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  • Ricetta 2022 Quiche Lorraine e Moscato D’Asti DOCG

    Ricetta 2022 Quiche Lorraine e Moscato D’Asti DOCG

    Ricetta 2022 Quiche Lorraine e Moscato D’Asti DOCG

    MURAY Moscato D’Asti DOCG e SANTO STEFANO BIO Moscato D’Asti DOCG della cantina Beppe Marino Vini.

    Di Carol Agostini

    Gli abbinamenti dell’azzardo per giocare di sensi che alla fine ha reso un semplice tagliere composto da quiche lorraine farcita da speck di Asiago, zucchine, gorgonzola piccante, formaggio Asiago semi stagionato, con varie salse di accompagnamento, un momento di sperimentazione.

    La Quiche Lorraine è una torta salata farcita tipica della cucina francese, in particolare della regione Lorena, da cui prende il nome: “Quiche” significa appunto rustico, da qui Quiche Lorraine.

    Ricetta Quiche Lorraine e Moscato D'Asti DOCG
    Ricetta Quiche Lorraine e Moscato D’Asti DOCG eseguita da Carol Agostini

    Sono riuscita a sfatare il mito di abbinamenti classici per uno invece che ha sorpreso tutti, me compresa.
    Il connubio tra dolce e salato con una presenza leggermente piccante e sapida tra trovato armonia, anche se, non perfettamente equilibrato, ma il tutto con una sinergia di sapori e profumi invitanti ed intriganti soprattutto al palato.

    Uva del MURAY Moscato D'Asti DOCG e SANTO STEFANO BIO Moscato D'Asti DOCG della cantina Beppe Marino Vini.
    Uva del MURAY Moscato D’Asti DOCG e SANTO STEFANO BIO Moscato D’Asti DOCG della cantina Beppe Marino Vini.

     

    Muray, dal Piemontese “Gelsi” (Mu) “Rari” (Ray) di Beppe Marino Vini

    Muray, dal Piemontese “Gelsi” (Mu) “Rari” (Ray) di Beppe Marino Vini

    Muray, dal Piemontese “Gelsi” (Mu) “Rari” (Ray) se leggete nel loro sito troverete che nella tradizione vecchia ed antica della zona i terreni erano invasi da piante di gelsi, invece la famiglia Marino decise di impiantare piante di Moscato perchè si accorse che la resa dava un prodotto estremamente interessante e di soddisfacente qualità.

    Il vino che porta questo nome al naso è fruttato, da albicocca alla pesca, note di arancia gialla, fiori fianchi e gialli, miele di acacia, note di vaniglia che si mescolano con profumi dolci di caramello e papaya, litchi, tiglio e malva.

    In bocca è fresco, piacevolmente dolce e non stucchevole, l’ingresso è prorompente con aromi di frutta e fiori, di leggera speziatura dolce in chiusura, miele e nocciole.

    Santo Stefano Bio Moscato D'Asti DOCG
    Muray, dal Piemontese “Gelsi” (Mu) “Rari” (Ray) di Beppe Marino Vini

    Santo Stefano Bio, il nome del vino ricollega il nome del paese dove risiede la famiglia e la cantina, vicino il torrente Belbo che fu anche luogo natio dallo scrittore italiano del Novecento Cesare Pavese: “ La vita non è ricerca di esperienze, ma di se stessi. Scoperto il proprio strato fondamentale ci si accorge che esso combacia col proprio destino e si trova la pace”.(Il mestiere di vivere)

    Al naso questo Moscato è intenso, diretto con note di frutta a pasta gialla e bianca da albicocca e pesca, litchi, miele, mughetto e biancospino, glicine bianco, pera.

    In bocca la sensazione di dolce è sorretta dall’acidità che rende tutto armonico, in equilibrio senza essere stucchevole e troppo dolce, anzi buona componente quasi salmastra, gessosa alternata ai sentori primari dell’uva di Moscato, con bolla fine ed elegante.

    Conclusioni degustative
    Territorio e vigne della Cantina Beppe Marino Vini
    Territorio e vigne della Cantina Beppe Marino Vini

    Due vini rappresentativi di un territorio fatto di correnti d’aria fresca, pendii collinari dolci, con stradine che si introducono all’orizzonte in appezzamenti di vigne bacati dal sole.

    Luogo di racconti, di tradizione e di fantasia che racchiudono poesia e ottimi vini.

    Ricetta Quiche Lorraine

    Ingredienti per 8 persone
    • 500 g di zucchine fresche
    • 100 g di Speck affettato sottile
    • 150g di gorgonzola cremoso piccante
    • 3 cucchiai di olio EVO
    • sale quanto basta a piacere
    • pepe nero e pepe rosa macinato al momento
    • 1 uovo intero
    • 200 ml di latte intero
    • 250 g di pasta sfoglia
    • 30 g di Grana Padano grattugiato
    Esecuzione:
    1. Lavare le zucchine, eliminare le estremità e tagliarle a julienne (piccole striscioline tipo fiammifero sottili).
    2. Tagliare lo speck a striscioline larghe mezzo centimetro e lunghe 4-5 centimetri al massimo, acquistate un affettato morbido e non troppo stagionato.
    3. Mettere l’olio in una padella, farlo scaldare quindi unire le zucchine, un pizzico di sale e farle saltare per 4 minuti a fiamma vivace.
    4. Unire lo speck, una generosa macinata di pepe e proseguire la cottura, mescolando, per un paio di minuti.
    5. Spegnere il fuoco, coprire e tenere da parte.
    6. Rompere l’uovo in una ciotola e sbattere bene. Deve risultare fluido e perdere viscosità.
    7. Unire il latte a filo, mescolare, unire un pizzico di sale e pepe macinato al momento.
    8. Foderare una teglia di 26 cm di diametro con carta da forno e mettervi la pasta sfoglia.
    9. Bucherellare il fondo con i denti di una forchetta, è essenziale farlo per una cottura ottimale.
    10. Cospargere sul fondo le zucchine, il gorgonzola ridotto a cubetti, quindi versare la crema coprendo uniformemente il ripieno.
    11. Cospargere il tutto con il Parmigiano grattugiato.
    12. Ripiegare i bordi della pasta sfoglia verso l’interno, arricciandoli leggermente.
    13. Infornare per 25-30 minuti a 180° C, prolungando di poco la cottura se l’aspetto non dovesse risultare ben dorato, i tempi di cottura possono variare a seconda della potenza del vostro forno.
    Ricetta 2022 Quiche Lorraine e Moscato D'Asti DOCG
    Ricetta 2022 Quiche Lorraine e Moscato D’Asti DOCG eseguita da Carol Agostini
    Conclusioni degustative

    Due vini rappresentativi di un territorio fatto di correnti d’aria fresca, pendii collinari dolci, con stradine che si introducono all’orizzonte in appezzamenti di vigne bacati dal sole.

    Luogo di racconti, di tradizione e di fantasia che racchiudono poesia e ottimi vini.

    Un ottimo abbinamento con la nostra ricetta golosa, da presentare anche come pasto unico in occasione di amici ospiti.

    Di Carol Agostini


    Sito Cantina: https://www.beppemarino.it/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • La Cecina di León…non chiamatela Bresaola nel 2022

    La Cecina di León…non chiamatela Bresaola nel 2022

    La Cecina di León…non chiamatela Bresaola nel 2022

    Di Gaetano Cataldo

    Pare fosse conosciuto ben prima che Lucio Giunio Moderato Columella ne descrivesse il procedimento di produzione nel suo De Re Rustica: è la Cecina di León, salume bovino d’eccellenza originario della regione di Castiglia e León, il cui etimo deriva dal latino siccus ossia secco, essiccato.

    La cecina di León (pronunciato sesìna) è una varietà di conserva animale che si elabora nella provincia di León (Spagna🇪🇸)con carne bovina. È catalogata dal 1994 come Indicazione Geografica Protetta. La Cecina de León" puó definirsi come carne bovina seccata e affumicata proveniente dalla parte posteriore dell'animale. La cecina presenta esteriormente un colore tostato-abbrustolito, leggermente scuro, dovuto al processo della elaborazione.
    La cecina di León (pronunciato sesìna) è una varietà di conserva animale che si elabora nella provincia di León (Spagna🇪🇸)con carne bovina. È catalogata dal 1994 come Indicazione Geografica Protetta.
    La Cecina de León” puó definirsi come carne bovina seccata e affumicata proveniente dalla parte posteriore dell’animale. La cecina presenta esteriormente un colore tostato-abbrustolito, leggermente scuro, dovuto al processo della elaborazione, la trovate da Facciolati 93.

