Berebene 2025: 34° edizione della Guida del vino dal miglior rapporto qualità prezzo secondo Gambero Rosso
Di Cristina Santini
Si è conclusa ieri, 18 novembre, a Palazzo Brancaccio a Roma con la chiusura della degustazione al banco d’assaggio, la presentazione della nuova edizione della guida “Berebene 2025” – I Migliori Vini d’Italia sotto i 20 euro, curata da William Pregentelli e dal team del Gambero Rosso sotto la direzione di Lorenzo Ruggeri.
Il Bere Bene quest’anno ha raggiunto un nuovo record, con 937 etichette premiate che soddisfano sia il gusto che il budget. In particolare, 92 di questi hanno un prezzo inferiore ai 10 euro, e la selezione comprende 6 premi nazionali e 21 premi regionali, in rappresentanza di ciascuna delle regioni vinicole italiane.
Lorenzo Ruggeri, Direttore del Gambero Rosso, racconta:
“Questa mattina ho esaminato attentamente i dati Istat sull’export vinicolo. Sorprendentemente, nel 2024 la bilancia commerciale risulta in attivo, addirittura del 4%, con il valore delle esportazioni che cresce più dei volumi. Gli Stati Uniti, mercato storico di riferimento, stanno attualmente performando bene, con un prezzo di riferimento relativamente basso di 3,46 euro al litro. Ciò indica che abbiamo ancora del lavoro da fare, poiché rimaniamo un paese concentrato sulla quantità. Mentre è vero che le generazioni più giovani bevono meno alcol, le abitudini di consumo della mia generazione e di quella di William erano molto diverse 18 anni fa. All’epoca non si acquistavano vini di fascia alta, né si spendeva tanto per il vino quanto si spende oggi.
Il consumo di vino tende a coincidere con alcune fasi della vita, ad esempio quando le persone hanno un reddito più elevato, mettono su famiglia o raggiungono un punto di maggiore stabilità finanziaria. Questo perché il vino è spesso associato a determinati valori e momenti significativi nella vita. Questa guida all’accessibilità del vino deve continuamente sperimentare e comunicare le sue informazioni in modo altamente efficace. Nonostante le sfide, l’industria vinicola richiede ancora uno sforzo concertato da parte di giornalisti e produttori per comprendere appieno il panorama attuale e fornire approfondimenti significativi.”
William Pregentelli, curatore della guida, spiega che i modelli di consumo del vino stanno cambiando. Osserva che il consumo giornaliero sta diminuendo, probabilmente a causa dello stile di vita moderno più veloce rispetto a 20, 30 o 40 anni fa. Inoltre, il vino sta diventando più un’esperienza sociale e celebrativa da gustare fuori casa piuttosto che all’interno. Di conseguenza, l’apertura di una bottiglia a casa è in calo, mentre il consumo nei ristoranti e nei bar è in aumento. Dovremmo infatti riflettere su queste tendenze di consumo in evoluzione.
L’edizione di quest’anno ha mantenuto la struttura dello scorso anno, che ha subito un’importante revisione e presenta un’ampia carta dei vini con 937 recensioni e valutazioni fino ai centesimi, novità dell’anno precedente. Si tratta della più grande edizione del “Bere Bene” fino ad oggi.
La denominazione più premiata è la Barbera d’Asti, con 16 vini, in testa ai riconoscimenti del Piemonte come la regione con la migliore selezione per il consumo di qualità, vantando 112 vini. Seguono il Veneto con 92 vini e la Toscana con 84.
Si tratta di vini etichettati impropriamente come “base”, eppure dimostrano come la serietà di un’azienda si misuri dalla qualità di queste etichette. Non è necessario cercare i vini più costosi per gustare un buon vino: queste opzioni più convenienti possono comunque catturare l’identità di una regione vinicola, i tratti distintivi di un vitigno e la filosofia di produzione di un enologo o di un’azienda vinicola.
La guida non solo evidenzia la qualità e l’economicità, ma presenta anche vini di grande carattere e tipicità. I vini degustati ai banchi d’assaggio offrono freschezza, ottima bevibilità e memorabili note di frutta o terziarie. Seppur giovanili di età, sono di notevole fascino, rispettando i vitigni e i terroir da cui provengono. In sostanza, si tratta etichette da bere tutti i giorni. Questo è l’obiettivo della guida.
