro questo concetto c’è una grossa complessità perché bisogna raccogliere molti dati ed avere una conoscenza puntuale della cultura e questo implica l’utilizzo di molte tecnologie abilitanti tra le quali sicuramente l’intelligenza artificiale e la robotica.

    Robotica agricola: il mercato, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d'Italia 2024 e grandi novità, foto dell'autrice
    Robotica agricola: il mercato, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d’Italia 2024 e grandi novità, foto dell’autrice

    Cosa abbiamo al momento per quanto riguarda la robotica?

    Se guardiamo dal punto di vista commerciale, abbiamo soluzioni che permettono, nelle colture erbacee e in quelle di serra, la rimozione delle erbe infestanti, la preparazione del terreno, il controllo dei parassiti e delle malattie, la raccolta.
    Per quanto riguarda la ricerca, si concentra principalmente sul concetto complesso di colture permanenti perché la presenza di filari, di sesti di impianto, chiaramente complica la vita del robot che in questo caso non riesce a fare la manovra. Quindi noi dobbiamo lavorare per dare intelligenza e capacità a questi robot di muoversi in maniera opportuna.

    Ad oggi quali robot abbiamo in agricoltura efficienti?

    Noi stiamo lavorando a dei progetti europei di ricerca nei quali abbiamo sviluppato delle soluzioni robotiche in cui i robot riescono, in maniera del tutto automatizzata, a fare operazioni varie come la spollonatura in un noccioleto. C’è anche il progetto in cui stiamo sviluppando un’architettura che permetta di condividere gli spazi operativi tra le macchine e l’umano.

    Sono delle piattaforme robotiche che, in questo caso lavorano sull’uva da tavola, devono fare un’operazione di aggancio per lo scambio delle cassette piene e lo devono fare nella stessa area in cui stanno lavorando anche degli operatori umani e devono essere in grado di considerare tale contesto. Abbiamo un esempio di come in maniera del tutto automatizzata la piattaforma robotica riesca a riconoscere un grappolo, valutarne lo stato di maturazione ed effettuare il taglio. Il passo successivo sarà passare all’uva da vino.

    Progetto europeo “Canopies”, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d'Italia 2024 e grandi novità, foto dell'autrice
    Progetto europeo “Canopies”, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d’Italia 2024 e grandi novità, foto dell’autrice

    Introduce il tema sull’intelligenza artificiale il Prof. Daniele Nardi del Dipartimento di Ingegneria Informatica Automatica e Gestionale “A. Ruberti” Sapienza Università di Roma:

    Io non riproporrei il classico tema ci fa paura, non ci fa paura l’intelligenza artificiale ma andrei alla situazione di oggi. Abbiamo fatto tanti passi in avanti, che cosa succede in particolar modo per le persone che abbiamo di fronte?

    Dopo l’intervento di Andrea Gasparri ho poco da dire rispetto all’intelligenza artificiale all’uso del vino e aver centrato questo concetto della sincronizzazione in maniera così precisa mi lascia poco spazio. Forse si può allargare il discorso, nel senso che l’intelligenza artificiale può essere utile anche nella lavorazione del prodotto e poi anche nella distribuzione. Parliamo di Chat GPT.

    Chat GPT e l’agricoltura, non ne vedo applicazione, quale può essere?

    C’è un’applicazione diretta che secondo me riguarda soprattutto i piccoli produttori e che ha a che vedere con il fatto che banalmente la traduzione di un testo per il mercato estero, la profilazione dell’utente, la sintesi comprensibile di strumenti complessi che possono essere anche documenti emanati dal Governo, tutto ciò che riguarda la parte di elaborazione dei testi, è qualcosa sicuramente di direttamente fruibile anche senza avere delle applicazioni dedicate.

    Poi si possono sviluppare anche tante applicazioni dedicate su tutti i problemi che sono stati sollevati in precedenza, dall’ottimizzazione dell’irrigazione a quello dell’individuazione delle pratiche da adottare a fronte di una particolare sequenza di eventi. In particolare, i modelli su cui si basa Chat GPT hanno alla base la capacità di lavorare su sequenze e analizzare i dati sul contesto meteorologico, quali trattamenti sono stati fatti per produrre poi una serie di azioni da svolgere. Questo è uno dei compiti che si potrà affidare in futuro ad un’applicazione.

    Daniele Nardi, Dipartimento di Ingegneria Informatica Automatica e Gestionale “A. Ruberti” Sapienza Università di Roma, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d'Italia 2024 e grandi novità, foto dell'autrice
    Daniele Nardi, Dipartimento di Ingegneria Informatica Automatica e Gestionale “A. Ruberti” Sapienza Università di Roma, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d’Italia 2024 e grandi novità, foto dell’autrice

    Quali possono essere le prospettive a lungo raggio sull’agricoltura e sulla viticoltura e dove ci potranno portare?

    L’uso della tecnologia migliorerà la produzione, la qualità del prodotto o aiuterà a migliorare e forse su questo si può fare una considerazione di carattere generale: studi recenti mostrano che, per esempio nell’uso dell’intelligenza artificiale applicata a Chat GPT, si ottiene un miglioramento delle prestazioni medie; mentre invece l’esperto rimane più bravo nello svolgere certi compiti. Ora da questo punto di vista, credo che la riflessione possa essere interessante perché questo è uno degli argomenti più dibattuti, ovvero come inserire questi sistemi all’interno di un contesto dove ci sia un esperto umano.

    Sulla media ci aiuta l’intelligenza artificiale, sull’annata più difficile o su una scelta più particolare può vincere ancora l’intelligenza umana soprattutto in vigna?

    Non ne farei una questione di chi vince o perde, è un approccio del tutto collaborativo. Quando ci sono tanti dati è un problema computazionalmente molto complesso e quindi è inevitabile che l’intelligenza artificiale abbia dei mezzi superiori alle nostre capacità di lavorazione.

