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    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024

    2024 ALBANIA: LA KANTINA BALAJ E IL PROGETTO SEB WINERY (1 PARTE)

    di Cristina Santini

    Sebbene non sia ampiamente conosciuta a livello internazionale come altre nazioni vinicole, l’Albania vanta in realtà una delle più antiche tradizioni di produzione del vino al mondo, risalente addirittura all’età del bronzo, circa 3.000 anni fa.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Situata nell’antica regione degli Illiri, il territorio ha ospitato un fiorente settore vitivinicolo già molto prima dell’espansione dell’Impero Romano, il quale contribuì ulteriormente alla sua crescita e sviluppo. Tuttavia, durante i lunghi secoli di dominio ottomano, questo importante comparto produttivo subì un drastico declino, dovendo attendere la dichiarazione di indipendenza del 1912 per poter conoscere una vera e propria rinascita, con un incremento della superficie vitata che arrivò a toccare i 15.000 ettari. Nonostante ciò, nel corso della sua storia millenaria, il Paese ha dovuto affrontare numerose alterne vicende che hanno portato il settore enologico a sperimentare più volte momenti di recessione e crisi, prima di riuscire a risollevarsi e riaffermarsi come una delle nazioni vinicole più antiche dell’intero Vecchio Continente.

    Nel 1933, la devastante epidemia di fillossera ha gravemente danneggiato i vigneti di gran parte del mondo, compresa l’Albania. L’industria è stata messa in ginocchio, con interi appezzamenti di vigneti spazzati via. Poi, all’indomani della seconda guerra mondiale, seguì un lungo periodo di ripresa e crescita, mentre il paese lavorava per ricostruire le sue capacità di produzione vinicola.

    E’ stato solo con la parziale privatizzazione delle proprietà terriere in seguito alla caduta del regime di Enver Hoxha che l’industria vinicola ha potuto riguadagnare la sua posizione e iniziare a riaffermare il suo ruolo. Oggi l’Albania vanta oltre 26.000 ettari di vigneti e il settore è tornato a essere in ascesa.
    Questa rinascita è dovuta in gran parte a un afflusso di investimenti esteri e al sostegno dei programmi di finanziamento dell’Unione Europea.
    Tuttavia, forse il fattore più importante è l’immenso orgoglio e la determinazione del popolo albanese nel valorizzare le caratteristiche del proprio terroir attraverso la produzione di vini di grande qualità. Il futuro della viticoltura appare luminoso, poiché questo settore resiliente continua a risorgere dalle sfide del passato.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Oggi la sfida più importante è quella di convincere i ristoranti e gli alberghi albanesi a proporre i vini locali.
    Circa una trentina sono le cantine che producono vino, molte delle quali gestite da imprenditori albanesi che hanno avuto l’opportunità di studiare e fare stage in diverse parti d’Italia. Forti di questa preziosa esperienza maturata all’estero, questi giovani viticoltori stanno ora mettendo in pratica le loro competenze per dar vita a vini autenticamente albanesi, che riflettono la ricchezza e la diversità dei terroir locali.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Una di queste realtà di successo è la Kantina Balaj di Mifol, nel Distretto di Valona, che abbiamo avuto il piacere di visitare durante il nostro soggiorno estivo in questa meravigliosa terra dalle mille sfaccettature. Qui abbiamo apprezzato da vicino l’impegno e la passione di un vignaiolo determinato a valorizzare il patrimonio enologico del suo Paese e a farlo conoscere e apprezzare non solo sul suo territorio ma anche fuori dai confini nazionali.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Artan Balaj ci racconta che dopo 17 anni in Italia è tornato in Albania per avviare quello che è sempre stato il suo sogno: fare vino nella sua Patria. “Quando ero in Italia avevo già la convinzione di avere una grande terra, tutte le premesse che avevo in mente sono divenute realtà con grandi risultati direi. Il nostro lavoro, facendo biologico e naturale, ha portato a grandi sfide ma anche a grandi soddisfazioni. Ci dà tanta speranza per continuare su questa strada, penso che con la natura che ci circonda e il territorio che abbiamo ci aspettano grandi cose in futuro.”

    Ad un certo punto della storia, nel 2021 nasce il progetto SEB winery – Vlore, insieme a Vincenzo Vitale di Ais Club Albania e Daniela, guidato dal sogno di produrre vini che ricordino il passato.

    Vincenzo ci racconta il progetto: “Stiamo cercando di fare una linea di vini per il mercato internazionale, quindi un pò per tutta l’Europa, compresi i Paesi asiatici e gli Stati Uniti. Siamo pronti, abbiamo fatto delle degustazioni per vedere se il vino può piacere. Abbiamo portato avanti questo lavoro non perché i vini della Cantina Balaj non siano buoni.

    I vini di questa cantina hanno una territorialità, una produzione locale che rispetta il gusto degli albanesi legato soprattutto ad un’alcolicità importante, a vini complessi, strutturati, tannici, per cui Artan ha costruito la Cantina per vendere in Albania questa tipologia di vini. Quando poi ha cominciato a capire che ci poteva essere un mercato all’estero e ho cominciato ad insistere, sono subentrato facendo un piccolo investimento cercando di portare avanti il progetto Seb al di fuori dell’Albania con varietà esclusivamente autoctone, ma soprattutto con vini più facili da bere, più gastronomici, con un tannino non troppo invadente, con una grande freschezza perché il vino in qualche modo deve rinfrescare la bocca, con un corpo medio. Insomma vini che vanno bene a livello gastronomico con diversi piatti.”

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Difatti, la sera successiva alla nostra visita, abbiamo partecipato all’evento-cena organizzato dalla Cantina Balaj e Seb Winery con il Ristorante Bujar di Valona, di cui vi parlerò nella seconda puntata, dove abbiamo avuto la certezza di quanto appena descritto: vini freschi, di bassa alcolicità, versatili e rossi di 12,5/13 gradi abbinati piacevolmente al pesce. Quindi l’idea è quella di arrivare alla maggior versatilità con prodotti di bassa alcolicità dai risultati soddisfacenti come abbiamo potuto appurare.

    Ma facciamo un passo indietro.

    La Cantina di produzione si trova all’interno di un tunnel, un tempo abbandonato e ristrutturato negli anni da Artan, scavato dagli italiani nel 1928 e utilizzato per far passare il treno che trasportava la ghiaia dal fiume. La temperatura costante di 12°C tutto l’anno al suo interno è una sfida significativa, soprattutto per i vini naturali, data la posizione remota della galleria rispetto alla residenza e la mancanza di controllo delle temperature. Ci troviamo in un’azienda che produce 20000 bottiglie l’anno in dieci etichette dai disegni veramente accattivanti.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, cantina
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, cantina

    I sette ettari di vigneti, dislocati in vari punti sulle colline di fronte alla baia di Valona, a due passi dal mare Adriatico e dalle splendide saline naturali, affondano le radici in terreni di origine alluvionale, sabbiosi e ciottolosi.
    Alcune di queste piante sono ancora allevate ad alberello con delle rese bassissime, tra i 20 e i 40 quintali per ettaro.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne

    Durante la nostra visita, abbiamo avuto a disposizione una vasta gamma di campioni provenienti da diversi affinamenti che ci hanno lasciato molto colpiti dall’eccezionale lavoro svolto qui. In prima linea c’e lo Shesh i bardhe, un vitigno autoctono a bacca bianca che è il più coltivato nell’Albania centrale, originario del villaggio di Shesh vicino a Ndroqi, nella periferia della capitale Tirana.

    Quest’uva così versatile mostra una notevole acidità e potenziale di invecchiamento, favorevole all’impiego di una vasta gamma di tecniche per esaltarne la piena espressione, dalle lunghe macerazioni sulle bucce alla maturazione in una varietà di recipienti tra cui acciaio, cemento, anfora e rovere.
    Abbiamo avuto la fortuna di degustare l’intero spettro delle interpretazioni di questo vitigno, che ci hanno offerto una prospettiva unica, che si trattasse della mineralità tesa della versione non invecchiata, della sontuosa consistenza impartita dal tempo passato in anfora o della complessa stratificazione di sapori ottenuta attraverso l’uso giudizioso del rovere francese.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne

    Oltre al fiore all’occhiello Shesh i bardhe, abbiamo anche assaggiato una serie di altri vitigni autoctoni e internazionali che hanno ulteriormente messo in mostra la diversità del patrimonio viticolo albanese. È stato entusiasmante approfondire questo interessante programma enologico e assistere in prima persona alla passione e all’abilità che si celano in ogni bottiglia.

    Di seguito, raccontiamo un breve riepilogo di tutti i calici degustati. Per quanto fosse necessario menzionarne solo alcuni, abbiamo ritenuto doveroso descrivervi ognuno di essi, poiché abbiamo voluto evidenziare la loro eccellente qualità e il notevole impegno profuso in questi anni.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Lagune 2023 è l’autentica espressione del territorio miscelando tre vitigni: Shesh i Bardhë, Debinë bianca di Përmet e Pulës di Berat, le cui uve sono allevate intorno alla cantina di Mifol.
    Questo vino è realizzato senza l’aggiunta di solforosa e con un processo di fermentazione spontaneo, rinunciando alla filtrazione e optando per un periodo di maturazione per ora di tre mesi in vasche di cemento appositamente progettate. Questi recipienti presentano un interno a forma di uovo che crea un delicato vortice circolare, imitando il processo naturale del batonnage. Le pareti lisce dei serbatoi riducono al minimo l’attrito, consentendo al vino di invecchiare con grazia e sviluppare un profilo complesso e stratificato.

    Sia all’olfatto che al palato, presenta un’abbondanza di frutta candita e spezie coltivate in montagna, con una gradazione alcolica di 12% e un’acidità vibrante e purificante che persiste a lungo dopo ogni sorso. La natura tonica e persistente del vino evoca l’aroma fresco e maturo dell’albicocca, invitando ad assaporare ogni sfumatura e ad apprezzare la meticolosa attenzione ai dettagli.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Shesh i Bardhe 2023 rappresenta un allontanamento significativo dall’offerta dell’anno precedente. Mentre l’edizione 2022 prevedeva un periodo di macerazione prolungato di 40 giorni e una gradazione alcolica più elevata (ne parleremo nel prossimo articolo in abbinamento al cibo), la versione 2023 adotta un approccio nettamente diverso.

    Il tempo di macerazione è molto più breve, di soli 20 giorni, con conseguente riduzione del livello alcolico del 12%, una differenza immediatamente evidente e di grande impatto. Il profilo è più fresco e vibrante, con sapori di frutta che assumono un carattere più leggero, dalle note di erbe di montagna e fiori di camomilla che aggiungono una delicata complessità aromatica, completando l’ampia e ricca struttura e la vivace acidità del vino.
    Questa interazione di freschezza, fruttato e presenza materica crea un’esperienza di consumo assolutamente piacevole, rendendo lo Shesh i Bardhe 2023 un’opzione altamente versatile, adatta sia per sorseggiare un aperitivo che per accompagnare piatti di carne più sostanziosi.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione

    Shesh i Bardhe “Orange” 2022 è un orange wine davvero straordinario che viene sottoposto a un meticoloso processo di macerazione di 30 giorni sulle bucce, conferendogli una profondità di sapore e aroma per poi affinare 12 mesi in anfora. Al naso è profondamente espressivo, ricco di un bouquet di seducenti note terziarie che evocano un senso di raffinatezza.

    La sua impressionante freschezza ed il suo equilibrio sono la testimonianza della mano esperta. Possiede una seducente qualità balsamica che danza sul palato, fornendo un seducente gioco di sapori. Nonostante la sua gradazione alcolica di 14,5%, l’alcol si integra perfettamente, senza mai sovrastare le delicate sfumature del vino. In bocca è ampio e generoso, con una notevole struttura in grado di reggere il confronto con carni rosse o formaggi complessi.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione

    In un ameno colpo di scena, Vincenzo, Artan e Daniela ci portano all’esterno per farci degustare un tesoro sepolto nella terra, un Orange 2022 che riposa in grandi damigiane scolme per una ventina di centimetri. Questa tecnica unica conferisce sottili note di ossidazione che aggiungono un ulteriore strato di complessità al vino, elevandolo a nuove vette di eccellenza. La tonalità dorata risultante, simile al miele, è una rappresentazione visiva della profondità e del suo carattere. Questo è un vino che chiede di essere assaporato e apprezzato per il capolavoro che è.

