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  • Merano WineFestival 2024: Masterclass ad alta quota

    Merano WineFestival 2024: Masterclass ad alta quota

    Merano Wine Festival 2024, un incontro con viticoltori storici del Nord Italia: Hans Terzer e Silvio Jermann

    di Danilo Amapani

    In occasione del Merano WineFestival 2024 si è tenuto un incontro tra due colossi dell’enologia italiana: Hans Terzer e Silvio Jermann. Merano WineFestival 2024, un incontro con viticoltori storici del Nord Italia: Hans Terzer e Silvio Jermann

    Merano WineFestival 2024: Masterclass ad alta quota, foto di repertorio
    Merano WineFestival 2024: Masterclass ad alta quota, foto di repertorio

    Merano WineFestival 2024, un incontro con viticoltori storici del Nord Italia: Hans Terzer e Silvio Jermann

    Hans Terzer, winemaker della cantina di St. Michael-Eppan,  si avvicina sin da piccolo all’enologia e da quando prende le redini della cantina di San Michele Appiano ha saputo elevare al massimo i vini prodotti dedicandosi ad un lavoro spasmodico per portare alto il nome dell’Alto Adige.
    Nel corso della sua lungimirante carriera, Hans Terzer è stato il primo della zona altoatesina a vinificare bianchi in barrique e a scoprire le potenzialità di uno dei vitigni che hanno fatto e stanno facendo la storia di questa zona, il Pinot Nero.

    Merano WineFestival 2024: Masterclass ad alta quota, foto di Danilo Amapani
    Merano WineFestival 2024: Masterclass ad alta quota, foto di Danilo Amapani

    Silvio Jermann è il più rappresentativo vignaiolo friulano. A capo dell’azienda di famiglia Jermann, dopo un’esperienza in Canada, comincia la sua produzione di vini per valorizzare a pieno il suo territorio. Inoltre Silvio Jermann è stato premiato da Gambero Rosso nel 2016 come miglior produttore nel mondo di vini bianchi italiani, oggi continua nel suo lavoro di valorizzazione del territorio.
    È stato proprio questo il fulcro dell’incontro, in occasione del Merano Wine Festival, con questi due produttori: la valorizzazione di un territorio che continua a stupire di anno in anno.

    Merano WineFestival 2024: Masterclass ad alta quota, foto di Danilo Amapani
    Merano WineFestival 2024: Masterclass ad alta quota, foto di Danilo Amapani

    Da Gorizia a Bolzano, la caratteristica che accomuna entrambi è l’attenzione alla qualità e alla tipicità dell’area, con un focus sull’utilizzo di vitigni autoctoni a bacca bianca. Questo ha permesso a entrambe le cantine di evolversi e di diventare un caposaldo della viticoltura italiana.
    Un altro tema rilevante è stato la successione delle cantine. In giovane età, insieme ad altri colleghi, hanno sempre alimentato la voglia di imparare, di sporcarsi le mani sia in vigna che in cantina. Questo purtroppo non sempre accade fra i giovani che si approcciano a questo mondo, poiché, per citare le parole di Hans Terzer, “presi dalle tecnologie e smartphone di oggi, non colgono le occasioni di imparare dagli esperti”.

    In occasione di questa colloquio, abbiamo avuto il piacere di assaggiare due grandi vini i quali hanno fatto la storia delle due cantine.

    Merano Wine Festival 2024, un incontro con viticoltori storici del Nord Italia: Hans Terzer e Silvio Jermann

    L’Appius di St. Michael-Eppan, un’idea di Hans che ha saputo mettere in atto aspettato il momento giusto. Questo momento è avvenuto nel 2010, anno in cui è stata prodotta la prima bottiglia, composta prevalentemente da Chardonnay e da percentuali che cambiano in base alle annate di Pinot Grigio, Pinot Bianco e Sauvignon Blanc. Fermentazione e affinamento in barrique, assemblaggi dei vari vitigni dopo un anno e un affinamento in tini di acciaio per tre anni per poi essere messo in commercio.

    Merano WineFestival 2024: Masterclass ad alta quota, foto di Danilo Amapani
    Merano WineFestival 2024: Masterclass ad alta quota, foto di Danilo Amapani

    Abbiamo assaggiato quattro annate:

    2010. Giallo dorato, con profumi intensi euna grandissima complessità che virano fino a note tostate. Una persistente avvolgenza contornata da una decisa mineralità.
    2016.Giallo paglierino carico e olfatto intenso deciso da grandi sentori erbacei e floreali. Grande equilibrio al gusto, con presenza di un finale vanigliato.
    2018. Giallo paglierino con riflessi verdolini e presenza olfattiva di frutta esotica, pesca, mela renetta. Grande freschezza al palato e bevibilità.
    2021.Annata in anteprima assoluta. Si presenta con un colore giallo verdolino; profumi di ananas e pesca accompagnati da sentori floreali e accenni di chiodi di garofano. Al palato una grande freschezza e vivacità che invogliano la beva.