    Storia del prodotto

    La Cecina di León...non chiamatela Bresaola nel 2022
    La Cecina di León…non chiamatela Bresaola nel 2022

    Per quanto si reputi che la prelibata Cecina abbia origini risalenti persino al I secolo a.C il suo consumo ha avuto maggior diffusione a partire dal XVI secolo, divenuta popolare a quei tempi grazie ai contadini che la producevano e la raccomandavano ai locandieri dell’epoca; il famoso agronomo spagnolo Gabriel Alonso de Herrera riporterà, nel suo Trattato di Agricoltura Generale del 1513, un capitolo a sé sulla cecina e le tecniche di salagione delle carni, mentre sono a cavallo tra il 1835 ed il 1839 le testimonianze riportate nella raccolta Tierra de León di Patrocinio Garca Gutiérrez in cui si evince che il consumo di cecina in un lustro fosse di ben 4800 arrobas, ossia 528 quintali.

    In seguito Enrique Gil y Carrasco, scrittore romantico, dedicherà ampio spazio, nel suo “Il Pastore Transumante” del 1843, alla vita dei “figli della montagna” ed alle commoventi separazioni coi familiari per condurre le greggi lungo i tratturi, portando con loro fiambreras, ossia recipienti da viaggio tipici per conservare le provviste, colmi di cecina e prosciutto. Oggigiorno si stima che il 95% della cecina consumata in Spagna e nei paesi della Comunità Europea venga prodotta ed affinata nella sola León.

    Divenuta un’indicazione geografica protetta nel 1994, la produzione di cecina è consentita nel solo comprensorio di León, Zamora e paesi limitrofi, tutti comunque facenti parte della provincia di León che, grazie al fattore pedoclimatico e ad un’altitudine media attorno agli 800 metri sul livello del mare, offre le condizioni ideali: infatti col suo clima asciutto e ben ventilato l’area di produzione ben si presta alla stagionatura della cecina, conferendo quella sua caratteristica delicatezza.

    Classificazione, taglio, produzione

    Generalmente la cecina viene classificata a seconda del taglio carneo, pertanto avremo a partire dal maggior peso la cecina de contra, taglio di petto o sotto fesa, la cecina de tapa, ossia del muscolo o fesa, la cecina de babilla, corrispondente alla parte posteriore della coscia o noce e la cecina de cadera, ossia dell’anca o scamone.

    La salagione dei pezzi di carne
    Cos’è la salagione della carne? salare i vari tagli di carne

    I tagli carnei provengono esclusivamente da mattatoi autorizzati ed il processo produttivo prevede le seguenti fasi: la rifilatura, la salagione a base di sale grosso marino, il lavaggio, il riposo, l’affumicatura della durata di 12-16 giorni, impiegando legna di quercia, rovere o leccio, ed infine l’asciugatura in camere naturali con il tradizionale metodo di regolazione di apertura e chiusura delle finestre.

    La Cecina di León...non chiamatela Bresaola
    La Cecina di León…non chiamatela Bresaola

    Tale filiera di produzione, a partire dalla salagione, avrà una durata non inferiore ai sette mesi, al termine dei quali viene assegnata l’etichetta certificativa numerata a patto che l’organismo di disciplina (Consejo Regulador) abbia riscontrato qualità e rispondenza durante l’esame organolettico, garantendo quindi la tracciabilità a seconda che il prodotto sia intero, oppure avvolto o imbustato, porzionato o confezionato affettato e sottovuoto.

     

     

    Esame organolettico

    Dall’esame visivo si evince che la colorazione esterna della cecina assume toni di marrone scuro, mentre al taglio l’aspetto assume un colore variabile tra la polpa di ciliegia matura ed il granato a seconda della stagionatura, i quali tendono ad accentuarsi verso i bordi; inoltre è possibile vedere quanto al taglio sia visibile una raffinata marezzatura.

    I profumi rievocano note tostate e di affumicato senza prevaricazione, profumi che aggiungono alla delicatezza durante l’assaggio un aroma inconfondibile; un lieve accenno sapido e di grassezza, che piuttosto che patinare il palato conferiscono nell’insieme una piacevole succulenza, completano il quadro armonico grazie ad una fibra tenera ed una gradevole persistenza.

    Evocazione e tradizione

    La cecina è un prodotto di grande evocazione storica e davvero tradizionale che si abbina perfettamente al Pinot Grigio, allo Chardonnay ed ai più satinati Franciacorta ma che si sposa benissimo anche con vini più territoriali come un Verdejo della denominazione Rueda un rosato a base di uve Prieto Picudo.

    Di Gaetano Cataldo


    Dove acquistare online: https://jamonjamonds.com/prodotto/cecina-de-leon-i-g-p-1-kg-circa/

    https://www.kuccagnamarket.it/it/cecina-de-leon/806-cecina-de-leon.html

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

    https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Soffocone di Vincigliata IGT Toscana 2017 di Bibi Graetz

    Soffocone di Vincigliata IGT Toscana 2017 di Bibi Graetz

    Soffocone di Vincigliata IGT Toscana 2017 di Bibi Graetz

    Di Gaetano Cataldo

     

    Potremmo stupirvi con effetti speciali principiando questo pezzo col raccontarvi dello scontatissimo doppio senso che si cela dietro al termine ambubaia, di origine persiana e poi rientrato nella lingua latina, sino ad analizzare il perché della trasmutazione delle orecchie di Monica Samille Lewinsky in maniglie dell’amore da parte di Bill Clinton, un simpatico jazzista dal sax facile, pervenendo comunque alla conclusione che in entrambi i casi trattasi, musicalmente e non, di blowjob per certi versi…

    …ma a costo di dover sopportare la vista di qualcuno di voi allibito e a bocca aperta alla stregua di quei romani quando videro certi affreschi ateniesi raffigurare la fellatio, restando come degli allocchi nello scoprire che pure quello si poteva fare, giuro che lo faremo e senza dover arrivare fino alla Casa Bianca o passare necessariamente per neologismi volgarucci come sala orale e via dicendo: verremo al dunque restando nella mediterraneità più colta, genuina e disinvolta possibile.

    “give and take style”

    Insomma, non occorre mica arrivare ai giorni nostri e riesumare certi scandali di ruolo uso “give and take style” per affermare che il sesso orale, se fatto a dovere, farebbe resuscitare anche i morti… dubbi, incertezze? Nella mitologia egizia la dea Iside rianimò lo sposo Osiride con tutta la dovizia amorosa proprio grazie alla padronanza di quest’arte.

    A parte la meticolosa descrizione nel Kāma Sūtra di antologica saggezza orientale, la pratica del sesso orale era ben nota nell’Antica Persia, in Egitto ed in Grecia, ce lo dicono numerose testimonianze in forma d’arte pittorica di gusto erotico e ritrovamenti di kylix a figure rosse provenienti dall’Attica risalente al 520 a.C.

    Grazie a quanto raffigurato all’interno delle necropoli etrusche si apprende quanto questo popolo apprezzasse certe pratiche e fosse promotore della libertà sessuale maschile, femminile ed omosessuale, deplorando la pratica del “vizio greco” e quindi il coinvolgimento dei fanciulli.

    Senza dilungarci troppo nel tema è chiaro che persino gli antichi romani non fossero avulsi dal ricercare piacere nella pratica del sesso orale, anzi si spesero molto nel marcare la differenza delle varie modalità di impiego nei termini fellatio, penilingus e irrumatio, e gli affreschi nei lupanari di Pompei e di Ercolano, assieme alla letteratura latina, ne sono la dimostrazione.

    Cantina di Bibi Graetz Fiesole (FI)
    Cantina di Bibi Graetz Fiesole (FI)

    In tutto ciò il vino, oggetto del desiderio e fonte di piacere allo stesso tempo, diventava elemento di fusione tra la gioia di banchettare e quella dell’amoreggiare se non addirittura l’innesco delle pulsioni che esplodevano in orge collettive tra cibi raffinati e corpi sinuosi.

    Bibi Graetz, la sua vigna, la sua uva, il soffocone

    D’altronde oggi come allora se ne sono visti entrare di calici nelle camere da letto per allietare le pause tra un amplesso e l’altro e per rendere più giocoso il sesso tra amanti ed altrettanto giocosamente Bibi Graetz avrà voluto sottolineare tutto ciò chiamando una sua bottiglia Soffocone di Vincigliata, trovata goliardica che magari vorrebbe suggerire, strizzando l’occhio al bevitore, “quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia chi vuol esser lieto sia del doman non v’è certezza”.

