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  • Zafferano, sua Maestà del buon umore 2023 di Carol Agostini

    Zafferano, sua Maestà del buon umore 2023 di Carol Agostini

    Lo zafferano, stress e sbalzi d’umore, regoliamo?

    Di Carol Agostini

    Una spezia

    Lo zafferano è una spezia pregiata con un aroma e gusto inconfondibili, utilizzata per colorare e valorizzare varie pietanze. Recenti ricerche scientifiche hanno dimostrato che lo zafferano, o Crocus sativus, è un vero nutraceutico, ovvero un alimento-farmaco che ha proprietà benefiche per la salute umana.

    Nome Scientifico Crocus sativus Famiglia Iridaceae Origine Asia Minore Sinonimi L’oro rosso Parti Utilizzate Droga costituita dagli stimmi

    Nome Scientifico Crocus sativus Famiglia Iridaceae Origine Asia Minore Sinonimi L’oro rosso Parti Utilizzate Droga costituita dagli stimmi, foto da internet
    Nome Scientifico Crocus sativus Famiglia Iridaceae Origine Asia Minore Sinonimi L’oro rosso Parti Utilizzate Droga costituita dagli stimmi, foto da internet

     Origini

    La pianta è originaria di Iran e Afghanistan e viene coltivata in tutta Italia principalmente in Abruzzo, Marche, Toscana e Sardegna, dove nel 2009 è stata riconosciuta la certificazione DOP (Denominazione di Origine Protetta), non a caso il nome del promontorio sardo Capo Teulada significa “Capo Zafferano“, dove la coltivazione dello Zafferano risale ai tempi dei Fenici ed è attualmente stimata in una superficie coltivata di circa 35 ettari, dei 45 coltivati in totale in tutta Italia.

    Riproduzione pianta

    Riproduzione della pianta, foto da internet
    Riproduzione della pianta, foto da internet

    La pianta si riproduce solo tramite clonazione dei “bulbi-figli” e la droga, ovvero la parte della pianta con proprietà officinali, sono gli stimmi, ovvero la parte femminile del fiore( insieme a ovario e stilo).

    Il nome Zafferano deriva dall’arabo “Za’feràn“, termine che indica il colore giallo-oro che questa spezia conferisce alle pietanze, e già nella tradizione popolare araba lo Zafferano era utilizzato come rimedio per tanti disturbi.

    Gli stimmi, dal colore rosso-arancio acceso, sono raccolti a mano durante la fioritura e successivamente essiccati per essere utilizzati come spezia o per estrarre i principi attivi. Gli stimmi di zafferano contengono crocina, crocetina e safranale, sostanze con proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, anti-stress e anti-depressive.

    Zafferano, coltivazione effimera – lo si può coltivare nello stesso campo solo per 4 o 5 anni consecutivi. La rosa dello zafferano esaurisce la terra in cui viene coltivata. Trascorso questo periodo è necessario attendere almeno un decennio per riprogettare lo zafferano. In questo tempo di attesa, gli agricoltori approfittano del terreno per altre colture.

    La raccolta

    La raccolta dei fiori e degli stimmi, foto da internet
    La raccolta dei fiori e degli stimmi, foto da internet

    I bulbo-tuberi cormi, si interrano alla fine di agosto e l’aiuto della pioggia si provvederà a favorire il loro ciclo vitale con lo sviluppo delle radici e delle sottili foglie molto strette e allungate, quasi fossero dei sottili fili di erba, color verde intenso, riunite in ciuffi da una guaina, al centro della quale spuntano i fiori maestosi, solitamente da 3 a 5 per ciascun bulbo, secondo la sua grossezza.

    Ogni bulbo produce anche i bulbi secondari, o bulbilli, piccoli “bulbi-figli” che servono autenticamente alla riproduzione: la pianta è sterile, in quanto la sua struttura genetica la rende incapace di produrre semi.

    La raccolta dei fiori avviene nei mesi di ottobre e novembre a seconda del luogo di produzione, e da ciascun fiore, colto all’alba esclusivamente a mano, con un processo lento e delicato si asportano i tre stimmi.

    Da consuetudine sarda si ungono le dita con olio extravergine di oliva, dopo di che vengono posti a seccare rapidamente vicino a una fonte di calore moderata per evitare processi di fermentazione o di decomposizione ma deve comunque mantenersi elastico.

    Proprio la necessità di utilizzare moltissima manodopera per la sua raccolta rende questa spezia unica e costosa, ma ricordo che il suo uso culinario è reso accessibile a tutti poiché si impiega una minima quantità per una grande resa, grazie all’alta concentrazione delle sue sostanze aromatiche.

    Zafferano, sua Maestà del buon umore 2023 di Carol Agostini, foto da internet
    Zafferano, sua Maestà del buon umore 2023 di Carol Agostini, foto da internet

    È con l’essiccazione e il calore che gli stimmi, inodori e insapori da freschi, generano le sostanze organolettiche caratteristiche, utilizzate in campo gastronomico, come eupeptico per stimolare le funzioni digestive, e come fonte di salute e bellezza per l’alto potere antiossidante come accennato poc’anzi, utile come coadiuvante per contrastare alcune malattie.

    Questa pianta ha la necessità di un terreno argilloso e ricco di nutritivi e di un clima piovoso in primavera e secco in estate.

    Studi clinici, attività biologica

    Gli stimmi, foto da internet
    Gli stimmi, foto da internet

    Studi clinici hanno dimostrato che l’utilizzo di estratti di zafferano può aiutare a migliorare l’umore e a ridurre i sintomi di depressione e ansia. Inoltre, l’uso di zafferano può anche aiutare a migliorare la qualità del sonno, aumentare la libido e migliorare la funzione cognitiva.

    L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inserito lo Zafferano fra le monografie delle piante officinali: “Stigma Croci” (cioè gli Stimmi del Croco, in latino) si raccontano le proprietà biologiche e gli usi medicinali.

    E’ importante scegliere solo quello di qualità per avere la certezza di beneficiare delle sue proprietà.

    L’utilizzo di quello contraffatto o di bassa qualità, infatti, può essere dannoso per la salute e non avere gli stessi effetti benefici.

    Inoltre, l’utilizzo di integratori a base dell’oro rosso può interagire con alcuni farmaci, come gli antidepressivi, e pertanto è sempre importante informare il proprio medico prima di utilizzarli.

    La moderna letteratura scientifica riconosce agli stimmi essiccati la presenza di oltre 150 sostanze aromatiche e volatili, fra le quali spicca l’alta percentuale di carotenoidi dall’alto potere antiossidante, come licopene, zeaxantina, crocetina, picrocrocina, crocina, responsabile quest’ultima del colore giallo-oro conferito alle pietanze, e safranale, che conferisce la tipica fragranza olfattiva.

    La bellezza del Safron, foto da internet
    La bellezza del Safron, foto da internet

    Costituenti chimici
    • Glicosidi: crocina, picrocrocina;
    • Olio essenziale;
    • Coloranti;
    • Carotenoidi;
    • Licopene.

    Da tenere a mente che il safranale e la crocina, oltre alle loro peculiari proprietà organolettiche, favoriscono l’incremento dei neurotrasmettitori cerebrali serotonina e dopamina, responsabili del tono dell’umore, e la cui carenza può essere da stati ansiosi e depressivi che possono causare ansietà, angoscia, inquietudine.
    Una maggiore presenza di serotonina e dopamina può favorire un normale tono dell’umore, contrastare l’eccessiva tensione nervosa e i disturbi causati dallo stress, e mitigare i sintomi tipici della sindrome premestruale come sbalzi di umore e irritabilità delle donne affette.

    Sequenza di infusione, foto di Carol Agostini
    Sequenza di infusione, foto di Carol Agostini

    Le proprietà antiossidanti e anti-radicali liberi esercitano un’azione protettiva nei confronti delle cellule, sono vantaggiose per migliorare la circolazione sanguigna, stimolare la memoria e le capacità di apprendimento.
    Ciò viene associata all’azione afrodisiaca dello zafferano, per una probabile migliore irrorazione delle aree genitali, che ne aumenta la sensibilità, azione supportata anche dallo stimolo sulle ghiandole surrenali che producono ormoni, come cortisolo e adrenalina, che regolano e tonificano l’attività sessuale.

    Il licopene e zeaxantina costituiscono un alimento utile per proteggere la vista, in particolare la zona della retina chiamata macula.

    Infusione dell'oro rosso per creare un infuso benefico, foto di carol Agostini
    Infusione dell’oro rosso per creare un infuso benefico, foto di carol Agostini

    L’infuso di Zafferano può lenire le infiammazioni del cavo orale, infatti era utilizzato per strofinare le gengive dolenti e infiammate dei bambini, durante la prima dentizione, spesso miscelato al miele.
    Questa spezia può essere utilizzata anche in cosmesi per migliorare lo stato della pelle, renderla più luminosa e dorata, e in particolare per le pelli acneiche.

    Carol Agostini nell'esecuzione di un dolce a base di zafferano
    Carol Agostini nell’esecuzione di un dolce a base di zafferano

    Dosaggio

    Un’altra cosa importante da considerare è il giusto dosaggio di zafferano, in quanto l’abuso eccessivo può causare effetti collaterali come nausea, vomito, diarrea e irritazione gastrica.
    L’impiego di zafferano durante la gravidanza e l’allattamento deve essere evitato, in quanto non ci sono abbastanza informazioni sulla sicurezza dell’utilizzo di zafferano in questi periodi.

    Da tenere a mente che questa spezia non deve sostituire una terapia medica per la depressione o l’ansia, ma accostata come integratore per migliorare l’effetto del trattamento. Inoltre, non deve essere usato come unico metodo per trattare disturbi dell’umore o problemi di salute. È sempre importante seguire una dieta equilibrata e uno stile di vita sano per ottenere i migliori benefici per la salute.

    E’ sempre importante acquistare zafferano da fonti affidabili e verificare che sia stato coltivato e lavorato in modo sostenibile e che sia stato certificato come DOP. Ciò garantirà che si stia acquistando zafferano di qualità e che si stia sostenendo i coltivatori locali.

    Riprese per alcune ricette a base di zafferano, in video Carol Agostini
    Riprese per alcune ricette a base di zafferano, in video Carol Agostini

    Ci sono altri modi per beneficiare degli effetti positivi della spezia in questione oltre al consumo alimentare. Ad esempio, ci sono creme e lozioni con estratto di zafferano che possono essere utilizzate per trattare la pelle secca o irritata, o per migliorare l’aspetto dei capelli. Anche l’utilizzo di oli essenziali di zafferano è stato dimostrato avere effetti positivi sull’umore e sullo stress.

    La preparazione di tisane e decotti può essere un modo semplice ed efficace per beneficiare delle sue proprietà, resta importante seguire le istruzioni di preparazione per evitare di utilizzare una quantità eccessiva di zafferano e causare effetti collaterali.
    Avvertenze

    La dose massima giornaliera di zafferano che si può assumere è di 1,5 g., le controindicazioni riguardano solo l’abuso di quantità molto elevate: a dosaggi eccessivi lo Zafferano è nocivo in gravidanza, perché può indurre contrazioni uterine, fino a divenire abortivo (10 grammi). Una dose di 20 grammi può essere potenzialmente mortale.

    Effetti collaterali

    Il Sovra-dosaggio comporta sintomi quali: vertigini, torpore e sanguinamento da riduzione del numero di piastrine ( porpora, enterorragia, ematuria), vomito, coliche intestinali di varia gravità, sanguinamento uterino, ingiallimento della cute e delle mucose e paralisi centrale, aborti.
    In alcuni casi è stato curato il sovra-dosaggio con la somministrazione di carbone attivo o lavanda gastrica.

    Il fiore aperto con i tre stimmi, foto da internet
    Il fiore aperto con i tre stimmi, foto da internet

    In Omeopatia

    E’ giunta la notizia delle sua attività dimagrante, esercitata attraverso la riduzione dell’appetito e mediante l’aumento del senso di sazietà, questo ha comportato l’invasione in commercio di molteplici integratori alimentari. Ad ogni modo, per confermare i risultati preliminari ad oggi ottenuti, dovrebbero essere condotti ulteriori e più approfonditi studi clinici.
    Sempre in omeopatia si usa questa spezia come detto prima per i trattamenti di epistassi, dismenorrea, mestruazioni emorragiche e isteria.

    Cenni storici

    Già da tempi remoti le proprietà di questa spezia erano note: si trovano citazioni nei papiri egiziani, nell’Iliade e nel Cantico dei Cantici.

    Nel Medioevo e nel Rinascimento si riteneva che lo Zafferano fosse una toccasana per qualsiasi malanno; ingrediente per preparare unguenti per la salute e la bellezza della pelle, per tingere di giallo-arancio brillante i tessuti più pregiati, consuetudine diffusa anche in India, Cina, Tibet per tingere le tuniche dei monaci Indù e Buddisti, mentre i Persiani, i Greci e i Romani ne individuavano già allora le proprietà afrodisiache, convinti che risvegliasse il desiderio e l’energia sessuale.