    Staff Gambero Rosso, articolo: Gambero Rosso e la Guida Vini d'Italia 2024 e grandi novità, foto dell'autrice

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito guida:  https://www.gamberorosso.it/

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/

    https://www.foodandwineangels.com/

  • OIKOS di Fonzone alla Milano Wine Week 2023

    OIKOS di Fonzone alla Milano Wine Week 2023

    OIKOS – GRECO DI TUFO RISERVA 2021 DI FONZONE ALLA MILANO WINE WEEK

    Redazione – Carol Agostini

    La Riserva di Greco di Tufo dell’azienda Irpina, conosciuta come OIKOS, ha recentemente ricevuto una serie di prestigiosi riconoscimenti. Sarà uno dei vini principali nella Masterclass guidata da Luca D’Attoma, un esperto riconosciuto nel mondo del vino, durante la Milano Wine Week.

    OIKOS – Greco di Tufo DOCG Riserva 2021, prodotto dall’azienda Fonzone, è alla sua seconda annata ed è stato premiato con il massimo riconoscimento Tre Bicchieri dal Gambero Rosso, è stato inserito nella categoria Top Wine dalla Guida Slow Wine 2024 e ha ottenuto la Medaglia Gold al Merano Wine Festival 2023.

    OIKOS di Fonzone alla Milano Wine Week 2023, immagine da comunicato stampa
    OIKOS di Fonzone alla Milano Wine Week 2023, immagine da comunicato stampa

    Questo eccezionale vino bianco è realizzato esclusivamente con uve provenienti da un clone rarissimo di Greco Antico, caratterizzato da acini più piccoli e un succo molto concentrato. OIKOS è un vino bianco strutturato, complesso e profumato che conquista immediatamente con le sue caratteristiche evolutive piacevoli. Al naso, si possono percepire profumi di grande intensità e complessità, con leggere note iodate, sentori di mela gialla matura e una leggera speziatura con accenni di noce moscata. Al palato, emerge il fiore di lavanda. L’acidità, pur essendo importante, non rende il vino secco, ma contribuisce a creare un equilibrio unico.

    Inoltre, Fonzone Caccese è una cantina con una ricca storia di famiglia, fondata nel 2005, che si trova nel cuore dell’Irpinia, in provincia di Avellino. La cantina è circondata da vigneti coltivati in modo sostenibile e produce una gamma di vini che riflettono l’amore per il territorio e l’impegno per la qualità.

    OIKOS - GRECO DI TUFO RISERVA 2021 DI FONZONE ALLA MILANO WINE WEEK, immagine da sito
    OIKOS – GRECO DI TUFO RISERVA 2021 DI FONZONE ALLA MILANO WINE WEEK, immagine da sito

    Storia aziendale

    L’azienda agricola Fonzone Caccese è stata fondata nel 2005 ed è situata nelle affascinanti campagne di Paternopoli, uno dei diciassette comuni all’interno della prestigiosa DOCG Taurasi, nella provincia di Avellino, nel cuore dell’Irpinia. La cantina moderna, che si estende su 2000 mq, si trova su un colle nella sottozona “Campi Taurasini”, circondato da vigneti situati a un’altitudine che varia dai 360 ai 430 metri sul livello del mare.

    Fonzone Caccese produce un totale di 8 diverse etichette, seguendo un approccio sostenibile e mettendo in evidenza le varietà autoctone come l’Aglianico, la Falanghina, il Fiano d’Avellino e il Greco di Tufo. Questo è un marchio che si concentra sulla produzione di vini artigianali di alta qualità, anziché sulla quantità. L’enologo di fama internazionale Luca D’Attoma è un pilastro di supporto per questa azienda a conduzione familiare.

    Situata su un colle di circa trenta ettari, nelle campagne di Paternopoli, all’interno della DOCG Taurasi, la cantina domina un paesaggio straordinario caratterizzato da vigneti di Aglianico, Falanghina, Fiano d’Avellino e Greco di Tufo. Questa è la terra dell’Irpinia, famosa per i suoi grandi vini ammirati in tutto il mondo. La famiglia Fonzone Caccese coltiva con passione le varietà autoctone per produrre 8 vini artigianali che riflettono l’amore per il territorio e la tradizione di una famiglia unita dalla passione per la viticoltura di precisione e l’alta qualità.

    L’azienda è stata fondata nel 2005 da Lorenzo Fonzone Caccese, un medico chirurgo appassionato di vino. Fin dall’inizio, l’azienda ha adottato un approccio sostenibile sia in vigna che in cantina, producendo vini bianchi, rossi e rosati aromatici, cremosi e longevi, rispettando i ritmi della natura e preservando la biodiversità. La nuova generazione della famiglia, rappresentata dai figli e dalle loro mogli, ha preso il testimone e continua a cercare l’eccellenza nella produzione di vini di alta qualità.

    I vigneti della tenuta coprono 30 ettari e coltivano le varietà simbolo dell’Irpinia: Aglianico, Fiano d’Avellino, Falanghina e Greco di Tufo. L’azienda pratica l’agricoltura sostenibile, evita l’uso di diserbanti chimici e segue i principi della lotta integrata per la difesa fitopatologica. Il suolo è trattato con concimi organici e sovesci, e la potatura è mirata a rispettare le piante e a mantenere basse rese per migliorare la qualità delle uve. L’azienda favorisce la biodiversità gestendo gli spazi tra le file di viti con l’inerbimento di piante spontanee.

    Il territorio di Paternopoli si colloca nella sottozona “Campi Taurasini” della DOCG Taurasi, ed è circondato da paesi come Villamaina, Castelfranci e Gesualdo. I vigneti beneficiano di esposizioni multiple e altitudini che variano dai 360 ai 430 metri sul livello del mare. I torrenti Fredane ed Ifalco influenzano il microclima, caratterizzato da notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte. Inoltre, la presenza di polvere vulcanica nel terreno, a causa delle eruzioni del Vesuvio avvenute nel corso dei secoli, aggiunge un elemento unico al territorio.

    Logo aziendale, articolo: OIKOS di Fonzone alla Milano Wine Week 2023, immagine da comunicato stampa
    Logo aziendale, articolo: OIKOS di Fonzone alla Milano Wine Week 2023, immagine da comunicato stampa

    Fonzone Caccese produce 8 vini monovarietali che esaltano le caratteristiche straordinarie delle varietà autoctone dell’Irpinia. Tra questi, spicca lo Scorzagalline Taurasi DOCG Riserva, un Aglianico di grande struttura e complessità aromatica. Altri vini includono Mattoda’ Irpinia DOC Campi Taurasini, Irpinia Rosato DOC, Le Mattine Falanghina Irpinia DOC, Sequoia Fiano D’Avellino DOCG Riserva, Fiano d’Avellino DOCG, Greco di Tufo DOCG e Oikois Greco di Tufo DOCG Riserva.

