Lanuvio celebra le eccellenze enogastronomiche e culturali: il successo della prima edizione del progetto “VerriGud Morning Lanuvio”
di Carol Agostini
Sabato 23, Lanuvio è stata protagonista della prima edizione del progetto “VerriGud Morning Lanuvio”, un evento che ha unito degustazioni, cultura e tradizione grazie alla partecipazione di straordinarie realtà italiane. L’iniziativa ha offerto un viaggio tra sapori autentici e storie di aziende che incarnano l’eccellenza del made in Italy.
Tenuta Borgolano: biodiversità e sostenibilità nel cuore dell’Oltrepò Pavese
Con i suoi 30 ettari di terreno nella provincia di Pavia, la Tenuta Borgolano si distingue per la viticoltura sostenibile e l’impegno nella valorizzazione della biodiversità. Fondata da Donatella Quaroni nel 1992, produce circa 100.000 bottiglie all’anno, distribuite in Italia e all’estero. Tra i vini di spicco, uno dei rossi della tenuta simboleggia il legame con il territorio e la qualità produttiva.
Salumificio Gran Varzi: l’autenticità del Salame di Varzi DOP
Il Salame di Varzi DOP Gran Varzi si distingue per la complessità sensoriale e il richiamo alla tradizione. Con profumi di carne stagionata e note vegetali, il salumificio celebra il patrimonio gastronomico locale con prodotti artigianali dal carattere unico.
I Mandriani Carni: tre generazioni di tradizione e qualità
Con un nuovo stabilimento che unisce tecnologia avanzata e lavorazione artigianale, I Mandriani si impone come eccellenza nella trasformazione delle carni. I prodotti sono naturalmente privi di glutine e lattosio, rappresentando un perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione.
Sughi Vestalia: il sapore del “sugo del nonno” in un barattolo
Nata nel 2020, durante la pandemia, l’azienda Vestalia si dedica alla produzione di sughi artigianali. Fondata da Roberto Guarino e Luca Chiaese, punta a portare il gusto della tradizione direttamente nelle case, con ricette autentiche e packaging che valorizza la qualità.
La Golosa di Maurizio Curi: il trionfo dell’artigianalità
L’azienda agricola La Golosa si distingue per l’assenza di additivi chimici nei suoi prodotti, lavorati rigorosamente a mano. Tra le eccellenze spiccano le Mele Rosa, recuperate grazie all’impegno della Comunità Montana dei Sibillini, simbolo del legame tra tradizione e innovazione.
Milletti Funghi: tecnologia e natura nei Castelli Romani
Dal 1978, l’azienda agricola Milletti Funghi produce funghi naturali e nutrienti. Grazie a impianti tecnologici avanzati, garantisce elevati standard qualitativi, offrendo alimenti ricchi di proteine, vitamine e minerali.
Mancini Pastificio Agricolo: dalla tradizione agricola alla pasta di qualità
Nelle Marche, il Pastificio Mancini utilizza esclusivamente il grano dei propri campi per creare una pasta trafilata al bronzo e essiccata a bassa temperatura. Con una storia familiare che inizia nel 1938, rappresenta un esempio di unione tra tradizione e innovazione.
Pura Crocus: lo zafferano biologico della Val d’Orcia
Specializzata nella produzione di zafferano biologico, l’azienda Pura Crocus si distingue per la qualità dei suoi prodotti, tra cui miele e tisane aromatizzate, tutti rigorosamente privi di additivi artificiali.
La Meridiana Resort: ospitalità tra Roma e il mare
Il Resort La Meridiana a Lanuvio è una cornice ideale per eventi, cerimonie e soggiorni rilassanti. Tra piscina, ristorante e camere raffinate, offre un’esperienza di charme in sintonia con la natura circostante.
Tenuta Pantanacci: storia e natura nel cuore del Lazio
La Tenuta Pantanacci affonda le radici nel passato di Lanuvio, con resti archeologici e tradizioni legate a riti propiziatori. Le visite guidate offrono un’immersione nella storia, tra rovine millenarie e passeggiate a cavallo.
Petra Marzia Vini: tradizione e passione campana
Nel Vallo di Lauro, l’azienda vinicola Petra Marzia produce vini che celebrano il territorio campano. Tra i prodotti spiccano il Taurasi DOCG Riserva “Parlami” e il bianco “Ramia” Fiano, frutto di una filosofia artigianale che unisce tradizione e modernità.
La prima edizione di “VerriGud Morning Lanuvio” ha offerto un’occasione unica per scoprire e valorizzare queste eccellenze, testimoniando il ricco patrimonio enogastronomico e culturale che rende l’Italia unica nel mondo.
La sera del 15 novembre, il Casale della Mandria ha ospitato una cena a quattro mani straordinaria, che ha celebrato il talento di due chef unici: Marco Davi e Giuseppe Verri, il “chef scultore.”
di Carol Agostini
Gli ospiti, accolti in una sala gremita e calorosa, hanno vissuto un’esperienza gastronomica intensa, in cui la cucina di altissima qualità e l’arte culinaria degli chef sono stati il cuore pulsante della serata.
Carol è titolare dell’agenzia FoodandWineAngels. Questa realtà si distingue per il suo approccio multidisciplinare alla promozione dei prodotti enogastronomici, combinando esperienze sensoriali con una strategia di marketing raffinata. Carol, anche nota scrittrice e curatrice di eventi enogastronomici di spicco, ha contribuito a creare un’atmosfera esclusiva che ha reso indimenticabile ogni assaggio.
Ogni portata è stata accompagnata da un vino perfettamente abbinato, esaltando i sapori e dimostrando la grande competenza e passione del team. Il connubio tra la maestria culinaria e la selezione enologica ha elevato la cena a un evento che non è stato solo un pasto, ma una celebrazione dell’arte e della convivialità. Gli ospiti sono stati conquistati dalla magia della serata, dove ogni piatto raccontava una storia e ogni calice celebrava l’eccellenza.
Una vera e propria sinfonia di sapori che ha lasciato il segno e che resterà nella memoria di chi ha avuto il privilegio di partecipare.
Lo chef Marco Davi è un rinomato esponente della cucina italiana, noto per il suo approccio innovativo ai piatti di pesce. Ex chef del celebre Enoteca Perbacco, oggi guida il ristorante Davi dal 1973 in Piazza Roma, Aprilia, con la figlia Sara.
Tra le sue creazioni iconiche spicca il “Panino di Triglia“, che combina la tradizione mediterranea con un tocco di modernità, unendo triglia, scarola, olive, capperi e pane al pomodoro, il tutto esaltato da una preparazione attenta e creativa. Marco è anche coinvolto in eventi benefici come “Con il cuore nel piatto”, dove collabora con altri chef di alto profilo per sostenere iniziative solidali legate alla salute e alla ricerca.
Lo chef Giuseppe Verri, invece, è un maestro della cucina che combina sapientemente l’arte culinaria con la scultura gastronomica. Le sue creazioni vanno oltre il semplice gusto, trasformandosi in vere opere d’arte. Giuseppe è stato tra i protagonisti di progetti innovativi che uniscono cucina e design, collaborando con chef stellati e portando avanti la sua visione estetica della cucina come forma d’arte. Partecipa a eventi che celebrano la sinergia tra creatività e solidarietà, rappresentando un punto di riferimento per chi vede nel cibo non solo un’esperienza gustativa, ma anche visiva e culturale.
