Con il Coste di Vergne l’azienda langarola punta su tre etichette per rappresentare le diversi espressioni del territorio.
Camparo e le sue etichette 2023 nelle vigne di Diano d’Alba, foto da sito
Camparo completa la collezione “Domani” col Barolo Coste di Vergne D.O.C.G. 2017.
L’azienda di Diano d’Alba (CN), esce per la prima volta sul mercato con tre etichette di Barolo: “Domani” Barolo D.O.C.G. 2019 da La Morra e Grinzane Cavour; “Domani” Barolo Boiolo D.O.C.G. 2019 da La Morra; e, infine, l’ultimo nato, “Domani” Barolo Coste di Vergne D.O.C.G. 2017, da uno dei vigneti più alti del Comune di Barolo.
Collezione “Domani”, foto da sito
Tre espressioni diverse di Barolo e del Nebbiolo che Camparo coltiva in tre diversi areali di questo straordinario e cangiante territorio che sono le Langhe, lavorando da oltre vent’anni secondo un modello di sostenibilità e biodiversità, che ne ha fatto una tra le prime aziende biologiche certificate di queste colline.
Infatti, l’obiettivo è proprio quello di tradurre la complessità territoriale. Se il Barolo vuole essere un’espressione di bevibilità dell’annata, Boiolo riporta tutta la balsamaticità e la profondità tipiche delle marne di Sant’Agata e dell’esposizione ad est, mentre nel Coste di Vergne prevale il frutto e la rotondità grazie all’altitudine, all’esposizione a sud e alla ricchezza dei terreni.
Un nuovo tassello va quindi ad arricchire la linea “Domani” che, proprio nel concetto di tempo, trova la propria essenza più vera, in quanto collezione di tre Barolo D.O.C.G. Il vino che più di ogni altro è, per sua stessa natura, proiettato al futuro. All’attesa. A “Domani”, appunto.
Un nuovo Barolo per Camparo, foto da sito
Camparo
L’azienda agricola Camparo si trova a Diano d’Alba (CN), nelle Langhe del Barolo e nasce negli anni ’80, quando Mauro Drocco decide di dedicarsi a tempo pieno ai vigneti di famiglia. Oggi l’azienda è gestita da Mauro con la moglie Mirella, insieme ai figli Sara, Alberto, Alessio e a Debora Bonora, responsabile commerciale export. Camparo è, così, giunta alla quarta generazione.
L’azienda è certificata biologica dal 2000, una delle prime in Langa, e la gestione di piante e suoli è orientata alla sostenibilità e alla rigenerazione dei suoli. Proprio per valorizzare questi concetti è stato scelto come logo aziendale la farfalla.
I vigneti aziendali si estendono su 8 ettari nei comuni di Diano D’Alba – dove si trova il corpo principale -, di La Morra e di Grinzane Cavour. A questi si aggiungono altri 3 ettari di recente acquisizione, e non ancora produttivi, a Nizza Monferrato. I vitigni coltivati sono Nebbiolo, Barbera, Dolcetto e Arneis e Viognier.
La Toscana è una regione ricca di storia, ogni strada che percorriamo ci riporta inevitabilmente a qualche evento dell’antichità. Pensiamo per esempio alla planimetria di molte città che ci catapultano immediatamente all’epoca dei comuni, in cui la presenza di una cinta muraria era fondamentale.
Borgo di Stomennano, foto da sito
Molti paesi del resto sono stati edificati proprio con lo scopo di difendere l’accesso alle città più importanti, basti pensare per esempio a Monteriggioni, il cui castello fortificato è stato costruito per volontà del podestà Guelfo da Porcari tra il 1214 e il 1219 per poter assicurare alla Repubblica Senese una posizione di controllo sulla via Francigena, arteria importante che collegava la Francia a Roma, e sulle valli dell’Elsa e dello Staggia in direzione Firenze (sua acerrima nemica).
Ambienti della Villa del Borgo di Stomennano, foto da sito
Il Castello di Monteriggioni è davvero imponente con le sue 14 torri quadrate esterne ed è stato più volte teatro di lotte tra Firenze e Siena nel corso dei secoli fino al 1544 anno in cui Giovacchino Zeti lo cedette al Marchese di Marignano, comandante delle truppe imperiali.
Nel 1555 la Repubblica Senese sarà definitivamente sconfitta dai Medici.
La struttura del Borgo di Stomennano, foto da sito
La costruzione di questa opera difensiva è talmente maestosa che anche lo stesso Dante Alighieri ne rimane folgorato al punto tale da citarlo nel XXXI Canto dell’Inferno proprio quando si imbatte nella figura dei Giganti che Alighieri inizialmente scambia per delle torri:
“[…]
però che come su la cerchia tonda
Monteriggion di torri si corona,
così [’n] la proda che ‘l pozzo circonda
torreggiavano di mezza la persona
li orribili giganti, cui minaccia
Giove del cielo ancora quando tuona.” (Inferno, Canto XXXI, vv 40-45)
Per poter aver questa visione d’insieme su Monteriggioni molto probabilmente Dante si è recato, con il suo tutore Maestro Brunetto Latini nel Borgo di Stomennano. In questa località, il cui nome deriva probabilmente da Strumentum pacis, proprio davanti alla Chiesa medesima è stato firmato il trattato di pace tra Siena e Firenze l’11 giugno del 1254, in cui il maestro dello scrittore toscano era presente come delegato della parte fiorentina.
Borgo di Stomennano calice di Chianti classico 2019, foto di Elsa Leandri
In seguito alla conquista medicea i proprietari di Monteriggioni e Stomennano sono stati la famiglia Golia, Accarigi e attualmente lo sono i discendenti diretti della famiglia Griccioli, ovvero i Grassi, i quali furono parte attiva nell’amministrazione e nella gestione della Repubblica Senese: in un certo qual modo sia Monteriggioni che Stomennano sono tornati sotto l’influenza senese!
IL BORGO STOMENNANO
Attualmente questo borgo che sorge a qualche chilometro da Monteriggioni e da cui ci si può tuttora deliziare con una vista sul Castello risponde e offre la classica immagine di villa toscana, quell’idea che rispecchia le aspettative degli stranieri, soprattutto anglofoni.
Vi si accede infatti tramite un viale alberato di cipressi che si apre su una corte su cui si affacciano due edifici simmetrici costruiti nel 1700: uno è adibito alla ricezione turistica e l’altro ospita invece le cantine dedicate alla produzione di vino. Vagando per il giardino all’italiana ci si imbatte in case che precedentemente erano abitate dai contadini e che ora sono stati riconvertite in eleganti locazioni turistiche.
Borgo di Stomennano calice di Chianti 2022, foto di Elsa Leandri
Infine tutto intorno al borgo si delineano vigneti, oliveti, boschi e terreni seminativi.
Inutile dire che questo angolo toscano si presta ad essere la scenografia di eleganti e raffinati matrimoni, tanto che molti stranieri decidono di suggellare qui la loro promessa.
I VINI STOMENNANO
Per concludere la panoramica non ci rimane che parlare dei vini che vengono prodotti qui.
Il vigneto di proprietà è di circa 11 ettari impiantati principalmente a sangiovese con la presenza anche di uve auctone e alloctone da cui Matteo Lupi Grassi ricava tre etichette lo Stomennano Bianco, il Chianti e il Chianti Classico.