    Bibi Graetz nella sua nuova vigna
    Bibi Graetz nella sua nuova vigna

    Descrizione organolettica

    Soffocone di Vincigliata IGT Toscana 2017 di Bibi Graetz
    Soffocone di Vincigliata IGT Toscana 2017 di Bibi Graetz

    Questa bottiglia è l’unica a riportare il nome del vigneto, Vincigliata appunto, e da cui si può godere di una vista panoramica davvero invidiabile sulla città di Firenze, circondati da boschi. Le uve provenienti dalla località di Fiesole, dove il vigneto di Vincigliata è stato impiantato, vengono raccolte da viti di quarant’anni che immergono le radici su terreni collinari, prevalentemente argillosi e ricchi di galestro, allevate a guyot e con esposizione a Sud-Ovest.

    Il blend di Sangiovese al 90%, di Canaiolo al 7% e di Colorino al 3% vede una fermentazione alcolica, innescata da lieviti indigeni, in vasche di acciaio per almeno dieci giorni e con follature svolte manualmente, per poi affinare in botti di rovere da 30 ettolitri per 15 mesi prima di essere imbottigliato.

    L'uva sana e di qualità di Bibi Graetz
    L’uva sana e di qualità di Bibi Graetz

    L’annata siccitosa nella regione e le poche piogge verificatesi in primavera hanno comportato una riduzione delle rese ma hanno conferito alle uve un’ottima concentrazione tanto che il Soffocone di Vincigliata IGT Toscana 2017 ad oggi presenta queste caratteristiche:

    rosso rubino di limpidissima eleganza con tendenza al granato e di buona consistenza all’esame visivo, note di rosa appassita, grande impatto di frutta quale lampone ed amarena, a cui fa seguito un sentore di scorza d’arancia candita, dunque cacao amaro, lieve nota piperita e cinerea all’esame olfattivo; al palato il sorso arriva tondo e sapido, con in mezzo una trama tannica ben calibrata e per niente irruenta, a cui fa seguito la piacevole freschezza a dare agilità di beva ad un vino comunque corposo.

    Abbinamento

    Abbinatelo mescolando almeno due distinti piaceri per volta mentre ascoltate mon manège à moi di Edith Piaf.

    Di Gaetano Cataldo


    Sito Cantina: https://www.bibigraetz.com/

    Partner: https://carol-agostini.tumblr.com/

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  • Volterra, 3000 anni di storia, cultura e… vino

    Volterra, 3000 anni di storia, cultura e… vino

    Volterra, 3000 anni di storia, cultura e… vino

    Di Michele Nasoni

    “Cambiamenti climatici” o “cambiamenti di mentalità”? Di sicuro entrambi anche se, in effetti, a Velatri il vino lo facevano già gli Etruschi qualche migliaio di anni fa. E poi cosa è successo?

    Volterra, 3000 anni di storia, cultura e… vino
    Volterra, 3000 anni di storia, cultura e… vino

    Volterra è famosa per il museo etrusco Guarnacci, per il teatro romano e a brevissimo anche per l’anfiteatro romano, appena scoperto. L’alabastro volterrano è da sempre ambito, pregiato e riconosciuto in tutto il mondo.

    L’antica piazza medioevale, con il palazzo comunale e tutti gli altri palazzi adornati dalla cinta muraria, è simbolo di una ricchezza e di un passato glorioso che osò sfidare i Medici e che tutt’ora attira turisti da ogni dove.

    Gruppi di millennial invece girano per i vicoli del centro cercando e mirando scorci visti nei film della saga “Twilight” in cerca del selfie da milioni di “likes”.
    E il vino?

    Nelle campagne circostanti ogni podere aveva i suoi filari di viti e produceva il suo vino, da condividere in mezzadria con il padrone e da mettere sulla propria tavola, perché non si può mangiare bene se non si è bevuto bene!

    Certo era un vino “schietto e sincero”un pò di storia…

    da tavola, gli eno-giornalisti bravi, lo etichetterebbero con un “gastronomico”, nei filari non c’erano vitigni prestabiliti, riconosciuti e riconoscibili, la maggioranza era sicuramente Sangiovese, ma il resto era uva, qualsiasi, sia a bacca bianca che rossa, buona da spremere per fare quantità.

    Dal dopoguerra in poi, con lo spopolarsi delle campagne c’è stato un progressivo abbandono dei terreni e delle vigne, che solo negli ultimi 20/30 anni circa, con il fenomeno dell’agriturismo, ha cominciato a riprender vita e forma, apportando nuova linfa vitale.

    Sono nate cinque cantine, riunite nell’Associazione Vignaioli Volterra, ognuna con la sua personalità ed ognuna espressione del territorio così frastagliato ed eterogeneo. Si passa dalla fine sabbia con ciottoli e fossili alla impenetrabile argilla blu con blocchi di alabastro e vene di salgemma.

    Pur essendo nel cuore della Toscana, con a ovest Bolgheri e i suoi internazionali, a est confina con la Vernaccia di San Gimignano e tutt’intorno accerchiata dalle invincibili DOCG “sangiovesiste”, a Volterra, ogni realtà enologica ha la propria identità, fuori da ogni disciplinare.

    L’unico aggettivo condivisibile e comune per i vini prodotti a Volterra è “anticonformista” che rispecchia in pieno l’animo etrusco plasmato nei secoli, forgiato dal “sacco fiorentino” e arroccato da ben due cinte murarie.
    Non vedrai mai un volterrano in ginocchio, caso mai lo vedrai in piedi con le gambe piegate.

    Le cantine dell’Associazione Vignaioli Volterra sono:

    Podere Marcampo Volterra
    Podere Marcampo

    Podere Marcampo:

    Giusto alle Balze Merlot 100%, Severus Sangiovese 100%, Marcampo 50% merlot 50% Sangiovese, Genuino 80% sangiovese 20% Merlot, Terra Blu 100% Vermentino, Crete Rosa 100% pugnitello

     

     

    Terre dei Pepi
    Terre dei Pepi

    Terre de Pepi:

    Permeglio 100% Sangiovese, Rogaio 50% Sangiovese, 30% Montepulciano, 20% ciliegiolo, Biancà 100% Vermentino

     

     

     

    Rifugio dei Sogni
    Rifugio dei Sogni

    Rifugio dei Sogni:

    Divo Vermentino 100%, Incanto Cabernet Sauvignon 100%, Armonia Sangiovese, Montepulciano, Foglia Tonda, Goccia Volterrana Sangiovese, Cabernet, canaiolo, Alter Ego Chardonnay 100%, Anima Cabernet Sauvignon 100%, Diesis Merlot 100%, Intensivo Sangiovese 100%, Allegria (metodo classico) Chardonnay 100%, Metodo classico 100% Raboso dal peduncolo rosso

     

    Podere il Mulinaccio
    Podere il Mulinaccio

    Podere il Mulinaccio:

    08.07.06 Vermentino 100%, Cosimino Sangiovese 100%, Nero di Cosimo 95% Sangiovese, 5% Colorino

     

     

     

    Monterosola
    Monterosola

    Monterosola:

    Mastio 100% Sangiovese, Crescendo 100% Sangiovese, Corpo Notte Sangiovese 70%, Cabernet Sauvignon 30%, Canto della Civetta Merlot 100%, Indomito Syrah 75%, Cabernet Sauvignon 25%, Per Terras Cabernet Franc 100%, Cassero Vermentino 100%, Primo Passo Grechetto, Manzoni bianco, Viognier, Per Mare viognier 100%

     

    Di Michele Nasoni

    Michele Nasoni
    Michele Nasoni sommelier, autore del libro Wineblogger Wine Not? fondatore del blog sommelier naso dvino

    Sito Cantine:

    http://www.poderemarcampo.com/

    https://www.vino-bio.com/terre-de-pepi/

    http://www.ilrifugiodeisogni.com/index.php/it/

    http://www.poderemulinaccio.com/it/

    https://www.monterosola.com/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

     

     

  • La Route du Champagne en Fête 2022

    La Route du Champagne en Fête 2022

    La Route du Champagne en Fête 2022

    Di Elsa Leandri

     

    Si è concluso il week end che ha visto protagonista in Côte des Bar le bollicine per eccellenza: lo Champagne. Questo evento è nato dal 1995 e se prima era per solo pochi intimi ora richiama persone da tutta Europa e non solo.

