A Firenze dal 8 al 9 dicembre 2024 ha avuto luogo la terza edizione di “Saranno famosi nel Vino“.
di Adriano Guerri
Come consuetudine all’interno degli ampi spazi della Stazione Leopolda. Vi erano circa 100 espositori, di cui 26 produttori di Gin. Il programma era ricco di masterclass e cooking show. Personalmente ho partecipato alla masterclass dedicata ai vini di Bolgheri, guidata dal giornalista enogastronomico Leonardo Romanelli con servizio effettuato dai Sommelier FISAR (Federazione Italiana Sommelier Alberghi Ristoranti). Alcune informazioni sulla Doc Bolgheri anticipano le note sensoriali degli 8 vini degustati.
Bolgheri si trova nelle immediate vicinanze del litorale etrusco nel comune di Castagneto Carducci e in provincia di Livorno. Oltre ad essere nota per i suoi vini è nota anche per il suggestivo viale di cipressi disposti in duplice filar. Ai quali il poeta Giosuè Carducci aveva dedicato vari versi.
Bolgheri è caratterizzata da aspetti pedoclimatici propizi per la coltivazione della vite, infatti, viene allevata sin dal tempo degli Etruschi, tuttavia, la svolta arriva con il Marchese Mario Incisa della Rocchetta, piemontese e grande estimatore dei vini di Bordeaux, quando si trasferì nella Tenuta San Guido, dopo aver sposato la Contessa Clarice della Gherardesca. L’intuizione fu di mettere a dimora barbatelle di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc che hanno dato vita ad uno dei vini più iconici italiani, Sassicaia.
Il grande successo del vino Sassicaia nel mondo, commercializzato grazie ad Antinori con la prima annata 1968, ha aperto le strade anche ad altri produttori per utilizzare vitigni internazionali. I vitigni maggiormente allevati oggi sono, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot, Syrah, Sangiovese, Sauvignon, Viognier e Vermentino.
Nella Doc Bolgheri sono contemplate varie tipologie, tuttavia le più note sono il Bolgheri Rosso Superiore e il Bolgheri Sassicaia, unica etichetta in Italia ad avere la Doc.
Un Areale molto suggestivo, immerso nella natura, tra vigneti, oliveti e cipressi, un oasi ideale per trascorrere una vacanza all’insegna della pace e tranquillità. Oltre alla Sassicaia della Tenuta San Guido, al Masseto, al Guado al Tasso, all’ Ornellaia, ci sono molti vini eccellenti di altri produttori sia noti sia meno noti, davvero molto bravi. Negli assaggi ho riscontrato l’elevata qualità nel calice di questo vocato territorio.
Ecco i vini
Bolgheri Rosso Superiore 2021 Castello di Bolgheri – Cabernet Sauvignon 75%, Cabernet Franc 20% s Merlot 5% – Rosso rubino intenso, emana sentori di ciliegia, prugna, rabarbaro, polvere di caffè e cacao e spezie, al palato è rotondo, pieno, fine e persistente con richiami mentolati.
Volante Bolgheri Rosso 2021 Tenuta Campo al Signore – Merlot 100% – Rosso rubino profondo, sviluppa note di mora, ribes nero, prugna e spezie dolci, al gusto è vibrante, pieno ed appagante.
Sito di riferimento: www.tenutacampoalsignore.com
Sant’Uberto Bolgheri Rosso Superiore 2020 Villanoviana – Merlot 50%, Cabernet Franc 35% e Petit Verdot 15% – Rosso rubino vivace, emergono sentori di ciliegia, prugna, pepe nero, noce moscata e tabacco, attacco tannico setoso, vellutato e persistente.
Bolgheri Rosso Superiore 2021 Donne Fittipaldi – Cabernet Sauvignon 40%, Cabernet Franc 30% e Merlot 30% – Bel rubino intenso, esprime sentori di iris, amarena, prugna, sottobosco e tabacco, al palato è pieno, appagante e decisamente lungo.
Sondraia Bolgheri Rosso Superiore 2020 Tenuta Poggio al Tesoro – Cabernet Sauvignon 65%, Merlot 25% e Cabernet Franc 10% – Dal rubino intenso, rivela sentori di mora, mirtillo, marasca, erbe aromatiche e spezie dolci, il sorso è vibrante, avvolgente e coerente.
Sito di riferimento: www.poggioaltesoro.it
Bolgheri Rosso Superiore 2020 Mulini di Segalari – Cabernet Sauvignon 78%, Syrah 19% e Cabernet Franc 3% – Tonalità rosso rubino, sviluppa note di rabarbaro, ciliegia, ribes, pepe nero e nuances balsamiche, al palato è verticale, dinamico, tannini poderosi ma setosi.
Sito di riferimento: www.mulinidisegalari.it
Gerbido Bolgheri Rosso 2022 Cantine Bonacchi – Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Syrah – Calice rubino profondo, libera sentori di frutti di bosco, violacciocca, spezie orientali e eucalipto, al gusto è piacevole, setoso ed armonioso.