    La cantina moderna, progettata per integrarsi con l’ambiente circostante, copre circa 2.000 mq ed è quasi completamente ipogea. Lo spazio dedicato alle bottiglie è caratterizzato da pavimenti rossi, elementi in vetro e acciaio, creando un ambiente visivamente accattivante per degustazioni e incontri. Fonzone Caccese è impegnata nel raggiungere la certificazione biologica e ha l’enologo consulente di fama Luca D’Attoma, esperto di viticoltura biologica e biodinamica, a guidarli in questo percorso.

    Conclusioni

    In sintesi, Fonzone Caccese è una cantina che incarna la passione per il vino, l’amore per il territorio dell’Irpinia e l’impegno per la produzione di vini di alta qualità, sottolineando il valore della tradizione familiare e della sostenibilità.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito cantina: http://www.fonzone.it

    Sito ufficio stampa: https://www.zedcomm.it/

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  • La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri

    La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri

    Un viaggio nella Loira ricco di territori, vini ed emozioni

    Di Elsa Leandri

    La Valle della Loira seduce con il lento ed incessante avanzare del suo fiume e dei suoi affluenti, con i sorridenti campi di girasole e con i pascoli verdi che si alternano ai numerosi castelli. A noi eno-appassionati parla, però, e soprattutto, di vino.
    Poter dire di conoscere questa zona senza passarci moltissimo tempo, è impossibile. Bisogna infatti pensare che la Loira enologica costeggia tutto l’andamento del medesimo fiume, andando dall’Oceano Atlantico con i suoi terreni ricchi di granito e di gneiss fino al Massiccio Centrale in cui il suolo è di natura vulcanica, passando poi da zone tufacee come Vouvray o con una presenza elevata di Kimmeridge come Sancerre.

    Capirete anche che in questo vasto territorio anche il clima varia: l’influenza oceanica, man mano che ci allontaniamo dalla foce della Loira, diminuisce lasciando spazio a un clima continentale. Non ci stupisce di conseguenza una differenziazione di vitigni: da ovest a est incontriamo melon de bourgogne, cabernet franc, chenin blanc, sauvignon, pinot nero, gamay, citando solo i principali.

    Non è nostra intenzione effettuare un trattato su questo territorio che copre più di 55000 ettari di vigna, ma ci limiteremo a condividere con voi alcuni luoghi che abbiamo toccato nel nostro viaggio, che si è concentrato principalmente nella parte est della Loira vitivinicola.

    Maison de Sancerre – siamo a Sancerre in una zona in cui il vitigno principale è il sauvignon che qui regala una delle sue espressioni migliori. Per scoprirne il motivo siamo andati, in quest’affascinante città medievale, nella Maison Farnault del XVesimo secolo, all’interno del quale è stato costituito dall’Union Viticole Sancerroise un luogo atto a far conoscere al meglio questo vino, offrendo una visita adatta a grandi e piccini, a curiosi e a appassionati attraverso giochi interattivi, film in 4D, giardino degli aromi e infine, per gli adulti, con una degustazione di 3 vini. La parte che personalmente ci ha maggiormente affascinato è la spiegazione della geologia del terreno che come ben sappiamo, insieme al clima e alla maestria dei vigneron, sono elementi caratterizzanti e distintivi.

    Elsa Leandri alla Maison de Sancerre, foto dell'autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri
    Elsa Leandri alla Maison de Sancerre, foto dell’autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri

    In questo areale si possono distinguere ben 15 diverse formazioni geologiche, che si susseguono, si intrecciano e si fondono, regalando una vastità di peculiarità diverse. Principalmente si può ricondurre il tutto semplificando a 3 tipologie: le terres blanches, costituite principalmente da marne kimmeridgiane separate da strati di calcare, le caillottes, da calcare giallo e bianco e il silex, ricco di argilla, silice e conglomerati silicei, il cui scopo è quello di riscaldare la vigna in modo continuo.

    Terreni Sancerre, foto dell'autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri
    Terreni Sancerre, foto dell’autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri

    Durante la degustazione noi abbiamo scelto di dedicarci unicamente ai bianchi, che rappresentano l’80% della produzione. Le etichette variano di volta in volta pertanto vi lasciamo il gusto di scoprire da soli quali bottiglie verranno proposte.
    Piccolo grande plus: se viaggiate con il vostro cane, lui è assolutamente ben accetto durante tutto il percorso.

    Vouvray – in questa zona troviamo un altro grande vitigno a bacca bianca: lo Chenin, chiamato localmente anche Pineau de la Loire che qui si svela in tutte le sue forme dalla versione spumantizzata a quella del vino moelleux.
    In questi 2300 ettari di terreno tufaceo della denominazione si incontrano le caratteristiche ideali per favorire la variegata espressività di questo vitigno.

    Monitorando costantemente la maturazione dell’uva si riesce ad ottenere sia vini ricchi di acidità (come i sec) sia più carichi della componente zuccherina (come i demi sec), fino ad arrivare a grappoli che presentano un attacco della muffa nobile (i mœlleux). Dalla versione spumante atta ad accompagnare un aperitivo, si passa quindi a delle versioni più strutturate che riescono a regalare degli ottimi abbinamenti anche con formaggi erborinati.
    A Vouvray non è raro imbattersi nelle cantine troglodite, risalenti al periodo romano, che offrono un posto unico per l’affinamento dei vini favorendo lo sviluppo di aromi e la complessità del vino.

    Cantina Pierre Champion, foto dell'autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri
    Cantina Pierre Champion, foto dell’autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri

    Vi consiglio di fare come abbiamo fatto noi, andando a bussare proprio alla porta di un vigneron. La nostra scelta è caduta su Pierre Champion, che vanta una tradizione familiare che perdura da tre generazioni e che gestisce 14 ettari tutti impiantati a Chenin blanc. Siamo stati ottimamente ricevuti e abbiamo potuto approfondire e comprendere la versatilità di questo vitigno a bacca bianca che va da sentori di agrumi, acacia e pera nella versione sec per poi svelarsi con sentori più importanti di mirabella, frutti esotici, mela cotogna e mandorla in quelli moelleux. Tocco finale: la visita della cantina scavata nella roccia. Abbiamo adorato!