Il Casale della Mandria, situato a Lanuvio nei Castelli Romani, è un agriturismo che combina tradizione, arte e natura, fondato da Giuseppe Verri nel 2005. Questo luogo si distingue per la sua attenzione all’agricoltura biologica e la trasformazione dei prodotti della terra in autentiche esperienze culinarie e artistiche. Gli eventi organizzati qui spesso includono una forte componente artistica, rendendo il casale un punto di riferimento per chi cerca un’esperienza che unisca buon cibo, cultura e relax in un contesto rurale accogliente.
Lo chef-scultore Giuseppe Verri è una figura unica che coniuga la passione per la scultura con l’arte culinaria. Con oltre 700 opere distribuite in tutto il mondo, Verri ha saputo integrare le sue capacità artistiche anche nella gastronomia, soprattutto con un focus su carni alla brace e preparazioni artigianali come la Maza, un’antica ricetta romana. Nel Casale della Mandria, la cucina di Verri rispecchia il suo spirito innovativo, capace di reinterpretare la tradizione con un tocco di creatività e profondità personale.
Il Casale e Verri incarnano una filosofia del “mangiare con amore”, che valorizza non solo il cibo, ma anche l’arte e il senso di comunità. Questo lo rende il luogo ideale per eventi enogastronomici e serate tematiche, dove l’esperienza multisensoriale coinvolge corpo e mente.
Il menù
Benvenuto di accoglienza Olio EVO Nuovo del Casale della Mandria, con pane casareccio e Dhéon Spumante Brut 100% Pinot Nero Tenuta Borgolano di Donatella Quaroni
Tartare di pecora con puntarelle affumicato al luppolo in abbinamento Champagne Cuvée Désir Brut Maison Marguerite Guyot 100% Meunier
Polpette di pollo al curry con Mayo allo zenzero in abbinamento Champagne Cuvée Désir Brut Maison Marguerite Guyot 100% Meunier
Crema di Topinambur con carciofi fritti e paté di fegatini in abbinamento Champagne Cuvée Nature Premier Cru Maison Olivier Herbert 30% Pinot nero, 30% Meunier, 40% Chardonnay
Passatelli in brodo in abbinamento Champagne Brut Tradition Maison Olivier Herbert 30% Pinot nero, 30% Meunier, 40% Chardonnay
Gnocco di Patate cotte sotto la brace con ragù di coniglio in abbinamento Canaiolo Umbria IGT 2019 Le Poggette
Costolette di abbacchio impanate e fritte con cicoria di campo del casale ripassata aglio/olio e peperoncino in abbinamento Domo Mandrolisai DOC 2021 Cannonau ( 30%), Bovale sardo (Muristeddu 45%), Monica (20%), Barbera Sarda ( 5%) Famiglia Demelas
L’oca Porca cotta al forno a legna e cipolle cotte alla brace in abbinamento Amarone della Valpolicella DOCG 2016 Cantina del Castello
Bonet Piemontese classica ricetta
La Pizza Maza di Lanuvio: Storia, Leggenda e Riscoperta di un’Antica Tradizione
di Carol Agostini
Lanuvio, piccolo borgo situato nei Castelli Romani, custodisce una tradizione culinaria millenaria che sta vivendo un periodo di riscoperta e valorizzazione: la Pizza Maza. Questo piatto, anticamente consumato nella regione del Lazio e ora recuperato grazie alla passione di chef e ricercatori locali, incarna la sintesi perfetta tra storia, leggenda e gastronomia. In particolare, il rinomato chef Giuseppe Verri ha avuto un ruolo centrale nel riportare alla luce questo antico alimento, che non è solo un simbolo della tradizione culinaria lanuvina, ma anche una testimonianza storica di un passato profondamente radicato nella cultura latina.
La Maza era un alimento semplice ma versatile, utilizzato come accompagnamento ad altri cibi o come piatto unico. Si trattava di una focaccia non lievitata, preparata con ingredienti rustici e locali come farina di farro, orzo, ceci o fave, mescolati con acqua, olio, miele o latte. Grazie alla sua natura nutriente e alla sua facilità di preparazione, la Maza era diffusa in tutta l’antica Lanuvium, fungendo da cibo di base per la popolazione. Era particolarmente apprezzata sia in forma salata, abbinata a olive, legumi o carni arrostite, sia nella sua variante dolce, consumata durante banchetti e cerimonie speciali.
Tra le numerose testimonianze di autori antichi che fanno riferimento alla Maza, spiccano quelle di Properzio ed Eliano. Questi autori raccontano di cerimonie in onore del serpente sacro a Giunone Sospita, divinità venerata a Lanuvio, durante le quali giovani vergini offrivano focacce di farro al serpente all’interno di una grotta sacra. Il rito, che combinava religione e gastronomia, rappresentava un momento chiave nella vita religiosa dell’antica Lanuvio e testimonia quanto la Maza fosse radicata nella cultura locale. Questo evento sacro si svolgeva nel lucus dedicato a Giunone, uno dei più importanti luoghi di culto della regione.
La Riscoperta della Maza: Giuseppe Verri e il Festival di Lanuvio
Dopo secoli di oblio, la Maza è stata riscoperta e rilanciata nel panorama gastronomico grazie all’impegno di Giuseppe Verri, chef e scultore originario dei Castelli Romani, che ha compreso il valore storico e culturale di questa antica focaccia. Attraverso un lavoro di ricerca e sperimentazione, Verri ha recuperato le tecniche di lavorazione e gli ingredienti originali, come i grani antichi italiani, tra cui farro, saragolla e grano Senatore Cappelli, che erano alla base della dieta dei romani e dei popoli latini.
Questi grani, ricchi di sapore e nutrienti, erano parte integrante dell’alimentazione antica, soprattutto grazie alla loro alta digeribilità e alla capacità di crescere in terreni poveri. L’uso di questi cereali ha permesso a Verri di ricreare una Maza dal sapore autentico, conservando le sue caratteristiche rustiche e semplici, ma al tempo stesso attualizzandola per il palato contemporaneo.
Ma la riscoperta della Maza non si è fermata alla sola preparazione culinaria. Nel 2018, Lanuvio ha lanciato un festival dedicato a questo alimento antico, con l’obiettivo di promuovere non solo la gastronomia locale, ma anche la storia e la cultura della città. Il festival è un evento ricco di spettacoli, rievocazioni storiche e degustazioni che attirano visitatori da tutta Italia. Grazie alla collaborazione con istituzioni locali e nazionali, come il Parco Archeologico di Paestum e il Museo Nazionale di Napoli, il festival ha acquisito una dimensione culturale di grande spessore, facendo dialogare l’antica tradizione di Lanuvio con altre realtà italiane legate alla panificazione storica.
Durante il festival, viene rievocato anche il rito del serpente sacro a Giunone Sospita, con processioni di giovani donne e la preparazione delle antiche focacce di farro, in una suggestiva ricostruzione delle cerimonie che avevano luogo nell’antica Lanuvium. Questo evento, oltre a valorizzare il patrimonio archeologico della città, rappresenta un’occasione unica per educare le nuove generazioni al rispetto del proprio passato, riscoprendo il senso civico attraverso la celebrazione delle tradizioni.