Sito di riferimento: www.bonacchi.it
Merano WineFestival 2024: Inizia la 33^ Edizione del Salone Enogastronomico tra Eccellenze, Premi e Riflessioni sul Futuro
di Carol Agostini
Domani, venerdì 8 novembre, la città di Merano accoglie l’inizio della 33ª edizione del Merano WineFestival, uno degli eventi più attesi e raffinati del settore enogastronomico italiano e internazionale. Il festival, che proseguirà fino al 12 novembre, vedrà premi, degustazioni e incontri di approfondimento con focus sulle migliori eccellenze di vini, birre, distillati e prodotti gastronomici. Tra gli appuntamenti più importanti, l’assegnazione dei prestigiosi The WineHunter Award Platinum e delle nuove WineHunter Stars, oltre a una serie di eventi esclusivi nel suggestivo scenario del Castello Principesco.
Inaugurazione con Premi e Novità: i The WineHunter Award Platinum e le WineHunter Stars.
Merano WineFestival 2024: straordinaria 33^ Edizione, foto da comunicato stampaLa cerimonia di apertura si terrà nel prestigioso Pavillon des Fleurs, dove, a partire dalle ore 17:30, sarà assegnato il The WineHunter Award Platinum, massimo riconoscimento della guida The WineHunter che premia le eccellenze enogastronomiche valutate oltre i 95 punti, suddivise nelle categorie Wine, Food, Spirits e Beer. L’evento sarà presentato da Maurizio Di Maggio, noto conduttore di Radio Monte Carlo, e vedrà la partecipazione del patron Helmuth Köcher e del giornalista Andrea Radic, che conferiranno anche cinque premi speciali a produttori distintisi per Genio, Innovazione, Conquista, Famiglia e Territorio.
La stessa sera, il Kurhaus ospiterà una cena di gala durante la quale saranno consegnate le nuove WineHunter Stars. Sette personalità di spicco del settore riceveranno questo premio per il loro contributo all’enogastronomia italiana e internazionale. Tra i vincitori, Gianna Nannini, premiata come Wine Producer; Oscar Farinetti, che riceverà la Communicator Star per il suo contributo alla diffusione della cultura del vino; e la chef Viviana Varese, insignita del titolo di Food Star per il suo impegno e talento nella ristorazione.
Tra i premiati anche Riccardo Cotarella come Winemaker Star, Anna Scafuri di Tg1 Economia come Wine & Food Journalist, Stefano Vitale come Wine Artist, e Valentina Bertini come miglior Wine Manager.
“Intrecci di Vite”: Le Masterclass Esclusive al Castello Principesco
Uno degli eventi più attesi del festival è Intrecci di Vite, un ciclo di quattro masterclass organizzate in collaborazione con Liber Experience, ospitate nella cornice storica del Castello Principesco. Questi incontri, esclusivi e di alto profilo, sono pensati per approfondire la cultura vitivinicola e sono condotti da nomi illustri del settore.
Sabato 9 novembre, alle ore 10:30, il noto imprenditore Oscar Farinetti modererà una conversazione tra Maurizio Zanella e Vittorio Moretti, rappresentanti delle celebri cantine di Franciacorta Cà del Bosco e Bellavista. Alle 16:00, l’attenzione si sposterà sul Sangiovese, protagonista del Brunello di Montalcino e di altre grandi produzioni italiane, con un confronto tra diverse interpretazioni del celebre vitigno.
Innovazione e Sostenibilità: Il Summit Quo Vadis?
Un’importante occasione di dibattito sul futuro del settore vitivinicolo è rappresentata dal summit Quo Vadis?, che si terrà sempre venerdì 8 novembre. Il tema centrale sarà il futuro della viticoltura, con particolare attenzione a sostenibilità, innovazione e internazionalizzazione. Tra i relatori, personalità di spicco del mondo agricolo e vitivinicolo si confronteranno sulle sfide e le opportunità per un settore in continua evoluzione, in risposta ai cambiamenti climatici e alle nuove tendenze di consumo.
Il Cuore del Festival: Degustazioni, Showcooking e Incontri con 440 Aziende da Tutto il Mondo
A partire da sabato 9 e fino a lunedì 11 novembre, il Merano WineFestival entrerà nel vivo, con 330 aziende vitivinicole italiane e 110 internazionali pronte a presentare i loro prodotti a un pubblico di esperti, appassionati e professionisti del settore. Gli eventi principali avranno luogo presso il Kurhaus, che ospiterà anche la GourmetArena, uno spazio dedicato a 130 aziende di prodotti gastronomici, birre e distillati, e che vedrà una serie di showcooking, masterclass e presentazioni di nuovi prodotti.
Tra gli eventi di punta ci sarà il bio&dynamica & more, una rassegna dedicata ai vini biologici, biodinamici, Piwi (vini da vitigni resistenti), e vini prodotti con metodi innovativi, come quelli affinati in anfore o in ambiente subacqueo. In Piazza della Rena, il Mercato della Terra Slow Food offrirà al pubblico la possibilità di conoscere e acquistare prodotti locali sostenibili.
Catwalk Champagne & More: Chiusura tra le Bollicine
Il gran finale del festival, martedì 12 novembre, sarà dedicato al Catwalk Champagne & More, un evento che celebrerà le bollicine del metodo classico. Più di 120 maison di Champagne e spumanti italiani e francesi offriranno degustazioni di alto livello, mettendo in evidenza la ricchezza delle bollicine d’autore. Sarà un’occasione unica per scoprire le migliori proposte nel panorama internazionale delle bollicine, tra cui maison rinomate e nuovi protagonisti del settore.