Novità a breve
Il sito del Gambero Rosso è stato completamente rivisto e ottimizzato per una fruizione mobile. La grafica e alcuni elementi chiave sono stati aggiornati per migliorare la lettura. Inoltre, oltre un mese fa è stata lanciata la piattaforma OTT di Gambero Rosso TV, che offre una vasta libreria di contenuti, tra cui reportage dall’Italia e dal mondo, talent show, ricette e viaggi. È inoltre possibile visualizzare il canale lineare di Gambero Rosso TV sul digitale terrestre al canale 257. In questo modo, gli utenti possono accedere ai contenuti ovunque si trovino. Saranno pubblicati tre nuovi contenuti a settimana, e da gennaio verranno introdotti ulteriori contenuti completamente nuovi.
L’ultima proposta è un corso on-demand di 150 ore dal titolo “Il vino del futuro”, sviluppato in collaborazione con il Professor Scienza. Il programma in quattro moduli copre una gamma completa di argomenti critici, dall’agronomia alla comunicazione e includono lo storytelling, il linguaggio, l’uso efficace dei social media e la massimizzazione dell’identità digitale del marchio attraverso i canali essenziali di oggi.
Concludiamo con i dati essenziali:
937 vini premiati di cui 64 spumanti e frizzanti, 412 vini bianchi, 69 vini rosati, 377 vini rossi, 15 vini dolci.
6 Premi Nazionali:
Miglior Bollicina: La Matta Dosaggio Zero ’23, Casebianche
Miglior Bianco: Falerio Pecorino Maree ’23, Madonnabruna
Miglior Rosato: FCO Pinot Grigio Ramato ’23, Sirch
Miglior Rosso: Chianti Cl. ’21, Borgo Salcetino
Miglior Dolce: Canelli Tenuta del Fant ’23, Il Falchetto
Miglior Vino sotto i 10 euro: Barbera d’Asti Sup. Savej ’21, Terre Astesane
21 Campioni Regionali:
Valle d’Aosta: VdA Petite Arvine ’23, Les Crêtes
Piemonte: Barbera d’Asti Sup. I Tre Vescovi ’22, Vinchio Vaglio
Liguria: Riviera Ligure di Ponente Vermentino ’23, Durin
Lombardia: RGC Groppello ’23, Cantrina
Trentino: Trentino Riesling ’23, Maso Poli
Alto Adige: A. A. Pinot Bianco ’23, Kettmeir
Veneto: Bardolino Montebaldo Delara ’22, Guerrieri Rizzardi
Friuli Venezia Giulia: FCO Pinot Bianco ’23, Roberto Scubla
Emilia Romagna: Romagna Albana Albena ’23, Assirelli
Toscana: Chianti Colli Fiorentini Sorrettole ’22, La Querce Marche: Bianchello del Metauro Sup. Rocho ’22, Roberto Lucarelli Umbria: Spoleto Trebbiano Spoletino ’23, Le Cimate Lazio: Lepino ’20, Donato Giangirolami Abruzzo: Cerasuolo d’Abruzzo Baldovino ’23, Tenuta I Fauri Molise: Molise Tintilia ’21, Tenute Martarosa Campania: Rosato ’23, Cenatiempo Basilicata: Aglianico del Vulture Synthesi ’20, Paternoster Puglia: Terra d’Otranto Negroamaro Notte Rossa ’22, Terre Di Sava Calabria: Cirò Rosso Cl. Sup. Colli del Mancuso Ris. ’21, Ippolito 1845 Sicilia: Sicilia Giato ’23, Centopassi Sardegna: Vermentino di Sardegna Chlamys ’23, Tenute Fois – Accademia Olearia
BEREBENE 2024: la guida del Gambero Rosso con i migliori vini italiani entro i 20 euro
Di Cristina Santini
Pochi giorni fa si è concluso l’evento di presentazione della guida “Berebene 2024” – I migliori vini italiani entro i 20 euro, redatta dalla squadra del Gambero Rosso, la guida dei cambiamenti, rinnovata e pensata come una carta vini centrata sull’accessibilità del vino italiano. Una soglia di prezzo, per tutte le tasche, più alta rispetto allo scorso anno, che ha consentito l’ingresso a tante etichette, vitigni e stili differenti.