Uno dei temi centrali del festival dedicato alla Maza è la valorizzazione dei grani antichi, una risorsa fondamentale per la salute e l’ambiente. Negli ultimi anni, c’è stato un crescente interesse per queste varietà di grano che, rispetto ai grani moderni, conservano intatte le loro proprietà nutrizionali. Il farro, il grano più antico coltivato in Italia, è tra gli ingredienti principali utilizzati per la preparazione della Maza, insieme ad altri grani tradizionali come la saragolla e il grano duro Senatore Cappelli.
Questi cereali, oltre ad avere un contenuto proteico più elevato e un glutine meno aggressivo rispetto ai grani moderni, sono coltivati con tecniche sostenibili che rispettano l’ambiente. La riscoperta di questi grani ha riportato l’attenzione su un modo di mangiare più sano e rispettoso del territorio, in linea con la filosofia che sottende alla riscoperta della Maza.
Lanuvio e i Castelli Romani: Una Tradizione Culinaria Ricca di Storia
La riscoperta della Maza non sarebbe completa senza un’analisi più ampia della tradizione culinaria dei Castelli Romani. Questa regione, celebre per la sua cucina semplice e genuina, è rinomata per una serie di piatti che riflettono le sue radici contadine, come la celebre porchetta di Ariccia, i frascarelli (una polenta tipica) e i pregiati vini, tra cui il Frascati DOC. La Maza, con la sua semplicità e autenticità, si inserisce perfettamente in questo contesto, riportando alla memoria la cucina dei tempi antichi, fatta di pochi ma genuini ingredienti.
Nella storia dei Castelli Romani, Lanuvio occupa un posto di rilievo, non solo per il suo ricco patrimonio storico e archeologico, ma anche per i personaggi illustri che vi hanno soggiornato. Da Marco Aurelio a Plinio il Giovane, passando per l’imperatore Tito, molti grandi della storia romana hanno trascorso del tempo in questa zona, affascinati dalla sua bellezza e dalla sua posizione strategica. Non sorprende, quindi, che la Maza, con il suo legame con il tempio di Giunone e con le cerimonie sacre, fosse considerata un alimento di grande importanza anche dal punto di vista religioso.
Oggi, grazie a eventi come il Festival della Maza, questa antica focaccia sta vivendo una nuova stagione di gloria. L’iniziativa, supportata dalle istituzioni locali e nazionali, ha l’obiettivo di promuovere la conoscenza storica e gastronomica di Lanuvio, offrendo anche un’occasione di aggregazione sociale e culturale per la comunità. La partecipazione di chef, ricercatori e artigiani locali permette di mantenere viva una tradizione millenaria, rispettando l’autenticità delle fonti storiche e apportando al contempo vivacità e modernità.
La Maza rappresenta non solo un collegamento con il passato, ma anche un’opportunità per valorizzare il patrimonio enogastronomico del territorio e promuovere un modello di alimentazione sano e sostenibile, in linea con le esigenze contemporanee. Grazie a persone come Giuseppe Verri e alla collaborazione tra enti locali e nazionali, la Pizza Maza è destinata a diventare un simbolo della cultura e della storia di Lanuvio, unendo passato e presente in un piatto che racconta millenni di tradizioni.
Scoperta sensoriale e tradizione gastronomica al Casale della Mandria: un’esperienza multisensoriale con Carol Agostini e Giuseppe Verri
redazione
Situato tra le pittoresche colline di Lanuvio, nel cuore del Lazio, il Casale della Mandria rappresenta un’oasi di tranquillità e bellezza naturale, ma anche un punto di riferimento per chi desidera immergersi in un’esperienza autentica, che mescola arte, agricoltura e cucina di alta qualità. Con una lunga tradizione alle spalle e un legame profondo con il territorio circostante, il Casale incarna alla perfezione come la cultura rurale italiana possa intrecciarsi con l’innovazione nel campo delle esperienze sensoriali. In questo contesto incantevole, il 25 ottobre si terrà un evento imperdibile, che esplorerà l’universo dei sensi, guidato da due figure eccezionali: Giuseppe Verri e Carol Agostini.
Giuseppe Verri: tra arte scultorea e gastronomia
Giuseppe Verri, originario di Lanuvio, è una figura emblematica sia nel panorama artistico che in quello enogastronomico. Con oltre trent’anni di esperienza, Verri è rinomato per la sua abilità di unire due discipline apparentemente lontane: la scultura e la cucina. Queste arti, nelle mani di Verri, si fondono armoniosamente, dando vita a creazioni che stimolano non solo la vista ma anche il palato.
Verri ha esposto le sue opere in tutto il mondo, sia come chef che come scultore, lasciando un segno profondo nel panorama internazionale grazie al suo approccio multidisciplinare. La sua carriera artistica si ispira alla natura e alla materia, con sculture che celebrano la terra e le forme organiche, esplorando la relazione tra corpo umano e ambiente naturale.
Anche la sua cucina riflette questa passione per la materia e l’estetica. Ogni piatto è concepito come una piccola opera d’arte, dove gli ingredienti locali e stagionali sono trattati con grande cura e rispetto, creando esperienze gustative che sfidano i sensi. Per Verri, la cucina è la forma più alta di espressione creativa, capace, proprio come la scultura, di toccare i cuori delle persone. Al Casale della Mandria, Verri riesce a realizzare una visione olistica che unisce le sue passioni: l’arte, la gastronomia e l’agricoltura.
Carol Agostini: un’esperta del mondo sensoriale
Accanto a Giuseppe Verri, nell’organizzazione di questo straordinario evento, c’è Carol Agostini, una professionista versatile e appassionata. Carol Agostini ha una carriera consolidata nell’ambito dell’enogastronomia e delle esperienze sensoriali. Oltre ad essere sommelier internazionale, Agostini è fondatrice di FoodandWineAngels, un’agenzia che offre consulenza alle aziende del settore alimentare. È anche direttrice del magazine Papillae.it, un portale dedicato alla scoperta e alla valorizzazione del patrimonio enogastronomico italiano.
Agostini ha fatto dell’educazione sensoriale la sua missione principale, insegnando come cibo e vino possano essere apprezzati come vere e proprie opere d’arte. Secondo lei, ogni ingrediente e ogni sapore devono essere vissuti attraverso un’esperienza sensoriale completa che coinvolga tutti i sensi. Agostini si dedica a potenziare la percezione sensoriale, aiutando le persone a migliorare il proprio modo di vivere il cibo e il vino e, in generale, il mondo che le circonda.
I sensi: il canale attraverso cui comprendiamo la realtà
I cinque sensi – vista, udito, olfatto, tatto e gusto – sono le finestre attraverso cui esploriamo il mondo. Tuttavia, oltre a questi sensi ben noti, esistono altre modalità di percezione meno conosciute, come il senso dell’equilibrio (vestibolare) e la propriocezione, che ci consente di essere consapevoli della posizione del nostro corpo nello spazio. Attraverso questi canali sensoriali, possiamo cogliere la complessità e la ricchezza del mondo, in particolare del cibo.
Uno dei sensi più potenti e affascinanti è senza dubbio l’olfatto, strettamente legato alle emozioni e ai ricordi. La memoria olfattiva ha un potere evocativo straordinario, capace di riportare alla mente ricordi vividi e lontani con una precisione sorprendente. Un semplice profumo può richiamare alla mente esperienze passate, grazie alla connessione diretta tra il sistema olfattivo e le aree cerebrali che regolano la memoria e le emozioni, come il sistema limbico.