    Calici di bollicine francesi
    Calici di bollicine francesi

    L’organizzazione egregiamente curata da Cap’c, un’associazione di volontari che hanno a cura la valorizzazione dello Champagne, si è rilevata essere anche quest’anno all’altezza nell’abbellire i vari paesi, nel dirigere il traffico, nel rispondere ad ogni richiesta sempre con il sorriso sulle labbra e nel proporre 15 cantine da visitare.

    Inutile dire che molti aspettavano questa Route du Champagne en Fête a braccia aperte visto che per due anni è stata sospesa per evidenti motivi di pandemia. In questo weekend il dipartimento dell’Aube e in particolare i villaggi che costituiscono la Côte des Bar vengono invasi da turisti appassionati, fidelizzati o goderecci..il cui obiettivo è, detto alla francese, “Faire la fête”!

    Elsa davanti ad una pilla di bottiglie di bollicine francesi
    Elsa davanti ad una pilla di bottiglie di bollicine francesi

    Questo evento viene organizzato tradizionalmente o l’ultimo weekend di luglio o il primo di agosto e i paesi che vengono toccati variano di anno in anno: quest’anno i riflettori erano sulla Rive Gauche dell’Aube.

    Ma come funziona?

    Per parteciparvi è molto semplice basta comprare il pass ( che è valido per entrambi i giorni) il cui prezzo attualmente è di 30 euro. Vi verrà fornito un passaporto con all’interno la lista delle cantine che partecipano ( di solito sono 15), una flûte, un portabicchiere, una bottiglia d’acqua e un alcol test.

    Se non avete voglia di mettere a rischio la vostra patente sono organizzate delle navette che fanno la spola tra i vari villaggi oppure potete provare ad avventurarvi in bicicletta, ma ricordatevi che qui le salite, anche se non sembra, ci sono!

    La Route du Champagne en Fête 2022 addobbi sulla strada
    La Route du Champagne en Fête 2022 addobbi sulla strada

    Una volta comprato il vostro pass potete andare nelle varie cantine riportate sul passeport e avrete il diritto di degustare uno Champagne selezionato dalla cantina specificamente per questa festa, non è vietato se avete voglia deliziarvi con degustazioni di altre bottiglie ma sappiate che saranno a pagamento.

    I villaggi e le cantine partecipanti a questa manifestazione sono
    6 i paesi e 15 le cantine:

     

    Argancon scritta tra le vigne
    Argancon scritta tra le vigne

    Argançon con lo Champagne Farfelan
    Baroville con Champagne De Barfontarc, Champagne Etienne Fourrier e Champagne Philippe Fourrier
    Urville con Champagne Philippe Devitry, Champagne Drappier, Champagne Daniel Perrin e le point Collectif d’Urville, una cooperativa che ha presentato una propria cuvée data dal lavoro dei quattro produttori di Champagne Guy Devitry, Hubert Favier, Collot-Beauvalet et Labbé.
    Bligny con Champagne Moutaux
    Champignol-lez-Mondeville con Champagne Dumont
    Meurville con Champagne Jérôme Cothias, Champagne Benoit Gaullet, Champagne Gaston Cheq, Champagne Christian Etienne e Champagne Laurent Etienne.

    La nostra Route du Champagne en Fête

    Ora che avete avuto tutte le notizie del caso vi raccontiamo com’è stata la nostra Route. Abbiamo deciso di partire da Argançon e poi toccare Meurville, Bligny e Champignol-lez-Mondeville, così da lasciarci per il giorno successivo Baroville, dove alloggiamo, e Urville e da suddividere al meglio i 15 assaggi.

     Addobbi a Meurville
    Addobbi a Meurville

    Il villaggio del primo giorno dove ci siamo più divertiti è stata Meurville, in cui la partecipazione di molte cantine garantisce proprio un profumo di festa mentre si cammina, passando da una musica all’altra, da un genere rock ad uno più pop, in modo che tutti i partecipanti siano soddisfatti dell’avvenimento.

    Non sono mancati anche vari banchetti sia di scambi di capsule, ma anche di produzione di prodotti locali e artigianali.

    I nostri primi tre assaggi in classifica sono stati:

    • Champagne Moutaux con il suo Cuvée Réserve Prestige (77% Pinot Noir, 21% Chardonnay e 2% Meunier) che nonostante un dosaggio abbastanza alto (10,4g/L ) è risultato molto piacevole e con una bolla ben integrata.
    • Champagne Benoit Gaullet con la Cuvée Brut (80% Pinot Noir e 20% Chardonnay) con un bel mix tra i due vitigni così da equilibrare molto la beva.
    • Champagne Dumont (80% Pinot Noir e 20% Chardonnay) con un dosaggio basso (4g/L) tale da rispondere maggiormente ai palati più nature.

    Il secondo giorno invece degustazione nel villaggi di Urville e Baroville.

    La Route du Champagne en Fête 2022 Elsa Leandri a Baroville

    Molto ben organizzata la visita da Drappier che prevedeva un percorso all’interno delle cantine sotteranee e dove si è potuto vedere le bottiglie sur lattes di cui alcune datate del 1945.

    La peculiarità di Drappier è che tutte le bottiglie fino alla Malchidezec effettuano presa di spuma, remuage e sboccatura direttamente nella bottiglia finale.

    Qui abbiamo ceduto alla tentazione e abbiamo degustato altri due calici di l’Exception 2017 e Charles de Gaulle 2015.

    Avendo passato la mattina a Urville il pomeriggio ci siamo invece diretti a Baroville e qui tutto il villaggio era veramente in festa visto che le tre cantine sono l’una accanto all’altra. Se la cantina di Philippe Fourrier l’avevamo già visitata l’anno scorso, quest’anno vorremmo sicuramente approfondire la conoscenza della cooperativa De Barfontarc.

    I nostri primi tre assaggi in classifica sono stati:

    Route du champagne Maison Drappier
    Maison Drappier

    • Champagne Drappier con il suo Brut Nature (100% Pinot Noir) un must, nulla da aggiungere
    • Champagne De Barfontarc con il suo Cuvée tradition brut (80% Pinot Noir e 20% Chardonnay) quando si dice che la base è il biglietto da visita di una cantina
    • Champagne Philippe Fourrier con la sua Cuvée Réserve (60% Pinot Noir e 40% Chardonnay) che si è confermato.

    Appuntamento

    A questo punto non mi rimane che darvi appuntamento all’anno prossimo all’ultimo week end di luglio a Celles Sur Ource!

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito manifestazione: https://www.aube-champagne.com/it/poi/la-route-du-champagne-en-fete-a-meurville/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

     

     

  • Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Di Elsa Leandri

    Slow Wine Fair Elsa Leandri 2022
    Slow Wine Fair Elsa Leandri 2022

    La Chiocciola di Slow Wine continua inesorabilmente la sua lenta camminata lontana dalla vita frenetica con la sua casa, sicura di trovare la sua patria ovunque vada. Tutte quelle case che ha trovato, o quanto meno 542, le ha portate qui a Bologna dando voce al nuovo progetto Slow Wine Coalition, che riunisce su rete mondiale tutti i protagonisti della filiera il cui scopo è quello di mettere in atto una rivoluzione del vino verso la sostenibilità, la tutela ambientale e la crescita sociale e culturale delle campagne.

    Federico Staderini e Elsa Leandri Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Federico Staderini e Elsa Leandri Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Ben 19 i paesi del mondo coinvolti, europei e sud americani, che sono stati rappresentati dai loro produttori con i loro vini. Ottima la suddivisione degli spazi e molto interessanti le Masterclass a cui però non abbiamo avuto modo di partecipare scegliendo di dedicarci interamente ai banchi d’assaggio.

    È stato un modo per ritrovare vecchi amici e conoscerne di nuovi, tutti con la loro storia da raccontare. Tutti, o quasi tutti, con il sorriso e vogliosi di riprendere il contatto con il “loro” pubblico.

    Andiamo a conoscere più da vicino alcune di quelle realtà che ci hanno colpito.