    Bourgueil – abbandoniamo i bianchi per incontrare l’altro vitigno chiave della Loira: il Cabernet franc. In questo territorio che si estende per 1400 ettari si possono evidenziare la presenza di due tipologie di sottosuolo: uno ricco di graves, ricca di sabbia e ciottoli, mentre l’altro con un’importante componente tufacea e di natura argillo-calcarea. Questo permette di ottenere vini completamenti differenti favorendo da una parte la produzione di vini di pronta beva e dall’altra dei vini maggiormente strutturati e atti all’evoluzione in bottiglia.
    Per avere un’idea di tale denominazione ci siamo recati alla Maison des Vins di Bourgueil in cui sono presenti 180 etichette dei 90 produttori della denominazione spaziando dai bianchi (che attualmente non rientrano nella AOP), ai rosati, ai rossi e in cui viene offerta la possibilità di degustare una selezione di vini.

    Elsa Leandri a Bourgueil, foto dell'autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri
    Elsa Leandri a Bourgueil, foto dell’autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri

    Il nostro interesse è stato quello di focalizzarci sull’espressione del Cabernet franc vinificati in rosso con il fine di poter apprezzare questa differenza di bevibilità. Effettivamente la fragranza dei vini derivanti dal settore delle graves si contrappone al maggiore complessità data da sentori speziati e più scuri, nonché dalla maggiore tannicità della zona tufacea.
    A nostro parere una maestrale espressione è Haut de la Butte di Jacky Blot, viticoltore, scomparso quest’anno, conosciuto per le eleganti espressioni di Chenin a Montlouis Sur Loire e per la capacità di mettersi in gioco, con ottimi risultati, a Bourgueil nella vinificazione del Cabernet Franc.

    Chinon – nella città medievale oltre il Cabernet franc viene nuovamente affiancato dallo Chenin proponendo quindi sia bianchi, che rosati, che rossi. Anche in questo caso possiamo fare una distinzione tra vini ottenuti dalla parte collinare che regalano vini di struttura o da quella limosa più vicino alla Loira che si esprimono con vini più fragranti e immediati.

    Incuriositi dall’omaggio che ci aveva offerto il proprietario del gite che avevamo affittato siamo andati al domaine Sault au Loup. La cantina precedentemente conosciuta sotto il nome di Dozon è gestita dal 2013 dal viticoltore Eric Santier, il quale ha deciso di rimettere in discussione la sua vita abbandonando il settore di promozione di prodotti alimentari francesi e di “imparare” il mestiere di vigneron.

    Ad oggi si trova a gestire 14 ettari in conversione biologica dal 2020 impiantati a Cabernet franc e a Chenin Blanc. La diversità del territorio permette di ottenere dei vini più da pronta beva o vini più strutturati offrendo così una scelta per ogni occasione e per ogni palato.
    Di grande rilievo “Le Grand Saut” e il “Clos du Saut au Loup” nei quali il cabernet franc offre da una parte un vino che promette una grande capacità evolutiva e dall’altra rivela le caratteristiche varietali del vitigno, in modo elegante e attrattivo.

    Grand Saut e Clos du Saut au Loup, foto dell'autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri
    Grand Saut e Clos du Saut au Loup, foto dell’autrice, articolo: La Loira nel suo splendore 2023, il viaggio di Elsa Leandri

    Il nostro viaggio ci ha permesso di toccare anche la zona di Saumur-champigny, anch’essa terra di elezione per il Cabernet Franc, ma per scoprire questa realtà vi invito a leggere l’articolo dedicato al Clos des Cordeliers.

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Siti partners articolo: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Letrari Lucia e i suoi Trentodoc, lussuria, gola e vita 2023

    Letrari Lucia e i suoi Trentodoc, lussuria, gola e vita 2023

    Trentodoc: L’eccellenza degli spumanti del Trentino rappresentata dalla Cantina Letrari

    Di Carol Agostini

    Il Trentodoc è un’eccellenza italiana nel panorama dei vini spumanti, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. Tra le cantine che si distinguono per la produzione di questi spumanti di alta qualità, la Cantina Letrari rappresenta un punto di riferimento nella regione del Trentino. Fondata nel 1976 da Leonello Letrari, l’azienda ha sviluppato una reputazione solida e duratura grazie alla sua dedizione all’arte della produzione di spumanti Metodo Classico.

    Leonello Letrari, foto originale dall'azienda
    Leonello Letrari, foto originale dall’azienda

    La storia del Trentodoc

    Il Trentodoc ha una storia radicata nel territorio del Trentino. Nel 1993, è stata riconosciuta come denominazione di origine controllata, garantendo la qualità e l’autenticità dei vini spumanti prodotti nella regione. Il Metodo Classico utilizzato per la produzione dei Trentodoc prevede una seconda fermentazione in bottiglia, seguita da un periodo di affinamento sui lieviti, che conferisce ai vini caratteristiche di complessità e finezza.

    Letrari vista vigneti a broghetto, foto originale della cantina
    Produttori e zone produzione Trento doc vigneti Letrari a Borghetto (TN), foto originale dall’azienda

    La Cantina Letrari – L’eccellenza del Trentodoc

    La Cantina Letrari, situata nella suggestiva Vallagarina si distingue per la produzione di spumanti Trentodoc di alta qualità. Fondata da Leonello Letrari, l’azienda è stata pioniera nella produzione di spumanti nel Trentino, concentrandosi sulla coltivazione di uve autoctone come Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco.

    Leonello Letrari con la nipote Margherita figlia di Lucia, foto originale dall'azienda
    Leonello Letrari con la nipote Margherita figlia di Lucia, foto originale dall’azienda, vendemmia 2010

    L’arte della produzione

    La Cantina Letrari si impegna a creare spumanti di eccellenza attraverso un processo artigianale e attento ai dettagli. Le uve vengono raccolte a mano e selezionate con cura, garantendo la massima qualità delle materie prime. Il Metodo Classico viene seguito scrupolosamente, con una fermentazione in bottiglia e un lungo periodo di affinamento, che varia da 24 oltre i 120 mesi, a seconda dell’etichetta.