    Anche la Medicina Ayurvedica, antica medicina tradizionale indiana, lo espone fra le piante considerate contemporaneamente alimento e farmaco, ritenendolo in grado di curare depressioni, essere uno stimolatore per vari aspetti e situazioni, essere afrodisiaco come abbiamo accennato prima e regolatore antispasmodico del sistema ormonale femminile ed emmenagoghe.

    Nella medicina cinese, invece, è somministrato nelle patologie di menorragia, amenorrea, bronchiti, mal di gola, febbre e vomito.

    Il risotto al nero di seppia con mousse di zafferano ed erba cipollina, piatto eseguito da Carol Agostini
    Il risotto al nero di seppia con mousse di zafferano ed erba cipollina, piatto eseguito da Carol Agostini

    In cucina

    E’ una pianta usata in ambito culinario, con benefici digestivi. Infatti, assunto a piccole dosi è in grado di stimolare la secrezione dei succhi gastrici, favorendo, in questo modo, la digestione.
    Per quanto riguarda l’impiego in cucina, può essere usato per insaporire risotti, zuppe, carni, pesce e molti altri piatti. Quello in polvere deve essere conservato in un luogo fresco e asciutto lontano da fonti di luce e di calore, mentre gli stimmi essiccati possono essere conservati in un contenitore ermetico per alcuni mesi.

    Curiosità e miti sullo zafferano

    Per la nascita dello zafferano gli antichi greci avevano creato addirittura due miti, tutte e due legati alla figura di Croco (che è diventato il nome tecnico del fiore dello zafferano) e questo la dice lunga sull’importanza che rivestiva anche in passato.

    Il primo riguarda un amore tra lo stesso Croco e una ninfa avversato dagli dei che trasformarono Croco in questo prezioso fiore.

    La seconda vuole che Mercurio per errore colpì Croco con un fulmine e per ricordare l’amico tinse i pistilli del fiore con il suo sangue. Conosciamo le sue origini antiche, è citato anche nell’Antico Testamento ed è presente in alcuni papiri Egizi.

    Un dolce con mousse di zafferano eseguito da Carol Agostini
    Un dolce con mousse di zafferano eseguito da Carol Agostini

    Pare che il fiore proveniente dall’India e sia stato introdotto in Spagna dai conquistatori arabi. Fu un monaco dell’inquisizione a introdurlo in Italia e qui la sua coltura si è sviluppata soprattutto nelle regioni del centro, grazie a viaggiatori e pellegrini e grazie alla tipologia del terreno e clima.

    Attualmente i principali paesi europei produttori sono la Spagna, la Grecia e l’Italia appunto, dove si ottiene l’oro rosso più pregiato.

    Per produrre 1 kg di spezia sono necessari 100.000 fiori, che occupano circa un ettaro di terreno e più di 400 ore di manodopera.

    Zafferano, sua Maestà del buon umore 2023 di Carol Agostini, foto da internet
    Zafferano, sua Maestà del buon umore 2023 di Carol Agostini, foto da internet

    Amato in tutto il mondo come spezia trova un grande sostenitore in Enrico VIII d’Inghilterra. Il re in quel momento considerava l’oro rosso una straordinaria rarità e doveva essere curato e rispettato fino all’estremo. Pertanto, proibì alle donne di usarlo per tingere i capelli e gli uomini a fare lo stesso con le loro vesti. Inoltre, ordinò l’esecuzione di cittadini del suo regno che osarono adulterarlo.

    Curcuma e zafferano differenza? – Sono la stessa cosa? Assolutamente no. La riproduzione dello zafferano deriva dal bulbo, come scritto in precedenza non ha semi. La sua coltivazione inizia con l’impianto di una madre bulbo, che genererà nuovi bulbi.

    Mentre, la curcuma, a volte usata come sostituto dello zafferano o adulterato quando presentata come una polvere, viene riprodotta dai semi. Chi vuole piantare questa spezia pregiata dovrà comprare solo i bulbi dello zafferano.

    Un luogo preciso in suo onore – Saffron Walden, una cittadina di oltre 15 mila abitanti della contea dell’Essex, in Inghilterra, prende appunto il nome dalla spezia (in inglese zafferano si dice saffron) in quanto è il centro del commercio inglese di esso.

    Crema allo zafferano eseguita da Carol Agostini
    Crema allo zafferano eseguita da Carol Agostini

    Quanto fa bene? – Il famoso dottore Avicenna lo raccomanda nei suoi libri di medicina. Nei suoi diversi trattati e scritti, appare come un antidoto contro tante malattie. Tra le altre proprietà, Avicenna ha parlato della capacità di migliorare la circolazione sanguigna e la respirazione.

    Alessandro Magno si lavava i capelli nello zafferano per mantenerne il vivace colore arancione lucido e senza badare a spese perché, all’epoca, era raro come i diamanti e più costoso dell’oro.

    Anche la regina Cleopatra lo usava come crema di bellezza, per dare un colore dorato alla sua pelle, per tingere le guance, le unghie e i capelli, aggiungendolo spesso a bagni, ungenti e oli.

    A Roma era un vero status symbol, nelle domus più ricche i commensali sedevano sui cuscini riempiti di petali di zafferano, mentre la polvere di zafferano cadeva sui convitati che sorseggiavano vino mescolato a stimmi di zafferano.

    Era una spezia talmente tanto esclusiva che nel Medioevo, le adulterazioni dello zafferano erano punite con la morte e chiunque veniva sorpreso a farlo con ingredienti meno pregiati veniva bruciato o sepolto vivo con il suo prodotto illegale.

    Simbolo e auspicio di felicità coniugale,ancora oggi in Oriente si usa regalarlo come augurio di lunga vita poiché evoca calore, energia, benessere.

    Oggi è l’Iran che fornisce il 90% della quantità a livello mondiale, ma in Italia lo troviamo in tutte le regioni, specialmente in Abruzzo, Emilia Romagna, Liguria, Sardegna, Toscana, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Marche, ed è oggi molto conosciuto, apprezzato e utilizzato in mille occasioni anche se, sentendolo nominare, pensiamo immediatamente al Risotto allo zafferano, la cui origine è davvero curiosa.

    Leggende e…

    Secondo la leggenda si narra di un cuoco abruzzese emigrato a Milano dove aveva aperto una piccola osteria ma, costretto a servire solo grandi piatti di riso lesso, in un periodo di carestia, vi aggiunse un po’ di polvere di zafferano ricevuto in pagamento da un pittore spiantato che non aveva soldi per pagare il pasta consumato. I clienti ne furono entusiasti e il cuoco divenne ricco e famoso.

    Risotto allo zafferano oppure risotto alla milanese eseguito da Carol Agostini in abbinamento allo Caillez Lemaire Champagne Cuvée Jadis Millésimé Extra Brut 2009
    Risotto allo zafferano oppure risotto alla milanese eseguito da Carol Agostini in abbinamento allo Caillez Lemaire Champagne Cuvée Jadis Millésimé Extra Brut 2009

    Tuttavia, la più accreditata racconta che sempre a Milano, verso la fine del 1300, quando si lavorava alla costruzione del Duomo e un maestro vetraio belga, un certo Valerio di Fiandra, incaricato per la realizzazione di alcune vetrate, aveva portato un giovane di grande bravura, soprannominato Zafferano, che usava aggiungere un pizzico di questa spezia all’impasto preparato dei colori, per renderli più luminosi.

    Il giovane, dopo anni di sopportazione poiché Valerio di Fiandra si divertiva a dirgli che prima o poi avrebbe finito per mettere l’oro rosso anche nel riso, proprio durante i festeggiamenti organizzato per il matrimonio della figlia del maestro vetraio, decide di escogitare uno scherzo e, con la complicità del cuoco, colora il risotto preparato per il pranzo di nozze con la polvere gialla.

    Alla vista dell’eccentrica portata, tutti i commensali assaggiano e consumano di buon gusto: la beffa non era andata a buon fine, ma il giovane Zafferano aveva creato una delle più prelibate ricette gastronomiche italiane.

    Il suo aroma così avvolgente diverta determinante n tante ricette a base di pesce, carni, cereali, verdure, legumi e per la pasticceria e non solo.

    Sua Maestà lo zafferano, un vero toccasana dall’aroma unico ed inebriante, una spezia d’eccellenza, dalle molteplici utilizzazioni della quale ormai non sappiamo più fare a meno.

    Carol Agostini autrice dell'articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine
    Carol Agostini autrice dell’articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine

    Siti partners: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • La Golosa e la passione di Maurizio Curi 2023, Carol Agostini

    La Golosa e la passione di Maurizio Curi 2023, Carol Agostini

    La Golosa, tradizione, ricerca, regionalità e passione, Maurizio Curi

    Di Carol Agostini

    La Golosa è un’azienda agricola situata nelle Marche, in Italia, che si dedica alla produzione di frutta di alta qualità per succhi di frutta, composte e marmellate. La loro specialità è la mela rosa, una varietà unica della regione che offre un sapore delicato e un aroma intenso.

    La Golosa, Maurizio Curi con la madre, articolo di Carol Agostini
    La Golosa, Maurizio Curi con la madre, articolo di Carol Agostini

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  • Caffè e l’arte 2°parte, la polvere nera  Carol Agostini

    Caffè e l’arte 2°parte, la polvere nera Carol Agostini

    Caffè e l’arte, la polvere nera dal 701 d.C.

    Di Carol Agostini

    Il caffè è stato spesso rappresentato nell’arte, sia come soggetto principale che come elemento di sfondo, a testimonianza della sua importanza nella cultura e nella società.

    Caffè e l’arte, la polvere nera dal 701 d.C. Carol Agostini, foto da internet
    Caffè e l’arte, la polvere nera dal 701 d.C. Carol Agostini, foto da internet

    Nel periodo Barocco, questa bevanda era spesso rappresentata in dipinti di genere, raffigurando scene di vita quotidiana, come il caffè al caffè, dove le persone si incontravano per discutere e socializzare.
    Nel Settecento, divenne un soggetto popolare nei dipinti di paesaggio, raffigurando le piantagioni di produzione e le scene di raccolta dei chicchi.
    Nel XIX secolo, è stato rappresentato in dipinti di genere d’epoca, rappresentando le scene di vita quotidiana e le abitudini degli abitanti delle città.

    Alcuni artisti contemporanei hanno utilizzato il caffè come elemento artistico, creando opere d’arte come dipinti, sculture e installazioni utilizzando i chicchi o la polvere nera come materiale.
    E’ stato anche utilizzato come fonte di ispirazione per la creazione di alcune opere letterarie, poesie, musica e film perché rappresenta un’esperienza universale di socializzazione e convivialità.

    La polvere nera, foto da internet
    La polvere nera, foto da internet, articolo: Caffè e l’arte, la polvere nera dal 701 d.C.

    Curiosità e notizie interessanti sulla polvere nera

    E’ stato scoperto per la prima volta in Etiopia nel IX secolo, ma non è stato utilizzato come bevanda fino al XII secolo in Arabia:

    • Introdotto in Europa dai commercianti veneziani nel XV secolo e si diffuse rapidamente in tutta Europa diventando una delle bevande più popolari.
    • Bandito in diversi paesi in diverse epoche storiche. Ad esempio, in Arabia nel 1511, in Venezia nel 1615 e in Cina nel 1740.
    • La pianta del caffè è originaria dell’Etiopia, ma oggi è coltivata in tutto il mondo, con Brasile, Vietnam, Colombia e Indonesia che rappresentano oltre il 60% della produzione mondiale.

    • Utilizzato come moneta nell’antichità, in alcune culture.
    • Utilizzato come mezzo di scambio commerciale, perché era considerato un bene prezioso e di grande importanza economica.

    E’ stato scoperto per la prima volta in Etiopia nel IX secolo, ma non è stato utilizzato come bevanda fino al XII secolo in Arabia, foto da internet
    E’ stato scoperto per la prima volta in Etiopia nel IX secolo, ma non è stato utilizzato come bevanda fino al XII secolo in Arabia, foto da internet

    • Utilizzato come medicina nell’antichità, per trattare malattie come la depressione, la gotta e le emicranie.
    • Utilizzato come stimolante per gli studenti e per i lavoratori, poiché aumenta la concentrazione e la resistenza.
    • Utilizzato come elemento di raffigurazione in molte arti, come la pittura, la scultura, la letteratura e la musica.

    • Utilizzato come mezzo per incontrarsi e socializzare in molte culture, come il famoso “caffè al caffè” in Europa.
    • E’ uno dei prodotti più esportati al mondo.

    Il caffè ha una lunga e complessa storia, che ha visto l’uso di esso in molte culture, in molte forme e per molte ragioni. Queste curiosità e notizie interessanti mostrano come sia stato un elemento importante della cultura umana e come continua ad esserlo ancora oggi, infatti, il caffè e l’arte sono il binomio e la connessione di vissuti e di vizi, di preferenze e desideri.