    Merano WineFestival 2024: Masterclass ad alta quota, foto di Danilo Amapani
    Merano WineFestival 2024: Masterclass ad alta quota, foto di Danilo Amapani

    Silvio Jermann ci ha voluto omaggiare con tre bottiglie esclusive:
    2007.In onore del padre venuto a mancare. Ribolla Gialla, intensità e complessità immensa. Grande freschezza nonostante i 28 anni d’età.
    2010. Vino in occasione dei 65 anni di matrimonio dei genitori. Vitigno autoctono, Tocai Friulano. Giallo dorato intenso, profumo di scorza d’arancia e leggera mandorla amara, quest’ultimo viene ritrovata anche al gusto.
    2018. Vino in occasione del centenario dell’azienda. Pinot Bianco 100%. Giallo Paglierino, profumi di mela golden, agrumi e zenzero con gusto deciso, succoso e grande persistenza.

    Danilo Amapani, Pugliese DOC, Annata ’98; sommelier AIS dal ’19. Wine lover & traveller
    Danilo Amapani, Pugliese DOC, Annata ’98; sommelier AIS dal ’19. Wine lover & traveller

    Siti di riferimento cantine: https://www.jermann.it/_it/silvio_jermann  https://www.stmichael.it/

    Siti partners articolo: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.papillae.it/

  • 2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale

    Cibo e vino,  le radici antiche: vitale l’inizio della civilizzazione alimentare

    di Carol Agostini

    Il mondo del cibo e vino, così centrale nella cultura e nelle dinamiche sociali di ogni epoca, ha subito profondi cambiamenti nel corso della storia. Le abitudini alimentari, i gusti e i modi in cui il cibo e il vino vengono prodotti, consumati e percepiti si sono evoluti in risposta a fattori sociali, economici e culturali. Dalle antiche civiltà fino ai giorni nostri, questo settore ha influenzato e, allo stesso tempo, è stato influenzato dai cambiamenti della società.

    Il cibo e vino hanno avuto un ruolo fondamentale fin dall’antichità, quando l’agricoltura iniziò a svilupparsi e le comunità umane abbandonarono il nomadismo per stabilirsi in insediamenti stabili. Le civiltà della Mesopotamia, dell’Egitto e della Grecia antica hanno lasciato testimonianze evidenti della loro attenzione verso la coltivazione e la produzione alimentare.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    Nella Mesopotamia, la coltivazione del grano e dell’orzo ha dato vita a una delle prime culture agricole, mentre l’introduzione della fermentazione ha portato alla produzione delle prime birre e vini. La birra, più che il vino, era considerata una bevanda per le masse, e il suo consumo era strettamente legato a celebrazioni religiose e occasioni comunitarie.

    Gli antichi Egizi, d’altro canto, sono noti per il loro sofisticato sistema agricolo lungo il Nilo, che permetteva la produzione di alimenti come pane, verdure, carne, e soprattutto vino, una bevanda riservata principalmente alla nobiltà e ai rituali religiosi. I banchetti e le feste egiziane riflettevano una gerarchia sociale ben definita: il cibo e il vino erano simboli di potere, prosperità e divinità.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    In Grecia e Roma, la viticoltura e l’olio d’oliva diventarono pilastri dell’economia e della cultura. Il vino, in particolare, aveva un ruolo sacrale e sociale. Nell’antica Grecia, ad esempio, il vino era centrale nel simposio, un incontro conviviale dove il consumo di vino era accompagnato da conversazioni filosofiche, musica e intrattenimento. Questo tipo di consumo rafforzava le gerarchie sociali e la cultura della condivisione.

    Anche a Roma, il vino era onnipresente e consumato da tutti i ceti sociali, sebbene con qualità diverse: mentre i ricchi si dedicavano ai vini più pregiati, le classi popolari dovevano accontentarsi di prodotti di qualità inferiore. Il cibo e il vino rappresentavano in modo evidente il benessere sociale, ma erano anche strumenti di coesione e integrazione culturale, come dimostra l’introduzione di nuovi ingredienti e vini provenienti dalle province dell’impero.

    Con il crollo dell’Impero Romano, l’Europa attraversò un periodo di grandi trasformazioni economiche e sociali. Durante il Medioevo, la Chiesa ebbe un ruolo predominante nel plasmare il rapporto della società con il cibo e il vino. I monasteri divennero importanti centri di produzione vinicola, con i monaci che affinavano le tecniche di vinificazione e introducevano nuove varietà di vitigni. I vigneti dei monasteri, in particolare in Francia e Germania, divennero i precursori delle moderne regioni vinicole europee.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    Dal punto di vista sociale, il consumo di cibo e vino era influenzato dai precetti religiosi e dalle festività. Il digiuno e l’astinenza erano pratiche comuni imposte dalla Chiesa, ma durante i giorni festivi o le celebrazioni religiose, i banchetti erano momenti di abbondanza. Il vino, usato anche per la celebrazione della messa, manteneva un ruolo sacro, oltre che conviviale.

