TORNA ED ESPLODE A PIACENZA, IL MERCATO DEI VINI DEI VIGNAIOLI INDIPENDENT, FIVI.
Redazione
Si aprono oggi le prevendite per la manifestazione targata FIVI e Piacenza Expo, giunta all’11a edizione e ormai fondamentale appuntamento per appassionati e operatori.
Dal 26 al 28 novembre 2022 a Piacenza Expo oltre 850 Vignaioli Indipendenti, per la prima volta disposti su tutti i tre i padiglioni della fiera.
Firma d’eccezione, quella del maestro dell’illustrazione Guido Scarabottolo, sul Manifesto di un’edizione che si preannuncia da record.
L’appuntamento per l’undicesima edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti è fissato per i prossimi 26, 27 e 28 novembre 2022 a Piacenza, grazie alla rinnovata collaborazione tra FIVI e Piacenza Expo. Dopo il grande successo ottenuto nel 2021, con
20mila ingressi e più di 670 espositori, quest’anno il Mercato torna ed esplode letteralmente registrando la partecipazione di oltre 850 Vignaioli provenienti da tutte le regioni italiane.
Per ospitare tutte le aziende iscritte al Mercato e il pubblico che da anni affolla la manifestazione, quest’anno saranno ben tre i padiglioni dedicati al vino, dove si potranno conoscere, assaggiare e acquistare migliaia di vini frutto del lavoro e della passione delle Vignaiole e dei Vignaioli FIVI. Una tensostruttura dedicata accoglierà infine l’area della gastronomia, dove gli artigiani del cibo completeranno la rassegna con
le loro proposte.
Dopo il successo delle ultime due edizioni, viene confermata la giornata del lunedì, in aggiunta al tradizionale weekend, con un occhio di riguardo quindi per operatori e professionisti del settore.
A disegnare il manifesto dell’edizione – ulteriore bella novità grazie alla collaborazione con Corraini Edizioni – il maestro Guido Scarabottolo, illustratore e grafico dalla personalità e dal tratto che ben rispondono alla natura della FIVI, e che ha lavorato per i principali editori italiani, collaborato con la RAI, con agenzie di pubblicità e riviste nazionali e internazionali.
Alla domanda sul suo lavoro Scarabottolo, con la flemma e il sorriso che lo contraddistinguono, dice: “Spiegare i disegni è vietato. Sarebbe come spiegare una barzelletta: dopo non c’è più gusto.
E poi il bello dei disegni è la loro ambiguità, o meglio, la loro possibilità di piegarsi a letture diverse e anche divergenti.
Così chi li guarda, praticamente, ne diventa coautore. Su questo manifesto posso solo dire che facendolo pensavo alle vigne, all’indipendenza, alla convivenza, all’allegria e anche alla pace”.
“La collaborazione con Guido Scarabottolo è uno dei segni tangibili di cosa sono e di cosa voglio raccontare i Vignaioli indipendenti” dice Lorenzo Cesconi, presidente FIVI. “Qualità, originalità, professionalità: e, prima di tutto, amore per il proprio lavoro, amore per le cose fatte bene, eseguite con passione e cura artigiana. Noi nei nostri vigneti e nelle nostre cantine, coi nostri vini; Scarabottolo nel suo studio, con le sue illustrazioni. L’esito è lo stesso: cose belle, fatte bene, che parlano di un’Italia che guarda con gioia al futuro, con i piedi ben saldi nella propria tradizione”.
Soddisfatta anche Piacenza Expo come dichiarato dal suo Amministratore Unico, Giuseppe Cavalli: “Prosegue il percorso di crescita della manifestazione che ci ha visto attori protagonisti già dalle prime fasi condividendo i progetti della Federazione. Per Piacenza e il suo territorio si tratta di un evento consolidato e di grande visibilità”.
I biglietti d’ingresso da oggi sono disponibili in prevendita sul sito www.mercatodeivini.it al costo di 25 euro: acquistare il biglietto online significa non solo risparmiare (il biglietto acquistato direttamente in fiera costerà 30 euro) ma soprattutto garantirsi l’ingresso per una manifestazione che richiama ogni anno un interesse sempre crescente.
11° Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti, informationi indispensabili
Data: sabato 26, domenica 27 e lunedì 28 novembre 2022 Luogo: PiacenzaExpo – Via Tirotti, 11 – Piacenza Orario di apertura al pubblico: sabato e domenica dalle 11.00 alle 19.00, lunedì dalle 11.00 alle 17.00
Parcheggio: gratuito Acquisto biglietti via Vivaticket: https://bit.ly/3C19BQA Ingresso giornaliero: in fiera € 30 (2 gg € 50); online € 25 (2 gg € 40) comprensivo di bicchiere. Ingresso ridotto: € 20 per soci AIS – FIS – FISAR – ONAV – AIES – ASPI -ASSOSOMMELIER e SLOW FOOD (il socio deve mostrare tessera valida dell’anno in corso).
Info utili: 800 i carrelli disponibili per gli acquisti Per info su riduzioni per gruppi: telefonare a 0523/602711 o scrivere a mercatodeivini@fivi.it I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni. Ufficio Stampa FIVI Axelle Brown Videau | 338 7848516 | axelle@origamiconsulting.it
Al via le anteprime del 31° Merano WineFestival: 24 e 25 settembre Gran Premio di Merano, 21 ottobre Lagundo, 28 ottobre Merano Arte con Casabella
In attesa di Merano WineFestival (4-8 novembre 2022), le anteprime che svelano in esclusiva le eccellenze selezionate da The WineHunter Award.
Tre occasioni in tre eventi per conoscere e degustare alcuni prodotti wine, food, spirit & beer premiati da Helmuth Köcher. Appuntamento il 24 e 25 settembre al Gran Premio di Merano, il 21 e 22 ottobre a Lagundo e il 28 ottobre alla Merano Arte di Merano assieme a Casabella con la mostra “New Italian Wineries. Territories and Architectures”.
Merano (BZ), 23 settembre 2022 – Cresce l’attesa per la 31^ edizione di Merano WineFestival, in programma dal 4 all’8 novembre. Intanto, vanno in scena importanti eventi meranesi esclusivi palcoscenici enogastronomici delle eccellenze wine, food, spirits & beer selezionate da The WineHunter. Tre le anteprime che svelano in esclusiva i prodotti premiati da Helmuth Köcher e protagonisti del festival.
GRAN PREMIO DI MERANO
Il 24 e 25 settembre è il Gran Premio di Merano, la corsa steeple per eccellenza in Italia, ad ospitare all’interno dell’Ippodromo ben 48 aziende, suddivise tra tavoli espositivi e WineHunter Area, selezionate e presenti a Merano WineFestival. Una cornice esclusiva di eleganza e prestigio che porta in scena alcuni dei migliori prodotti wine e food selezionati durante l’anno da The WineHunter Award.
ANTEPRIMA A LAGUNDO CON CENA DI BENEFICIENZA
Il 21 ottobre a Lagundo, nei locali della Casa della Cultura Thalguter, una speciale serata di anteprima del festival riunirà esperti e appassionati del settore, permettendo di conoscere e degustare in esclusiva prodotti wine e food. Specialità che saranno protagoniste anche di una cena di beneficienza, in programma il 22 ottobre, a favore di “Un pozzo per la vita”, organizzazione di volontariato impegnata nella crescita dei Paesi in via di sviluppo che Merano WineFestival sostiene da anni.
NEW ITALIAN WINERIES. TERRITORIES AND ARCHITECTURES- Casabella (ELECTAarchitettura)
Il 28 ottobre, presso la Merano Arte di Merano, in occasione dell’evento “New Italian Wineries.
Territories and Architectures” organizzato da Casabella, Merano Arte, Merano WineFestival e il suo patron Helmuth Köcher saranno presenti con una degustazione all’insegna dell’eccellenza.
L’evento, focalizzato sulle top 11 cantine più interessanti dal punto di vista architettonico, a favore della sostenibilità e dell’impatto ambientale, diventa così anche un’opportunità in più per valorizzare il mondo del vino e le sue produzioni di qualità.
Il 31° Merano WineFestival si svolgerà dal 4 all’8 novembre e il tema della sostenibilità è al centro del dibattito: in programma, infatti, l’importante summit dal titolo “Respiro e grido della terra” nelle giornate del 4 e 5 novembre al teatro Puccini per discutere, assieme a grandi esperti, di soluzioni sostenibili attuabili nel mondo del vino e redigere un manifesto da presentare e consegnare al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
Ad attendere gli ospiti della kermesse meranese, un format tradizionale che coinvolge anche quest’anno le famose e storiche location come Kurhaus, GourmetArena, l’Hotel Therme Merano e il Teatro Puccini, mentre viene ampliato il Red Wave: il tappeto rosso del Fuori Salone che quest’anno percorre l’intero Corso Libertà e la Promenade, da Piazza Arena a Teatro Puccini.
“Barolo del Sud” 2022: l’Aglianico del Vulture Cantina Il Passo
Di Elsa Leandri
La cantina il Passo, situata a Barile, in provincia di Potenza, ha scommesso tutto su quel vitigno celebrato nei film e apprezzato da degustatori e spesso soprannominato “Barolo del Sud”: l’Aglianico del Vulture.
L’AGLIANICO NEI FILM
“Questo puro Aglianico del Vulture grande vino della nostra terra
per brindare a un uomo che ci ha spinto ad indagare sulla nostra identità
Brindo a Carlo Levi
E se permettete a Gian Maria Volonté!”
Così Rocco Papaleo recita nel suo film del 2010 “Basilicata Coast to Coast”. Il gruppo di amici si ferma a Aliano, (luogo di esilio a causa delle sue idee antifasciste per Carlo Levi tra il 1935 e 1936) ed è qui, sulla terrazza amata dallo scrittore che viene effettuato il brindisi.
Questo è anche il paese in cui è ambientato il romanzo autobiografico di Levi “Cristo si è fermato a Eboli” successivamente riportato sugli schermi dal regista Francesco Rosi, in cui il protagonista è interpretato dall’attore Gian Maria Volonté.