    Gli artisti italiani e il caffè

    In Italia ci sono molti artisti e scrittori che hanno utilizzato il caffè come fonte di ispirazione o come elemento artistico nelle loro opere.
    Uno dei più famosi scrittori italiani legati alla polvere nera è senza dubbio Italo Calvino, che nella sua opera “Le città invisibili” descrive una città immaginaria chiamata “Eutropia” dove il caffè è un elemento fondamentale della vita quotidiana e sociale dei personaggi.

    Le città invisibili di Italo calvino, foto da internet
    Le città invisibili di Italo calvino, foto da internet

    Questo ingrediente è stato spesso raffigurato nella pittura italiana, sia come soggetto principale che come elemento di sfondo. Un esempio è il pittore vissuto a Venezia Giovanni Antonio Fasolo del ‘500, conosciuto per i suoi dipinti di scene di caffè. Come lui molti artisti contemporanei italiani hanno lo utilizzano come materiale artistico, creando opere d’arte come dipinti, sculture e installazioni utilizzando i chicchi o la polvere come materiale, dove il caffè e larte sono i protagonisti assoluti e indiscussi.

    In generale, il caffè è stato un elemento importante della cultura italiana e un’espressione della vita quotidiana e sociale, spesso rappresentato nell’arte e nella letteratura come simbolo di convivialità e di un’esperienza universale.

    L'atmosfera che può creare il momento di una tazza di caffè, foto da internet
    L’atmosfera che può creare il momento di una tazza di caffè, foto da internet

    In successione:

    Primo Levi, scrittore e chimico italiano, nel suo libro “Se questo è un uomo” descrive il caffè come una delle poche cose che gli dava conforto e speranza durante la sua prigionia nei campi di concentramento.
    Giuseppe Pontiggia, scrittore e giornalista italiano, nel suo libro “Il caffè del mattino” racconta la sua esperienza personale con il caffè, descrivendo come il caffè gli ha dato la forza e la motivazione per affrontare la vita quotidiana.

    Alessandro Baricco, scrittore e regista italiano, nel suo libro “Caffè” racconta la storia di un caffè dal 1817 al 1997, raccontando la storia e le tradizioni del caffè in Italia.
    • Luciano De Crescenzo, scrittore e filosofo italiano, nel suo libro “Storia del caffè” racconta la storia e la tradizione del caffè, dalle sue origini in Etiopia fino alla sua diffusione in Europa e in America.

    Dario Fo, foto da Wikipedia
    Dario Fo, foto da Wikipedia

    Dario Fo, scrittore, attore e premio Nobel per la letteratura italiano, nel suo libro “Mistero buffo” fa uso del caffè come metafora della vita.
    • Antonio Tabucchi, scrittore e docente italiano, nel suo libro “Sostiene Pereira” descrive il caffè come un elemento chiave nella vita del protagonista, Pereira, rappresentando la sua solitudine e la sua nostalgia per la vita passata.

    Natalia Ginzburg, scrittrice italiana, nel suo libro “Lessico Famigliare” descrive il caffè come un elemento chiave nella vita quotidiana della famiglia, rappresentando la convivialità e l’intimità.
    Umberto Eco, scrittore e semiotico italiano, nel suo libro “Il nome della rosa” descrive il caffè come un elemento chiave nella vita monastica, rappresentando la cultura e la conoscenza.

    Questi sono solo alcuni esempi di scrittori italiani che hanno scritto di caffè in modo diverso, ci sono molti altri autori che hanno utilizzato il caffè come elemento nella loro scrittura, rappresentando diversi aspetti culturali, sociali e personali.

    Le fasi dell' essicazione e tostatura dei chicchi di caffè, foto da internet
    Le fasi dell’ essicazione e tostatura dei chicchi di caffè, foto da internet, articolo: Caffè e l’arte, la polvere nera dal 701 d.C.

    Cinema e la polvere nera

    Il cinema e il caffè sono due esperienze spesso associate tra loro; è spesso servito nelle sale cinematografiche come una bevanda per accompagnare la visione del film. I coffee Bistrot e i bar che proiettano film dal vivo, sono un’altra forma di intrattenimento popolare.

    Spesso compagnato alla cultura del cinema, con molte scene di film che si svolgono in caffetterie o bar.
    Fonte di ispirazione per molti registi e sceneggiatori; spesso le caffetterie sono state usate come ambientazione per molte scene di film, poiché rappresentano luoghi di incontro e di socializzazione.

    La polvere nera è collegata alla creatività e alla produttività, ed è stata impiegata come metafora per rappresentare il processo creativo della sceneggiatura e della regia, sotto ogni forma di arte.
    Ci sono molti film che includono scene in cui i personaggi bevono caffè, alcuni esempi includono:

    • “La Dolce Vita” di Federico Fellini, in cui il personaggio principale, interpretato da Marcello Mastroianni, è spesso visto seduto in una caffetteria mentre beve caffè e osserva la vita intorno a lui.
    • “The Godfather” di Francis Ford Coppola (Il padrino), in cui il personaggio di Marlon Brando, Vito Corleone, è spesso visto seduto in una caffetteria mentre discute affari e pianifica la sua ascesa nella criminalità organizzata.

    • “The Third Man” di Carol Reed (Il terzo uomo), in cui il personaggio di Orson Welles, Harry Lime, è spesso visto seduto in una caffetteria di Vienna mentre discute affari e intrattiene i suoi amici.
    • “Midnight in Paris” di Woody Allen, in cui il personaggio principale, interpretato da Owen Wilson, è spesso visto seduto in una caffetteria mentre scrive e incontra alcuni dei più grandi scrittori e artisti del passato.

    Lavorazione dei chicchi per creare la polvere nera, foto da internet
    Lavorazione dei chicchi per creare la polvere nera, foto da internet

    Mi vengono in mente altre scene, inquadrature, contesti che riportano a questa bevanda, come traino, strumento e mezzo di condivisione, di vizio, di sfogo oppure semplicemente di gola:

    • “The Big Lebowski” di Joel e Ethan Coen ( Il grande lebowski), in cui il personaggio di Jeff Bridges, “The Dude”, è spesso visto seduto in una caffetteria mentre beve caffè e cerca di risolvere un caso di scambio di persona.
    • “The Graduate” di Mike Nichols  (Il laureato), in cui il personaggio principale, interpretato da Dustin Hoffman, è spesso visto seduto in una caffetteria mentre medita sulla sua vita e sulla sua relazione con una donna più anziana.

    • “Groundhog Day” di Harold Ramis (Ricomincio da capo),in cui il personaggio principale, interpretato da Bill Murray, è spesso visto seduto in una caffetteria mentre ripete lo stesso giorno all’infinito.
    • “The Social Network” di David Fincher, in cui il personaggio di Jesse Eisenberg, Mark Zuckerberg, è spesso visto seduto in una caffetteria mentre sviluppa e lancia il sito di Facebook.

    • “The Grand Budapest Hotel” di Wes Anderson, in cui il personaggio di Ralph Fiennes, Gustave H, è spesso visto seduto in una caffetteria mentre intrattiene i suoi amici e ospiti dell’hotel.
    • “The Shawshank Redemption” di Frank Darabont (Le ali della libertà), in cui i personaggi principali, interpretati da Tim Robbins e Morgan Freeman, sono spesso visti seduti nella caffetteria della prigione mentre discutono di speranza e riscatto.

    • “Goodfellas” di Martin Scorsese ( Quei bravi ragazzi), in cui i personaggi principali, interpretati da Robert De Niro e Ray Liotta, sono spesso visti seduti in una caffetteria mentre pianificano i loro crimini.
    • “The Breakfast Club” di John Hughes, in cui i personaggi principali, interpretati da Emilio Estevez, Judd Nelson e Molly Ringwald, sono spesso visti seduti in una caffetteria mentre discutono dei loro problemi e delle loro vite.

    Questi sono solo alcuni esempi di film famosi in cui il caffè e le caffetterie sono un elemento importante della trama e dell’ambientazione. Ci sono molti altri film che hanno scene simili, potrei continuare la lista per pagine intere.

    caffè e le caffetterie sono un elemento importante della trama e dell'ambientazione, foto da internet
    Caffè e le caffetterie sono un elemento importante della trama e dell’ambientazione, foto da internet

    Considerazioni finali, caffè e l’arte in ogni sua forma e genere

    E’ stato a lungo utilizzato come stimolante per aumentare la concentrazione e la resistenza, nonché come mezzo per incontrarsi e socializzare.
    In alcune culture, il caffè è stato abbinato all’idea di seduzione e corteggiamento, poiché è stato tradizionalmente consumato in luoghi pubblici come caffè e ristoranti. Tuttavia, questa è un’interpretazione culturale e non ci sono prove scientifiche che dimostrino un legame tra caffè e comportamenti sessuali.

    In generale, il caffè è stato tradizionalmente consumato come una bevanda comune e non ha una connotazione sessuale. E’ importante evitare di associare il caffè ad usi non appropriati e rispettare la cultura e le tradizioni di ogni paese.

    La polvere nera, caffè e l'arte, profumi,aroma e seduzione, foto da internet
    La polvere nera, caffè e l’arte, profumi,aroma e seduzione, foto da internet

    La polvere nera e la seduzione possono essere coinvolti in diversi modi. Il caffè, come bevanda sociale, un pretesto per incontrare qualcuno in un ambiente informale e casuale, impiegato come elemento seduttivo, ad esempio offrendo una tazza di caffè caldo e profumato come gesto di cortesia e generosità verso una persona di interesse.
    Il gusto del caffè può anche essere connotato come metafora per la seduzione, poiché può essere forte e deciso, oppure delicato e sottile, a seconda delle preferenze della persona.

    Come per la seduzione, il gusto del caffè può essere piacevole o meno a seconda delle preferenze personali.
    Inoltre, questa bevanda può essere adoperata come strumento per creare un’atmosfera intima e romantica, come un appuntamento a lume di candela in una caffetteria. In questo senso si può parlare di un gioco di gusti.

    Un gioco di complicità, di condivisione, di profumi, caffè e l'arte come forma di intrigo e sintonia foto da internet
    Un gioco di complicità, di condivisione, di profumi, caffè e l’arte come forma di intrigo e sintonia foto da internet

    In sintesi, il caffè e  la seduzione possono essere collegati in diversi modi, sia come pretesto per incontri casuali, come elemento seduttivo, come metafora per la seduzione e come strumento per creare un’atmosfera intima e romantica, in un gioco di percezioni gustative, aggiungo che fare un buon caffè è una gustosa forma d’arte.

    Carol Agostini autrice dell'articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine
    Carol Agostini autrice dell’articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine

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  • Il caffè dal 701 d.C. tra leggenda e commercializzazione

    Il caffè dal 701 d.C. tra leggenda e commercializzazione

    Altra bevanda degli Dei o solo paragoni goderecci?

    Di Carol Agostini

    Origini

    Il caffè è una pianta originaria dell’Etiopia, ma oggi viene coltivata in tutto il mondo, principalmente in America Latina, Asia e Africa. La pianta produce dei chicchi di che vengono raccolti e poi tostati per produrre la polvere che conosciamo, che si trasforma con l’aggiunta di acqua, in una buonissima bevanda.

    Il caffè dall'VIII secolo, leggenda e commercializzazione, articolo di Carol Agostini, foto da internet
    Pianta, dall’VIII secolo, leggenda e commercializzazione, articolo di Carol Agostini, foto da internet

    La leggenda

    Altra bevanda degli Dei o solo paragoni goderecci? foto da internet
    Altra bevanda degli Dei o solo paragoni goderecci? foto da internet

    Come anticipato questo ingrediente è originario dell‘Etiopia, precisamente dalle regioni del Kaffa e del Harar.

    La leggenda vuole che un pastore etiope, chiamato Kaldi, abbia scoperto le proprietà stimolanti del caffè intorno all’VIII secolo, quando notò che i suoi capre diventavano più attive dopo aver mangiato i frutti di un certo arbusto.

    La storia reale  inizia intorno all’IX secolo, quando gli abitanti dell’Etiopia iniziarono a utilizzare i chicchi di caffè tostati e macinati per preparare una bevanda stimolante. Nel corso dei secoli successivi, il caffè si diffuse in Medio Oriente e in Africa, dove divenne una bevanda popolare e un importante bene commerciale.

    Nel XV secolo, il caffè iniziò a diffondersi in Europa, e nel XIX secolo divenne una delle bevande più popolari del mondo. Oggi viene coltivato in tutti i continenti, tranne in Antartide, e il commercio del caffè è uno dei più grandi al mondo.

     

    Chicchi di caffè pre essicamento, articolo di Carol Agostini, foto da internet
    Essicamento, articolo di Carol Agostini, foto da internet

    La sua diffusione fu graduale, e iniziò in Medio Oriente. Il primo paese a commerciarlo fu l’Arabia, dove i monaci del monastero di Santa Caterina sul Monte Sinai utilizzarono i chicchi per preparare una bevanda stimolante per resistere alle lunghe preghiere notturne. Successivamente si estese in Egitto, Turchia e Persia.