Dal momento che quest’enclave senese è terra di rossi abbiamo deciso di concentrarci unicamente sul Chianti 2022 e Chianti Classico 2019. Il primo è un uvaggio di sangiovese, merlot e colorino che viene sottoposto a una fermentazione in acciaio e un passaggio in cemento per alcuni mesi: se ne ottiene un prodotto dal colore carminio con riflessi purpurei con dei sentori di frutta scura come mora di gelso e prugna accompagnati da note floreali di iris e da una leggera speziatura di cardamomo e liquirizia; in bocca la freschezza accompagna il tannino con un finale di arancia sanguinella.
Borgo di Stomennano bottiglia e calice di Chianti 2022, foto di Elsa Leandri
Il Chianti Classico 2019 è costituito invece da sangiovese e colorino e subisce, oltre alla fermentazione in acciaio, una maturazione di un anno in barrique francesi di vari passaggi: di colore carminio vivace si apre con cenni di ciliegia marasca, arancia, iris e viola impreziositi da echi empireumatici di tabacco biondo e cacao. Il sorso pieno è ravvivato dalla freschezza con tannini ben integrati e da una chiusura avvolgente su ricordi fruttati.
Borgo di Stomennano bottiglia e calice di Chianti Classico 2019, foto di Elsa Leandri
Con questa location e con questi vini i turisti italiani e stranieri avranno un fantastico scorcio toscano di cui poter approfittare durante il loro soggiorno!
Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
Only Wine è un appassionante evento enoico che va in scena ogni anno a Città di Castello in provincia di Perugia ed è giunto alla decima edizione. I giorni scelti per l’anno 2023 sono stati il 22 e 23 aprile. La location attuale è negli ampi spazi esterni di Palazzo Vitelli.
Città di Castello ospita l’evento Only Wine Festival 2023, foto di Adriano Guerri
I produttori presenti dietro ai loro banchi d’assaggio erano ben 118 e provenienti da ogni regione italiana. Sono coinvolte aziende vitivinicole che hanno almeno uno di questi tre requisiti: under 40, meno di 15 anni di storia e al di sotto di 7 ettari vitati.
Atmosfera durante la manifestazione Only Wine Festival 2023, foto di Adriano Guerri
L’evento è stato ideato da Andrea Castellani e organizzato sin dai suoi albori da A.I.S. Umbria con il patrocinio del Comune di Città di Castello. Only Wine è una Mostra Mercato, pertanto, vi è la possibilità di acquistare vini direttamente dai produttori. Nel programma erano previste masterclass. Il percorso con il calice in mano iniziava con le bollicine più famose al mondo, 4 maisons di champagne provenienti da differenti zone della Champagne e di varie tipologie e dosaggi, proseguiva con le regioni del nord Italia, per passare al centro, e terminare con il sud dello Stivale.
Only Wine Festival 2023, foto di Adriano Guerri
Molti visitatori in questa edizione hanno varcato le logge di Palazzo Vitelli.
Kermesse ideale per coloro che amano scoprire nuove e giovani realtà, senza dover rinunciare alla qualità. Un format avvincente con aziende partecipanti, selezionate secondo standard qualitativi elevati.
Alcuni assaggi a Città di Castello:
Champagne Francois Lecompte Premier Cru Millésime 2015, ottenuto da uve di Chardonnay e Pinot Nero, la permanenza sui lieviti va dai 7 agli 8 anni. Si presenta nel flûte con un bellissimo colore giallo dorato, perlage fine e persistente, al naso sprigiona sentori di pane fresco, crème noisettes, scorza d’arancia, frutta tropicale, al palato è piacevolmente avvolgente e decisamente persistente.
Sito di riferimento: https://www.champagne-lecompte.fr/fr/
Champagne Francois Lecompte Premier Cru Millésime 2015, Only Wine Festival, foto di Adriano Guerri
Poggio Triale Grechetto Lazio Igt 2019 Tenuta la Pazzaglia, si veste di un bellissimo colore giallo paglierino con riflessi che virano sul dorato, al naso emana sentori di fiori di campo, camomilla, pesca gialla, papaya, mango, al palato è piacevolmente fresco e dotato di una buona piacevolezza di beva, il sorso è duraturo.
Sito di riferimento: http://tenutalapazzaglia.it/
Poggio Triale Grechetto Lazio Igt 2019 Tenuta la Pazzaglia, Only Wine festival 2023, foto di Adriano Guerri
Ramatico Igt Lazio 2020 Az. Antonella Pacchiarotti, ottenuto interamente con uve di Aleatico, è di un bellissimo color rame, dal quale prende il nome, al naso rivela note di rosa canina, gelsomino, albicocca e pesca gialla, al palato è pieno ed appagante, fresco e armonioso.
Sito di riferimento: http://www.vinipacchiarotti.it/azienda/
Ramatico Igt Lazio 2020 Az. Antonella Pacchiarotti, Only Wine festival 2023, foto di Adriano Guerri
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Bianca 2020 Az. Socci. Colore giallo paglierino brillante, leggere sfumature oro, al naso libera note di camomilla, tiglio, melone, susina, mandorla e richiami agrumate, al palato è vibrante e sapido con chiusura lunga e retro-olfattiva di mandorla.
Sito di riferimento: http://verdicchio.it/it/
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Bianca 2020 Az. Socci, Only Wine Festival 2023, foto di Adriano Guerri
Montefalco Sagrantino Docg 2016 Le Cimate. Rosso rubino molto intenso e impenetrabile, al naso rimanda sentori di prugna, mora, amarena, mirtillo e violetta accompagnate da nuances di spezie e cacao, al palato rivela una copiosa ma setosa trama tannica, rotondo e lunghissimo.
Sito di riferimento: http://www.lecimate.it/
Montefalco Sagrantino Docg 2016 Le Cimate, Only Wine Festival 2023, foto di Adriano Guerri
Barbaro Aglianico del Vulture 2020 Solagna del Principe. Rosso rubino molto intenso, trasparente e consistente, all’olfatto si percepiscono sentori di ciliegia, ribes e mirtillo che seguono una scia di chiodi di garofano e pepe, al gusto è piacevolmente tannico, fine e equilibrato.
Sito di riferimento: https://solagnadelprincipe.com/
Barbaro Aglianico del Vulture 2020 Solagna del Principe, Only Wine Festival 2023, foto di Adriano Guerri
Starse Taurasi Docg 2019 Fratelli Addimanda. Ottenuto interamente con uve di Aglianico da vite franca di piede, rosso rubino profondo, al naso rilascia note di frutta rossa, fiori di campo, tabacco, pepe e liquirizia, al gusto è avvolgente, pieno e leggiadro. Un vino espressivo.
Sito di riferimento: http://www.cantineaddimandataurasi.it/
Starse Taurasi Docg 2019 Fratelli Addimanda, Only Wine Festival 2023, foto di Adriano Guerri
Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance
FATTORIA MONTELLORI, un viaggio immaginario attraverso le terre del Chianti
Di Cristina Santini
Ogni vino ci racconta una storia che parte da molto lontano, dalle sue origini, dai luoghi in cui è nato, dalle terre che lo hanno generato e dagli uomini che lo hanno prodotto.
