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  • Vino sfuso in Italia,  garanzia di vendite all’estero 2024

    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024

    Il mercato del vino sfuso in Italia: garanzia, dinamiche, protagonisti e sfide

    di Carol Agostini

    Il mercato del vino sfuso italiano rappresenta una componente essenziale dell’industria vinicola nazionale e internazionale. Conosciuto per il commercio di vino in cisterna o a litri, questo segmento consente la distribuzione di grandi quantità di vino destinato al confezionamento, al blending o all’uso industriale. Dietro a questa pratica si nasconde una filiera complessa e ben regolamentata, che coinvolge produttori, mediatori, grandi cantine e attori della logistica.

    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto di Carol Agostini
    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto di Carol Agostini

    Le dimensioni del mercato: statistiche e dati di produzione

    Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) e del Ministero dell’Agricoltura italiano, l’Italia è il principale produttore mondiale di vino, con oltre 50 milioni di ettolitri prodotti nel 2022. Di questi, una parte significativa è destinata al mercato del vino sfuso. Si stima che circa il 30% del vino italiano venga commercializzato in cisterna, con destinazioni che includono l’esportazione verso paesi come Germania, Francia, e Stati Uniti.

    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto di Picjumbo
    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto di Picjumbo

    Tra i vitigni maggiormente rappresentati nel mercato del vino sfuso troviamo:

    Trebbiano: noto per la sua alta resa, viene utilizzato principalmente per vini da taglio e produzione industriale.

    Sangiovese: diffuso soprattutto in Toscana e nelle regioni centrali, è usato sia per blend che per vini di qualità.

    Montepulciano: apprezzato per la versatilità, rappresenta una scelta comune nel centro-sud Italia.

    Glera: la base del Prosecco, spesso venduta sfusa per imbottigliamento in loco o produzione di spumanti.

    Primitivo e Nero d’Avola: rappresentano i vitigni rossi più esportati nel formato sfuso, grazie alla loro struttura e intensità aromatica.

    Pinot Grigio: il vitigno più venduto al mondo

    I volumi annuali di vino sfuso commercializzato superano i 10 milioni di ettolitri, con transazioni che spaziano dai piccoli lotti per aziende artigianali a grandi accordi commerciali tra multinazionali.

    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto di David Bartus
    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto di David Bartus

    Protagonisti del settore: le cantine sociali e i mediatori

    Le cantine sociali italiane, che rappresentano oltre il 50% della produzione vinicola nazionale, svolgono un ruolo cruciale nel mercato del vino sfuso. Queste cooperative, che riuniscono migliaia di piccoli produttori, offrono grandi volumi di vino a prezzi competitivi, garantendo un approvvigionamento stabile e di qualità per i compratori.

    Accanto alle cantine sociali, i mediatori svolgono una funzione indispensabile. Questi professionisti facilitano le transazioni tra produttori e acquirenti, utilizzando piattaforme digitali o reti consolidate di contatti. In un mercato in cui la fiducia e la trasparenza sono fondamentali, i mediatori assicurano che il vino rispetti le specifiche contrattuali, sia per caratteristiche organolettiche che per conformità alle norme.

    Tra gli acquirenti si distinguono:

    Aziende imbottigliatrici che utilizzano il vino sfuso per produrre etichette proprie.
    Industrie alimentari e cosmetiche che impiegano il vino come ingrediente.
    Importatori e distributori internazionali che acquistano grandi volumi per mercati esteri.

    Normative e regolamentazioni

    Il commercio del vino sfuso è regolamentato da normative stringenti sia a livello nazionale che europeo. Tra le principali disposizioni troviamo:

    La legge 238/2016 (Testo Unico del Vino): stabilisce le norme per la produzione, la classificazione e la tracciabilità del vino, garantendo trasparenza e qualità lungo tutta la filiera.
    Regolamento UE 1308/2013: disciplina l’organizzazione comune dei mercati agricoli, incluso il vino, specificando i requisiti per l’etichettatura, la denominazione e il trasporto.
    Codice Doganale dell’Unione Europea: regola le esportazioni di vino sfuso, imponendo controlli su dazi e documentazione.
    Accordi internazionali sui dazi doganali: Paesi come gli Stati Uniti e la Cina, principali importatori di vino sfuso italiano, applicano tariffe diverse, influenzando i costi e le dinamiche commerciali.

    Un aspetto fondamentale è la tracciabilità: ogni cisterna deve essere accompagnata da un documento di trasporto (MVV – Modello di Vendita Vino), che riporta origine, caratteristiche tecniche e denominazione del prodotto.

    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto da internet,pexel
    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto da internet,pexel

    Vino sfuso e qualità: un connubio possibile?

    Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il vino sfuso non è sinonimo di bassa qualità. Molti produttori utilizzano questo formato per vendere eccedenze o per soddisfare ordini specifici di blend richiesti dal mercato estero. Ad esempio, il mercato tedesco spesso acquista vini italiani sfusi per imbottigliarli localmente, mantenendo un’etichettatura conforme alle normative UE.

    Tra i vini di qualità venduti in cisterna spiccano:

    Chianti e Chianti Classico: spesso acquistati da imbottigliatori europei per il confezionamento in loco.
    Prosecco DOC: una parte significativa viene esportata sfusa per essere lavorata in mercati strategici come gli USA.
    Vini bianchi aromatici: tra cui Pinot Grigio e Sauvignon Blanc, molto richiesti in Nord Europa e Nord America.