Anche il gusto ha una capacità evocativa simile. La memoria gustativa risveglia sensazioni profonde, legate non solo a ciò che si mangia, ma anche al contesto in cui quel sapore è stato sperimentato. Durante l’evento al Casale della Mandria, Giuseppe Verri sfrutterà queste connessioni per creare piatti che non solo deliziano il palato, ma stimolano ricordi ed emozioni, offrendo un’esperienza culinaria unica.
L’evento del 25 ottobre: una serata dedicata ai sensi.
L’evento del 25 ottobre, intitolato “I sensi a tavola”, offrirà un’opportunità straordinaria di immergersi in un’esperienza multisensoriale innovativa. Sotto la guida di Carol Agostini, i partecipanti esploreranno non solo i sensi più tradizionali, ma anche quelli meno conosciuti come la propriocezione e il senso dell’equilibrio.
Il programma prevede una parte introduttiva sui vari sensi, seguita da attività pratiche che dimostreranno come i sensi possono essere ingannati o interagire tra loro. Per esempio, esperimenti gustativi e olfattivi mostreranno come il sapore di un alimento possa essere percepito diversamente in base agli stimoli visivi o olfattivi che lo accompagnano. La serata si concluderà con un’esperienza sensoriale completa, in cui i partecipanti saranno immersi in una combinazione di stimoli visivi, acustici, olfattivi e gustativi. Al termine, ci sarà spazio per una riflessione collettiva, in cui i partecipanti potranno condividere le proprie sensazioni e scoperte.
Il territorio e la sua influenza
Lanuvio, incastonata nel cuore dei Castelli Romani, è una terra ricca di storia e tradizione enogastronomica. Il clima mite e la fertilità del suolo rendono questo territorio un luogo ideale per la produzione di eccellenti prodotti tipici. Il Casale della Mandria rispetta appieno questa tradizione, utilizzando ingredienti locali e stagionali per offrire un’esperienza gastronomica autentica. La filosofia di Giuseppe Verri è quella di valorizzare al massimo le risorse del territorio, proponendo piatti che seguono il ritmo delle stagioni e che rispettano la natura circostante.
Una serata da non perdere
Il costo dell’evento è di 50 euro a persona e include l’intero percorso sensoriale, insieme a una cena che promette di essere un vero viaggio nel mondo dei sapori, grazie alla creatività e alla maestria di Giuseppe Verri. L’evento è pensato anche per i più piccoli, con attività sensoriali e un menù dedicato ai bambini, per stimolare la loro curiosità verso il cibo e i sensi.
Per partecipare, è necessario prenotare effettuando il pagamento tramite bonifico bancario, i cui dettagli verranno forniti dall’organizzazione.
Questa serata rappresenta un’occasione unica per chi desidera vivere un’esperienza diversa, in cui mente e corpo vengono coinvolti in un percorso di scoperta sensoriale. Il 25 ottobre, al Casale della Mandria, preparatevi a vivere un evento che cambierà il vostro modo di percepire il mondo, grazie alla straordinaria sinergia tra l’arte culinaria di Giuseppe Verri e la profonda conoscenza sensoriale di Carol Agostini. Non lasciatevi sfuggire questa imperdibile avventura multisensoriale!
“CON IL CUORE NEL PIATTO “, viverlo per crederci, gioia e gola, le componenti della beneficienza
di Carol Agostini
La decima edizione della cena stellata ‘CON IL CUORE NEL PIATTO’ ha riunito ieri sera, al Ristorante Degli Angeli, a Magliano Sabina (Rieti), circa 70 chef di altissimo profilo – tra loro moltissimi stellati e citati nella guida Michelin – e diversi professionisti della ristorazione per rinnovare, grazie alla partecipazione di oltre 400 ospiti, il connubio tra beneficienza e ricerca per aiutare bambini affetti da patologie gravi.
Il ricavato dell’appuntamento annuale dell’omonima associazione – spiega la Presidente Chef Laura Marciani – sosterrà diverse iniziative come la pratica clinica in continua ricerca scientifica, beni strumentali necessari alla quotidianità della vita dei bimbi affetti da malattie invalidanti e tanto altro. L’idea del progetto ‘Con il cuore nel piatto’ nasce nel 2014 per iniziativa di Laura Marciani, cresciuta nel ristorante e residenza di famiglia, da ben sei generazioni, location che ieri sera ha fatto da cornice all’evento benefico.
Insieme a lei, da sempre, lo chef Michele Papagno, quindi gli amici e soci dell’associazione: Andrea Dolciotti (Inopia); Andrea Palmieri (Ristorante Bucavino); Davide del Duca (Osteria Fernanda); Iside de Cesare (La Parolina, una stella Michelin); Marco Claroni (Osteria dell’Orologio); Mirko De Mattia (Livello 1); Riccardo Mattoni con Giovanni Cappelli (Le Tamerici Roma); Roberto Campitelli (Osteria di Monteverde); Andrea Riva Moscara Pasticciere; Davide Paolocci Panettiere; Sancio Pizzeria; Bonci Maestro Pizzaiolo; Chiodetti Gianbattista (Formaggi).
“Tutto il lavoro che facciamo per la riuscita della serata è per noi una grande soddisfazione – racconta chef Marciani, presidente dell’Associazione ‘Il Cuore nel piatto’ – Con la squadra creata abbiamo la certezza dell’utilizzo corretto di questi fondi. Così è stato dalla prima edizione, impiegati per l’acquisto di un ecografo, e poi per il sostegno di una borsa lavoro per un medico neurologo, nella seconda edizione e tanto altro negli anni successivi. Anche dopo dieci anni siamo certi che la generosità di chi ha partecipato alla serata sarà investita per garantire il sostegno dei pazienti. Questo – aggiunge – ci motiva e ci rende felici.
Oggi – prosegue – “guardiamo con speranza a un futuro nel quale la ricerca possa dare risposte concrete di cura. E la solidarietà di persone capaci di mettersi in prima linea, come gli amici de ‘Con il cuore nel piatto’, rappresenta un sostegno vitale per le nostre mediche e di ricerca, di sostegno e supporto anche alle famiglie dei bambini affetti da gravi disfunzioni. Al sentimento di gratitudine si aggiunge la gioia di sentirli al nostro fianco, con il loro grande patrimonio di umanità, che ci incoraggia ad andare avanti con speranza”, vedere la nostra struttura piena di persone felici di esservi ci riempie ogni anno il cuore di felicità e speranza”.
Le associazioni beneficiarie dell’incasso di questa edizione sono:
• Cdkl5 – Insieme verso la cura:
L’associazione CDKL5 Insieme verso la cura è stata fondata da un gruppo di genitori che, nella sfortuna della malattia dei propri figli, hanno trovato la forza di unirsi e comprendere l’importanza delle raccolte fondi per sostenere la ricerca.
Il loro impegno è quello di continuare a lavorare assiduamente, con l’obiettivo principale di sconfiggere il disordine da deficit di CDKL5.
Sono fermamente convinti che alcuni problemi possano essere condivisi e affrontati insieme, motivo per cui hanno creato un collegamento sempre attivo tra tutte le famiglie che fanno parte dell’associazione.
Continueranno a lavorare con grande entusiasmo per accrescere la sensibilizzazione sul disordine da deficit di CDKL5. La vasta rete di relazioni creata negli anni è un patrimonio prezioso di cui sono orgogliosi e consapevoli. Una grande forza arriva dai genitori, dai soci e da tutti gli amici che li aiutano e supportano in ogni momento. Lavoreranno intensamente per dimostrare che la fiducia riposta nel loro operato è ben meritata.