Fattoria Montellori nelle terre del Chianti, foto da sito
Acquistata nel 1895 dalla Famiglia Nieri di Fucecchio, in prov. di Firenze, la Fattoria Montellori, circondata da un bellissimo giardino ottocentesco vittoriano, ha da pochi anni compiuto il suo 120° Anniversario.
Una tradizione vitivinicola lunghissima che ha avuto inizio grazie agli ingenti investimenti provenienti dal commercio di pelle di Giuseppe Nieri.
Dall’uso domestico, il vino divenne il principale protagonista con l’entrata in scena del figlio di Giuseppe, Mario Nieri che acquistò ulteriori terreni impiantando soprattutto Sangiovese e Trebbiano.
Con le 4 generazioni a succedersi, molte cose sono migliorate, cambiate, rinnovate: le botti sono state sostituite dalle vasche di cemento vetrificato fino all’introduzione dei serbatoi di acciaio inox e delle barrique di rovere per ottenere vini di maggior complessità e finezza.
L’imbottigliamento del vino con il proprio nome e la propria etichetta iniziò nel 1950.
I vigneti di Fattoria Montellori, articolo di Cristina Santini
Oggi l’azienda, guidata da Alessandro Nieri dal 1998, ha una superficie vitata di 55 ettari coltivati soprattutto a Sangiovese impiegato per le grandi etichette del Chianti. Ma vengono allevate anche varietà internazionali come Chardonnay, Sauvignon, Viognier, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Syrah e Merlot.
Il cuore pulsante di Montellori è il Sangiovese impiantato in due aree differenti: Cerreto Guidi e San Miniato.
I poderi, il Moro e Montauto, di Cerreto Guidi sono piantati su un suolo argilloso calcareo a circa 150 mt slm. Il Podere Le Caselle di San Miniato è un areale situato a 200 mt slm su terreni argillosi ma ricchi di fossili e conchiglie.
I vigneti di Chardonnay impianti nel 1985 sono più alti, a circa 475 mt slm e godono di un clima appenninico, con un’importante escursione termica tra il giorno e la notte. Il progetto dello Chardonnay ha richiesto tempo, dedizione, ricerca del territorio perfetto e tanti esperimenti prima di arrivare al prodotto finale per ottenere quella acidità importante necessaria a creare uno spumante degno di qualità e lunga vita. Per cui furono piantate 10000 barbatelle di vari cloni di Chardonnay su un altopiano ricco di arenarie e roccia, terreno ideale per il rifermentato in bottiglia.
Il vigneto di Trebbiano situato intorno alla Tenuta ha più di 60 anni, è l’unico in pianura e permette di produrre il Vin Santo e un vino bianco di qualità.
I vigneti di Fattoria Montellori, foto da sito, articolo di Cristina Santini
Vi presento due vini destinati al mercato estero che ho avuto il piacere di degustare, prodotti interamente con uve Sangiovese provenienti dalle colline di Cerreto Guidi, con le mie impressioni di rito:
I due vini degustati della Fattoria Montellori per la selezione agenzia FoodandWineAngels di Carol Agostini, foto di Cristina Santini
Chianti Docg 2018, le uve fermentano con macerazione di 20 giorni in acciaio e il mosto affina per dodici mesi parte in acciaio e parte in cemento. Di colore rosso rubino intenso tendente all’arancio, si mostra vigoroso all’olfatto con un bouquet fruttato di ciliegia e amarena, alla beva prevalgono sapidità e acidità in un connubio di erbe selvatiche e toni speziati. Lungo e persistente regala un palato piacevolmente integrato da tannini ben strutturati.
Chianti Docg 2018 Fattoria Montellori, foto di Cristina Santini
Poggio alla luna Chianti Docg 2020 (acciaio) Il suo bellissimo colore rosso intenso e trasparente accompagna il naso delicato con profumi di violetta leggermente appassita e di marasca. Fresco e godibile, il suo sorso poco strutturato si allunga su sentori lievemente erbacei.
Chianti Docg Poggio alla luna 2020 Fattoria Montellori, foto di Cristina SantiniCristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
WINE CUBE 2023 Seminario “Lettura della Vinificazione in bianco” L’Autolisi dei lieviti A cura di Daniele Cernilli
Di Cristina Santini
Salone delle Fontane Eur Roma, foto di Cristina Santini
Grande successo per la prima edizione romana di “Wine Cube – A Great Experience”, l’evento di Partesa, Azienda leader in Italia nei servizi di vendita, distribuzione, consulenza e formazione per il canale Ho.Re.Ca., ospitata a marzo nel Salone delle Fontane all’EUR che ha portato tre nuove modalità di vivere l’esperienza vino: Degustazione, Formazione e Comunicazione.Numeri impressionanti a Roma per il 25° anniversario del progetto di ”Partesa per il vino” con più di 1500 visitatori, oltre 400 etichette delle 67 Cantine Italiane ed Europee che hanno proposto i loro migliori assaggi.
Salone delle Fontane Roma, Partesa Wine Cube 2023, foto di Cristina Santini
Un format nuovo, pensato per creare vere occasioni di condivisione, dialogo, business, orientato all’innovazione che mette al centro approccio digitale, fattore umano e presenza sul territorio, offrendo specializzazione, servizi su misura per essere un vero partner di tutti i professionisti del settore.
Così abbiamo vissuto una delle due giornate intense, degustando molte delle referenze presenti ai banchi d’assaggio e partecipando ad una delle sei masterclass esclusive.
Vini in degustazione ai Banchi d’Assaggio, Wine Cube 2023, foto di Cristina Santini
Il Seminario, di cui vi vogliamo raccontare, “Lettura della vinificazione in bianco” è stato condotto da Daniele Cernilli, Giornalista enogastronomico e ideatore della rivista online DoctorWine, alla presenza di Alessandro Rossi, National Category Manager Wine di Partesa.
Vini in degustazione ai Banchi d’Assaggio, Wine Cube 2023, foto di Cristina Santini
Se vogliamo capire in realtà il significato della vinificazione in bianco dobbiamo partire da concetti pur sempre tecnici ma molto semplici: parliamo di Terpeni, Fenoli, Tioli e dove trovarli.
In questo processo la parte essenziale è cercare di mantenere ed estrapolare queste sostanze, prodotte da uve quasi sempre a bacca bianca ma anche, in alcuni casi, da uve a bacca rossa vinificate in bianco come con il pinot nero, e negli ultimi tempi anche con il Sangiovese e il Nebbiolo.
Intanto partiamo dal presupposto che non tutte le uve hanno le stesse componenti e ce ne sono alcune molto fenoliche.
Masterclass tenuta da Daniele Cernilli, Wine Cube, partesa, Foto di Cristina Santini
Cosa sono i Fenoli? Sono tannini, antociani, sostanze presenti nei vinaccioli che anche se si vinifica in bianco in senza di bucce qualcosa ne esce sempre fuori. Abbiamo vitigni che sono fenolici come se fossero delle uve rosse tipo l’Albana o l’Ansonica; vitigni catechici che invece hanno picchi aromatici prefermentativi (i terpeni) come il Riesling o il Traminer, i Moscati, alcune Malvasie che si accumulano nell’acino durante la maturazione.