    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto di Carol Agostini
    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto di Carol Agostini

    Sfide e opportunità del settore

    Il mercato del vino sfuso affronta sfide legate alla concorrenza internazionale e alla sostenibilità. Paesi emergenti come l’Australia e il Sudafrica offrono vini sfusi a prezzi competitivi, spingendo l’Italia a puntare su qualità e certificazioni. Inoltre, il cambiamento climatico incide sulle rese e sulla qualità del prodotto, rendendo essenziale investire in tecnologie di precisione e innovazione agricola.

    Dal lato delle opportunità, la crescente domanda di vino in Asia e America Latina apre nuovi orizzonti per l’esportazione. La digitalizzazione del settore, con piattaforme online dedicate al commercio di vino sfuso, facilita le transazioni e amplia la rete di contatti tra produttori e compratori.

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    Penso che…

    Il mercato del vino sfuso italiano è un pilastro dell’industria vinicola nazionale, in grado di coniugare tradizione, innovazione e competitività. Grazie alla sua capacità di rispondere alle esigenze di un mercato globale sempre più esigente, rappresenta una risorsa preziosa per valorizzare le eccellenze italiane e promuovere un consumo consapevole e sostenibile.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

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  • Emergenza Alimentare, argomento nelle fiere di settore 2024

    Emergenza Alimentare, argomento nelle fiere di settore 2024

    Emergenza alimentare 2024, il commercio internazionale continua a sostenere l’agricoltura

    Di Carol Agostini

    Nel 2023, l’export ha visto un aumento di valore, superando i 52 miliardi di euro, sebbene i volumi siano leggermente diminuiti. I dati, annunciati durante il lancio della 22esima edizione dell’Emergenza Alimentare, sono stati presentati presso il Dipartimento dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.

    Il Ministro Francesco Lollobrigida ha dichiarato: “L’Emergenza Alimentare rappresenta sicuramente un’opportunità per consolidare il nostro modello alimentare come punto di riferimento globale”.

    Lo sviluppo internazionale, unito a un aumento della competitività, rimangono la strategia vincente per le Imprese Agricole Italiane, che continuano a guadagnare quote di mercato rispetto ai loro concorrenti e a combattere l’inflazione.

    La 22esima edizione dell’Emergenza Alimentare segna un nuovo record per le fiere del settore in Italia, con oltre 3.000 marchi presenti e 2.000 acquirenti internazionali provenienti dai principali mercati obiettivo. Per guardare al futuro del settore, Fiere di Parma e Università Cattolica hanno lanciato il nuovo Food Global Monitor.

    Per mantenere la crescita, l’agricoltura made in Italy deve guardare all’estero e al futuro. Emergono una serie di fattori che possono rappresentare una minaccia ma anche un’opportunità per le nostre imprese: volatilità delle materie prime, aumenti dei costi energetici, polarizzazione dei canali distributivi. Il made in Italy, sempre più presente sulle tavole globali e consapevole del suo ruolo di leader in termini di qualità e sostenibilità, sarà pienamente rappresentato alla 22esima edizione dell’Emergenza Alimentare (Fiere di Parma, 7-10 maggio), come annunciato oggi presso il Dipartimento dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, alla presenza del Ministro Francesco Lollobrigida.

    Emergenza Alimentare, argomento nelle fiere di settore 2024, foto da internet
    Emergenza Alimentare, argomento nelle fiere di settore 2024, foto da internet

    “Il made in Italy rappresenta il meglio che possiamo offrire. Dobbiamo promuovere l’eccellenza del nostro sistema agroalimentare al resto del mondo, facendo conoscere sempre di più i nostri prodotti. L’export è fondamentale per l’economia nazionale, quindi è essenziale creare opportunità di incontro e discussione su nuovi scenari e strategie per il settore. L’Emergenza Alimentare, che ho presentato all’inizio di marzo in Giappone insieme al presidente dell’Agenzia ICE Matteo Zoppas e all’ambasciatore Gianluigi Benedetti, rappresenta certamente un’occasione per consolidare il nostro modello alimentare come punto di riferimento globale”, ha dichiarato il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.

    Nel 2023, secondo i dati Istat, nonostante una leggera diminuzione dei volumi, l’export ha registrato un valore superiore a 52 miliardi di euro, con un aumento del +6,6% rispetto al 2022.

    Il futuro del settore è incerto a livello globale a causa dell’incertezza degli scenari internazionali e delle normative intra ed extra UE. Nonostante la diminuzione dei margini e del reddito disponibile, nonché il rischio di nuovi dazi e legislazioni restrittive, le aziende continuano a investire e innovare, prestando sempre più attenzione alle esigenze dei consumatori e dell’ambiente. Questo sarà evidente nei migliaia di prodotti esposti all’Emergenza Alimentare 2024, che cercheranno di ridare valore a categorie messe alla prova da conflitti e crisi climatiche.

    Emergenza Alimentare, argomento nelle fiere di settore 2024, foto da internet

    Emergenza Alimentare, argomento nelle fiere di settore 2024, foto da internet

    Federalimentare è lieta di contribuire, insieme a Fiere di Parma, alla realizzazione dell’Emergenza Alimentare 2024. Questa edizione si preannuncia record, come dimostrano il numero di partecipanti. Per la Federazione, è un’importante opportunità poiché l’industria alimentare, oltre a generare prodotti e occupazione, contribuisce alla sicurezza e al benessere degli italiani, dimostrando il suo alto valore sociale. L’industria alimentare italiana si presenta all’Emergenza Alimentare 2024 come un settore sano, in crescita e con la fiducia dei consumatori. Questa fiducia si riflette anche all’estero, dove l’industria alimentare italiana sta conquistando sempre più mercati, promuovendo il Made in Italy e lo stile di vita italiano”, ha dichiarato il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino.