    Le dinamiche alimentari durante il Medioevo riflettevano forti disuguaglianze sociali. I banchetti dei signori e dei re erano fastosi e includevano carni, pesci, spezie e vini pregiati, mentre i contadini e le classi più povere si nutrivano di zuppe di verdure, pane scuro e birra. Tuttavia, proprio durante questo periodo iniziò a emergere una cultura culinaria più ricca e complessa, grazie anche agli scambi commerciali con l’Oriente che portarono nuove spezie e prodotti, come lo zucchero e il riso.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    Rinascimento: il cibo come status simbol

    Con il Rinascimento e l’avvento del commercio internazionale, soprattutto attraverso le rotte marittime verso le Americhe e l’Asia, l’Europa vide un cambiamento significativo nelle abitudini alimentari. Ingredienti esotici come il cacao, il pomodoro, le patate e il caffè iniziarono a essere integrati nella cucina europea, dando origine a nuove preparazioni culinarie.

    In questo periodo, il cibo divenne sempre più un status symbol. La cucina delle corti rinascimentali, come quella dei Medici a Firenze o dei duchi di Borgogna, era raffinata e opulenta. I banchetti diventavano una vetrina del potere e della ricchezza, con tavole imbandite che rappresentavano non solo la capacità di procurarsi ingredienti rari, ma anche la competenza degli chef nel creare piatti sofisticati. Anche il vino, in particolare nelle regioni del sud della Francia e in Italia, iniziò a essere prodotto con tecniche migliorate, e il suo consumo si diffuse tra le classi più agiate.

    Con la Rivoluzione Industriale nel XIX secolo, la produzione e il consumo di cibo e vino subirono trasformazioni epocali. Le innovazioni tecnologiche permisero la produzione su larga scala di alimenti e la conservazione di prodotti deperibili grazie a invenzioni come la refrigerazione e la conservazione in scatola. Questo periodo vide anche la nascita di una nuova cultura alimentare urbana, in cui il cibo divenne più accessibile alle masse grazie all’industrializzazione.

    Il vino, da parte sua, cominciò a essere prodotto in quantità maggiori e a prezzi più accessibili, anche grazie all’introduzione di tecniche agricole e vitivinicole avanzate. Tuttavia, il consumo di alcol subì un’attenzione negativa in alcune parti del mondo, come dimostra il movimento proibizionista negli Stati Uniti all’inizio del XX secolo.

    Nel XX secolo, le dinamiche alimentari furono profondamente influenzate dalla globalizzazione. Il commercio internazionale rese disponibili in tutto il mondo prodotti che una volta erano considerati locali o stagionali. L’industria alimentare divenne sempre più globalizzata, con grandi multinazionali che influenzavano le abitudini alimentari su scala mondiale.

    Tuttavia, verso la fine del secolo, ci fu anche un movimento di ritorno alle origini, una riscoperta del locale e dell’artigianale. Movimenti come lo Slow Food, fondato in Italia negli anni ‘80, cercavano di contrastare la standardizzazione alimentare, promuovendo prodotti locali, tecniche di produzione tradizionali e una cultura del cibo più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

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    Anche il mondo del vino ha vissuto un’evoluzione simile: da una produzione dominata dalle grandi aziende vitivinicole, si è tornati a valorizzare le produzioni locali e i vini artigianali. Le denominazioni di origine controllata (DOC) e le certificazioni di qualità hanno contribuito a tutelare i vini prodotti secondo tecniche tradizionali e con una forte connessione al territorio.

    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel
    2024 Cibo e vino: vitale dinamica culturale e sociale, foto da pexel

    Il presente: sostenibilità e identità culturale

    Nel XXI secolo, le dinamiche sociali e culturali nel mondo del cibo e vino sono sempre più orientate verso la sostenibilità e la ricerca di identità culturale. I consumatori sono diventati più consapevoli riguardo alle implicazioni ambientali delle loro scelte alimentari, e c’è una crescente attenzione verso la produzione biologica, la riduzione degli sprechi alimentari e il rispetto delle risorse naturali.

    Il cibo e  vino sono sempre più visti non solo come beni di consumo, ma come esperienze culturali. Vi è una crescente domanda di trasparenza nella filiera produttiva, con consumatori che cercano prodotti che rispecchino i valori etici e le tradizioni locali. Le degustazioni, le visite in cantina e le esperienze gastronomiche immersive sono diventate strumenti per esplorare le culture locali e le identità regionali.