I Tioli invece sono composti organici che si originano durante la fermentazione, rappresentano i precursori degli aromi che donano espressioni diverse e sono molto importanti e sensibili alle ossidazioni. Quindi le uve tioliche, come per esempio Sauvignon, Vermentino, Verdicchio, sono uve che se vogliamo ottenere queste espressioni varietali olfattive devono essere vinificate in riduzione, ovvero senza troppo ossigeno, altrimenti si determina la scomposizione delle sostanze tioliche, non si percepiscono più (anche se in alcuni casi può essere una scelta).
Infine abbiamo gli Esteri che rappresentano l’unione di acidi e alcoli in fermentazione che danno luogo a profumi sostanzialmente fruttati.
Da sx Alessandro Rossi e Daniele Cernilli, Wine Cube, partesa, foto di Cristina Santini
Come dice il Prof. Luigi Moio, Ordinario di Enologia all’Università Federico II di Napoli e Presidente OIV – Organisation Internationale du Vin – i vitigni italiani sono quasi tutti neutri, non hanno terpeni tranne piccole eccezioni, non hanno una grandissima capacità di creare in fermentazione proprietà tioliche, hanno spesso note di carattere fenolico, non hanno pirazine (sostanze aromatiche) che concorrono al bouquet varietale dei vitigni come ce l’hanno invece i Sauvignon, Cabernet, Merlot.
Per cui spesso in degustazione questi vini non sono riconoscibili, è molto difficile distinguere un Albana da un Trebbiano, un Verdicchio da un Vermentino, non ci sono elementi determinanti che permettono di distinguerli come invece è facile distinguere un Sauvignon Blanc da un Riesling.
Nel caso dei vitigni neutri l’origine dell’uva, ovvero il luogo dove viene coltivata, è più importante della varietà. Quindi sicuramente potremmo fare la distinzione dei vini prodotti nel Garda da quelli prodotti in Sicilia rispetto al riconoscimento del vitigno.
C’è un sistema che fa sì che in alcuni casi si crei una serie di sostanze che amplificano, che danno più volume all’aspetto olfattivo: l’autolisi dei lieviti ovvero i saccaromiceti muoiono, non sono più in grado di riprodursi e si depositano sotto forma di una sostanza farinosa che è la feccia sottile.
Le fecce sottili sono ricche di mannoproteine che in fase di stabilizzazione, in situazione riducente, determinano la formazione di particolari molecole odorose come per esempio quella che sa di pietra focaia, di combustione che troviamo spesso nei vini della Borgogna.
I particolari sentori di queste molecole incontrandosi con gli odori fruttati degli esteri e con qualche nota fenolica che diventa un pochino più volatile sotto l’effetto dell’alcool che si è formato, donano ampiezza al vino che altrimenti non avrebbe.
Batteria in degustazione alla Masterclass, Partesa Wine Cube 2023, foto di Cristina Santini
Daniele Cernilli ci suggerisce di assaggiare i vini serviti in questa degustazione con un’idea in testa: capire dall’analisi come il vitigno incrocia lo stile di vinificazione attraverso l’autolisi dei lieviti.
Dalle sue parole: “Recuperare le fecce sottili non è un artificio enologico perchè fanno parte del vino, non è qualcosa di aggiunto, sono i residui della fermentazione che è del tutto naturale.”
Ma veniamo alla descrizione nel dettaglio dei vini assaggiati con le nostre impressioni di rito:
Tenuta La Chiusa Elba Ansonica Doc 2021
Vino giovane affinato in acciaio con un colore tendente al dorato dovuto esclusivamente all’uva piuttosto fenolica.
La sua intensità al naso sprigiona note agrumate (lime), sentori di nespola, mandorla fresca, frutti freschi che non hanno grande polpa. Il sorso ampio e minerale mostra una bella sapidità dovuta alla presenza dell’acido tartarico, una lieve e delicata nota tannica e una leggera ampiezza determinata dall’autolisi dei lieviti. Profilo di un vino dove il mare si tocca con caratteristiche quasi da vino rosso.
Durin Pigato Riv. Ligure di Ponente Doc 2022
Parliamo di un vino mediterraneo, parente stretto del vermentino, ma più fenolico. Molto profumato l’olfatto concentrato sul frutto della passione, pesca matura, muschio che si dipanano su note sulfuree, di combustione. La beva calda, ampia, di buon corpo regala un’acidità e una sapidità ben evidenti ma eleganti con un finale persistente di mandorla dolce. Un vino pieno, equilibrato, di grande carattere.
Degustazione dei vini delle cantine citate, foto di Cristina Santini al Wine Cube di Partesa
La Lastra Vernaccia San Gimignano Docg Bio 2021
Siamo un pò più distanti dal mare ma pur sempre in una Toscana Mediterranea, dove il mare si sente, con un vitigno che fino a qualche tempo fa veniva chiamato Greco per la sua somiglianza.
Ciò che colpisce in questo calice non è tanto la frutta fresca ma la parte vegetale, con un sottofondo di autolisi che fa sì che non sia solo il frutto a dominare. Un vino che si distingue non tanto dal punto di vista varietale, ma territoriale con un aspetto gustativo tartarico, salato, profondo che lo rende molto identitario.
Cà Rugate Soave Classico “Monte Fiorentine” Doc 2021
La Garganega è una varietà che può esprimere sostanze tioliche con più facilità rispetto ad altre per cui escono al naso note sulfuree più accentuate, ma anche delicati profumi di frutta a polpa gialla tropicale seguiti da note di camomilla e nitidi richiami agrumati.
Ha un gusto fresco, meno fenolico, con una bella spalla acida e una sapidità che la fanno da padrone grazie all’altitudine e al suolo vulcanico ricco di minerali. Anche qui c’è autolisi dei lieviti che amplifica la parte dei profumi, non si avvertono soltanto gli aromi primari, ma secondari di vinificazione e qualcosa in più dovuta all’evoluzione del vino stesso.
Tenuta Roveglia Lugana Riserva “Vigne di Catullo” Doc 2019
Il Turbiana detto anche Trebbiano di Lugana è di fatto un Verdicchio che vive nella zona pianeggiante meridionale del Lago di Garda in un clima mediterraneo su suolo molto calcareo.
Si passa dalle fragranti note di acacia, lime e mele cotogne ad una mandorla tostata grazie al suo lungo affinamento di 24 mesi in botti di acciaio. La beva energica, complessa, fenolica, robusta e al tempo stesso vellutata regala dolcezza alcolica, acidità bassa che fa esaltare gli aspetti di morbidezza e quella sfaccettatura minerale dovuta ai suoi terreni argillosi calcarei. Un cavallo di razza.
Degustazione dei vini cantine citate, foto di Cristina Santini al Wine Cube di Partesa
Umani Ronchi Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Bio “Vecchie Vigne” Doc 2020
Da vecchie vigne impiantate negli anni ‘70 ad un’altitudine di circa 400 mt slm., figlio di una vinificazione a contatto con i lieviti in serbatoi di cemento, ha un’incredibile stoffa e profondità.
Presenta un ampio bouquet di ginestra, camomilla, amaretto, con piacevoli sentori di erbe di campo, mandorla fresca con riverberi di mela verde.
Il sorso succoso colpisce per la sua eleganza, freschezza con un’acidità vibrante bilanciata perfettamente con la morbidezza dell’alcool.
Altro esempio che conferma che non è il vitigno a dominare ma il territorio, considerando che sembra più nordico questo verdicchio piuttosto che il precedente calice.