    I prezzi alimentari al consumo aumentano più dell’inflazione, secondo i dati di Federalimentare, a causa di fattori esterni alle imprese. Nel 2023, i prezzi al consumo nel settore alimentare sono aumentati del +9,8%, rispetto all’inflazione media del 5,7%, e questi aumenti non riescono a coprire i crescenti costi di produzione.

    Ulteriori segnali di vulnerabilità emergono osservando le quotazioni internazionali delle materie prime agricole, che nel decennio 2014-2024 sono tutte cresciute a doppia cifra (fonte: Banca Mondiale).

    Secondo Federalimentare, queste sfide si aggiungono alle tensioni sulle importazioni di cereali, che, anche a causa del conflitto in Ucraina, sono ad alto rischio con evidenti conseguenze sulla volatilità dei prezzi dei prodotti che sono alla base della dieta mediterranea.

    Un esempio emblematico è rappresentato dall’olio extravergine di oliva, dove il raddoppio dei costi delle materie prime ha causato un aumento esponenziale dei prezzi del prodotto finito, portando a una riduzione del consumo da parte di un consumatore italiano su tre, come evidenziato in una recente ricerca presentata durante l’Emergenza Alimentare a Bitonto l’8 marzo scorso.

    “È evidente che ci sono cambiamenti nei modelli fieristici e nella loro internazionalizzazione che devono essere sfruttati, altrimenti rischiamo di rimanere indietro rispetto ad altri paesi. Non si tratta solo di dove potremmo arrivare sfruttando questi cambiamenti, ma dove finiremmo se non lo facessimo. Un esempio è ciò che sta accadendo nel panorama delle piattaforme fieristiche fuori dall’Italia legate al mondo del vino. Eventi come l’Emergenza Alimentare sono cruciali per valutare la situazione dei mercati nazionali e internazionali, nonché per le PMI, per avviare o potenziare il proprio processo di internazionalizzazione, rafforzando la loro presenza e individuando nuove opportunità e nuovi mercati”, ha affermato Matteo Zoppas, Presidente di ICE.

    Emergenza Alimentare, argomento nelle fiere di settore 2024, foto da internet
    Emergenza Alimentare, argomento nelle fiere di settore 2024, foto da internet

    Le fiere sono il luogo d’incontro tra acquirenti stranieri, che arrivano in Italia anche grazie all’Agenzia ICE, e gli imprenditori italiani, soprattutto le PMI, che hanno l’opportunità di stabilire contatti e concludere contratti che potrebbero far crescere il fatturato in pochi anni. Stiamo assistendo a una forte accelerazione del Sistema Paese, grazie alla collaborazione intensiva tra ICE, CDP, Sace e Simest, sotto la guida dei ministeri coinvolti che stanno fornendo supporto agli imprenditori che vogliono espandersi all’estero.

    Un esempio della capacità di collaborazione è l’operazione che ha portato la pasta italiana nello spazio, un’incredibile opportunità promozionale per la cucina italiana, soprattutto se consideriamo la candidatura a Patrimonio immateriale UNESCO promossa dai ministri Sangiuliano e Lollobrigida. Dobbiamo sfruttare queste attività promozionali perché la cucina italiana non è solo un valore numerico, ma ha un ruolo e un valore strategico per l’export italiano nel mondo”, ha concluso Zoppas.

    Tutto ciò evidenzia come l’industria alimentare italiana, nonostante sia strutturalmente dipendente dai trader internazionali per circa un terzo delle materie prime, continui a competere e crescere grazie alla sua straordinaria flessibilità e creatività, che ha permesso ai consumatori italiani di mantenere i propri consumi e ai distributori internazionali di adattare rapidamente le loro offerte per non perdere volumi.

    “Il futuro del Made in Italy Alimentare dipende dalla sua capacità di innovare e investire, rimanendo fedele alle tradizioni e ai territori. Dall’osservatorio privilegiato dell’Emergenza Alimentare, siamo molto fiduciosi riguardo alla solidità delle nostre imprese e dei nostri prodotti. Negli ultimi anni, abbiamo ulteriormente migliorato il rapporto qualità-prezzo della nostra offerta, rendendola sempre più interessante per i principali mercati del nostro export, a vantaggio della bilancia commerciale e delle varie filiere”, ha affermato Antonio Cellie, Amministratore Delegato di Fiere di Parma.

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    L’Emergenza Alimentare ha promosso e realizzato un Osservatorio sul settore alimentare, sviluppato in collaborazione con il CERSI, Centro di Ricerca per lo Sviluppo Imprenditoriale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Questo monitor offrirà agli imprenditori, ai manager e ai policy-makers un quadro costantemente aggiornato sull’andamento internazionale del settore alimentare, fornendo indicazioni utili per la ricerca di opportunità commerciali nei mercati esteri attraverso una metodologia comparata e costantemente aggiornata.

    Durante il salone verrà presentato un primo nucleo di dati della ricerca, focalizzato sui trend della competitività delle principali regioni del mondo (Europa, America, Asia). Lo studio si completerà in autunno con l’analisi dei dati sulle esportazioni di 11 Paesi chiave: Italia, Germania, Spagna, Portogallo, Polonia, Belgio, Paesi Bassi, USA, Cina, Brasile e Thailandia. L’obiettivo è valutare la competitività internazionale di ciascun paese, analizzando l’evoluzione della sua posizione competitiva negli ultimi cinque anni e i principali mercati di destinazione dei prodotti alimentari.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

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  • Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l’Asia

    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l’Asia

    Frontiera asiatica: l’export dei Fine Wines italiani nei paesi del futuro secondo le indagini di mercato condotte da Wine Monitor e Istituto Grandi Marchi

    Di Cristina Santini

    L’incontro con l’Istituto Grandi Marchi e Wine Monitor Nomisma tenutosi il 13 dicembre, nelle sale del NH Collection Palazzo Cinquecento a Roma, ha messo in evidenza numeri, dati sul posizionamento dei Fine Wines italiani e abitudini di consumo con riferimento al Far East, in particolare verso due mercati, Giappone e Corea del Sud.