Merano WineFestival: Un Evento di Respiro Internazionale tra Cultura, Business ed Eleganza
Il Merano WineFestival, da sempre un punto di incontro per gli amanti dell’eccellenza enogastronomica, si fa quest’anno ancora più internazionale con l’introduzione di nuove iniziative come la WH Ambassador Exclusive Lounge e il WH Buyers’ Club. Questi spazi esclusivi sono stati pensati per incentivare incontri d’affari e scambi culturali tra produttori, esperti e acquirenti, consolidando Merano come una vetrina globale per i prodotti enogastronomici di alta qualità.
Concorsi Internazionali: Opportunità e Sfide per Giurati e Aziende
di Carol Agostini
I concorsi internazionali rappresentano uno degli strumenti più potenti per promuovere la qualità e l’eccellenza in vari settori, in particolare nell’enogastronomia e nelle produzioni alimentari. Partecipare come giurato a queste competizioni, così come presentare i propri prodotti aziendali, offre numerosi vantaggi ma pone anche sfide considerevoli. In questo articolo, analizzeremo perché partecipare come giurato, i benefici e gli svantaggi per le aziende che prendono parte a tali concorsi e le opportunità professionali che ne possono derivare.
Perché Partecipare Come Giurato a un Concorso Internazionale?
Essere selezionato come giurato a un concorso internazionale è considerato un onore e un riconoscimento della propria competenza e professionalità nel settore. I giurati possono provenire da vari ambiti, come quello enologico, gastronomico o artigianale, e la loro presenza è fondamentale per garantire l’imparzialità e la qualità delle valutazioni.
1. Crescita Professionale e Networking
Partecipare come giurato a un concorso internazionale significa entrare in contatto con professionisti di alto livello. Questo crea opportunità di networking che possono aprire nuove porte a collaborazioni future, sia a livello nazionale che internazionale. L’incontro con esperti del settore, produttori e altri giurati aumenta la visibilità del professionista e rafforza la propria rete di contatti.
2. Acquisire Nuove Competenze
Essere parte di una giuria significa anche mantenersi aggiornati sulle nuove tendenze del mercato e sui prodotti innovativi. I giurati hanno l’opportunità di confrontarsi con le ultime tecnologie, le tecniche di produzione e le strategie commerciali, il che è particolarmente importante in un settore altamente competitivo come quello enogastronomico.
3. Aumentare la Propria Reputazione
Un giurato selezionato per un concorso di alto livello ottiene visibilità e prestigio. Questo può tradursi in nuove opportunità professionali, come consulenze per aziende o incarichi accademici. La partecipazione regolare a concorsi internazionali permette di posizionarsi come esperti nel proprio settore, aumentando la propria autorevolezza.
4. Opportunità di Esplorare Nuovi Mercati
Molti concorsi internazionali si svolgono in diversi paesi e sono frequentati da produttori di tutto il mondo. Partecipare come giurato permette di avere una visione globale del mercato e delle nuove opportunità che si stanno sviluppando. Questo può essere utile per chi desidera ampliare il proprio orizzonte professionale o lavorare su progetti che richiedono una comprensione internazionale delle tendenze di mercato.
Sfavore di Essere Giurato
Tuttavia, come ogni attività professionale, fare il giurato in concorsi internazionali ha anche alcune criticità.
1. Impegno di Tempo
I concorsi internazionali possono richiedere un grande impegno in termini di tempo. Le sessioni di valutazione possono durare diversi giorni e includere assaggi di centinaia di prodotti. Questo richiede non solo tempo, ma anche una capacità di concentrazione continua, soprattutto in settori come il vino, dove il palato può affaticarsi facilmente.
2. Responsabilità e Pressione
Essere un giurato comporta un livello di responsabilità elevato. Le decisioni prese possono avere un impatto significativo sulle aziende partecipanti, influenzando la loro reputazione e il loro posizionamento sul mercato. Inoltre, c’è sempre la pressione di garantire giudizi obiettivi e di alta qualità, poiché la credibilità del concorso e dei giurati stessi può essere messa in discussione.
3. Eventuali Conflitti di Interesse
Un giurato può trovarsi di fronte a possibili conflitti di interesse, specialmente se ha legami con una delle aziende partecipanti. Anche se questi casi vengono spesso gestiti con la massima trasparenza, situazioni di questo tipo possono complicare la posizione del giurato.
Vantaggi per le Aziende Partecipanti
Dal punto di vista delle aziende, i concorsi internazionali rappresentano una piattaforma unica per dimostrare la qualità dei propri prodotti a livello globale. Partecipare a queste competizioni può portare numerosi benefici, a condizione che l’azienda sia consapevole delle opportunità e delle sfide che affronta.
1. Visibilità e Riconoscimento del Marchio
Uno dei principali vantaggi di partecipare a un concorso internazionale è la visibilità che l’azienda può ottenere. I prodotti vincitori o premiati in concorsi di alto livello acquisiscono immediatamente un riconoscimento che può essere sfruttato a livello commerciale. I consumatori tendono a fidarsi dei prodotti che hanno ricevuto premi, associando automaticamente la vittoria con qualità e prestigio.