    Letrari, attimi di vendemmia, foto dall'azienda
    Letrari, attimi di vendemmia, foto dall’azienda

    La gamma di spumanti Letrari

    La Cantina Letrari offre una gamma di spumanti Trentodoc che soddisfa tutti i palati. Tra le loro etichette più apprezzate ci sono il Trentodoc Brut, un vino dal gusto fresco e vivace, con note di frutta matura e lievi sentori di lievito, e il Trentodoc Rosé, un elegante spumante di colore rosa tenue, con aromi floreali e fruttati. Inoltre, la Cantina produce anche il Trentodoc Riserva, che si distingue per la sua struttura complessa e la capacità di invecchiamento.

    La famiglia Letrari, foto originale dall'azienda
    La famiglia Letrari, foto originale dall’azienda in barricaia

    Riconoscimenti e prestigio

    La qualità dei vini della Cantina Letrari è stata riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Nel corso degli anni, i loro spumanti hanno ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, attestando l’impegno costante dell’azienda nella produzione di vini di alta qualità. Questi riconoscimenti sono il risultato della passione, dell’esperienza e della dedizione dei vignaioli e del team di enologi della Cantina Letrari.

    Ha una storia di oltre cinquant’anni caratterizzata da passione e qualità. Oltre a ciò, l’azienda dimostra un profondo rispetto per l’ambiente attraverso l’utilizzo di tecniche di viticoltura a sistema integrato SQNPI e sostenibile. Oggi, Letrari è considerata una delle realtà più interessanti nella produzione di vini del Trentino. Le uve di Chardonnay e Pinot Nero, coltivate lungo la zona della Vallagarina, vengono ancora vendemmiate a mano per creare gli eleganti Trentodoc Metodo Classico.

    Attualmente, l’azienda gestisce 13 ettari di vigneti, coltivando anche altri nobili vitigni come Marzemino, Pinot Grigio, Teroldego e Moscato Rosa. A capo della cantina c’è Lucia Letrari, il cui impegno e creatività si riflettono nelle circa 140.000 bottiglie prodotte annualmente.

    Lucia Letrari con la figlia Margherita, foto originale dall'azienda
    Lucia Letrari con la figlia Margherita, foto originale dall’azienda

    Trentodoc  Dosaggio Zero Mon Amour

    Per coloro che non vogliono fare compromessi con il proprio palato, il Trentodoc Talento Dosaggio Zero di Letrari è una scelta quasi obbligata. Questo Metodo Classico rappresenta l’autenticità massima del meraviglioso terroir della Vallagarina e delle alte colline dolomitiche. Realizzato da una cuvée di uve Chardonnay e Pinot Nero, il vino matura sui propri lieviti per almeno 24 mesi prima di essere sboccato e senza aggiunta di sciroppo di dosaggio.

    Di colore giallo paglierino brillante, questa bollicina presenta un perlage particolarmente sottile e persistente. Al naso rivela una buona intensità e una finezza assoluta, con leggeri sentori di mela e crosta di pane. Anche al palato, il protagonista è il frutto fresco. Asciutto e deciso, richiama i sentori fruttati percepiti in precedenza, con un piacevole tocco di acidità. Accompagnato da prosciutto crudo e scaglie di parmigiano, questo spumante rende indimenticabile ogni merenda. A tavola, si abbina perfettamente ad antipasti di pesce, crostacei, sushi e sashimi, oca e foie gras, pasta fresca all’uovo e tanto altro…

    Letrari vigneti, foto originale dall'azienda
    Letrari vigneti, foto originale dall’azienda

    Ospitalità e turismo enogastronomico

    La Cantina Letrari accoglie visitatori presso la propria struttura, offrendo degustazioni guidate e visite guidate dei vigneti e della cantina stessa. Durante le visite, gli appassionati di vino hanno l’opportunità di conoscere da vicino il processo di produzione dei vini spumanti e di apprezzare la bellezza dei vigneti che circondano l’azienda. L’ospitalità e l’accoglienza offerte dalla Cantina Letrari completano l’esperienza enogastronomica offerta ai visitatori.

    Letrari vigneto Campom, foto originale dall'azienda
    Letrari vigneto Campom, foto originale dall’azienda

    Vigneti

    I vigneti sono situati nelle zone più vocate della Vallagarina e della Terra dei Forti, dove il clima mediterraneo temperato, influenzato dall’Adige e dall’Ora del Garda, favorisce la coltivazione delle viti. Nel 1976, Leonello Letrari (purtroppo scomparso) fondò la sua azienda, emergendo fin da subito come un punto di riferimento per il Trentodoc e portando l’azienda a crescere fino al punto di svolta del 2000, con il completamento della moderna cantina, che rappresenta un equilibrato connubio tra tradizione ed efficienza innovativa.

    Oggi, l’azienda è nelle sapienti mani della figlia Lucia, enologa come il padre, che con grande spirito imprenditoriale gestisce la cantina insieme al fratello Paolo. Le vigne di Chardonnay e Pinot Nero vengono ancora lavorate a mano e, una volta raggiunta la vicina cantina di Rovereto, riposano su lieviti selezionati e zucchero di canna per la rifermentazione in bottiglia secondo il metodo classico. Nella gamma dei vini Letrari, spiccano il Dosaggio Zero Riserva e la Riserva del Fondatore, dove la migliore selezione di uve riposa sui lieviti per non meno di 120 mesi.

    Leonello Letrari con la figlia enologa Lucia, foto originale dall'azienda del 1987
    Leonello Letrari con la figlia enologa Lucia, foto originale dall’azienda del 1987

    Lucia Letrari

    Lucia Letrari, enologa e proprietaria dell’azienda di famiglia omonima dal 1987, si è diplomata alla Fondazione E. Mach di S. Michele all’Adige. Fin da quando era bambina, ha seguito le orme di suo padre Leonello tra i vigneti e in cantina, e dopo il diploma è diventata responsabile della produzione dei Trentodoc e dei vini con il marchio di famiglia. La passione di Lucia per l’agricoltura e il vino è così grande che ha fatto della sua passione una professione a tutto tondo, portando la sua esperienza in varie associazioni di promozione del territorio trentino e nazionale.