    Rado Kocjančič

    Bottiglie Rado Kocjancic di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Bottiglie Rado Kocjancic di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Siamo nella località Dolina, a San Dorligo della Valle, praticamente sul confine con la Slovenia. Là dove la bora spira e l’influenza del mare dà il suo contributo Rado ha deciso di investirsi nella gestione della propria azienda condotta in regime biologico che conta 5 ettari di vigneto e 3 ettari di uliveto. I nostri favoriti tra i vini in degustazione:

    Vitovska 2020 ( macerazione sulle bucce di 2 giorni e bâtonnage fino a primavera)

    Brežanka 2017 (Nasce da una vigna centenaria ed è l’assemblaggio di più vitigni Malvasia Istriana, Vitovska e Glera principalmente a cui concorrono altri 12 vitigni, di cui due non sono stati ancora mappati fino a oggi)

    Štemberger

    Bottiglia Stemberger Robinia di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Bottiglia Stemberger Robinia di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Attraversiamo il confine e ci troviamo in Slovenia. Ci troviamo nel Craso, tra i 280 e i 360 m s.l.m in cui le brezze marine e i venti delle Alpi cadenzano le giornate. L’azienda a conduzione familiare vede come protagonista Sebastijan, in cantina e in vigna, e Loredana, sua moglie, che si occupa maggiormente della parte commerciale.

    All’apertura del Pet-Nat (in cui il liquido ha incominciato a fuoriuscire senza fermarsi) non sono mancate risate che ben si adattano a questa tipologia di vino: vengono impiegati in questa vinificazione i grappoli grandi che vengono raccolti inizialmente per evitare di buttarli di Vitovska e Malvasia Istriana.

    Stemberger
    Stemberger

    Altro assaggio degno di nota è stato Robinia (Ribolla 40%, Welshriesling 40%, Malvasia Istriana 20%) che in seguito a macerazione sulle uve per 7 giorni va incontro a una sosta in legno di 36 mesi. Già il colore nel calice è da capogiro!

    Champagne Lombard

    Bottiglia di Champagne Lombard di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Bottiglia di Champagne Lombard di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Non potevamo non deliziare il nostro palato con uno Champagne (o meglio con una serie) ed eccoci da Champagne Lombard, il cui attuale proprietario è Thierry Lombard, ha i suoi vigneti che si estendono per 5,5 ettari, certificati bio a fine anno 2022. Due le linee proposte: la prima che ha lo scopo di valorizzare e di far parlare il “Terroir” e l’altra “Signature” che è firmata dall’enologo della Maison giocando su assemblaggi di varie zone oltre che di vitigni.

    In tutte le bottiglie l’etichetta si apre e mette in evidenza le zone da cui sono provenienti le uve con tutte le caratteristiche dei processi di vinificazione.

    Justine di Champagne Lombard
    Justine di Champagne Lombard con Elsa leandri

    Terroir:

    • Mesnil sur oger 100% Chardonnay 2015 (dégorgement 2021) Brut Nature la cui

    caratteristica è la mineralità

    • Cramant 100% Chardonnay Brut Nature Mineralità legata ad ampiezza in bocca.

    Signature:

    • Brut Nature Grand Cru ( 50% Chardonnay da Mesnil sur Oger, Avize, Cramant e

    Chouilly 50% Pinot Noir da Ambonnay e Verzenay) 25% dei vini effettuano

    passaggio in legno.

    • Extra Brut Premier Cru Blanc de Noirs 100% Pinot Noir Extra Brut (4 g/L) 40% dei vini effettuano passaggio in legno

    • Extra Brut Premier Cru (40% Chardonnay 30% Pinot Noir 30% Meunier)

    Etichetta interna Champagne Lombard
    Etichetta interna Champagne Mesnil sur oger Lombard con racconti di storia, produzione e mappa

    Cantina Paltrinieri

    Alberto Paltrinieri e Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Alberto Paltrinieri e Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Non c’è fiera senza il sorriso di Alberto. E quando lo vedi che raggiunge quasi di corsa il suo stand, fa capire subito il suo temperamento anche a chi non lo conosce! Siamo a Sorbara laddove il Lambrusco di Sorbara si esprime al meglio, ça va sans dire!

    Alberto propone la vinificazione di quel vitigno in ogni “salsa”: rifermentato in bottiglia, Martinotti, metodo classico (che però non era in degustazione).

    Tutti i palati saranno soddisfatti! I nostri palati continuano a preferire:

    Radice Paltrinieri bottiglia in degustazione a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Radice Paltrinieri bottiglia in degustazione a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Radice 2020:

    100% Lambrusco di Sorbara. Il vino così come lo faceva il suo Papà, ha proprio il significato di Radice verso il terreno e verso la famiglia, tant’è che cantina e casa sono identificate sulla bottiglia da due puntini rossi.

    Rifermentato in bottiglia, come dice Alberto, proprio come veniva fatto in passato.

    Leclissi paltrinieri bottiglia in degustazione a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Leclissi paltrinieri bottiglia in degustazione a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Leclisse 2021:

    100% Lambrusco di Sorbara.

    Metodo Martinotti con sosta di almeno 3 mesi in autoclave.

    Una novità per il mondo di allora, quando il lambrusco era sinonimo di colore acceso.

    Sant'Agata Paltrinieri bottiglia in degustazione a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Sant’Agata Paltrinieri bottiglia in degustazione a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Sant’Agata 2021 Bio (prima annata in convenzione biologica):

    Lambrusco di Sorbara e Salamino. Dedicato alla patrona di Sorbara, perché come dice Alberto in passato “l’acidità non era così ben voluta” e quindi era necessario chiedere una mano a qualcuno di più potente.

    Menzione d’obbligo anche alle etichette curate da Fabrizio Loschi, artista modenese, autodefinitosi “Operatore dell’Inutile”.

    Cuna Brandino Bottiglia di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Cuna Brendino Bottiglia di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Cuna

    Se la Toscana in linea di principio è la negazione per produrre Pinot Nero, qui nel Casentino trova la sua corrispondenza in regime biodinamico. Federico Staderini, grande enologo ci racconta i suoi prodotti. Rimaniamo estasiati di fronte a tale rappresentazione del Pinot Nero in versione toscana.

    Cuna 2018: Pinot Nero in purezza- Assemblaggio di 6 piccole vigne che sono messe in valore attraverso un arco temporale della vendemmia che va da inizio settembre a inizio ottobre. La maturità viene effettuata nelle pièce da 228 L per 20 mesi.

    Brendino 2018: Pinot Nero in purezza, derivante da un unico vigneto e prodotto solo in alcune annate. In vinificazione parte delle uve non vengono diraspate in modo da conferire un equilibrio alla tendenza del vino ad essere più “rilassato”.

    Conclusioni

    Si conclude così la nostra prima edizione del Sana Slow Wine Fair e proseguiamo camminando fianco a fianco ad un grande enologo, aristotelicamente peripatetici, pronti ad affrontare la seconda edizione con trepidazione!

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito evento: https://slowinefair.slowfood.it/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

    Sito Cantine: https://cantinapaltrinieri.it/

    https://www.champagne-lombard.com/

    https://www.radokocjancic.eu/

    https://www.radokocjancic.eu/

     

  • Fradé, il ritorno alla viticoltura dei giovani, Oltrepò 2022

    Fradé, il ritorno alla viticoltura dei giovani, Oltrepò 2022

    Fradé, il ritorno alla viticoltura dei giovani, Oltrepò 2022, i fratelli Piaggi.

    Di Elsa Leandri

    Un fenomeno degli ultimi anni vede i giovani under 35 anni ritornare verso l’agricoltura e la viticoltura con grande passione. Per approfondire questo fenomeno siamo andati in Oltrepò Pavese da Fradé, azienda agricola guidata dai fratelli Piaggi.

    Fratelli Piaggi, Francesco e Federico Fradé Vignaioli Bio
    Fratelli Piaggi, Francesco e Federico Fradé Vignaioli Bio, articolo Fradé, il ritorno alla viticoltura dei giovani, Oltrepò 2022

    Overview sulla viticoltura e i giovani

    Fradè Vignaioli Bio
    Fradé Vignaioli Bio

    Un’analisi condotta da Albani et al. ( cfr. divulgastudi.it) mostra chiaramente come negli ultimi cinque anni i giovani si siano orientati maggiormente verso il settore agricolo (+8%) piuttosto che verso altri settori produttivi dove si registra un -11%. La difficoltà causata dal periodo pandemico e la crisi che ne è conseguita ha portato alla nascita di nuove imprese agricole (3%) e, tra queste, le aziende condotte da giovani registrano un valore ben 4 volte maggiore, pari al 12%. D’altro canto il tasso di mortalità delle aziende agricole under 35 (3%) è pari alla metà di quello complessivo( 6%).

    L’insieme di questi dati ci mostra chiaramente come la generazione zeta si stia affermando in termini di risoluzione e di resilienza: maggiore attenzione al terreno, alla sostenibilità, alla clientela finale, capacità di usare i canali social e grande volontà e passione si stanno dimostrando un mix vincente.