2. Accesso a Nuovi Mercati
Un premio ottenuto in un concorso internazionale può aprire le porte a mercati esteri. Questo è particolarmente vero per settori come quello del vino, dove l’ottenimento di una medaglia in una competizione rinomata può facilitare l’ingresso in paesi stranieri o negoziazioni con nuovi distributori. Inoltre, i concorsi internazionali sono spesso seguiti da buyer e distributori, offrendo un’opportunità diretta per espandere il proprio business.
3. Benchmarking della Qualità
Partecipare a un concorso internazionale consente alle aziende di confrontare i propri prodotti con quelli dei concorrenti. Questo benchmarking della qualità permette all’azienda di valutare il proprio posizionamento nel mercato e di identificare aree di miglioramento. La partecipazione ai concorsi non è solo una sfida per vincere, ma anche un’occasione per imparare e migliorarsi costantemente.
4. Rafforzare la Reputazione
Un premio ottenuto in una competizione internazionale può aumentare notevolmente la reputazione di un’azienda, sia a livello locale che internazionale. Questo può tradursi in una maggiore fidelizzazione dei clienti esistenti e in una maggiore capacità di attrarre nuovi clienti, grazie alla garanzia di qualità fornita dal premio ricevuto.
Svantaggi per le Aziende Partecipanti
Sebbene i concorsi internazionali offrano grandi opportunità, esistono anche degli svantaggi che le aziende devono considerare.
1. Costi
Partecipare a un concorso internazionale non è sempre economico. Oltre ai costi di iscrizione, ci sono spese legate al trasporto dei prodotti, alla promozione e alla logistica generale. Per le piccole e medie imprese, questi costi possono rappresentare un investimento considerevole, e non sempre garantiscono un ritorno immediato.
2. Rischio di Non Ottenere Riconoscimenti
Non tutte le aziende che partecipano a un concorso riescono a ottenere premi o riconoscimenti. In questi casi, il rischio è quello di non vedere un ritorno tangibile sull’investimento, sia in termini economici che di visibilità. Non vincere può anche rappresentare una delusione per l’azienda e influenzare negativamente il morale del team.
3. Necessità di Garantire Qualità Costante
Una volta che un prodotto vince un premio, l’aspettativa dei consumatori riguardo alla sua qualità rimane molto alta. Questo significa che l’azienda deve continuare a mantenere standard elevati, poiché una diminuzione della qualità può avere un impatto negativo sulla reputazione dell’azienda.
Sbocchi Professionali e Opportunità per le Aziende
Partecipare a concorsi internazionali offre alle aziende non solo visibilità, ma anche opportunità di crescita professionale.
1. Collaborazioni con Buyer Internazionali
Molti concorsi sono frequentati da buyer internazionali in cerca di prodotti di alta qualità da distribuire nei loro mercati. Questo può rappresentare un’opportunità per le aziende di stabilire nuove collaborazioni commerciali, espandendo la propria rete di distribuzione e migliorando la propria posizione sul mercato globale.
2. Opportunità di Marketing e Promozione
Ottenere un riconoscimento in un concorso internazionale può essere un forte strumento di marketing. Le aziende possono sfruttare questo successo per promuovere i propri prodotti, utilizzando medaglie, certificati e premi come parte delle loro strategie pubblicitarie. Questo rafforza la credibilità del brand agli occhi dei consumatori e aumenta le vendite.
3. Innovazione e Crescita
Partecipare a concorsi internazionali spinge le aziende a innovare e migliorare costantemente i propri prodotti. Questo impegno verso l’innovazione non solo porta a un miglioramento della qualità, ma può anche favorire la crescita a lungo termine, permettendo alle aziende di rimanere competitive in un mercato in continua evoluzione.
I concorsi internazionali rappresentano una sfida interessante sia per i giurati che per le aziende partecipanti. Per i giurati, offrono opportunità di networking, crescita professionale e riconoscimento. Per le aziende, possono portare benefici significativi in termini di visibilità, accesso a nuoviI concorsi internazionali offrono importanti opportunità di crescita, visibilità e sviluppo professionale per le aziende partecipanti, così come per i giurati. Tuttavia, come in ogni campo, ci sono anche sfide da affrontare. Questo articolo esplora i motivi per partecipare a concorsi internazionali, il ruolo dei giurati, i benefici e i potenziali svantaggi per le aziende, e le opportunità che derivano da tali competizioni.
Cantina Le Albare: Un Viaggio nel Cuore del Soave a scuola
Redazione – Carol Agostini
Vi racconto…
Nel cuore di Soave una piccola ma affascinante zona vitivinicola situata nel Veneto, si trova la Cantina Le Albare. Questa azienda agricola è un simbolo di tradizione, innovazione e passione per il vino, immersa in un territorio ricco di storia e cultura. La cantina, con la sua produzione di vini di alta qualità, rappresenta non solo un’importante realtà economica, ma anche un custode delle tradizioni locali e delle peculiarità del territorio.
Storia e Tradizione
La storia della Cantina Le Albare affonda le radici agli inizi del XX secolo, quando il bisnonno Adamo intuì l’armonia tra la terra e la vite, dando inizio alla coltivazione che sarebbe poi diventata la base dell’attuale azienda. La tradizione è stata portata avanti con dedizione e passione dal nonno Umberto e dal papàGiovanni, che ha modernizzato i metodi produttivi mantenendo sempre il rispetto per i cicli naturali (Le Albare).