Monchiero Carbone Roero Arneis Riserva “Vigna Renesio” Docg 2018
Vigna Renesio è un Cru non solo di bianchi ma anche da uve Nebbiolo e questo Arneis così elegante rappresenta la nuova interpretazione che regala sensazioni agrumate che si fondono sinuosamente con quelle erbacee, una nota sulfurea evidentissima dovuta all’autolisi che è portata alle estreme conseguenze grazie a uve e mosti sani. La beva è potente e profonda con un’acidità vigorosa e un grande potenziale di evoluzione per un vino che affina sia in legno sia in acciaio.
La cifra stilistica è inconfondibile, vince il terroir e lo stile di vinificazione, mostrando un aspetto nordico con un pizzico di mediterraneità.
Ronco dei Tassi Bianco Collio “Fosarin” Doc 2020
Si tratta dei vigneti più elevati nel cuore del Collio Goriziano coltivati su terrazzamenti ben esposti chiamati “Ronchi”. Il Fosarin nasce dall’assemblaggio di Friulano, Malvasia, Sauvignon Vert e Pinot bianco e affina circa sei mesi in barrique.
Il suo bouquet ampio con sentori di frutta bianca matura, mallo della noce, scorza di limone accompagnano il sorso così pieno, agile e ricco.
Un vino piacevole e di gran corpo dagli abbinamenti sostanziosi.
Vini degustati durante l’evento Wine Cube da Cristina Santini
Poggio della Dogana Romagna Albana “Belladama” Doc 2021
Essendo uno dei vitigni più fenolici, i migliori Albana vengono prodotti nella versione passiti proprio perché nell’appassimento si perde acqua e si concentrano fenoli, zuccheri e acidità. Questi ultimi mitigano l’azione astringente dei polifenoli.
Affascinante il suo colore giallo oro carico, al naso richiama la frutta gialla di grande profondità con bellissimi tocchi di fiori di ginestra. Al sorso è un’esplosione, grande espansione di palato, acidità elevata, caratteristica peculiare di questo vitigno. Finale lungo e persistente che regala emozioni come il nome che porta, un omaggio a uno dei campioni di scuderia del nonno di Aldo e Paolo Rametta.
Roeno Riesling Renano “Collezione di Famiglia” Igt 2017
I vigneti di questa meravigliosa azienda, che si trova a due passi dal confine con il Trentino, sono riparati dal sole dal Monte Baldo che determina una grande escursione termica.
La vinificazione in autolisi dei lieviti è molto importante perchè è un vitigno semi aromatico quindi ha terpeni prefermentativi, già nell’uva, quindi bisogna in qualche modo conservarli. ll Riesling Collezione di Famiglia è una delle punte di diamante della famiglia Roeno ed è prodotto da una lenta vinificazione in acciaio e con affinamento di 18 mesi in botti di rovere.
E’ uno dei pochissimi vitigni che riesce a sviluppare un particolare sentore in ambito terziario, l’idrocarburo, ovvero il sentore di cherosene che si forma in riduzione. E’ una complessità in riduzione. E’ ancora un vino giovane dove poco si intuisce l’idrocarburo, ora si percepiscono più che altro i profumi di pompelmo, cedro, agrumi classici premonitori del cherosene che arriverà successivamente con gli anni. Bella acidità e sapidità in assenza di tannini.
Vini degustati da Cristina Santini al Wine Cube 2023
Merotto Valdobbiadene Prosecco Superiore “Cuvée del Fondatore Graziano Merotto” Docg 2021
E’ un fuoriclasse, qui c’è proprio il senso dell’autolisi dei lieviti che si esprime in tutta la sua precisione.
Un millesimato le cui uve Glera provengono dalle Rive di Col San Martino a 230 mt slm. Ha una permanenza sui lieviti di 120 giorni che lo rende setoso, intenso, con note di frutta bianca e agrumi, accompagnate da una verve minerale. Un grande prosecco.
Alessandro Rossi con Daniele Cernilli, foto di Cristina Santini al Wine Cube 2023
Alessandro Rossi chiude: “Non smetterò mai di dire che questa lezione dovrebbe essere ripresa e proiettata alle Università perché è una delle più belle, perchè Daniele oltre ad essere il padre putativo della maggior parte delle generazioni che oggi portano avanti tra guide e master più importanti in assoluto, è una delle poche persone che ha la stessa conoscenza che potrebbe avere un enologo, sa spiegare tante cose in una maniera così semplice, è veramente da applausi.”
Evento Wine Cube 2023 di partesa, foto di Cristina SantiniCristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
TERRE DI TOSCANA 2023 – AD ALTO IMPATTO DEGUSTATIVO
Di Elsa Leandri
Terre di Toscana 2023 è giunta alla quindicesima edizione. Si è svolta nell’ultimo week end di marzo all’UNA Hotel Esperienze a Lido di Camaiore, location ormai ben rodata.
Terre di Toscana, foto di Elsa Leandri
Dopo le varie anteprime dei mesi precedenti questo è il primo evento che racchiude tutta la Toscana in un luogo permettendo di spaziare da Bolgheri alle Colline Lucchesi, dal Chianti Classico alla Vernaccia di San Gimignano, dal Morellino di Scansano al Brunello di Montalcino offrendo in questo modo un vero e proprio elogio della produzione in terra etrusca.
Evento Terre di Toscana, foto di Elsa Leandri
Circa 140 cantine presenti tra le quali dei nomi di eccezione come Tenuta San Guido, Ricasoli, Petra, Montevertine, Panizzi, Il Marroneto, Tiezzi, Due Mani.. solo per citarne alcune; nomi che parlano anche a quelle persone che conoscono poco il mondo enologico e che sono diventati quasi uno status symbol della Toscana. Le vecchie annate protagoniste del lunedì hanno offerto inoltre delle degustazioni uniche, rare e indimenticabili.
Alcune bottiglie degustate a Terre di Toscana 2023, foto di Elsa Leandri
Organizzazione eccellente con un’area food ben isolata dalle sale di assaggio in cui venivano proposti dei prodotti tipici toscani quali salumi o formaggi. Tuttavia potrebbe essere migliorabile la distanza tra un produttore e l’altro così da permettere una maggiore fruibilità. Speriamo inoltre che nella sedicesima edizione, che avrà luogo il 24 e 25 marzo 2024, tornino nuovamente le Degustazioni de l’Acquabuona che nel 2020 avevano avuto come argomenti il Brunello di Montalcino, la Syrah e i vini passiti.
Alcune bottiglie degustate a Terre di Toscana 2023, foto di Elsa Leandri
Come tante api volano di fiore in fiore, così i vari avventori si muovono da un banchetto all’altro: alcuni hanno preparato un percorso studiato a tavolino, altri si fanno semplicemente attrarre dallo styling di un’etichetta, altri pur avendo un iter ben prestabilito non resistono e si lasciano comunque sedurre da una bottiglia che esula dai “progetti” iniziali.
Locandina evento Terre di Toscana, foto di Elsa Leandri
In questa manifestazione possiamo dire che dove ti fermi non rimarrai deluso, tanto è elevato il livello qualitativo delle aziende presenti. Diventa pertanto difficile e superfluo stipulare una classifica dei migliori assaggi perché sarebbe fare un torto a altre cantine altrettanto meritevoli. Ci limiteremo quindi a indicare quelle bottiglie, forse meno conosciute ai più, che ci hanno suscitato un interesse e che speriamo che per voi siano una scoperta.