Hanno numerosi progetti in cantiere e confidano in una partecipazione attiva e proficua di tutti.
Il Centro “La Lucciola” è stato fondato nel 1987 da alcuni operatori della Neuropsichiatria Infantile (N.P.I.) e della riabilitazione, che avevano maturato una lunga esperienza nei servizi territoriali della AUSL di Modena. Il loro obiettivo era offrire una risposta terapeutica efficace ai bambini con disabilità e alle loro famiglie, superando i limiti della terapia ambulatoriale tradizionale.
Il centro si proponeva di affrontare problematiche come lo scarso sviluppo di autonomia dei bambini, la difficoltà di trasferire le competenze acquisite in terapia agli ambienti di vita quotidiana, le insufficienti risposte ai problemi affettivi e relazionali e l’inefficacia delle terapie multiple nel rispondere al disagio dei bambini.
Nel Centro operano Neuropsichiatri Infantili, Psicologi, Educatori, Terapisti della Riabilitazione, Logopedisti e Operatori di laboratorio, tutti con una lunga esperienza professionale nella cura dei bambini disabili.
Dynamo Camp ETS offre gratuitamente specifici programmi di Terapia Ricreativa a minori affetti da patologie gravi o croniche, disturbi del neurosviluppo o condizioni di disabilità, sia in terapia che nel periodo di post ospedalizzazione, inclusi i fratelli sani e le loro famiglie.
Dynamo Camp è situato a Limestre, in provincia di Pistoia, all’interno di un’oasi di oltre 900 ettari affiliata al WWF, chiamata Oasi Dynamo. Fa parte del SeriousFun Children’s Network, un’associazione di camp fondata nel 1988 da Paul Newman e attiva in tutto il mondo.
Le attività si svolgono presso la struttura di Dynamo Camp a Limestre e attraverso il progetto Dynamo Programs in strutture ospedaliere, associazioni patologia e case famiglia sul territorio nazionale.
L’associazione “Il CAAmaleonte” è stata fondata con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei bambini con bisogni comunicativi complessi, superando l’idea che la parola fosse l’unico mezzo di espressione. Con l’aiuto di una logopedista, si sono impegnati a creare una dimensione «riadattata» per questi bambini, rompendo il muro di isolamento che li separava dal resto del mondo.
L’introduzione della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) ha permesso ai bambini di iniziare a «parlare» e «leggere» come i loro coetanei, dimostrando l’efficacia di questo approccio. Matteo e Tommaso, in particolare, hanno sviluppato una notevole capacità comunicativa.
L’associazione ha deciso di adattare libri e materiali didattici/ludici in CAA per aiutare i bambini a esprimere la loro personalità in modo indipendente e autonomo. Hanno tradotto due storie classiche e prevedono di pubblicare racconti scritti e illustrati da loro.
Inoltre, l’associazione vuole collaborare con scuole, biblioteche e altre organizzazioni per sensibilizzare sull’importanza della CAA. Organizzeranno corsi e laboratori per adattare ambienti, giochi e libri, evidenziando le difficoltà di chi non riesce a comunicare e il potenziale di strumenti comunicativi adeguati.
I maestri stellati e citati nella guida Michelin che hanno lavorato per l’evento e accanto a loro, una squadra di chef presenti, capaci di costruire solidarietà, inoltre, il successo della serata è stato possibile anche grazie alle eccellenze del mondo della pizza:
Andrea Lo Cicero, Vaina, Andrea Dolciotti, Andrea Pasqualucci, Anna Maria Palma, Antonio Putignano, Ciro Scammardella, Clemente Quaglia, Daniele di Giannantonio, Daniele Proietti, Davide Del Duca, Elia Grillotti, Enrico Camponeschi, Enzo Florio, Erny Lombardo, Fabio di Vilio, Fabio Verrelli D’Amico, Francesco Apreda, Gabriele Amicucci, Giovanni Cappelli, Giuseppe Veltre, Giuseppe Verri, Leonardo Morelli, Luca Malacrida, Marco Brioschi, Marco Ceccobelli, Marco Claroni, Marco Davi, Marco Moroni, Maurizio Serva, Mauro Secondi, Ornella De Felice, Paolo Trippini, Pierluigi Gallo, Riccardo Mattoni, Rinaldi Andrea, Roberto Campitelli, Roy Caceres, Sandro Tomei, Simone Curti, Stefano Marzetti, Stefano Panciaroli, Victoire Goiloubi, Vitantonio Lombardo, Xue Tenglong, Andrea Di Lelio, Andrea Riva Moscara, Arcangelo Patrizi, Ciro Chiazzolino, Dario Saltarelli, Luciano Natili, Sofia Fettah, David Paolocci, Giuseppe Monti, Tullio Monaldi, Romeo Fabi, Paolo Proni, Valerio Esposito, Emiliano Di Lelio, Lella Gallifuoco, Alessandro Rever, Elio Testa, Emanuele Chiodetti, Fabrizio Cianciola, Francesco Arnesano, Giovan Battista Chiodetti, Giuseppe Garozzo Zannini, Krizia Girolami, Laura Marciani, Marilena Piacenti, Michele Papagno, Mirko Giannella, Valrhona cioccolato.
Insieme al parterre di cuochi, chef e pizzaioli, ci sono stati produttori di formaggi, salumi ed eccellenze gastronomiche e delle cantine più conosciute con i loro vini e distillati, vari ed eventuali:
Nà Menù, Luca Petrini Abert prodotti per Hotellerie, Bebi Tosolini Camel Distillati, Patrizi Arcangelo, Cioccolini Oleificio, Chiazzolino Pasticceria, Olio Traldi, Lella Gallifuoco Maestra Pizzaiola, Morandi Tullio Pizza e Panetteria, Morandin Maestro Lievitista, F.lli Pira Formaggi, Saquella Caffè, Liquori di Luca, Luca Rendina Bere Giapponese, I Mandriani Carni, In Medio Stat Virtus di Luca Carote Viola, Aeffe Birra, Le Conserve ComexCo., Chiodetti Formaggi, Vestalia il Sapore del Convivio, Castaldo Caseificio, La Tuta Abbigliamento professionale, Pasta Fanelli, Olio Pugliese, Rustichella D’Abruzzo Pastificio, FoodandWineAngels con Champagne di Olivier Herbert e Tenuta Borgolano, Enoteca Vinum di Simone di Giorgio, La Madeleine Cantina Umbra, Emiliano Fini Viticoltore, Famiglia Cotarella, Genziana San Quirico, Cesarini Sartori, Leonardo Bussoletti Vignaioli in Narni, Viticoltori dal 1934 Dal Cero, Frescobaldi Toscana, Soc. Agricola Manduano, Pitars, Cantine PaoloLeo Salento in purezza, Cordero SanGiorgio, Masi Agricola, Decugnano Dei barbi, Michela Manduano Mandwinery, Santa Barbara, Bere Giapponese, Valdo dal 1926 a Valdobbiadene, Point fine Gin Est 2016 Viterbo-italy, Bepi Tosolini Mastro Distillatore in Udine.
All’evento era presente anche: Arianna Greco artista, Simona Cognoli Assaggiatrice Olio, Maura Sofia degli Estensi designer gioielli, Enrica Capone pittrice.