Dall’Almanacco del berebene degli anni passati, nel tempo la pubblicazione è cambiata pur mantenendo sempre un’analogia con quegli anni, grazie al lavoro di ricerca, passione e curiosità dei suoi curatori, Lorenzo Ruggeri e William Pregentelli. Insieme a loro, sul palco a condurre e intrattenere la sala, anche Giuseppe Carrus e Marzio Taccetti della Redazione.
Le splendide sale del Palazzo Brancaccio di Roma hanno ospitato oltre alla premiazione, anche il tour di degustazione ai banchi d’assaggio delle cantine che ha dato la possibilità a tutto il pubblico di assaggiare gli ottimi vini dal prezzo contenuto.
Quando assaggiamo vini francesi – afferma Lorenzo Ruggeri – il vino base è veramente un vino base, nove volte su dieci. Ecco quando assaggiamo un vino italiano, ci capita spesso che il prodotto d’ingresso superi l’aspettativa, almeno quanto i vini di fascia superiore e questo indica la serietà delle aziende. Quest’anno la guida, l’abbiamo veramente ripensata, siamo partiti immaginando di andare al ristorante, di sederci e di sfogliare le pagine di una carta dei vini.
E’ suddivisa in categorie (bollicine, bianchi, rosati, rossi, dolci), abbiamo lavorato sul dettaglio e in profondità, aggiungendo una serie di informazioni di servizio per il lettore, dal numero di bottiglie alle specifiche di lavorazione, indicando il biologico e biodinamico solamente quando certificato, con tanto di finestra di consumo, perché tanti di questi vini che abbiamo premiato invecchiano benissimo, invecchiano di più rispetto a quella che è la percezione media.
Ci sono vini bianchi italiani che possono invecchiare almeno 12 anni e l’abbiamo indicato, anche per le altre categorie. Poi la novità, il punteggio in centesimi: non l’abbiamo mai usato prima su una guida dei vini del Gambero Rosso e l’abbiamo declinato poi su quella che è la nostra visione del bere italiano; per noi un vino che ha 82 centesimi è già un gran bel vino mantenendo quella che è la struttura classica del Berebene, quindi premio qualità prezzo, premio regionale e nazionale”.
Giuseppe Carrus chiede: “Sono tanti i vini che hanno preso il premio, possiamo parlare a prescindere dal prezzo che questi vini sono buoni, e per “buono” intendiamo quello che diciamo sempre al Gambero non semplicemente a livello organolettico, ma buoni anche perché sono vini che rispecchiano un territorio, la varietà, la denominazione? Possiamo dirlo questo?”
Assolutamente sì – risponde William Pregentelli– qui abbiamo recensito 921 vini, frutto di uno scrupoloso assaggio alla cieca nei consorzi e in redazione, una cinquantina in più rispetto allo scorso anno. Abbiamo cercato di fare un lavoro completo, ovviamente recensire tutti i vini dall’ottimo rapporto qualità prezzo che ci sono in Italia sarebbe stato un lavoro tre volte più grande rispetto a questa guida, sarebbe stata un’altra guida dei vini. Quindi abbiamo messo quelli che sono davvero molto buoni, è una selezione della selezione di quelli che sono i vini con il miglior rapporto qualità prezzo in Italia”.
Ecco allora i magnifici sei, come sono stati appellati, al vertice di ogni categoria che abbiamo degustato al seminario e che vi andiamo a presentare con le nostre considerazioni di rito.
Premi Nazionali
Lo spumante:
Oltrepò Pavese Pinot Nero Metodo Classico Brut ’17 – Ca del Gè, azienda di piccole dimensioni di Montalto Pavese, zona di elezione per i Riesling e i Pinot Nero composta da suoli gessosi. Un metodo classico da 50 mesi sui lieviti che esprime tutta la qualità del pinot nero di alta collina che regala tanta intensità al naso, dalle sensazioni accentuate dei lieviti, di pan di spagna, al frutto rosso come il lampone, alle leggere note di liquirizia. In bocca c’è tanta freschezza: è succoso, pieno, un frutto rosso carnoso, un lampone pieno e maturo, largo, intenso, goloso, veramente gastronomico. Finale leggermente salino, con un residuo zuccherino (6 gr/l), caratterizzato da una ricchezza concentrata (17€).