    Dall’anfora alle damigiane interrate, lo Shesh i Bardhë viene anche lasciato riposare da ben 17 anni in barriques molto usate, infondendo complessità e profondità sorprendenti. Un connubio di note intense e avvolgenti di creme caramel, fieno secco e vaniglia tostata che crea un bouquet olfattivo estremamente elegante e intrigante.

    Ciò che rende ancora più affascinante questo vino è il processo di lavorazione perpetuo, in cui si preleva un po’ di vino e si integra con del nuovo, creando così una specie di “rabbocco perpetuo” che, da un lato, mescola le annate e, dall’altro, si carica di tutte le sostanze organolettiche cedute dalla botte, favorendo una perfetta integrazione degli aromi e una struttura tannica morbida e setosa. Il risultato finale è un calice da meditazione, in grado di regalare un’esperienza sensoriale profonda e avvolgente, ideale per essere degustato e apprezzato con calma e attenzione. Questa è la magia di un vino pensato per durare in eterno.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Con una composizione di 50% Kallmet, 35% Shesh i Zi e 15% Vlosh, Sason 2023 offre armoniose e prominenti note di rosa canina, evocando le immagini di un rigoglioso giardino in fiore. Intrecciati sono sentori di erbe balsamiche, che conferiscono una complessità rilassante e terrosa che bilancia il profilo del vino. Mentre bevi un sorso, i sapori di frutta matura prendono vita, avvolgendo il palato in un abbraccio succulento. La bocca ampia ed espansiva invita ad assaporare ogni momento, incoraggiando a gustarlo fresco per il massimo ristoro. È un vino che affascina fin dalla prima mescita con un’esperienza di bevuta immediata e gratificante, accessibile e sofisticata. Ideale sia abbinato a un pasto leggero o sorseggiato da solo.

    Il Plaku 2023 è un vino rosso dalla gradazione alcolica di 12,5% che raggiunge un equilibrio armonico, non travolge ma nemmeno delude il palato. L’assemblaggio è una sinfonia di varietà, con oltre il 50% di Shesh i Zi, il 25% di Vlosh e una minoranza di uve Cabernet, tutte vinificate separatamente per preservare le loro caratteristiche uniche. La cuvée risultante viene poi assemblata in recipienti di cemento, dove subisce un processo di maturazione di 12 mesi, seguito da un breve periodo in acciaio inox prima dell’imbottigliamento.

    A partire dal 2024, verrà utilizzato esclusivamente il cemento, evitando l’uso di botti di rovere. Come afferma giustamente Artan, l’influenza del legno è ora considerata obsoleta, permettendo alla vera essenza del terroir di risplendere senza ostacoli. Il naso è intenso e profondamente aromatico, ricco di note di ribes nero, bitume e un mellifluo sottofondo minerale. L’acidità è notevolmente fresca e veemente, mentre i tannini sono morbidi ed elastici, creando un’esperienza di beva immediata e allettante. Incarna uno stile intrinsecamente moderno, ma saldamente radicato nelle tradizioni e nel terroir delle sue origini.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Al contrario il Plaku 2022 matura in grandi botti di castagno di terzo passaggio concedendogli un carattere distintivo.
    Il vino assume profumi combinati di fichi, frutta secca e bacche rosse, mentre l’aggiunta di carruba conferisce una qualità terrosa, quasi radicale. L’elevata acidità fornisce una spina dorsale rinfrescante, bilanciando i tannini setosi e vellutati.
    Questa intricata combinazione di sapori e consistenze crea un’esperienza di consumo davvero ipnotica, con ogni sorso che rivela nuove dimensioni di questa straordinaria annata. In questo caso, siamo un pò contrari all’abbandono del legno.

    Il Vlosh 2022 attira subito l’attenzione. Ha un profilo strutturato e corposo e un’impressionante gradazione alcolica che si aggira intorno ai 15,3%. Al naso, aromi palpitanti di fragola fresca e uva sultanina carnosa avvolgono i sensi, suggerendo la profondità e la complessità a venire. La maggior parte delle viti utilizzate per la produzione di questo vino sono ancora allevate con il metodo tradizionale dell’alberello, che conferisce una qualità elegante e artigianale al prodotto finito.

    Quando il vino si apre nel bicchiere, rivela un palato sontuoso e dalle spalle larghe, ricco di sapori di frutta matura, quasi gommosi che ricoprono la lingua di una ricchezza vellutata. La struttura e l’intensità complessiva di questo grande vino da agnello mostrano un grande senso di peso e sostanza che persiste a lungo dopo ogni sorso. Una miscela armoniosa di potenza, finezza e puro piacere sensoriale.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Per il Merlot, l’annata 2022 è stata una delle più belle della memoria recente per questo celebre vitigno, con le uve provenienti dal pionieristico vigneto Balian che è stato piantato per la prima volta nel 2010. Purtroppo, le viti originali di questo prezioso appezzamento hanno ceduto alle malattie, rendendo necessario un reimpianto con la resistente uva Vlosh. Eppure questa avversità è servita solo ad aumentare l’eccezionale qualità del vino che ne è derivato.

    Al naso è un bouquet inebriante di violette, bacche scure e spezie sottili. Alla beva è a dir poco corposo con una perfetta integrazione di tannini maturi e setosi che forniscono struttura senza astringenza.
    C’è una notevole profondità e concentrazione in questo Merlot, che trasmette un profondo senso del luogo, ma rimane elegante ed equilibrato, i sapori di frutta matura si estendono fino a un finale lungo e appagante. E’ un vino che cattura i sensi, una vera testimonianza della resilienza di questo vigneto.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Il Caberlot 2022 è un rosso complesso che stuzzica i sensi. Al primo naso, l’aroma è profondo e provocante, evocando il profumo ricco e confetturato delle prugne secche mescolato alle note di cioccolato fondente. Man mano che il vino si apre, i tannini diventano più pronunciati, creando una sensazione di secchezza al palato che è comunque raffinata ed elegante, piuttosto che aspra o astringente. Questo è un vino, dal grande potenziale di invecchiamento, che implora di essere abbinato a piatti sostanziosi e saporiti, il tipo audace che può resistere alla ricchezza di una bistecca succosa o all’umami saporito di un pezzo di selvaggina ben scottato.

    In chiusura vi raccontiamo il Syrah 2022 che è stato meticolosamente invecchiato in acciaio, cedendo purezza e vivacità al suo profilo. Quando portiamo il bicchiere al naso, l’aroma ci avvolge, rivelando note terrose di muschio e sottobosco, a testimonianza del legame del vino con la terra. Al palato, attira l’attenzione la sua gradazione alcolica che supera i 15%, creando una presenza audace e assertiva.

    I sapori di grafite e carruba danzano sulla lingua, intrecciandosi con l’essenza distinta del torso di banana matura, aggiungendo strati di complessità e intrigo. È un calice che invita alla contemplazione, coinvolgendo il bevitore ad assaporare ogni sorso e a scoprire la miriade di sensazioni che ha da offrire.

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

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  • Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024

    TEMPO e TERRITORIO: dalle antiche origini la storia continua attraverso i 7 vini di Tenimenti Leone.

    di Cristina Santini

    Capitando per caso ma non a caso, la decisione di tenere la proprietà e farla diventare quello che è oggi, è stata presa più tardi, ed è interessante poi come le scelte consapevoli possano portare a risultati così autentici.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini

    Acquistata nel 2010 per sanare una situazione debitoria dei monaci con l’idea di essere rivenduta, nel 2015 arriva la decisione di non vendere ma di ristrutturare il podere dedicandosi al progetto “Tenimenti Leone”, un progetto nato nel tempo, quasi tenuto in sordina, legato al mondo del vino per tutta una serie di coincidenze che hanno portato a prendere tale decisione: sicuramente la passione di Federico Veronesi, alla guida di Signorvino, e di tutta la famiglia per il vino; il fatto che in quell’anno è venuto a mancare purtroppo il padre di Sandro Veronesi, patron del gruppo Calzedonia (nonno di Federico) che si chiamava guarda caso Leone e aveva le vigne a Bardolino; la voglia di investire per far emergere il potenziale vinicolo ancora poco esplorato del territorio laziale.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini

    La bellissima Tenuta di Tenimenti Leone si trova nel cuore dei Castelli Romani, tra le verdi colline che ospitano i due paesi, Lanuvio e Velletri da un lato, la dorsale dei Monti Lepini dall’altro che ripara dai venti freddi provenienti dall’Appennino, a 15 km dal mare la cui brezza preziosa e fresca spira tra le piante per tutta l’estate e a 30 km dalla città di Roma.

    L’azienda è proprio al centro dei cosiddetti Colli Albani tra il mare e la montagna, un’area di natura vulcanica, originata dal collasso del Vulcano Laziale alcune centinaia di migliaia di anni fa. La bocca principale del Vulcano occupava l’intero territorio dei Castelli che collassando diede origine a varie bocche secondarie, di cui la più importante è l’attuale Monte Cavo, alcune delle quali divenute bacini lacustri come il Lago di Albano e di Nemi, gli unici rimasti ad oggi.

    Per cui il suolo e più in profondità il sottosuolo sono ricchi di sedimenti vulcanici accumulatisi nelle varie fasi del vulcano, sali minerali come azoto e potassio, pozzolana, peperino, acqua anche se oggi vi è l’irrigazione interrata che permette di intervenire e di salvaguardare sempre la qualità del prodotto.
    Il progetto iniziale è stato quello di partire prima dalla produzione, piantando tutte le varietà autoctone e poi internazionali, arrivando nel corso del tempo alla costruzione della cantina di vinificazione e affinamento, e all’opera di ristrutturazione delle grotte scavate nei primi anni del ‘900.

    Oggi gli ospiti possono godere anche della ricettività con il Casale degli Ulivi (agriturismo e bed & breakfast) che dispone di stanze dotate di ogni confort e degli ultimi ambienti creati come il negozio con la sala degustazione e la sala multimediale dove abbiamo potuto vedere la proiezione di un bellissimo filmato.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini

    La proprietà dispone di 72 ettari di cui 42 vitati, dove si produce non solo vino ma anche miele e olio con 30 ettari di ulivi, certificati biologici su tutte e tre le filiere, anche con certificazione vegan in dirittura di arrivo.

    La tenuta è talmente grande che è divisa tra due comuni: Velletri e Lanuvio. Il boschetto di Presciano che si trova all’interno dei confini, ora laghetto di pesca sportiva, ricco di biodiversità, è una fonte naturale per tutto il territorio. Da qui parte il fosso che gira intorno la tenuta che prima alimentava tutto il podere, e si disperde nelle grotte naturali di pozzolana in cui si incanala naturalmente sotto ad una struttura di roccia all’interno della quale sono state scavate le grotte nelle quali ci troviamo in visita.

    Prima dell’attuale proprietà, vi abitavano i Monaci che però non producevano vino ma derrate alimentari, come frutta, verdura, birra. Prima ancora dei monaci, il podere era di proprietà delle Assicurazioni Generali che a suo tempo vinificano ma che poi hanno lasciato in abbandono tutta questa terra, rimanendo ben poco. Le prime barbatelle sono state piantate nel 2015.
    Ci incamminiamo verso la splendida torre dell’anno mille e il primo a sinistra che incontriamo è proprio il Moscato di Terracina, mentre a destra c’è Bellone.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini

    In questo spazio agricolo sono state mantenute alcune piante di varietà lampante, per continuare una delle più antiche pratiche impiegate, testimonianza storica del casale che produceva non soltanto il vino ma anche l’olio da ardere. Quest’olio veniva inviato a Roma, per illuminare San Pietro e risale proprio al VII secolo l’incisione a San Pietro che elenca i sette casali più importanti, fornitori di olio da ardere, tra cui il Fondo di “Priscianum”.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione

    La stradina sterrata che divide in due parti le vigne si insinua tra i campi vitati ornati da splendide rose e giunge alla torre: a destra le uve a bacca bianca come Malvasia Puntinata, Greco di Tufo, Verdicchio chiamato in loco Trebbiano Verde e Bellone; a sinistra, allevate su un suolo leggermente più argilloso troviamo le uve a bacca rossa come Syrah, Montepulciano, Cesanese di Affile e Merlot.

    Oltre l’uliveto vicino all’agriturismo ci sono il Vermentino e lo Chardonnay.