    In questo contesto, il cibo e vino non sono solo alimenti o bevande, ma raccontano storie, tradizioni e relazioni umane, influenzando profondamente le dinamiche sociali, culturali ed economiche del nostro tempo.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

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  • Molino Borgioli 2024, autentico produttore di farine toscane

    Molino Borgioli 2024, autentico produttore di farine toscane

    Molino Borgioli: Tradizione, Qualità e Innovazione nella Produzione di Farine Italiane

    di Carol Agostini

    Il Molino Borgioli rappresenta un’eccellenza italiana nel settore delle farine, con una storia che affonda le radici nel passato e una visione proiettata verso il futuro. Questo articolo esplorerà le diverse tipologie di farine prodotte dal Molino Borgioli, il mercato nazionale e internazionale delle farine italiane, alcune statistiche rilevanti sull’export, e infine, presenterà alcune ricette tradizionali che esaltano le caratteristiche uniche delle farine Borgioli. Analizzeremo anche il territorio da cui provengono queste farine e il ruolo produttivo del molino, con un focus sulle fasi di produzione che garantiscono la qualità del prodotto finale.

    Molino Borgioli 2024, autentico produttore di farine toscane, foto di Carol Agostini
    Molino Borgioli 2024, autentico produttore di farine toscane, foto di Carol Agostini

    Il Molino Borgioli è situato nella suggestiva campagna toscana, una regione nota per la sua ricca tradizione agricola e culinaria. Fondato agli inizi del XX secolo, il molino ha saputo mantenere vive le antiche tecniche di macinazione, integrandole con le più moderne tecnologie per offrire farine di altissima qualità. La famiglia Borgioli, da generazioni alla guida del molino, ha sempre posto al centro della propria attività la valorizzazione del territorio e delle materie prime locali.

    Il Molino Borgioli produce una vasta gamma di farine, adatte a soddisfare le esigenze di consumatori e professionisti del settore alimentare. Tra le principali tipologie di farine prodotte troviamo:

    1. Farina di Grano Tenero Tipo 00: Perfetta per la preparazione di dolci, pasta fresca e prodotti da forno. È una farina finissima, ottenuta dalla macinazione del cuore del chicco di grano.
    2. Farina di Grano Tenero Tipo 0: Utilizzata principalmente per pane e pizza, questa farina ha un contenuto proteico leggermente superiore rispetto alla Tipo 00, conferendo maggiore elasticità agli impasti.
    3. Farina Integrale: Macinata con il grano intero, conserva tutte le parti del chicco, inclusa la crusca, offrendo un prodotto ricco di fibre e nutrienti. È ideale per preparazioni rustiche e salutari.
    4. Farina di Semola Rimacinata di Grano Duro: Essenziale per la produzione di pasta secca e alcuni tipi di pane, questa farina è apprezzata per la sua consistenza granulosa e il colore ambrato.
    5. Farine Speciali: Molino Borgioli offre anche farine di grani antichi, farine biologiche e farine di cereali alternativi come farro, avena e segale, per rispondere alle crescenti esigenze di una clientela attenta alla salute e alla sostenibilità.

    Il Mercato delle Farine in Italia

    Il mercato delle farine in Italia è molto competitivo e variegato. Secondo i dati di Associazione Italiana Mugnai (AIM), la produzione annuale di farine di grano tenero in Italia si attesta intorno ai 4 milioni di tonnellate. La domanda interna è alimentata sia dai consumatori finali che dai professionisti dell’industria alimentare, tra cui panifici, pastifici, pizzerie e pasticcerie.

    Negli ultimi anni, si è registrata una crescente attenzione verso le farine speciali e biologiche, con un aumento della richiesta di prodotti di alta qualità e a basso impatto ambientale. Le farine di grani antichi e di cereali alternativi stanno guadagnando sempre più spazio sugli scaffali dei supermercati e nei negozi di alimentari specializzati, riflettendo una maggiore consapevolezza del consumatore moderno riguardo a salute e nutrizione.

    L’Export delle Farine Italiane

    Le farine italiane godono di un’ottima reputazione sui mercati internazionali, grazie alla qualità delle materie prime e alla tradizione molitoria del paese. Secondo i dati di ISTAT, nel 2022 l’export di farine italiane ha raggiunto un valore di oltre 500 milioni di euro, con una crescita del 7% rispetto all’anno precedente.

    I principali paesi importatori delle farine italiane includono Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti. Le farine italiane sono particolarmente apprezzate per la produzione di pasta, pizza e pane, prodotti simbolo della cucina italiana che trovano estimatori in tutto il mondo.

    Molino Borgioli 2024, autentico produttore di farine toscane, foto di Carol Agostini
    Molino Borgioli 2024, autentico produttore di farine toscane, foto di Carol Agostini

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  • Chef Laura Marciani, libertà, geniale, lussuria gustativa 2024

    Chef Laura Marciani, libertà, geniale, lussuria gustativa 2024

    Il Fascino di un Press Tour: Esperienze, Curiosità ed Emozioni, Chef Laura Marciani

    di Carol Agostini

    Immagina di essere invitato a partecipare a un press tour, un viaggio pensato per giornalisti e blogger, volto a scoprire e raccontare le meraviglie di un territorio. Il sole splende alto nel cielo mentre il gruppo di partecipanti si riunisce, pronto per un’avventura che promette di essere ricca di emozioni, sapori e storie.