Il bianco:
Frascati Superiore 2022 – Casale Marchese
Sono 50 ettari situati all’interno del territorio del Frascati Docg di proprietà da oltre due secoli della Famiglia Carletti. E’ un vino molto mediterraneo, a livello olfattivo ha una grande carica aromatica, sorretto e bilanciato da una bellissima sapidità. Carattere sfumato, delicato, dal tratto aromatico dolce, molto equilibrato con note di mandorla, di rosa, cedro, anice dalle quali emerge e sfuma molto bene la sapidità. Rappresentativo, tipico, con una bella persistenza, complesso, sfaccettato. Bisogna attendere ancora qualche anno per degustarlo nella sua migliore fase di maturità, presentando ora leggere note di lievito soprattutto a livello di profumi ma dal sorso progressivo (9.90€).
Il rosato:
Chiaretto di Bardolino Classico Vigne Alte ’22 – Zeni 1870. Con questo calice siamo sulla sponda sud orientale del Garda, a base di Corvina, Rondinella e Molinara. All’olfatto è ricco di note floreali, frutti rossi, come lampone e fragola; alla bocca, la dolcezza viene un pò equilibrata da una bella acidità, una freschezza vivace con delle note agrumate sul fondo, di mandarino.
Estremamente piacevole, dalle sensazioni fresche e solari. Essenziale, non alla moda e dai sentori scarni, è un bardolino di integrità, tensione, fragranza, con un grande carattere e una beva tesa, fine, dalla chiusura precisa, netta, con un sprint finale leggermente speziato di pepe bianco, di rafano, zenzero, che da un movimento sul palato, una piccola scossa molto leggiadra ed espressiva. Complessità, equilibrio e precisione ad un prezzo per chi è un appassionato di vino davvero interessante (8.40€).
Giuseppe Carrus interviene: “A parte alcune zone che hanno sempre avuto il rosato come vino di riferimento, fortunatamente quel tempo è passato però negli anni ‘90 la qualità del vino rosato in Italia non è che fosse così alta. Veniva visto come completamento di gamma, e alla richiesta da parte di qualche commerciale per alcune zone o soprattutto per l’estero, veniva prodotto con uve rosse non utilizzate assolutamente per produrre un vino rosso.
Questo ha portato ad un disinnamoramento, dell’Italia in particolare, nei confronti di questa tipologia, per cui tanti appassionati avevano il pregiudizio. Ci è voluto poi del tempo per ricominciare a far capire invece che il rosato può essere un grande vino, se fatto con la stessa concezione dei grandi bianchi e dei grandi rossi. Non a caso, da qualche anno a questa parte, abbiamo introdotto nella guida maestro, Vini d’Italia, il premio Vino Rosato dell’Anno che non c’era fino a qualche anno fa.”
Il vino rosso:
Primitivo di Manduria Anima di Primitivo ’21 – Tenute Eméra Claudio Quarta Vignaiolo
Dalle parole di Alessandra Quarta: “Anima perché vuole essere l’essenziale del vitigno, andare a raccontare il territorio. Questa guida credo che valorizzi i vini più semplici a contatto con il territorio, non puntano ad essere particolarmente lavorati, anche la nostra è un’espressione abbastanza immediata del primitivo. A nome di tutti i pugliesi posso dire che è un grande orgoglio che venga riconosciuta la qualità delle nostre denominazioni, perchè sono stati vini da taglio per tantissimo tempo, c’è stato un forte riavvicinamento dei produttori al proprio territorio.”
Premio per un vino verticale, diretto, bevibile, piacevole, quotidiano. L’alcolicità si avverte ma non disturba il palato, è un vino di grande morbidezza che mantiene un ritmo di beva per nulla seduto, non un vino pesante marmellatoso, ma una grande interpretazione di Primitivo di Manduria.
“Una Puglia – continua Alessandra – che non sia opulenta, ma che sia accessibile, piacevole da bere, da continuare a bere. Non è solo un lavoro della nostra azienda, il mercato si sta muovendo in questa direzione per cui abbiamo cercato di stemperare quei caratteri estremi del Primitivo di Manduria. Fa un brevissimo passaggio in legno di due/tre mesi solo di una parte del vino per avere un pò più di struttura perché è una varietà che ha pochissimo tannino.”