    Giunti sotto l’antica Torre Medioevale di Presciano rimaniamo affascinati dalla sua bellezza intatta dopo secoli di storia (X-XI secolo). La sua funzione era quella di avvistare il pericolo che veniva dal mare, come per esempio i Saraceni, i Persiani o semplicemente pirati che per razzie, saccheggi, venivano e cercavano di stabilirsi in questi territori.

    Nella zona c’era una vera e propria rete di torri che comunicavano tra di loro tramite segnali di fumo. Nel 1560 il baluardo fu abbandonato e per questo conservato originale, per la costruzione della nuova torre dove poi si è formata la vita del borgo.Queste strutture di difesa del territorio erano finanziate dallo Stato della Chiesa e le terre adiacenti ricoprivano un ruolo fondamentale per la produzione di olio e vino perché erano le prime terre abitate in antichità.

    Tutta la pianura dell’Agro Pontino oggi è una zona ricca, civilizzata e piena di insediamenti, ma una volta era impensabile costruire delle strutture stabili perché paludosa, malarica, dove i fiumi cambiavano corso ogni stagione delle piogge. Dopo le varie bonifiche, i progetti a lungo termine, come la vigna e l’ulivo, furono destinati a durare 40, 50 anni, tant’è vero che l’Appia venne costruita a monte e non a valle.

    Anche se probabilmente fare una strada in pianura sarebbe stato più facile, non c’era un substrato stabile su cui ancorarsi, quindi si è preferito realizzare salite, discese e ponti rispetto all’instabilità del terreno paludoso a valle.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini

    IL PANORAMA DEI VIGNETI VISTI DALLA TORRE

    Salendo gli ottanta scalini si arriva ad una vista mozzafiato sul nucleo principale dei vigneti che circondano la torre, in fondo l’uliveto e alle sue spalle un altro pò di vigna. In questo luogo magico, da questa postazione si possono ammirare tutte le particelle vitate divise tra uve bianche e rosse, come anche il promontorio del Circeo e si capisce chiaramente che sono le primissime colline che si alzano dalla pianura su cui è arrivata la vigna 3000 anni fa.

    In mezzo a questa splendida natura, si intravedono i tetti delle arnie: dal lavoro delle api si ricava un miele biologico monofloreale influenzato dalla vicina cisterna circolare adibita agli scarti organici dell’azienda tra cui le vinacce che nei bianchi sono prefermentative, ricche di zuccheri, di cui le api ne vanno ghiotte. Per questo producono un miele particolarmente scuro, denso da far pensare la prima volta di essere malate, ma in fin dei conti erano semplicemente ubriache.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, le vigne
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, le vigne

    CANTINA E FASI DI VINIFICAZIONE

    Le uve, allevate in regime biologico, raccolte manualmente e giunte in cantine in cassette con i raspi, vengono raffreddate a 7 gradi per 24 ore prima di essere lavorate; questo permette una migliore estrazione degli aromi dalla buccia. Il 50% delle uve bianche fa criomacerazione. Tutti i silos possono essere utilizzati alternativamente sia per i bianchi sia per i rossi, infatti hanno la doppia portella, e sono tutti termocondizionati.

    Ogni varietà di uva viene vinificata separatamente; questo lavoro permette di studiare il loro processo di evoluzione e come l’andamento stagionale rispecchi l’annata corrente. Si stanno sperimentando anche i lieviti indigeni, in collaborazione con un’azienda francese che ha selezionato appositamente dei lieviti sui mosti e sulle uve, ottenendo prove interessanti sul Bellone e Vermentino. Tutto questo anche per accostarsi al mondo delle fermentazioni naturali.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina

    In una stanza a vetri ci sono le giare artigianali da 8000 litri prodotte da Artenova con la nobile terracotta pura dell’Impruneta, non rivestite internamente e hanno un impatto a livello olfattivo/gustativo molto più importante. Qui avvengono le fermentazioni per esempio del “De Coccio” che è un Trebbiano Verde 100%, le cui uve riempiono l’anfora per i 3/4 facendo macerazione fino al termine della fermentazione alcolica.

    La massa tenuta a contatto con le bucce fino al giusto compromesso evolutivo, viene separata dalle stesse e l’anfora viene colmata con il liquido estratto dalle bucce e dallo stesso verdicchio che è stato fatto fermentare separatamente in acciaio o in legno a seconda dell’annata. Da qui un anno di affinamento. Nelle barrique fermenta invece una parte del bianco destinato alla Roma Doc.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina

    All’interno delle grotte adibite esclusivamente a sala di affinamento, ci sono invece le Tava da 7500 litri, anfore in terracotta lavorata a mano per affinamenti enologi più lunghi e per cessioni organolettiche più leggere. Le barrique e le botti non presentano tostature troppo pesanti e aggressive proprio per non trasmettere al vino la sensazione di legno ma piuttosto per dare struttura. Ogni nicchia è controllata separatamente al livello di umidità, temperatura, con dei rilevatori che da remoto controllano tutti i livelli.

    Qui immerso in questo magnifico luogo affina il rosso Roma Doc in botti di rovere francese differenti per tostatura e di diverse aziende, le Clayver sempre destinate alla denominazione e un’anfora di bianco per il De Coccio che da quest’anno affina anche in questo contenitore. Tante le tipologie di contenitori per il vino come le vasche di cemento Tulipe, anch’esse presenti e di recente utilizzo.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina

    Dopo la visita ai vigneti e alla cantina, la nostra giornata prosegue con la prima degustazione di vini rossi abbinati sapientemente ai prodotti locali: salumi, formaggi e pane di Lariano con olio extra vergine di oliva di propria produzione, presso la sala ospitalità che funge anche da negozio per la vendita dei prodotti.
    Tutti i vini richiamano nomi legati al dialetto e ai modi di dire della tradizione romanesca proprio per trasmettere questo forte legame, anche storico, con la terra di provenienza.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina

    Pischello Lazio Rosso Igp 2021 è un blend di Syrah 60%, Cesanese 30% e 10% di Merlot. Breve macerazione di 6/7 giorni al massimo, pressatura soffice, fermentazione a temperatura controllata, con frequenti rimontaggi e delestage, non particolarmenti spinti proprio perché si cerca di mantenere più il frutto fresco piuttosto che i tannini particolarmente aggressivi. Affinamento in acciaio, leggera chiarifica prima dell’imbottigliamento che a breve diventerà anche vegana, eliminando tutte le proteine animali dal protocollo operativo aziendale.

    E’ un vino facile da bere, vivace, nonostante i suoi 14 gradi maturati con l’annata, di una certa importanza. La sua beva è comunque agevole, con una bella acidità e mineralità e devo dire accomuna un po’ tutti i palati. Si è voluto premiare la croccantezza del frutto rosso, al naso così denso come una conserva, l’immediatezza, la speziatura del Syrah che è molto gradevole. E’ morbido e sostiene piatti importanti bevendosi anche spensieratamente perchè ha un approccio immediato, non gioca sulla complessità. Eclettico e armonico direi.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione

    Tera de Leone Igp Lazio Rosso 2022 Cesanese di Affile affinato per sei mesi in Clayver, gres porcellanato, una via di mezzo tra l’anfora e il legno, con una porosità importante, non come il legno ovviamente. Un’espressione di Cesanese vivo, caratteriale che esalta prevalentemente il frutto, per cui spiccano note di frutti di bosco, di rosa soprattutto. Il sorso ha una grande freschezza che si mantiene per molto tempo e una bella spalla acida. Il gres ha una durata più lunga rispetto al legno, è un simil cemento che dà lunghezza e grassezza al vino rendendolo morbido e rotondo.

    Nonostante l’equilibrio del vino, per abbassare un po’ il grado alcolico dovuto alla natura del Cesanese, dall’annata 2022 sono state due le vendemmie provenienti da due appezzamenti differenti, una versione più anticipata e una a maturazione ottimale, poi unite.
    Tendenzialmente i gres sono verticali ma ce ne sono due orizzontali, sperimentali, utilizzati per capire meglio come evolve la feccia fine su una superficie rotonda rispetto ad una superficie verticale, aumentando quella di contatto.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione

    Capomunni Roma Doc Rosso 2021 (Montepulciano, Syrah, Merlot), fa affinamento per almeno un anno in botti e barriques di varie tostature. In questo caso si cerca l’evoluzione, anche perchè di base il Montepulciano è una varietà estremamente complicata, porta con sé dei tannini piuttosto ruvidi che hanno bisogno di essere ammorbiditi. Al naso sprigiona profumi marcati di frutta rossa concentrata, anche sotto spirito come la visciola, agrumi essiccati, spezie dolci come cannella e noce moscata, tabacco, note affumicate a ricordo dell’incenso, di sottobosco.

    La beva, a lunga durata, è intensa, minerale, astringente con un tannino che pulisce, asciuga e prepara gradevolmente il palato al secondo sorso. Una bevuta immediata ma con un’importante e piacevole struttura.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione

    Il nostro percorso prosegue comodamente seduti nell’accogliente zona esterna del Ristorante Il Focolare di Michael Sciamanna situato in un altro dei paesi dei Castelli Romani, Ariccia, per la degustazione dei vini bianchi dell’Azienda abbinati alle pietanze di pesce preparate con ingredienti gustosi e freschi.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione

    Sciccheria Igp Lazio Bianco 2021 è principalmente Bellone (90% e 10% Verdicchio), raccolto non completamente maturo per regalare note verdi di mandorla, ortica, molto fini, eleganti. All’olfatto presenta anche un bouquet di agrumi, cedro, pesca gialla. E’ un calice luminoso, dove la priorità è l’eleganza accompagnata dalla semplicità, come il suo nome, è chic ma non nel senso di raffinato e costoso, chic nel senso di elegante. Il sorso è fresco, leggero, molto minerale, facile da bere e da abbinare.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione

    “Core” Malvasia Puntinata Igp Lazio 2022 è 85% Malvasia Puntinata, 15% Greco. Anche se in minore percentuale, il Greco bilancia con la sua acidità importante la Malvasia che tende nel tempo ad essere un po’ troppo morbida. Ciò che spicca al naso è una fragranza piccante di muschio, albicocca, acacia, e mela gialla. Presenta una struttura diversa dal precedente calice con più frutto, più grado alcolico, più acidità ma comunque tanta freschezza che rappresenta il denominatore comune di tutti vini di questa Azienda e questo finale che persiste su note saline, minerali.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione

    “De Coccio” Bianco Igp Lazio 2021 è un Trebbiano Verde in purezza il cui affinamento ve ne abbiamo già parlato, dal colore dorato dovuto alla macerazione sulle bucce. Ci regala bellissime note di tè, menta, rosmarino, liquirizia bianca. Entra verticale al sorso, con carattere ma con un equilibrato impressionante. Salino. Carismatico.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione

    “Capoccia” Roma DOC Bianco 2021 è composto dal 50% di Malvasia raccolta leggermente tardiva, restante Bellone, Trebbiano Verde e Chardonnay che vinificano tutti separatamente, affinano in acciaio e solo una piccola parte riposa in barrique di rovere francese. Il profumo dei fiori bianchi e degli agrumi accompagna inesorabilmente la componente delicatamente speziata. E’ un vino identitario che ha stile e per differenziarlo dagli altri prodotti, è stato introdotto il legno che in quest’unico caso regala lunghezza di beva, struttura al sorso, esaltando la mineralità dei suoli vulcanici.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione

    Mi è doveroso dedicare questo spazio del mio articolo alle persone che hanno contribuito alla realizzazione di questa fantastica giornata di gruppo. Ringrazio di cuore per l’ospitalità Francesco Fratticci di Calice & Gusto, Azienda selezionatrice di prodotti enogastronomici di alta qualità; Simone Clazzer dell’Enoteca La Rosa dei Venti di Aprilia (LT); l’Azienda Tenimenti Leone per l’accoglienza e il tour.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione

    Cogliamo anche l’occasione per rinnovare gli auguri per gli anni di collaborazione tra Francesco e Simone che ci hanno ospitato e reso partecipi dei loro grandi risultati.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito cantina: https://www.tenimentileone.it/

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.papillae.it/ https://www.foodandwineangels.com/

  • Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale

    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale

    ASSAGGI, salone dell’enogastronomia laziale, ci porta allo show cooking di Alain Rosica, grande curiosità!