     

    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l'Asia, articolo e foto di Cristina Santini
    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l’Asia, articolo e foto di Cristina Santini

    Prima di tutto, l’istituto è un gruppo di famiglie del vino, famiglie storiche, ciascuna delle quali nel proprio territorio ha una forte rappresentatività nella produzione e commercializzazione di vino di pregio, che sostengono il modello del vino italiano attraverso due pilastri fondamentali, il brand territoriale e il brand privato che coincide, in questo caso, con il nome di una famiglia. Diciotto, tra le più importanti Aziende Vitivinicole Italiane, unite nel promuovere la cultura e la tradizione del vino di qualità nel mondo.

    Quando sono famiglie che in ciascuno territorio fanno tanto per portare valore a casa per tutti – ricorda il Presidente IGM Piero Mastroberardino – è chiaro che non viaggia un gruppo di imprese, ma viaggia il vino italiano. Ogni mese si fa una missione in giro per il mondo e il 2023 è stato un anno interminabile perché abbiamo cercato di cogliere al massimo tutte le opportunità di un ritorno a pieno regime dei viaggi, dei mercati, della disponibilità ad accogliere gli importatori, ristoratori, clienti in genere.

    Tanti gli investimenti in eventi sempre più efficaci e la concretizzazione quest’anno di un progetto che vede la partecipazione di un gruppo di giovani nella realizzazione di format del vino di pregio per i target più vicini a loro perché ci siamo resi conto che ci sono buchi generazionali che stiamo attraversando e che impattano su certi numeri di mercati che abbiamo sotto gli occhi.

    Un impegno necessario per la crescita delle nuove generazioni del vino italiano, tenendo al contempo la mente aperta a luoghi, occasioni, modalità di consumo che ci consentono di rimanere focalizzati sul vino di grande pregio, ma in un contesto che sta cambiando giorno per giorno.

    Da sx Stefano Carboni di Mg Logos, Denis Pantini Resp. Nomisma Wine Monitor e il Presidente dell’IGM Piero Mastroberardino, foto di Cristina Santini, articolo: Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l'Asia
    Da sx Stefano Carboni di Mg Logos, Denis Pantini Resp. Nomisma Wine Monitor e il Presidente dell’IGM Piero Mastroberardino, foto di Cristina Santini, articolo: Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l’Asia

    Le indagini di mercato hanno interessato quattro città tra Corea del Sud e Giappone: Tokyo, Osaka, Seoul e Busan dove sono stati intervistati 1600 consumatori di vino in relazione a comportamenti di consumo e al posizionamento dei vini italiani, soprattutto dei Fine Wines.

    I segni meno del vino in tutti i principali mercati, al netto del 2023, non sono incoraggianti ma quanto meno utili, dopo decise flessioni nell’export, per rivolgere l’attenzione verso aree dove i consumi di vino sono molto cresciuti, aspettando tempi migliori per quelli che hanno un segno negativo o sono stabili. In rosso c’è praticamente tutta l’Europa, mentre dagli Stati Uniti all’Asia il segno è positivo.

    Ci siamo concentrati sul Far East – afferma Denis Pantini, Responsabile Nomisma Wine Monitorperchè i consumi di vino si spostano e abbiamo evidenziato in verde i paesi che nel giro di vent’anni hanno aumentato il volume ed in rosso chi l’ha diminuito; si vede chiaramente come l’area tradizionale dell’Europa sia in un contesto dove il consumo progressivamente diminuisce anno dopo anno. Mentre tutto il resto del Mondo, a parte qualche zona del Sud America come Argentina o paesi più piccoli dell’Africa, vedono invece una crescita importante e tra questi c’è sicuramente l’Asia.

    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l'Asia, foto e articolo di Cristina Santini
    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l’Asia, foto e articolo di Cristina Santini

    L’Asia, da un punto di vista della percentuale di concentrazione di consumi di vino, pesa ancora poco, circa l’8%, su 240 milioni di ettolitri consumati nel Mondo. I due mercati presi a campione, sono il Giappone, identificato come un mercato maturo/consolidato, che conta quasi tre milioni di ettolitri, e la Corea del Sud che è un mercato emergente, consuma meno di un milione di ettolitri (740) ed è in rapida espansione grazie allo sviluppo economico.

    Dai dati di previsione forniti dal Fondo Monetario Internazionale si vede come nei prossimi anni la Corea del Sud arrivi a valori pro- capite più alti di quelli italiani dove ci sono fasce di popolazione alto spendenti che sono in grado di comprare dei vini di alta qualità. Quello coreano è sicuramente un mercato dalle opportunità non indifferenti.

    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l'Asia, foto e articolo di Cristina Santini
    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l’Asia, foto e articolo di Cristina Santini

    Altro aspetto che va considerato è la popolazione come si distribuisce dal punto di vista della generazionalità: intanto la Corea del Sud è molto più piccola rispetto al Giappone che ha una popolazione meno giovane dove gli over 60 rappresentano oltre il 35%, mentre al contrario le fasce più giovani in Corea del Sud hanno un’incidenza superiore (oltre il 17%) e rappresentano un mercato che cresce anche dal punto di vista economico.

    Anche nell’importazione di vino il Giappone è un mercato consolidato dove negli ultimi cinque anni si nota una certa stabilità a volume e una leggera crescita a valore (import per circa 1,8 miliardi di euro per 266 milioni di litri). Il 57% di questo valore è legato ai vini fermi dove i rossi sono predominanti. Stessa cosa in Corea, molto più rilevante la crescita in cinque anni (poco più di 550 milioni di euro di vino importato per circa 71 milioni di litri). Il peso dei vini fermi è ancora più rilevante, siamo all’ 80%.