    La realtà di Fradé

    Fradè Vignaioli Bio
    Fradé Vignaioli Bio, le vigne, il panorama, la tenuta

    Per toccare con mano queste nuove identità siamo andati in Oltrepò Pavese dai Fratelli Piaggi. Francesco e Federico hanno rispettivamente 28 e 26 anni, uno è geometra e l’altro perito meccanico. La loro formazione è lontana dalla terra e dalla viticoltura, ma le loro origini familiari parlano di Lomellina e del protagonista indiscusso di questa zona, il riso.

    L’impegno che la terra richiede quotidianamente e la rispettiva fatica non sono una novità in casa Piaggi, tanto che decidono di dedicarsi a un nuovo progetto nel 2017: la produzione di vino. Percorrono l’Oltrepò Pavese in lungo e in largo fino a trovare a 300 metri s.l.m nella zona di Boffenisio, a Borgo Priolo, nella prima fascia collinare, il loro coup de cœur.

    Nel 2017 viene acquistata l’azienda di 25 ettari, di cui 9 vitati, e nasce Fradé il cui nome ha un duplice significato: in dialetto significa “fratelli”, ma è anche l’unione dei loro nomi Fra(ncesco) e De(de), come viene soprannominato Federico.
    Due cuori che battono per la terra, due menti piene di progetti.

    I Fratelli Piaggi

    I Fratelli Piaggi
    I Fratelli Piaggi

    Francesco e Federico non hanno alcun dubbio: la viticoltura deve essere condotta in regime biologico. Se hanno una grande preparazione in campo agricolo, in viticoltura devono imparare come muoversi e con umiltà e perseveranza seguono gli insegnamenti che vengono loro impartiti e si impegnano a risanare i vigneti, cosicché già nel 2018 escono con la loro prima produzione.

    Attualmente le etichette prodotte sono 8, ma sono destinate a aumentare nei prossimi anni, infatti sta già riposando un metodo classico a base di pinot nero, che dovrebbe uscire nel 2023 e più a breve non è da escludere un vino a base di riesling.

    I sogni nel cassetto sono molti:

    dalla costruzione di una nuova cantina (in atto), alla creazione di una struttura ricettiva, di un agriturismo, fino a posizionare una big bench in modo da poter godere di quel panorama avvolgente e ad ampliare le etichette prodotte.

    Uva Chardonnay Cantina Fradé Vignaioli Bio
    Uva Chardonnay Cantina Fradé Vignaioli Bio

    La produzione e le degustazioni

    Il territorio del Pavese, come ben sappiamo, è predisposto ad accogliere molti vitigni: oltre agli internazionali come il pinot nero, chardonnay, riesling, trovano spazio anche vitigni autoctoni come la barbera e la croatina. Tutte queste varietà le ritroviamo anche da Fradé, con qualche richiamo fuori dal coro come Bufnìs che è un taglio bordolese e Fagòt, che è a base di viognier.

    E se questa zona rievoca immediatamente le bollicine a base di pinot nero che dobbiamo ancora aspettare, nel mentre non ci rimane che degustare il loro metodo Martinotti BRUT a base di chardonnay “Nelmentre”.

    Nelmentre Metodo Martinotti Chardonnay in purezza
    Nelmentre Metodo Martinotti Chardonnay in purezza

    L’etichetta, curata nei minimi particolari, è stata ideata da Franco Fasulo, noto pittore agrigentino trapiantano nel Pavese, in cui viene rappresentato uno scorcio di questo magico territorio.

    In degustazione le bollicine fini e numerose fanno emergere un tripudio di note floreali e fruttate in cui la freschezza della mela, del pompelmo e del gelsomino giocano a nascondino con note vegetali di erbe aromatiche, quali la maggiorana e la salvia. La piacevole beva trova corrispondenza con il naso rendendolo ideale per un aperitivo o con un carpaccio di orata appena pescata.

    Fagot bottiglia e calice Fradè Vignaioli Bio
    Fagòt bottiglia e calice Fradè Vignaioli Bio

    Proseguiamo il nostro percorso con Fagòt 2019 ( 80% viognier, 20% chardonnay). Il manto giallo paglierino con riflessi dorati ci parla già di frutta matura: pesca, albicocca, ananas e banana catturano i nostri recettori olfattivi e successivamente si svelano note più delicate di tiglio, camomilla, timo e pepe bianco.

    In bocca questo vino si distingue per una decisa sapidità tale da accompagnare un risotto con gli asparagi o una trota iridea al forno.

    Alcuni vini degustati di Fradé Vignaioli Bio
    Alcuni vini degustati di Fradé Vignaioli Bio, Fradé, il ritorno alla viticoltura dei giovani Oltrepò 2022

    Per i loro vini di punta, Bufnìs e Sentóre, Francesco e Federico hanno puntato su un’etichetta molto particolare fatta di legno di ciliegio, così da rendere ogni bottiglia unica.

    Bufnis Bottiglia e calice in abbinamento a un piatto di Tordelli alla Lucchese
    Bufnis Bottiglia e calice in abbinamento a un piatto di Tordelli alla Lucchese

    Abbiamo avuto la fortuna di poter degustare il taglio bordolese Bufnìs 2018 ( 60% merlot, 30% cabernet sauvignon e 10% cabernet franc). Rosso carminio impenetrabile offre note di frutta scura come prugna e mora, floreale di viola e rosa appassita e in chiusura note di tabacco, cuoio, vaniglia e liquirizia riconducibili ai 12 mesi passati in botti piccole.

    Il sorso è pieno e caratterizzato da una freschezza capace di sorreggere il tannino e creare una dinamicità che va ad attenuare la percezione del grado alcolico. Uscendo dagli abbinamenti territoriali abbiamo osato con i tordelli alla lucchese.

     

    Bonarda dell'Oltrepò pavese Bottiglia e calice Fradé Vignaioli Bio
    Bonarda dell’Oltrepò pavese Bottiglia e calice Fradé Vignaioli Bio

    Infine è doveroso menzionare anche la loro Bonarda Oltrepò Pavese 2019, espressione tipica della territorialità. I sentori di frutta rossa e nera, di humus e violetta trovano corrispondenza in bocca in cui si amplificano con le caratteristiche fragoline di bosco. Il supporto delle bollicine, non invasive, rendono il sorso al contempo morbido e fresco tale da accompagnare un tagliere di salumi piacentini.

    Conclusioni

    In conclusione, possiamo affermare che la passione che i fratelli Piaggi mettono nel loro lavoro e la loro visione nei progetti futuri sono rappresentativi dei giovani di generazione zeta, che hanno una grande attenzione a valorizzare il proprio territorio, rispettandolo. Ci vediamo presto per degustare i prossimi vini e…avanti così!

    Barbera bottiglia e calice Fradè Vignaioli Bio
    Barbera bottiglia e calice Fradè Vignaioli Bio

     

     

    In abbinamento ai vini degustati i Tordelli alla Lucchese
    In abbinamento ai vini degustati i Tordelli alla Lucchese

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito Cantina: http://www.fradewine.it/site/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • “Scalinatella longa, longa, Strettulella”: l’Alberata Aversana 2022

    “Scalinatella longa, longa, Strettulella”: l’Alberata Aversana 2022

    “Scalinatella longa, longa, longa, Strettulella Strettulella”: l’Alberata Aversana 2022

    Di Elsa Leandri

    La canzone “Scalinatella” di Fausto Cigliano, ci parla di una scalinata lunga, lunga, lunga e stretta, stretta che dovrà percorrere per trovare la sua amata. Sarà questo sottofondo musicale, sarà il bicchiere indorato d’Asprinio e il pensiero vola alle uve maritate, all’Alberata Aversana e al percorso iniziato verso il riconoscimento di Patrimonio Immateriale da parte dell’Unesco.

    L'uva sana di Tenuta Fontana, articolo “Scalinatella longa, longa, longa, Strettulella Strettulella”: l’Alberata Aversana
    L’uva sana di Tenuta Fontana, articolo “Scalinatella longa, longa, longa, Strettulella Strettulella”: l’Alberata Aversana 2022

    L’Alberata Aversana

    In 22 comuni campani troviamo una particolare coltivazione, un legame stretto e indissolubile tra un albero infruttifero, come il pioppo o l’olmo, e la vite: questo tipico allevamento noto come alberata aversana trae le sue origini già in epoca etrusca, periodo in cui si iniziava ad addomesticare la vite.

    La disposizione delle alberate ricalca però molto la centurazione romana, ovvero la suddivisione dei territori agricoli secondo una disposizione ortogonale e questo fa pensare che dobbiamo loro la sua diffusione nel territorio agro-pontino.