L’étrange 2020 (100% Vermentino) – Podere Sant’Agnese, Evento Terre di Toscana, foto di Elsa Leandri
Giallo paglierino con riflessi dorati. Impatto olfattivo accattivante con sentori di fiori di tiglio e ginestra, echi di albicocca e pesca e in chiusura pasta di mandorle. In bocca si distingue per una sapidità che prolunga il sorso su frutta candita.
Ventisei 2019 (100% Pinot Nero), Evento Terre di Toscana, foto di Elsa Leandri
Rosso carminio vivace. Apertura di ciliegia, mirtillo e mora con ricordi di erbette balsamiche arricchite da una spolverata di grafite. Freschezza e tannino ben integrato per un lungo finale di bocca.
Vintage 2017 (50% Vermentino e 50% Viognier)– Montepepe
Vintage 2017 (50% Vermentino e 50% Viognier), Evento Terre di Toscana, foto di Elsa Leandri
Paglierino con luminosi riflessi dorati. Attrattivi i sentori di ginestra e di fiori di acacia, con cenni di agrumi disidratati, propoli e note di pasticceria appena sfornata. Il sorso è pieno e avvolgente. La sapidità e una leggera tannicità ravvivano il cavo orale con un finale fruttato.
Somatico 2020 ( 100% Pugnitello) Podere Il Castellaccio, Evento Terre di Toscana, foto di Elsa Leandri
Carminio impenetrabile. Insieme di frutti di bosco che si distinguono nitidamente dalla mora al mirtillo, dalla ciliegia al lampone. Cenni speziati e floreali ne completano il profilo. Tannino ben marcato con la freschezza che dinamicizza la beva promettendo una lunga evoluzione in bottiglia.
Rosso di Montalcino Il Jeccardo 2018 ( 100% sangiovese)– Fattoria del Pino
Rosso di Montalcino Il Jeccardo 2018 ( 100% sangiovese) – Fattoria del Pino, Evento Terre di Toscana, foto di Elsa Leandri
Carminio di media intensità. Elegante apertura floreale di violetta e iris a cui seguono le classiche note di ciliegia marasca. Finale balsamico. Al sorso freschezza e tannini ci accompagnano e lasciano la bocca su una scia agrumata.
Malìe 2022 ( Vermentino 60%, Chardonnay 30%, Grechetto 10%)– Valle del Sole
Malìe 2022 ( Vermentino 60%, Chardonnay 30%, Grechetto 10%) – Valle del Sole, Evento Terre di Toscana, foto di Elsa Leandri
Paglierino vivace. Profilo olfattivo che trova nella pesca bianca, negli agrumi e nelle erbette aromatiche la sua essenza. Note di fiori di zagara in chiusura. La bocca viene scossa da una vibrante acidità che seduce il palato con ricordi di melissa e lemongrass.
Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
Beviamoci Sud a Roma dal 6 maggio 2023 quinta edizione
Redazione
Carol Agostini
Riserva Grande, in collaborazione con Andrea Petrini di Percorsi di Vino e con il giornalista Luciano Pignataro, anche quest’anno realizzerà la manifestazione Beviamoci Sud Roma, giunta alla sua quinta edizione, dedicata esclusivamente ai grandi vini del Sud Italia, con una rappresentanza anche di vini del Lazio, quale regione che ospita l’evento.
Per questa nuova edizione, l’evento si svolgerà presso il Grand Hotel Palatino di Roma il 6, 7 e 8 maggio 2023.
Beviamoci Sud a Roma dal 6 maggio 2023 quinta edizione, locandina da comunicato stampa
Beviamoci Sud quest’anno presenterà un programma arricchito con nuove idee e novità, finalizzate ad ottenere una valorizzazione ancora maggiore della grande qualità enoica, storica e culturale del Sud d’Italia vitivinicolo.
Luciano Pignataro e Chiara Giannotti, foto da comunicato stampa, Beviamoci Sud
Data la rilevanza e importanza di tali novità, l’organizzazione ha deciso di indire una conferenza stampa a cui siamo lieti di poterLa invitare, che si terrà mercoledì 26 aprile, alle ore 18.00, presso il locale Astemio Wine&Food, in via Cavour, 93, Roma.
Momenti dell’edizione passata, Beviamoci Sud a Roma dal 6 maggio 2023 quinta edizione
A conclusione della conferenza, ai partecipanti verrà offerto un brindisi con vini che saranno anche presenti in degustazione nella manifestazione.
Si prega di comunicare, entro e non oltre il 20 p.v., conferma della propria presenza (in risposta al presente indirizzo mail), con l’avvertenza che i posti presso il locale sono limitati e che verrà, pertanto, assicurata la partecipazione ad esaurimento degli stessi.
Beviamoci Sud a Roma dal 6 maggio 2023 quinta edizione, foto da comunicato stampa
Non vi staremo a tediare sul fatto che quest’anno si è svolta la 55esima edizione del Vinitaly, che Verona dal 2 al 5 aprile ha accolto moltissimi winelovers, operatori del settore, buyers ed espositori, che fossero presenti più di 4000 aziende tra italiane e straniere, che in città ci fosse l’evento fuori salone Vinitaly and the city con mostre, degustazioni e wine talk, che il carnet fosse denso con numerosi eventi e con approfondimenti in ogni stand; non ve lo racconteremo perché pensiamo che ogni appassionato di vino ne sia a conoscenza e che in un modo o nell’altro, direttamente o indirettamente, lo abbia vissuto.
Se per noi italiani, winelovers e addetti al lavoro, il Vinitaly è la kermesse del vino nazionale ed è il luogo dove avere tutta la penisola rappresentata, per le aziende vitivinicole è soprattutto un importante palcoscenico per proporsi anche a livello internazionale. Un settore in crescita che ad ora ricopre nel settore agro-alimentare il primo posto nell’export e che ha richiamato più del 43% in più di “superacquirenti” esteri di vino tricolore rispetto allo scorso anno.
Elsa Leandri al Vinitaly 2023, foto autrice articolo
Organizzazione eccezionale che collega i parcheggi gratuiti con navette (anch’esse gratuite) alla fiera e domenica mattina 2 aprile verso le 9 la gente è già pronta per poter passare il proprio codice ed entrare così in questo mondo enologico.
Impossibile venire in questa “città” senza essere dotati di una mappa e di una classifica di priorità per poter vedere i “monumenti” che più ci interessano, ma talvolta è anche bello fermarsi in uno stand anche “solo” perché attratti dalla cura dei dettagli. Fondamentale per orientarsi la app Vinitaly che ormai ci accompagna da diversi anni e che ci permette di essere letteralmente guidati da uno stand all’altro.
Spazio degustazione La Raia, foto di Elsa Leandri, Vinitaly 2023
Ogni regione occupa un particolar padiglione o più di uno e all’interno di questi ogni cantina ha ricostruito la propria sala di degustazione, biglietto da visita della propria filosofia e della propria territorialità. Elevata la cura dei particolari, grande attenzione e professionalità al top da parte anche dei sommelier Ais e Fisar che presenziavano nei vari consorzi.
Sommelier Martina in servizio alConsorzio Tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco, foto di Elsa Leandri
Il padiglione dedicato al Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste è stato teatro di un incontro e di connubio tra coltura e cultura con l’esposizione di due quadri: il “Bacco” del Caravaggio e il “Bacco Fanciullo” di Guido Reni, che solitamente sono esposti presso le Gallerie degli Uffizi a Firenze.