    In entrambi i mercati, la Francia domina: in Giappone con una quota vicino al 58%, l’Italia seconda con il 12%. Suddividendo queste quote tra le categorie, la Francia è padrone assoluto del mercato degli spumanti con lo Champagne all’84% e 44% per i vini fermi, mentre l’Italia al 6% con un valore più alto, del 16%, per i fermi. Anche nel Sud Corea, la Francia si posiziona con una quota un pò più bassa, siamo al 35% suddivisa per categoria con il 73% sparkling e 28% vini fermi, mentre l’Italia ha una quota vicino al 15% suddivisa in eguale percentuale tra spumanti e vini fermi (15%).

    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l'Asia, foto e articolo di Cristina Santini
    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l’Asia, foto e articolo di Cristina Santini

    I rossi, soprattutto quelli toscani e piemontesi rappresentano le due tipologie più vendute dal nostro paese sul mercato sia giapponese che coreano. Al terzo posto Prosecco e Asti.

    Osservando i dati degli ultimi 5 anni (fino al 2022), c’è stata una crescita dell’import di vino nei top mkt mondiali, anche durante la pandemia. Contrariamente, il 2023 è un anno complicato, con una battuta d’arresto nelle importazioni un po’ ovunque.

    L’aumento iniziale ha portato ad uno stoccaggio eccessivo rispetto a quello che il mercato poteva recepire, poi con la crisi economica, l’inflazione, ad oggi i mercati sono saturi e fanno fatica a comprare ulteriore vino. Paradossalmente in controtendenza l’unico dato positivo per l’Italia è rappresentato dalle vendite in Francia nei primi 10 mesi dell’anno degli spumanti, soprattutto del Prosecco (+8,5%).

    Nell’indagine sui consumatori, capiamo cosa rappresenta l’Italia per questi due Paesi: al primo posto troviamo passione, creatività attestate al 43% per i giapponesi, mentre per i coreani siamo soprattutto cultura e tradizione al 25%; tra i settori economici, l’arredamento e il design rappresenta il primo settore che viene in mente ad entrambi. Il cibo per i coreani arriva al secondo posto, il vino invece è in fondo alla classifica e questo sta ad indicare che l’Italia è conosciuta per altro rispetto all’ambito vitivinicolo.

    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l'Asia, foto e articolo di Cristina Santini
    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l’Asia, foto e articolo di Cristina Santini

    Nei riguardi del consumo di vino in generale negli ultimi 12 mesi, il Giappone si attesta al 45% e al 39% il Sud Corea, sicuramente più alta la percentuale, in entrambi i casi, di chi lo consuma a casa. Interessante vedere come in un paese vecchio come Giappone, all’interno delle fasce generazionali, aumenti il consumo tra i Baby Boomer (49%), mentre invece in Sud Corea il tasso di predazione sia più basso essendo un mercato emergente che si è approcciato più tardi al suo utilizzo, con accezione al 46% della GenZ che sta a significare che tra gli under 25 è più alta la frequenza di chi ha bevuto vino negli ultimi 12 mesi.

    Vanno molto i piccoli formati (bottiglie fino a 375ml) soprattutto in Corea, sia tra le mura domestiche sia fuori casa, un dato legato alla nuova generazione. Ciò non incontra però il benestare della maggior parte dei produttori italiani quando si tratta di vino iconico.

    E’ un discorso che si può affrontare sotto il profilo tecnico – dichiara il Presidente – però è bene capire quanto questo tema sia grande e quanto questo fenomeno sia l’eccezione rispetto alla maggior parte dei mercati. Il segmento che ci riguarda dei Fine Wines resta comunque focalizzato sulla bottiglia con formato più grande.

    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l'Asia, foto e articolo di Cristina Santini
    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l’Asia, foto e articolo di Cristina Santini

    Nella scelta del vino, togliendo il prezzo, l’origine è un elemento molto importante che entrambi i consumatori guardano e riguarda i primi tre paesi per importazioni: Francia, Italia e Cile. Il passaparola non è da meno, il 15% dei consumatori quando sceglie un vino si fida di quello che dicono amici, sommelier o esperti del settore.

    A seguire le caratteristiche green che si posizionano al quarto posto con il 10% all’unisono e la percentuale aumenta tra le giovani generazioni coreane (14% GenZ). Il 12% per il brand prestigioso legato alla cantina storica è molto importante per i coreani rispetto ai giapponesi, e torna ad essere protagonista, tra gli attributi distintivi, anche nella scelta dei Fine Wines ove, tra l’altro, il prezzo elevato arriva come ultima indicazione proprio perché non si può affermare che un vino che costa tanto sia necessariamente un Fine Wines. Lo è in certi casi ma non è detto che per un consumatore sia l’unica ragione di acquisto.

    Al primo posto per i vini di pregio, c’è la questione delle eccezionali proprietà sensoriali ovvero tutto quello che fa la qualità di un vino è legato anche ad un Fine Wine. Il brand è visto come terzo indicatore di risposta soprattutto per il 19% degli intervistati coreani.

    Altro dato che desta curiosità è quello relativo all’acquisto di un vino di pregio, soprattutto in Corea del Sud dove i valori sono più alti e le percentuali incidono non solo per chi lo compra per regalarlo ma anche per conservarlo e rivenderlo come investimento.
    Il tasso di penetrazione dei Fine Wines arriva al 24% per i giapponesi e 18% per i coreani, per chi negli ultimi dodici mesi ha acquistato o consumato questa tipologia di vino. Non c’è molta differenza tra i canali di consumo.