    Di Cristina Santini

     

    Si è da poco conclusa, con ottimi risultati, la terza edizione di Assaggi – Salone dell’Enogastronomia Laziale di Viterbo, la kermesse delle eccellenze del nostro territorio e dei numerosi eventi collaterali.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice

    Tra le tante attività alle quali abbiamo partecipato, abbiamo dedicato uno spazio allo show cooking dello Chef Alain Rosica del Ristorante Belvedere dal 1933 situato a Frascati (RM), dal titolo “La profonda identità delle radici”.

    Un titolo, quello dell’incontro, a tema data la provenienza dal Venezuela dello Chef che si è portato un bagaglio di ricordi, sapori e conoscenze, e approdato ai Castelli Romani, la sua cucina si è contaminata con il nuovo ambiente. La matrice genetica, la biodiversità di una grande Capitale come Caracas, la cucina e la storia geologica castellana si fondono in un mosaico complesso e affascinante, un viaggio culinario, omaggio alla storia personale e alla passione per la cucina, un ponte tra due mondi che si incontrano in un piatto.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, show cooking
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, show cooking

    Il viaggio che abbiamo intrapreso con Alain e Matteo è stato il riflesso di questa storia bellissima:

    “E’ un’emozione e un onore rappresentare un territorio così vicino a Roma e così complesso. Al ristorante Belvedere, al centro di Frascati, abbiamo trovato una dimensione locale importante, in questi tempi riuscire ad avere questo nesso con il territorio, così quotidiano, è l’unica chiave che possiamo utilizzare per avere la stagionalità invece che la grande distribuzione, quindi il fruttarolo della piazza, il pastificio o il nostro macellaio di fiducia, i formaggi come la ricotta che ci viene consegnata calda.

    Quest’anno facciamo 25 anni di attività e conserviamo ancora alcuni dei nostri fornitori storici.
    Qui oggi abbiamo portato un piatto che rappresenta una unione di culture, siamo andati anche molto indietro nel tempo, a cogliere l’essenziale di quello che è quel territorio che circonda Roma, la Roma di un tempo che ritroviamo nell’agnello, nelle erbe spontanee di campagna e nel pecorino.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, degustazione prodotti
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, degustazione prodotti

    La cucina romana è fatta di ingredienti poveri e la sua evoluzione nei secoli è stata arricchita da contaminazioni virtuose e influenze regionali, ne è un chiaro esempio l’unione gastronomica giudaico-romana. Come anche le spezie, gli amidi di riso, il pepe oggi utilizzato tanto nella nostra alimentazione.

    In questa preparazione si è mantenuta l’identità locale castellana, con l’impiego di un formaggio, stravecchio, di un produttore di Grottaferrata e l’agnello in bianco, una preparazione certamente di provenienza abruzzese-laziale. Un tipo di carne che richiama le origini abruzzesi da parte paterna, perché il papà era di Guardiagrele, dove Alain ha vissuto per alcuni anni conservando questo forte legame, anche contadino, con il territorio.

    “Ragionandoci abbiamo voluto proporre un piatto antico, dai sapori e dalle radici antiche, di queste parti prima che arrivasse la cultura dell’antica Roma con tutto ciò che si è portata dietro, ovvero quello che mangiavano le comunità autoctone dei Castelli, prima che arrivasse la Roma imperiale raccontando per alcuni versi anche la biodiversità territoriale.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, degustazione piatto
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, degustazione piatto

    Arriviamo al nostro meraviglioso e buonissimo piatto: si tratta di una sfoglia particolare, una pasta di grano antico saragolla, un po’ amaro, utilizzata per comporre i cappellacci che sposano perfettamente la dolcezza della carne di agnello con fonduta di pecorino e salsa di melograno e l’aggiunta di erbe amare spontanee e uvetta. C’è complessità ma anche tanta bontà in questo delizioso piatto, con il cumino tostato a corredo che lega perfettamente con la carne, insieme a chiodi di garofano, pepe, cannella, dal tocco orientale come le origini dello Chef, tutte spezie dell’antica Roma, ma anche del Nord Africa e del bacino del Mediterraneo. Un piatto dal sapore delicato, dove ogni ingrediente è riconoscibile e ben integrato, con gli aromi speziati a dominare la scena. Una riduzione lenta di melograno, senza zuccheri, quasi neutra, a colorare e condire con maestria la pietanza.

    L’utilizzo del succo, secondo noi, ha colto l’essenza finale del piatto, un elemento poco utilizzato in cucina che invece sarebbe appropriato reinserire nella nostra cultura perché regala tanta aromaticità, molto usato ad esempio nella gastronomia dei balcani. Profumi inebrianti provengono dai formaggi e dalle erbe aromatiche che compongono la ricetta, soprattutto dalle misticanze ripassate con l’uvetta.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto dell'autrice, show cooking
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto dell’autrice, show cooking

    Dulcis in fundo, i cappellacci, prima di essere serviti, sono stati tostati un pochino – quasi mai mantecati nel loro sugo, come racconta Alain – per dare più intensità aromatica e croccantezza al palato. Si vuole, a ragion veduta, esaltare la fragranza dell’impasto e creare una specie di “dumpling”.

    “Abbiamo utilizzato le ossa, che oggi nei ristoranti è difficile trovare, per fare il fondo. E’ un piatto che ha quel gusto e quel ricordo di una volta perché nelle ricette tradizionali bisogna ritrovare la nonna, la mamma.”

    Una storia importante che si riflette nelle proposte, quei ricordi di Alain, della sua nonna in Venezuela che cucinava e si riscaldava con le braci in quel paesino a 1800 metri di altitudine lontano dal clima torrido di Caracas. E la casa in Italia, quella connessione indissolubile con il nostro Paese sin da piccolo dove passava le feste insieme al papà.
    Ma la crisi economica che stravolse la Nazione, portò tutti a spostarsi e ricominciare da capo.

    Ciò nonostante, è affascinante come le tradizioni e i dialetti possano creare una relazione così profonda con un territorio.
    Frascati è davvero un gioiello. La sua atmosfera pittoresca e il legame con la tradizione culinaria italiana lo rendono un luogo unico. La famiglia che gestisce il ristorante sembra aver fatto un ottimo lavoro nel preservare queste tradizioni e creare un’identità autentica. È sempre bello vedere come la cultura locale si intrecci con la cucina e l’ambiente circostante creando sinergie.

    “Viviamo in cucina, facciamo cucina, un lavoro di ricerca sui prodotti, sulle materie prime, di identità ma anche di amore. E quindi il nostro pecorino non sarà mai del supermercato come anche una bottiglia di vino non arriverà dalla grande distribuzione, questo per dare al nostro ospite un servizio completo”.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto da sito ristorante
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto da sito ristorante

    Lo Chef Rosica ci racconta del suo “Belvedere dal 1933” che già dal nome possiamo intuirne la posizione.

    “Abbiamo in mente di allargare un po’ la sala anche all’esterno, dove abbiamo una veranda permanente. E vogliamo renderla fruibile anche d’inverno. L’estate invece si apre alle Terrazze proprio dall’altra parte. Abbiamo una cucina sempre stagionale, ma un po’ più leggera d’estate per il grande numero di persone, cercando sempre una formula comunque che mantenga la qualità nei nostri piatti.
    Altro piccolo progetto, sarà quello di inserire una cottura un po’ più primitiva. Tornare proprio alla semplicità e ai profumi veri della cucina, questa voglia di rimettere le erbe spontanee al centro, di ritrovare l’olio quello giusto. Insomma si è alzata moltissimo la soglia di attenzione sulla materia prima, e siamo anche fortunati di essere fuori in campagna, ci aiuta tantissimo questa vicinanza al produttore e questa conoscenza del suo lavoro.”

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini

    Ad accompagnare il piatto di Alain, un calice di Roscetto in purezza prodotto dall’Antica Cantina Leonardi di Montefiascone (VT), i cui vigneti sono esposti sulle colline vulcaniche del Lago di Bolsena. Una realtà enologica nata agli inizi del ‘900 dalla passione di un giovane imprenditore che, innamorato della sua terra e del vino, ha piantato le basi per quella che è diventata la più storica e prestigiosa cantina del luogo.

     

    Luce del Lago – Lazio Igp Roscetto 2022 affinata in acciaio

    Il Trebbiano giallo, localmente chiamato Roscetto per via della colorazione degli acini rosata anziché dorata in fase di maturazione, presenta un bouquet delicato di note fruttate come la pesca e l’albicocca, accompagnate da erbe aromatiche che lasciano una bocca fresca, leggera nella struttura e armonica.
    Il suo sorso minerale e deciso, dall’acidità spiccata, si sposta sulla dorsale agrumata, sulle note fumé, di pietra focaia che rendono tutta l’esperienza degustativa gradevole e di ottima morbidezza con un finale lievemente ammandorlato.

    Assaggi 2024, alla scoperta dell'enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini
    Assaggi 2024, alla scoperta dell’enogastronomia Laziale, foto di Cristina Santini

    Un successo accertato l’abbinamento con la pasta nel mix dei suoi ingredienti, concedendoci l’esaltazione al gusto della riduzione e delle sue erbette integrate alle note aromatiche e fruttate del vino. Un vino che esalta il piatto lasciando la bocca pulita e ben appagata.

     

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito evento: https://www.assaggisalone.com/

    Sito ristorante: https://www.belvedere1933.com/ 

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ 

    https://www.papillae.it/

  • Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024

    Una lunga storia e una reputazione illustre: il Brunello di Montalcino della Tenuta Poggio Degli Ulivi

    Di Cristina Santini

     

    Partiamo da molto lontano, dagli albori dove ogni periodo ha contribuito a foggiare il presente e a gettare le basi per il futuro. Così è il racconto della Tenuta Poggio degli Ulivi.

     

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, la cantina, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, la cantina, foto dell’autrice

    La storia della Tenuta di Sesta, nata dall’unione delle famiglie Ciacci di Montalcino e Tarugi di Montepulciano, rappresenta un affascinante intreccio di secoli di tradizioni, divisioni ereditarie e fusioni che hanno plasmato un ricco patrimonio culturale, storico e agricolo.
    La nascita della Tenuta Poggio degli Ulivi è il risultato di questo lungo percorso di evoluzione e di intrecci familiari che hanno plasmato la sua identità unica.

    Affonda le sue radici nel Regno longobardo e nei territori della diocesi, fino ad arrivare al potente Abate di Sant’Antimo che, per concessione di Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, acquisì il possesso del territorio di Sesta. Con l’espansione della Repubblica di Siena e la decadenza dell’Abbazia di Sant’Antimo nel 1492, ad opera del Pontefice Pio II, la tenuta si evolse e si integrò nella nuova Diocesi di Montalcino, tracciando così un percorso storico ricco di cambiamenti e trasformazioni.

    Nel periodo dell’espansionismo senese, la proprietà divenne possesso dell’antica e nobile Famiglia dei Tolomei, divenuti ricchissimi mercanti, con legami alla dinastia tolemaica dell’antico Egitto.
    A metà Ottocento, i 1700 ettari appartenuti ai beni ecclesiastici passarono nelle mani dei fratelli Felice e Giovanni Ciacci che si dedicarono con impegno alla coltivazione di cereali, oliveti, vigneti e all’allevamento del bestiame, contribuendo allo sviluppo della tenuta con il loro lavoro e la loro passione per l’agricoltura e la terra.

    Alla scomparsa di Giovanni Ciacci, nel 1965, prende le redini Elisa Ciacci Bellocci, nota come Lisetta, una figura di spicco nel campo dell’agricoltura, un settore tradizionalmente dominato dagli uomini. Il suo ruolo nell’assumere la guida della fattoria e promuovere l’emancipazione femminile in questo ambito segna un punto di svolta importante nella lotta per la parità di genere in tali settori lavorativi.
    Sono gli anni della ripresa dal sistema mezzadrile ed il Brunello di Montalcino, divenuto una Doc nel 1966, comincia a divenire qualcosa di importante fino ad ottenere la Docg nel 1980 raggiungendo anche una regolamentazione più nitida e seria.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto da sito dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    Negli anni ‘90 Lisetta cede il testimone alla figlia, la professoressa Nicla Bellocci Secchi Tarugi, attuale titolare dell’Azienda, affiancata nella gestione dalla terza generazione, le figlie Lucia ed Elena e dai rispettivi mariti, Mario Valgimigli e Paolo Ancilli.

    In passato, l’olio aveva un grande valore, più del vino. Quando la grande fattoria di Sesta fu divisa, questa parte dell’azienda fu chiamata “Poggio degli Ulivi” per le oltre duemila piante ultracentenarie dominanti le colline circostanti.
    Oggi giorno, si continua a produrre olio, per ora solo per un consumo familiare con l’intento in un prossimo futuro di una crescita aziendale che porterà alla realizzazione in grande scala di un prodotto di alta qualità.