    Chef Laura Marciani, libertà, geniale, lussuria gustativa 2024, foto di Carol Agostini
    Chef Laura Marciani, libertà, geniale, lussuria gustativa 2024, foto di Carol Agostini

    L’Arrivo e la Prima Impressione

    Il viaggio inizia con l’arrivo in una pittoresca cittadina, nascosta tra colline verdeggianti e vigneti dorati. L’aria è fresca e profuma di erba appena tagliata e fiori selvatici. La prima tappa è spesso un luogo di accoglienza, come una storica villa o un moderno agriturismo, dove i partecipanti possono lasciare i bagagli e rilassarsi prima di iniziare l’itinerario.

    Il cuore del press tour è la scoperta del territorio. Le giornate sono scandite da visite guidate a luoghi di interesse storico e culturale. Ogni angolo racconta una storia: dalle antiche rovine romane ai castelli medievali, dalle chiese barocche ai piccoli borghi che sembrano essersi fermati nel tempo. Ogni tappa offre l’opportunità di conoscere la storia locale, arricchendo il viaggio con aneddoti e curiosità che solo una guida esperta può raccontare.

    Chef Laura Marciani, libertà, geniale, lussuria gustativa 2024, foto di Carol Agostini
    Chef Laura Marciani, libertà, geniale, lussuria gustativa 2024, foto di Carol Agostini

    Uno dei momenti più attesi è la degustazione di vini e prodotti tipici. Il gruppo si ritrova in un’accogliente cantina, dove il proprietario, con passione e competenza, illustra le caratteristiche dei vini locali. Si assaggiano bianchi fruttati, rossi corposi e spumanti raffinati, accompagnati da formaggi, salumi e pane casereccio. Ogni sorso è un’esplosione di sapori, un viaggio sensoriale che permette di apprezzare la complessità e la ricchezza della produzione enologica locale.

    Le serate spesso culminano in esperienze culinarie indimenticabili. Le lezioni di cucina con chef locali permettono ai partecipanti di mettere le mani in pasta e imparare i segreti delle ricette tradizionali. Si preparano piatti come la pasta fatta in casa, i ragù a lunga cottura e i dolci tipici, seguendo le indicazioni di maestri che conoscono ogni trucco del mestiere.

    Chef Laura Marciani, libertà, geniale, lussuria gustativa 2024, foto di Carol Agostini
    Chef Laura Marciani, libertà, geniale, lussuria gustativa 2024, foto di Carol Agostini

    Le cene gourmet sono l’apice della giornata. Ristoranti di rinomati chef aprono le loro porte per offrire menu degustazione che esaltano i prodotti del territorio. Ogni piatto è un’opera d’arte, un connubio perfetto tra tradizione e innovazione, capace di stupire e deliziare anche i palati più esigenti. La cura dei dettagli, la presentazione impeccabile e la qualità degli ingredienti rendono ogni cena un’esperienza memorabile.

    Partecipare a un press tour non significa solo visitare luoghi e assaggiare cibi prelibati, ma anche entrare in contatto con le persone che rendono speciale quel territorio. Gli incontri con produttori, artigiani, cuochi e abitanti locali arricchiscono l’esperienza di umanità e autenticità. Ascoltare le loro storie, condividere passioni e scoprire tradizioni secolari crea un legame unico e indissolubile con il luogo visitato.

    Chef Laura Marciani, libertà, geniale, lussuria gustativa 2024, foto di Carol Agostini con Laura
    Chef Laura Marciani, libertà, geniale, lussuria gustativa 2024, foto di Carol Agostini con Laura

    Il Ritorno e la Condivisione

    Al termine del press tour, i partecipanti tornano a casa con un bagaglio carico di emozioni, esperienze e nuove conoscenze. Le foto scattate, i taccuini pieni di appunti e le ricette raccolte saranno la base per articoli, reportage e post sui blog, permettendo di condividere con il proprio pubblico la bellezza e l’unicità del viaggio appena vissuto.

    Un press tour è più di un semplice viaggio; è un’opportunità per esplorare, imparare e raccontare. Ogni esperienza vissuta, ogni sapore assaggiato e ogni storia ascoltata diventano parte di un racconto più grande, che trasforma il viaggiatore in un ambasciatore del territorio scoperto.

    Vi racconto attraverso le foto di questo articolo la stima che provo per questa Mamma Chef, zia di ognuno di noi, di tutti coloro che si avvicinano alla sua cucina, vi voglio portare alla lussuria gustativa più profonda in un percorso di immagini che trasmettono gola e emozioni.