Entrambe queste opere hanno come fine quello di riproporre non solo le bellezze di questa regione, ma anche i valori umani legati agli stessi abitanti, valori che trovano le radici anche nella produzione del vitigno tradizionale, l’aglianico.
L’AGLIANICO E LA CANTINA IL PASSO
La Basilicata, che collega lo Ionio al Tirreno è una regione prevalentemente collinare e montagnosa ed è proprio nella zona più a nord del Vulture in presenza di un vulcano spento, dove i terreni piroclastici diventano protagonisti, che l’autoctono vitigno a bacca nera, l’aglianico, trova la sua maggiore espressione.
È qui, e più precisamente a Barile, che la cantina Il Passo, di proprietà della famiglia Grimolizzi, dal 2012 coltiva e trasforma le uve di questo territorio unico, dando vita a due prodotti: l’ Aglianico del Vulture DOC e l’Aglianico del Vulture Superiore DOCG, Alberi in Piano.
La visita in cantina regala un tuffo nel passato: la parte iniziale del Settecento è scavata nel monte Vulture, fino ad arrivare all’ultima parte che risale dal 1300 in cui si trova il palmento, una costruzione di pietra dotata di due vasche in cui veniva versata l’uva al momento della vendemmia.
La storia, la tradizione e la voglia di rappresentare al meglio il proprio territorio in una bottiglia hanno spinto i proprietari, guidati dall’enologo Dott. Mecca, a concentrarsi unicamente sul vitigno autoctono.
LE DEGUSTAZIONI
In questa occasione abbiamo avuto la fortuna di effettuare una mini verticale mettendo a confronto l’Aglianico del Vulture Doc Alberi in Piano 2017 e 2015, che hanno ottenuto tra i vari premi la medaglia rossa del The Winehunter rispettivamente nel 2021 e nel 2019, così da poterne apprezzare le differenze.
AGLIANICO DEL VULTURE 2017 ALBERI IN PIANO
Rosso carminio vivace e intenso con riflessi amaranto.
Il ricco impatto olfattivo svela sentori di ciliegia, lampone, arancia sanguinella, viola e rosa.
In chiusura note speziate di cannella e vaniglia e empireumatiche di tabacco.
Freschezza e sapidità decise accompagnano i tannini eleganti offrendo una lunga persistenza con richiami fruttati.
AGLIANICO DEL VULTURE 2015 ALBERI IN PIANO
Rosso carminio impenetrabile e luminoso.
I sentori di mora di gelso e di mirtillo in confettura, di scorza di arancia, la nota vegetale di liquirizia e di menta essiccata insieme al cardamomo, al pepe nero e agli echi di cuoio completano l’invitante ventaglio olfattivo.
Il tannino ben integrato e la caratteristica sapidità data dai terreni vulcanici invogliano il palato a un nuovo sorso.
Se l’annata 2017 con la complicità del caldo ci offre un vino molto strutturato e destinato anche a un lungo invecchiamento, la 2015 non è da meno offrendo sentori più evoluti e complessi.
Conclusione degustativa:
“Altra annata molto calda è l’attuale 2022, chissà cosa ci riserverà, non vediamo l’ora di poterla degustare ma dovremo pazientare qualche anno”.
Degustazione di Elsa Leandri
Informazioni
Attualmente trovate in vendita le vendemmie:
Alberi in Piano 2013, Alberi in Piano 2014, Alberi in Piano 2015, Alberi in Piano 2016, Alberi in Piano 2017, Alberi in Piano 2018, anche nel sito della cantina online, inoltre, potrete leggere la storia della famiglia, prenotare delle degustazioni in loco.
Quest’anno la cantina ha festeggiato i primi 10 anni di produttività vitivinicola con una grande festa, invitando giornalisti, esperti di settore e gente appassionata di aglianico e i 140 di attività agricola.
Gli ospiti della giornata hanno visitato la Masseria, le vigne, degustato i vini con degli abbinamenti culinari tradizionali del luogo, ascoltato la parole di Maria Grimolizzi e dei figli, magnifico sentire la storia e cultura della zona ricca di etnie, di vissuto e di territorio:
“Sono trascorsi già dieci anni da quando abbiamo iniziato quest’avventura – racconta Maria Grimolizzi, con il marito Raffaele e i figli Riccardo, Candida e Rita – il primo terreno, un oliveto, che si incontra sull’Appia che si percorre per raggiungerci, si chiama ‘Il Passo’ ed è questo ad aver dato il nome alla nostra azienda”; sarete affascinati da questa madre, ma soprattutto donna di gran cuore e costanza, che ogni giorno si rinnova con idee e Mission, per tenere assieme la famiglia unita in un progetto di grande valore e qualità.
Da sempre la consideriamo la combattente, la frontwoman, colei che crea sinergia tra privato e lavoro, il riferimento sul territorio di una vita fatta di sacrifici e impegno, colei che sa accogliere chiunque con profondo calore.
Tutto ciò lo ritroverete ad ogni sorso, perchè i vini della cantina rispecchiano le caratteristiche appena descritte; visitando l’azienda farete un viaggio intenso, fatto di luoghi, di paesaggi, di affetto e di qualità sensoriale; insomma, un percorso di sensi e di introspezione quanto emozionale a livello vinicolo.
‘Burc 2017 Colli Tortonesi DOC Barbera Riserva Cantina di Tortona
Di Piergiorgio Ercoli
Storica Cantina (dal 1931) quella di Tortona, nata dall’unione delle forze e delle volontà di un gruppo di viticoltori che fortemente vollero tutelare le campagne, il lavoro nelle campagne e i frutti di questo operare nella tradizione. Il momento della nascita della Cantina coincise con un periodo di forte recessione innescatasi, qualche anno prima, nei mercati americani: l’Europa ne fu presto investita, segnando nelle zone rurali, in particolare, la fine di molte piccole attività private.
Tra le varie conseguenze sociali ed economiche che ne derivarono, nel settore vitivinicolo fu che la vendita dei frutti del lavoro nei campi, il vino quindi, avveniva a prezzi davvero bassi e rovinosi.
L’idea quindi fu quella di fondare una Cooperativa con lo scopo di vinificare in comune le uve: di li a poco i vantaggi, oltre all’immediato abbattimento dei costi di produzione, si allargarono ad altri aspetti. Di rilievo, fu il riconoscimento della qualità per lavoro svolto con il conseguimento della DOC Colli Tortonesi.
Areale importante e di recente rivalutazione, quello dei Colli Tortonesi si estende ad ovest di Alessandria, tra il fiume Scrivia ed il torrente Curone: colline morbide, ondulate dove i terreni hanno impronta di marne e arenarie. La “barbera”, che notoriamente è il vitigno simbolo e più coltivato in Piemonte, nei Colli Tortonesi offre le sue massime espressioni sulle argille serravalliane e sulle marne di Sant’Agata Fossili.
Il protagonista della degustazione di oggi è il Burc, annata 2017, Selezione Fiumana della Cantina, una barbera riserva della DOC Colli Tortonesi.
Viti allevate nella Frazione Vho di Tortona, in Costa Vescovato e Viguzzolo dove i terreni, dal medio impasto con profondo scheletro calcareo, risultano esposti a sud, ad un’altezza media di 350 m. s.l.m..
Il mosto viene lasciato in macerazione per circa 10 giorni a temperatura controllata, con almeno 3 delestage per accentuare l’estrazione delle sostanze solubili. Successivamente l’affinamento avviene in cemento per 12 mesi con risospensione periodica delle fecce fini.
Degustazione
Analisi visiva
Rosso rubino scarico, trasparente, limpido e consistente.
Analisi olfattiva
Intenso, mediamente complesso sui toni di piccoli frutti rossi e fine. Dominante fruttata: ribes, mirtilli e ciliegia. Vegetale. Note balsamiche e speziatura scura.
Analisi gusto-olfattiva
Secco, caldo, moderatamente morbido. Sorso diretto, note dure in evidenza ma comunque equilibrate da tannini sufficientemente morbidi. Buona freschezza. Corpo e struttura ben espressi, sensazioni di fragranza e croccantezza di frutto, esemplari note di sottobosco.
Beva sufficientemente armonica con finale sapido.
Durante la degustazione confesso che lo sguardo è stato spesso rapito dall’immagine in etichetta: “il contadino del passato consumato dalla fatica, ma con la fierezza di portare a oggi vini di eccellenza” (cit. Sito della Cantina di Tortona).
L’immagine è colta dal carboncino originale su carta, custodita nella pinacoteca di Alessandria, che raffigura uno studio del personaggio centrale del dipinto “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo, realizzato dall’artista intorno al 1880 durante una manifestazione di protesta per il caro-pane.
Cheers!!!
Ricetta in abbinamento eseguita da Carol Agostini
In abbinamento un gioco di consistenze e sapori, forme e colori per un abbinamento decisamente intrigante quanto gustoso di formaggi di varie tipologie e stagionature.
Ingredienti per due Tartare:
carne di Angus 500 gr
pomodori secchi qualche pezzo
acciughe del Cantabrico 4
peperoni gialli o rossi metà di uno
cipolla dolce tritata 1
capperi di Pantelleria dissalati tritati q.b.
prezzemolo tritato finissimamente q.b.
senape q.b.
salsa Worcester q.b.
tabasco q.b.
olio di oliva extra vergine q.b.
sale q.b.
pepe macinato o pestato al momento q.b.
succo di limone q.b.
tuorlo d’uovo 4
Procedimento:
Preparate la tartare di manzo tagliando al coltello la carne di manzo e realizzando una sorta di trito non troppo fine.
Aggiungete la cipolla dolce tritata, e condite con il prezzemolo e i capperi tritati, il sale, il pepe, il succo di limone, e l’olio. Mescolate bene il tutto.
Nel frattempo tagliare a pezzi molti piccoli il peperone, le acciughe e i pomodori secchi, lasciatene 1/3 da tagliare a julienne sottile per la decorazione.