    Nel XIV secolo,  arrivò in India e in Indonesia, e nel 1583, questo alimento era già conosciuto in Venezia. Nel 1615 in Europa, e nel 1645, il primo caffè fu aperto a Venezia. Nel 1683, giunse anche a Vienna, e nel 1689 a Parigi.

    Nel 1714, un botanico olandese, Pieter van Reymborgk, portò i semi in Olanda, e da lì iniziò la sua diffusione in America.

    Nel 1723, un colono francese, Gabriel Mathieu de Clieu, portò i chicchi in America del Sud, e da lì iniziò la diffusione del caffè in Brasile, che divenne poi il maggiore produttore mondiale.

    In generale, è possibile dire che la storia del caffè è lunga e complessa, e ha radici antiche e profonde nella cultura e nella società di molte regioni del mondo.

    Composizione chimica

    E’ composto principalmente da acqua, caffeina, acido cloro genico e acido trigonellico.

    La caffeina è la sostanza psicoattiva più comune ed è responsabile dell’effetto stimolante che il caffè ha sul sistema nervoso centrale. Lacido cloro genico e l’acido trigonnelico sono due composti antiossidanti presenti in questa bevanda.

    Chicchi di caffè pronti per la commercializzazione, foto da internet
    Chicchi di caffè pronti per la commercializzazione, foto da internet

    Benefici all’assunzione

    Ha molti benefici per la salute, tra cui:

    • miglioramento della funzione cerebrale
    • riduzione del rischio di malattie cardiovascolari
    • protezione contro il diabete di tipo 2
    • riduzione del rischio di malattie neuro degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson

    Svantaggi dell’assunzione in grandi dosi

    Tuttavia, questa bevanda può anche avere alcuni svantaggi per la salute se consumato in eccesso. La caffeina può causare insonnia, ansia e nervosismo, e può anche aumentare il rischio di osteoporosi se consumato in grandi quantità. In generale, si consiglia di non consumare più di tre tazze di caffè al giorno per evitare gli effetti negativi.

    Commercializzazione

    Attualmente, viene commercializzato in tutto il mondo. I principali paesi produttori sono Brasile, Vietnam, Colombia e Indonesia. Essi rappresentano oltre il 60% della produzione mondiale.
    I paesi che importano maggiormente sono gli Stati Uniti, Germania, Francia, Italia e Giappone. Essi rappresentano oltre il 20% dell’importazione mondiale.

    Ancora oggi si usano i sacchi di Juta per il trasporto dei chicchi di caffè, foto da internet
    Ancora oggi si usano i sacchi di Juta per il trasporto, foto da internet

    Viene commercializzato sia come chicchi verdi, sia come torrefatto e macinato. Viene venduto in diverse forme, come solubile,  in grani, macinato,  in capsule,  in polvere e in tazze monodose. Inoltre, è anche utilizzato in molte bevande, come cappuccino, latte macchiato, caffè americano e espresso.

    La via del caffè

    La via del caffè è un concetto che si riferisce alle rotte commerciali utilizzate per trasportare i chicchi dalle zone di produzione ai mercati di consumo. E’ stata una delle principali rotte commerciali nella storia, poiché è stato un prodotto di grande importanza economica per molti paesi. E’ stato esportato dalle zone di produzione in Africa, America Latina e Asia verso i mercati di consumo in Europa e poi in America e Asia, attraverso una serie di rotte commerciali come il Mar Mediterraneo, l’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano.

    Essicazione dei chicchi di caffè, foto da internet
    Essicazione dei chicchi, foto da internet

    Tuttavia, è importante notare che non esiste una singola via del caffè, ma piuttosto una serie di rotte che cambiano a seconda del periodo storico e delle regioni interessate.
    Il suo commercio ha avuto un grande impatto sulla storia e sull’economia di molte regioni e ha contribuito a creare reti commerciali e culturali tra i paesi produttori e i paesi consumatori. Anche oggi il commercio rimane un’attività economica importante e ancora oggi questa bevanda nera è uno dei prodotti più esportati al mondo.

    La dieta mediterranea e il caffè

    La dieta mediterranea è un modello alimentare tradizionale, tipico dei paesi lungo il Mediterraneo, che si basa su un alto consumo di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, pesce e olio d’oliva, e un moderato consumo di latticini, carne e vino.

    E’ una bevanda tradizionale nella dieta mediterranea, ma non è considerato un alimento principale, ed è  stato tradizionalmente consumato in piccole quantità, come accompagnamento ai pasti o come bevanda sociale. Tuttavia, alcuni studi hanno dimostrato che il consumo moderato, fino a 3-4 tazze al giorno, può avere benefici per la salute come miglioramento della funzione cerebrale e riduzione del rischio di malattie cardiovascolari.

    In generale, è importante sottolineare che questa bevanda dovrebbe essere consumata come parte di una dieta equilibrata e non dovrebbe essere utilizzata come sostituta dei principali alimenti della dieta mediterranea, come frutta, verdura, cereali integrali, legumi, pesce e olio d’oliva.
    Inoltre, è importante evitare di aggiungere zucchero o latte, perché questo può aumentare l’apporto calorico e vanificare i benefici per la salute. Inoltre, è importante evitare di consumare caffè nelle ore notturne per non interferire con il sonno.

    Il caffè, l'alimentazione, lo sport, foto da internet
    Il caffè, l’alimentazione, lo sport, foto da internet

    La caffeina e gli sportivi

    La caffeina, una delle principali sostanze presenti, è nota per aumentare la performance fisica negli sportivi. La caffeina agisce a livello centrale e periferico, migliorando la concentrazione, la resistenza e la forza muscolare.
    Inoltre, la caffeina è un potente termogenico, che aumenta il metabolismo e quindi aiuta a bruciare i grassi e migliorare l’efficienza nell’utilizzo dei carburanti durante l’esercizio.

    Per gli sportivi, è una scelta valida come integratore alimentare perché la caffeina è stata approvata dalla World Anti-Doping Agency (WADA) per uso nello sport. Tuttavia, è importante notare che l’uso di caffeina deve essere monitorato poiché un consumo eccessivo può causare effetti negativi sulla salute e anche aumentare il rischio di squilibri idro-elettrolitici.

    In generale, si consiglia di non consumare più di 3-4 tazze di caffè al giorno e di evitare di assumere caffeina nelle ore notturne per non interferire con il sonno. Inoltre, gli sportivi dovrebbero considerare l’utilizzo di caffè solo come parte di una dieta equilibrata e di un programma di allenamento completo.

    Indagine di consumo italiano di caffè, articolo di Carol Agostini, foto da internet
    Indagine di consumo italiano di caffè, articolo di Carol Agostini, foto da internet

    Indagine di consumo italiano della polvere nera

    L’Italia è nota per essere un paese con una lunga tradizione di consumo. Secondo le statistiche, gli italiani consumano in media circa 4,3 kg di caffè all’anno per persona. E’ la bevanda più diffusa dopo l’acqua e rappresenta una parte importante della cultura alimentare italiana.
    Il consumo in Italia è stato in costante crescita negli ultimi anni, con un aumento del 3% nel 2020 rispetto al 2019.

    Quello espresso è la forma più diffusa consumata in Italia, seguito da quello macinato e solubile. Inoltre, viene anche utilizzato come ingrediente in molte bevande calde, come cappuccino, latte macchiato,  caffè americano e espresso.
    Inoltre, il caffè italiano è molto apprezzato all’estero, per la sua qualità e per la sua tradizione. L’Italia è uno dei maggiori esportatori al mondo.
    In generale, il consumo in Italia rimane stabile e costante, e rappresenta una parte importante della cultura alimentare e sociale del paese.

    Pandemia Covid e consumo nel mondo

    Durante la pandemia COVID-19, ci sono state significative variazioni nell’uso a livello mondiale. Secondo le statistiche, il consumo  è aumentato in molte parti del mondo a causa del cambiamento nei modelli di consumo e dell’aumento del lavoro da casa e dello studio a distanza.
    In Europa, ad esempio, ci sono stati aumenti significativi nel consumo domestico, con molte persone che hanno iniziato a preparare il proprio  invece di acquistarlo nei bistrot e nei ristoranti.

    Inoltre, il consumo di solubile e in capsule è aumentato poiché le persone cercavano comodità e praticità nella preparazione a casa.
    In America, il consumo è stato generalmente stabile durante la pandemia, con un aumento del consumo da asporto e una diminuzione del consumo nei locali bistrot e nei ristoranti a causa della chiusura delle attività commerciali.
    In Asia, il consumo di caffè è stato generalmente stabile o leggermente inferiore a causa della chiusura delle attività commerciali e del calo dei consumi legati al turismo e all’intrattenimento.

    In generale, è importante notare che le statistiche potrebbero variare a seconda delle fonti e delle regioni interessate, e che gli effetti della pandemia COVID-19 sull’uso di questo ingrediente possono essere ancora in corso di analisi.

    La polvere nera, foto da internet
    La polvere nera, foto da internet

    ICO ( International Coffee Organization)

    Ci sono diverse fonti che forniscono statistiche sulla commercializzazione mondiale di questa bevanda.
    Secondo l’International Coffee Organization (ICO), nel 2020 il mondo ha prodotto circa 164,2 milioni di sacchi di caffè, di cui la maggior parte è stata prodotta in America Latina e in Africa. La produzione è stata influenzata dalla pandemia COVID-19 e da condizioni climatiche avverse.

    Inoltre, secondo le statistiche dell’ICO, nel 2020 le esportazioni mondiali sono state di circa 132,9 milioni di sacchi, con un valore di circa 20 miliardi di dollari. I principali esportatori dsono stati Brasile, Vietnam, Colombia e Indonesia.

    Inoltre, le statistiche dell’ICO mostrano che i principali importatori nel 2020 sono stati Stati Uniti, Germania, Italia, Paesi Bassi e Francia.
    In generale, è importante notare che le statistiche sulla commercializzazione mondiale possono variare a seconda delle fonti e delle regioni interessate, e che i dati possono essere soggetti a cambiamenti a causa di fattori come la pandemia COVID-19 e le condizioni climatiche.

    Bevande a base di caffè più usate in Italia, foto da internet
    Bevande a base di caffè più usate in Italia, foto da internet

    Bevande a base di polvere nera più usate in Italia

    Ci sono molte ricette che utilizzano questo ingrediente principale o come componente di accompagnamento. Ecco alcune ricette classiche e popolari:

    • Eespresso: è una delle forme più classiche e tradizionali. Per preparare un espresso, è necessario utilizzare una macchina per espresso, macinare i chicchi freschi e utilizzare acqua calda ad alta pressione per estrarre il caffè.
    • Caffè latte: è una delle bevande più popolari al caffè. Per preparare un caffè latte, è necessario preparare un espresso e aggiungere latte caldo e schiumoso.

    • Macchiato: è una bevanda composta da espresso e una piccola quantità di latte.
    • Cappuccino: è una delle bevande più popolari in Italia, consiste in una tazza di caffè espresso con una quantità uguale di latte caldo e schiumoso.
    • Lungo: è una variante dell’espresso, viene preparato utilizzando la stessa quantità di caffè ma più acqua.

    Ricette gastronomiche a base di caffè, il tiramisù, immagine da internet
    Ricette gastronomiche a base di caffè, il tiramisù, immagine da internet

    Ricette gastronomiche a base di caffè

    Ci sono molte ricette gastronomiche che utilizzano questo ingrediente principale o come componente di accompagnamento. Ecco alcune ricette classiche e popolari:

    • Tiramisù classico: è un dolce tradizionale italiano composto da strati di savoiardi imbevuti di espresso e mascarpone.
    • Panna cotta al caffè: è un dolce cremoso e delicato a base di panna, latte, zucchero e espresso.
    • Cheesecake al caffè: è una variante della classica cheesecake, con una base croccante di biscotti e un ripieno di formaggio cremoso aromatizzato al caffè.

    • Caffè affogato: è un dessert semplice ma delizioso, consiste nel versare del caffè caldo su una pallina di gelato alla vaniglia.
    • Filetto al caffè:  è una ricetta di carne in cui il filetto viene marinato in espresso, spezie e vino rosso prima di essere cotto.
    • Tiramisù al caffè: Il tiramisù con biscotti alla polvere nera.

     

    Carol Agostini autrice dell'articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine
    Carol Agostini autrice dell’articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine

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  • Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti di Carol Agostini

    Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti di Carol Agostini

    Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti

    Di Carol Agostini

    La figura del degustatore è quella di un professionista esperto nell’analisi sensoriale dei prodotti alimentari e delle bevande. Un degustatore utilizza metodi scientifici e tecniche di degustazione per determinare le caratteristiche organolettiche dei prodotti, come ad esempio il colore, l’odore, il gusto e la consistenza.

    Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti, foto da internet
    Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti, foto da internet

    I pregi di un degustatore sono la conoscenza approfondita del prodotto, l’abilità nell’utilizzo delle tecniche di degustazione e la capacità di descrivere precisamente le caratteristiche organolettiche dei prodotti.

    Tra i difetti si può considerare la soggettività nella valutazione del prodotto e la possibilità di essere influenzati dalle preferenze personali.

    Da un degustatore ci si aspetta che sia in grado di fornire un giudizio obiettivo e preciso su un prodotto alimentare o bevanda, basato sull’utilizzo di metodi scientifici e tecniche di degustazione. Inoltre, un degustatore dovrebbe essere in grado di comunicare efficacemente le proprie valutazioni e di spiegare le ragioni delle sue decisioni.

    I giudizi sono pareri oggettivi o spggettivi a seconda del degustatore?, articolo: Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti, in foto Carol Agostini e una collega
    I giudizi sono pareri oggettivi o soggettivi a seconda del degustatore? articolo: Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti, in foto Carol Agostini e una collega

    I metodi scientifici utilizzati da un degustatore di food comprendono:

    1. Analisi sensoriale: è un metodo utilizzato per valutare le caratteristiche organolettiche di un prodotto, come il colore, l’odore, il gusto e la consistenza.
    2. Valutazione descrittiva: consiste nella descrizione delle caratteristiche sensoriali di un prodotto utilizzando termini standardizzati.
    3. Valutazione comparativa: consiste nella valutazione di un prodotto rispetto a un campione di riferimento o a una serie di campioni.

    4. Triangolazione: consiste nel confronto di due o più campioni per determinare se sono simili o diversi.
    5. Analisi chimica: consiste nell’analisi dei componenti chimici di un prodotto, come gli zuccheri, gli acidi, i grassi e le proteine.
    6. Analisi sensoriale statistica: utilizzando tecniche statistiche, permette di identificare le differenze tra i prodotti, la rilevazione di preferenze dei consumatori e l’analisi dei dati sensoriali.

    Questi metodi sono utilizzati per raccogliere dati oggettivi e soggettivi su un prodotto alimentare e per fornire un giudizio preciso e affidabile su di esso.

    I metodi scientifici utilizzati da un degustatore di food anche nei formaggi, foto da internet, articolo di Carol Agostini
    I metodi scientifici utilizzati da un degustatore di food anche nei formaggi, foto da internet, articolo di Carol Agostini

    Le tecniche di degustazione utilizzate dai degustatori di food comprendono:

    1. Degustazione alla cieca: consiste nel degustare un prodotto senza conoscere l’identità del prodotto, per evitare di essere influenzati dalle aspettative o dalle preferenze personali.
    2. Degustazione guidata: consiste nell’utilizzo di un campione di riferimento per guidare la valutazione del prodotto in degustazione.
    3. Degustazione in abbinamento: consiste nel degustare un prodotto insieme ad altri prodotti, come cibi o bevande, per valutare come si adattano tra loro.

    4. Degustazione dinamica: consiste nel valutare come un prodotto cambia nel tempo, ad esempio come il vino cambia mentre si apre e si espande.
    5. Degustazione a cronologia: consiste nel degustare una serie di prodotti in ordine cronologico, per valutare come si evolvono nel tempo.
    6. Degustazione con il naso coperto: consiste nell’utilizzare un naso coperto per isolare l’olfatto e valutare come influisce sulla percezione del gusto.

    Queste tecniche sono utilizzate per raccogliere informazioni precise e complete sul prodotto in degustazione, e per fornire un giudizio preciso e affidabile su di esso.

    I metodi scientifici di degustazione del vino, in foto Carol Agostini che degusta mosto
    I metodi scientifici di degustazione del vino, in foto Carol Agostini che degusta mosto

    I metodi scientifici di degustazione del vino comprendono:

    1. Analisi sensoriale: consiste nell’utilizzo di metodi standardizzati per valutare le caratteristiche organolettiche del vino, come il colore, l’odore, il gusto e la consistenza.
    2. Valutazione descrittiva: consiste nella descrizione delle caratteristiche sensoriali del vino utilizzando termini standardizzati.
    3. Valutazione comparativa: consiste nella valutazione di un vino rispetto a un campione di riferimento o a una serie di campioni.
    4. Triangolazione: consiste nel confronto di due o più campioni per determinare se sono simili o diversi.

    5. Analisi chimica: consiste nell’analisi dei componenti chimici del vino, come gli zuccheri, gli acidi, i tannini e l’alcol.
    6. Analisi sensoriale statistica: utilizzando tecniche statistiche, permette di identificare le differenze tra i vini, la rilevazione di preferenze dei consumatori e l’analisi dei dati sensoriali.
    7. Valutazione del vino con il naso coperto: consiste nel utilizzare un naso coperto per isolare l’olfatto e valutare come influisce sulla percezione del gusto e dell’aroma.
    8. Valutazione dinamica: consiste nel valutare come il vino cambia nel tempo, ad esempio come il vino cambia mentre si apre e si espande.

    Questi metodi sono utilizzati per raccogliere dati oggettivi e soggettivi su un vino e per fornire un giudizio preciso e affidabile su di esso.

    Le tecniche di degustazione del vino utilizzate dai degustatori professionisti, articolo di Carol Agostini, foto da internet
    Le tecniche di degustazione del vino utilizzate dai degustatori professionisti, articolo di Carol Agostini, foto da internet

    Le tecniche di degustazione del vino utilizzate dai degustatori professionisti comprendono:

    1. Degustazione alla cieca: consiste nel degustare un vino senza conoscere l’identità del vino, per evitare di essere influenzati dalle aspettative o dalle preferenze personali.
    2. Degustazione guidata: consiste nell’utilizzo di un campione di riferimento per guidare la valutazione del vino in degustazione.
    3. Degustazione in abbinamento: consiste nel degustare un vino insieme ad altri cibi o bevande, per valutare come si adattano tra loro.
    4. Degustazione dinamica: consiste nel valutare come un vino cambia nel tempo, ad esempio come il vino cambia mentre si apre e si espande.

    5. Degustazione a cronologia: consiste nel degustare una serie di vini in ordine cronologico, per valutare come si evolvono nel tempo.
    6. Degustazione con il naso coperto: consiste nel utilizzare un naso coperto per isolare l’olfatto e valutare come influisce sulla percezione del gusto e dell’aroma.
    7. Degustazione in sorsi: consiste nel valutare il vino assaporando piccoli sorsi, per valutare come il vino si evolve in bocca.
    8. Degustazione a grandezza naturale: consiste nell’assaporare il vino a grandezza naturale, per valutare la qualità dell’esperienza complessiva.

    Queste tecniche sono utilizzate per raccogliere informazioni precise e complete sul vino in degustazione, e per fornire un giudizio preciso e affidabile su di esso.

    Quali sono le differenze nella degustazione di un prodotto gastronomico rispetto a quello vitivinicolo? foto di Carol Agostini
    Quali sono le differenze nella degustazione di un prodotto gastronomico rispetto a quello vitivinicolo? foto di Carol Agostini

    Quali sono le differenze nella degustazione di un prodotto gastronomico rispetto a quello vitivinicolo?

    Ci sono alcune differenze tra degustare un prodotto gastronomico e un vino:

    1. Caratteristiche organolettiche: i prodotti gastronomici hanno una maggiore varietà di caratteristiche organolettiche rispetto ai vini, come il colore, la consistenza, il sapore e l’odore, i vini invece hanno una maggiore attenzione sull’olfatto e il gusto.
    2. Complessità: i prodotti gastronomici possono essere più complessi rispetto ai vini, poiché possono contenere una combinazione di ingredienti e sapori diversi.
    3. Abbinamenti: i vini sono spesso degustati in abbinamento con cibi specifici, mentre i prodotti gastronomici possono essere gustati da soli o con accompagnamenti diversi.

    4. Tempo di degustazione: i vini possono richiedere più tempo per essere degustati rispetto ai prodotti gastronomici, poiché possono cambiare nel tempo e richiedere una maggiore attenzione per le sfumature.
    5. Valutazione: i criteri per la valutazione dei prodotti gastronomici e dei vini possono essere diversi, anche se entrambi possono essere valutati utilizzando metodi descrittivi e comparativi.
    6. Tecniche di degustazione: le tecniche di degustazione utilizzate per i prodotti gastronomici e i vini possono essere diverse, ad esempio la degustazione a cronologia è utilizzata più spesso per i vini.

    Caratteristiche organolettiche, sensi, temperature, obiettività, conoscenza del territorio, del terroir, vitigni, food, articolo: Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti di Carol Agostini, foto da internet
    Caratteristiche organolettiche, sensi, temperature, obiettività, conoscenza del territorio, del terroir, vitigni, food, articolo: Chi è il degustatore nel 2023? Pregi e difetti di Carol Agostini, foto da internet

    In generale, entrambe le degustazioni richiedono una formazione specifica e una conoscenza approfondita del prodotto per fornire un giudizio preciso e affidabile.

     

    Per analisi sensoriale si intende la metodologia scientifica usata per evocare, misurare, analizzare ed interpretare le reazioni a quelle caratteristiche dei cibi e dei materiali così come vengono percepite tramite i sensi della vista, odorato, tatto e udito (IFT, 1981).
    Per analisi sensoriale si intende la metodologia scientifica usata per evocare, misurare, analizzare ed interpretare le reazioni a quelle caratteristiche dei cibi e dei materiali così come vengono percepite tramite i sensi della vista, odorato, tatto e udito (IFT, 1981), foto da internet

    A mio parere il giudizio finale è una combinazione di analisi tecniche e percezioni personali, e i degustatori, pur essendo insostituibili, non sono perfetti e lavorano sempre con l’intento di raggiungere la massima correttezza.

    Carol Agostini autrice dell'articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine
    Carol Agostini autrice dell’articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Editore di Papillae Magazine

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  • Street Food a Londra incontrando Richard Johnson 2022

    Street Food a Londra incontrando Richard Johnson 2022

    Il trend dello Street Food sta crescendo in tutto il mondo, compresa l’Italia.

    Di Carol Agostini

    Uno dei suoi aspetti positivi è che è possibile ricreare facilmente questi cibi a casa, utilizzando gli stessi strumenti e ingredienti utilizzati dai venditori ambulanti.
    Ci sono molte ricette e tutorial disponibili online che possono aiutare a creare panini al maiale sfilacciato, spiedini di manzo e crepe, proprio come quelli che si possono trovare nelle strade. Inoltre, con l’aumento della popolarità dello Street Food, anche i produttori di attrezzature per la cottura stanno offrendo più opzioni per replicare questi cibi a casa.

    Street food a Londra incontrando Richard Johnson 2022, articolo di Carol Agostini, foto da internet
    Street food a Londra incontrando Richard Johnson 2022, articolo di Carol Agostini, foto da internet

    Esattamente, le bancarelle truck e non solo stanno diventando sempre più diffuse in tutto il mondo, offrendo una vasta gamma di opzioni alimentari diverse rispetto al solito hamburger e patatine. Queste bancarelle servono piatti tradizionali provenienti da diverse culture e regioni del mondo, ognuno con una propria storia e significato.
    Inoltre, l’esperienza dello Street Food va oltre il semplice nutrimento del corpo, ma diventa un’esperienza sensoriale e culturale. Permette di scoprire nuovi sapori, culture e storie attraverso il cibo, e di apprezzare l’arte e l’abilità degli chef ambulanti.

    Il trend dello Street Food sta crescendo in tutto il mondo, compresa l'Italia, foto da internet, articolo di Carol Agostini
    Il trend dello Street Food sta crescendo in tutto il mondo, compresa l’Italia, foto da internet, articolo di Carol Agostini

    Essendo cibo preparato con ingredienti freschi e di qualità, il cibo da strada rappresenta una valida alternativa per una alimentazione sana e gustosa.
    Richard Johnson, fondatore degli European Street Food Annual Awards e autore del best-seller Street Food revolution, sostiene che l’universalità del movimento street food sia dovuta alla sua natura accessibile e democratica, che lo rende appetibile per una vasta gamma di persone.

    Richard Johnson sostiene che “l’esperienza sia tutto quando si tratta di street food”. Secondo lui, “vedere uno chef che cucina da zero, utilizzando ingredienti semplici e comuni, è molto emozionante e contribuisce a creare un’esperienza unica e coinvolgente per i clienti, è così appagante che spesso basta solo un pasto per far nascere una vera passione per questo tipo di cucina e il desiderio di replicare i piatti a casa, utilizzando il proprio barbecue o altri mezzi di cottura”.

    La semplicità degli ingredienti e la bellezza della preparazione "dal vivo", articolo di Carol Agostini, foto da internet
    La semplicità degli ingredienti e la bellezza della preparazione “dal vivo”, articolo di Carol Agostini, foto da internet

    La semplicità degli ingredienti e la bellezza della preparazione “dal vivo” fanno sì che le persone si appassionino a questo stile di cucina e vogliano riprodurlo a casa.