    Paradiso degli Angeli, articolo: Chef Laura Marciani, libertà, geniale, lussuria gustativa 2024, foto di Carol Agostini
    Paradiso degli Angeli, articolo: Chef Laura Marciani, libertà, geniale, lussuria gustativa 2024, foto di Carol Agostini

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  • 42° Forum della Cultura del Vino, Festa dei Sommelier, Lazio

    42° Forum della Cultura del Vino, Festa dei Sommelier, Lazio

    42° Forum della Cultura del Vino e Festa dei Sommelier, con i Vini del Lazio per l’Estate

     

    Redazione – Carol Agostini

    Dove, quando?

    Lunedì 1° luglio – ore 11.30

    Hotel Rome Cavalieri Hilton

    Via Alberto Cadlolo, 110 – Roma

    Intervengono

    Francesco Rocca, Presidente della Regione Lazio

    Giancarlo Righini, Assessore al Bilancio, Agricoltura e Sovranità Alimentare della Regione Lazio

    Massimiliano Raffa, Commissario Straordinario Arsial

    Franco Maria Ricci, Presidente della Fondazione Italiana Sommelier – Bibenda Editrice

    È in programma lunedì 1° luglio a Roma, all’Hotel Rome Cavalieri a partire dalle 11.30, il 42° Forum della Cultura del Vino, curato dalla Fondazione Italiana Sommelier con il contributo di Regione Lazio e Arsial.

    42° Forum della Cultura del Vino, Festa dei Sommelier, Lazio
    42° Forum della Cultura del Vino, Festa dei Sommelier, Lazio

    Il “Forum” è un evento annuale di particolare rilevanza nel panorama enologico nazionale, dedicato alla celebrazione della cultura del vino. Riunisce sommelier, produttori, esperti del settore, appassionati e operatori dell’enogastronomia con l’obiettivo di esplorare tematiche cruciali come la degustazione, la produzione vinicola, le nuove tendenze del mercato, la sostenibilità e l’educazione enologica.

    L’edizione del 1° luglio è interamente dedicata al Lazio, alla sua crescita qualitativa e al fatto che, nonostante la presenza di aziende e produzioni di livello altissimo, i vini della nostra regione non abbiano ancora ottenuto il riconoscimento che meritano, a causa di pregiudizi radicati che ne hanno storicamente limitato l’apprezzamento. ll “Forum” rappresenta, quindi, un’importante piattaforma di dialogo, per discutere di strategie e soluzioni, finalizzate a promuovere una valorizzazione più equa e consapevole, rapportata alla grande qualità dei vini laziali.

    Al “Forum” prenderanno parte, in qualità di relatori, il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, l’Assessore con deleghe a Bilancio, Agricoltura e Sovranità Alimentare della Regione Lazio Giancarlo Righini, il Commissario Straordinario di Arsial Massimiliano Raffa e il Presidente della Fondazione Italiana Sommelier e di Bibenda Editrice Franco Maria Ricci, coadiuvati da un parterre importante, composto da esperti e operatori del settore.

    L’evento si accompagna alla Festa del Sommelier, durante la quale saranno nominati 350 sommelier del vino e dell’olio, oltre alla consegna degli attestati d’onore per i 10, 15, 20, 25 e 30 anni di appartenenza alla Fondazione Italiana Sommelier. In questa cornice, , a partire dalle 16.00, sarà allestito un grande banco di assaggio con la partecipazione di oltre 50 aziende del Lazio, che proporranno in degustazione più di 300 etichette di vini bianchi, rosati e spumanti di loro produzione.

    “Dichiarazione dell’Assessore Righini – da inserire”

    “Regione Lazio e Arsial hanno scelto di sostenere la 42° edizione del forum della cultura del vino che per quest’anno è dedicato ai vini e alle cantine della nostra regione. È una grande opportunità per tutto il nostro settore vitivinicolo, che si colloca nel solco della strategia di promozione che stiamo portando avanti da un anno in sinergia con l’Assessorato, mirata al racconto del Lazio come regione di eccellenza enologica, con elevati standard qualitativi e un proprio modello di sviluppo, che abbiamo chiamato appunto ‘Modello Lazio’. Crediamo nella qualità e siamo convinti, sulla scia dei risultati che stiamo raccogliendo, che i territori del Lazio siano pronti per competere con le regioni più blasonate, senza temere confronti, né sul mercato interno, né nei contesti internazionali”.

    Nel complesso, il “42° Forum della Cultura del Vino” e la “Festa dei Sommelier”, rappresentano un’occasione di confronto e crescita per il settore enologico, finalizzata alla promozione del patrimonio vitivinicolo del Lazio e alla sua valorizzazione, anche oltre i confini nazionali. Maggiori informazioni sull’iniziativa, incluso il programma della giornata, sono disponibili sui siti della Fondazione Italiana Sommelier – Bibenda (www.bibenda.it) e Arsial (www.arsial.it).