Usando un coppapasta rotondo o quadrato ( a piacere ) formate con la carne di manzo una polpetta piatta e circolare e deponetela al centro di un piatto.
Schiacciate la polpetta con un cucchiaio e ponete al centro di essa il rosso d’uovo.
Presentate in tavola la tartare di manzo accompagnata da salsa worchester, tabasco e senape in diverse ciotoline.
A Ischia, nel golfo di Napoli, non si produce solo Biancolella e Piedirosso. C’è anche chi produce vini diversi. Sicuramente da provare.
Decomposti e decomposte, buona sera e bentornati con Zombiwine: l’unico sommelier che se non lo segui morde. Non potevo esimermi di parlare anche qui, su Papillae di una delle aziende vinicole che amo in assoluto di più al mondo.
Badate bene, non si tratta di bottiglie costose. Non si tratta di uno Cheval Blanc del quale quasi sempre possiamo solo leggerne storia e recensioni e poi (almeno per la maggior parte di noi) dilungarci in atti di onanismo intellettuale\enologico.
I vini Bajola non superano i trentacinque/quaranta euro, che anche se non è proprio il costo di un etto di lupini, ancora è affrontabile.
Cominciamo a dire dove ci troviamo: Isola di Ischia, golfo di Napoli, Campania.
Nonostante l’isola sia famosa per la vinificazione del Biancolella e del Piedirosso, la nostra azienda – Baiola – ha deciso di perseguire una strada diversa.
Il loro vigneto di circa settemila mq (0,7 h, quindi quanto molti vigneti in Borgogna) è piantato con uve Vermentino, Viogner, Sauvignon Blanc, Incrocio Manzoni, Malvasia delle Lipari. Uve del Mediterraneo, queste, uve di popoli migranti, uve della storia.
Su ogni bottiglia troverete scritto “foglia n 13, 14, 15…” ecc.; questo perché la prima vendemmia ufficiale è avvenuta dopo tredici anni (tredici foglie) da quando il vigneto è stato piantato, cioè nel 2000.
Quindi, per osmosi, foglia 17 significherà vendemmia 2017, e così via.
Vini Bajola: tempeste ischitane.
Perché la scelta di queste uve?
Perché nella loro essenza c’è il mare, ci sono i viaggi, le tempeste e la storia dell’Europa: in pochi metri si parte dai Fenici e si arriva alla Seconda guerra mondiale.
I due vini Bajola sono davvero unici nella loro storia: andiamo a vedere perché e per poterlo fare, magari, può esserci utile avere sotto occhio il loro sito: https://bajoladalice.wordpress.com.
Il vigneto di Bajole è coltivato seguendo le pratiche biodinamiche, in biologico dal 2011, ma già da prima non si praticava un’agricoltura interventista. Oggi le uniche sostanze usate sono il rame, lo zolfo, il corno letame e la corno silice e un sovescio studiato appositamente per il vigneto.
Come potete già intuire da queste poche parole, l’azienda crede assolutamente nella filosofia naturale. Devo, per correttezza intellettuale, aggiungere che sono avvantaggiati dal terreno vulcanico di Ischia: un connubio perfetto quello fra biodinamica – supporto mio e microbiologico – e terreni vulcanici.
Sul sito aziendale c’è l’andamento della vendemmia di ogni singola annata, questo perché le peculiari caratteristiche di questi vini fanno si che davvero ogni singola annata sia storia a sé. Ne parleremo.
Vini Bajola: macchine del tempo
Ora, perché dico che questi vini sono una macchina del tempo? Perché seguono un processo di vinificazione molto particolare. Comprenderlo ci permetterà di fare un viaggio lungo migliaia e migliaia di anni.
Tutti (spero) saprete che il vino nasce in Georgia, in Iran, in Iraq e in Armenia e che poi è stato portato in Europa prima dai Fenici e poi dai Greci; infine, a Roma, la vite diventa la compagna dei popoli.
All’epoca strumento di trasporto e di vinificazione era l’anfora di terracotta, questo contenitore sta vivendo oggi una nuova primavera; in Georgia ancora oggi le anfore interrate Qvevri (o Queveri) vengono utilizzate per verificare e invecchiare il vino.
Tuttavia c’è anche di un altro archeo-metodo che sicuramente era utilizzato dai popoli ellenici: il Palmento. Ai fini di questo articolo non mi interessa decidere quale dei due sia nato prima, anche perché probabilmente erano entrambi utilizzati nel medesimo periodo.
Ma cosa è un palmento?
È una vasca in pietra che si utilizzava per la raccolta delle acque piovane, che poi erano impiegate per irrigare i campi; una forma che si prestava perfettamente ad essere usata come contenitore per uve da pigiare e per agevolare la partenza della fermentazione. Poi, probabilmente, il liquido vinoso veniva messo nelle anfore.
In Italia, sopratutto sull’Etna e in Sicilia, i palmenti si sono utilizzati sino all’inizio del Novecento e qualcuno dei più tradizionalisti fra i produttori li usano ancora per pigiare le uve.
Ma cosa centra questa storia con Ischia e con Bajola?
Sull’isola ci sono ritrovamenti archeologici che attestano la presenza di grossi palmenti utilizzati, appunto, per la vinificazione. Quando i proprietari Francesco ed Alice decisero di vinificare la propria uva avevano un enorme problema: per vincoli paesaggistici non potevano costruire una cantina, e allora ebbero un lampo di genio: trasformare il palmento in una specie di anfora a modo loro.
Vini Bajola: il lampo di genio
Come funziona, quindi, il palmeto di Bajola? È tutto molto semplice.
In mezzo alla vigna sono state ricavate tre vasche da una cisterna interrata utilizzata un tempo per la raccolta dell’acqua piovana.
Le uve appena raccolte vengono solo di raspate e messe nelle vasche per caduta, senza l’uso di pompe o altro ausilio.
La fermentazione parte spontanea.
Non c’è nessuna aggiunta di solforosa, nessuna chiarifica e nessun filtraggio.
Quando la fermentazione tumultuosa termina si svina e da questo momento in poi il vino affina sempre nelle stesse vasche sulle sue fecce fini.
Le vasche sono mantenute sature di gas inerte per evitare ossidazioni.
Dopo sei mesi si imbottiglia e, voilà, ecco il Bajola.
A questo vino va affiancato, dal 2017, uno strano esperimento, ovvero il vino perpetuo Bajola in tiano.
Bajola in “tiano”
A questo punto si fa un salasso dal palmeto e lo si trasferisce nel tiano.
Il tiano è un contenitore di terracotta della stessa forma e dimensioni di una barrique (circa 200-210 litri di capienza). Lo produce la fornace Masini di Impruneta (Firenze).
Il tiano è protetto esternamente con un composto a base di cera d’api, olio di lino ed essenza di agrumi.
La ricetta proviene da lunghi studi finalizzati a non renderlo completamente impermeabile, ma di mantenere una certo contatto con l’aria adatto all’affinamento del vino.
Prima del primo utilizzo, l’interno del tiano viene sottoposto a una sorta di encausto esclusivamente a base di prodotti vinosi, ciò per ridurre la porosità della terracotta.
Il tiano non si riempie mai totalmente, in modo da consentire un sostanziale contatto fra superficie vino e aria, favorendo così la creazione di un Flor di lieviti.
Il tiano non viene mai svuotato; al momento dell’imbottigliamento si lascia almeno il 10% del vino ricco di feccia fine, memoria delle annate precedenti.
È questo il metodo “perpetuo” di Bajola.
Vini Bajola: come sono?
Ma come sono questi due vini? Estremi e adatti. Chi non ha paura di sporcarsi il naso o il palato fanno per lui: non sono vini per novellini, insomma, o verginali enoici.
Io li amo molto.
Il Bajola foglia
Il Bajola foglia è un vino in cui coesistono piacevolezze e difetti, proprio come nel ciclo della natura: il colore è intenso e scuro, quasi marsalato, e il vino ha una sua personale quantità di volatile e una riduzione per cui bisogna berlo, se ci si crede. Che voglio dire? Che se per te il vino è solo giallo paglierino lascia stare, questo non è un vino da bacetti sotto al muschio. È un vino che ti prende e ti zompa addosso come una pazza meretrice! Ti strappa l’anima, il cuore e ci gioca a carte e poi – non contenta – ti chiede anche di sposarla!
Ma dietro quella volatile c’è tutta la bellezza dell’isola di Ischia! Odore di pesca percoca, quella gialla. Macchia mediterranea, ginepro, profumo di mare e risacca, quella sensazione olfattiva prima che venga a piovere e su tutto, poi, al sorso, una strabiliante complessità aromatica. Questo è uno di quei vini che o lo ami o lo odi, e non sono io a volerne tessere per forza le lodi. Se non dovesse piacervi potrei capirlo, io lo amerei comunque.
Amo tutto di lui, amo i suoi difetti, la sua brutta abitudine di mordere e urlare. La sua assoluta autenticità, annata dopo annata.
Il Tano
Diversa è la storia del Tano, che invece è un vino oscuro e tempestoso: qui le sensazioni sono portate al limite della sopportazione, arricchite anche dall’ossidazione. Un vino misterioso, massonico, che potrete capire solo dopo aver percorso una strada personale di studio dell’underworld del vino. Io, ancora, non ci sono riuscito, ma – avendone bevuto solo una bottiglia – mi concedo il diritto di riberlo. Assolutamente assurdo, credetemi, e so benissimo che, per la metà di voi, è una cosa profondamente sbagliata.
Di colore quasi neutro, va aperto e lasciato almeno qualche ora a decantare, meglio se proprio in un decanter. Poi da tutti quegli strati di sensazioni assolute lentamente sorgerà un fiore, un profumo di tè, di tabacco, di caffè, con note tostate, un sentore di funghi, di fior scuri, di pietra vulcanica, di mare in tempesta, con vaghe note ossidative.Un’esperienza assolutamente unica.
Il sorso non si può descrivere. Sappiate solo che io l’ho bevuto in tre giorni, come se fosse una turista misteriosa con cui trascorrere un weekend folle di sesso.