La lista dei ringraziamenti è lunga tra gli MainSponsor e tutti i volontari che hanno contribuito alla magnifica riuscita della serata:
The Wolf Italian Food, Broggi accessori Hotellerie, Villeroy & Boch accessori Hotellerie, Unox forni, Serax, Toni System Components, Tecnoinox, Powering Ovunque la tua energia, Gambero Rosso Academy, La Cisterna del Marchionato di Luca Ingegneri, L’assistenza Soluzioni per Bar, Ristoranti e Hotel, Gemm, Le Ghiottonerie del Moro, Ricercatezze Fine Food & Wine, Acqua Orsini Black & Platinum, Radichino Azienda Agricola, Risoinfiore, S.C. Impianti Srl attrezzature per la ristorazione, Vittori Albina, Tomei CiboGusto, Pasticceria Natili, ZafZaf Zafferano, Patrizi Pasticceria, Tonka Il Cuore del gelato, Bar Roma Gelateria, Profili Caffè, La Tenuta dell’incongruente, Sater4 show Allestimenti Elettrici piccoli e grandi eventi, F1 Carrozzeria di Piero e Jody Mazzasette, Passini Distribuzione, L’Opera Allestimenti, Comenda, Orved Vacuum Masters, Giuliano Fireworks Produzione di Fuochi d’Artificio in Italia, In.Cat. ho.re.ca. service, Lady Truffle, Sapori Unici, Siderurgica Scopetti, La bottega della Frutta S.R.L. Gruppo Stand Allestimenti, Sua Santità Carocetum Birra Artigianale, Flos By Letizia, Azienda Agricola Luca di Piero, Zwilling, Olenauta, Ballarini 1880, Chef for You, Valrhona cioccolato. FoodandWineAngels di Carol Agostini, Papillae Magazine di Carol Agostini.
In Collaborazione stretta con Liceo istituto Alberghiero con una squadra di studenti di diverse classi per l’operatività e buona riuscita della serata.
EcOstello Magliano Sabina per l’ospitalità degli chef e famiglie.
Il Municipio di Magliano Sabina e Proloco per la collaborazione tecnica e strumentale.
Ringraziamento speciale va a tutti i VOLONTARI che hanno collaborato per l’accoglienza, allestimento, gestione, sicurezza, soccorso e aiuto all’organizzazione e all’ospitalità dei partecipanti, ai fotografi, reportes e giornalisti presenti.
La somma raccolta verrà a breve comunicata e consegnata alle associazioni beneficiarie.
Durante la serata è stato donato un forno da Davide Porziani S.C, Impianti all’associazione La Lucciola, questo gesto ha commosso tutta l’organizzazione compresi gli ospiti all’evento.
Dal Medico Dentista Dott. Piero Altieri sono state donate le cure dentali ai bambini di tutte e quattro le associazioni.
Sono state regalate quaranta borse di studio da Andrea Proietti Study to work Academy che verranno consegnate nelle settimane prossime.
Il tutto si è concluso con un magnifico spettacolo pirotecnico offerto da Giuliano Fireworks Produzione di Fuochi d’Artificio in Italia.
Come dice un vecchio detto: “Vedere per credere.” È proprio vero: bisogna essere presenti all’evento per coglierne tutta l’essenza, che a parole non si può descrivere. Raccontare le emozioni di questa serata non ha la stessa valenza e profondità di quando le si vivono direttamente.
Per qualsiasi altra informazione o delucidazione potete scrivere a rhangeli@libero.it all’attenzione di Sergio Bruschetti, per eventuali amministrazione@foodandwineangels.com
Ufficio Stampa e marketing Carol Agostini ( FoodandWineAngels e Papillae Magazine )
Ph allegate di Salvatore Arnone
Video di Carlo Ferraioli, Montaggio di Papillae Magazine
A CASALE DELLA MANDRIA ARTE E CUCINA: NEL REGNO DEI 5 SENSI
Ilaria Castagna e Cristina Santini Partners in Wine
Ci sono pochi luoghi in una vita, forse persino uno solo, in cui succede qualcosa, luoghi che respiri e senti tuoi. Certi luoghi hanno il grande potere di lasciarti addosso la curiosità di conoscerli più a fondo. Questo, è un luogo che non si guarda soltanto ma si respira.
Il colore del cielo, l’odore intenso del terreno , il suono delle foglie mosse dal vento e la sensazione di libertà ci fanno capire che pochi posti esistono così al mondo. Un posto che si respira con l’anima.
E poi accade che, girovagando tra l’erba alta e l’arte sospesa, ci guardiamo come a riconoscere che qualcosa è entrato in noi e che non possiamo farne a meno. Ne vogliamo godere e non vogliamo più lasciarlo andare.
La meravigliosa storia del Casale della Mandria della Famiglia Verri
Una storia particolare. Un padre da sempre costruttore fino al 69, uno dei più grandi costruttori su Roma.
“Papà mi costruì a due anni una cassetta della frutta con quattro cuscinetti e mi fece questa macchinetta; io ci sono montato due volte però mi annoiavo perché per me erano giochi inutili. Quindi, caricavo la cortina in questa cassetta, salivo sulle palanche e portavo i mattoni agli operai”.
Questo era Giuseppe Verri a due anni. E lo è ancora oggi, un grande lavoratore pieno di buoni propositi, pieno di fantasie e sogni come lo sono i veri artisti.
Nel 1996, dopo l’inizio della crisi edilizia, Papà Verri, capace a fare un po’ di tutto, trasferisce al figlio la passione per il legno ed insieme cominciano a costruire tavoli, ma tavoli artistici, con le gambe intarsiate di castagno belle resistenti.
Giuseppe ci racconta che in quel periodo venne una famiglia gitana che desiderava un tavolino da otto metri per la sua numerosa famiglia, dodici figli che vivevano tutti di elemosina. Al che tutti pensarono che questo fosse un lavoro non pagato, ma l’animo buono del padre prevalse e il tavolo venne ultimato e pagato.
Nel 1999, vendendo un capannone a Lariano e avendo una piccola disponibilità, la famiglia Verri aveva desiderio di cambiare posto per cui Giuseppe andò alla ricerca di un casale in Toscana.
Nel frattempo ai castelli, il papà, con atto di generosità, portava il pane fatto a legna a questi gitani e tornando a casa una sera notò un agriturismo completamente distrutto, ma con il cartello vendesi. Fu amore a prima vista, staccò il cartello e lo mise nel furgone. Un casale abbandonato da dieci anni, passato in eredità a molte famiglie facoltose, originariamente di 5000 ettari. Il 19 luglio del 1999 la Famiglia Verri divenne proprietaria del casale.
Ad oggi la proprietà è di otto ettari, in regime biologico dal 1956, di cui un ettaro di luppolo per fare la birra, un ettaro a cereali utile per fare il pane, cucinato a legna ogni settimana fino a prima della pandemia, a rotazione tra farro, grano duro e grano tenero, il resto ortaggi e alberi da frutta.
Anche un ettaro di Ulivi per fare l’olio perlopiù per un consumo interno come la frutta per le marmellate. Così anche la pasta, gli spaghetti di farro, targati “Verrigud” , ricevendo il certificato per il biologico nel 2001.
Dopo la crisi della ristorazione intorno al 2018, l’agriturismo ha avuto un picco in discesa. Con la pandemia poi è venuta a mancare la gente, come ben sappiamo, soprattutto il sabato sera con il locale pieno. “A me manca il brusio del sabato sera”.