Ha una trama tannica importante, un finale amaricante, e si rimane un pò spaesati da questa complessità che di solito non hanno i Primitivo di Manduria che oltre a dare struttura, ha tanta freschezza dovuta anche alla vicinanza al mare e ad un terreno un tempo sommerso dalle acque, una caratteristica ben diversa dal classico vitigno più grasso dell’entroterra che ha fatto da apripista.
Nel finale c’è un ritorno di arancia amara, una lieve nota amaricante che contrasta la percezione olfattiva di dolcezza caratteristica del bouquet aromatico che parla di mora, mirtillo maturo, di ciliegia matura poi in bocca è tutt’altro registro. Un sorso che ha una bella dinamica conferita da questo ritmo dato dal tannino e soprattutto dominato da un finale in crescita, in spinta che non è banale, di leggera speziatura scura e che porta a berne ancora.
E’ l’unione del frutto nero e della scorza di agrumi che dà una sensazione leggermente agrodolce che incentivano la beva e dà movimento al vino. E’ un calice che ha una concentrazione e una complessità da grande vino da abbinare a piatti importanti. Una visione sul Primitivo di Manduria che esprime dove può andare una Denominazione senza andare su un ricorso eccessivo di frutto, di concentrazione, di dolcezza. (12.80€)
Ogni anno viene assegnato un ulteriore Premio Nazionale per il Miglior Vino sotto i 10 Euro:
Aglianico del Vulture Baliaggio ’21 della Cantina di Venosa, cooperativa che nasce intorno alla seconda metà degli anni ‘50 a Venosa in Basilicata sul Vulture, un vulcano spento, con i suoi 350 conferitori situati anche in altri comuni per circa 800 ettari vitati.
Un prezzo fin troppo ragionevole per un vino dalla costanza qualitativa che offre tanto al naso, dal frutto nero, alle note fumé che danno ricchezza; al palato si avverte una bella freschezza, al di là di cosa si possa pensare dell’Aglianico ovvero un vino pesante, ha tanta vivacità, scorrevolezza, piacevolissimo nella sua speziatura finale con un ritorno al frutto intenso che non lascia mai il sorso.
Due profili diversi: c’è l’idea di non sovrastrutturare l’Aglianico, quindi di non andare sull’eccesso soprattutto in questa annata calda, e dall’altro lato si avverte sul finale, rispetto al precedente rosso a parità d’annata, una coda più calda e matura, più alcolica con un ritorno di tannino scuro, un pochino più chiuso, più cupo, con note di grafite, pepe nero.
Il vino procede bene, non è contratto nonostante si avvertono picchi di tannini, di calore, di percezione calda molto accentuata, dall’inizio alla fine con continuità. Ampio, scorrevole che arriva in profondità con un tannino piacevole (6.40€).
Di grande complessità e carattere, mostra una leggera piccantezza e una bevibilità estrema che lascia un palato fresco dalle note fragranti, agrumate. Tutto molto accennato, molto elegante e fine, dalla dolcezza delicata che si avverte ma non è mai sovradosata. Un vino mosso, dalla bollicina che quasi sparisce nel calice ma riesce a dare quel bellissimo ritmo al sorso. Sicuramente più interessante tra un paio d’anni. (14 €).
I sei premi nazionali in degustazione all’incontro, tutti vini di grande bevibilità e di grande carattere, sono stati egregiamente accompagnati dalle due Dop della Sardegna, il Pecorino Sardo, nella versione Dolce e Maturo, e il Fiore Sardo a latte crudo, eccellenze della tradizione casearia dell’isola.
I formaggi “Filiera Qualità Sepi” rientrano in una nuova partnership tra produttori del latte virtuosi, 15 aziende agricole sarde e un’azienda di trasformazione, Sepi Formaggi. Un bellissimo progetto che coinvolge tutte le fasi e gli attori della filiera, a partire dai pascoli, dalla produzione agricola, fino alla trasformazione e stagionatura, coniugando l’esperienza e i valori millenari della produzione casearia sarda con i migliori standard qualitativi, garantendo la completa tracciabilità dei prodotti.
Concludiamo con i premi regionali assegnati:
Valle d’Aosta – VdA Nebbiolo Barmet ‘22 Caves de Donnas
Piemonte – Verduno Pelaverga ‘22 G.B. Burlotto
Liguria – Riviera Ligure di Ponente Vermentino ‘22 Deperi