Conclusioni
Questo è Bajola, una storia d’amore per un isola, per una terra, per un modo di fare vino e per un approccio al vino stesso: non ho la pretesa che a piaccia. ma visto che ormai siamo in un mondo che accetta le altrui differenze, datemi retta: non fate gli enofobici! Prendetevene una bottiglia (meglio due) e cercate di capire cosa mi ha emozionato in questi cinque meravigliosi anni, da quando mio sono avvicinato per la prima volta ai vini di Bajola.
1000 CAVALLI PER UN’ ETICHETTA – Falezze di Luca Anselmi, a Illasi in Valpolicella
Di Rosaria Benedetti
Quando le linee dell’arte e quelle del vino si incontrano
La giornata era davvero torrida come tante in questa estate anomala e pensare di assaggiare Amaroni in Valpolicella mi aveva creato qualche preoccupazione, ma come ben si poteva prevedere, il racconto del vino e la degustazione presso l’Azienda Falezze di Luca Anselmi hanno annullato completamente l’intensità dell’effetto termico e mi sono trovata accolta in un paesaggio dolcissimo, una sorta di “piccolo mondo antico” dai contorni ritmati di sfumature verdi: quelle dei filari di vigna interrotte dalle macchie di olivi.
L’Azienda ha sede nel Comune di Illasi, nella Valle di Mezzane e vanta radici territoriali profonde e grande lungimiranza di progetti. La sua storia inizia con il nonno e il padre di Luca Anselmi, tradizionali ed illuminati coltivatori di uve in Valpolicella. Da loro l’attuale proprietario e gestore ha appreso la fiducia nella sua terra e la consapevolezza che il primo patrimonio di una famiglia è costituito dalla sua storia unita al rispetto per ciò che nel tempo si è ricevuto.
Dopo gli studi come perito agrario Luca diventa biologo molecolare e nutrizionista con specializzazione in genetica e microbiologia enologica. La sua preparazione gli consente di applicare minuziose analisi sui terreni e sulle varietà di uva che vi si producono, diventando nel tempo riconosciuto esperto del proprio terroir. Segue oggi tutta la filiera di produzione determinato a valorizzare nei vini la personalità dei suoi cru.
Il vigneto “Falezze”, primo nucleo di proprietà acquisito dal nonno di Luca già consapevole dell’estrema potenzialità della valle di Mezzane, è incastonato tra boschi di rovere a ca 250 mt s/l e conferisce il nome all’Azienda. Da quell’acquisto fino agli attuali 5 ettari sono passati 85 anni di progetti e vendemmie, rigorosamente improntati ad esaltare la tradizionale vocazionalità della Valpolicella e imbottigliare solamente vini di pregio.
Dalle tre varietà tradizionali, corvina, corvinone e rondinella, affiancate talvolta dalla più delicata oseleta, si producono mediamente poco più di 10.000 bottiglie per vendemmia, fino a 15.000 nelle annate più generose. A fare di questi vini un progetto non solo vitienologico ma anche artistico, ha contribuito il tratto raffinato della mano di Sofia Kerkeladze compagna nella vita di Luca Anselmi, che in Falezze ha trovato a sua volta un modo personale di declinare e caratterizzare l’arte della vinificazione. Il connubio tra i due porta ad un risultato di rara finezza sia dentro che fuori la bottiglia.
I VINI DI FALEZZE
Il Valpolicella Superiore, da corvinone, rondinella e oseleta, nasce dopo un breve appassimento e una maturazione in tonneaux di rovere francese. Vino dalla bevibità scorrevole, esprime comunque un’ottima struttura e una lunga persistenza. Si alternano con grande coerenza al naso e in bocca note speziate e ritorni fruttati.
Giocato in seconda fermentazione sulle bucce dell’Amarone, il Valpolicella Superiore Ripasso si produce con uve leggermente appassite e vinificate a novembre, il giorno dopo San Martino. Su uno sfondo minerale dovuto alla presenza di celle vulcaniche nel terreno, si rincorrono sentori floreali e di frutta matura. Il vino è solido in bocca pur mantenendosi verticale e asciutto.
L’Amarone della Valpolicella DOCG, direttamente dal cru Falezze è accompagnato nel suo percorso di produzione dalla cura attentissima di Luca che seleziona le uve sia in vigna che durante l’appassimento per modellarlo con le sue mani come un’opera di pregio. Elegante e profondo, profuma di chiodi di garofano, cannella, spezie dolci, tabacco e grafite. Il sorso è ampio, di grande struttura, rotondo e vellutato.
Solo quando l’annata permette un estratto secco importante, Luca Anselmi produce poi il suo Amarone della Valpolicella Riserva, un grande vino, una vera un’opera d’arte. Sul vestito e nel contenuto di queste 1000 bottiglie, si intersecano infatti progetti grafici esclusivi e vinificazioni cesellate.
Al pregio del vino, ottenuto solo nelle migliori annate, si aggiunge infatti l’unicità delle etichette, disegnate dell’artista georgiano Nico Kerkeladze che ha tratteggiato 1000 ritratti diversi di cavalli, uno per ogni bottiglia. A chi avrà la fortuna, la possibilità e la costanza di collezionare il prezioso Amarone Riserva, sarà garantita la continuità dello stesso ritratto su ogni annata, siglato in maniera esclusiva per una collezione personale di elevato valore sia artistico che enologico.
Il ripasso
La tecnica del “ripasso” legata a doppia corda con i vini della Valpolicella non è poi così moderna come si può immaginare. L’uso virtuoso di “ripassare” il vino sulle bucce dell’Amarone non è infatti nato come vezzo commerciale al seguito del successo dell’autorevole passito ma viene da una tradizione storica ben fondata in una terra dove la vite e il vino sono sempre stati fonte di sostentamento per intere famiglie.
Nel positivo ciclo naturale ed economico di chi vive di agricoltura nulla andava buttato, tanto meno il prezioso frutto della vite che doveva essere utilizzato fino all’ultimo residuo. La storia del “ripasso” nasce nella zona classica verso Illasi, forse la più povera della Valpolicella, dove pur di sfruttare ogni cellula del frutto, si usava spremerne una seconda volta le bucce riversandovi il vino appena fatto.
16-19 settembre 2022 – Enologica Montefalco – Montefalco (PG)
22-26 settembre 2022, Torino presso Parco Dora, Piemonte – Terra madre salone del gusto con un programma fitto di appuntamenti
23-25 settembre 2022, Roma, Lazio – Vendemmiata Romana per vivere la vendemmia all’Orto Botanico di Roma. Tanti laboratori e attività gratuite per scoprire la magia del vigneto.
23-24 settembre 2022, Cupramontana (Ancona) Marche – Il Grande Verdicchio. Un programma ricco di appuntamenti (anche su prenotazione) per degustare e conoscere il territorio
23-25 settembre 2022, Giovo, Trentino Alto Adige – Festa dell’uva. La festa dell’Uva più antica del Trentino compie quest’anno 65 anni
24-25 settembre 2022, Landscape Festival Berlucchi visita speciale in cantina. Un’esperienza all’insegna della natura e del total relax, assaporando il gusto della Franciacorta nel calice.
24-26 settembre 2022, Agrigento, Sicilia – Sicilia in Bolle evento dedicato alle bollicine siciliane e non solo, con tanta musica e divertimento oltre a cultura, arte, natura e territorio
25 settembre 2022, Alba (Cuneo) Piemonte– Festa del Vino Il centro storico di Alba diventa per due domeniche una “via del vino” – questa la seconda
26 settembre 2022, Pavia, Lombardia – Oltrepò – Terra di Pinot Nero. Evento riservato e su prenotazione
29 settembre – 3 ottobre 2022, Bardolino (Verona) Veneto – Festa dell’uva e del vino, 5 giorni di festa con: concerti musicali serali, chioschi enogastronomici, vino Bardolino, degustazioni guidate a cura del Consorzio Tutela Vino Classico DOC, sfilate di bande musicali, spettacoli teatrali, convegni, incontri sul tema del vino, mostre delle migliori uve e del miglior vino Bardolino
OTTOBRE 2022
Tutti i weekend: Divin Ottobre Strada del Vino e dei Sapori del Trentino
1-31 ottobre 2022, Pisa, Toscana – cantine aperte in Vendemmia con molte attività organizzate sul territorio info a Strada del Vino delle Colline Pisane
8-16 ottobre 2022 – Milano Wine Week – Milano
9 ottobre 2022, Valpolicella (Verona) – Val Polis Cellae 6 percorsi – 25 cantine della Valpolicella per degustare ottimo vino, il tutto circondato da gustosi piatti tipici e arte
16-17 ottobre 2022 – Modena Champagne Experience – Modena
17-18 ottobre 2022 Autochtona Award 2022 – Forum nazionale dei vini autoctoni – Bolzano
20-21 ottobre 2022 EnoNautilus Wine Metaverse Conference online – www.ewmc.enonautilus.it
22-24 ottobre 2022, Taormina (Messina) Sicilia – Taormina Gourmet evento in collaborazione con centinaia di cantine, birrifici e aziende agroalimentari
22-23 ottobre 2022, Villa Cavazza, Bomporto (Modena) – Terre di Vite
23 ottobre 2022 – Life of Wine – Roma
23 ottobre 2022 – Fermento Milano – Milano
30-31 ottobre 2022 – Vini di Vignaioli – Fornovo di Taro (PR)
NOVEMBRE 2022
Cantine Aperte in Vendemmia: settembre e ottobre con Movimento Turismo Vino + Cantine Aperte a San Martino: dal 5 al 13 novembre
4-8 novembre 2022 – Merano Wine Festival – Merano (BZ)
5-7 novembre 2022 – VAN Vignaioli Artigiani Naturali – Roma
Dall’11 novembre – Benvenuto Brunello, Montalcino, Toscana
13-14 novembre 2022 – The Wine Revolution – Sestri Levante (GE)
21-22 novembre 2022 – World Bulk Wine Exhibition – Amsterdam (Olanda)
21-22 novembre 2022 – Biennale Internazionale del Vino (B2B) – Sovizzo (VI)
24 novembre -11 dicembre Trentodoc: Bollicine sulla città, il metodo classico di montagna incontra le eccellenze gastronomiche locali lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino
26-28 novembre 2022 – Mercato dei Vini FIVI – Piacenza
DICEMBRE 2022
Cantine Aperte a Natale: dicembre con Movimento Turismo del Vino
3-4 dicembre 2022, Livorno, Toscana – Mare di Vino prodotti gastronomici toscani proposti in degustazione al pubblico di operatori e di appassionati
8-11 dicembre 2022, Santa Massenza (Trento) Trentino Alto Adige – La notte degli Alambicchi. Uno spettacolo itinerante per le vie del borgo, un momento magico per rivivere il passato, celebrare la finezza della grappa di oggi e brindare al suo futuro
9 dicembre 2022, presso Palazzo Caetani, Latina (Fondi) Lazio – Brunello a palazzo: un percorso enogastronomico dedicato al Brunello di Montalcino in abbinamento a specialità gastronomiche del territorio
Prosegue fino all’11 dicembre 2022, Trentodoc: Bollicine sulla città, per scoprire le eccellenze gastronomiche locali lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino
GENNAIO 2023
15-16 gennaio 2023 – Nebbiolo nel Cuore – Roma
21-25 gennaio 2023, Rimini, Emilia Romagna – Fiera di Rimini Sigep Salone Internazionale della Gelateria, Pasticceria, Panificazione Artigianali e Caffè evento dedicato ai professionisti del settore
DATE DA CONFERMARE MA TROVATE QUI SOTTO LA TIPOLOGIA DI EVENTI CHE SONO OGNI ANNO CONFERMATI
Bologna fiere, Emilia Romagna – Biennale internazionale del Vino e del vino bio evento riservato agli operatori con degustazioni e appuntamenti con le aziende italiane e internazionali
gennaio 2023, Milano, Lombardia – Autoctono si nasce. Evento da non perdere per professionisti e appassionati organizzato da GoWine
31 gennaio 2022, Bologna – Buono… non lo conoscevo! Winter Edition: una degustazione tematica riservata ai soci Go Wine, ai loro amici e agli enoappassionati
FEBBRAIO 2022
13-15 febbraio 2023, Wine Paris & Vinexpo Paris evento dedicato ai professionisti del settorepresso Paris Expo
26-28 febbraio 2023, Bologna – Slow Wine Fair un programma ricco di degustazioni e masterclass per professionisti e appassionati
26-27 marzo 2023 – Terre di Toscana – Lido di Camaiore (LU)
27-28 febbraio 2023, febbraio 2023, Cesena, Emilia Romagna – CesenaInBolla evento riservato ai professionisti del settore Ho.Re.Ca.