    In qualità di figura di spicco della Cantina Letrari, ha dimostrato nel corso degli anni una straordinaria forza e tenacia. Nell’ambiente prevalentemente maschile del settore vinicolo, dove le donne si scontrano spesso con molteplici ostacoli, Lucia ha saputo dimostrare una devozione totale e un coraggio indomabile, alimentati da una passione profonda.

    Lucia letrari durante la vendemmia, foto originale dall'azienda
    Lucia letrari durante la vendemmia, foto originale dall’azienda

    I TrentoDoc prodotti:

    Cuvèe Blanche (100% Chardonnay)

              Dosaggio Zero Trentodoc

    Brut Trentodoc

    Brut Rosè Trentodoc

    Quore Riserva Trentodoc

    Quore PieNne Riserva Trentodoc
    Dosaggio Zero Riserva Trentodoc

    Brut Riserva Trentodoc

    +4 Rosè Riserva Trentodoc

    976 Riserva del Fondatore Trentodoc

    Letrari grandi vini e bollicine, foto originale dall'azienda
    Letrari grandi vini e bollicine, foto originale dall’azienda
    Emozioni…

    Lucia Letrari, oltre ad essere un’imprenditrice che ammiro e stimo, è anche una vera amica. È sempre stata al mio fianco nei momenti difficili, offrendomi conforto, parole di sostegno e vicinanza. Spesso, basta un semplice messaggio da parte sua con delle emoticon che mi fanno sorridere e mi regalano un senso di compagnia, evitando così di sentirmi sola. Tra noi c’è un intenso rispetto e una complicità che non è facile trovare e stabilire, ma è accaduto tutto in modo naturale e spontaneo.

    Famiglia Letrari, foto originale dall'azienda
    Famiglia Letrari, foto originale dall’azienda

    E’ una donna che ha saputo assimilare gli insegnamenti di suo padre e farli propri, aggiungendo il suo tocco personale e sperimentando costantemente. Non si è mai fermata, sempre alla ricerca di innovazione e qualità. Ha dimostrato la capacità di conciliare famiglia, lavoro e affetti con coraggio e perseveranza, incarnando la semplicità di una donna dal carattere forte e determinato. Può essere un po’ schietta e decisa, ma questo è motivato dalla sua volontà di riscatto e dalla consapevolezza di raggiungere risultati in un mondo impegnativo.

    Lucia Letrari, imprenditrice, enologa, amica e donna del vino del trentino, foto originale dall'azienda
    Lucia Letrari, imprenditrice, enologa, amica e donna del vino del trentino, foto originale dall’azienda

    Lucia si racconta attraverso i suoi vini, alcuni dei quali, a mio parere, la descrivono nelle sue molteplici sfaccettature. Non è mai scontata o arrendevole, ma piuttosto intensa, attenta e generosa nel rapporto con gli altri, soprattutto con le donne. È sempre pronta a tendere una mano, offrendo tutto se stessa. Ti conquista con la sua risata, con battute ironiche e piene di verità. In certi aspetti è dolce e materna, presente e allo stesso tempo amica anche quando deve essere una leader.

    (altro…)

  • Rio Pusteria e le Malghe in fiore 2023 con tante scoperte

    Rio Pusteria e le Malghe in fiore 2023 con tante scoperte

    Sbocciano in primavera Malghe in fiore, gli eventi più genuini dedicati alla scoperta dell’area vacanze sci & malghe Rio Pusteria

    Redazione – Carol Agostini

    Dal 13 maggio al 3 giugno torna Malghe in fiore, un modo divertente e completo per vivere una vacanza in pieno relax e a contatto con la natura. Un territorio, quello dell’area vacanze sci & malghe Rio Pusteria, che conserva il fascino di una volta e che svela ai suoi ospiti la bellezza delle sue vette e le sconfinate distese di verde a perdita d’occhio. Nelle stesse date, si affianca anche il gustoso evento Sapori in malga durante il quale si possono gustare una selezione di delizie primaverili nelle baite e nelle taverne che aderiscono all’iniziativa.

    Rio Pusteria e le Malghe in fiore 2023 con tante scoperte, foto da comunicato stampa
    Rio Pusteria e le Malghe in fiore 2023 con tante scoperte, foto da comunicato stampa

    L’area vacanze sci & malghe Rio Pusteria, con oltre 30 malghe e rifugi tipici, dà il benvenuto alla la bella stagione con gli eventi di Malghe in fiore, un ricco programma settimanale per scoprire o riscoprire il lato più autentico di questo territorio.

    Ricaricarsi, respirare profondamente e ammirare il risveglio della natura, sono queste le parole chiave per vivere l’incanto della primavera alpina, con le sue attività e le sue bontà gastronomiche servite dalle baite e osterie contadine che partecipano all’iniziativa. Si affianca a questo Sapori in malga, per scoprire la cucina locale con piatti gustosi come i canederli o il raffinato risotto all’abete rosso con formaggio cremoso.

    IL PROGRAMMA DI MALGHE IN FIORE PER SCOPRIRE UN TERRITORIO RICCO DI FASCINO E DI ESPERIENZE

    Le attività di Malghe in fiore sono scandite da un programma ricco e ben strutturato per garantire all’ospite dell’area vacanze sci & malghe Rio Pusteria un soggiorno immersivo. Si inizia lunedì con un tour guidato in e-bike attraverso meleti e vigneti per passare ad un’escursione sul tema delle erbe a Naz, un grazioso paese a 890m s.l.m, immerso in uno scenario di innumerevoli frutteti nella Valle Isarco. Si può provare, martedì, Una botta di Salute!

    Un’escursione (immuno)stimolante nella Valle d’Altafossa, oppure mercoledì l’esperienza del Bagno di bosco presso la cascata di Vandoies di Sopra per una connessione totale con la natura. Giovedì con un’escursione guidata sull’Alpe di Rodengo e Luson e venerdì con una passeggiata a tema mele a Naz. La settimana si conclude domenica con una camminata mattutina a Terento a 1.210m s.l.m, chiamato anche il paese del sole grazie alle sue 2.000 ore di luce all’anno.