    La crescita in verticale, che arriva a 15-20m d’altezza, era dettata principalmente per sfruttare al massimo il suolo in modo da non togliere terreno alla coltura di frutta e cereali. Il tutore vivo offre quindi sostegno alla vite, permettendole di arrampicarsi, di salire verso il cielo e di essere irradiata dai raggi solari.

    Spettacolari e magnifici alla vista questi sistemi di allevamento richiedono però molte energie. Gli uomini che si occupano delle potature, della raccolta dell’uva sono chiamati anche “uomini ragno”, perché grazie a delle scale lunghe e strette, gli scalilli, che sono costruite su misura, si muovono con abilità da una parte all’altra dell’alberata.

    L’altezza dello scalillo è di circa 15-20 m tale da coprire tutta la crescita verticale della vite e la distanza tra i pioli è precisamente la lunghezza della gamba in modo da poter inserire all’interno dell’incavo il ginocchio così da avere le mani libere per poter lavorare.

    Usano dei cesti (fascine) appuntiti in cui mettere le uve che raccolgono in modo da poterle calare con la fune senza che questi si rovescino: impensabile infatti salire e scendere di continuo dallo scalillo. Si potrebbe parlare anche in questo caso di viticoltura eroica dal momento che le energie richieste sono molte.

    Tenuta Fontana un momento di raccolta delle uve in vendemmia
    Tenuta Fontana un momento di raccolta delle uve in vendemmia con le “Fascine” Alberata Aversana

    Se quando Mario Soldati fece il suo viaggio in Campania alla scoperta dei vitigni autoctoni i terreni coltivati ad alberata ricoprivano circa 16.000 ettari, oggi se ne contano circa 32 ettari. Le cause dell’abbandono di tale allevamento sono ovviamente legate alla difficoltà di coltivazione, ma soprattutto all’elevata costruzione edilizia che si è verificata in questi ultimi 50 anni.

    Volontà della Regione Campania è quello di salvare l’alberata aversana, già riconosciuta presidio Slow Food e Patrimonio Immateriale della Regione Campania nel 2019: prossimo step, l’essere inserito come Patrimonio Immateriale da parte dell’UNESCO.

    Calice di Alberata Asprinio Tenuta Fontana
    Calice di Alberata Asprinio Tenuta Fontana

    Ma qual è il vitigno protagonista di tale allevamento?

    È unicamente l’Asprinio d’Aversa che secondo le ultime evidenze del Prof. Scienza non differisce geneticamente dal Greco di Tufo. È coltivato a piede franco grazie alla presenza di territori sabbiosi, ostili quindi alla fillossera, e come suggerisce il nome si caratterizza per un’elevata acidità, che lo rende idoneo anche a una spumantizzazione.

    Tenuta Fontana e Alberata, Asprinio d’Aversa DOC 2019

    Bottiglia e calice Tenuta Fontana e Alberata, Asprinio d’Aversa DOC 2019
    Bottiglia e calice Tenuta Fontana e Alberata, Asprinio d’Aversa DOC 2019

    Oggi nel calice abbiamo Alberata, Asprinio d’Aversa DOC 2019 di Tenuta Fontana.
    L’azienda nasce nel 2009 grazie all’intraprendenza di Mariapia e Antonio Fontana con i genitori Teresa Diana e Raffaele. La grande attenzione verso la loro terra e la voglia di dar rivalsa a quei vitigni autoctoni come l’asprinio, lo sciascinoso e la falanghina li hanno portati ad operare in regime biologico.

    Già dal nome dell’etichetta, Alberata, si ha un richiamo al sistema di allevamento di cui abbiamo parlato precedentemente e in questo caso la produzione deriva da viti del 1800. La vinificazione prevede fermentazione in anfore di terracotta e affinamento in anfora e in acciaio per, rispettivamente, 7 mesi e 6 mesi su fecce fini.

    La veste dorata e brillante ci preannuncia sentori intriganti e complessi. È un susseguirsi di note floreali, fruttate che si rincorrono e che si svelano una dopo l’altra: mimosa, camomilla essiccata, ginestra, tarassaco, pesca gialla sciroppata, albicocca secca, cedro candito, ananas. Una spruzzata di anice stellato e un tocco di miele d’acacia, completano il quadro. La freschezza dell’Asprinio è presente e fa fronte alla morbidezza regalando una chiusura molto lunga.

    Conclusioni

    Tenuta Fontana fa parte di quei produttori che hanno scelto di salvaguardare questo tipo di coltivazione, una coltivazione in cui non si parla di resa per ettaro, ma di resa in Kg per metro quadro per filare, una coltivazione che va salvaguardata per motivi storici e di tradizione, un patrimonio ampelografico.

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito Cantina: https://www.tenutafontana.com/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • Quando le scelte guidano 2022, Cantina Volpi

    Quando le scelte guidano 2022, Cantina Volpi

    Quando le scelte guidano 2022, Cantina Volpi

    Di Elsa Leandri

    Le scelte che ogni persona compie sono tali da permettere la crescita di ogni individuo, tanto da arricchirlo e da dargli gli strumenti per proseguire il proprio cammino. Ogni imprenditore si trova quotidianamente ad affrontare delle scelte che modificheranno l’iter dell’azienda.

    Cantine Volpi è un esempio di scelte lungimiranti tanto da garantire attualmente una produzione di 4 milioni di bottiglie senza però tralasciare l’identità del proprio territorio di origine.

    Colli Tortonesi-Derthona- Timorasso 2019 Cascina la Zerba di Volpedo
    Colli Tortonesi-Derthona- Timorasso 2019 Cascina la Zerba di Volpedo

    Cantine Volpi

    L’azienda, che vede attualmente impegnati Carlo, Laura e Marco (entrato in cantina nel 2020), nasce nel 1914 a Tortona quando Cristina, nonna di Carlo, sceglie d’acquistare un’osteria in centro a Tortona, il Cappello Verde, iniziando la vendita di vino al bicchiere. Nel 1957 viene costruito lo stabilimento di Viguzzolo e cinque anni dopo la sede a Tortona per affinamento e imbottigliamento: dal 2019 è stato dismesso il primo stabilimento e tutta la lavorazione viene accentrata a Tortona in modo da favorire una migliore gestione e ottimizzazione delle risorse.

    Vigne della cantina Volpi
    Vigne della cantina Volpi

    Le scelte da un punto di vista di impianti di produzione vanno di pari passo con scelte di innovazione come nel 1974 quando venne prodotto il Cortese Frizzante Doc- Colli Tortonesi, nel 1978 l’azzardo, che si è rivelato vincente, di produrre vino novello oppure la creazione della linea Era alla fine degli anni ’90, una linea dedicata alla produzione di vino biologico di qualità.

    Ultimo step l’acquisizione nel 2003 di Cascina Zerba a Volpedo, per coronare il sogno del padre di Carlo che vedeva questo territorio ideale per la produzione di Barbera.

    Cascina Colli Tortonesi Derthona Timorasso 2019 in purezza Cascina la Zerba di Volpedo
    Colli Tortonesi Derthona Timorasso 2019 in purezza Cascina la Zerba di Volpedo

    Cascina Zerba

    Nel 2003 quando è stata acquisita questa proprietà era già presente un vigneto impiantato a Barbera ma molto trascurato. Carlo, grazie al consiglio e aiuto dell’enologo Giuseppe Noè, decide di recuperarlo ottenendo degli ottimi risultati tanto da avere numerosi riconoscimenti. Due anni dopo vengono impiantati anche dei filari di timorasso, nella zona individuata più idonea per quest’uva. Attualmente la cantina conta 10 ettari di filari impiantati e di alberi da frutto ed è, dal 2015, convertita a produzione biologica certificata. In degustazione avremo Colli Tortonesi-Derthona- Timorasso 2019, che con l’annata 2017 ha abbandonato l’affinamento in barrique, a favore del passaggio in acciaio.

    Colli Tortonesi-Derthona- Timorasso 2019 Cascina la Zerba di Volpedo

    Giallo paglierino vivace. Il corredo olfattivo elegante evoca profumi di pompelmo, cedro, pera, fiori d’acacia, di ginestra e di zagara, erbette aromatiche (timo e salvia) e un finale di pietra focaia. Il sorso pieno offre una bocca equilibrata e avvolgente dettata da una nota glicerica importante e da una decisa sapidità tale da garantire un lungo finale in bocca.