febbraio 2023, Bardolino (Verona) Veneto – Lago di Garda in Love. La manifestazione dedicata a tutti gli innamorati colora il lungolago e il centro storico con decine di appuntamenti e di intrattenimenti per rendere ancora più romantica la passeggiata tra le vie di Bardolino
MARZO 2023
DiVinNosiola per celebrare l’unico vitigno autoctono a bacca bianca della provincia. Tante degustazioni e occasioni per conoscere i prodotti della zona: il vino Nosiola trentino, il Vino Santo Trentino Doc, le grappe di Nosiola e di Vino Santo. Organizzata anche la DiVinNosiola Ecorunning: una corsa tra i vigneti, le cantine e i borghi della valle.
19-21 marzo 2023 – Prowein Düsseldorf (Germania) – riservato ai professionisti del settore
marzo 2023, Firenze, Toscana – Vini Migranti. Con la pratecipazione di oltre 60 produttori e 250 vini da degustare e acquistare
marzo 2023, Roma, Lazio – VAN Vignaioli Artigiani Naturali.
marzo 2023, Siena, Toscana –Wine&Siena – Capolavori del gusto
marzo 2023, Roma, Lazio –Vini Selvaggi fiera indipendente del vino naturale. Presenti oltre 500 etichette di vino naturale: Italia, Spagna, Francia, Slovenia, Slovacchia e Germania
marzo 2023, Milano, Lombardia –Live Milano Wine.
marzo 2023, Anteprime Toscane
marzo 2023, Lido di Camaiore, Lucca, Toscana Terre di Toscana un evento organizzato con la collaborazione di 130 produttori cha hanno come obiettivo quello di fare conoscere la Toscana attreaverso il bicchiere
marzo 2023, Fiera di Trento, Trentino – 4 edizione del salone dedicato ai vini e ai cibi dei territori dell’arco alpino Vinifera 2023
31 marzo-10 aprile 2023, Strada del Vino e dei Sapori del Trentino – A tutto Nosiola. Un evento per degustare l’unico vitigno bianco autoctono del territorio e del Vino Santo
APRILE 2023
1-2 aprile 2023 – Summa – Magrè (BZ)
2-5 aprile 2023 – Vinitaly– Verona (VR)
15-17 aprile 2023 – Contrade dell’Etna – Castiglione di Sicilia (CT)
22-23 aprile 2023 – Only Wine Festival – Città di Castello (PG)
DATE DA CONFERMARE
aprile 2023, Le Contrade dell’Etna tante le degustazioni e gli incontri dedicati alle cantine dell’Etna
aprile 2023, Torino, Piemonte – Anteprima Grandi Langhe con la degustazione dedicata alle nuove annate delle Docg e Doc di Langhe e Roero presso gli spazi dell’Ogr (Officine Grandi Riparazioni).
aprile 2023, Gambellara (Vicenza) Veneto –VinNatur. Degustazione dei vini di 180 vignaioli da tutta Europa
aprile 2023, Isola della Scala (Verona) Veneto – Natural Born Wines fiera dei Vignaioli Naturali
aprile 2023, Verona, Veneto – VANItaly. Vignaioli Artigiani Naturali – Natural Critical Wine in tour
aprile 2023, Lido di Camaiore (Lucca) Toscana –Terre di Toscana
Cerea (Verona) Veneto – ViniVeri storica manifestazione italiana di vini e prodotti alimentari ottenuti da processi naturali
aprile 2023, Sicilia Anteprima Tre Bicchieri
aprile 2023, Bardolino (Verona) Veneto –Anteprima del Chiaretto di Bardolino 2022 presso Istituto Salesiano Tusini
aprile 2023, Roma – Vignaioli Naturali evento con tante degustazioni dedicato al vino naturale
MAGGIO 2023
Cantine aperte – scopri il programma Movimento Turismo Vino
15-17 maggio – London Wine Fair – Londra Wine week end Scandicci (Firenze) –organizzato da L’angolo del vino con 50 aziende e oltre 100 etichette in degustazione Festa del Bonarda a Rovescala (Pavia)– tutte le domeniche di Maggio. Gemme di gusto– tutti i weekend del mese appuntamento in Trentino con gli eventi organizzati dalla Strada del Vino e dei Sapori del Trentino
maggio 2023, Milano, Lombardia, Cantine & Motori @Malpensafiere. Una realtà innovativa dove vino, cibo e motori si uniscono alla perfezione per creare un grande evento mai visto nella zona
maggio 2023, Nibbiano Alta Val Tidone Piacenza (Emilia Romagna) – Vin in curte
maggio 2023, Grottaglie (Taranto) Puglia – Evoluzione Naturale. Con laboratori, incontri e tante degustazioni: apertura dei banchi di assaggio con oltre 60 vignaioli in degustazione libera.
maggio 2023, Pesaro, Marche – Pesaro Wine Festival. Degustazioni, assaggi, spettacoli teatrali e seminari per appassionati ed esperti
maggio 2023, Spilamberto (Modena) Emilia Romagna – Vignaioli Contrari oltre 50 vignaioli da tutta Italia.
maggio 2023, San Felice del Benaco, Brescia (Lombardia) – Tasta e Camina, una passeggiata enogastronomica sul territorio, evento su prenotazione!
maggio 2023, Pescara (Abruzzo) – Viva la Vite – ARTIGIANI DEL VINO con tante degustazioni ed eventi
maggio 2023, Milano, Lombardia – Best Wine Stars Palazzo del Ghiaccio. Oltre tante degustazioni direttamente con i produttori
maggio 2023, Milano, Lombardia – Distillo nuovo evento dedicato alle microdistillerie presso Officine del Volo
maggio 2023, Roma, Lazio – Roma Wine Expo. Banchi di assaggio, masterclass e meeting, amicizia e passione, business e incontri
maggio 2023, Napoli, Campania – VitignoItalia.
maggio 2023,Bardolino (Verona) Veneto – Palio del Chiaretto Lago di Garda si colora di rosa in onore del Chiaretto, prodotto all’omonimo vitigno.
GIUGNO 2023
8-12 giugno 2023 – Radici del Sud – Bari Anteprima Amarone – focus sull’annata 2017 e con due convegni dedicati al settore Horeca organizzati da Consorzio Tutela Vini Valpolicella
giugno 2023, Torrazza Coste, Pavia – Tramonto diVino con Emilia Pennac.
giugno 2023, Napoli, Campania – Salone VitignoItalia: 300 cantine con oltre 2000 etichette: tante le degustazioni nazionali, i buyer e i visitatori
giugno 2023, Castelletto di Cuggiono, Milano (Lombardia) –Camminar Mangiando passeggiata gastronomica nel Parco del Ticino: ogni tappa un piatto da scoprire
giugno 2023, Roma – Vinofòrum
giugno 2023, Roma – Roma Hortus Vini
LUGLIO 2023
luglio 2023, Santa Vittoria d’Alba (Cuneo) Piemonte – Sotto il Cielo del Roero cena tra i filari organizzata presso la cantina Cornarea di Canale
Agosto 2023
Prosegue fino al 15 agosto la rassegna Calici di stelle 2023 scopri le degustazioni e gli appuntamenti vicino a te
Calici di Stelle Abruzzo
Calici di Stelle Basilicata
Calici di Stelle Emilia Romagna
Calici di Stelle Friuli-Venezia Giulia
Calici di Stelle Toscana
Calici di Stelle Trentino Alto Adige
Calici di Stelle Umbria
Calici di Stelle Veneto
SCOPRI LE CANTINE APERTE DI OGNI REGIONE!
Regione Abruzzo
Regione Basilicata
Regione Campania
Regione Friuli-Venezia Giulia
Regione Piemonte
Regione Puglia
Regione Sardegna
Regione Sicilia
Regione Toscana
Regione Trentino Alto Adige
Regione Umbria
Regione Veneto
SETTEMBRE 2023
Proseguono gli appuntamenti del Movimento Turismo del Vino
• Cantine Aperte in Vendemmia: settembre e ottobre
• Cantine Aperte a San Martino: dal 5 al 13 novembre
• Cantine Aperte a Natale: dicembre
settembre 2023, Pisa, Toscana – cantine aperte in Vendemmia tante le attività organizzate sul territorio info a Strada del Vino delle Colline Pisane
settembre 2023, Serralunga d’Alba (Cuneo) Piemonte – Festa della Vendemmia: manifestazione dedicata a grandi e piccini, all’insegna della sostenibilità, del territorio di Langhe, Monferrato e Roero e del vino. Visite guidate alle cantine storiche di Fontanafredda con spettacoli musicali
settembre 2023, Roma, Lazio – Vendemmiata Romana
settembre 2023, Bardolino (Verona) Veneto – Festa dell’uva e del vino, 5 giorni di festa con: concerti musicali serali, chioschi enogastronomici, vino Bardolino, degustazioni guidate a cura del Consorzio Tutela Vino Classico DOC, sfilate di bande musicali, spettacoli teatrali, convegni, incontri sul tema del vino, mostre delle migliori uve e del miglior vino Bardolino
OTTOBRE 2023
Ottobre 2023, Pisa, Toscana – cantine aperte in Vendemmia con molte attività organizzate sul territorio info a Strada del Vino delle Colline Pisane
ottobre 2023, Spello (Perugia) Umbria. Borgo diVino in tour. La bellezza di un borgo arroccato dove degustare una selezione dei migliori vini italiani e vini locali come: il Grechetto, il Merlot e il Sangiovese
ottobre 2023, Taormina (Messina) Sicilia – Taormina Gourmet evento in collaborazione con centinaia di cantine, birrifici e aziende agroalimentari
Novembre 2023
Cantine Aperte in Vendemmia: settembre e ottobre con Movimento Turismo Vino + Cantine Aperte a San Martino: dal 5 al 13 novembre
Benvenuto Brunello, Montalcino, Toscana
DICEMBRE 2023
Cantine Aperte a Natale: dicembre con Movimento Turismo del Vino
LE DATE DEGLI EVENTI ENOICI 2023 SONO IN DIVENIRE, stiamo aspettando le conferme dagli organizzatori, intanto trovate le indicazioni della tipologia di manifestazione e mese, il prima possibile verranno introdotte anche le giornate esatte di evento.
Per la chiusura dell’anno 2022 si possono acquistare biglietti e/o di richiedere accrediti per gli eventi segnalati, vi invitiamo a consultare i siti di ciascuna manifestazione, per vagliare le offerte economiche, i programmi e le procedure di iscrizione.
Se siete a conoscenza di eventi di rilievo nazionale o internazionale potete segnalarli a questa email info@papillae.it o contattandoci tramite i canali social di Carol Agostini, FoodandWineAngels, Papillae.
Viaggio emozionale tra sapori, esperienze e ricordi di una nuova stella della Cucina Campana 2022.
Di Gaetano Cataldo
Probabilmente è il ricordo estivo che maggiormente perdura in questo autunno e che mette nostalgia al pensiero di una brezza marina che va al di là della semplice comprensione di un’esperienza balneare o comunque di una gita all’aperto.
Un ricordo indelebile, fondato su un’esperienza indimenticabile, quella fatta al Contaminazioni Restaurant di Somma Vesuviana, ristorante stellato di proprietà dello chef Giuseppe Molaro che promette esperienze che vanno ben oltre l’edonismo.
Ricerca degli ingredienti, padronanza della tecnica, senso dell’estetica sono certo fondamentali ma temo la cucina non sia un’equazione semplice da estrapolare, nemmeno se celebrata in una location da urlo: non è il risultato della somma di ogni singolo elemento utile al suo svolgimento e non può semplicemente rifarsi ad una semplice strategia, per quanto estrinsecata dal più bravo dei food & beverage manager.
Occorre qualcosa in più, di non necessariamente codificabile semplicemente nell’ambito di una degustazione sensoriale o che debba essere scritto, per forza di cose, in qualche esoterico manuale di cucina.
L’esperienza culinaria deve poter essere completa, appagante ed edificante: scuotere possibilmente il palato mediante la concentrazione di sapori e l’appeal edonistico, destare l’intelletto grazie ad un arricchimento culturale incentrato sulla filosofia del piatto e far vibrare le corde emotive dell’assaggiatore è la conditio sine qua non a cui uno chef deve aspirare per esaudire le aspettative di palati sempre più colti ed esigenti.
Un obiettivo difficilissimo che richiede sacrificio, studio, tecnica, dedizione e passione. Ma non è la naturale conseguenza del diventare chef, non basta. Certo il Territorio, la Tradizione, un Food Concept innovativo, ma non tralasciamo di ricordare quel detto biblico che afferma che nihil sub sole novum, altrimenti si rischia di scadere nell’ovvietà di pratiche meccanicistiche e story telling più che scontati.
Occorre ancora qualcosa in più, qualcosa che Giuseppe Molaro: la vocazione per l’alta cucina e quel suo 110% costante tra tecnica, sentimento, visione, istinto ed armonia.
Lo riesce a trasmettere con gli occhi e col sorriso, a voce, soprattutto facendolo risuonare al palato mentre si assaggiano, senza accorgersene, i suoi personali ricordi, ricordi di un percorso che alla fine di un viaggio tra i suoi sapori, si rimescolano tra gli ingredienti e diventano anche i nostri, facendoci percepire la struttura materiale ed immateriale di piatti che concettualmente nascono in Giappone, fanno il giro del mondo e diventano Vesuviani.
Recentemente insignito dalla Guida Michelin da quando è rientrato in Italia dal Giappone ecco un esempio della sua cucina mirabile.
È il cocktail hibiscus ad aprire le danze: ottenuto dall’aceto dei fiori di ibisco con una soluzione di alcool ed acqua, zucchero di canna, olio al peperoncino, kombucha al tè verde e bitter d’agrume, questo drink originale, e per certi versi esotico, accarezza il senso dell’olfatto con le sue note odorose e predispone sin da subito il palato, grazie al sapore intrigante, una lievissima astringenza ed alla piacevole acidità che rende ancor più succoso il sorso.
Il pane fatto con lievito madre, semi di lino e di papavero arriva a tavola caldo e con tutte le sue fragranze, assieme alla carta musica aromatizzata al rosmarino ed ai grissini al porro bruciato, accompagnati da un olio evo fruttato e di media struttura, dal burro di bufala e dal sale di Maldon. Insomma l’ospitalità mediterranea a tavola, celebrata da subito con bollicine di Caprettone Metodo Classico del Vesuvio Doc, perché il trittico della Dieta del Mare Nostrum sia soddisfatto.
Cena sensoriale in un percorso degustativo
Da qui arriva subito una svolta e ci ritroviamo a Tokyo assieme allo chef Molaro per condividere con lui la descrizione di un attimo tramite una delle pietanze ordinate, entrando in ristorante locale, dopo essersi perso tra le strade della metropoli, con tutte le sensazioni del momento e con un menu scritto esclusivamente in lingua giapponese davanti a sé… la melanzana cotta alla brace accompagnata da un brodo dashi leggero e del katsuobushi.
Una preparazione semplicissima ma spettacolare che al Contaminazioni Restaurant è diventata più ricca nella sua elaborazione e nella complessità dei sapori: dapprima cotta sotto vuoto e poi grigliata, la melanzana presenzia anche nella versione cremosa per accompagnare il kamobushi di petto d’anatra, il dashi e lo yukari, la foglia di shiso usata normalmente nella fermentazione dell’umeboshi e qui essiccata e poi ridotta in polvere. Al termine la pelle di melanzana a guarnire la preparazione e a relegarle ulteriore consistenza.
Le squame soffiate di ricciola vengono servite con una salsa ricavata dalla soia, dal sesamo bianco tostato e poi pestato, dal mirin, ossia un tipo di sake dolce da cucina, e dal miele. Un componimento croccante e decisamente gustoso a cui segue il panino al collo di maiale con cipolla rossa caramellata e dressing di salsa tare, portata che omaggia la perizia di abile “paninaro” di suo padre.
La pasta fillo ripiena di polpa di cosce di pollo cotte a bassa temperatura con timo, rosmarino, alloro e carote, poi servita con una salsa barbecue fatta in casa con in aggiunta un pizzico di curry, è davvero un bocconcino delicato e ricco di percezioni gustative per quanto bilanciato, perfettamente tenuto nella sua sfoglia.
Il battuto di ricciola con fragola fermentata, sedano ed acetosella stupisce non soltanto per l’intensità dei sapori ma persino per una sottilissima untuosità, per nulla impattante, nonostante sia composta da un blend di olio alla maggiorana sia fritto che ossidato.
A seguire un succulentissimo sgombro waraiaki con emulsione di mare, limone e spinaci: in pratica il pesce viene dapprima marinato in aceto di riso e successivamente cotto con la tecnica giapponese waraiaki, ossia da un fuoco dolce alimentato dal fieno.
In perfetta linea di continuità ed in un crescendo di sapori e profumi, pur sempre bilanciati, ecco la trota salmonata. Appena scottata in padella, viene servita in salsa tom kha gai, lime e lattuga.
Passaggi decisamente laboriosi per donare una esperienza decisamente tailandese, molto autentica: la salsa viene aromatizzata con verdure, lime, peperoncino, lemon grass, foglie di limone ed anice che veicolano nel brodo tutti i loro umori, per poi rafforzarli e condensarli con radice di curcuma, curry, latte di cocco e nuove note citriche rinverdite. Risultato? Un velluto per il palato ed un bilanciamento di spezie ed aromi pazzesco.
Lo spaghetto freddo con alghe e zenzero è stato un vero e proprio tuffo nel blu: soffritto di zenzero nel suo olio, sfumatura leggera con aceto di pomodoro home made ed un brodo di sedano, carote, cipolla, porro, funghi e finocchio, eseguito nella pentola a pressione, sono gli elementi caratterizzanti il liquido in cui cuocere la pasta.
Si raffredda il tutto a bagnomaria una volta aggiunto altro olio di zenzero, alga nori ed alga wakame in sosta nell’aceto di chardonnay ed una purea di prezzemolo. Di una delicatezza così disarmante e tale da non lasciar sospettare una tale complessità di elaborazione, il piatto è un’immersione sui fondali marini, circondati da ostriche e foreste di alghe. Soprattutto crea dipendenza.
L’esperienza marinara continua con lo scorfano: le carni vengono fatte frollare per una settimana e quindi lasciate macerare per una giornata nell’alga kombu,idratata e tostata al forno. Il pescato viene appena scottato, servito con concentrato di pomodoro, rucola saltata, fagiolini, ravanelli e malto al pomodoro. Una salsa insospettabilmente fatta con lische di pesce tostate e cotte con acqua di pomodoro, filtrata a fine cottura, raffreddata ed emulsionata con succo di lime e olio evo, ha costituito il legante perfetto per imprimere la giusta coralità al piatto.
La mela verde al sorbetto di finocchio e la sua barba croccante, come pre-dessert, è stato un ulteriore elemento di valutazione che non lascia dubbio alcuno sul lavoro metodico di Giuseppe Molaro, svolto per ammansire l’anetolo ed il fenitolo, senza però privare le materie prime del loro autentico gusto. Il rotolo di mela verde è ricavato dalla centrifuga del frutto in osmosi e la comunione col finocchio, oltre che ad essere ben congeniata, è a prova di vino.
Il kinako, caffè e liquirizia è un dessert di tale eleganza, bilanciamento di dolcezza ed aromaticità da mettere in crisi gli amanti del tiramisù, tanto più che non è affatto un tiramisù ma convertirebbe chiunque: preparata una crema namelaka con polvere di fagioli di soia, viene disposta su un crumble al caffè ed adornata di cioccolato fondente, gelato al kinako, gelato alla liquirizia con polvere di caffè e liquirizia.
A coronamento di un menu ricco, appagante e complesso il petit-four composto da marshmallows al fleur de bière e fragola, semifreddo al mango e verbena, semifreddo al pistacchio ed il suo croccante ed il mini cocco.
Conclusione
La cucina di Giuseppe Molaro rivela ingegno e passione, è un centro di gravità permanente sugli equilibri di ingredienti inediti nella loro combinazioni e che risultano sempre in perfetta armonia. Col suo cuore mediterraneo e la sua nipponica cura del dettaglio Molaro non è soltanto riuscito ad avvicinare due vulcani, il Vesuvio ed il Monte Fuji, lontani anni luce ma con la sua empatia riesce a trasmettere la matrice più intima della sua idea di ricetta, come in un viaggio condiviso tra sapori, scenari di vita vissuta e stati d’animo. Oggi possiamo ben dire che quando un piatto ha qualcosa da dire lo fa in bocca, lo trasmette alla testa e lo sussurra al cuore, facendo vibrare l’animo dell’assaggiatore.
“Nelle Terre del Grechetto Edizione 2022”
Sergio Mottura e il Grechetto, il racconto di un’antica storia d’Amore
Di Ilaria Castagna e Cristina Santini Partners in Wine
Ci troviamo rapite nella “Tana dell’Istrice” come nel film “Le Cronache di Narnia“, entrando nell’armadio ci ritroviamo in un’altra dimensione. Inondate da pareti di pietra, scendendo molte scale, sempre più in profondità, veniamo immerse in una grotta scavata nel tufo risalente al XV Sec.
Adornato da così tanta storia, tradizione e cultura riposa qui lo spumante, in un accumulo stratificato di cenere vulcanica che isola e mantiene una temperatura di 13 gradi che improvvisamente ci da una sensazione rigenerativa dopo il gran caldo vissuto in questa giornata .
Ci colpisce la muffa ovunque depositata sulle bottiglie a riposo, la stessa che troviamo nelle cantine dello Champagne.
Siamo a Civitella D’Agliano, nell’Alta Tuscia viterbese, all’evento “Nelle Terre del Grechetto XIX edizione “ organizzato dalla Proloco e condotto dal giornalista enogastronomico Carlo Zucchetti.
Ci troviamo dal grande Sergio Mottura, pioniere del biologico dagli anni 90 e grande icona del grechetto, vitigno emblema di questo territorio. Colui che ha fondato la propria immagine e la propria produzione su di esso.
Ritrovandoci in questa suggestiva piazza medievale, ci accoglie Giuseppe che, accompagnandoci all’interno della sala di degustazione, ci racconta la storia della sua Famiglia che noi vi riportiamo con immenso piacere.
Una bella storia: la volete sentire?
Giuseppe Mottura, figlio del “Boss” Sergio Mottura, così da lui soprannominato, ci porta con la mente direttamente al 1933, quando Sergio, giovane ragazzo intraprendente e grande sognatore, eredita da un suo prozio paterno, originario del Piemone, la tenuta a Civitella D’Agliano.
Fino agli anni 60 molte zone d’Italia, compresa questa dove ci troviamo, erano gestite con contratti di mezzadria, finché nel Settembre del 64 fu rivoluzionato tutto il sistema agrario.
Le scelte che cambiano la prospettiva
Qui, Sergio, inizia a prendere delle decisioni fondamentali per lo sviluppo dell’azienda e una delle più importanti in assoluto fu quella di innamorarsi follemente del grechetto. Oggi la chiameremmo intuizione, all’inizio fu una semplice scelta derivata dall’aspetto organolettico.
Tra tutti i vitigni presenti in questa zona, principalmente vitigni della denominazione dell’Orvieto doc, Malvasia, Trebbiano, Procanico, Grechetto e altri, Sergio si rende conto che quest’ultimo era quello che dava risultati migliori e qualitativamente più alti, assaggiandolo nelle cisterne dei mezzadri.
Ha inizio così questa lunga storia d’amore con il grechetto, partendo proprio dal “Poggio della costa”, vigneto piantato a filare negli anni 70. Giacché negli anni precedenti, i mezzadri, non potendo impiegare un ettaro di terra per la coltivazione della vite, utilizzavano il terreno per altre colture. Quindi la vite era maritata ad un albero da frutto o ad un olmo (stucchio).
Tutto questo, ovviamente, cadde con l’arrivo dell’imprenditoria agricola, con i proprietari che divennero imprenditori e con l’impianto dei primi vigneti.
Altra scelta fondamentale arrivò alla fine degli anni 80, quando Sergio decise di imbottigliare i propri vini, passando da conferitore di uve a produttore, occupandosi di tutte la fasi produttive fino alla commercializzazione, creando il proprio marchio aziendale e divenendo così vignaiolo al 100%.
Terza scelta, anche questa estremamente importante per il progresso aziendale, è stata quella di dedicarsi completamente al biologico da subito, conversione che inizia nel 91 per poi ottenere la certificazione nel 96.
Perche l’istrice in etichetta ?
“L’idea dell’istrice nasce quando mio padre, accanito sostenitore del biologico, comincia a lavorare la terra in maniera più salutare, sostenibile e si accorge del ritorno degli istrici nei vigneti come parte integrante dell’eco sistema.
Le tane sono bellissime sotto i nostri 37 ettari vitati.
L’istrice diventa così un simbolo di unificazione dei vignaioli che decidono di seguire le orme del bio, del rispetto per la natura creando un mondo agricolo diverso da come era apparso negli anni 70/80. Un mondo fatto di chimica.
Per tanti anni siamo stati produttori anche di soia e di grano e questo significava usare prodotti chimici, di nitro. Ma dalla conversione al bio è cambiato tutto e l’istrice oggi, rappresenta proprio questo cambiamento, questa conversione al mondo che si apre”.
Dopo anni di utilizzo del verde rame come prodotto previsto per la coltivazione biologica contro la malattia peronospora, oggi alcuni produttori bio di questo territorio, hanno abbandonato questo metallo pesante che si accumula nel terreno per fare spazio al tannino di castagno. L’azienda Mottura da quest’anno utilizza esclusivamente questo prodotto con un grande vantaggio che è quello di essere organico al 100%. Inoltre, viene usata la zeolite come prodotto naturale per rendere la vite più resistente alla siccità e migliorare le caratteristiche fisiche e chimiche del terreno, in collaborazione a sorgenti idriche di soccorso.
Oggi, l’ azienda fa parte di un gruppo di produttori di Orvieto, l’ORV (oltre le radici della vite), che da anni sta cercando di ricostruire l’immagine dell’Orvieto Doc e di lavorare insieme per una sua identità. Assaggiando e confrontando i vini, questi produttori sono giunti alla conclusione che il grechetto non è un’uva che vale per tutti i territori.
Un territorio diversificato
A questo proposito facciamo un’analisi sulla distinzione delle tre macro-aree che troviamo in questa parte della Tuscia e che hanno origini geologiche completamente diverse: c’è l’area vulcanica che parte del lago di Bolsena e arriva ad Orvieto; c’è la parte nord sedimentale e marina con grosse percentuali di argilla nei terreni; e infine la terza area, principalmente alluvionale, circoscritta tra i due Comuni, Civitella D’Agliano e Castiglione in Teverina, data dal Tevere che 300.000 anni fa, dopo una grande alluvione lasciò sul terreno una grossa quantità di ghiaia e sabbia.
Produzioni diverse e terroir completamente diversi fanno sì che la percentuale di uve nell’Orvieto Doc cambi di zona in zona. Chiaramente in questa azienda il grechetto ne è protagonista.