    Ai nostri giorni, l’Azienda di famiglia, a conduzione femminile, dispone di 90 ettari di terreno, di cui 6 allevati esclusivamente a Sangiovese grosso e sono seguiti dagli enologi Paolo e Jacopo Vagaggini. Le vigne hanno un’età media di 40 anni, alcune 60.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    Posizionata al centro di un’area sede di insediamenti arcaici risalenti al periodo etrusco e romano, sul versante esposto a sud, di fronte al Monte Amiata, antico vulcano spento alto 1738 metri, la Tenuta è su terreni antichi e particolarmente vocati che degradano fino al fiume Orcia. Sono di diversa composizione e altitudine, formati dalla disgregazione di rocce, soprattutto galestro e alberese, argilla frammista al tufo, ricchi di scheletro e ciottoli di fiume nella parte finale.
    I vigneti, situati in un magnifico enclave, sono riparati dai venti freddi del nord dal Poggio d’Arna e dalle perturbazioni provenienti dalla Siberia dal Monte Amiata, risentendo favorevolmente anche dell’influenza del mar Tirreno che dista solo 30 km in linea d’aria.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    In vigna, dopo aver appurato la maturità delle uve a seguito degli assaggi da metà settembre, segue la raccolta rigorosamente manuale con un’accurata selezione solo dei migliori grappoli, una vendemmia particellare a fasce di vigoria, come da tradizione famigliare. Portate in cantina, le uve passano 48 h di macerazione a freddo. La vinificazione ha luogo in botti troncoconiche di rovere francese da 25 hl, è una fermentazione alcolica tumultuosa che dura circa una settimana, alla temperatura di 28 gradi senza aggiunta di lieviti selezionati ma solo di un piede pre fermentativo con frequenti rimontaggi e follature.

    A fine fermentazione, si effettua una lunga macerazione sulle bucce che varia dai 20 ai 45 giorni a seconda dell’annata, mentre l’affinamento avviene in botti da 25 hl di slavonia con permanenza sulle fecce fini per 36 mesi di invecchiamento minimo, con controllo degustativo, a cadenza mensile, e travaso al minimo accenno di riduzione.

    Ogni singola vigna, Levante, Spianate e Campo dei Ceci, viene vinificata separatamente e al termine del periodo di invecchiamento le masse vengono assemblate riposando ulteriormente almeno dodici mesi in bottiglia.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice dei vigneti

    La prima vendemmia del 1975 segna un punto di partenza, e da allora molte cose sono migliorate. Le tecniche di coltivazione, la vinificazione e la selezione delle uve sono diventate più sofisticate, garantendo vini di alta qualità.
    Noi abbiamo assaggiato in una verticale di più annate, un Brunello vecchio stile, tradizionale, con un’immagine che onora l’antico popolo etrusco come elemento storico-culturale.

    Un vino studiato per gli amanti del Sangiovese, dalla bella spalla acida, dal tannino graffiante che rappresenta una nicchia dato il limitato numero di bottiglie che si attesta intorno alle 3500 all’anno e che lo rende ancora più esclusivo.
    E’ in progetto l’aumento della produzione, che comunque non può superare 30000, per coprire altri mercati che oggi sono rivolti verso Svizzera, Francia, Est Europa e Italia.

     Line up dei vini degustati, articolo: Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice dei vigneti
    Line up dei vini degustati, articolo: Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2019: il suo colore rubino con riflessi granati ai bordi indica una maturità e una complessità interessanti. Il naso esplosivo con profumi di tabacco, humus, sottobosco, cioccolato e spunti balsamici prepara ad un’esperienza sensoriale avvincente che non delude. La freschezza e l’acidità al sorso sono segni di un vino ben bilanciato, la profondità e il ritorno persistente di frutta matura, di ciliegia sotto spirito, indicano una qualità superiore. Un vino pronto per essere gustato anche dopo pochi anni di riposo, lungo, avvolgente, emozionante, di grande bevibilità e longevità allo stesso tempo.
    (2018 e 2014 non sono state prodotte perché annate pessime).

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2017: In questo calice vince il “naso identitario” con sentori predominanti di cuoio e una riduzione delle note di tabacco tipici di vini maturi che iniziano a mostrare un bouquet più complesso e sfumature evolute. L’ampia presenza di tannini, che asciugano il palato, palesa che il vino potrebbe ancora beneficiare di qualche anno in cantina per arrotondare ulteriormente la sua struttura e permettere all’acidità di integrarsi meglio con le altre componenti.

    La persistenza e la complessità aroma gustativa, con frutta rossa come ciliegia e lampone e cenni ematici, mostrano il suo grande carattere e lunga vita. Certamente, un vino che lascia un’impressione marcata e promette ulteriori evoluzioni con l’invecchiamento.

    2016: un vino ricco e avvolgente, con aromi intensi e profondi. Il legno si fonde armoniosamente con gli altri elementi, donando una nota di raffinatezza e di balsamicità. Sorso di struttura, elegante, avvolto da una sensazione di pienezza, di frutta più scura in confettura e un tannino morbido e vellutato.
    Il vino sembra essere un grande cavallo di battaglia, un vero e proprio protagonista, con una persistenza lunga e piacevole, e un tocco affumicato che aggiunge complessità.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2016 Riserva: un passo in più per questo calice che mostra un colore rubino brillante con riflessi granati e una piacevole esperienza olfattiva data dall’intenso profumo erbaceo, fruttato maturo e dolce. La freschezza e l’acidità bilanciate nel sorso rendono questo vino straordinario. Il tannino marcato, ma ben integrato, insieme ai toni di cioccolata, liquirizia e frutto scuro come la prugna, lo rendono un vino polposo e carnoso. Chiusura su eleganti note di cuoio. Una standing ovation per questa riserva.
    Le riserve vengono fatte solo nelle annate eccellenti (le prossime saranno la 2019 e la 2020).

    2015: Olfatto chiuso nella sua intimità, la corteccia e il cioccolato scuro portano una sensazione terrosa e ricca, mentre il balsamico ed erbaceo aggiungono un tocco di freschezza. I fiori leggermente appassiti richiamano l’immagine di un pot pourri, con i loro profumi misti. Tuttavia, al palato, sembra che questa annata sia meno identitaria e più fredda, con un aumento anche del grado alcolico nel calice. Il carruba contribuisce a questa complessità, ma in modo più timido rispetto alle altre note. Inoltre, non raggiunge quella freschezza che ci si aspetta.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

    2013: Un vino molto evoluto, con note di carruba, terroso, spezie marcate, china, nocciole e grafite. La sua freschezza è ancora evidente, con una spalla acida alta. Al palato, risulta ampio e persistente, e sembra avere ancora molto tempo davanti a sé. I fiori appassiti e le note di marmellata di frutta scura completano il quadro di questo calice intrigante. D’altronde è un frutto che riesce a nascondere bene il passar del tempo.

    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell'autrice
    Tenuta Poggio degli Ulivi, viaggio a Montalcino 2024, foto dell’autrice

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    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Siti partners articolo: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.papillae.it/

    Sito cantina: https://www.tenutapoggiodegliulivi.it/

  • ViniAmo sabato 11 maggio 2024 vi aspetta per degustare

    ViniAmo sabato 11 maggio 2024 vi aspetta per degustare

    ViniAmo, Sabato 11 maggio a Roma, 70 cantine, oltre 250 etichette e stand gastronomici

    Redazione Carol Agostini

    Informazioni generali

    Dalle ore 11 fino alle ore 14.30 riservato a giornalisti, comunicatori, ristoratori, distributori, agenti ed enotecari, Dalle ore 14 fino alle ore 21 apertura anche al pubblico

    Hotel Cristoforo Colombo Via Cristoforo Colombo 710

    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende
    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende

    Manca poco alla II edizione di ViniAmo, kermesse che sabato 11 maggio porterà nella Capitale 70 cantine italiane – e non solo – e stand gastronomici con prelibatezze nazionali.

    Negli ampi e luminosi spazi dell’Hotel Cristoforo Colombo a Roma, zona Eur, si riuniranno 70 produttori dal nord al sud dello Stivale che porteranno in assaggio oltre 250 etichette, offrendo così un quadro ampio e variegato della produzione vinicola italiana. Saranno tante le regioni rappresentate e molte le denominazioni e le indicazioni tipiche che si potranno assaggiare dalle ore 11 (11-14 solo per operatori) fino alle ore 21 passando da spumanti a bianchi, rosati, rossi e vini dolci.

    Ospiti di eccezione di questa edizione saranno alcune etichette dalla Francia, zona Champagne, Borgogna e Bordeaux, e dall’Albania.

    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende, Coorganizzatrice Cristina Santini
    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende, Coorganizzatrice Cristina Santini

    Lista cantine e produttori gastronomici (in fase di definizione)

    PIEMONTE

    Podere Moretti (Langhe, Roero)

    Taverna Wines (Barbaresco)

    LOMBARDIA

    Malavasi Vini (Pozzolengo Pr. Brescia)

    Coronea (Franciacorta)

    TRENTINO ALTO ADIGE

    Maso Furli (Lavis Pr. Trento)

    FRIULI VENEZIA GIULIA

    Tenuta Stella Collio (Go)

    Vini Bortolusso (Ud)

    Vini Di Gaspero (Faedis UD)

    VENETO

    CastellAlta (Conegliano)

    Terre di Rizzato (Valpolicella)

    LIGURIA

    Tenuta Maffone (Imperia)

    EMILIA ROMAGNA

    Cantina Luretta (Piacenza)

    Carnevali Vigne e Cantina (Rubiera RE)

    TOSCANA

    La Ciarliana (Montepulciano)

    Col di Bacche (Maremma)

    L’Agona Vini (Colli Pisani PI)

    Tiberini (Montepulciano)

    Podere Casa al Vento (Montepulciano)

    Valdorcia Terre Senesi (Val d’Orcia)

    Podere Lecci e Brocchi (Chianti classico)

    Poggio degli Ulivi (Montalcino)

    LAZIO

    Antonella Pacchiarotti (Tuscia)

    Vinicio Mita (Roma)

    Vini Giovanni Terenzi (Piglio)

    Casa Mecocci Winery (Vignanello)

    Cantina Gaffino (Ardea)

    Terre del Veio (Formellese/Veio)

    Papalino (Castiglione in Teverina)

    Consorzio ROMA DOC

    Tenuta Iacoangeli (Genzano di Roma)

    Cantina Le Macchie (Rieti)

    Casale del Giglio (Nettuno)

    UMBRIA

    Cantina Napolini (Montefalco)

    Cantina Pomario (Lago Trasimeno)

    MARCHE

    Cantina Cerbero (AP)

    Tenute Urani (PU)

    Stefano Mancinelli – Morro d’Alba (AN)

    ABRUZZO

    Cantine Roveri (Ortona CH)

    Fattoria Gaglierano (PE)

    Tenuta Ulisse (CH)

    Vini Biagi (Colline Teramane)

    MOLISE

    Enoteca Tintilia Food & Wine (Fiano R./Isernia)

    Azienda Agricola L’Arco Antico (Pozzilli Isernia)

    CAMPANIA

    Azienda Vitivinicola Iovino (Campi Flegrei)

    Aroma Winery (Irpinia)

    Salvatore Molettieri (Irpinia)

    PUGLIA

    Giancarlo Ceci (Andria)

    Re Dauno (Foggia)

    BASILICATA

    Cantine De Biase (Pollino PZ)

    CALABRIA

    Farneto del Principe (CS) / Az.Agricola di Apicoltura Pacienza (CS)

    Le Conche (CS)

    Cantina Malaspina (RC)

    SICILIA

    Tenute Cuffaro (Agrigento)

    Sciare dell’Alba (Etna)

    SARDEGNA

    Contini 1898 (Oristano)

    Podere 45 (Alghero)

    TraMonti (Romangia SS)

    DISTRIBUZIONI E RAPPRESENTANZE

    Gruppo Ravazzolo:

    Tenuta Volpare (Trentino)

    Klosterhof (Alto Adige)

    Cave Monaja (Valle d’Aosta)

    Aurelie Berthod (Borgogna)

    Romain Tribaut (Champagne)

    Château de Reignac (Bordeaux)

    ATWine – Consulenze Enologiche:

    Antica Tenuta Palombo (Atina FR)

    Casale della Ioria (Anagni FR)

    Cantina Bacco (Nettuno RM)

    Casal De Luca (Aprilia LT)

    Murgo Nettunense (zona Anzio RM)

    Palazzo Prossedi (Bassiano LT)

    I Pampini (Acciarella LT)

    AZIENDE ESTERE

    Seb Winery Vlore (Albania)

    EXTRA VINO:

    FOOD E ALTRO

    SOFIE (Pasticceria e Cioccolateria)

    AGROMNIA Società Agricola (Ranch)

    AGRICOLA NASTI (Olio)

    FATTORIA DI ALICE (Tartufi, zuppe)

    ROMIZZA (Pizza/Impasto pizza)

    GASTRONOMIA

    AZIENDA AGRICOLA GIORGIO PRATINI

    Sponsor di questa II edizione sono NOVACONNECT, FRIMM, ASSOCIAZIONE STUDIO 121, GRUPPO RESTA/STUDIO ADP121

    Media Partners Magazine Papillae.it https://www.papillae.it/

    Vini da investimento Daniel Carnio LTD

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  • ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende

    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende

    Torna nella Capitale la II edizione di ViniAmo, sabato 11 maggio 2024

    Redazione – Carol Agostini

    Evento con la partecipazione di 70 cantine, oltre 250 etichette e stand gastronomici si incontrano a Roma presso l’Hotel Cristoforo Colombo in Via Cristoforo Colombo 710

    Seconda edizione per ViniAmo, manifestazione che vede protagonisti i vini di cantine italiane, ma non solo, accompagnati da alcune prelibatezze della tradizione gastronomica del Bel Paese.