Giuseppe ci rincuora dicendo che da settembre finalmente il casale sta riprendendo pian piano il suo ritmo; c’è molto da fare, c’è molto da sistemare, ma c’è una ripresa. C’è da dire che, essendo l’agriturismo situato in un posto più isolato in mezzo alla campagna di Lanuvio, la ripresa ha tardato a farsi sentire.
OLTRE L’IMMAGINAZIONE
Il posto per noi è veramente bello, sprigiona energia positiva, ha uno stato un po’ dimenticato, però non c’è finzione, è quello che è senza nessuna maschera, dall’aria un po’ malinconica, come lo è Giuseppe, ma vero, autentico in tutti i suoi aspetti. L’erba alta nasconde tante cose o perlomeno così ci sembra. È una sensazione!
Quanti luoghi ci sono nel mondo che appartengono così a qualcuno? Giuseppe questo lo ha nel cuore, l’arte gli scorre nelle vene e la dona ad ogni persona che, anche solo di passaggio, lascia un pezzetto di sé.
All’entrata veniamo subito sorprese e meravigliate dalle sue opere, sculture fatte negli anni da Giuseppe, perché Giuseppe è tante cose, ma soprattutto è un grande artista con una fervida immaginazione. Noi lo definiremmo un uomo d’altri tempi.
Uno dei cardini del Casale della Mandria è l’accoglienza. Appena arrivate, dovendo fotografare il luogo, siamo state accolte dal papà nel salone di casa che fa parte del ristorante, dove ci sono le fotografie di famiglia.
Giuseppe, andato a prenderci la buona carne a Rieti, appena arrivato, ci ha fatto subito sentire a casa, accendendo il suo grande braciere e preparandoci salumi e formaggi per deliziare il nostro palato. Ovviamente anche il vino. Più di un vino.
Ci sorprende con un pensiero profondo, così all’improvviso, dicendoci che non si mangia soltanto con la pancia ma si mangia con gli occhi, con la pelle, con gli odori e con i colori.
Il suo progetto è quello di portare a tavola cibo buono, biologico, cotto in quel momento. “Voglio pensare ai colori, all’arredamento esterno. L’idea di mangiare arte sui tavoli colorati. Ma questa è la mia velleità artistica”.
Ci lascia lì, a riflettere. Si, perché lui ti parla e poi ti lascia riflettere, fantasticare, mettere a fuoco la tua vita.
UN NOME ANTICO, UNA DIMORA ANTICA
Il casale è stato edificato nel 500 a.c. su una villa romana; ci sono resti di capanne, tribù, mosaici romani, anfore, monete, tutti reperti lasciati alla natura e coperti dall’erba alta.
Nel 1600, essendo stato proprietà dei romani, c’era il pozzo. Un unico pozzo di acqua pura, perché tutt’intorno era palude, scavato a mano a ottanta metri di profondità, con un fontanile che dava acqua a tutte le zone limitrofe. Quindi tutte le mandrie della zona venivano ad abbeverarsi. Da qui il nome dell’attuale Casale. Nel 1603 era di proprietà dei Sforza Cesarini e la sua posizione viene menzionata su tutte le cartine geografiche storiche. Che storia.
Casale della Mandria è conosciuto tantissimo sia in Italia sia all’estero; ci sono clienti di Seul, americani, tedeschi, belgi, francesi che sostano in questo splendido luogo beneficiando sia dell’ospitalità delle camere sia del cibo genuino. Per il benessere dei suoi ospiti, Giuseppe si occupa anche degli spostamenti con una navetta da e per la stazione Termini.
UNA VITA RICCA DI IDEE
“Sono un ingegnere, un cuoco, un falegname, un pizzaiolo, un contadino, un muratore , tutto faccio, ma la cosa che più mi piace è essere un contadino, l’idea di camminare scalzi tra i campi”.
Da qui anche l’idea di fare una scultura alta 1,20 che rappresentasse un contadino, un guerriero contadino, come lui ama definirsi, alto e grosso.
Non sapendo che nell’antica Roma esistevano veramente questi guerrieri contadini che facevano parte del popolo dei Volsci e abitavano Velletri e Anzio. Polusca era un’antica città del “Latium Vetus” nel territorio dei Volsci e riconquistata poi dai romani. Il Nibby, storico famoso, la colloca proprio presso il casale delle mandrie, nella località di Campoleone, nel comune di Lanuvio. Da qui l’origine.
All’interno del campo troviamo una statua molto particolare, un blocco unico di pietra leccese, che con le intemperie è diventata nera. Giuseppe ci racconta che il terzo occhio rappresenta la testa, sul collo ha una bocca, il resto è donna, il seno sono gli occhi, il naso al centro del seno, e l’organo femminile è la bocca. Particolare curioso è che da 10 anni è diventata tutta nera tranne l’organo femminile che è rimasto originariamente bianco.
Prima di metterci questa scultura, in questo spazio, c’era l’idea di creare un anfiteatro naturale. Durante i lavori per portare le condutture del gas, la ruspa non è riuscita a scavare in profondità, perché sotto c’era un blocco di calce e detriti che costituiscono ad oggi un’ara pagana. Questo punto è un punto di energia dichiarato. Sono stati anche eseguiti studi trigonometrici: il centro del lago di Castelgandolfo è il punto di energia bianca e nera, il monte Circe è il punto di energia bianco e nera e questo segmento che unisce questi due luoghi ha il suo centro proprio dove ora è posizionata la scultura.
Casale della Mandria è un luogo intrinseco di arte, energia e amore; un luogo dove Giuseppe ad oggi, ha trasmesso quest’arte oltre a tutte le persone che vi fanno visita, anche alla figlia Viola, alla quale ha dedicato un’opera gigantesca situata sul suo terreno più grande, a testimonianza del suo amore smisurato per lei.
Vogliamo parlare del racconto di un paesano anziano del luogo? Si narra che, dove si trova il casale, preso di mira in tempo di guerra, dai tedeschi e dagli americani sotto lo sbarco di Anzio, nel suolo, ci sia sepolta una jeep con quattro tedeschi. Giuseppe, da grande artista, ha ben pensato di collocare, nel punto esatto dei manichini, uno che raffigura se stesso insieme agli altri, a testimoniare tutte le persone che sono passate di lì e sono morte.
UN’ANIMA A COLORI
Tutto ciò che vediamo è lo specchio dell’anima di Giuseppe, tutte le sue esperienze, le sue pene, i suoi sentimenti espressi in opere d’arte e complementi d’arredo.
Una dei suoi progetti futuri è quello di organizzare cene per poche persone, portando un menù a tavola rivoluzionario, non scritto, ma fatto come una tavolozza di colori. Quindi abbinando un cibo studiato per quel colore.
Il colore diventa l’essenza di una persona fatta cibo; ad esempio, il colore rosso è un colore carico; il giallo anche, ma con più sfumature di calore.
L’idea meravigliosa quindi, è quella di pensare a tutte le sensazioni che una persona ci possa trasmettere e riproporla poi nel suo piatto.
Un grandioso progetto che arriverà presto sulla tavola e noi non vediamo l’ora di provarne tutte le emozioni.
Tante idee, tanto estro, tanta arte e sensibilità nel trasformare un’idea geniale in un’esperienza sensoriale goliardica.
Un gioco fantastico che parte dai menù a colori, un colore che si trasforma in cibo e, dulcis in fundo, un tavolo completamente disegnato dove vivere, insieme ad altre persone, questa esperienza sensoriale.