    Altra affermzione del nostro protagonista: che “la cucina di street food si basa su tre principi”: deve essere economica, stagionale e fresca. Con ingredienti di alta qualità come carne o altri alimenti, verdure fresche e frutta, è possibile creare esperienze di street food a casa. Utilizzando strumenti come barbecue e accessori adeguati, è possibile aggiungere ulteriori elementi di cottura come affumicatura, caramellizzazione e alte temperature, che aiutano a creare sapori unici e ricchi.

    la cucina di street food si basa su tre principi”, articolo di Carol Agostini, foto da internet
    La cucina di street food si basa su tre principi”, articolo di Carol Agostini, foto da internet

    Richard Johnson conclude dicendoci che “lo street food è stato progettato per essere accessibile a tutti, indipendentemente dal genere, dall’età o dalla razza. E’ stato pensato per unire le persone e creare un’esperienza sociale in cui condividere un pasto e una bevanda fresca. L’idea di portare l’atmosfera dello street food a casa propria è una ricerca di condivisione e complicità, per creare momenti indimenticabili con amici e familiari”.

    Ci sono molti premi e competizioni per street food in tutto il mondo, articolo di Carol Agostini, foto da internet
    Ci sono molti premi e competizioni per street food in tutto il mondo, articolo di Carol Agostini, foto da internet

    Ci sono molti premi e competizioni per street food in tutto il mondo che celebrano l’eccezionale cibo venduto per strada e premiano i migliori venditori e operatori. Questi premi spesso includono categorie come il miglior cibo, il miglior design del carretto, il miglior servizio al cliente e il miglior uso di ingredienti locali.

    Street food a Londra incontrando Richard Johnson 2022, articolo di Carol Agostini, foto da internet
    Street food a Londra incontrando Richard Johnson 2022, articolo di Carol Agostini, foto da internet

    I requisiti per il miglior carretto possono variare a seconda della competizione o del premio, ma in generale, i giudici cercano carretti che soddisfino i seguenti criteri:

    1. Design accattivante e originale: Il carretto deve avere un design unico e attraente che attiri l’attenzione dei clienti.
    2. Funzionalità: Il carretto deve essere ben progettato e attrezzato per preparare e servire cibo in modo efficace.
    3. Sicurezza alimentare: Il carretto deve essere pulito e mantenere standard elevati di igiene per garantire la sicurezza del cibo.
    4. Sostenibilità: Il carretto deve essere progettato e gestito in modo sostenibile, utilizzando fonti rinnovabili e riducendo gli sprechi.

    5. Presentazione del cibo: Il carretto deve presentare il cibo in modo attraente e invitante, utilizzando ingredienti freschi e di qualità.
    6. Servizio al cliente: Il carretto deve fornire un servizio cordiale e attento ai clienti.
    7. Originalità del cibo: Il cibo offerto deve essere originale e innovativo, con una forte identità culturale.
    8. Qualità del cibo: Il cibo offerto deve essere di alta qualità e gustoso.

    Le bancarelle in tutto il mondo per il cibo da strada, articolo di Carol Agostini, foto da internet
    Le bancarelle in tutto il mondo per il cibo da strada, articolo di Carol Agostini, foto da internet

    I requisiti per vincere le competizioni di migliore venditore di cibo da strada possono variare a seconda della competizione o del premio, ma in generale, i giudici cercano venditori che soddisfino i seguenti criteri:

    1. Qualità del cibo: Il cibo offerto deve essere di alta qualità e gustoso.
    2. Originalità del cibo: Il cibo offerto deve essere originale e innovativo, con una forte identità culturale.
    3. Presentazione del cibo: Il cibo deve essere presentato in modo attraente e invitante.
    4. Servizio al cliente: Il venditore deve fornire un servizio cordiale e attento ai clienti.
    5. Conoscenza del prodotto: Il venditore deve avere una conoscenza approfondita del proprio cibo e saper rispondere alle domande dei clienti.

    6. Professionalità: Il venditore deve avere un’ottima igiene personale e presentarsi in modo professionale.
    7. Marketing: Il venditore deve saper promuovere il proprio cibo e attirare i clienti.
    8. Business acumen: Il venditore deve avere una buona comprensione del proprio business e saper gestirlo in modo efficace.
    9. Sostenibilità: Il venditore deve essere progettato e gestito in modo sostenibile, utilizzando fonti rinnovabili e riducendo gli sprechi.
    10. Qualità del carretto: Il carretto del venditore deve essere di alta qualità e soddisfare i requisiti di sicurezza alimentare e di igiene.

    European Street Food Annual Awards, foto da internet
    European Street Food Annual Awards, foto da internet

    Vuoi diventare il miglior venditore di cibo da strada?

    Sappi che in generale, i giudici delle competizioni cercano venditori che offrono cibo di alta qualità, originale e innovativo, con una forte identità culturale, presentato in modo attraente e invitante, fornendo un servizio cordiale e attento ai clienti, con una conoscenza approfondita del proprio cibo e saper rispondere alle domande dei clienti, professionalità, marketing, business acumen, sostenibilità e qualità del carretto.

    Recensioni pubbliche

    Ci sono moltissime testimonianze di persone che apprezzano lo street food su Internet. Ci sono siti web e blog dedicati alla recensione di street food, forum in cui le persone discutono dei loro posti preferiti per mangiare street food, e molti utenti sui social media condividono le loro esperienze di street food.
    Tendenzialmente, le persone tendono a apprezzare lo street food per la sua varietà, l’accessibilità, il prezzo conveniente e il gusto delizioso. Molte persone anche apprezzano il fatto che lo street food spesso rappresenta la cucina tradizionale e locale di una determinata regione o paese.

    Alcuni siti testimonianza tra i maggiori usati:

    • Yelp: un sito web in cui gli utenti possono lasciare recensioni sui loro posti preferiti per mangiare street food
    • TripAdvisor: un sito web in cui gli utenti possono lasciare recensioni sui loro posti preferiti per mangiare street food, insieme a consigli su cosa mangiare e dove trovarlo
    • Food blog: molti blog di cucina offrono recensioni di street food e informazioni sui posti migliori per trovarlo
    • Social Media: molte persone condividono le loro esperienze di street food sui social media, come Instagram o Facebook, con foto e commenti sui loro piatti preferiti.

    Le recensioni di street food includono informazioni sui piatti consigliati, il prezzo, la qualità del cibo, la presentazione, il servizio al cliente e l’ambiente generale dell’area street food.

    Carol Agostini autrice dell'articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine
    Carol Agostini autrice dell’articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine

    Sito concorso: https://europeanstreetfood.com/2022-awards/

    Sito partners: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari

    ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari

    ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023

    Redazione

    La seconda edizione de “L’Altra Toscana” chiuderà la Settimana delle Anteprime a Firenze il 17 febbraio 2023 al Palazzo degli Affari.

    Logo L'Altra Toscana 2023, articolo: ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari, da comunicato stampa
    Logo L’Altra Toscana 2023, articolo: ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari, da comunicato stampa

    Dodici DOP e IGP presenteranno le nuove annate raccontando quella Toscana del vino diversa che va ad arricchire la proposta vinicola della regione.

    L’Altra Toscana del vino ancora unita nel presentare le nuove annate a giornalisti e operatori del settore. Nella giornata del 17 febbraio si terrà – a Palazzo degli Affari a Firenze – la degustazione dei vini delle DOP e IGP Carmignano, Chianti Rufina, Colline Lucchesi, Cortona, Maremma Toscana, Montecucco, Orcia, Suvereto e Val di Cornia, Terre di Casole, Terre di Pisa, Toscana, Valdarno di Sopra.

    ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari, comunicato stampa
    ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari, comunicato stampa

    Una compagine di realtà per raccontare una Toscana enologica diversa fatta di Denominazioni che arricchiscono, con punte di qualità alternative, l’offerta vinicola regionale. Nella prima edizione oltre 330 etichette sono state degustate e ci si aspetta un numero importante anche per l’appuntamento del 2023. In definizione un paio di masterclass e percorsi tematici – con diversi focus – per facilitare l’assaggio, che andranno ad articolare il programma della giornata.

    Chianti Classico Collection, Carol Agostini,Laura Bucci, Morris Lazzoni
    Chianti Classico Collection, Carol Agostini,Laura Bucci, Morris Lazzoni

    “Il progetto è ambizioso e originale, perché unendoci vogliamo far emergere – in tutto il loro valore – le innumerevoli diversità che ci caratterizzano, spiegando terroir e vitigni, tecniche di produzione rispettose e in armonia con l’ambiente, talvolta sartoriali, raccontando la natura e la sua biodiverstà, la storia e le tradizioni di una regione famosa in tutto il mondo che ha ancora tanto da proporre”, spiega Francesco Mazzei alla guida della Associazione L’Altra Toscana e presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana.

    Protagonisti saranno tutti questi territori più “nascosti”, dove la vite si coltiva da secoli e dove, accanto agli storici produttori locali, nomi blasonati dell’enologia italiana portano nei calici qualità e identità, incuriosendo sempre più gli appassionati ed il mercato.

    Cartina dei vini toscani, da sito: http://www.worldwinecentre.com/magazine/news/avito-consorzio-dei-consorzi-dei-vini-di-toscana
    Cartina dei vini toscani, da sito: http://www.worldwinecentre.com/magazine/news/avito-consorzio-dei-consorzi-dei-vini-di-toscana

    Come di consueto la Settimana delle “Anteprime di Toscana” verrà inaugurata da PrimAnteprima, l’evento promosso da Regione Toscana insieme alla Camera di Commercio di Firenze e organizzato da PromoFirenze e Fondazione Sistema Toscana. PrimAnteprima 2023 è in programma la mattina di sabato 11 febbraio presso il Cinema La Compagnia di Firenze.

    L’ALTRA TOSCANA

    FIRENZE Palazzo degli Affari, Piazza Adua, 1

    9.00 – 19.00 Ingresso solo su prenotazione

    Da Comunicato stampa


    Sito evento: https://www.anteprimetoscane.it/AT/landing

    Sito ufficio stampa: https://www.zedcomm.it/

    Partners redazione:https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • Tartufo Regale dello Chef Ugo Alciati con il Vermouth Casa E. di Mirafiore

    Tartufo Regale dello Chef Ugo Alciati con il Vermouth Casa E. di Mirafiore

    Tartufo Regale, nasce il primo tartufo d’Alba al cioccolato dello chef stellato Ugo Alciati. Con il Vermouth di Torino Rosso Superiore di Casa E. di Mirafiore, l’abbinamento perfetto è servito

    Redazione

    Si chiama Tartufo Regale ed è l’unico tartufo d’Alba al cioccolato. Dall’estro di Ugo Alciati, chef di Guidoristorante al Villaggio Narrante di Fontanafredda e ambasciatore del tartufo nel mondo, nasce una rarità piemontese realizzata con il cioccolato più pregiato al mondo e che riproduce fedelmente un vero tartufo per forma e colore e che può essere lamellato. Una unicità nel settore del cioccolato perfetta da abbinare a un vino aromatizzato altrettanto “regale”: il Vermouth Rosso Superiore di Casa E. di Mirafiore.

    Tartufo Regale dello Chef Ugo Alciati con il Vermouth Casa E. di Mirafiore, foto da comunicato stampa
    Tartufo Regale dello Chef Ugo Alciati con il Vermouth Casa E. di Mirafiore, foto da comunicato stampa

     

    È nel cuore delle Langhe Patrimonio Mondiale dell’Unesco, al Villaggio Narrante in Fontanafredda e Casa E. di Mirafiore, che nasce il Tartufo Regale, l’unico tartufo d’Alba al cioccolato. Questa rara creazione artigianale nasce dall’estro dello chef di Guidoristorante, Ugo Alciati, storica stella Michelin del Piemonte e ambasciatore del tartufo nel mondo. Una unicità nel settore del cioccolato che riproduce fedelmente per forma e colore un vero tartufo, tanto che nemmeno i “Trifulau” (ricercatori di tartufo) della zona di Alba sono stati in grado di riconoscerlo. Richiesta la registrazione per marchio, design e idea così da poter esserne gli unici produttori a livello europeo.

    Villaggio Narrante in Fontanafredda e Casa E. di Mirafiore, nasce il Tartufo Regale, l’unico tartufo d’Alba al cioccolato,foto da comunicato stampa
    Villaggio Narrante in Fontanafredda e Casa E. di Mirafiore, nasce il Tartufo Regale, l’unico tartufo d’Alba al cioccolato,foto da comunicato stampa

    REALIZZAZIONE DEL TARTUFO REGALE

    Di produzione limitatissima, il Tartufo Regale è proposto in un cofanetto (che ne contiene cinque, diversi per forma, dimensione e peso) numerato e autografato a mano dallo chef Ugo Alciati.