    L’appuntamento è per sabato 11 maggio negli accoglienti e luminosi spazi dell’Hotel Cristoforo Colombo a Roma, zona Eur, dove stampa, operatori ed eno appassionati potranno incontrare, ai banchi di assaggio, 70 cantine dal nord al sud dello Stivale, passando anche tra le isole, ed assaggiare oltre 250 vini di piccole e grandi realtà.

    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende
    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende

    Curiosità

    Ospiti di eccezione di questa II edizione saranno alcune etichette dalla Francia, zona Champagne, Borgogna e Bordeaux, e dall’Albania.

    Stand gastronomici, di eccellenze italiane, consentiranno ai presenti di intraprendere una pausa golosa tra un calice e l’altro.

    Ad arricchire la giornata ci saranno in programma un seminario sugli investimenti dei vini pregiati, con la possibilità per i partecipanti di assaggiare qualche preziosissima etichetta, ed una masterclass dedicata ad uno dei vitigni più particolari, gustosi ed intriganti dell’enologia nazionale: l’Aleatico.

    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende, Coorganizzatrice Cristina Santini
    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende, Coorganizzatrice Cristina Santini

    Informazioni

    Dalle ore 11.30 fino alle ore 14 l’ingresso sarà riservato agli operatori, ovvero giornalisti, comunicatori, ristoratori, distributori, agenti ed enotecari, mentre dalle ore 14 fino alle ore 21 le porte si apriranno anche ai winelovers, con il pagamento in loco di un biglietto di ingresso di 25 euro (20 euro per i sommelier attualmente tesserati e per studenti universitari) che consentirà l’assaggio di tutte le etichette.

    A breve sul sito www.minelliwineevents.it maggiori info sulle cantine, gli stand gastronomici, il seminario e la masterclass.

    Per richiesta accredito giornalisti e comunicatori scrivere a: pr.enogastronomia@gmail.com

    Per richiesta accredito ristoratori, enotecari, distributori ed agenti scrivere a: minelliwine.events@gmail.com

    Gli accrediti avranno validità solo una volta confermati via mail dall’organizzazione.

    L’evento è ideato ed organizzato da Minelli Wine Events, nata per promuovere la cultura del buon vino. Stefano Minelli, fondatore della Minelli Wine Events, lavora da tempo nel settore dei vini da investimento.

    Per maggiori info su ViniAmo – www.minelliwineevents.it – 3383046072

    Seguici su Instagram: https://rb.gy/g7sijy
    Seguici su Facebook: https://rb.gy/uudm9u

    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende, Organizzatore e ideatore Stefano Minelli
    ViniAmo 2024, 2° edizione con tante novità e aziende, Organizzatore e ideatore Stefano Minelli

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  • Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani

    Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    Di Cristina Santini

    L’Irpinia, terra campana, è un territorio dalle valenze ambientali e paesaggistiche notevoli, caratterizzato da una bellezza naturale che affascina chiunque vi ponga lo sguardo.

    Deve il suo nome agli Irpini, in latino Hirpis, una tribù di stirpe sannitica e di lingua osca, Hirpus in osco ossia lupo, che abitava in epoca preromana vaste zone dell’Appennino campano.

    La leggenda narra che un lupo avrebbe guidato gli Irpini fino alle terre in cui essi si sarebbero poi insediati.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano
    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    La Regione, che ospita la più alta concentrazione di vigneti, è circondata da valli ed alture, attraverso le quali si inerpicano numerosi fiumi e torrenti. L’orografia del territorio, con altitudini comprese tra i 300 e i 1800 metri sul livello del mare, contribuisce a creare microclimi unici che variano a seconda delle zone e consentono di produrre differenti tipologie di vini.

    In particolare, il versante Tirrenico, che è quello più adatto alla viticoltura, è montuoso e discontinuo, ricco di vegetazione e di acque, con terreni di origine argilloso-calcarei e vulcanici che hanno beneficiato dell’attività effusiva delle tre zone vulcaniche circostanti: il Vulture, il Vesuvio e i monti del casertano. Nel corso dei secoli, l’accumulo di diversi strati di cenere e lapilli ha dato vita a depositi tufacei e arricchimenti in minerali.

    L’area vitata è suddivisa in due zone: una che costeggia il fiume Calore, dove l’Aglianico regna sovrano; l’altra, sulle colline attraversate dal fiume Sabato, è più favorevole ai vitigni a bacca bianca. Sui suoli di arenarie, in pendenza media, prospera l’antico vitigno Greco, mentre il Fiano è allevato su terreni leggeri e profondi di origine vulcanica.

    In questo luogo, dove le idee hanno preso forma e qualcosa di straordinario è nato, Francesco De Stefano, un giovane imprenditore irpino, ha dato vita nel 2017 al progetto dell’azienda vitivinicola Vini De Stefano. Guidato dalla passione per la propria terra e l’enologia e seguendo le orme del nonno, ha creato un’azienda dinamica e innovativa con l’obiettivo di produrre vini di alta qualità con una forte attenzione alla tradizione e all’autenticità del territorio.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano
    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    Venti ettari di terreno coltivati su questa generosa e fertile terra, producono circa 70.000 bottiglie all’anno. Attualmente, la distribuzione è principalmente a livello nazionale, ma con un occhio rivolto al mercato internazionale, in particolare in paesi come Giappone, Germania e Svizzera.

    L’Irpinia è stata riscoperta grazie all’enologo Antonio Mastroberardino che ha dimostrato come la combinazione di metodi tradizionali e tecnologia moderna possa creare vini di alta qualità e nel tempo ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) per tre vini di fama internazionale: Taurasi, Greco di Tufo e Fiano d’Avellino.

    Esploriamo allora con attenzione la selezione completa dei vini bianchi e rossi di Francesco De Stefano con le nostre considerazioni di rito:

    FREJA, Falanghina Igt 2022, il cui nome si rifà ad una dea dall’aspetto elegante e raffinato e dall’indole coraggiosa e determinata, veneratissima dai popoli nordici.

    Ha un impatto olfattivo elegante con sentori di frutta bianca esotica, pesca gialla, note agrumate e con una leggera nota alcolica. Si percepiscono anche sentori di miele e un leggero tocco floreale. La beva è piacevole, con un’acidità spiccata che risalta all’inizio e si conclude con un dolce finale. Tuttavia, sembra che l’equilibrio sia ancora sbilanciato verso l’acidità, probabilmente per la sua giovane età, ma allo stesso tempo è un vino che rimane a lungo in bocca, lasciando sensazioni e sapori che persistono dopo averlo degustato.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano
    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    ADAMAS, in latino diamante, attribuito al Greco di Tufo Docg 2022 che, proprio come il minerale di origine naturale più duro che si conosca, è in grado di resistere nel tempo. Il suo processo di vinificazione e affinamento è identico agli altri bianchi.

    Profumo intenso e gradevole della mela golden, fiori di camomilla e del rosmarino appena colto. il sapore fresco e seducente che si posa sul palato, come un bacio leggero è giunto a noi senza perdere il suo fascino.

    Ma c’è di più. La freschezza spiccata che si fa strada, come una brezza mattutina e la nota minerale aggiungono ulteriore complessità insieme alle intriganti trame di pietra focaia. È come se avessimo assaporato un pezzo di eternità, racchiuso in una fragranza.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano
    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    APIA’, Fiano di Avellino Docg 2022 che porta il nome dell’uva di una vigna antica che originariamente era chiamata “uva apiana” e della città di Apia del Peloponneso. Furono proprio gli abitanti di questa città i fautori della nascita di questo vitigno a bacca bianca. La sua vinificazione avviene con una pigiatura a grappoli interi, una malolattica svolta parzialmente e un affinamento di un anno in silos di acciaio.

    E’ un vino intrigante e complesso. Origano, fiori di campo, pesca gialla e un carattere minerale e vulcanico si fondono in un bouquet aromatico. La lunghezza e la balsamicità sono accompagnate da una piacevole acidità e freschezza bilanciate. La salivazione importante invita ad un altro sorso che insieme all’elemento erbaceo aggiunge un tocco di natura. Si caratterizza per la sua sbalorditiva beva e godibilità che può migliorare nel tempo.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano
    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    SALUBER è il nome scelto per l’Irpinia Campi Taurasini Doc 2019, per omaggiare la salubrità di questa terra.

    La sua vinificazione consiste nella macerazione per 12 gg circa, starter di lieviti autoctoni e malolattica svolta completamente in legno. Affinamento in barrique di rovere francese per tre anni e 4 mesi in bottiglia.

    Questo Aglianico in purezza, situato nei dintorni dei fiumi irpini, regala un aroma intrigante e coinvolgente di fico, prugna e rosa, una sfumatura di vaniglia che si fa strada amalgamandosi alla nota speziata di liquirizia conferendo profondità al vino.

    La struttura sembra promettente, l’acidità vivace, mentre i tannini potrebbero aver bisogno di un po’ più di tempo per ingentilirsi. Si fa notare con una presenza decisa e una lunga persistenza in bocca. In definitiva, abbiamo tra le mani un vino degno di nota che ha ancora spazio per evolversi e rivelare ulteriori sfaccettature.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano
    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    CORTICI’, Irpinia Aglianico Igt 2021, un rosso energico e vigoroso le cui uve provengono dai vigneti allevati su una collinetta nota come “Coticimolo” tra i Comuni di Contrada e Montoro. Passa il suo tempo affinandosi in barrique per dieci mesi e sei mesi bottiglia.

    Il bouquet intenso e profumato come la rosa violetta e la fragranza dei frutti rossi maturi, concentrati come more, prugne, e ribes promette un’esperienza sensoriale avvolgente. Al sorso, l’eleganza si manifesta con ciliegia, tannini setosi e un’acidità perfettamente bilanciata. Questo vino è fresco, godurioso, persistente e armonioso. Una bella bevuta per gli amanti del vino, da gustare con piacere.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice, Tesori enologici d’Irpinia: le creazioni della Cantina Vini De Stefano

    TAURASI, Aglianico Docg 2019 nasce da uve attentamente selezionate nei vigneti allevati sui pendii del Calore, del Sabato e dell’Ofanto. Affina in tonneaux e barrique di Allier nuove di media tostatura per quattro anni e ulteriore riposo in bottiglia.

    Il naso, attraente e intenso, danza tra le sensazioni di marmellata di more, ribes nero e un tocco di put pourri.

    Il sorso super avvolgente, come un abbraccio caloroso, richiama la beva come una melodia che si ripete nella mente. Il calore si fonde con i tannini e l’acidità creando un equilibrio armonioso. Un mix di caffè tostato, cioccolato fondente e speziatura leggermente piccante gioca con un legno ben integrato, molto gradevole che lascia un segno indelebile. Ha grande potere di invecchiamento, come un libro che si apre lentamente nel tempo.