Il Territorio
Montecchia di Crosara si trova in una posizione unica, al confine con Verona e all’ultimo tratto dei Monti Lessini. La zona è caratterizzata dalla presenza di un vulcano spento che ha lasciato in eredità basalti neri e suoli ricchi di minerali, conferendo ai vini locali una straordinaria finezza aromatica e un profilo unico. La viticoltura qui è un’attività secolare, con vigneti che si estendono su dolci colline e valli rigogliose attraversate da diversi corsi d’acqua.
Prodotti e Specialità della Cantina
La Cantina Le Albare produce una varietà di vini, tra cui spiccano il Soave Classico DOC “Vigna Vecia” e il Recioto di Soave, vini che rappresentano al meglio la tradizione enologica della zona. Il Soave Classico, ottenuto dai migliori grappoli del vitigno Garganega, è un vino bianco elegante e complesso, mentre il Recioto di Soave, un vino dolce ottenuto da uve appassite, è perfetto per accompagnare dessert o formaggi stagionati (Le Albare).
Tradizioni Culturali e Gastronomiche
La cultura enogastronomica è ricca e variegata. La produzione vitivinicola è al centro della vita locale, con numerosi eventi e feste che celebrano il vino e i prodotti tipici della zona. Tra i piatti tradizionali spiccano il “baccalà alla vicentina”, un piatto a base di stoccafisso cucinato con latte, olio d’oliva e cipolle, e i “bigoli con l’arna”, una pasta lunga simile agli spaghetti, servita con un ragù di anatra.
Ospitalità e Turismo
La Cantina Le Albare offre anche un’accogliente ospitalità attraverso il suo B&B, immerso nella natura delle colline del Soave. Gli ospiti possono soggiornare in un ambiente confortevole e familiare, godendo della bellezza del paesaggio e della possibilità di partecipare a degustazioni e visite guidate della cantina (Le Albare). Questo tipo di turismo esperienziale permette di apprezzare appieno non solo i vini, ma anche la cultura e le tradizioni del territorio.
Il Vino Soave: Storia, Uve e Produzione
Storia del Soave
Il vino Soave ha origini antichissime, risalenti all’epoca romana, quando Plinio il Vecchio ne lodava la qualità. Il nome “Soave” deriva probabilmente dai Suavi, un’antica popolazione germanica stanziata in questa zona. La denominazione ufficiale “Soave” fu riconosciuta nel 1931, mentre il disciplinare di produzione fu introdotto nel 1968, quando ottenne la DOC (Denominazione di Origine Controllata).
Uve
Il Soave viene prodotto principalmente con uve Garganega, che devono costituire almeno il 70% del blend, mentre il restante può includere Trebbiano di Soave, Pinot Bianco e Chardonnay. La zona di produzione è situata nella provincia di Verona, comprendendo i comuni di Soave, Monteforte d’Alpone e altri limitrofi.
Disciplinare di Produzione
Il disciplinare prevede che il Soave DOC sia prodotto con almeno il 70% di Garganega e il restante con Trebbiano di Soave, Chardonnay o Pinot Bianco. Il Soave Superiore DOCG, riconosciuto nel 2001, deve rispettare regole più rigide, con una resa massima di 105 quintali per ettaro e un affinamento minimo di 3 mesi in bottiglia. Il Soave Classico, invece, proviene dalle zone collinari più antiche e vocate.
Caratteristiche Organolettiche
Il Soave presenta un colore giallo paglierino, con un bouquet di fiori bianchi, mandorle e note fruttate di mela e pesca. Al palato, si distingue per la freschezza, la leggera sapidità e l’equilibrio tra acidità e morbidezza, rendendolo un vino versatile e adatto a molti abbinamenti gastronomici, dai piatti di pesce ai risotti.
Il Vino Amarone: Storia, Uve e Produzione
Storia dell’Amarone
L’Amarone della Valpolicella ha una storia affascinante, spesso attribuita a un errore. Fino agli anni ’30 del Novecento, nella Valpolicella si produceva principalmente il Recioto, un vino dolce ottenuto da uve appassite. La leggenda narra che, per un caso fortuito, una botte di Recioto fermentò completamente, trasformando tutti gli zuccheri in alcol e creando un vino secco, robusto e potente. Da qui nacque l’ Amarone, il cui nome significa appunto “amaro grande”. La prima bottiglia commercializzata risale al 1953 e il riconoscimento DOC avvenne nel 1968, seguito dalla DOCG nel 2010.
Uve e Territorio
L’Amarone è prodotto con le uve Corvina (40-70%), Rondinella (20-40%) e, in misura minore, Molinara. Il Corvinone può sostituire la Corvina fino al 50%. La zona di produzione copre la Valpolicella, una regione collinare nella provincia di Verona. Il clima mite, protetto dai Monti Lessini e influenzato dal Lago di Garda, è ideale per la viticoltura.
Disciplinare di Produzione
Il disciplinare dell’Amarone prevede una resa massima di 120 quintali per ettaro. Le uve, raccolte manualmente, vengono fatte appassire per circa 100-120 giorni in fruttai ventilati, aumentando la concentrazione di zuccheri e polifenoli. La fermentazione, lenta e a bassa temperatura, inizia in inverno, seguita da un affinamento di almeno due anni in botti di rovere (fino a quattro anni per le riserve).