Perché “mangiare è una gioia” , adagiando gli ingredienti allo stato d’animo di quel momento dello chef, giocando su varie concordanze culinarie, sostituendo dov’è possibile sapori più o meno forti, perché come dice Giuseppe “io oggi cucino così, cucino come mi sento io”.
Oggi si parla tanto di esperienze culinarie o di vino ma ben pochi sanno cosa veramente voglia dire, la maggior parte delle volte è marketing.
Portare a tavola un’esperienza non riguarda soltanto il piatto, ci sono vari elementi che contribuiscono alla buona riuscita di un’esperienza.
UN INGEGNERE, UNO CHEF, UN’ARTISTA
Da ingegnere, a chef, a scultore in ben 38 anni. L’ingegnere è subentrato dopo quello che ama mangiare. “Ho mangiato la vita, ora mi sto nutrendo e ho capito finalmente che cosa vuol dire nutrirsi. Cucinare mettendoci quindi l’arte, l’ingegneria, la sapienza. La cosa più bella è far stare bene le persone, è l’accoglienza dall’inizio alla fine”.
Prima della pandemia, qui si faceva la birra con il luppolo del proprio campo, la carne proveniva dai bovini che bevevano la stessa acqua della stessa fonte della birra, il pane era fatto a legna con il proprio grano come anche la pasta.
Quindi si portava a tavola un pezzo di pane per far sentire il sapore del cotto a legna, un boccale di birra in cui c’era il grano con cui era fatto il pane, la pasta con lo stesso grano, la carne che aveva bevuto la stessa acqua della birra. Le persone si sentivano in un turbine di sapori, e a fine pasto si aveva la sensazione, per la leggerezza dei cibi, di avere ancora fame.
Nato e cresciuto in una famiglia dove il mangiare è sempre stato fondamentale, con un’attenzione spasmodica per il cibo, coltivando tutto, allevando maiali, conigli, galline. Tuttora ci sono galline e oche registrate per le uova.
Giuseppe ci racconta che da piccolo osservava la nonna sudare davanti al fuoco, per cuocere la carne. Lui le diceva di spostarsi, mentre lei gli rispondeva sempre che la carne andava guardata, perché se non la guardavi si bruciava.
Ed è vero perché la carne ha un punto di viraggio che è millesimale, e ti cambia tutto quanto come la pasta, un sughetto al pomodoro semplice o meglio la doratura dell’aglio.
“Grazie ai colleghi dell’associazione ho capito molti passaggi, spinto dalla mia curiosità di imparare e dall’opinione di non sentirsi mai arrivati. Dalle mie esperienze, mi rendo conto che sono un cane solitario, è un bene da un parte perché riesco ad esprimere quello che ho dentro, il mio obiettivo. Mi sono iscritto per le persone che ho conosciuto nei vari eventi e che mi hanno incuriosito per molti aspetti, uno di questi è la figura dello chef designer. Bravissimi Chef, attenti all’unione dei sapori e al decoro”.
Non si definisce uno Chef come tanti, bensì un cuciniere, anche se molte persone non condividono il suo pensiero, sentendosi più vicino alla figura dell’oste, alla persona che accoglie, che ti fa sentire a casa e poi ti fa mangiare emozionandoti con il cibo.
OBIETTIVI FUTURI
Tanti gli obiettivi futuri che fanno di questo luogo e del suo proprietario una meta imprescindibile; c’è la voglia di far uscire Giuseppe Verri in maniera fusa, l’idea di portare a tavola cibo e arte. Nelle altre realtà di solito non è mai il cuoco che fa arte, in questo caso ci troviamo di fronte la medesima persona, il cuoco e l’artista. C’è la voglia di tornare a tutte quelle attività interrotte, a tutte quelle produzioni fatte in casa, al chilometro zero.
“L’idea è quella di far mangiare emozioni a tavola, non solo con lo stomaco. Al tempo dei social oggi mangiamo sicuramente con gli occhi, in maniera futile. Io vorrei saziare l’anima e la pancia. Noi siamo composti da diversi elementi, principalmente cervello, cuore e pancia. Dobbiamo imparare a utilizzare tutti i nostri sensi, vista, gusto, olfatto, tatto, e tornare anche a mangiare con le mani. Invito spesso i miei clienti a mangiare l’antipasto con le mani” .
Oggi c’è un ritorno alla bontà, alla genuinità, alla ricercatezza dei buoni prodotti, non solo da parte dei ristoratori, ma anche da parte dei produttori. E questo è un ottimo motivo per tornare a mangiare bene e sano anche con un costo un po’ più alto.
Giuseppe ci racconta che tutta la parte di Rieti e Bassiano sono una fonte di ispirazione perché trova realtà genuine come salumi, carne e formaggi.
Fino a prima della pandemia, la frutta e la verdura erano di produzione propria, questo era il loro cavallo di battaglia; hanno sempre utilizzato il chilometro zero, perché va a salvaguardia della digestione del cliente, cosa che per questa bellissima realtà è fondamentale.
Mangiare e digerire. “Noi italiani, nel mangiare, nel preparare i piatti, non ci mettiamo il mondo dentro, ci mettiamo l’Italia e qui da me ci mettiamo Roma, la Provincia, al massimo la Regione Lazio”.
L’OPERA
C’è una parete a Casale della Mandria, un’opera d’arte che si trasforma pian piano a colori. Rappresenta tanti volti tutti insieme che ci osservano e che sottolineano tutte le mille sfaccettature.
Ogni sfaccettatura è stata dettata da un incontro con ogni persona, e anche noi per un giorno siamo state due artiste immortalate su quella parete.
L’idea è quella di mettere il nome di ogni persona sotto il proprio disegno; poi fondamentalmente ognuno di noi quando tornerà in questo luogo saprà dell’impronta lasciata e al colore al quale appartiene.
Questo è un bellissimo rapporto a due, “la persona che viene qui sa che un pezzetto suo sta in Giuseppe e che io assorbo da tutti” . Di alcuni luoghi ti resta sulla pelle il profumo della gratitudine. Come di alcune persone, e a noi, con Giuseppe e il suo Casale ci è capitato proprio questo.
Questo è un luogo dove meditare, riflettere sulla propria dimensione, dove catturare ogni piccolo gesto, colore, filo d’erba, un sorriso, dove si respira l’energia che sta per esplodere in ogni sua forma. Fa bene all’anima, ai sensi e ai pensieri che ci portiamo dietro ogni giorno nella vita quotidiana, dove poter respirare e lasciar andare ogni cosa. Un luogo dove lasciarci andare.
Cerchiamo a fine giornata di rielaborare tutte le sensazioni che ci siamo portate a casa, il bagaglio che si costruisce pian piano nella vita di ognuno di noi.
E qui, a Casale della Mandria, l’energia è tutto. La respiri parlando con quest’uomo poliedrico, la respiri rubando con gli occhi ogni minimo movimento, la percepisci assaggiando un piatto. È nell’aria, è ovunque.
Poche volte ci siamo imbattute in così tanta beltà. Ci sembra appropriato chiudere con queste parole di Emanuela Breda che dettano il vero significato di questa giornata.
“L’empatia fra le persone è come l’acqua nel deserto: si incontra di rado, ma quando capita di trovarla ti calma e ti rigenera”.
Ilaria Castagna e Cristina Santini
Partners in Wine