    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice
    Vini De Stefano 2024, nei calici assaggi sensoriali campani, foto autrice

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    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito cantina: https://www.vinidestefano.eu/

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  • Podere Casa Al Vento, novità della cantina in un calice 2024

    Podere Casa Al Vento, novità della cantina in un calice 2024

    Montepulciano – Podere Casa al Vento: le sfide enologiche per il futuro tra territorialità e diversità

    Di Cristina Santini

     

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice

    In occasione dell’anteprima del Vino Nobile, la nostra redazione ha visitato Podere Casa al Vento, Azienda agricola vitivinicola e olearia a conduzione familiare, situata a Sant’Albino, a soli 5 km da Montepulciano, immersa tra le verdi colline della Val di Chiana e della Val D’Orcia.
    Qui, tra vigneti e uliveti, gli ospiti possono godere anche di sistemazioni a ristorazione indipendente, arredate in stile rustico e dotate di ogni confort.

    La visione è ben definita: radici profonde nel passato, ma uno sguardo fiducioso verso il futuro che bilancia tradizione e innovazione, creando un terreno fertile per la crescita, obiettivo fondamentale per questa realtà che punta ad aumentare la produzione nei prossimi cinque anni, con il conseguente investimento sulla cantina, per un mercato non solo territoriale.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice

    Dei sette ettari vitati complessivi condotti in regime biologico, cinque sono attualmente in produzione, mentre due sono stati acquisiti nel 2021 ed entreranno in produzione l’anno prossimo. Un passo positivo per un nuovo traguardo.
    Nel 2023, sono stati piantati mille ulivi tra le varietà Leccino e Frantoio, che si affiancano ai 250 ulivi più vecchi, inclusi quelli di Pendolino e Moraiolo. Questo ampliamento contribuirà a una produzione di olio più grande.

    Il Vino Nobile di Montepulciano ha rappresentato una ricca ed emozionante esperienza gustativa, racchiusa nel territorio, nella cultura e nella passione di questa terra ed è indubbiamente il re di queste zone. E’ nato su questi colli che circondano la patria del poeta Poliziano, ma non è il solo e unico elemento in gioco.

    Su un terreno prevalentemente argilloso limoso, fertile e ricco di humus, accanto ai cinque cloni di Sangiovese e Canaiolo Nero che coprono quattro ettari totali, negli ultimi anni sono state messe a dimora varietà internazionali come Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Syrah, Pinot Nero che hanno trovato il loro habitat ideale.
    Questa diversità ha consentito e consente di sperimentare e creare vini unici, uscendo anche dal classicismo, a patto che non si corra per arrivare sul mercato, altrimenti si rischierebbe di perdere quell’essenza speciale. L’unicità richiede tempo.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice, le Vigne
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice, le Vigne

    Il Cabernet Sauvignon che ha dato vita a Brutus dal 2017 è sicuramente una vittoria degna di nota. Tuttavia essendo piantato da pochi anni, il Pinot Nero richiederà ancora un po’ di pazienza prima di poterlo assaporare.

    La cura e l’attenzione dedicate alla vigna si ripagano nella qualità del vino che abbiamo degustato. La raccolta manuale delle uve è un processo laborioso ma essenziale. Dopo la vinificazione, il mosto viene fatto affinare in botti di rovere di grande capacità raggiungendo complessità e carattere durante il periodo di invecchiamento. L’uso del metodo biologico e di lotta integrata, come per esempio il sistema della confusione sessuale, contribuiscono non solo al rispetto della natura, tema fondamentale, ma anche a produrre uve sane e a creare vini molto apprezzati.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice, i vini degustati
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice, i vini degustati

    La produzione attuale si aggira intorno alle 10000 bottiglie a fronte di un potenziale di circa 20000, limitata oggi a 4 etichette:

    Rosso di Montepulciano Doc 2019, Sangiovese in purezza affinato in acciaio.
    Il Rosso di Montepulciano, in questi ultimi anni, sorprende e continua a guadagnare popolarità affiancando con devozione il Nobile. Il suo colore rosso rubino trasparente con iniziali riflessi granati ai bordi è affascinante, e la verticalità delle spezie con un tocco di peperoncino dolce suona intrigante.

    Nonostante i 14,9 gradi, morbidezza e alcolicità sono ben bilanciate, rendendolo un piacere da bere anche come aperitivo. I tannini setosi e la lunghezza persistente suggeriscono che sia un vino da invecchiare. Inoltre, il palato pulito e ampio con note di tabacco, cacao e liquirizia leggera lo rendono ancora più interessante.
    E’ come un racconto avvincente, che si svela a ogni sorso, regalando emozioni e nuovi piaceri sensoriali.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice

    Nobile di Montepulciano Docg 2018, Sangiovese in purezza che esce quest’anno sul mercato, 24 mesi di affinamento in botti di rovere francese da 20 hl.
    La freschezza dell’anguria si fonde con la nota balsamica mentolata, le ciliegie, immerse nel loro liquore, rilasciano una dolcezza intensa e fruttata, come la sensazione ferrosa conferisce profondità e persistenza. Un tocco di asprezza e rugosità dovuta ai tannini non permette ancora la sua massima esternazione.

    Il sorso è godibile, nonostante la giovane età e una sinfonia di sapori danzano al gusto come l’essenzialità del cacao. L’acidità vivace si sposa con la freschezza fruttata, creando un equilibrio armonioso. Il sapore spedito, centrale, persiste a lungo nella bocca poi così ampia come un viaggio senza fine.
    E’ un giovane guerriero, pronto a conquistare il mondo.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice

    Nobile di Montepulciano Riserva Docg 2016, 100% Sangiovese affinato per 36 mesi in botti di rovere francese e 6 mesi in bottiglia. Imbottigliato nel 2020 e ancora non in commercio.
    Intenso e limpido il suo colore rosso rubino dai riflessi granati che evoca calore, profondità e maturità. Il profumo è raffinato e piacevole, ricco di frutto rosso maturo, con sentori leggermente speziati e delicati sbuffi erbacei. Freschezza e piacevolezza di beva sono le sue caratteristiche che assieme ad una struttura tannica sono come un poema in sospeso, un quadro incompleto che attende ancora il suo ultimo pennello. Un vino coinvolgente che deve trovare la sua pienezza e invecchiare ulteriormente. In generale, sembra abbia potenziale e stia evolvendo nella giusta direzione.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice, vino degustato
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice, vino degustato

    Nobile di Montepulciano Riserva Docg 2015
    Completamente diverso dall’annata precedente, questa ottima Riserva offre una ciliegia sotto spirito, una speziatura dolce, sfumature più evolute di cuoio e cioccolato nero. L’equilibrio è notevole, con tannini integrati e una persistenza significativa e duratura. L’acidità è ben bilanciata, rendendo questo vino molto elegante, maturo e pronto per essere gustato. Questo calice ci ricorda Caravaggio quando nel suo “Bacco” cattura l’intensità e la sensualità del momento, rendendo il vino parte integrante dell’opera.

    Brutus Toscana Igt 2019, Cabernet Sauvignon invecchiato 24 mesi in botti di rovere francese da 20 hl.
    Il suo colore rubino profondo promette una ricchezza sensoriale che si rivela nel bouquet aromatico. Le note di violetta e garofano danzano insieme ai frutti rossi maturi, come il ribes nero e le prugne. L’affinamento in legno dona un leggero tocco di vaniglia, mentre il pepe nero e le erbe speziate aggiungono complessità.
    In bocca, i sapori della frutta rossa si fondono con accenni di cioccolato fondente e tabacco, creando un’esperienza gustativa avvolgente e persistente. Tuttavia, i tannini ancora verdi suggeriscono che questo vino non è ancora pronto per la sua massima espressione. Il tempo è galantuomo e rivelerà tutta la sua bellezza.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice, vino degustato
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice, vino degustato

    Brutus Tuscany Igt 2018, Cabernet Sauvignon affinato 12 mesi in botti di rovere francese da 20 hl.
    La descrizione di questo vino evoca un quadro sensoriale intrigante e sofisticato che intreccia profumi fruttati di prugna, combinata ad un dattero succoso avvolto in una brezza fresca di menta. Sensazioni più evolute di tabacco e una nota eterea di goudron chiudono il sorso in un finale memorabile. L’annata 2018 sembra essere un vero capolavoro, con acidità elevata, complessità e un carattere avvolgente, superando addirittura la grande annata 2019. La sua struttura tannica potente e la sensazione di pulizia al palato la rendono davvero ammaliante e poliedrica.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice, vini degustati
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice, vini degustati

    LEGGI ANCHE: https://www.papillae.it/anteprima-vino-nobile-di-montepulciano-2023/

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito cantina: https://www.poderecasalvento.it/

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • Editoria: più libri più liberi, Armando Editore 2023

    Editoria: più libri più liberi, Armando Editore 2023

    Editoria: Più libri più liberi
    L’andamento del mercato italiano e l’intervista alla Casa Editrice Italiana, Armando Editore

    Di Cristina Santini

     

    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, locandina evento
    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, locandina evento

    Dopo avervi parlato nel primo articolo https://www.papillae.it/fiera-nazionale-della-piccola-media-editoria/ del programma e dei numeri della Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023 “Più libri più liberi”, in questo spazio affronteremo il tema cruciale dell’import export, dell’internazionalizzazione del mercato italiano chiudendo con un’interessante intervista.

    Se guardiamo i dati rilevati dall’AIE, sembra che la situazione sia rosea per l’Editoria italiana anche se potrebbero essere fuorvianti e nascondere fenomeni di carattere episodico.
    I numeri comunque sono impressionanti: nel 2001 sono stati venduti 1800 diritti all’estero e acquistati 5400 contro i valori molto più alti del 2022 con un tasso di crescita del 7,3% per le vendite e del 2,7% per gli acquisti.

    Editoria: più libri più liberi, Armando Editore 2023, foto dell'autrice
    Editoria: più libri più liberi, Armando Editore 2023, foto dell’autrice

    Allora perché si riscontrano mancate vendite per i piccoli Editori?

    Le riflessioni sono più che ragionevoli. Innanzitutto l’assenza di titoli vendibili (41%), seguita da uno dei fattori scatenati il problema: non avere trovato un bando funzionale per il proprio catalogo nonostante gli incentivi pubblici o il supporto dell’AIE (19%) e ancora più restrittivo il non avere partecipato alle fiere internazionali (15%).

    Ma il dato significativo è quello relativo ai contributi utilizzati per il 24% dagli Editori che sono all’interno della fascia fino a mezzo milione di euro di venduto e il 67% per quelli di fascia superiore dove rientrano anche i grandi gruppi.
    In questi ultimi anni sono nati molteplici progetti editoriali dove i piccoli e medi imprenditori sono riusciti a trovare nicchie di mercato scoperte che ne hanno aumentato la capacità attrattiva internazionale.

    Questo discorso trova riscontro sui generi ricercati come i libri per bambini e ragazzi che sono il fiore all’occhiello delle esportazioni italiane anche per i piccoli imprenditori come anche la produzione sudamericana, africana e mediorientale.
    L’Europa si conferma il nostro principale mercato per l’import ed export dei diritti.

    E chissà che, alla Buchmesse di Francoforte, una delle fiere più prestigiose d’Europa, che a ottobre 2024 vedrà l’Italia nel ruolo di Ospite d’onore, dopo 36 anni, non potrà accorciare le distanze per tutti quei piccoli e medi editori che fanno fatica a penetrare i mercati internazionali rendendo oneroso l’impegno in questo settore.

    Questa sarà un’occasione preziosa per il nostro Paese che nel lontano 1988 segnò l’apice di un’epoca d’oro per la letteratura italiana determinando un aumento dell’interesse internazionale per gli scrittori contemporanei e la crescita delle traduzioni dall’italiano.

    Editoria: più libri più liberi, Armando Editore 2023, foto dell'autrice
    Editoria: più libri più liberi, Armando Editore 2023, foto dell’autrice

    Come ogni anno, AIE collabora con ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane e con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale alla definizione e organizzazione delle iniziative di promozione dell’editoria italiana attraverso la partecipazione alle più significative fiere all’estero e alla realizzazione di attività connesse.