Opera “Bacco” di Caravaggio, immagine di Elsa Leandri, Vinitaly 2023
Il Made in Italysi manifesta in questo modo a 360 gradi ricordandoci che per nutrire lo spirito è necessario da una parte apprezzare le bellezza che si manifesta attraverso arte, musica, poesia e dall’altra essere consapevoli che questo si può celare ovunque anche, per esempio, in un bicchiere di vino: questo racchiude l’espressione artistica del produttore (il suo savoir faire), la musicalità delle note del vino che viene versato e i versi che vengono composti nella nostra mente, e talvolta vengono declamati, per descrivere il nettare di Bacco che è nel calice.
“Bacco Fanciullo” di Guido Reni, immagine di Elsa Leandri, Vinitaly 2023
Con questo spirito abbiamo affrontato questo giorno cercando di approfondire alcune realtà spumantistiche italiane come il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, l’Asolo Prosecco DOCG, il Trento DOC e ovviamente, ma purtroppo molto velocemente, il Franciacorta DOCG e l’Oltrepò Pavese Spumante DOCG. Diverse espressioni di bollicine italiane ognuna con un sua caratteristica, ognuna con la sua storia e espressività.
Consorzio Asolo, bollicine in assaggio al Vinitaly 2023, foto di Elsa Leandri
Dalle bollicine Italiane alle bollicine per eccellenza.
Degustazione di Trentodoc, Vinitaly 2023, foto di Elsa Leandri
Non abbiamo resistito e abbiamo partecipato alla Masterclass “Champagne nella prospettiva delle annate” condotta da François Gilbert delle edizioni Gilbert&Gaillard nella quale, dopo aver fatto un overview sulla produzione dello Champagne, sono state messe a confronto due annate, la 2012 e la 2015, completamente diverse tra loro: la prima un’annata fresca, che promette un equilibrio abbastanza classico per la Champagne, e quindi con una tensione acida importante; la seconda più calda e quindi con maggior struttura.
François Gilbert delle edizioni Gilbert&Gaillard con Elsa Leandri, foto dell’autrice, Vinitaly 2023
Maison degustate
Champagne Tribaut 2012 Blanc de Blancs Premier Cru Brut
Champagne Lombard 2015 Grand Cru Cramant Brut Nature
De Saint-Gall 2012 Grand Cru Blanc de Blancs Brut Avize
De Saint-Gall 2015. Grand Cru Blanc de Blancs Brut Avize
Champagne Arnould et Fils Carte d’Or 2012 Brut Nature
Champagne Arnould et Fils Carte d’Or 2015 Brut Nature
Georges Vesselle Grand Cru Bouzy 2015 Brut
Georges Vesselle Grand Cru Bouzy 2015 Brut Nature
Vignon Père et Fils 2015 Blanc de Noirs Extra Brut
Un percorso tra questi calici provenienti da aziende, da zone e con dosaggi differenti. Il vero e proprio confronto tra le due annate è stato possibile effettuarlo per i prodotti di Champagne De Saint Gall e di Champagne Arnould.
Champagne De Saint Gall e di Champagne Arnould et Fils, foto di Elsa Leandri, Vinitaly 2023
In entrambi i casi la 2012 offre dei sentori di frutta evoluta ma con una freschezza e una verticalità di bocca ancora ben presente, mentre la 2015 regala, pur essendo più giovane, una maggiore ampiezza da un punto di vista gustativo accompagnata da note di frutta a polpa gialla ben matura.
Calici degustazione degli champagne al Vinitaly, foto di Elsa Leandri
La conclusione di questo confronto è che l’andamento dell’annata è di per sé in Champagne uno dei fattori che entrano in gioco, ma non l’unico in quanto il terroir, il dosaggio, gli assemblaggi, la mano del vigneron contribuiscono anch’essi nella personalizzazione di quello che ritroviamo nella bottiglia.
Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
A Verona nell’ occasione della 55esima edizione di Vinitaly, andata in scena dal 2 al 5 aprile, ho visitato lo stand della Cantina Girlan. Conosco i loro vini da anni, tuttavia mi ha fatto molto piacere degustare i loro vini, ma anche avere nozioni sulla cantina altoatesina. Pertanto, prima di passare all’analisi sensoriale dei vini, propongo alcuni cenni dell’azienda.
Adriano Guerri al Vinitaly 2023 per la degustazione cantina Girlan, foto dell’autore
La storica Cantina Girlan si trova a Cornaiano a poca distanza dal Lago di Caldaro e da Bolzano, sulla strada del vino ( Weinstraße ). Nata un secolo fa, nel 1923 per volontà di 23 soci fondatori, che attualmente sono diventati circa 200. Gli ettari vitati sono oltre 220 con appezzamenti posti nelle migliori zone di questo meraviglioso lembo di terra in Alto Adige.
Adriano Guerri alla degustazione della Cantina Girlan, foto dell’autore
I vigneti sono posti ad altimetrie che variano dai 220 agli 850 metri s.l.m,. con terreni composti prevalentemente da argilla e marne. Il clima è caratterizzato da notevoli escursioni termiche tra le ore diurne e le ore notturne. I vitigni maggiormente coltivati sono il Pinot Nero, la Schiava, il Merlot, il Lagrein e il Cabernet Sauvignon, e poi ancora di Pinot Bianco, Pinot Grigio, Müller Thurgau, Gewürztraminer, Chardonnay e Sauvignon Blanc.
I vini prodotti sono senza ombra di dubbio di elevata qualità. In Alto Adige le Cantine cooperative funzionano molto bene. Tutto è ben monitorato e ben organizzato sia nei vigneti sia in cantina. Un areale altamente vocato per la coltivazione della vite e i vitigni sopra menzionati hanno trovato un habitat ideale per dare origine a vini identitari sia quelli ottenuti con uve provenienti da vitigni autoctoni sia quelle da alloctoni.
Enoteca Cantina Girlan, articolo di Adriano Guerri, foto da sito cantina
Nel 2010 la cantina è stata completamente ristrutturata e munita di attrezzature tecnologiche più moderne. La produzione di vino si attesta per un 55 % di bianchi ed il restante 45 % di rossi per una media totale di circa 1.500.000 bottiglie all’ anno. Nel calice si riscontra grande qualità, dovuta alle rese basse nei vigneti che difficilmente superano i 60 hl/ ha.
La gamma dei loro vini è ampia e si declina in quattro versioni, Classici, Vigneti, Flora e Solisti al top.
I vini degustati nel capoluogo venet0
Platt & Riegl Pinot Bianco Alto Adige Doc 2022 – Giallo paglierino cristallino, rivela sentori di fiori bianchi, mela, pera e agrumi, al palato è fresco e minerale, leggiadro e di buona persistenza.
Indra Sauvignon Alto Adige Doc 2022– Giallo paglierino luminoso, rimanda sentori di pesca bianca, pompelmo e scorza di limone, costa di sedano e note iodate, morbido e vibrante, fresco e sapido, dotato di una lunga persistenza.
Flora Pinot Bianco Riserva Alto Adige Doc 2020 – Giallo dorato brillante, sprigiona sentori di frutta esotica, fiori di campo che ben si integrano con sottili note di cedro e pepe bianco, generoso, armonioso e gustoso.