Caratteristiche Organolettiche
L’Amarone si presenta di colore rosso rubino intenso, tendente al granato con l’invecchiamento. Il bouquet è complesso, con note di frutta rossa matura, amarena, prugna secca, accompagnate da sentori di spezie, tabacco, cioccolato e cuoio. Al palato è corposo, vellutato, con una struttura tannica equilibrata e un’elevata alcolicità (tra 15-17%). L’Amarone è un vino che migliora con il tempo e può essere conservato per decenni.
Abbinamenti Gastronomici
Soave
Il Soave si abbina perfettamente a piatti di pesce, antipasti leggeri, risotti e carni bianche. La sua freschezza lo rende ideale anche come aperitivo. I piatti tipici della zona includono risotto all’isolana e baccalà alla vicentina.
Amarone
L’Amarone, con la sua struttura e complessità, è ideale con carni rosse, selvaggina, arrosti e formaggi stagionati. Può essere degustato anche da solo come vino da meditazione. Piatti come brasato all’ Amarone e lepre in salmì esaltano le sue caratteristiche uniche.
Esperienza Unica per i Ragazzi della 3S dell’Istituto IPSIA di Asiago
Qualche giorno fa, i ragazzi della 3S dell’Istituto IPSIA – Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera di Asiago hanno vissuto un’esperienza davvero unica. Hanno avuto l’opportunità di esplorare una nuova realtà vinicola, degustare i vini prodotti e utilizzare queste esperienze per creare nuovi cocktail in vista dell’apertura imminente del Bistrò dell’azienda.
La giornata è stata caratterizzata da entusiasmo e creatività da parte degli studenti, che hanno accolto con grande interesse l’iniziativa proposta dalla Cantina Le Albare. L’attività è stata supportata dalla docente di sala, Francesca Crescenzio e dall’esperta Carol Agostini, contribuendo a rendere l’evento ancora più coinvolgente e istruttivo.
Questo viaggio sensoriale, che si è sviluppato attraverso varie iniziative negli ultimi mesi, ha permesso agli studenti di sviluppare competenze in memoria olfattiva e gustativa, analisi del vino e mixology. La classe si è distinta per la sua curiosità e per le abilità nel degustare vini e creare nuovi drink, dimostrando un’eccezionale predisposizione e talento in queste attività.
La combinazione di apprendimento teorico e pratico ha arricchito notevolmente l’esperienza formativa degli studenti, preparando loro per future sfide professionali nel settore enogastronomico e dell’ospitalità.
I cocktail inventati e creati dai ragazzi sono stati assaggiati dal produttore e titolare della cantina, Stefano Posenato. Impressionato dalla loro abilità, il Sig. Posenato ha proposto di accogliere gli studenti in cantina durante la vendemmia e l’appassimento delle uve per la produzione dell’Amarone. Inoltre, ha suggerito di organizzare un contest per la creazione di drink, offrendo un premio agli studenti e creando la prima carta dei cocktail basata sui vini prodotti per il nuovo Bistrò dell’azienda.
L’entusiasmo dei ragazzi era alle stelle; questa rappresenta un’occasione imperdibile per la loro crescita formativa e personale.
La Cantina Le Albare non è solo un produttore di vini di alta qualità, ma anche un custode delle tradizioni e della cultura locale. La dedizione alla terra, la passione per la viticoltura e l’ospitalità fanno di questa cantina un punto di riferimento nel panorama enologico veneto. Visitare Le Albare significa immergersi in un mondo fatto di storia, sapori autentici e un legame profondo con il territorio.
Rappresenta un esempio perfetto di come la tradizione possa convivere con l’innovazione, offrendo prodotti di eccellenza e un’esperienza unica a chiunque voglia scoprire i tesori del Soave.
Sia il Soave che l’ Amarone rappresentano due eccellenze enologiche del Veneto, espressioni di un territorio ricco di storia e tradizione. Il Soave incarna la freschezza e l’eleganza dei vini bianchi italiani, mentre l’ Amarone rappresenta la potenza e la complessità dei grandi rossi. Entrambi i vini riflettono la passione e l’arte dei viticoltori veronesi, rendendoli simboli prestigiosi del patrimonio vitivinicolo italiano.
Per concludere vi lascio con queste frasi celebri e curiosità
La storia dell’Amarone è affascinante anche per i suoi aneddoti. Una delle storie più conosciute riguarda la sua scoperta casuale: si narra che negli anni ’30, nella Cantina Sociale Valpolicella, il capocantina Adelino Lucchese assaggiò del vino da una botte dimenticata di Recioto, scoprendo che era diventato amaro. Da qui il nome “Amarone” (ROSADIVINI), (greenMe).
Un’altra curiosità riguarda il metodo di produzione, che richiede un appassimento controllato delle uve. Questo processo unico contribuisce a sviluppare i caratteristici aromi complessi e la robustezza del vino, (NaturaPerTe), (La Voce del Vin).
Cesena in bolla, trionfo alle bollicine italiane e straniere 2024
Di Carol Agostini
L’evento “Cesena in Bolla, Non solo bollicine”, dedicato alle migliori spumanti Metodo Classico italiani e stranieri, si è svolto con successo il 12 e 13 febbraio presso i padiglioni di Pieve sestina della Cesena Fiera. Rivolto ai professionisti del settore, agli appassionati di vino e ai sommelier, la manifestazione ha offerto l’opportunità di degustare una vasta selezione di spumanti provenienti da 156 cantine e rappresentati da circa 900 etichette.
Le bollicine in mostra includevano pregiati vini provenienti da territori italiani noti per la produzione di spumanti come Franciacorta, Trento Doc, Oltrepò Pavese e Alta Langa, insieme a una varietà di Champagne, Cremant e Cava provenienti dall’estero. Oltre alle spumanti, i visitatori hanno avuto l’occasione di assaggiare grandi vini rossi e bianchi, accompagnati da proposte culinarie di alta qualità.
L’organizzazione dell’evento, curata da Taste Production, ha permesso agli operatori del settore di partecipare gratuitamente previa registrazione online, mentre agli appassionati di vino e ai sommelier è stato richiesto un ingresso a pagamento, con un numero limitato di biglietti disponibili per garantire un’esperienza di degustazione ottimale.
L’evento, nato nel 2014 e inizialmente ospitato al Golf Club di Forlì, ha trovato la sua collocazione definitiva presso la Cesena Fiera a Pieve sestina nel 2022, per garantire una maggiore accessibilità e soddisfare le esigenze del settore dell’Horeca proveniente da diverse regioni del Nord Italia e dalla Riviera romagnola.
La presenza dei produttori di vino durante l’evento ha consentito loro di promuovere i propri prodotti, raccogliere ordini e stabilire nuove relazioni commerciali con gli operatori del settore.
La prossima edizione dell’evento si terrà il prossimo anno, offrendo nuovamente un’esperienza unica nel mondo delle bollicine di alta qualità.
“What should the style of professionalism in foodandwine be like in 2023?
By Carol Agostini
In the captivating universe of foodandwine, the debate on the stylistic approach to professionalism is always alive. The question is posed: should it adapt to the lightness of modern times or maintain an elegant, sober, and tasteful tone? It’s a dilemma reflected in contemporary gastronomic culture, where the evolution of tastes and trends meets tradition and sophistication.
The world of foodandwine is a stage in constant evolution, where chefs, sommeliers, gastronomic critics, and industry experts move skillfully between creativity, knowledge, and precision. Professionalism in this field requires a subtle balance between innovation and respect for roots, between boldness and refinement.
On one hand, there are those who argue that modernity demands a transformation in the style of professionalism in foodandwine. The digital era and the acceleration of the pace of life lead to a growing preference for simplicity, accessibility, and lightness in gastronomic experiences. This approach suggests that even professionalism should adapt to a more informal language, closer to people, less formal, and more inclusive.
On the other hand, there is a firmly rooted opinion that advocates for the beauty and intrinsic value of sobriety and elegance in the world of food and wine. Professionalism is seen as an untouchable pillar, an embodiment of savoir-faire, where respect for history, etiquette, and the refinement of gestures remains essential. This approach argues that maintaining an elegant and tasteful style is what truly distinguishes professionals in this sector and should never be sacrificed on the altar of modern trends.
The main challenge lies in the ability to find a meeting point between these seemingly opposite perspectives. Is it possible to integrate the innovation and freshness of modern times without compromising quality and elegance? The answer might lie in the flexibility and adaptability of industry operators, in the art of balancing the ancient and the new, the sophisticated and the casual, without losing sight of the essence of the food and wine experience.
In the global market, the evolution of professional style in food and wine can significantly influence commercial success. The trend towards more accessible and informal communication can attract a wide range of consumers, increasing the visibility and popularity of a brand or restaurant. However, maintaining a refined and classy approach can ensure the loyalty of a more traditional and sophisticated audience.
A tangible example of this challenge is represented by the increasingly prominent presence of social media in the world of food and wine. Platforms like Instagram and TikTok have revolutionized how gastronomy is presented and consumed. The question is: how can industry professionals adapt their style and professionalism to these new channels without compromising their integrity and quality?
The world of food and wine, with its variety of flavors, aromas, and cultures, reflects the complexity of modern tastes. Professionalism in this field is not just a matter of culinary or oenological competence but also of presentation, communication, and adaptability.
The simplicity and lightness of current times have brought about a sort of democratization in the sector, pushing many to seek more accessible, less formal but equally satisfying culinary experiences. This has influenced not only how dishes and wines are prepared and presented but also the communication surrounding these products. The use of social media and digital platforms has become crucial to reach an increasingly vast and diversified audience. The ability to communicate clearly, engagingly, and authentically has become an essential part of professionalism in the industry.
On the other hand, there is still a solid base of consumers who appreciate and seek elegance, refinement, and good taste in their gastronomic experiences. Professionalism for this audience means preserving tradition, respecting the history behind each dish and wine, maintaining a level of exclusivity and distinction.
The meeting point between these two perspectives could be represented by intentional flexibility. Chefs, sommeliers, and industry experts in foodandwine could adopt a style that embraces both the informal and modern approach as well as elegance and sophistication. This does not mean compromising quality or authenticity but rather adapting to the changing needs of a diversified clientele.
In fact, many prominent figures in the gastronomic world have embraced this idea, trying to combine the best of both worlds. Presenting exquisite dishes in an informal context, creating high-quality wines without being excessively elitist in their promotion are just some of the strategies adopted.