    «Per realizzare il “Tartufo regale” sono necessari oltre 30 passaggi manuali, il primo dei quali è la selezione dei migliori tartufi d’Alba da riprodurre fedelmente con gli ingredienti della mia ricetta» spiega lo Chef Ugo Alciati. «Viene utilizzato il cioccolato più pregiato al mondo – attualmente è solo lo 0,01% del cioccolato presente sul mercato – il Criollo del Venezuela e la nocciola Tonda Gentile I.G.P. Piemonte; al suo interno non vi è aggiunta di coloranti, aromi artificiali o conservanti, e può essere lamellato come un vero e proprio tartufo»

    Tartufo Regale in abbinamento al Vermouth Rosso Mirafiore, foto da comunicato stampa
    Tartufo Regale in abbinamento al Vermouth Rosso Mirafiore, foto da comunicato stampa

    L’ABBINAMENTO

    Tartufo Regale dello Chef Ugo Alciati con il Vermouth Casa E. di Mirafiore
    Tartufo Regale dello Chef Ugo Alciati con il Vermouth Casa E. di Mirafiore

    Il vino da abbinare per gustare al meglio il Tartufo Regale, è consigliato da Piero Alciati, fratello di Ugo e maître-sommelier di Guidoristorante, ed è il Vermouth Rosso Superiore di Casa E. di Mirafiore. I sensuali profumi del Vermouth, enfatizzati dalla base di vino moscato e caratterizzati dalla verve del nebbiolo, il tutto abbracciato dalla nobile presenza del cardamomo, spezia storicamente abbinata al cioccolato, trovano un connubio ideale con questa delizia artigianale che gioca di equilibri tra dolcezza, aromi e il calore del cioccolato.

    Abbinamento di territorio oltreché di sapori, dove Vermouth e nocciole ricreano l’atmosfera Liberty di un tempo in cui il buono e il bello divennero una raffinata esigenza di gusto ed estetica. Nato nel XVIII secolo, apprezzato alla corte reale dei Savoia ma conosciuto in tutto il mondo, il Vermouth di Torino è un vino aromatizzato di cui Casa E. di Mirafiore iniziò la produzione nei primi anni del ‘900.

    Oggi è reinterpretato attraverso le storiche ricette a base di 46 elementi tra radici, fiori, frutti e spezie che vengono estratti naturalmente e miscelati al vino base secondo tradizione, con l’aggiunta di zucchero e alcool. Il Vermouth Rosso di Casa E. di Mirafiore è prodotto con vini bianchi piemontesi e uve di Moscato e Nebbiolo.

     

    DOVE TROVARE IL TARTUFO REGALE

    La produzione del Tartufo Regale è strettamente limitata. Il cofanetto numerato e autografato a mano da Ugo Alciati contenente i cinque Tartufi Regali è disponibile solo su prenotazione scrivendo a info@tartuforegale.it

    Da Comunicato Stampa

    Anguilla dello Chef Ugo Alciati GuidoRistorante, foto da sito
    Anguilla dello Chef Ugo Alciati GuidoRistorante, foto da sito
    Collegamenti da sito

    Chef Ugo Alciati, erede di una famigloia che ha scritto la storia della cucina italiana, menù di stagione,carta essenziale, altissima qualità delle materie prime e valorizzazione delle eccellenze del territorio sono da sempre i principi della cucina di GuidoRistorante.

    Alcuni piatti eseguiti dallo chef e brigata:

    Vitello Tonnato dello chef Ugo Alciati GuidoRistorante, foto da sito
    Vitello Tonnato dello chef Ugo Alciati GuidoRistorante, foto da sito

    Sito di Riferimento: https://www.villaggionarrante.it/

    Sito Ufficio Stampa: https://www.smstudiopr.it/

    Partners Redazione: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • Summa 2023 torna ad aprile Tenuta Alois Lageder

    Summa 2023 torna ad aprile Tenuta Alois Lageder

    Ad Aprile torna Summa: I migliori vini biologici-dinamici-da tutto il mondo si ritrovano a Magrè nella Tenuta Alois Lageder

    Redazione

    Summa, la rassegna delle eccellenze enologiche biologiche e biodinamiche, torna l’1 e il 2 Aprile 2023 per la sua 24a edizione nella affascinante storica ambientazione di Casòn Hirschprunn & Tòr Löwengang della Tenuta Alois Lageder, a Magrè sulla Strada del Vino (BZ).

    Summa 2023 ad aprile Tenuta Alois Lageder
    Summa 2023 torna ad aprile Tenuta Alois Lageder, locandina manifestazione

    “Se la nostra idea di vino poteva sembrare visionaria quando abbiamo lanciato la prima edizione di Summa nel 1997, ora i fatti ci stanno dimostrando che i consumatori sono sempre più consapevoli dei danni che una viticoltura non in armonia con il territorio può fare all’ambiente e alla sua biodiversità. Per questo sempre più spesso rivolgono la loro attenzione ai vini biologici e biodinamici, la cui qualità e valore intrinseco saranno raccontati dagli stessi vignaioli.

    È anche questo contatto diretto, questa possibilità di interagire, di creare relazioni, che rende Summa un momento particolarmente apprezzato sia dagli espositori che dai partecipanti, siano essi operatori esperti che semplici consumatori“, spiega Helena Lageder, Chief Marketing Officer dell’Azienda.

    La mostra, diventata il punto di incontro qualificato di professionisti, giornalisti specializzati e wine lovers alla ricerca di etichette non solo sostenibili ma caratterizzate da interi progetti in armonia con l’ambiente, propone degustazioni guidate, verticali, prove di botte e walk around tasting con i racconti dei produttori che arricchiscono l’evento.

    Tenuta Alois Lageder, articolo: Summa 2023 ad aprile Tenuta Alois Lageder
    Tenuta Alois Lageder, articolo: Summa 2023 torna ad aprile Tenuta Alois Lageder

    La varietà di vini proposti sarà come sempre ampia, con bottiglie provenienti dai principali Paesi produttori. Nel 2022 sono stati 10 i Paesi rappresentanti per un totale di 99 cantine: Italia, Germania, Austria, Francia, Nuova Zelanda, Repubblica Ceca, Ungheria, Portogallo e Spagna, con un grande successo di pubblico.

    Una delle Barchesse dove si svolge la manifestazione Summa in Tenuta Alois Lageder
    Una delle Barchesse dove si svolge la manifestazione Summa in Tenuta Alois Lageder

    Durante l’evento, ideato e organizzato dalla Tenuta Alois Lageder, vengono proposte anche visite – sempre molto partecipate – tra vigneti e in cantina, per far toccare con mano la realizzazione della filosofia aziendale basata sull’economia circolare, che sta alla base della biodinamica.

    Tenuta Alois Lageder, manifestazione Summa 2023
    Tenuta Alois Lageder, manifestazione Summa 2023

    Negli anni Summa è cresciuta, diventando sempre più internazionale, con la partecipazione di realtà biologico-dinamiche, spesso certificate Demeter. Le aspettative per la prossima edizione sono per questo molto alte, sostenute dall’entusiasmo di chi organizza un evento con passione e con la consapevolezza di poter fare la differenza tutti insieme, vignaioli e consumatori.

    Da Comunicato Stampa


    Sito Tenuta: https://aloislageder.eu/

    Sito Ufficio Stampa: https://www.zedcomm.it/

    Partners Redazione: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Torna a Bologna Slow Wine Fair, dal 26 al 28 febbraio 2023

    Torna a Bologna Slow Wine Fair, dal 26 al 28 febbraio 2023

    Torna a Bologna Slow Wine Fair, dal 26 al 28 febbraio 2023

    Redazione

    La seconda edizione della fiera dedicata al vino buono, pulito e giusto, organizzata da BolognaFiere e Sana, con la direzione artistica di Slow Food Online da oggi su Slowinefair.slowfood.it la biglietteria e la possibilità di prenotare le prime masterclass in programma Slow Wine Fair, la fiera del vino buono, pulito e giusto, torna per la seconda edizione a BolognaFiere da domenica 26 a martedì 28 febbraio 2023.

    Organizzata da BolognaFiere e SANA, Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, con la direzione artistica di Slow Food, Slow Wine Fair è nata dal connubio fra la trentennale esperienza di BolognaFiere nel mondo del biologico con SANA e lo storico impegno di Slow Food sui temi della biodiversità, della sostenibilità ambientale e dell’equità sociale.

    La fiera gode del supporto di ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, di FederBio, del patrocinio della Regione Emilia-Romagna e della partnership con Amaroteca e ANADI – Associazione Nazionale Amaro d’Italia.

    Slow Wine Fair Febbraio 2023 BolognaFiere
    Slow Wine Fair Febbraio 2023 BolognaFiere

    I numeri dell’edizione 2022

    Al suo debutto, lo scorso marzo, nonostante le difficoltà del periodo, Slow Wine Fair ha attratto nel Quartiere fieristico di Bologna oltre 6.000 appassionati, buyer e professionisti, che hanno potuto degustare più di 2.300 etichette e conoscere ben 542 cantine (la metà delle quali certificate biologiche o biodinamiche), provenienti da 20 Paesi del mondo e da tutte le regioni italiane.

    Nella seconda edizione, Slow Wine Fair continuerà a promuovere i vini frutto di un’agricoltura sostenibile, che hanno come parole d’ordine la biodiversità, la tutela del paesaggio agricolo, l’uso ponderato delle sue risorse, la crescita culturale e sociale delle comunità contadine, oltre a una sempre maggiore consapevolezza dei consumatori.

    La sostenibilità protagonista

    «Con Slow Wine Fair, BolognaFiere ha arricchito e consolidato la propria offerta di eventi in tema di sostenibilità agroalimentare – afferma Domenico Lunghi, Direttore Manifestazioni Dirette di BolognaFiere –, frutto anche dell’esperienza maturata in ben 35 edizioni di SANA, unico appuntamento fieristico di riferimento per la business community del biologico e del naturale. Per queste ragioni, lo scorso anno abbiamo deciso di impegnarci insieme a Slow Food in questa nuova avventura, coinvolgendo il nostro partner di lunga data FederBio.

    L’edizione 2023 di Slow Wine Fair promette bene in termini di grande qualità degli espositori vinicoli. Inoltre, abbiamo voluto dare impulso a un primo ampliamento
    delle referenze merceologiche per l’horeca estendendo agli Spirits e agli amari la possibilità di partecipare, mentre un settore della fiera sarà dedicato ai produttori di soluzioni tecnologiche innovative, impianti, attrezzature e servizi connessi alla filiera del vino, i veri partner della sostenibilità”.

    Media partner di Slow Wine Fair è tabUi, un’app che contiene tutte le informazioni utili a turisti, local o curiosi per esplorare il territorio attraverso la realtà aumentata. Grazie a tabUi, i partecipanti alla manifestazione potranno immergersi nelle atmosfere bolognesi e scoprire tutte le curiosità che la città sa regalare.
    Sono, inoltre, media partner: BioFiera.it, Horecanews.it, Italy Export, Luxury Food & Beverage Magazine, Premiata Salumeria Italiana.

    Enjoy Wine, foto da sito
    Enjoy Wine, foto da sito

    La viticoltura come strumento per incidere sulla crisi climatica e l’appello alla politica:

    «Per frenare il calo di produzione di queste ultime annate legato alla siccità e all’irregolaritàdelle stagioni bisogna contrastare significativamente la crisi climatica e cambiare l’attualemodello agricolo da intensivo in agro-ecologico, ascoltando la natura – sottolinea FedericoVarazi, vicepresidente di Slow Food Italia. Il modello intensivo minaccia l’ambiente, impoverisce i produttori generando la rincorsa sui prezzi, favorisce il caporalato e il lavoro nero.

    Per questo è importante essere a Bologna per la seconda edizione della Slow Wine Fair, insieme a centinaia di produttori provenienti da tutte le regioni d’Italia e da tutto il mondo, per confrontarsi sul futuro del vino e per incidere nel futuro della viticoltura, oggi ancora troppo legata all’uso della chimica di sintesi che ha stravolto la biodiversità dei terreni e il paesaggio rurale in cambio del profitto e della produttività».

    La prima edizione di Slow Wine Fair ha messo in luce quanto sia importante per i produttori avere spazi per confrontarsi e promuovere un vino buono, pulito e giusto, tutti insieme.

    «Necessità, quella di fare fronte comune, che abbiamo potuto toccare con mano anche realizzando la guida Slow Wine: un’annata straordinaria, con condizioni climatiche mai registrate prima, che i produttori hanno affrontato mettendo in campo risposte agronomiche in ordine sparso” – dichiara Giancarlo Gariglio, coordinatore della Slow Wine Coalition e curatore della guida.

    L’edizione 2023 della Fair sarà, invece, l’occasione per discutere e chiedere alla politica un impegno concreto per finanziare la ricerca scientifica, essenziale per dare risposte ai problemi di un ambiente che muta a velocità assurda. La sostenibilità ambientale, tanto cara a Slow Food, va integrata con un virtuoso sistema economico che possa sostenere questo sforzo. E in questa direzione va la Fair, creando le giuste occasioni di promozione per questi vini di grande qualità, prodotti perlopiù con metodi biologici o biodinamici».