    Tra i paesi di origine c’è sicuramente la Francia che ha un ruolo primario su questi mercati, al secondo posto l’Italia e poi il Cile, ma molto distaccato. Il 14% per il popolo giapponese e l’11% per quello coreano indica la percentuale di chi ha consumato Fine Wines italiani sul totale della popolazione (56% tra i consumatori giapponesi che hanno acquistato i Fine Wines negli ultimi anni e il 65% per i coreani).

    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l'Asia, foto e articolo di Cristina Santini
    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l’Asia, foto e articolo di Cristina Santini

    I Packaging hanno un’importanza non indifferente: sull’estetica della bottiglia e su quali siano gli elementi che rafforzano i vini pregevoli, si denota al primo posto le rifiniture eleganti, gli elementi di lusso; al secondo la Regione di provenienza e tra le Regioni che vengono considerate maggiormente ci sono Toscana, Piemonte e Sicilia; il tappo rigorosamente in sughero è qualcosa che riguarda sì i giapponesi ma non necessariamente i coreani che pensano che un tappo in sughero non faccia un Fine Wines.

    Differente invece è il discorso in etichetta delle immagini di vigneti, di paesaggi naturali che invece la Corea del Sud sembra apprezzare.

    Visto la crescita negli ultimi cinque anni, visto l’andamento nel 2023, cosa ci dobbiamo aspettare per il 2024?

    Per quanto concerne il consumo dei Fine Wines italiani, nei prossimi due-tre anni la Corea del Sud ha un approccio più ottimistico, tra chi ha risposto che aumenterà l’acquisto e chi invece lo diminuirà, il saldo prodotto è comunque positivo (+31%); in Giappone un pò più bassi (+14%). A differenza di chi ha risposto che continuerà a non consumare questa tipologia di vino in entrambi i Paesi, dove la Corea ha una percentuale più bassa in merito (26%) rispetto al mercato consolidato giapponese dove la quota, di chi dice di non voler cambiare le proprie abitudini, è più importante (55%).

    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l'Asia, foto e articolo di Cristina Santini
    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l’Asia, foto e articolo di Cristina Santini

    Per cavalcare quest’onda positiva, è stato chiesto ai consumatori quali siano le modalità migliori per approfondire o avvicinarsi al mondo dei Fine Wines italiani: su tutti svettano le degustazioni, gli eventi o show cooking presso i ristoranti legati soprattutto alla cucina italiana; il binomio cucina italiana e vini di pregio sembra essere vincente e rappresentare una leva in grado di aumentare ulteriormente la progressione dell’acquisto soprattutto per il popolo coreano.

    Il confronto di un dato importante da parte del consumatore giapponese (31%) al quale non interessa conoscerli meglio, dimostra quanto la Corea del sud abbia delle prospettive di crescita nei prossimi anni molto più rilevanti (3%) nei confronti dei Fine Wines italiani.

    Stessa cosa vale per i viaggi dedicati all’enoturismo nei territori di produzione dove è sempre la Corea del Sud ad essere più propensa verso il nostro Paese, mentre il dato equivalente in entrambi i mercati è il food pairing ad incuriosire maggiormente sia con la cucina italiana sia con quelle locali.

    La contaminazione culturale nel mondo sta producendo delle formule che spesso non si ricollocano più secondo i classici schemi e non metabolizzare questo porrebbe dei limiti. Il vino italiano può usare come volano la nostra cucina, uscendo dai propri confini e conquistando quella legittimazione verso la ristorazione in senso più ampio, soprattutto in paesi in cui la cultura delle cucine è così specifica.

    Questo è il modo migliore per entrare nella cultura di un popolo, uscire da una visione comunitaria di vestire italiano ed entrare invece in una logica più trasversale.

    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l'Asia, foto e articolo di Cristina Santini
    Export dei Fine Wines italiani da indagini 2023 verso l’Asia, foto e articolo di Cristina Santini

    Nella zona Asia – assicura Piero Mastroberardino – c’è una varietà culturale e un approccio ai consumi enorme. Il Giappone, dopo tanti anni di stasi, sembra iniziare il 2024 con un pò più di ottimismo dal punto di vista economico generale e ci auguriamo che questo possa essere interessante anche per noi. Quest’anno la Corea ha sofferto ma ha avuto una crescita importante negli anni precedenti e in questo momento sta accusando un problema di stock.

    Ma c’è grande entusiasmo, c’è grande attenzione sul vino di pregio, c’è la voglia di entrare sempre più nel concetto di brand, di storicità, di classicità e tutto questo richiede più attenzione nei prossimi mesi. La Cina è anche un altro mercato che sta soffrendo, pensavamo potesse ripartire dopo il fermo totale connesso alla fase pandemica, ci sono alcune zone che recuperano prima e altre che sono più lente a ripartire.

    Anche questo Paese non si annuncia come un mercato di grande traino per il 2024, ma in ogni caso ci si aspetta una ripartenza in modo diverso dopo il Covid. Il mercato sta cambiando strutturalmente, non siamo in grado di prevedere quando questi cambiamenti si tradurranno in valori e quindi bisogna presidiare.”

    L’Istituto Grandi Marchi ha programmato quest’anno investimenti rilevanti in Asia, rivalutando anche Paesi che per qualche anno non sono stati battuti. La grande partita verrà giocata sulla capacità di recuperare valore e remunerare gli investimenti, ci sono molti mercati più piccoli che sono interessanti:

    Hong Kong, al momento in fase riflessiva, continua ad essere un hub importante; Singapore è un altro piccolo mercato di grande immagine; il Vietnam è percepito come in trend favorevole (21% di vino italiano importato all’anno e circa venti milioni di euro di vini fermi, al netto degli spumanti) per il grande investimento in resorts e sta diventando una meta ricercata dai turisti asiatici e non solo.