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Siti di riferimento: http://www.bibenda.it http://www.arsial.it

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  • Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale

    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale

    ASSAGGI, salone dell’enogastronomia laziale, ci porta allo show cooking di Alain Rosica, grande curiosità!

    Di Cristina Santini

     

    Si è da poco conclusa, con ottimi risultati, la terza edizione di Assaggi – Salone dell’Enogastronomia Laziale di Viterbo, la kermesse delle eccellenze del nostro territorio e dei numerosi eventi collaterali.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice

    Tra le tante attività alle quali abbiamo partecipato, abbiamo dedicato uno spazio allo show cooking dello Chef Alain Rosica del Ristorante Belvedere dal 1933 situato a Frascati (RM), dal titolo “La profonda identità delle radici”.

    Un titolo, quello dell’incontro, a tema data la provenienza dal Venezuela dello Chef che si è portato un bagaglio di ricordi, sapori e conoscenze, e approdato ai Castelli Romani, la sua cucina si è contaminata con il nuovo ambiente. La matrice genetica, la biodiversità di una grande Capitale come Caracas, la cucina e la storia geologica castellana si fondono in un mosaico complesso e affascinante, un viaggio culinario, omaggio alla storia personale e alla passione per la cucina, un ponte tra due mondi che si incontrano in un piatto.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, show cooking
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, show cooking

    Il viaggio che abbiamo intrapreso con Alain e Matteo è stato il riflesso di questa storia bellissima:

    “E’ un’emozione e un onore rappresentare un territorio così vicino a Roma e così complesso. Al ristorante Belvedere, al centro di Frascati, abbiamo trovato una dimensione locale importante, in questi tempi riuscire ad avere questo nesso con il territorio, così quotidiano, è l’unica chiave che possiamo utilizzare per avere la stagionalità invece che la grande distribuzione, quindi il fruttarolo della piazza, il pastificio o il nostro macellaio di fiducia, i formaggi come la ricotta che ci viene consegnata calda.

    Quest’anno facciamo 25 anni di attività e conserviamo ancora alcuni dei nostri fornitori storici.
    Qui oggi abbiamo portato un piatto che rappresenta una unione di culture, siamo andati anche molto indietro nel tempo, a cogliere l’essenziale di quello che è quel territorio che circonda Roma, la Roma di un tempo che ritroviamo nell’agnello, nelle erbe spontanee di campagna e nel pecorino.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, degustazione prodotti
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, degustazione prodotti

    La cucina romana è fatta di ingredienti poveri e la sua evoluzione nei secoli è stata arricchita da contaminazioni virtuose e influenze regionali, ne è un chiaro esempio l’unione gastronomica giudaico-romana. Come anche le spezie, gli amidi di riso, il pepe oggi utilizzato tanto nella nostra alimentazione.

    In questa preparazione si è mantenuta l’identità locale castellana, con l’impiego di un formaggio, stravecchio, di un produttore di Grottaferrata e l’agnello in bianco, una preparazione certamente di provenienza abruzzese-laziale. Un tipo di carne che richiama le origini abruzzesi da parte paterna, perché il papà era di Guardiagrele, dove Alain ha vissuto per alcuni anni conservando questo forte legame, anche contadino, con il territorio.

    “Ragionandoci abbiamo voluto proporre un piatto antico, dai sapori e dalle radici antiche, di queste parti prima che arrivasse la cultura dell’antica Roma con tutto ciò che si è portata dietro, ovvero quello che mangiavano le comunità autoctone dei Castelli, prima che arrivasse la Roma imperiale raccontando per alcuni versi anche la biodiversità territoriale.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, degustazione piatto
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, degustazione piatto

    Arriviamo al nostro meraviglioso e buonissimo piatto: si tratta di una sfoglia particolare, una pasta di grano antico saragolla, un po’ amaro, utilizzata per comporre i cappellacci che sposano perfettamente la dolcezza della carne di agnello con fonduta di pecorino e salsa di melograno e l’aggiunta di erbe amare spontanee e uvetta. C’è complessità ma anche tanta bontà in questo delizioso piatto, con il cumino tostato a corredo che lega perfettamente con la carne, insieme a chiodi di garofano, pepe, cannella, dal tocco orientale come le origini dello Chef, tutte spezie dell’antica Roma, ma anche del Nord Africa e del bacino del Mediterraneo. Un piatto dal sapore delicato, dove ogni ingrediente è riconoscibile e ben integrato, con gli aromi speziati a dominare la scena. Una riduzione lenta di melograno, senza zuccheri, quasi neutra, a colorare e condire con maestria la pietanza.