    Slow Wine Fair del 2022, articolo: L’Italia del vino a Slow Wine Fair 2023
    Slow Wine Fair del 2022, articolo: Torna a Bologna Slow Wine Fair, dal 26 al 28 febbraio 2023

    Vino bio, un settore in crescita

    «In Italia, la viticoltura bio è aumentata in maniera significativa e incide per il 19% sulla superfice complessiva di vigneto, la percentuale più alta nel mondo, che supera la quota complessiva di superficie bio nazionale del 17,4%”. Secondo uno studio effettuato da Nomisma, Osservatorio SANA e Wine monitor le prospettive di sviluppo del vino bio Made in Italy sono molto interessanti. In questo momento di criticità ritengo importante sottolineare anche l’aspetto sociale e ambientale legato allo sviluppo del vino bio.

    Sul piano sociale si determina una concreta opportunità di crescita per le piccole e medie aziende viticole italiane orientate al territorio e alla produzione bio. A livello ambientale, la gestione del suolo del vigneto bio contribuisce a contrastare il cambiamento climatico. Inoltre, dati scientifici attestano che con una cura sostenibile del suolo e del microbiota migliora notevolmente la qualità del vino. Lo sviluppo della viticoltura bio fornisce un contributo
    fondamentale all’affermazione di una sostenibilità economica, sociale e ambientale di cui ritengo ci sia davvero bisogno per il futuro», sottolinea Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio.

    Gli eventi in programma

    Tra le conferme in calendario, le masterclass, le conferenze, gli appuntamenti in Arena, e ovviamente le degustazioni del banco di assaggio. Ecco le prime anticipazioni del programma della Slow Wine Fair.

    Le masterclass

    Si riconfermano le masterclass, degustazioni guidate rivolte agli appassionati o ai professionisti del settore e dedicate a esplorare il panorama vinicolo italiano e
    internazionale e l’affascinante mondo degli amari.
    La prima delle due masterclass già prenotabili online riguarda prestigiose etichette di un’annata che, grazie a un meteo e a un clima ideale, rasenta la perfezione e in cui sono stati creati autentici gioielli che fanno gola ai collezionisti enoici di tutto il mondo.

    Nonostante non sia una vendemmia così lontana nel tempo, già oggi, anche a causa dell’enorme successo avuto sul mercato d’oltreoceano, è diventato assai complicato riuscire a reperire bottiglie di questi vini.
    In questa masterclass la Banca del Vino di Pollenzo apre il suo scrigno per intraprendere un bellissimo viaggio nel 2010 attraverso tre fra le denominazioni più prestigiose e iconiche in Italia: Barolo, Amarone della Valpolicella e Brunello di Montalcino.

    La seconda masterclass guarda invece al Caucaso, ossia la culla della viticoltura, attraverso una degustazione di alcuni tra i vini più significativi che raccontano il percorso della Slow Wine Coalition, la rete internazionale che conta oggi oltre 1000 adesioni da parte di produttori e appassionati che si riconoscono in una filosofia comune, ed è diffusa in 37 Paesi del mondo. Il focus sul Caucaso farà conoscere e apprezzare magnifici vini georgiani, azeri e turchi.

    Altre masterclass – in via di definizione – prevedono una strepitosa selezione di etichette dal portfolio di Tannico la più grande enoteca online specializzata nella vendita di vini italiani ed esteri, distillati, birre artigianali e champagne e numerose proposte per esplorare il vasto e per molti aspetti ancora poco noto mondo degli amari.

    Slow Wine Fair 2023, foto da sito
    Slow Wine Fair 2023, foto da sito, articolo: Torna a Bologna Slow Wine Fair, dal 26 al 28 febbraio 2023

    Le conferenze

    Organizzate online nelle settimane precedenti la Slow Wine Fair, le conferenze mettono a fuoco i tre principali temi al centro del dibattito della manifestazione consentendo a esperti e appassionati in ogni angolo del mondo di collegarsi e partecipare usufruendo del servizio di interpretariato.

    Il vino e la crisi climatica

    Il 2022 sarà da molti ricordato come l’anno più caldo e siccitoso mai vissuto fino a ora. E gli effetti del riscaldamento globale sono evidenti, e catastrofici, soprattutto a chi lavora in campagna. Nel 2022, dall’osservatorio privilegiato della guida Slow Wine, con i suoi 300 collaboratori in tutta Italia, abbiamo riscontrato numerosi problemi. I vignaioli, di fronte a un’emergenza così grande, hanno risposto tentando di interpretare i bisogni delle piante e traendone preziose lezioni per il futuro, ragionando in piccolo e in modo ecosistemico.

    Hanno percepito da vicino il messaggio che arriva dalla natura. Ora dobbiamo dedicarci al confronto, allo studio, alla ricerca scientifica e a mettere a sistema le esperienze positive e negative di ognuno di loro.
    Come si affronta il cambiamento climatico a partire dalla cura del suolo? Quali segnali possono cogliere i viticoltori dalle viti? Quali sono i passaggi utili e fondamentali in vigna, in cantina e fino alla distribuzione per ridurre il proprio impatto sul clima?

    Lo abbiamo chiesto ad Adriano Zago, una laurea in Agraria all’Università di Padova e una specializzazione in Viticoltura ed enologia a Montpellier, da una ventina d’anni lavora come consulente agronomico ed enologico. Alla Slow Wine Fair, interverrà insieme all’agronoma Martina Broggio e a Franco Meggio, docente all’Università di Padova, per affrontare il tema della crisi climatica in vigna. «Parleremo di tre ambiti: la pianta, il suolo e l’uomo.

    Cercheremo di spiegare che cosa sta succedendo, con la crisi climatica, nel suolo e nella pianta e di come l’uomo sta reagendo, inteso come organizzazione aziendale». Una cosa è certa, aggiunge Zago: «La crisi climatica sta portando all’attenzione il tema della fertilità del suolo. In altre parole, per reagire meglio a qualsiasi cambiamento climatico i suoli devono avere una fertilità molto sviluppata in termini di ciclo di sostanza organica».

    Siccità e fenomeni atmosferici estremi sono più frequenti di un tempo e, per non perdere il raccolto, occorrono suoli con specifiche caratteristiche: «In caso di grandi siccità abbiamo bisogno di suoli che sappiamo trattenere l’acqua e che permettano alle radici di andare molto in profondità continua Zago –, mentre in caso di eccessive piogge abbiamo bisogno di suoli che sappiamo drenare». Le soluzioni esistono, sia per quanto riguarda la cura della fertilità del suolo stesso sia per quanto riguarda i sistemi di landscaping della vigna: «Ad esempio si possono organizzare filari più corti, per permettere agli eccessi di acqua di defluire più facilmente».

    Suolo, pianta e uomo: un’azienda vitivinicola deve investire su tutti e tre questi aspetti.

    «Secondo me, la crisi climatica ci dice che la fertilità, il buon funzionamento della pianta e l’organizzazione aziendale sono tre argomenti fondamentali: non basta più fare un vino buono e preoccuparsi di portare a casa un’uva sana, obiettivi divenuti troppo deboli in un tempo storico molto diverso dal passato. Quando parlo di organizzazione aziendale, ad esempio, intendo dire che è opportuno essere in grado di prendere decisioni in tempi più brevi: per farlo, bisogna conoscere ancora meglio la propria azienda». Ecco allora che serve investire sugli elementi che compongono i gruppi di lavoro, formandoli e promuovendone anche l’integrazione all’interno della realtà imprenditoriale stessa.

    Le denominazioni, bene comune?

    In Italia nel 2022 si contavano 341 Doc e 78 Docg: 419 denominazioni in tutto, con il Piemonte a fare da capofila dal punto di vista numerico. Ma, al di là del dato numerico, quali sono gli elementi positivi delle denominazioni in Italia e nel contesto europeo? E quali gli elementi che necessiterebbero una rilettura? Infine, quali fenomeni dovrebbero farci riflettere con attenzione?

    Sul valore delle denominazioni di origine in termini assoluti non abbiamo dubbi. Lì dentro, infatti, c’è un’idea di difesa e di valorizzazione dei territori del vino che ha radici antiche e una ragion d’essere giustificata perlomeno dallo sviluppo tentacolare delle industrie del comparto agroalimentare, che tendono ad appiattire tutto, ad annacquare il valore (anche culturale) dei prodotti e a erodere il margine economico di chi fa agricoltura e trasformazione diretta.

    D’altra parte l’elenco delle denominazioni restituisce una visione d’insieme sin troppo frammentaria e incoerente dal punto di vista delle scelte strategiche e politiche adottate nel tempo; certe denominazioni appaiono marginali se non addirittura inconsistenti; e infine si registra la mancanza di una visione unitaria a livello nazionale, e anche di regione in regione.

    In un panorama immenso e ricco di sfumature e di criticità – che merita un approfondimento specifico – sta inoltre emergendo in modo sempre più evidente una tendenza che impone una riflessione. Negli ultimi tempi è infatti balzato agli occhi un tema che agita il mondo degli appassionati e dei professionisti del vino sotto diversi punti di vista: si stanno moltiplicando i casi di vignaiole o vignaioli che escono da una DOC o da una DOCG, mentre d’altra parte le commissioni di assaggio dei consorzi bocciano vini che nelle denominazioni dovrebbero rientrare a pieno titolo, e che spesso sono addirittura premiati nelle guide del settore.
    Una conferenza dedicata a esplorare i motivi della crescente sfiducia in questo sistema, ma anche a riflettere su come rivederlo e adeguarlo alla situazione presente.

    Bio è vita

    Benché stiamo attraversando una fase di grandi ed epocali cambiamenti, il bio ha confermato la tendenza di crescita in tutto il 2022. Nell’export si è arrivati sino a un +11%, con alcuni settori, come il vino, arrivati sino al 19%.
    Non è difficile intuire il perché di questo successo. I prodotti bio sono percepiti come portatori di qualità, ne viene meglio compresa la provenienza territoriale e ne è premiato il metodo di produzione, sicuramente più sano rispetto all’agricoltura convenzionale.

    Sempre più presenti nel settore HoReCa e nei negozi di settore, le etichette bio scontano ancora alcune difficoltà a livello di consumi familiari, una difficoltà dovuta al loro prezzo più alto che, in questa fase economica delicata – per i consumatori e per i produttori – può costituire un problema.

    A volte, però, il bio rischia di essere percepito solo come una moda, mentre è necessario fare un passo ulteriore e rendere il pubblico sempre più consapevole dei benefici che questa pratica agricola porta alla fertilità del suolo – grazie all’utilizzo di sola sostanza organica –, alle piante, a un uso più consapevole e parsimonioso delle risorse – in primis le risorse idriche – e anche come forma di contrasto e prevenzione dei cambiamenti climatici.

    Grazie alla preziosa partnership con la Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica (Federbio) proponiamo un convegno di riflessione sul bio che, a partire dall’analisi della situazione attuale disegni anche gli scenari futuri di questo settore.

    Un anno di Slow Wine Coalition

    La rete internazionale che riunisce vignaioli e vigneron, professionisti e appassionati del mondo del vino spegne la sua prima candelina. Guidati dal Manifesto per il vino buono, pulito e giusto, che nasce dall’esperienza maturata da Slow Food in tutti questi anni, i protagonisti della rete hanno consolidato alleanze, accolto nuovi partecipanti e scritto importanti progetti per il futuro. Guardando ai numeri, dopo questo primo anno il Manifesto conta già oltre 1100 firmatari da 37 Paesi, che hanno contribuito all’organizzazione di più di 80 eventi sul territorio italiano e di quattro a livello internazionale.

    Dopo il successo di Slow Wine Fair 2022, ora la Coalition si prepara alla seconda edizione, per discutere insieme le principali sfide del mondo del vino legate al cambiamento climatico, alla tutela del paesaggio e a quella dei lavoratori del mondo della viticoltura.
    Negli ultimi mesi, inoltre, è stata creata la prima comunità parte della rete in Turchia, con l’obiettivo di tutelare e mappare vitigni autoctoni e vigne antiche sul territorio.

    In America Latina, invece, si celebra il primo Slow Wine Latam Day il 24 novembre, per promuovere e incoraggiare la produzione di vino buono, pulito e giusto nel continente sudamericano. Inoltre, la guida Slow Wine è stata presentata per la prima volta in cinese e in macedone.
    Per saperne di più segui la Slow Wine Coalition.

    Gli appuntamenti della Slow Wine Fair Arena

    Tutte queste tematiche saranno altresì oggetto degli appuntamenti della Slow Wine Fair Arena, il luogo privilegiato per gli incontri e i dibattiti della Slow Wine Coalition.
    Dall’America Latina alla Croazia, dalla Cina agli Stati Uniti, passando per i preziosi contributi dei partner dell’evento, nella Slow Wine Arena diamo conto del fermento che caratterizza il mondo della viticoltura internazionale.

    Da Comunicato Stampa


    Sito Evento: https://slowinefair.slowfood.it/

    Partners Redazione: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/