    Ricetta in abbinamento a questo vino eseguita da Carol Agostini:

    Crema di cipolla e ceci con praline di baccalà mantecato alla veneziana
    Crema di cipolla e ceci con praline di Baccalà mantecato alla Veneziana con granella di nocioline e pinoli tostati

    Ricetta: https://ricette.giallozafferano.it/Baccala-mantecato-alla-veneziana.html


    Ricetta eseguita da Carol Agostini in abbinamento al Timorasso Cantina Volpi
    Ricetta eseguita da Carol Agostini in abbinamento al Timorasso Cantina Volpi

    La ricetta è deliziosamente abbinata per la compensazione di consistenze e requisiti organolettici, in cui tendenza dolce, tostatura si accompagnano con sapidità, morbidezza e acidità.

    Un piatto semplice a vederlo ma complesso e completo nell’esecuzione, in cui la masticazione trova esaltazione tra molle, morbido e croccante.

    Un gioco senza fine di emozioni, tra sorsi e praline che si mescolano alla cremosità della vellutata.

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito Cantina: https://www.cantinevolpi.it

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022

    A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022

    A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022

    Di Elsa Leandri

    Quanto gli insegnamenti dei nonni si ripercuotano in noi stessi è incredibile: piccole attitudini e atteggiamenti iniziano a farsi strada, senza che ce se ne renda conto, diventando parte integrante di noi stessi e del nostro essere.

    A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.
    A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.

    Questo è quello che è successo a due dei 3048 abitanti del piccolo comune di Volano, situato nell’alta Vallagarina in provincia di Trento ( dato del 31 dicembre 2017).

    I protagonisti di oggi sono i fratelli Matté, Bruno e Michele.
    Proprio nel 1987, quando nasce il primogenito Bruno, il padre Marco decide, a causa della crisi nel settore, di chiudere l’azienda agricola, fondata nel 1946 dal bisnonno e conosciuta con il nome Azienda Agricola Mario Matté. La terra però non viene abbandonata ma anzi si continua, per tutti questi anni, a conferire l’uva e le mele alle cooperative sociali. Nel 1990 nasce il fratello Michele.

    Matté Calice Mener, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.
    Matté Calice Mener, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.

    L’infanzia dei due bambini si svolge a Volano, in alta Vallagarina. I giochi nei campi e nei boschi, le corse e le cadute su quella terra che sa di mela e di vite riempiono le loro giornate e quando tornano a casa non mancano le storie di nonno Fabio.

    I racconti di quando l’uva raccolta non andava alle cooperative, ma veniva vinificata in azienda e la vista di alcune bottiglie prodotte negli anni addietro dall’azienda di famiglia, fanno sognare i giovani Matté.

    Mi piace pensare che i due fratelli, dopo un racconto del loro nonno durante una notte in cui non riuscivano a dormire, si siano promessi che avrebbero dato nuovamente vita a quell’azienda vitivinicola e avrebbero prodotto le loro proprie bottiglie, così come aveva incominciato a fare il loro bisnonno subito nel dopoguerra.

    Matté calice Avell, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.
    Matté calice Avell, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.

    Durante l’adolescenza cominciano, quasi per gioco, le loro prime sperimentazioni di vinificazione. La passione di Bruno e Michele è talmente forte che proseguono i loro studi nel prestigioso Istituto Agricolo San Michele all’Adige.

    Il 2017 è l’anno decisivo: ripuliscono la cantina, rimettono le vasche di cemento in uso e, nel 2019, parte la loro nuova avventura familiare con la produzione di tre etichette e con il nome Azienda Agricola Matté.

    La promessa che si erano fatti è finalmente realtà!

    La scelta del simbolo per identificare la cantina non è casuale: una “emme” stilizzata, che ruotata di 90 gradi si trasforma in un bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno (personalmente preferisco la seconda opzione e che sia riempito di vino!) con tre cerchi di tre colori diversi per simboleggiare sia le tre tipologie prodotte (rosso, rosato e bianco), ma anche le tre generazioni che rivivono in questa nuova avventura.

    Le degustazioni

    In degustazione abbiamo tre delle loro quattro etichette: un bianco, Avell 2019, e i due rossi Krèa 2019 e Menér 2019. Non abbiamo avuto l’occasione di poter degustare il loro rosato Fiorir de Soreie a base di Cabernet, il cui nome fa pensare al tramonto che si riverbera sulle Dolomiti: dovremo aspettare l’anno prossimo!
    Ogni etichetta ha un suo significato e rimanda a caratteristiche territoriali e storiche: scoprirle, come vedrete, è molto affascinante.

    Matté calice di Avell, Matté Calice Mener, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.
    Matté calice di Avell, Matté Calice Mener, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.

    Avell

    Avell rende omaggio al loro paese in quanto, secondo una delle teorie di toponimia, sembrerebbe che il nome Volano derivi dal latino avellana nux tale da indicare il noceto, “l’avellaneto”. A ragion di cronaca, tale ipotesi è però meno fondata rispetto al far collegare il nome a Avonland (presso l’acqua) facendo quindi riferimento ai numerosi corsi idrici che percorrono il territorio volanese.

    Fatto è che il nosiola, come si dice in Vallagarina, unico protagonista di questo vino, regala un corredo olfattivo ampio che spazia dai sentori freschi di pera, carambola, limone, mughetto e gelsomino a note speziate di pepe bianco e vegetali di salvia, menta e lemongrass per poi chiudere con una nota di nocciola che si manifesta sempre di più man mano che la temperatura aumenta nel bicchiere. L’impatto in bocca è deciso e vibrante con un finale lungo. Grande armonia tra le tre fasi della degustazione che porta a apprezzare appieno il nosiola nella sua tipologia.

    Matté Krea calice, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.
    Matté Krea calice, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.

    Krea

    Il primo vino rosso in degustazione è Krea 2019, Vallagarina Rosso IGP. In questo caso si fa riferimento proprio al territorio di Ziresi, zona vocata tra Isera e Volano alla coltivazione di marzemino e ricca di argilla, che in Trentino viene identificata con il nome di “crea”. Si deve avere tempo per lasciarsi trasportare dai profumi che questo manto carminio vivace sprigiona: l’iniziale nota vegetale si arricchisce di balsamicità, prugna, ciliegia ribes rosso e viola con echi di cuoio e cioccolato fondente.

    Il sorso è pieno e sorretto da freschezza e sapidità tale da richiamare una sella di coniglio con salsa di mirtilli magari accompagnata dai versi del Don Giovanni di Mozart “Versa il vino. Eccellente marzemino!” ( atto II Scena XIII)

    Matté Calice Mener, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.
    Matté Calice Mener, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.

    Menèr

    E concludiamo il nostro percorso con Mèner 2019, Vigneti delle Dolomiti IGP. Qualcuno si potrebbe aspettare l’etimologia legata ad un termine trentino, ma in realtà è la desinenza del vitigno carmenere: sull’etichetta leggiamo Cabernet ma come ben sappiamo in passato il Carmenere è stato spesso confuso in Italia con il Cabernet Franc, tanto da essere chiamato Cabernet Franc Italiano. Nel bicchiere abbiamo quindi un concerto di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Carmenere coltivati nella zona di Praolini in piena esposizione così da permettere una maturazione ottimale delle uve.

    Il preludio vegetale regala i classici sentori di peperone arrostito e una nota mentolata. La sinfonia si compone da note fruttate, floreali e dolci note speziate. In bocca il tannino è ancora scalpitante ed è necessario ancora dell’affinamento in bottiglia affinché tutti gli strumenti trovino la loro perfetta armonia.

    Uno sguardo al futuro

    Se Bruno e Michele ad oggi stanno dimostrando di saper mettere in pratica gli insegnamenti acquisiti in famiglia e le innovazioni che derivano nel loro percorso formativo con ottimi risultati, di certo sono decisi a proporci altri esperimenti.

    La vibrante acidità del Nosiola spinge naturalmente verso una sua spumantizzazione e i due fratelli hanno ben colto questa potenzialità. La realizzazione di Trento Doc, ma anche di un uvaggio di Chardonnay, Sauvignon e Pinot Bianco o la vinificazione di Pinot Nero in purezza sono alcuni dei progetti che dovrebbero vedere il giorno nel prossimo futuro e che noi aspetteremo pazientemente.

    Riflessione conclusiva

    Sono sicura che se Mario, il loro bisnonno, tornasse a calpestare la terra tra i vigneti sarebbe molto fiero di questi due ragazzi e di quello che stanno costruendo con grande passione.

    Di Elsa leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito Cantina: https://www.aziendagricolamatte.it/#it

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/