Dalla rivalutazione dei vitigni autoctoni, alla ricerca scientifica ed alla sperimentazione su campo, agli studi sul DNA e alle varie vinificazioni scelte per esaltare al meglio le grandi potenzialità del vitigno grechetto, la Famiglia Mottura ha voluto creare soprattutto un lavoro d’ identità e di qualità del prodotto, selezionando come unico denominatore, il Clone G109 ovvero il Grechetto di Orvieto.
E’ un’uva difficile, tannica, bisognosa di una pressatura delicata ma una garanzia per la sua longevità come ci dimostrano le bottiglie degustate in questa occasione.
Ascoltando Giuseppe:
“L’atteggiamento giusto del vignaiolo è considerare il vigneto eterno. Poiché la vite per 40/50 anni subisce stress, bisogna andare a lavorare con la sostituzione delle fallanze della vite che muore il prima possibile in modo che l’età media del vigneto rimanga alta, soprattutto facendo sì che tutte le viti rimangano in produzione”.
Partiamo con la degustazione
Spumante Metodo Classico Brut Magnum 100% Chardonnay millesimato 2011 10 anni sui lieviti sboccatura 05/22.
Nasce da uve Chardonnay, provenienti dal Cru San Martino, situato sulla parte alta dell’azienda.
Nobile con un perlage fine ed elegante. Intreccio di sentori di erbe aromatiche con nuances complesse di crema pasticcera e nocciola. In bocca si avverte una grande freschezza vibrante con ritorni di agrumi e frutta secca.
Acidità molto alta, poiché nelle annate in cui la maturazione avviene in giornate ancora molto calde, le uve sono raccolte nelle prime ore mattutine proprio per avere delle uve fresche e acidità maggiore.
“Mio padre mi racconta che nell’ 83 le prime prove di metodo classico furono fatte con uve Verdello e grechetto, ma con scarsissimi risultati, quindi molto velocemente passò ai vitigni classici quali Chardonnay e Pinot Nero.
Prima annata ufficiale però uscì nell’ 84 da uve verdicchio e grechetto”.
Tragugnano Orvieto Doc 2021 vs 2011 50% Procanico 50% Grechetto. Acciaio. (Entrambi tappi a vite plus)
In questo caso l’obiettivo è quello di rilanciare la DOC sia dal punto di vista comunicativo che organolettico. La strategia è quella di mantenere sempre alto l’interesse del proprio territorio.
L’ azienda si regge sulla produzione dell’orvieto doc e del grechetto in purezza; insieme rappresentano quasi il 90% della produzione. L’ orvieto doc è stato il vino fondamentale per questa zona e se, ad oggi si coltiva grechetto, è proprio perché nella doc da sempre c’è la sua presenza.
L’annata 2021 è stata molto generosa, creando un vino semplice, godurioso e dinamico con piacevoli sentori di mela smith, glicine, pera williams, zenzero e mandorla amara , che rappresentano il connubio perfetto centrando l’equilibrio tra la sapidità e l’acidità alta pur mantenendo un tenore alcolico più alto.
Tornando 10 anni indietro, ci troviamo a degustare la 2011 che ci colpisce per la sua spalla acida ancora alta e non spigolosa. La mandorla è sempre presente ma più dolce al palato con un arricchimento di frutta a polpa matura e miele con ritorni di pera, mela e nocciola.
POGGIO DELLA COSTA CIVITELLA D’AGLIANO IGT 100% Grechetto CRU 2020 vs 2014 (50% tappo a vite plus e 50% sughero a scelta del cliente)
Uve raccolte rigorosamente a mano, pressate in maniera soffice con decantazione a freddo. Fermentazione e maturazione in acciaio per 6 mesi più due mesi in bottiglia. La 2020 è un vino molto giovane caratterizzato da grande acidità e sapidità. Venature minerali, evidenti note balsamiche e richiami di nocciola tostata e miele di castagno. La sua vibrante freschezza lo rende godibile in qualsiasi occasione. Poliedrico.
ESTREMA.
Questa è la nostra parola assegnata alla 2014 a conferma della longevità del Grechetto.
Il colore dorato ci conquista prima ancora di poggiare il calice al naso, abbiamo l’oro nelle mani. Un mix di frutta tropicale, frutta secca e miele di castagno ci avvolgono l’olfatto che ritroviamo anche al palato. Un leggero picco di ossidazione ci fa sorridere ma uno spiccato e bellissimo finale di fiori appassiti e erbe secche ci convince.
COS’E’ POGGIO DELLA COSTA?
Dalle parole di Giuseppe:
“Poggio della costa è un vigneto piantato nel 1970; solo 7 ettari di grechetto. Inizialmente mio padre prese tralci di grechetto da chi, per tradizione, coltivava e vinificava il grechetto “buono”. In realtà dopo tanti anni di lavorazione, questo vigneto è diventato il nostro CRU aziendale. Io ho una definizione tutta nostrana e paesana di CRU, ovvero che se da un vigneto, 10 volte su 10, esce il vino più buono della cantina allora quella è sicuramente una vigna di pregio. E’ un vitigno che ha tutta una serie di elementi che in realtà neanche il produttore conosce fino in fondo.
Il Grechetto non sbaglia mai sia per qualità sia per costanza; sa vivere a lungo e dopo tanti anni per questa azienda è stato un successo “.
LATOUR A CIVITELLA 2020 vs 2016 Grechetto in purezza fermentato in barriques di rovere francese (95% sughero e 5% tappo a vite plus)
Prima parte di fermentazione in acciaio, seconda fase di fermentazione in barrique fino a giugno; affinamento 9 mesi in legno e riposo in acciaio nella cantina sotterranea per 6 mesi prima dell’imbottigliamento.
Il percorso fatto per questo prodotto è un percorso più ampio rispetto a quello su Poggio della costa.
In realtà la prima annata fu prodotta nel 94.
In quel periodo, Sergio Mottura conosce l’ amico produttore francese, Louis Fabrice Latour, il quale rimasto colpito dalla qualità del suo vino, ne suggerì l’affinamento in legno, donandogli cinque barrique di sua proprietà. Da qui il nome riportato in etichetta.
Chiaramente da allora ad oggi l’ affinamento è cambiato moltissimo. L’obiettivo principale è stato quello di mantenere l’idea di un grechetto elaborato in legno ma senza perdere l’ espressione autentica del vitigno unita all’identità dell’azienda. Una 2020 intensa e luminosa con un impatto olfattivo complesso ed elegante, con sentori di frutta a polpa bianca, burro fuso e nocciola. Decisamente morbido e tattile al palato con un finale piacevole di vaniglia e scorza di agrumi.
SOLENNE E POTENTE la 2016 ci fa innamorare partendo già dal colore. Un dorato intenso che si riflette al calice. Al naso un connubio perfetto di fiori appassiti, sentori di nocciola, fiori bianchi e burro; assaggio solido, complesso con sentori di pasticceria per un finale di gran classe. Chapeau!
MUFFO LAZIO IGT Grechetto Passito 2016
Elegante e complessa espressione di Grechetto passito, ottenuta da uve colpite da muffa nobile e maturato in barrique per 12 mesi.
Suntuoso vino da meditazione dal colore ambrato, affascinante nei suoi sentori di miele, burro, fiori gialli, scorza di agrumi canditi e pietra focaia.
Intrigante al naso, ci dona anche sentori di frutta esotica. Al palato cremoso, armonico e di buon corpo con una sapidità travestita da dolcezza con timide nuances eteree. Finale speziato. SUBLIME!
Tanta materia a conferma del grande potenziale di questo vitigno.
Un ringraziamento speciale a Giuseppe Mottura che ci ha ospitate nella sua dimora regalandoci emozioni, nozioni, curiosità su un grande vitigno, il Grechetto, che ha fatto e farà la storia della nostra Regione.
Conclusioni
Vi lasciamo, a conclusione di questa bellissima esperienza, con una citazione di Andy Warhol perfetta per questa occasione. Citazione che rispecchia totalmente la filosofia della Famiglia Mottura. “ Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”
Di Ilaria Castagna e Cristina Santini
Partners in Wine
Rosavite 2019 Rosato Terre degli Osci IGT Terresacre
Di Piergiorgio Ercoli
Da uve montepulciano in purezza, coltivate sulle colline molisane a Montenero di Bisaccia (CB) ad un’altezza di circa 300 metri slm, terreni argillo-calcarei, dove il clima è caratterizzato dall’influenza delle correnti marittime dall’Adriatico che favoriscono l’arieggiamento del corpo vitato evitando la formazione di muffe e donando una identitaria sapidità.
Raccolta manuale, diraspatura, pigiatura morbida per mantenere l’integrità degli acini.
Macerazione di circa 10 ore cui segue una pressatura soffice del mosto, quindi fermentazione in bianco per circa 10 giorni a temperatura controllata di 16°-18°.
Degustazione
Analisi visiva
Nel calice rosa corallo, trasparente e limpido. Di consistenza media.
Analisi olfattiva
Sufficientemente intenso, di media complessità e finezza. Dominante olfattiva fruttata, ciliegia e fragoline di bosco; toni vegetali di erba appena tagliata, toni minerali di humus e terra bagnata.
Leggera spezia scura.
Analisi gusto-olfattiva
Secco, moderatamente caldo, morbido. Fresco, tannini duri, sapido. Corpo medio, sufficientemente armonico, buona permanenza. Sufficientemente fine e sufficientemente armonico. Pronto.
Ricetta in abbinamento eseguita da Carol Agostini
In abbinamento un gioco di consistenze e sapori, forme e colori per un abbinamento decisamente intrigante quanto gustoso di formaggi di varie tipologie e stagionature.
Tagliere di formaggi provenienti dall’Altopiano di Asiago da Asiago pressato dolce, a quello saporito, al mezzano di 6 mesi di malga, con fragole, crostini tostati, asparagi in agrodolce, cestino di grana padano con erbette di montagna stufate, caciotta di pecorino di malga alle foglie di olivo.