    L’utilizzo del succo, secondo noi, ha colto l’essenza finale del piatto, un elemento poco utilizzato in cucina che invece sarebbe appropriato reinserire nella nostra cultura perché regala tanta aromaticità, molto usato ad esempio nella gastronomia dei balcani. Profumi inebrianti provengono dai formaggi e dalle erbe aromatiche che compongono la ricetta, soprattutto dalle misticanze ripassate con l’uvetta.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, show cooking
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, show cooking

    Dulcis in fundo, i cappellacci, prima di essere serviti, sono stati tostati un pochino – quasi mai mantecati nel loro sugo, come racconta Alain – per dare più intensità aromatica e croccantezza al palato. Si vuole, a ragion veduta, esaltare la fragranza dell’impasto e creare una specie di “dumpling”.

    “Abbiamo utilizzato le ossa, che oggi nei ristoranti è difficile trovare, per fare il fondo. E’ un piatto che ha quel gusto e quel ricordo di una volta perché nelle ricette tradizionali bisogna ritrovare la nonna, la mamma.”

    Una storia importante che si riflette nelle proposte, quei ricordi di Alain, della sua nonna in Venezuela che cucinava e si riscaldava con le braci in quel paesino a 1800 metri di altitudine lontano dal clima torrido di Caracas. E la casa in Italia, quella connessione indissolubile con il nostro Paese sin da piccolo dove passava le feste insieme al papà.
    Ma la crisi economica che stravolse la Nazione, portò tutti a spostarsi e ricominciare da capo.

    Ciò nonostante, è affascinante come le tradizioni e i dialetti possano creare una relazione così profonda con un territorio.
    Frascati è davvero un gioiello. La sua atmosfera pittoresca e il legame con la tradizione culinaria italiana lo rendono un luogo unico. La famiglia che gestisce il ristorante sembra aver fatto un ottimo lavoro nel preservare queste tradizioni e creare un’identità autentica. È sempre bello vedere come la cultura locale si intrecci con la cucina e l’ambiente circostante creando sinergie.

    “Viviamo in cucina, facciamo cucina, un lavoro di ricerca sui prodotti, sulle materie prime, di identità ma anche di amore. E quindi il nostro pecorino non sarà mai del supermercato come anche una bottiglia di vino non arriverà dalla grande distribuzione, questo per dare al nostro ospite un servizio completo”.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto da sito ristorante
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto da sito ristorante

    Lo Chef Rosica ci racconta del suo “Belvedere dal 1933” che già dal nome possiamo intuirne la posizione.

    “Abbiamo in mente di allargare un po’ la sala anche all’esterno, dove abbiamo una veranda permanente. E vogliamo renderla fruibile anche d’inverno. L’estate invece si apre alle Terrazze proprio dall’altra parte. Abbiamo una cucina sempre stagionale, ma un po’ più leggera d’estate per il grande numero di persone, cercando sempre una formula comunque che mantenga la qualità nei nostri piatti.
    Altro piccolo progetto, sarà quello di inserire una cottura un po’ più primitiva. Tornare proprio alla semplicità e ai profumi veri della cucina, questa voglia di rimettere le erbe spontanee al centro, di ritrovare l’olio quello giusto. Insomma si è alzata moltissimo la soglia di attenzione sulla materia prima, e siamo anche fortunati di essere fuori in campagna, ci aiuta tantissimo questa vicinanza al produttore e questa conoscenza del suo lavoro.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini

    Ad accompagnare il piatto di Alain, un calice di Roscetto in purezza prodotto dall’Antica Cantina Leonardi di Montefiascone (VT), i cui vigneti sono esposti sulle colline vulcaniche del Lago di Bolsena. Una realtà enologica nata agli inizi del ‘900 dalla passione di un giovane imprenditore che, innamorato della sua terra e del vino, ha piantato le basi per quella che è diventata la più storica e prestigiosa cantina del luogo.

     

    Luce del Lago – Lazio Igp Roscetto 2022 affinata in acciaio

    Il Trebbiano giallo, localmente chiamato Roscetto per via della colorazione degli acini rosata anziché dorata in fase di maturazione, presenta un bouquet delicato di note fruttate come la pesca e l’albicocca, accompagnate da erbe aromatiche che lasciano una bocca fresca, leggera nella struttura e armonica.
    Il suo sorso minerale e deciso, dall’acidità spiccata, si sposta sulla dorsale agrumata, sulle note fumé, di pietra focaia che rendono tutta l’esperienza degustativa gradevole e di ottima morbidezza con un finale lievemente ammandorlato.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini

    Un successo accertato l’abbinamento con la pasta nel mix dei suoi ingredienti, concedendoci l’esaltazione al gusto della riduzione e delle sue erbette integrate alle note aromatiche e fruttate del vino. Un vino che esalta il piatto lasciando la bocca pulita e ben appagata.

     

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito evento: https://www.assaggisalone.com/

    Sito ristorante: https://www.belvedere1933.com/ 

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ 

    https://www.papillae.it/