    Rio Pusteria e le Malghe in fiore 2023 con tante scoperte, foto da comunicato stampa
    Rio Pusteria e le Malghe in fiore 2023 con tante scoperte, foto da comunicato stampa

    Grande conclusione di Malghe in fiore c’è Mountain Glow Yoga sabato 3 giugno sul monte Gitschberg: una lezione di yoga molto speciale con tanta aria pura, una vista spettacolare e quel senso di libertà che le montagne dell’area vacanze sci & malghe Rio Pusteria sanno regalare. In contemporanea a Malghe in fiore, Sapori in malga celebra il lato gastronomico tanto apprezzato da chi frequenta il territorio. Iscriversi agli eventi settimanali proposti è molto semplice, si può consultare il dettagliato calendario della attività e prenotare, oppure recarsi personalmente presso tutti gli uffici informazioni delle aree vacanze di Rio Pusteria.

    L’area vacanze sci & malghe Rio Pusteria è un territorio vocato all’ospitalità che regala emozioni, un luogo di pace e tranquillità immerso in una natura incontaminata. Preziosa compagna di viaggio anche in questo periodo è l’Almencard, che apre le porte ad una vacanza ricca di vantaggi; gli ospiti la ricevono gratuitamente al momento del check-in presso le strutture partner.

    La carta include accessi gratuiti ai musei e spostamenti gratuiti con i mezzi pubblici dell’Alto Adige, compresi treni regionali, bus, le funivie di Renon, San Genesio, Meltina e Verano, il trenino del Renon, la funicolare della Mendola e il PostBus Switzerland per Müstair in Svizzera. L’utilizzo delle cabinovie Gitschberg e Jochtal sono gratuite dal 13 maggio al 7 luglio e dal 18 settembre al 4 novembre.

    Da comunicato stampa

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito evento: https://www.smstudiopr.it/it/news/dettagli/malghe-in-fiore-sbocciano-in-primavera-gli-eventi-piu-genuini-dedicati-alla-scoperta-dellarea-vaca.html

    Sito ufficiale: https://www.riopusteria.it/it/area-vacanze/rio-di-pusteria

    Sito immagine: https://www.flickr.com/photos/155991625@N03/albums

    Sito ufficio stampa: https://www.smstudiopr.it/it/pr-communication.html

    Siti partners: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • Baglio di Pianetto, Dante Bonacina Amministratore Delegato dal 2023

    Baglio di Pianetto, Dante Bonacina Amministratore Delegato dal 2023

    Baglio di Pianetto, Dante Bonacina è il nuovo Amministratore Delegato

    Redazione – Carol Agostini

    Il Consiglio di Amministrazione ha reso noto il nome della nuova guida dell’azienda.

    Dominique Marzotto: “È un piacere dare il benvenuto a Dante, che con la sua esperienza porterà avanti un percorso di ricerca dell’eccellenza.”

     

    È Dante Bonacina, 55 anni, di cui oltre 25 trascorsi nel settore vinicolo, il nuovo Amministratore Delegato di Baglio di Pianetto, la cantina siciliana della famiglia Marzotto fondata nel 1997 a Santa Cristina Gela.

    Logo Baglio di Pianetto, immagine da comunicato stampa
    Logo Baglio di Pianetto, immagine da comunicato stampa

    L’azienda è stata fondata con l’obiettivo di distinguersi per ricerca ed eccellenza, e da sempre investe nelle persone e nel loro “saper fare”. Per questo la scelta è ricaduta su un uomo che nel corso della sua carriera ha dimostrato di credere nelle persone, ma soprattutto di saper mettere al centro i loro bisogni, motivo per il quale, nel 2017, ha ricevuto il riconoscimento di Slow Boss, dedicato ai dirigenti in grado di ascoltare e creare modelli di leadership “slow”.

    Da oltre 25 anni alla guida di Ca’ del Bosco e dopo averla resa una delle aziende più virtuose della Franciacorta, Dante Bonacina approda al timone di Baglio di Pianetto succedendo a Francesco Tiralongo, improvvisamente scomparso lo scorso marzo.

    “Il Conte Paolo è stato pioniere nell’investire in un territorio sorprendente, quando si parla di viticoltura di montagna in Sicilia infatti, molti pensano esclusivamente all’Etna, ma qui a Santa Cristina Gela, a 20 minuti da Palermo e a 650 metri d’altitudine, il Conte ha scoperto un terroir unico e particolarmente vocato. Volentieri ho accolto l’invito degli eredi, che oggi portano avanti con dedizione ed entusiasmo il suo progetto”.

    Dante Bonaccina Amministratore delegato baglio di Pianetto, foto da comunicato stampa
    Dante Bonaccina Amministratore delegato baglio di Pianetto, foto da comunicato stampa

    Riferendosi poi alle sue prime iniziative da neo Amministratore Delegato, Bonacina ha precisato:

    “Baglio di Pianetto non sarà la copia di Ca’ del Bosco, sicuramente prioritaria sarà la razionalizzazione del portafoglio prodotti. Dobbiamo concentrarci sui vini identitari dell’azienda, l’obiettivo è quello di tornare a fare vini di Chateau, ritornando al sogno del Conte Paolo, una sfida oggi raccolta dalla figlia Dominique Marzotto e dal nipote Gregoire Desforges.”

    In riferimento alla proprietà e alla squadra che lo ha accolto in azienda, ha detto: “Ho il privilegio, ancora una volta, di lavorare e interagire con le giovani leve del mondo del vino che condividono con me un modello d’impresa dedicato all’eccellenza, da parte mia offrirò esperienza e curiosità, rigore e creatività, ma sopratutto uno spazio, non solo fisico, dove potersi esprimere liberamente senza il timore di essere giudicati”.

    Dominique Marzotto presidente Baglio di Pianetto, foto da comunicato stampa
    Dominique Marzotto presidente Baglio di Pianetto, foto da comunicato stampa

    “Francesco Tiralongo – aggiunge Dominique Marzotto, presidente di Baglio di Pianetto – ci ha permesso di raggiungere risultati importanti e ha messo le basi per un necessario percorso di rinnovamento e crescita. Dante Bonacina ha raccolto il testimone con entusiasmo, e siamo sicuri che porterà avanti l’ambizioso progetto nel rispetto dell’ambiente e della centralità delle persone. Siamo quindi pienamente fiduciosi che Dante condurrà il sogno di mio padre, il Conte Paolo, a nuovi traguardi, in lui abbiamo individuato le qualità umane e professionali giuste per poter proseguire il lavoro svolto in passato e per affrontare le sfide di un settore complesso come quello del vino”.

    Da comunicato stampa

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Sito cantina: https://bagliodipianetto.it/

    Siti partners: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/
    Sito ufficio stampa: www.fruitecom.it

  • Vallepicciola con le sue proposte per l’estate 2023

    Vallepicciola con le sue proposte per l’estate 2023

    Per l’estate 2023 Vallepicciola ha in programma una serie di eventi a tema tra enogastronomia e divertimento nel cuore della sua azienda: clou il Bubbly Event del 1° giugno e il Trek & Wine del 10 giugno.

    Redazione – Carol Agostini

    Un’estate ricca di eventi nel cuore dell’azienda vitivinicola Vallepicciola, cantina d’eccellenza nel cuore del Chianti Classico e allo stesso tempo realtà rappresentativa dell’intera Toscana. Dal successo delle “Wine Safari Experience”, il viaggio in jeep alla scoperta dei segreti di Vallepicciola tra le sue tre colline e i suoi suggestivi 107 ettari di vigne, si passa alle serate a tema.

    Vallepicciola con le sue proposte per l'estate 2023, foto da comunicato stampa
    Vallepicciola con le sue proposte per l’estate 2023, foto da comunicato stampa

    La carrellata di eventi avrà inizio con il “Bubbly Event”, nel corso del quale il 1° giugno al centro della scena ci sarà la musica accompagnata dallo Champagne Petite Vallée Brut – Premier Cru, mentre il 10 giugno sarà la volta del “Trek & Wine”, una passeggiata tra le vigne con l’agronomo, pic-nic e degustazione.

    “Dove cresce buon vino è più bello festeggiare”. Sarà una estate ricca di eventi, quella che Vallepicciola si appresta a inaugurare il 1° giugno prossimo con il tanto atteso Bubbly Event.

    Dalle ore 19.00 in poi, nel cuore della azienda vitivinicola e dalla sua terrazza panoramica che offre tramonti mozzafiato sulla valle del Chianti, la festa con a tema lo Champagne che Forget-Brimont e Vallepicciola hanno creato per festeggiare i 35 anni della azienda toscana. Per la serata è prevista ottima musica dal vivo, una degustazione stile finger-food mentre nei calici di Vallepicciola verrà servito lo Champagne Petite Vallée Brut – Premier Cru.

    Estremamente elegante, note di pain brioche, burro, frutti esotici, agrumi e fiori bianchi, questo Champagne è capace di esprimere grande finezza e un finale persistente. Non a caso, queste sono le caratteristiche delle serate a Vallepicciola che, appunto, promettono un finale lungo e persistente fino a ben oltre il tramonto.

    Invece, per tutto il corso dell’estate e fino a dicembre, accompagnati dallo staff di Vallepicciola è possibile vivere la Wine Safari Experience tra le vigne cui segue la visita in cantina con degustazione di prodotti locali e sette etichette in abbinamento, oltre all’assaggio di un vino direttamente dalla barrique.

    Quindi, per il 10 giugno alle ore 11.00 è in programma Trek & Wine, una passeggiata tra le vigne di Vallepicciola con l’agronomo al quale seguirà un pic-nic e relativa degustazione.

    La bottaia di Vallepicciola, foto da comunicato stampa
    La bottaia di Vallepicciola, foto da comunicato stampa

    GLI EVENTI A TEMA DI VALLEPICCIOLA TRA VINO E MUSICA

    L’estate a Vallepicciola prosegue anche a luglio e agosto con una serie di eventi a tema che, dopo il successo degli scorsi anni, promettono di diventare un appuntamento fisso nella tenuta senese di Castelnuovo Berardenga. Il 4 luglio, Giorno dell’Indipendenza degli Stati Uniti, alle ore 19.00 è in programma il BBQ & Wine. Ormai diventato popolare anche in Italia, il barbecue negli stati Uniti è un vero e proprio momento conviviale irrinunciabile nella tradizione culinaria americana. Vallepicciola lo ripropone alzando l’asticella, nel connubio tra carne di qualità, vino della azienda nel Chianti, sigaro rigorosamente toscano e ottima musica dal vivo.

    Per l'estate 2023 Vallepicciola ha in programma una serie di eventi a tema tra enogastronomia e divertimento nel cuore della sua azienda: clou il Bubbly Event del 1° giugno e il Trek & Wine del 10 giugno, foto da comunicato stampa
    Per l’estate 2023 Vallepicciola ha in programma una serie di eventi a tema tra enogastronomia e divertimento nel cuore della sua azienda: clou il Bubbly Event del 1° giugno e il Trek & Wine del 10 giugno, foto da comunicato stampa

    Dagli Stati Uniti si ritorna in Europa, in particolare in Spagna per la serata del 2 agosto dal titolo Aperiwine & Tapas. Sempre a partire dalle ore 19.00, la produzione vinicola di Vallepicciola saluterà le Tapas spagnole sempre più legate alla tradizione culinaria mediterranea. Grazie al sottofondo musicale, la serata non mancherà di far ballare i suoi ospiti. Quindi, il 9 agosto, per la serata è Vallepicciola a chiedere ai suoi ospiti un dressing code completamente in bianco, così come da recente tradizione diffusasi qualche estate fa anche in Italia. Aperiwine in white, il nome dell’evento con musica dal vivo e buon vino a partire dalle 19.00.

    Vallepicciola e la cantina, foto da comunicato stampa
    Vallepicciola e la cantina, foto da comunicato stampa

    A seguire, il 23 agosto, un tuffo nella tradizione italiana con il classico Aperiwine & pizza, ovvero l’aperitivo servito con pizza e vino accompagnato da musica live, sempre a partire dalle ore 19.00. Il gran finale dell’estate e delle manifestazioni a tema organizzate da Vallepicciola sarà il 30 agosto, sempre a partire dalle ore 19.00, con End of Summer Aperiwine: un ottimo aperitivo d’accompagnamento, musica dal vivo e a seguire buon vino.

    Per partecipare agli eventi e alle manifestazioni organizzate da Vallepicciola è necessario prenotare ai seguenti contatti: 05771698718, oppure 342 0369692, ovvero inviare una mail all’indirizzo di posta elettronica: visit@vallepicciola.com.

    Da comunicato stampa

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