In terms of the market, adapting professional style seems to bring tangible benefits. Brands and restaurants that have embraced this flexibility have been able to reach a wider audience, appealing to both traditional and modern, young consumers. The key seems to be consistency in offering authentic and quality experiences, regardless of the adopted communicative style.
In the foodandwine sector, market trends related to the evolution of style and professionalism have been observed. For instance, studies and market analysis have highlighted an increase in demand from consumers for more accessible, authentic, and less formal gastronomic experiences, in line with the social and cultural changes of modern times.
This change in trend has led many restaurants, chefs, and wine producers to adopt more informal and engaging marketing and communication strategies, often through social media and other digital platforms. The informal approach, the valorization of the story behind each dish or wine, and transparency in the production process have become key elements in capturing the attention of an increasingly diverse and quality-conscious audience.
On the other hand, there is still strong demand for refined, exclusive, and high-class culinary experiences. There are market segments that continue to seek tradition, elegance, and sophistication in their foodandwine experiences.
This duality in the food and wine market has led many industry professionals to seek a balance between these two extremes, adopting flexible approaches that can satisfy a wide range of consumers. Marketing and communication strategies that blend elements of simplicity and lightness with refinement and elegance seem to attract a wider and diversified audience, allowing brands and restaurants to reach a broader and more varied customer base.
Remember that the foodandwine market is extremely dynamic and varied, with many facets and different segments. Successful strategies can vary based on geographical location, target clientele, and the peculiarities of the product or service offered.
Professionalism in the food and wine world is no longer solely defined by a single aesthetic or style but rather by a set of skills, adaptability, and authenticity. Finding a balance between tradition and innovation, between elegance and simplicity, seems to be the key to lasting success in an ever-evolving culinary landscape, without completely abandoning one style in favor of the other but rather blending both to satisfy an increasingly diversified and demanding audience.
Italian gastronomy: A journey through culinary history that conquers the world
Italian gastronomy is a true culinary saga that unfolds between the past and the present, having traversed epochs of triumphs and evolutions that have made it an icon of international cuisine. With a heritage of over 70,000 recipes, Italian cuisine rests its foundations on the quality of raw materials and the essence of regional flavors.
The journey of this culinary tradition underwent an epochal transformation during the twentieth century. While in the 1950s, international tourism counted 25 million visitors worldwide, by 2014, this number exploded, reaching over one billion and one hundred million. Such growth triggered an exponential increase in the turnover of the tourism sector, with exports reaching 1,159 billion dollars (equivalent to 873 billion euros) in 2013.
At a time when the United States was already experiencing mass tourism, Italy presented itself as a country undergoing transformation, with a predominant rural population and a newly initiated industrialization process. Tourism in Italy was then an elitist phenomenon, accessible to only a few privileged individuals.
Italian gastronomy has traversed centuries of evolution, stemming from a French hegemony that extended for over three centuries in Europe. The grand Italian hotels, emerging between the late nineteenth century and the First World War, bore French names like Des Bains, Excelsior, Ritz, Palace, Splendid, Royale, De Russie, D’Angleterre, Hermitage.
During the Renaissance period, Italy not only dominated Europe culturally but also gastronomically. Italian cuisine was at the center of a European rebirth, serving as a bridge between the rich Islamic civilization of the southern Mediterranean and a resurging Europe emerging from Germanic invasions.
Italy’s rise as a protagonist in global tourism manifested in the second half of the twentieth century, partly thanks to the Marshall Plan for the reconstruction of Europe. The country industrialized, became modern while retaining an ancient heart, a rebirth of the Renaissance.
This international success was fueled by the valorization of the territory, excellent raw materials, and the aesthetics of the dishes. Italy, thanks to the Mediterranean climate and the diversity of its productions, boasts an enviable position in the world of food and wine.
Italian cuisine, with its fusion of aristocratic and popular traditions, stands out for its antiquity and its use of excellent raw materials. This unique tradition has been enriched by international influences, transforming tomatoes, corn, potatoes, and other ingredients into Italian culinary symbols.
The peak of Italian cuisine’s success reached its zenith between the mid-1970s and 1980s, marking the decline of French Nouvelle Cuisine. Italian superiority was manifested through the excellence of products, the technical skills of chefs, and the beauty in culinary presentation.
Personalities like Carlo Petrini, the founder of Slow Food, and Oscar Farinetti, with Eatitaly, have contributed to valorizing and promoting Italian gastronomy worldwide, representing an excellent response to the dilemma of how to effectively promote the Italian enogastronomic style.
Italy now positions itself as one of the most coveted enogastronomic destinations in the world, thanks to its ability to engineer its history and tradition, emerging with a combination of ancient flavors and rigorous contemporary techniques.
The future of Italian Style lies in the valorization of the territory, cultural and biological biodiversity, natural agriculture, and respect for the biological cycles of plants and animals. EXPO 2015, held in Milan, was an occasion to compare the Italian approach with the chemical and GMO approaches of other countries, promoting Italianity with rigor, merit, and professionalism.
Italy, with its enogastronomic heritage, continues to represent a winning marketing model, a blend of history and modernity, steeped in passion and tradition, which fascinates and conquers the world with its dishes, wines, and unparalleled culinary culture.”