    Su Taiwan, sebbene piccola, c’è una bella opportunità di crescita che si attesta al 14% con 18 milioni di euro di importazioni di vino italiano e la Thailandia con il 18% all’anno di crescita negli ultimi cinque anni con 18 milioni di euro di import.

    Il mercato asiatico, per quanto oggi sia ancora piccolo da un punto di vista dei consumi delle importazioni, si sta muovendo e trova conferma nei numeri. Per l’anno che verrà l’Istituto, come anche Wine Monitor, si dice fiducioso e pronto a scommettere sulla ripresa dei mercati.

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Siti di riferimento indagini: https://www.winemonitor.it/ https://www.istitutograndimarchi.it/

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ 

    https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

     

  • ITALIAN TASTE SUMMIT 2022 B2B a Palazzo Serbelloni

    ITALIAN TASTE SUMMIT 2022 B2B a Palazzo Serbelloni

    ITALIAN TASTE SUMMIT 2022 B2B a Palazzo Serbelloni

    Redazione

    ITALIAN TASTE SUMMIT 2022 B2B a Palazzo Serbelloni
    ITALIAN TASTE SUMMIT 2022 B2B a Palazzo Serbelloni

    𝐂𝐫𝐞𝐚𝐫𝐞 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐧𝐞𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐯𝐢𝐧𝐨: questo l’obiettivo di 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧 𝐓𝐚𝐬𝐭𝐞 𝐒𝐮𝐦𝐦𝐢𝐭, ideato da Joanna Miro, – economista, marketer, broker con ultratrentennale esperienza professionale, nonché la titolare di omonimo brand e AD del gruppo Wine Global Aspect, da quasi 15 anni è dedita al mondo wine e all’approfondimento costante della conoscenza specifica del terroir enogastronomico italiano.

    Giunti alla 6a edizione, l’evento si amplia creando un nuovo format sempre incentrato sui B2B ma finalmente anche focalizzato sull’Italia. Nasce Vino al Vino rivolto ai buyer italiani e al territorio nazionale con le porte aperte i consumatori finali.

    Tra assaggi, export, cantine, buyers, giornalisti
    Tra assaggi, export, cantine, buyers, giornalisti

    Per questa edizione è stato selezionato Palazzo Serbelloni,  da anni la sede più ricercata di Milano. Nelle sue sale si tengono esposizioni artistiche, conferenze, sfilate di moda, eventi di grandi brand come 𝐀𝐭𝐞𝐥𝐢𝐞𝐫 𝐒𝐰𝐚𝐫𝐨𝐯𝐬𝐤𝐢, 𝐄𝐫𝐦𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐒𝐜𝐞𝐫𝐯𝐢𝐧𝐨, 𝐓𝐫𝐮𝐬𝐬𝐚𝐫𝐝𝐢, 𝐌𝐚𝐱 𝐌𝐚𝐫𝐚, e altri ancora.

    Palazzo Serbelloni sarà luogo delle  interconnessioni tra Cantine, Consorzi e buyer italiani, il pubblico nonché, come sempre, il meglio dei  key player esteri provenienti da tutto il mondo come Giappone, Hong Kong, USA, Messico, Canada, Russia, Gran Bretagna, Svizzera e altre nazioni europee (incluse quelle dell’Est).

    Dal 23 al 25  Ottobre 2022 questo scenario propriamente rappresentativo dell’heritage italiano si trasformerà nel ponte ideale e concreto per l’Italia (B2B & B2C) e tra l’Italia e i mercati-chiave del vino italiano nel mondo (B2B). 

    Si vanno dunque a creare due distinti momenti per assicurare appuntamenti focalizzati e specializzati su territori diversi.

    Italian Taste Summit, il 23 e 24 Ottobre si specializza sui B2B 𝐄𝐗𝐏𝐎𝐑𝐓
    Italian Taste Summit, il 23 e 24 Ottobre si specializza sui B2B 𝐄𝐗𝐏𝐎𝐑𝐓

    Italian Taste Summit, il 23 e 24 Ottobre si specializza sui B2B 𝐄𝐗𝐏𝐎𝐑𝐓 per allacciare rapporti con l’estero. Sono previste:

    80 cantine nello spazio export
    30 cantine nello spazio Italia
    40 giornalisti dalle principali testate editoriali nazionali ed estere
    ●altri operatori commerciali e aziende dei settori affini al mondo vitivinicolo
    il Gala Dinner Party di questa sesta edizione è condotto dall’Accademia di uno Chef tristellato in Italia e pluristellato nel mondo, con cui saranno uniti gli uffici stampa. La cena coinvolgerà le aziende che puntano sulla visibilità del proprio brand.
    il Gala Dinner Party
    il Gala Dinner Party

    Vino al Vino con focus su B2B e B2C ITALIA per approfondire i rapporti sul territorio nazionale, si svolgerà il 25 Ottobre, sempre a Palazzo Serbelloni. Il Format Vino al Vino si articola attraverso i seguenti appuntamenti:

    Vino al Vino con focus su B2B e B2C ITALIA
    Vino al Vino con focus su B2B e B2C ITALIA
    Incontri B2B commerciali con 40 buyers italiani
    Masterclass e tasting con la critica internazionale e giornalisti delle importanti testate italiane Wine e Lifestyle
    Masterclass e tasting tematici dedicati al pubblico
    Degustazioni walk around per i consumatori

    Italian Taste Summit e Vino al Vino sono 2 format, 2 eventi distinti, indipendenti in quanto la gestione organizzativa e fiscale.