Flora Pinot Noir Riserva Alto Adige Doc 2020 – Rosso rubino intenso, trasparente e consistente, dipana sentori di frutti di bosco e ciliegia, rosa e tabacco, vellutato e dotato di una piacevole trama tannica, incredibilmente lungo.
Trattmann Pinot Noir Alto Adige Doc 2020 – Rosso rubino vivace, libera sentori di ciliegia e marasca, accompagnate da sottili note speziate, pieno e soddisfacente, nonché persistente.
Vigna Ganger Pinot Noir Riserva Alto Adige Doc 2019 – Rosso granato intenso, rilascia una cascata di sentori, quali ciliegia e marasca, frutti di bosco, in particolare lampone e una leggera nota di marzapane, note speziate e di tabacco dolce, fine e rotondo, ma che buon vino!.
Vigna Ganger Pinot Noir Riserva Alto Adige Doc 2019 Cantina Girlan, foto di Adriano GuerriAdriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance
A Lido di Camaiore, all’interno degli ampi saloni dell’Hotel Versilia Lido I Una Esperienze ha avuto luogo la 15°edizione di Terre di Toscana “Eccellenze nel Bicchiere “. Una passerella tra 140 aziende vitivinicole toscane con la possibilità di degustare oltre 700 etichette . Un evento ben organizzato che porta la firma di Acquabuona.it. Uno stupendo evento dedicato interamente a tutte le denominazioni della Regione menzionata.
Bolgheri alla 15° edizione di Terre di Toscana di Acquabona, foto di Adriano Guerri
I vini in degustazione erano tutti di elevata qualità, proporrei alcuni assaggi di perle provenienti da Bolgheri, prima di passare all’analisi sensoriale dei vini, qualche cenno su questa meravigliosa enclave.
Bolgheri
E’ uno straordinario lembo di terra nel Comune di Castagneto Carducci in provincia di Livorno. A poca distanza dal litorale etrusco. Patria e feudo dei Conti della Gherardesca. Un’areale noto per il viale di cipressi disposti in duplice filar, dei quali il poeta e premio Nobel Giosuè Carducci gl’ aveva dedicato ben 116 versi in una delle più celebri poesie, altresì nota per il Bolgheri Doc.
Bolgheri alla 15° edizione di Terre di Toscana di Acquabona, foto di Adriano Guerri
Un’areale che a differenza degli altri, posti nella stessa regione ha puntato su vitigni diversi dal Sangiovese. I Conti della Gherardesca prima dell’avvento della fillossera avevano già messo a dimora tra i filari vitigni di origine francese, quali Syrah, Gamay e Cabernet. Con l’attechimento di questo afide verranno distrutti totalmente i vigneti di questa enclave.
La svolta è arrivata con l’arrivo a Bolgheri del Marchese Mario Incisa della Rocchetta, piemontese e amante dei vini di Bordeaux, ivi trasferitosi dopo aver sposato la Contessa Clarice della Gherardesca. Aveva riscontrato alcune similitudini con i terreni della zona bordolese di Graves, pertanto inizia a piantare Cabernet nella vigna di Sassicaia a ridosso della costa. I vini prodotti, inizialmente erano consumati esclusivamente in famiglia e con amici.
Alcune degustazioni fatte da Adriano Guerri, articolo: Bolgheri alla 15° edizione di Terre di Toscana di Acquabona
Il 1968 è l’anno della svolta, esce la prima annata di Sassicaia, la cui commercializzazione è stata affidata al parente, Marchese Antinori. Attualmente, i vitigni maggiormente coltivati sono: Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot, Syrah, Sangiovese, Sauvignon, Viogner e Vermentino. I vigneti sono posti ad un’ altitudine che varia dai 10 ai 380 metri s.l.m., le escursioni termiche tra le ore diurne e notturne sono notevoli, i terreni sono alcalini e composti da sabbia e argilla con forte presenza di scheletro.
A Bolgheri ci sono vigneti che superano il mezzo secolo di età, tuttavia l’età media dei vigneti è di 16 anni, pertanto, la qualità dei vini che è già ottima, diventerà eccellente nel prossimo futuro. La Doc Bolgheri prevede varie tipologie dal Bolgheri Bianco, Bolgheri Vermentino, Bolgheri Sauvignon, Bolgheri Rosato, Bolgheri Rosso, Bolgheri Rosso Superiore e Bolgheri Sassicaia (unica Doc in Italia ad avere un unico vino).
Nel 2021 è nata Bolgheri DiVino, un evento diffuso che ha luogo a Castagneto Carducci sia al Frantoio di Casa Carducci sia al Castello della Gherardesca. Bolgheri vanta sessantasei produttori. Alcuni assaggi a Terre di Toscana.
Bottiglia assaggiata durante l’evento, articolo: Bolgheri alla 15° edizione di Terre di Toscana di Acquabona, foto di Adriano Guerri
Tasting notes
Sapaio Toscana Igt 2019 Podere Sapaio– Ottenuto con uve di Cabernet Sauvignon 70% Cabernet Franc 10% e Petit Verdot 20%, rosso rubino intenso e impenetrabile, rivela eleganti sentori di frutti di bosco maturi, prugna, bacche di ginepro e humus che ben si fondono con note di spezie dolci, piacevolmente avvolgente, fine e decisamente lungo.
Sapaio Toscana Igt 2019 Podere Sapaio, articolo: Bolgheri alla 15° edizione di Terre di Toscana di Acquabona, foto di Adriano Guerri
Bolgheri Rosso Superiore Sondraia 2019 Poggio al Tesoro– Ottenuto con uve di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, si veste di un bellissimo colore rosso rubino intenso, sprigiona sentori di mora, ciliegia, prugna ed erbe aromatiche unite a sottili nuances speziate, pieno ed appagante, tannini poderosi ma setosi e anch’esso dura in bocca a lungo.
Bolgheri Rosso Superiore Sondraia 2019 Poggio al Tesoro, articolo: Bolgheri alla 15° edizione di Terre di Toscana di Acquabona, foto di Adriano Guerri
Guidalberto Toscana Igt 2021 Tenuta San Guido – Ottenuto con uve di Cabernet Sauvignon 60% e Merlot 40%, rosso rubino brillante, dipana note di rosa, fiori di glicine, lampone, ciliegia, note tostate e sottobosco, piacevolmente fresco, vivido e vibrante.
L’Alberello Bolgheri Superiore Rosso 2020 Grattamacco – Ottenuto da uve di Cabernet Sauvignon 70% e Cabernet Franc 30%, rosso rubino intenso, rimanda sentori di prugna, melagrana, mirtillo rosso e bacche di ginepro che vanno a seguire una scia balsamica, sorso pieno e morbido.
Petra Toscana Igt 2019 Petra (Suvereto)– Ottenuto con uve di Cabernet Sauvignon 60%, Merlot 28% e Cabernet Franc 12%, rosso rubino intenso con riflessi che virano sul granato, libera eleganti sentori di frutta rossa matura, macchia mediterranea ben unite a note balsamiche, attacco tannico poderoso, morbido e generoso. Finale duraturo.
Bottiglia di Petra, articolo: Bolgheri alla 15° edizione di Terre di Toscana di Acquabona, foto di Adriano Guerri
Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance