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  • La Route du Champagne en Fête 2022

    La Route du Champagne en Fête 2022

    La Route du Champagne en Fête 2022

    Di Elsa Leandri

     

    Si è concluso il week end che ha visto protagonista in Côte des Bar le bollicine per eccellenza: lo Champagne. Questo evento è nato dal 1995 e se prima era per solo pochi intimi ora richiama persone da tutta Europa e non solo.

    Calici di bollicine francesi
    Calici di bollicine francesi

    L’organizzazione egregiamente curata da Cap’c, un’associazione di volontari che hanno a cura la valorizzazione dello Champagne, si è rilevata essere anche quest’anno all’altezza nell’abbellire i vari paesi, nel dirigere il traffico, nel rispondere ad ogni richiesta sempre con il sorriso sulle labbra e nel proporre 15 cantine da visitare.

    Inutile dire che molti aspettavano questa Route du Champagne en Fête a braccia aperte visto che per due anni è stata sospesa per evidenti motivi di pandemia. In questo weekend il dipartimento dell’Aube e in particolare i villaggi che costituiscono la Côte des Bar vengono invasi da turisti appassionati, fidelizzati o goderecci..il cui obiettivo è, detto alla francese, “Faire la fête”!

    Elsa davanti ad una pilla di bottiglie di bollicine francesi
    Elsa davanti ad una pilla di bottiglie di bollicine francesi

    Questo evento viene organizzato tradizionalmente o l’ultimo weekend di luglio o il primo di agosto e i paesi che vengono toccati variano di anno in anno: quest’anno i riflettori erano sulla Rive Gauche dell’Aube.

    Ma come funziona?

    Per parteciparvi è molto semplice basta comprare il pass ( che è valido per entrambi i giorni) il cui prezzo attualmente è di 30 euro. Vi verrà fornito un passaporto con all’interno la lista delle cantine che partecipano ( di solito sono 15), una flûte, un portabicchiere, una bottiglia d’acqua e un alcol test.

    Se non avete voglia di mettere a rischio la vostra patente sono organizzate delle navette che fanno la spola tra i vari villaggi oppure potete provare ad avventurarvi in bicicletta, ma ricordatevi che qui le salite, anche se non sembra, ci sono!

    La Route du Champagne en Fête 2022 addobbi sulla strada
    La Route du Champagne en Fête 2022 addobbi sulla strada

    Una volta comprato il vostro pass potete andare nelle varie cantine riportate sul passeport e avrete il diritto di degustare uno Champagne selezionato dalla cantina specificamente per questa festa, non è vietato se avete voglia deliziarvi con degustazioni di altre bottiglie ma sappiate che saranno a pagamento.

    I villaggi e le cantine partecipanti a questa manifestazione sono
    6 i paesi e 15 le cantine:

     

    Argancon scritta tra le vigne
    Argancon scritta tra le vigne

    Argançon con lo Champagne Farfelan
    Baroville con Champagne De Barfontarc, Champagne Etienne Fourrier e Champagne Philippe Fourrier
    Urville con Champagne Philippe Devitry, Champagne Drappier, Champagne Daniel Perrin e le point Collectif d’Urville, una cooperativa che ha presentato una propria cuvée data dal lavoro dei quattro produttori di Champagne Guy Devitry, Hubert Favier, Collot-Beauvalet et Labbé.
    Bligny con Champagne Moutaux
    Champignol-lez-Mondeville con Champagne Dumont
    Meurville con Champagne Jérôme Cothias, Champagne Benoit Gaullet, Champagne Gaston Cheq, Champagne Christian Etienne e Champagne Laurent Etienne.

    La nostra Route du Champagne en Fête

    Ora che avete avuto tutte le notizie del caso vi raccontiamo com’è stata la nostra Route. Abbiamo deciso di partire da Argançon e poi toccare Meurville, Bligny e Champignol-lez-Mondeville, così da lasciarci per il giorno successivo Baroville, dove alloggiamo, e Urville e da suddividere al meglio i 15 assaggi.

     Addobbi a Meurville
    Addobbi a Meurville

    Il villaggio del primo giorno dove ci siamo più divertiti è stata Meurville, in cui la partecipazione di molte cantine garantisce proprio un profumo di festa mentre si cammina, passando da una musica all’altra, da un genere rock ad uno più pop, in modo che tutti i partecipanti siano soddisfatti dell’avvenimento.

    Non sono mancati anche vari banchetti sia di scambi di capsule, ma anche di produzione di prodotti locali e artigianali.

    I nostri primi tre assaggi in classifica sono stati:

    • Champagne Moutaux con il suo Cuvée Réserve Prestige (77% Pinot Noir, 21% Chardonnay e 2% Meunier) che nonostante un dosaggio abbastanza alto (10,4g/L ) è risultato molto piacevole e con una bolla ben integrata.
    • Champagne Benoit Gaullet con la Cuvée Brut (80% Pinot Noir e 20% Chardonnay) con un bel mix tra i due vitigni così da equilibrare molto la beva.
    • Champagne Dumont (80% Pinot Noir e 20% Chardonnay) con un dosaggio basso (4g/L) tale da rispondere maggiormente ai palati più nature.

    Il secondo giorno invece degustazione nel villaggi di Urville e Baroville.

    La Route du Champagne en Fête 2022 Elsa Leandri a Baroville

    Molto ben organizzata la visita da Drappier che prevedeva un percorso all’interno delle cantine sotteranee e dove si è potuto vedere le bottiglie sur lattes di cui alcune datate del 1945.

    La peculiarità di Drappier è che tutte le bottiglie fino alla Malchidezec effettuano presa di spuma, remuage e sboccatura direttamente nella bottiglia finale.

    Qui abbiamo ceduto alla tentazione e abbiamo degustato altri due calici di l’Exception 2017 e Charles de Gaulle 2015.

    Avendo passato la mattina a Urville il pomeriggio ci siamo invece diretti a Baroville e qui tutto il villaggio era veramente in festa visto che le tre cantine sono l’una accanto all’altra. Se la cantina di Philippe Fourrier l’avevamo già visitata l’anno scorso, quest’anno vorremmo sicuramente approfondire la conoscenza della cooperativa De Barfontarc.

    I nostri primi tre assaggi in classifica sono stati:

    Route du champagne Maison Drappier
    Maison Drappier

    • Champagne Drappier con il suo Brut Nature (100% Pinot Noir) un must, nulla da aggiungere
    • Champagne De Barfontarc con il suo Cuvée tradition brut (80% Pinot Noir e 20% Chardonnay) quando si dice che la base è il biglietto da visita di una cantina
    • Champagne Philippe Fourrier con la sua Cuvée Réserve (60% Pinot Noir e 40% Chardonnay) che si è confermato.

    Appuntamento

    A questo punto non mi rimane che darvi appuntamento all’anno prossimo all’ultimo week end di luglio a Celles Sur Ource!

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito manifestazione: https://www.aube-champagne.com/it/poi/la-route-du-champagne-en-fete-a-meurville/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

     

     

  • Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Di Elsa Leandri

    Slow Wine Fair Elsa Leandri 2022
    Slow Wine Fair Elsa Leandri 2022

    La Chiocciola di Slow Wine continua inesorabilmente la sua lenta camminata lontana dalla vita frenetica con la sua casa, sicura di trovare la sua patria ovunque vada. Tutte quelle case che ha trovato, o quanto meno 542, le ha portate qui a Bologna dando voce al nuovo progetto Slow Wine Coalition, che riunisce su rete mondiale tutti i protagonisti della filiera il cui scopo è quello di mettere in atto una rivoluzione del vino verso la sostenibilità, la tutela ambientale e la crescita sociale e culturale delle campagne.

    Federico Staderini e Elsa Leandri Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Federico Staderini e Elsa Leandri Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Ben 19 i paesi del mondo coinvolti, europei e sud americani, che sono stati rappresentati dai loro produttori con i loro vini. Ottima la suddivisione degli spazi e molto interessanti le Masterclass a cui però non abbiamo avuto modo di partecipare scegliendo di dedicarci interamente ai banchi d’assaggio.

    È stato un modo per ritrovare vecchi amici e conoscerne di nuovi, tutti con la loro storia da raccontare. Tutti, o quasi tutti, con il sorriso e vogliosi di riprendere il contatto con il “loro” pubblico.

    Andiamo a conoscere più da vicino alcune di quelle realtà che ci hanno colpito.

    Rado Kocjančič

    Bottiglie Rado Kocjancic di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Bottiglie Rado Kocjancic di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Siamo nella località Dolina, a San Dorligo della Valle, praticamente sul confine con la Slovenia. Là dove la bora spira e l’influenza del mare dà il suo contributo Rado ha deciso di investirsi nella gestione della propria azienda condotta in regime biologico che conta 5 ettari di vigneto e 3 ettari di uliveto. I nostri favoriti tra i vini in degustazione:

    Vitovska 2020 ( macerazione sulle bucce di 2 giorni e bâtonnage fino a primavera)

    Brežanka 2017 (Nasce da una vigna centenaria ed è l’assemblaggio di più vitigni Malvasia Istriana, Vitovska e Glera principalmente a cui concorrono altri 12 vitigni, di cui due non sono stati ancora mappati fino a oggi)

    Štemberger

    Bottiglia Stemberger Robinia di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Bottiglia Stemberger Robinia di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Attraversiamo il confine e ci troviamo in Slovenia. Ci troviamo nel Craso, tra i 280 e i 360 m s.l.m in cui le brezze marine e i venti delle Alpi cadenzano le giornate. L’azienda a conduzione familiare vede come protagonista Sebastijan, in cantina e in vigna, e Loredana, sua moglie, che si occupa maggiormente della parte commerciale.

    All’apertura del Pet-Nat (in cui il liquido ha incominciato a fuoriuscire senza fermarsi) non sono mancate risate che ben si adattano a questa tipologia di vino: vengono impiegati in questa vinificazione i grappoli grandi che vengono raccolti inizialmente per evitare di buttarli di Vitovska e Malvasia Istriana.

    Stemberger
    Stemberger

    Altro assaggio degno di nota è stato Robinia (Ribolla 40%, Welshriesling 40%, Malvasia Istriana 20%) che in seguito a macerazione sulle uve per 7 giorni va incontro a una sosta in legno di 36 mesi. Già il colore nel calice è da capogiro!

    Champagne Lombard

    Bottiglia di Champagne Lombard di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Bottiglia di Champagne Lombard di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Non potevamo non deliziare il nostro palato con uno Champagne (o meglio con una serie) ed eccoci da Champagne Lombard, il cui attuale proprietario è Thierry Lombard, ha i suoi vigneti che si estendono per 5,5 ettari, certificati bio a fine anno 2022. Due le linee proposte: la prima che ha lo scopo di valorizzare e di far parlare il “Terroir” e l’altra “Signature” che è firmata dall’enologo della Maison giocando su assemblaggi di varie zone oltre che di vitigni.

    In tutte le bottiglie l’etichetta si apre e mette in evidenza le zone da cui sono provenienti le uve con tutte le caratteristiche dei processi di vinificazione.

    Justine di Champagne Lombard
    Justine di Champagne Lombard con Elsa leandri

    Terroir:

    • Mesnil sur oger 100% Chardonnay 2015 (dégorgement 2021) Brut Nature la cui

    caratteristica è la mineralità

    • Cramant 100% Chardonnay Brut Nature Mineralità legata ad ampiezza in bocca.

    Signature:

    • Brut Nature Grand Cru ( 50% Chardonnay da Mesnil sur Oger, Avize, Cramant e

    Chouilly 50% Pinot Noir da Ambonnay e Verzenay) 25% dei vini effettuano

    passaggio in legno.

    • Extra Brut Premier Cru Blanc de Noirs 100% Pinot Noir Extra Brut (4 g/L) 40% dei vini effettuano passaggio in legno

    • Extra Brut Premier Cru (40% Chardonnay 30% Pinot Noir 30% Meunier)

    Etichetta interna Champagne Lombard
    Etichetta interna Champagne Mesnil sur oger Lombard con racconti di storia, produzione e mappa

    Cantina Paltrinieri

    Alberto Paltrinieri e Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Alberto Paltrinieri e Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Non c’è fiera senza il sorriso di Alberto. E quando lo vedi che raggiunge quasi di corsa il suo stand, fa capire subito il suo temperamento anche a chi non lo conosce! Siamo a Sorbara laddove il Lambrusco di Sorbara si esprime al meglio, ça va sans dire!

    Alberto propone la vinificazione di quel vitigno in ogni “salsa”: rifermentato in bottiglia, Martinotti, metodo classico (che però non era in degustazione).

    Tutti i palati saranno soddisfatti! I nostri palati continuano a preferire:

    Radice Paltrinieri bottiglia in degustazione a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Radice Paltrinieri bottiglia in degustazione a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Radice 2020:

    100% Lambrusco di Sorbara. Il vino così come lo faceva il suo Papà, ha proprio il significato di Radice verso il terreno e verso la famiglia, tant’è che cantina e casa sono identificate sulla bottiglia da due puntini rossi.

    Rifermentato in bottiglia, come dice Alberto, proprio come veniva fatto in passato.

    Leclissi paltrinieri bottiglia in degustazione a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Leclissi paltrinieri bottiglia in degustazione a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Leclisse 2021:

    100% Lambrusco di Sorbara.

    Metodo Martinotti con sosta di almeno 3 mesi in autoclave.

    Una novità per il mondo di allora, quando il lambrusco era sinonimo di colore acceso.

    Sant'Agata Paltrinieri bottiglia in degustazione a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Sant’Agata Paltrinieri bottiglia in degustazione a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Sant’Agata 2021 Bio (prima annata in convenzione biologica):

    Lambrusco di Sorbara e Salamino. Dedicato alla patrona di Sorbara, perché come dice Alberto in passato “l’acidità non era così ben voluta” e quindi era necessario chiedere una mano a qualcuno di più potente.

    Menzione d’obbligo anche alle etichette curate da Fabrizio Loschi, artista modenese, autodefinitosi “Operatore dell’Inutile”.

    Cuna Brandino Bottiglia di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022
    Cuna Brendino Bottiglia di Elsa Leandri a Sana Slow Wine Fair- Bologna 24-27 marzo 2022

    Cuna

    Se la Toscana in linea di principio è la negazione per produrre Pinot Nero, qui nel Casentino trova la sua corrispondenza in regime biodinamico. Federico Staderini, grande enologo ci racconta i suoi prodotti. Rimaniamo estasiati di fronte a tale rappresentazione del Pinot Nero in versione toscana.

    Cuna 2018: Pinot Nero in purezza- Assemblaggio di 6 piccole vigne che sono messe in valore attraverso un arco temporale della vendemmia che va da inizio settembre a inizio ottobre. La maturità viene effettuata nelle pièce da 228 L per 20 mesi.

    Brendino 2018: Pinot Nero in purezza, derivante da un unico vigneto e prodotto solo in alcune annate. In vinificazione parte delle uve non vengono diraspate in modo da conferire un equilibrio alla tendenza del vino ad essere più “rilassato”.

    Conclusioni

    Si conclude così la nostra prima edizione del Sana Slow Wine Fair e proseguiamo camminando fianco a fianco ad un grande enologo, aristotelicamente peripatetici, pronti ad affrontare la seconda edizione con trepidazione!

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito evento: https://slowinefair.slowfood.it/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

    Sito Cantine: https://cantinapaltrinieri.it/

    https://www.champagne-lombard.com/

    https://www.radokocjancic.eu/

    https://www.radokocjancic.eu/

     

  • Fradé, il ritorno alla viticoltura dei giovani, Oltrepò 2022

    Fradé, il ritorno alla viticoltura dei giovani, Oltrepò 2022

    Fradé, il ritorno alla viticoltura dei giovani, Oltrepò 2022, i fratelli Piaggi.

    Di Elsa Leandri

    Un fenomeno degli ultimi anni vede i giovani under 35 anni ritornare verso l’agricoltura e la viticoltura con grande passione. Per approfondire questo fenomeno siamo andati in Oltrepò Pavese da Fradé, azienda agricola guidata dai fratelli Piaggi.

    Fratelli Piaggi, Francesco e Federico Fradé Vignaioli Bio
    Fratelli Piaggi, Francesco e Federico Fradé Vignaioli Bio, articolo Fradé, il ritorno alla viticoltura dei giovani, Oltrepò 2022

    Overview sulla viticoltura e i giovani

    Fradè Vignaioli Bio
    Fradé Vignaioli Bio

    Un’analisi condotta da Albani et al. ( cfr. divulgastudi.it) mostra chiaramente come negli ultimi cinque anni i giovani si siano orientati maggiormente verso il settore agricolo (+8%) piuttosto che verso altri settori produttivi dove si registra un -11%. La difficoltà causata dal periodo pandemico e la crisi che ne è conseguita ha portato alla nascita di nuove imprese agricole (3%) e, tra queste, le aziende condotte da giovani registrano un valore ben 4 volte maggiore, pari al 12%. D’altro canto il tasso di mortalità delle aziende agricole under 35 (3%) è pari alla metà di quello complessivo( 6%).

    L’insieme di questi dati ci mostra chiaramente come la generazione zeta si stia affermando in termini di risoluzione e di resilienza: maggiore attenzione al terreno, alla sostenibilità, alla clientela finale, capacità di usare i canali social e grande volontà e passione si stanno dimostrando un mix vincente.

    La realtà di Fradé

    Fradè Vignaioli Bio
    Fradé Vignaioli Bio, le vigne, il panorama, la tenuta

    Per toccare con mano queste nuove identità siamo andati in Oltrepò Pavese dai Fratelli Piaggi. Francesco e Federico hanno rispettivamente 28 e 26 anni, uno è geometra e l’altro perito meccanico. La loro formazione è lontana dalla terra e dalla viticoltura, ma le loro origini familiari parlano di Lomellina e del protagonista indiscusso di questa zona, il riso.

    L’impegno che la terra richiede quotidianamente e la rispettiva fatica non sono una novità in casa Piaggi, tanto che decidono di dedicarsi a un nuovo progetto nel 2017: la produzione di vino. Percorrono l’Oltrepò Pavese in lungo e in largo fino a trovare a 300 metri s.l.m nella zona di Boffenisio, a Borgo Priolo, nella prima fascia collinare, il loro coup de cœur.

    Nel 2017 viene acquistata l’azienda di 25 ettari, di cui 9 vitati, e nasce Fradé il cui nome ha un duplice significato: in dialetto significa “fratelli”, ma è anche l’unione dei loro nomi Fra(ncesco) e De(de), come viene soprannominato Federico.
    Due cuori che battono per la terra, due menti piene di progetti.

    I Fratelli Piaggi

    I Fratelli Piaggi
    I Fratelli Piaggi

    Francesco e Federico non hanno alcun dubbio: la viticoltura deve essere condotta in regime biologico. Se hanno una grande preparazione in campo agricolo, in viticoltura devono imparare come muoversi e con umiltà e perseveranza seguono gli insegnamenti che vengono loro impartiti e si impegnano a risanare i vigneti, cosicché già nel 2018 escono con la loro prima produzione.

    Attualmente le etichette prodotte sono 8, ma sono destinate a aumentare nei prossimi anni, infatti sta già riposando un metodo classico a base di pinot nero, che dovrebbe uscire nel 2023 e più a breve non è da escludere un vino a base di riesling.

    I sogni nel cassetto sono molti:

    dalla costruzione di una nuova cantina (in atto), alla creazione di una struttura ricettiva, di un agriturismo, fino a posizionare una big bench in modo da poter godere di quel panorama avvolgente e ad ampliare le etichette prodotte.

    Uva Chardonnay Cantina Fradé Vignaioli Bio
    Uva Chardonnay Cantina Fradé Vignaioli Bio

    La produzione e le degustazioni

    Il territorio del Pavese, come ben sappiamo, è predisposto ad accogliere molti vitigni: oltre agli internazionali come il pinot nero, chardonnay, riesling, trovano spazio anche vitigni autoctoni come la barbera e la croatina. Tutte queste varietà le ritroviamo anche da Fradé, con qualche richiamo fuori dal coro come Bufnìs che è un taglio bordolese e Fagòt, che è a base di viognier.

    E se questa zona rievoca immediatamente le bollicine a base di pinot nero che dobbiamo ancora aspettare, nel mentre non ci rimane che degustare il loro metodo Martinotti BRUT a base di chardonnay “Nelmentre”.

    Nelmentre Metodo Martinotti Chardonnay in purezza
    Nelmentre Metodo Martinotti Chardonnay in purezza

    L’etichetta, curata nei minimi particolari, è stata ideata da Franco Fasulo, noto pittore agrigentino trapiantano nel Pavese, in cui viene rappresentato uno scorcio di questo magico territorio.

    In degustazione le bollicine fini e numerose fanno emergere un tripudio di note floreali e fruttate in cui la freschezza della mela, del pompelmo e del gelsomino giocano a nascondino con note vegetali di erbe aromatiche, quali la maggiorana e la salvia. La piacevole beva trova corrispondenza con il naso rendendolo ideale per un aperitivo o con un carpaccio di orata appena pescata.

    Fagot bottiglia e calice Fradè Vignaioli Bio
    Fagòt bottiglia e calice Fradè Vignaioli Bio

    Proseguiamo il nostro percorso con Fagòt 2019 ( 80% viognier, 20% chardonnay). Il manto giallo paglierino con riflessi dorati ci parla già di frutta matura: pesca, albicocca, ananas e banana catturano i nostri recettori olfattivi e successivamente si svelano note più delicate di tiglio, camomilla, timo e pepe bianco.

    In bocca questo vino si distingue per una decisa sapidità tale da accompagnare un risotto con gli asparagi o una trota iridea al forno.

    Alcuni vini degustati di Fradé Vignaioli Bio
    Alcuni vini degustati di Fradé Vignaioli Bio, Fradé, il ritorno alla viticoltura dei giovani Oltrepò 2022

    Per i loro vini di punta, Bufnìs e Sentóre, Francesco e Federico hanno puntato su un’etichetta molto particolare fatta di legno di ciliegio, così da rendere ogni bottiglia unica.

    Bufnis Bottiglia e calice in abbinamento a un piatto di Tordelli alla Lucchese
    Bufnis Bottiglia e calice in abbinamento a un piatto di Tordelli alla Lucchese

    Abbiamo avuto la fortuna di poter degustare il taglio bordolese Bufnìs 2018 ( 60% merlot, 30% cabernet sauvignon e 10% cabernet franc). Rosso carminio impenetrabile offre note di frutta scura come prugna e mora, floreale di viola e rosa appassita e in chiusura note di tabacco, cuoio, vaniglia e liquirizia riconducibili ai 12 mesi passati in botti piccole.

    Il sorso è pieno e caratterizzato da una freschezza capace di sorreggere il tannino e creare una dinamicità che va ad attenuare la percezione del grado alcolico. Uscendo dagli abbinamenti territoriali abbiamo osato con i tordelli alla lucchese.

     

    Bonarda dell'Oltrepò pavese Bottiglia e calice Fradé Vignaioli Bio
    Bonarda dell’Oltrepò pavese Bottiglia e calice Fradé Vignaioli Bio

    Infine è doveroso menzionare anche la loro Bonarda Oltrepò Pavese 2019, espressione tipica della territorialità. I sentori di frutta rossa e nera, di humus e violetta trovano corrispondenza in bocca in cui si amplificano con le caratteristiche fragoline di bosco. Il supporto delle bollicine, non invasive, rendono il sorso al contempo morbido e fresco tale da accompagnare un tagliere di salumi piacentini.

    Conclusioni

    In conclusione, possiamo affermare che la passione che i fratelli Piaggi mettono nel loro lavoro e la loro visione nei progetti futuri sono rappresentativi dei giovani di generazione zeta, che hanno una grande attenzione a valorizzare il proprio territorio, rispettandolo. Ci vediamo presto per degustare i prossimi vini e…avanti così!

    Barbera bottiglia e calice Fradè Vignaioli Bio
    Barbera bottiglia e calice Fradè Vignaioli Bio

     

     

    In abbinamento ai vini degustati i Tordelli alla Lucchese
    In abbinamento ai vini degustati i Tordelli alla Lucchese

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito Cantina: http://www.fradewine.it/site/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • “Scalinatella longa, longa, Strettulella”: l’Alberata Aversana 2022

    “Scalinatella longa, longa, Strettulella”: l’Alberata Aversana 2022

    “Scalinatella longa, longa, longa, Strettulella Strettulella”: l’Alberata Aversana 2022

    Di Elsa Leandri

    La canzone “Scalinatella” di Fausto Cigliano, ci parla di una scalinata lunga, lunga, lunga e stretta, stretta che dovrà percorrere per trovare la sua amata. Sarà questo sottofondo musicale, sarà il bicchiere indorato d’Asprinio e il pensiero vola alle uve maritate, all’Alberata Aversana e al percorso iniziato verso il riconoscimento di Patrimonio Immateriale da parte dell’Unesco.

    L'uva sana di Tenuta Fontana, articolo “Scalinatella longa, longa, longa, Strettulella Strettulella”: l’Alberata Aversana
    L’uva sana di Tenuta Fontana, articolo “Scalinatella longa, longa, longa, Strettulella Strettulella”: l’Alberata Aversana 2022

    L’Alberata Aversana

    In 22 comuni campani troviamo una particolare coltivazione, un legame stretto e indissolubile tra un albero infruttifero, come il pioppo o l’olmo, e la vite: questo tipico allevamento noto come alberata aversana trae le sue origini già in epoca etrusca, periodo in cui si iniziava ad addomesticare la vite.

    La disposizione delle alberate ricalca però molto la centurazione romana, ovvero la suddivisione dei territori agricoli secondo una disposizione ortogonale e questo fa pensare che dobbiamo loro la sua diffusione nel territorio agro-pontino.

    La crescita in verticale, che arriva a 15-20m d’altezza, era dettata principalmente per sfruttare al massimo il suolo in modo da non togliere terreno alla coltura di frutta e cereali. Il tutore vivo offre quindi sostegno alla vite, permettendole di arrampicarsi, di salire verso il cielo e di essere irradiata dai raggi solari.

    Spettacolari e magnifici alla vista questi sistemi di allevamento richiedono però molte energie. Gli uomini che si occupano delle potature, della raccolta dell’uva sono chiamati anche “uomini ragno”, perché grazie a delle scale lunghe e strette, gli scalilli, che sono costruite su misura, si muovono con abilità da una parte all’altra dell’alberata.

    L’altezza dello scalillo è di circa 15-20 m tale da coprire tutta la crescita verticale della vite e la distanza tra i pioli è precisamente la lunghezza della gamba in modo da poter inserire all’interno dell’incavo il ginocchio così da avere le mani libere per poter lavorare.

    Usano dei cesti (fascine) appuntiti in cui mettere le uve che raccolgono in modo da poterle calare con la fune senza che questi si rovescino: impensabile infatti salire e scendere di continuo dallo scalillo. Si potrebbe parlare anche in questo caso di viticoltura eroica dal momento che le energie richieste sono molte.

    Tenuta Fontana un momento di raccolta delle uve in vendemmia
    Tenuta Fontana un momento di raccolta delle uve in vendemmia con le “Fascine” Alberata Aversana

    Se quando Mario Soldati fece il suo viaggio in Campania alla scoperta dei vitigni autoctoni i terreni coltivati ad alberata ricoprivano circa 16.000 ettari, oggi se ne contano circa 32 ettari. Le cause dell’abbandono di tale allevamento sono ovviamente legate alla difficoltà di coltivazione, ma soprattutto all’elevata costruzione edilizia che si è verificata in questi ultimi 50 anni.

    Volontà della Regione Campania è quello di salvare l’alberata aversana, già riconosciuta presidio Slow Food e Patrimonio Immateriale della Regione Campania nel 2019: prossimo step, l’essere inserito come Patrimonio Immateriale da parte dell’UNESCO.

    Calice di Alberata Asprinio Tenuta Fontana
    Calice di Alberata Asprinio Tenuta Fontana

    Ma qual è il vitigno protagonista di tale allevamento?

    È unicamente l’Asprinio d’Aversa che secondo le ultime evidenze del Prof. Scienza non differisce geneticamente dal Greco di Tufo. È coltivato a piede franco grazie alla presenza di territori sabbiosi, ostili quindi alla fillossera, e come suggerisce il nome si caratterizza per un’elevata acidità, che lo rende idoneo anche a una spumantizzazione.

    Tenuta Fontana e Alberata, Asprinio d’Aversa DOC 2019

    Bottiglia e calice Tenuta Fontana e Alberata, Asprinio d’Aversa DOC 2019
    Bottiglia e calice Tenuta Fontana e Alberata, Asprinio d’Aversa DOC 2019

    Oggi nel calice abbiamo Alberata, Asprinio d’Aversa DOC 2019 di Tenuta Fontana.
    L’azienda nasce nel 2009 grazie all’intraprendenza di Mariapia e Antonio Fontana con i genitori Teresa Diana e Raffaele. La grande attenzione verso la loro terra e la voglia di dar rivalsa a quei vitigni autoctoni come l’asprinio, lo sciascinoso e la falanghina li hanno portati ad operare in regime biologico.

    Già dal nome dell’etichetta, Alberata, si ha un richiamo al sistema di allevamento di cui abbiamo parlato precedentemente e in questo caso la produzione deriva da viti del 1800. La vinificazione prevede fermentazione in anfore di terracotta e affinamento in anfora e in acciaio per, rispettivamente, 7 mesi e 6 mesi su fecce fini.

    La veste dorata e brillante ci preannuncia sentori intriganti e complessi. È un susseguirsi di note floreali, fruttate che si rincorrono e che si svelano una dopo l’altra: mimosa, camomilla essiccata, ginestra, tarassaco, pesca gialla sciroppata, albicocca secca, cedro candito, ananas. Una spruzzata di anice stellato e un tocco di miele d’acacia, completano il quadro. La freschezza dell’Asprinio è presente e fa fronte alla morbidezza regalando una chiusura molto lunga.

    Conclusioni

    Tenuta Fontana fa parte di quei produttori che hanno scelto di salvaguardare questo tipo di coltivazione, una coltivazione in cui non si parla di resa per ettaro, ma di resa in Kg per metro quadro per filare, una coltivazione che va salvaguardata per motivi storici e di tradizione, un patrimonio ampelografico.

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito Cantina: https://www.tenutafontana.com/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • Quando le scelte guidano 2022, Cantina Volpi

    Quando le scelte guidano 2022, Cantina Volpi

    Quando le scelte guidano 2022, Cantina Volpi

    Di Elsa Leandri

    Le scelte che ogni persona compie sono tali da permettere la crescita di ogni individuo, tanto da arricchirlo e da dargli gli strumenti per proseguire il proprio cammino. Ogni imprenditore si trova quotidianamente ad affrontare delle scelte che modificheranno l’iter dell’azienda.

    Cantine Volpi è un esempio di scelte lungimiranti tanto da garantire attualmente una produzione di 4 milioni di bottiglie senza però tralasciare l’identità del proprio territorio di origine.

    Colli Tortonesi-Derthona- Timorasso 2019 Cascina la Zerba di Volpedo
    Colli Tortonesi-Derthona- Timorasso 2019 Cascina la Zerba di Volpedo

    Cantine Volpi

    L’azienda, che vede attualmente impegnati Carlo, Laura e Marco (entrato in cantina nel 2020), nasce nel 1914 a Tortona quando Cristina, nonna di Carlo, sceglie d’acquistare un’osteria in centro a Tortona, il Cappello Verde, iniziando la vendita di vino al bicchiere. Nel 1957 viene costruito lo stabilimento di Viguzzolo e cinque anni dopo la sede a Tortona per affinamento e imbottigliamento: dal 2019 è stato dismesso il primo stabilimento e tutta la lavorazione viene accentrata a Tortona in modo da favorire una migliore gestione e ottimizzazione delle risorse.

    Vigne della cantina Volpi
    Vigne della cantina Volpi

    Le scelte da un punto di vista di impianti di produzione vanno di pari passo con scelte di innovazione come nel 1974 quando venne prodotto il Cortese Frizzante Doc- Colli Tortonesi, nel 1978 l’azzardo, che si è rivelato vincente, di produrre vino novello oppure la creazione della linea Era alla fine degli anni ’90, una linea dedicata alla produzione di vino biologico di qualità.

    Ultimo step l’acquisizione nel 2003 di Cascina Zerba a Volpedo, per coronare il sogno del padre di Carlo che vedeva questo territorio ideale per la produzione di Barbera.

    Cascina Colli Tortonesi Derthona Timorasso 2019 in purezza Cascina la Zerba di Volpedo
    Colli Tortonesi Derthona Timorasso 2019 in purezza Cascina la Zerba di Volpedo

    Cascina Zerba

    Nel 2003 quando è stata acquisita questa proprietà era già presente un vigneto impiantato a Barbera ma molto trascurato. Carlo, grazie al consiglio e aiuto dell’enologo Giuseppe Noè, decide di recuperarlo ottenendo degli ottimi risultati tanto da avere numerosi riconoscimenti. Due anni dopo vengono impiantati anche dei filari di timorasso, nella zona individuata più idonea per quest’uva. Attualmente la cantina conta 10 ettari di filari impiantati e di alberi da frutto ed è, dal 2015, convertita a produzione biologica certificata. In degustazione avremo Colli Tortonesi-Derthona- Timorasso 2019, che con l’annata 2017 ha abbandonato l’affinamento in barrique, a favore del passaggio in acciaio.

    Colli Tortonesi-Derthona- Timorasso 2019 Cascina la Zerba di Volpedo

    Giallo paglierino vivace. Il corredo olfattivo elegante evoca profumi di pompelmo, cedro, pera, fiori d’acacia, di ginestra e di zagara, erbette aromatiche (timo e salvia) e un finale di pietra focaia. Il sorso pieno offre una bocca equilibrata e avvolgente dettata da una nota glicerica importante e da una decisa sapidità tale da garantire un lungo finale in bocca.

    Ricetta in abbinamento a questo vino eseguita da Carol Agostini:

    Crema di cipolla e ceci con praline di baccalà mantecato alla veneziana
    Crema di cipolla e ceci con praline di Baccalà mantecato alla Veneziana con granella di nocioline e pinoli tostati

    Ricetta: https://ricette.giallozafferano.it/Baccala-mantecato-alla-veneziana.html


    Ricetta eseguita da Carol Agostini in abbinamento al Timorasso Cantina Volpi
    Ricetta eseguita da Carol Agostini in abbinamento al Timorasso Cantina Volpi

    La ricetta è deliziosamente abbinata per la compensazione di consistenze e requisiti organolettici, in cui tendenza dolce, tostatura si accompagnano con sapidità, morbidezza e acidità.

    Un piatto semplice a vederlo ma complesso e completo nell’esecuzione, in cui la masticazione trova esaltazione tra molle, morbido e croccante.

    Un gioco senza fine di emozioni, tra sorsi e praline che si mescolano alla cremosità della vellutata.

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito Cantina: https://www.cantinevolpi.it

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022

    A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022

    A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022

    Di Elsa Leandri

    Quanto gli insegnamenti dei nonni si ripercuotano in noi stessi è incredibile: piccole attitudini e atteggiamenti iniziano a farsi strada, senza che ce se ne renda conto, diventando parte integrante di noi stessi e del nostro essere.

    A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.
    A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.

    Questo è quello che è successo a due dei 3048 abitanti del piccolo comune di Volano, situato nell’alta Vallagarina in provincia di Trento ( dato del 31 dicembre 2017).

    I protagonisti di oggi sono i fratelli Matté, Bruno e Michele.
    Proprio nel 1987, quando nasce il primogenito Bruno, il padre Marco decide, a causa della crisi nel settore, di chiudere l’azienda agricola, fondata nel 1946 dal bisnonno e conosciuta con il nome Azienda Agricola Mario Matté. La terra però non viene abbandonata ma anzi si continua, per tutti questi anni, a conferire l’uva e le mele alle cooperative sociali. Nel 1990 nasce il fratello Michele.

    Matté Calice Mener, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.
    Matté Calice Mener, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.

    L’infanzia dei due bambini si svolge a Volano, in alta Vallagarina. I giochi nei campi e nei boschi, le corse e le cadute su quella terra che sa di mela e di vite riempiono le loro giornate e quando tornano a casa non mancano le storie di nonno Fabio.

    I racconti di quando l’uva raccolta non andava alle cooperative, ma veniva vinificata in azienda e la vista di alcune bottiglie prodotte negli anni addietro dall’azienda di famiglia, fanno sognare i giovani Matté.

    Mi piace pensare che i due fratelli, dopo un racconto del loro nonno durante una notte in cui non riuscivano a dormire, si siano promessi che avrebbero dato nuovamente vita a quell’azienda vitivinicola e avrebbero prodotto le loro proprie bottiglie, così come aveva incominciato a fare il loro bisnonno subito nel dopoguerra.

    Matté calice Avell, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.
    Matté calice Avell, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.

    Durante l’adolescenza cominciano, quasi per gioco, le loro prime sperimentazioni di vinificazione. La passione di Bruno e Michele è talmente forte che proseguono i loro studi nel prestigioso Istituto Agricolo San Michele all’Adige.

    Il 2017 è l’anno decisivo: ripuliscono la cantina, rimettono le vasche di cemento in uso e, nel 2019, parte la loro nuova avventura familiare con la produzione di tre etichette e con il nome Azienda Agricola Matté.

    La promessa che si erano fatti è finalmente realtà!

    La scelta del simbolo per identificare la cantina non è casuale: una “emme” stilizzata, che ruotata di 90 gradi si trasforma in un bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno (personalmente preferisco la seconda opzione e che sia riempito di vino!) con tre cerchi di tre colori diversi per simboleggiare sia le tre tipologie prodotte (rosso, rosato e bianco), ma anche le tre generazioni che rivivono in questa nuova avventura.

    Le degustazioni

    In degustazione abbiamo tre delle loro quattro etichette: un bianco, Avell 2019, e i due rossi Krèa 2019 e Menér 2019. Non abbiamo avuto l’occasione di poter degustare il loro rosato Fiorir de Soreie a base di Cabernet, il cui nome fa pensare al tramonto che si riverbera sulle Dolomiti: dovremo aspettare l’anno prossimo!
    Ogni etichetta ha un suo significato e rimanda a caratteristiche territoriali e storiche: scoprirle, come vedrete, è molto affascinante.

    Matté calice di Avell, Matté Calice Mener, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.
    Matté calice di Avell, Matté Calice Mener, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.

    Avell

    Avell rende omaggio al loro paese in quanto, secondo una delle teorie di toponimia, sembrerebbe che il nome Volano derivi dal latino avellana nux tale da indicare il noceto, “l’avellaneto”. A ragion di cronaca, tale ipotesi è però meno fondata rispetto al far collegare il nome a Avonland (presso l’acqua) facendo quindi riferimento ai numerosi corsi idrici che percorrono il territorio volanese.

    Fatto è che il nosiola, come si dice in Vallagarina, unico protagonista di questo vino, regala un corredo olfattivo ampio che spazia dai sentori freschi di pera, carambola, limone, mughetto e gelsomino a note speziate di pepe bianco e vegetali di salvia, menta e lemongrass per poi chiudere con una nota di nocciola che si manifesta sempre di più man mano che la temperatura aumenta nel bicchiere. L’impatto in bocca è deciso e vibrante con un finale lungo. Grande armonia tra le tre fasi della degustazione che porta a apprezzare appieno il nosiola nella sua tipologia.

    Matté Krea calice, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.
    Matté Krea calice, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.

    Krea

    Il primo vino rosso in degustazione è Krea 2019, Vallagarina Rosso IGP. In questo caso si fa riferimento proprio al territorio di Ziresi, zona vocata tra Isera e Volano alla coltivazione di marzemino e ricca di argilla, che in Trentino viene identificata con il nome di “crea”. Si deve avere tempo per lasciarsi trasportare dai profumi che questo manto carminio vivace sprigiona: l’iniziale nota vegetale si arricchisce di balsamicità, prugna, ciliegia ribes rosso e viola con echi di cuoio e cioccolato fondente.

    Il sorso è pieno e sorretto da freschezza e sapidità tale da richiamare una sella di coniglio con salsa di mirtilli magari accompagnata dai versi del Don Giovanni di Mozart “Versa il vino. Eccellente marzemino!” ( atto II Scena XIII)

    Matté Calice Mener, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.
    Matté Calice Mener, A Volano i fratelli Matté volano: una nuova storia familiare 2022.

    Menèr

    E concludiamo il nostro percorso con Mèner 2019, Vigneti delle Dolomiti IGP. Qualcuno si potrebbe aspettare l’etimologia legata ad un termine trentino, ma in realtà è la desinenza del vitigno carmenere: sull’etichetta leggiamo Cabernet ma come ben sappiamo in passato il Carmenere è stato spesso confuso in Italia con il Cabernet Franc, tanto da essere chiamato Cabernet Franc Italiano. Nel bicchiere abbiamo quindi un concerto di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Carmenere coltivati nella zona di Praolini in piena esposizione così da permettere una maturazione ottimale delle uve.

    Il preludio vegetale regala i classici sentori di peperone arrostito e una nota mentolata. La sinfonia si compone da note fruttate, floreali e dolci note speziate. In bocca il tannino è ancora scalpitante ed è necessario ancora dell’affinamento in bottiglia affinché tutti gli strumenti trovino la loro perfetta armonia.

    Uno sguardo al futuro

    Se Bruno e Michele ad oggi stanno dimostrando di saper mettere in pratica gli insegnamenti acquisiti in famiglia e le innovazioni che derivano nel loro percorso formativo con ottimi risultati, di certo sono decisi a proporci altri esperimenti.

    La vibrante acidità del Nosiola spinge naturalmente verso una sua spumantizzazione e i due fratelli hanno ben colto questa potenzialità. La realizzazione di Trento Doc, ma anche di un uvaggio di Chardonnay, Sauvignon e Pinot Bianco o la vinificazione di Pinot Nero in purezza sono alcuni dei progetti che dovrebbero vedere il giorno nel prossimo futuro e che noi aspetteremo pazientemente.

    Riflessione conclusiva

    Sono sicura che se Mario, il loro bisnonno, tornasse a calpestare la terra tra i vigneti sarebbe molto fiero di questi due ragazzi e di quello che stanno costruendo con grande passione.

    Di Elsa leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito Cantina: https://www.aziendagricolamatte.it/#it

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano

    Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano

    Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano

    Di Elsa Leandri

     

    Degustazioni dello stesso vino in momenti diversi

    Nel 28 maggio 2019 si è tenuta la degustazione presso la Camera di Commercio di Pisa “La DOC Terre di Pisa: il Rosso e il Sangiovese nelle nuove annate”, condotta da Antonio Boco.

    Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano
    Il vino rosso da sangiovese è una passione intensa che racconta territori da scoprire come Ceppatella 2013 terre di Pisa Sangiovese DOC di Fattoria di Fibbiano

    In quell’occasione abbiamo avuto la possibilità di avvicinarci a questa denominazione e di degustare vari vini significativi tra cui Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese DOC di Fattoria di Fibbiano. Andiamo a vedere come si è evoluto oggi dopo altri tre anni in bottiglia.

    Terre di Pisa Doc

    1885…
    Il periodo in cui si incomincia a sviluppare la viticoltura nel pisano è legata al popolo etrusco che ha addomesticato la vite, con i sistemi ad alberata, ovvero usando tutori vivi. L’importanza di tale territorio trova spazio durante i secoli tant’è che nel 1885 viene organizzata la prima fiera di Vini e Oli pisani.

    2011…Terre di Pisa

    Dobbiamo tuttavia aspettare il 2011 per vedere la nascita della Doc Terre di Pisa Rosso (composto da Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon e Syrah soli (min 70%) o insieme ad altri vitigni) e della Doc Terre di Pisa Sangiovese (min 95%). La denominazione abbraccia 16 comuni che si estendono nell’areale a sud di Pontedera comprendendo anche la zona di San Miniato.

    Terreno

    Da un punto di vista geologico siamo in presenza di suoli franco-argillosi e franco-limosi e non è raro trovarvi dei fossili marini, dato che, in epoca pliocenica, questo territorio era completamente sommerso dal mare. La vicinanza del mare svolge, inoltre, un ruolo molto importante in quanto regala delle brezze che accarezzano i vigneti favorendo una corretta maturazione delle uve ed evitando il rischio dello sviluppo di patogeni.

    2018…Tre tipologie

    Il consorzio, fondato nel 2018, ha mosso i primi passi già nel 2019 per far rientrare altre tre tipologie quali il Terre di Pisa Vermentino, Terre di Pisa Bianco e Terre di Pisa Rosato, ma la strada sembra ancora lunga.
    La volontà dei 15 produttori sul territorio pisano è quella di affermarsi rispetto alle altre denominazioni presenti in Toscana, per sottolineare come la vicinanza del mare riesca a favorire un’espressione diversa di quel vitigno simbolo della Toscana: il Sangiovese.

    2019…Torre pendente di Pisa

    È proprio nel maggio 2019 che abbiamo avuto l’occasione di partecipare a una degustazione condotta da Antonio Boco in quella città nota in tutto il mondo per la sua Torre Pendente, la stessa Torre che è diventata simbolo del Consorzio.

    Fattoria di Fibbiano

    Tra le varie aziende che proponevano i loro vini in degustazione, vi era Fattoria di Fibbiano.
    L’azienda è a Terricciola, dove la famiglia Cantoni si dedica alla produzione di vino, tra le colline di Pisa e di Volterra, dal 1997. Tra i vari vini da loro prodotti c’è un Sangiovese Terre di Toscana, che va sotto il nome di Ceppatella, un sangiovese in purezza ottenuto da uve centenarie anche pre-filosseriche, impiantate su una faglia drenante, su un’ antica barriera corallina.

    Andiamo ora a valutare come si è evoluto questo vino dal 2019 al 2022.

    Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano
    Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano

    Degustazione 2019: Rosso rubino vivace. Profumi di frutta fresca rossa e nera e di viola e rosa accarezzano le narici. In chiusura una nota vegetale che richiama il sottobosco e una leggera speziatura. In bocca bella freschezza, ma soprattutto una nota sapida impattante che spinge una lunga persistenza.

    In Degustazione la bottiglia di Ceppatella 2013

     

     

    Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano
    Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano

    Degustazione 2022: Rosso carminio trasparente e vivace. La frutta è diventata matura e si declina sempre nella versione rossa (lampone, ciliegia) e nera (mora, prugna) e insieme ai fiori di iris e viola caratterizzano il vitigno.

    La speziatura di vaniglia si arricchisce di note empireumatiche di tabacco biondo, cioccolato al latte e cuoio, segno di un legno ben integrato e in evoluzione.

    Una decisa nota calorica e un tannino non invadente vengono sorretti da una bella acidità e sapidità. Lunga persistenza con richiami di frutta matura.

    Bicchiere di Ceppatella 2013 Terre di Pisa Sangiovese Doc di Fattoria di Fibbiano

    Nonostante che siano passati tre anni e si possa verificare un’evoluzione a livello olfattivo, l’impatto in bocca ci suggerisce ancora una buona potenzialità d’invecchiamento. Speriamo di avere la possibilità di degustarlo nuovamente nel 2025 per vedere come cresce questo ragazzo.

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola

    Sito Cantine: https://www.fattoria-fibbiano.it/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

    Sito Consorzio: https://www.viniterredipisa.com/

  • La Deontologia nel produrre vino 2022

    La Deontologia nel produrre vino 2022

    La Deontologia nel produrre vino 2022.

    Di Elsa Leandri

    Avreste mai immaginato di parlare di deontologia nel vino? sarebbe irreale pensare che il senso del dovere sia lontano dal mondo enologico.

    Anche in questa pratica ci vuole un “codice deontologico”, che ogni produttore dovrebbe applicare. Per fortuna esistono già molte realtà che se ne sono dotate, addirittura Donatella Quaroni, proprietaria della Tenuta Borgolano in Oltrepò Pavese, ci crede così tanto che ha dedicato ben due etichette a questo termine: Dhéon Brut e Dhéon Extra Dry.

    Cos’è la deontologia?

    Se apriamo l’enciclopedia Treccani e andiamo sotto la voce Deontologia troviamo la seguente definizione “[comp. del gr. (τό) δέον -οντος «il dovere» e -logia]. – Termine filosofico coniato, nella forma ingl. deontology, da J. Bentham (1748-1832) per designare la sua dottrina utilitaristica dei doveri, passato poi a indicare lo studio (empirico) di determinati doveri in rapporto a particolari situazioni sociali.”

    J. Bentham è stato quindi il primo a coniare questo termine per mettere l’accento su ciò che è giusto e conveniente fare in ogni occasione. Tale pensiero è stato ripreso dal suo contemporaneo I. Kant secondo il quale è necessario seguire una serie di principi stabiliti da un sistema etico che dipenda da una logica inconfutabile volta a stabilire la differenza tra bene e male, non curandosi delle conseguenze delle azioni ma unicamente che l’azione in se stessa sia morale.

    A. Schopenhauer, altro filosofo che si occupò del concetto di deontologia, dissente dalla visione kantiana in quanto afferma che il dovere ha senso solo se in relazione a una promessa di premio o alla minaccia di un castigo.

    Se questa è la visione filosofica, passiamo ora a definire che cosa si intende per codice deontologico nella realtà di una professione, qualsiasi essa sia. In questo caso facciamo riferimento all’insieme delle regole comportamentali che devono essere seguite dai professionisti in modo da non ledere la salute o la dignità degli altri. Si pensi per esempio al codice deontologico dei medici, farmacisti, chimici o avvocati. Anche il mondo vitivinicolo è legato a norme e doveri che devono (dovrebbero) essere necessariamente rispettati.

    La Deontologia nel produrre vino 2022 Tenuta Borgolano
    La Deontologia nel produrre vino 2022 Tenuta Borgolano

    Deontologia nel vino

    In passato non sono mancate situazioni in cui questi principi siano venuti meno, basti pensare per esempio al caso del 1986 che determinò la morte di ben 23 persone nonché a situazioni ancora attuali di contraffazione di vino, come nel 2020 la produzione di bottiglie di Sassicaia, Brunello di Montalcino e Bolgheri falsificate e vendute in Cina o al recente episodio che ha visto protagonista la creazione di un fittizio Château bordolese, Château Shunyilifei, che dichiarava in etichetta di aver addirittura ceduto, in seguito a una contesa giudiziaria del 1758, 15 ettari al celeberrimo Château Lafite Rothschild.

    Per fortuna molti viticoltori si demarcano da queste situazioni e affermano con forza il loro rispetto per le regole. Donatella Quaroni, proprietaria della Tenuta Borgolano, ne è un esempio tanto che ha dedicato due delle sue bottiglie proprio alla “deontologia”.

    Donatella Quaroni e Tenuta Borgolano

    Alcuni vini di Tenuta Borgolano di Donatella Quaroni
    Alcuni vini di Tenuta Borgolano di Donatella Quaroni

    Donatella è figlia del territorio dell’Oltrepò Pavese. Lei, fiera del soprannome che le è stato dato da Paolo Brera, Donna Bonarda, si definisce come una persona cocciuta, rigorosa e precisa, condizioni necessarie per poter fare un lavoro attento in cantina e per poter ottenere delle soddisfazioni.

    Bollicine di Pinot Nero Metodo Martinotti Tenuta Borgolano
    Bollicine di Pinot Nero Metodo Martinotti Tenuta Borgolano

    Nel 1992 prende le redini dell’azienda di famiglia, nata nel 1903, a Montescano in Provincia di Pavia e la nomina Tenuta Borgolano, il cui nome deriva dal nome del posto, Burlan in dialetto.

    I nonni di Donatella hanno iniziato questa avventura, coltivando la vite e vendendola, ma è stato suo padre che ha iniziato a proporre il loro vino in città importanti quali Milano e Pavia, diventando così da conferitori a imbottigliatori e commerciali.

    Metodo Martinotti Brut e ExtraDry prodotti da Tenuta Borgolano di Donatella Quaroni
    Metodo Martinotti Brut e ExtraDry prodotti da Tenuta Borgolano di Donatella Quaroni

    Non è stato facile seguire le orme del padre.

    Donna in un mondo di uomini. La sua tenacia è stata tale da portare l’azienda dai 2,5 ettari ai 30 ettari attuali, con un potenziale di produzione di 100.000 bottiglie.

    Il nome d’ogni sua etichetta, in cui protagoniste indiscusse sono le iniziali del suo nome e di quello di Sara, sua figlia, vogliono in un certo senso essere una rivalsa e un’affermazione del loro essere donne del vino, nonostante tutto e nonostante tutti, perché alla fine sono proprio il rigore e la perseveranza che pagano.

    La degustazione

    Ultimamente c’è voglia di riaffermare il territorio dell’Oltrepò Pavese a livello nazionale e internazionale e nel Pinot Nero è stato individuato la chiave per dare nuovamente credibilità a questo territorio, come si evince dal gruppo “Oltrepò – Terra di Pinot Nero”, composto da 23 viticoltori, che si sono riuniti a Milano nel gennaio 2022 per condividere con Armando Castagno, grande esperto di Borgogna e di Pinot Nero, questa visione.

    Donatella, pur non rientrando attivamente in questo movimento, ha comunque scelto di proporci un focus su questo vitigno chiave che declina sia nella versione novello che spumante metodo Martinotti.

    Sarai vino di Tenuta Borgolano
    Calice di Sarài, vino rosso di Tenuta Borgolano di Donatella Quaroni

    Sarài 2021 Vino Novello IGT Provincia di Pavia- 100% Pinot Nero
    Le uve provenienti da viti giovani, impiantate nel 2018, si trovano nel comune di Montescano proprio in posizione attigua alla cantina, laddove vi era un vigneto di uve miste che è stato eradicato a causa di frane che minacciavano la struttura.

    I lavori di drenaggio e di re-impianto di nuove viti con cloni di Pinot Nero ambivalenti per la vinificazione in bianco e in rosso danno luce per la prima volta nel novembre del 2021 a questo vino, dedicato alla figlia Sara, in cui il 40% delle uve hanno subito macerazione carbonica.

    Foto calice vino rosso Sarài, esame visivo
    Foto calice vino rosso Sarài, esame visivo

    Rosso carminio vivace con riflessi purpurei. L’impatto olfattivo è molto elegante e offre note di rosa fresca, fragoline di bosco e arancia sanguinella con echi di nepitella e menta.

    In bocca la decisa freschezza regala un sorso appagante ideale per accompagnare un tagliere di salumi e schita , tipica “frittella” dell’Oltrepò Pavese.

    Dhéon Brut di Tenuta Borgolano Metodo Martinotti
    Dhéon Brut di Tenuta Borgolano Metodo Martinotti

    Dhéon Brut -Metodo Martinotti- 100% Pinot Nero

    Le uve della vendemmia del 2020 provengono dal comune di Santa Maria della Versa, in cui si ha un terreno argilloso calcareo con affioramenti di roccia madre. La permanenza sulle fecce in autoclave è di 3 mesi.

    Paglierino vivace con riflessi dorati in cui i treni di bolle, che si susseguono, regalando un ottimo impatto visivo,

    Calice Dhéon Brut Bollicina italiana dell'Oltrepò Pavese
    Calice Dhéon Brut Bollicina italiana dell’Oltrepò Pavese

    permettono al mughetto e al gelsomino di emergere.

    La frutta fragrante spazia dalla più comune pesca fino ad arrivare ad agrumi come lime e a frutta esotica come il mango.

    Freschezza e sapidità sorreggono il dosaggio zuccherino e la bocca viene avvolta da un richiamo di zenzero. Ideale come aperitivo ma anche per accompagnare un pesce San Pietro all’i-

    Dhéon ExtraDry di Tenuta Borgolano Donatella Quaroni, Metodo Martinotti
    Dhéon ExtraDry di Tenuta Borgolano Donatella Quaroni, Metodo Martinotti

    solana.

    Dhéon Extra Dry- Metodo Martinotti- 100% Pinot Nero

    Protagonista di questo spumante è il Pinot Nero della vendemmia 2015 proveniente sempre dal comune di Santa Maria La Versa.

    In questo caso siamo di fronte a un metodo Charmat lungo con 9 mesi di permanenza sulle fecce in autoclave.

    Calice di Dhéon ExtraDry, numerose bollicine dorate
    Calice di Dhéon ExtraDry, numerose bollicine dorate

    Le bollicine numerose e fini riempiono il calice dorato, da cui fuoriescono delicati sentori di pera e mela, kumquat, fiori di campo, noce moscata e cannella.

    Bell’impatto in bocca con una decisa sapidità e con un finale di mandorla tostata da provare con canapè di salmone affumicato.

     

     

    La Donna Bonarda si starà forse tramutando in Donna Pinot Nero, regalandoci in un futuro anche un metodo classico?

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito Cantina: https://www.tenutaborgolano.com/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • Le numerose vite del Monastero d’Astino 2022

    Le numerose vite del Monastero d’Astino 2022

    Le numerose vite del Monastero d’Astino 2022

    Di Elsa Leandri

     

    Siamo nella valle di Astino, nel parco regionale dei Colli di Bergamo. Chi conosce la zona saprà sicuramente che qui sorge il monastero di Astino che fu fondato nel 1107. Oggi questo luogo accoglie un progetto agro-naturalistico e addirittura una cantina vitivinicola: Cascina del Ronco.

    Il Monastero d’Astino

    Il Monastero d’Astino fu fondato nel 1107 grazie alle donazioni di reputati notabili bergamaschi per favorire l’insediamento dei Vallombrosani a Bergamo. La comunità dei monaci benedettini vallombrosani vede la sua origine all’inizio degli anni mille a opera di san Giovanni Gualberto e la sua forza era quella di essere contraria alla simonia (acquisizione o vendita di un bene spirituale), alla corruzione e alla mondanità della Chiesa. La diffusione dei loro centri monastici si concentrò principalmente nell’Italia centro-settentrionale e nella fattispecie anche vicino a Bergamo, città in cui il vescovo Arnolfo si era macchiato anch’esso di simonia e quindi fu scomunicato.

    1403 e 1600 due date importanti

    Lo sviluppo e l’ampliamento del monastero proseguì durante i secoli, ma all’inizio del Trecento entrò in una fase di declino, tanto da diventare “commenda” nel 1403: questo portò ad alti e bassi, favorendo comunque l’allargamento della stessa struttura monastica.

    Gli anni difficili non sono terminati: nel 1600 si diffonde la peste che non risparmia i monaci (se ne contano solo 11 nel monastero nel 1659) e dopo un secolo si ha il distaccamento del monastero dalla Congregazione di Vallombrosa; nel 1797, per prescrizione di Napoleone, infine, viene soppresso e i suoi beni vengono assegnati all’Ospedale Civile di Bergamo.

    Finisce in questo modo la storia ecclesiastica, ma queste mura saranno teatro di nuovi avvenimenti: nel 1832 diventa infatti un ospedale psichiatrico, accogliendo inizialmente 195 malati. La gestione era innovativa in quanto sposava il modello della “cura morale” applicata dall’alienista francese Philippe Pinel, il che implicava di rendere “più umana e meno repressiva la cura dei folli”: separazione tra uomini e donne, via alle catene di ferro (sostituite con quelle di cuoio) e via alle camicie di forza. (rif. Quaderni di archivio bergamasco 12/13 2018-2019, Fenili, C., 120-123).

    Con l’apertura dell’Ospedale Neuropsichiatrico Provinciale di Bergamo nel 1892 i pazienti vengono trasferiti e il vecchio monastero venne utilizzato per scopi agricoli. Dal 2007, grazie alla fondazione MIA, sono stati realizzati un completo recupero e un restauro con l’apertura dell’ex-complesso monastico nel 2015.

    I terreni agricoli dell’ex monastero sono rientrati in un progetto agro-naturalistico che vede una parte delle terre coltivate a vigneto. La gestione di tali vigneti è affidata alla Cooperativa Sociale Oikos.

    La Cooperativa Sociale Oikos

    Nata nel 2000, Oikos, cooperativa sociale di tipo B, si occupa dell’inserimento lavorativo di disabili adulti o affetti da patologie psichiatriche. Questo percorso avviene tramite il lavoro che è legato principalmente al lavoro della terra, in modo da offrire la possibilità di reinterpretare la realtà in cui vivono.

    La gestione del vigneto dell’ex monastero di Astino rientra in questo progetto e offre dei prodotti vitivinicoli biologici che vengono commercializzati con il nome della cantina “Cascina del Ronco”.

    Le numerose vite del Monastero d’Astino 2022
    Le numerose vite del Monastero d’Astino 2022 Elsa Leandri

    Oltre a numerose IGT come Merlot della Bergamasca o Riesling della Bergamasca, la Cascina produce anche due denominazioni: Valcalepio del Ronco Doc e Cuore Valcalepio Rosso Doc che andremo a degustare.

    Degustazione

    Del Ronco Valcalepio Rosso DOC 2017 di Elsa Leandri
    Del Ronco Valcalepio Rosso DOC 2017, articolo: Le numerose vite del Monastero d’Astino di Elsa Leandri

    Del Ronco Valcalepio Rosso Doc 2017

    (60% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot)
    Il calice viene adornato da un carminio vivace e impenetrabile.

    Il ventaglio olfattivo si apre con della frutta a bacca rossa e nera: lampone, ciliegia, more e mirtillo si susseguono per lasciare spazio a rosa e a violetta e un richiamo ad una nota vegetale, quasi balsamica.

    La nota alcolica viene sorretta da una buona freschezza e il tannino tenace ci assicura un vino che avrà qualcosa da raccontarci anche nei prossimi anni.

     

    Cuore Valcalepio Rosso DOC 2016 Elsa Leandri
    Cuore Valcalepio Rosso DOC 2016 Elsa Leandri

    Cuore Valcalepio Rosso Doc 2016

    Ritroviamo lo stesso uvaggio (60% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot), ma in questo caso il vino sosta in tonneau di rovere da 500 L e in barrique per 18 mesi a cui segue una sosta in bottiglia di ulteriori 18 mesi.

    In questo caso il carminio diventa meno impenetrabile e il naso si sposta su una frutta più matura, quasi in confettura, e su fiori essiccati.

    Le note di cuoio, tabacco, cioccolato e ruggine completano il quadro olfattivo. L’impatto in bocca è piacevole e si prolunga con un lungo richiamo di frutta scura.

    Riflessioni conclusive

    È bello pensare che questo ambiente accolga nuovamente i principi dell’”ora et labora” e della “cura morale”: si direbbe che questa nuova vita sia la crasi delle vite precedenti di questo luogo.

    Il percorso è ancora lungo e questo, la fondazione MIA e la cooperativa Oikos, lo sanno bene: non mancano continue iniziative e infatti la produzione vitivinicola si è ampliata alla fine del 2021 con uno spumante rifermentato in bottiglia a base di Incrocio Manzoni 6.0.13 che prende il nome di “Sei Spumante Pas Dosé”.

    Di Elsa Leandri

     

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito Cantina: http://www.consorziolacascina.com/

    Sito Cooperativa. https://www.oikoscoop.it/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/