    Italian Taste Summit e Vino al Vino sono 2 format
    Italian Taste Summit e Vino al Vino sono 2 format

    Ulteriore novità del prossimo evento è l’inserimento, non più simbolico, del Premio Nobili Terrae.

    È un riconoscimento strutturato in chiave marketing odierno, fortemente identitario e commerciale al tempo stesso visto il coinvolgimento nella Giuria anche dei buyer oltre ai membri professionisti di spicco del Comitato Tecnico Scientifico nato spontaneamente durante l’edizione precedente svoltasi nelle sedi della Masi Agricola

    Occasione

    Italian Taste Summit è un’occasione importante per trasmettere i valori identitari delle aziende partecipanti all’evento, e per avviare collaborazioni strategiche con il mondo del business e quello della comunicazione.
    ITALIAN TASTE SUMMIT 2022 B2B a Palazzo Serbelloni
    ITALIAN TASTE SUMMIT 2022 B2B a Palazzo Serbelloni, importatori esteri e produttori durante la conoscenza e trattative

    Perchè questo evento di business export è di successo?

    Una delle chiavi del successo di 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧 𝐓𝐚𝐬𝐭𝐞 𝐒𝐮𝐦𝐦𝐢𝐭 è la presenza, anno dopo anno, di un numero crescente di #buyer e 𝐨𝐩𝐞𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐯𝐢𝐧𝐨.
    #80importatori e distributori del vino provenienti da oltre venti nazioni, tra cui 𝐒𝐭𝐚𝐭𝐢 𝐔𝐧𝐢𝐭𝐢, 𝐂𝐚𝐧𝐚𝐝𝐚, 𝐌𝐞𝐬𝐬𝐢𝐜𝐨, 𝐁𝐫𝐚𝐬𝐢𝐥𝐞, 𝐈𝐧𝐝𝐢𝐚, 𝐆𝐢𝐚𝐩𝐩𝐨𝐧𝐞, 𝐊𝐚𝐳𝐚𝐤𝐡𝐢𝐬𝐭𝐚𝐧, 𝐄𝐬𝐭𝐨𝐧𝐢𝐚, 𝐈𝐬𝐫𝐚𝐞𝐥𝐞, 𝐎𝐥𝐚𝐧𝐝𝐚, 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐢𝐚, 𝐔𝐧𝐠𝐡𝐞𝐫𝐢𝐚, 𝐁𝐮𝐥𝐠𝐚𝐫𝐢𝐚, 𝐃𝐚𝐧𝐢𝐦𝐚𝐫𝐜𝐚, 𝐔𝐤, 𝐈𝐫𝐥𝐚𝐧𝐝𝐚, 𝐒𝐥𝐨𝐯𝐚𝐜𝐜𝐡𝐢𝐚.
    Avviare dei rapporti tra le cantine rappresentanti alto valore del terroir d’origine e gli importatori
    Avviare dei rapporti tra le cantine rappresentanti alto valore del terroir d’origine e gli importatori

    LA MISSION

    critici e giornalisti di settore provenienti da molteplici nazioni e continenti.
    Critici e giornalisti di settore provenienti da molteplici nazioni e continenti.

    Avviare dei rapporti tra le cantine rappresentanti alto valore del terroir d’origine e gli importatori, critici e giornalisti di settore provenienti da molteplici nazioni e continenti.

    Organizzare appuntamenti e ampi spazi di approfondimento adeguatamente curati.

    Le location scelte per sviluppare i progetti ed eventi di business sono raffinate e dallo stile intrinsecamente italiano, situate sui territori storici, suggestivi e idonei a essere luoghi per un’adeguata ospitalità e l’espressione identitaria delle aziende vitivinicole coinvolte da tutta Italia.

    Attraverso l’esperienza nel campo dell’internazionalizzazione e la trasparenza dei processi logistici, Joanna Miro e tutto il suo staff è in grado di Sostenere a livello professionale  i partecipanti nell’intento di ottimizzare il raggiungimento dei loro obiettivi.

    PROGRAMMA

    ITALIAN TASTE SUMMIT

    Domenica 23 ottobre B2B Estero

    9:00 – 13:00 B2B export

    13:00 – 14:00 Pranzo

    14:00 – 18:00 B2B export

    Stampa

    10:00 – 12:30 Seminario CTS (Marketing/Enologia)

    14:30 – 17:00 Seminario CTS (Marketing/Enologia)

    10:00 – 18:00 Stampa tutta: le Masterclass incluse cantine con il pacchetto Premium (set da 45 min.)

    19:00 – 20:00 Conferenza Stampa con Tasting finale (vini, alcolici, food e altro), questo spazio stampa include le cantine con il pacchetto Silver

    20:30 – 23:00 Cena di Gala

    Lunedi 24 ottobre B2B

    9:00 – 13:00 B2B export

    13:00 -14:00 Pranzo

    14:00 – 18:00 B2B export

    Stampa

    9:30 – 10:00 Stampa tutta: le Presentazioni delle cantine con il pacchetto Gold (15-20 min a cantina)

    10:00 – 18:00 Stampa tutta: le Masterclass incluse cantine con il pacchetto Premium (set da 45 min.)

    Fine lavori in export.

    VINO al VINO Martedì 25 ottobre B2B Italia

    9:00 – 17:00 Degustazioni walk around per i Winelovers profilati ovvero partecipanti alle Masterclass (possibilità di vendita)

    13:00 – 14:00 Pranzo cantine

    B2B e B2C

    10:00 – 13:00 Masterclass tematiche (45 min)

    18:00 Chiusura B2B e B2C Italia


    Sito evento: https://www.italiantastesummit.com/

    Partner articolo: https://www.foodandwineangels.com/