    Per il momento, questo è l’elenco delle fiere all’estero previste per il 2024 che impegnerà l’Italia, fra le quali spiccano le tre in cui sarà Ospite d’Onore:

    The London Book Fair, Regno Unito (12-14 marzo 2024);
    ● Tunis International Book Fair, Tunisia (19-28 aprile 2024): Italia Ospite d’Onore;
    ● Warsaw International Book Fair, Polonia (23-26 maggio 2024): Italia Ospite d’Onore;
    ● Beijing International Book Fair, Cina (19-23 giugno 2024);
    ● Frankfurter Buchmesse, Germania (16-20 ottobre 2024): Italia Ospite d’Onore;
    ● ACTFL, USA (22-24 novembre 2024).

    Nei nostri articoli, abbiamo parlato dei temi che durante la Fiera sono stati più volte trattati con gli interventi di una platea esperta presente ai tanti convegni. Noi della Redazione abbiamo voluto anche approfondire alcuni punti attraverso l’intervista ad Andrea Iacometti, Direttore Generale della Casa Editrice Italiana, Armando Editore, che ringraziamo per la disponibilità e il prezioso contributo.

    Editoria: più libri più liberi, Armando Editore 2023, foto dell'autrice, stand Armando Editore
    Editoria: più libri più liberi, Armando Editore 2023, foto dell’autrice, stand Armando Editore

    2023: mercato trade stabile per la piccola e media editoria rispetto all’anno precedente, qual’è lo scenario della Casa Editrice Armando?

    Malgrado la crisi generale che attanaglia il nostro settore, acuita al periodo pandemico che ha portato alla chiusura di molte librerie, per quanto ci riguarda il nostro fatturato è cresciuto del 15%.

    Quali sono i vostri canali di vendita e i generi più letti?

    L’Armando nasce settacinque anni fa ed il primo volume pubblicato è stato di pedagogia. Da sempre siamo conosciuti per la saggistica, in particolare per le scienze umane, quindi pedagogia, sociologia, psicologia e filosofia che sono tuttora il nostro settore principale unitamente ai libri per e sui bambini. Da una quindicina di anni abbiamo inaugurato una collana di Crime, casi di cronaca, che ci sta dando moltissime soddisfazioni in termini di vendite e di interesse generale. Tutti i nostri volumi sono distribuiti al livello nazionale dal più grande distributore di libri italiano che è Messaggerie Libri.

    Editoria: più libri più liberi, Armando Editore 2023, foto dell'autrice, stand Armando Editore
    Editoria: più libri più liberi, Armando Editore 2023, foto dell’autrice, stand Armando Editore

    Dalle indagini sembra che il trade tenga ma va di pari passo con la veloce trasformazione del business: intelligenza artificiale, impatto nuove tecnologie, problematiche di distribuzione?

    Come dicevo prima, il nostro fatturato è in crescita, grazie alla promozione, alla distribuzione e anche grazie a due uffici stampa che abbiamo, uno a Roma e uno a Milano che divulgano i nostri titoli ed i nostri autori. Un’importante via sono i nuovi metodi di comunicazione: oltre ai Social che da anni utilizziamo come Facebook, Instagram, Linkedin e due canali Tik Tok, abbiamo aperto da un paio di anni un nostro canale Youtube dove vengono presentati i video dei libri.

    Attraverso un QR Code posto nella parte posteriore di ogni volume è possibile seguirne i contenuti; i filmati durano poco più di un minuto e spiegano all’utente finale perché acquistare questo tipo di pubblicazione. Oggi purtroppo molte librerie stanno sempre più chiudendo ma anche quelle che sono rimaste aperte sono diventate più che altro dei supermercati dove non c’è più la figura del commesso che indica o spiega il libro. Per cui con questo nuovo metodo di comunicazione offriamo l’opportunità di spiegare, a chi vuole acquistare, il contenuto dell’edizione.

    Tutti questi contenuti, oltre ai convegni e alle presentazioni degli autori che organizziamo, sono direttamente inseriti nel nostro canale Youtube.
    Invece è di recentissima apertura il nostro canale di Podcast dove inseriamo tutti i nostri volumi, le nuove uscite e dove l’autore del libro attraverso il suo racconto viene intervistato da un giornalista professionista. Sta andando molto bene, tutti gli utenti potranno trovarlo sulla piattaforma Spotify, la più importante al mondo per la diffusione di musica e di podcast.

    Come dicevo prima, abbiamo anche due canali Tik Tok, uno dedicato all’Armando generalista e uno dedicato solo ai Podcast. Questo perché contiamo molto su questo tipo di comunicazione, ci avviciniamo sempre di più alle nuove tecnologie.
    Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, abbiamo pubblicato un nuovo volume su questo contesto che ci aiuterà sempre di più nel fare le copertine dei libri, dove impostiamo un concetto e l’IA ci propone differenti soluzioni.

    Abbiamo intenzione anche di pubblicare una collana dedicata all’Intelligenza Artificiale quindi siamo attenti alle nuove tecnologie anche perché purtroppo chiudendo sempre più librerie la sfida che l’Editore dovrà affrontare nei prossimi anni è quella appunto della comunicazione. Discorso confermato da un dato importante: il 60% degli acquisti viene fatto online.

    Giustamente le persone acquistano libri solo ed esclusivamente se il prodotto lo conoscono, quindi la cosa più importante che l’Editore può fare è far conoscere il proprio prodotto attraverso i mezzi più comodi come Social, Youtube, Podcast.

    Editoria: più libri più liberi, Armando Editore 2023, foto dell'autrice
    Editoria: più libri più liberi, Armando Editore 2023, foto dell’autrice

    Quando si parla di sostegno alla piccola e media editoria, qual’è la manovra più efficace secondo voi per aiutare il comparto?
    Al momento i piccoli e medi imprenditori hanno difficoltà ad accedere al credito delle Banche, quindi serve qualcosa che possa aiutare in tal senso l’imprenditore. Le sovvenzioni sarebbero un primo passo importante per dare la possibilità di accedere al credito bancario. Altra azione importante è continuare, come stanno facendo, a istituire bandi dedicati all’Editoria (libri no giornali) che possano essere utilizzati da tutti.

    In ultimo, quello che hanno già fatto i governi precedenti, l’istituzione della carta del Docente o i buoni per i ragazzi fino ad una certa età che possono utilizzare per l’acquisto di libri, tablet per la scuola e cose di questo genere. Queste sono le operazioni che secondo noi possono aiutare o comunque in generale emanare delle leggi che supportino per lo più l’Editoria.

    Com’è andata questa edizione 2023, dal punto di vista delle vendite e degli incontri con gli autori?
    Questa Edizione, dati alla mano, ha avuto la presenza di 150 mila persone, è stato il record di tutte le edizioni e quindi siamo molto contenti. Per quanto ci riguarda, il buon fine si è espresso anche sul fatturato, infatti è stata anche per noi l’Edizione dei record in quanto abbiamo fatto più vendite (+23%) di tutti gli anni precedenti.

    Gli incontri con gli autori sono andati bene, sono stati divisi in due tipologie differenti: o presentazioni di volumi all’interno di sale che hanno ospitato un gran numero di partecipanti oppure incontri con gli Autori (circa 30) all’interno del nostro stand che hanno organizzato dei firmacopie del loro libro appena editato.

    Dalle indagini cresce la percentuale degli italiani che leggono ma cala il tempo dedicato alla lettura. Che ne pensi?

    Indubbiamente sì, questa situazione si è riscontrata anche sui nostri dati, sui nostri fatturati rispetto al 2022. E’ vero cala il tempo di lettura perché è cambiato il modo in cui la gente affronta la vita, ha sempre meno tempo, e quindi anche lo zoccolo duro dei lettori che rimanere sempre il pezzo più importante per quanto riguarda il nostro fatturato, anche lì ha calato il tempo di lettura per quanto invece gli acquisti registrano una piccola percentuale di aumento.

    Editoria: più libri più liberi, Armando Editore 2023, foto dell'autrice
    Editoria: più libri più liberi, Armando Editore 2023, foto dell’autrice
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito editore: https://www.armandoeditore.it/

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023

    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023

    Più libri più liberi: numeri e presenze record all’edizione 2023

    Di Cristina Santini

     

    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, locandina evento
    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, locandina evento

    Record assoluto di presenze (oltre 115 mila) per la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023 “Più libri più liberi”, l’evento culturale più importante della Capitale ospitato dal Roma Convention Center – La Nuvola, che accoglie la manifestazione da molti anni contribuendo al suo successo, con 594 espositori presenti, una vetrina significativa per l’Editoria indipendente e per i piccoli e medi Editori che compongono un settore vitale della nostra economia.

    Un cast eccezionale per questo appuntamento consolidato nel tempo, promosso e organizzato dall’Associazione Italiana Editori, con il sostegno del Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura, Regione Lazio, Roma Capitale, Camera di Commercio di Roma e ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane; con il contributo di SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori e con la collaborazione di Istituzione Biblioteche di Roma, ATAC – Azienda per i trasporti capitolina, EUR Spa, Dior.

    La RAI ancora una volta è stata Main Media Partner per tutta la manifestazione con i suoi eventi, trasmissioni in diretta e presentazioni di titoli di Rai Libri, e il Giornale della Libreria.

    Ognuno di loro ha portato ad un fitto programma di iniziative, interventi, letture, mostre, informazioni e aggiornamenti su progetti e servizi, azioni di promozione, approfondimenti, premiazioni.
    Alla Fiera ha partecipato ALDUS UP, la rete europea delle fiere del libro, cofinanziata dall’Unione Europea nell’ambito del programma Europa Creativa.

    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, foto autrice ingresso manifestazione
    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, foto autrice ingresso manifestazione

    Si tratta di una bellissima sfida – dichiara Annamaria Malato, Presidente di Più libri più liberi – portata avanti da più di vent’anni dall’AIE insieme ai piccoli e medi editori. Quest’anno abbiamo schierato un palinsesto di nomi eccezionali e proposto un nuovo format che amo particolarmente: scrittori che parlano di altri scrittori, un modo di far rivivere i classici della nostra letteratura, attraverso la lente di autori contemporanei.
    Per citarne solo alcuni, Nadia Terranova su Jane Austen, Gaja Cenciarelli su Margaret Atwood, Carola Susani su Alberto Moravia e tanti altri.

    Il programma, nei cinque giorni di dicembre, curato da Chiara Valerio, è stato intenso e ricco sia in termini di contenuti e narrazione, sia di incontri, tavole rotonde, laboratori, con una massiccia partecipazione delle scuole provenienti da tutta Italia.
    Tra i tanti temi affrontati, si è parlato delle performance sul mercato internazionale, dei diritti venduti e dei libri pubblicati dagli Editori fuori dai grandi gruppi; dell’Intelligenza Artificiale, della sostenibilità ambientale, dell’Informazione e tanto altro.

    Moltissimi gli ospiti italiani e internazionali che hanno partecipato agli oltre 670 appuntamenti della ventiduesima edizione in cui il tema principale è stato il gioco per bambini: Nomi, cose, città, animali.
    Chi di noi non ha mai preso un foglio, un righello e una penna. Da bambini giochiamo e impariamo a leggere e scrivere. Da adulti dimentichiamo come sia importante vivere con il gioco ma mai per gioco.

    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, foto dell'autrice
    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, foto dell’autrice

    Grande spazio è stato concesso ai giovani, in particolare agli studenti universitari, che sono stati oltre 17.000, con una serie di incontri sui temi della contemporaneità e sull’approfondimento di argomenti accademici, sugli eventi della Storia e per i più piccoli incontri dedicati ai fumetti, storie avventurose e di amicizia.

    Particolare attenzione al mondo del fumetto e del Graphic Novel con tanti appuntamenti tra cui Zerocalcare e la sua “Enciclopedia Calcarea” nella quale sono stati raccontati i retroscena che hanno portato alla creazione del carattere di ogni personaggio dei suoi fumetti.

    Ma anche la grande vocazione internazionale che ha avuto questa edizione con tutti gli incontri svoltisi nel Rights Centre.
    Forse mai come quest’anno – ha detto Annamaria Malato i 26 incontri al Business Centre hanno visto un’attiva partecipazione di imprenditori e professionisti animati dalla passione e dal desiderio di esplorare nuove strade, e al contempo consapevoli che il contesto, obiettivamente complesso e fragile, richiede più elevate competenze manageriali e una visione di sistema.

    Convegni dove sono stati presentati dati che illustrano il valore della piccola e media editoria in Italia e l’analisi di fenomeni emergenti come l’impatto dell’Intelligenza Artificiale che interroga gli operatori del settore sui temi della difesa del diritto d’autore da una parte e, dall’altra, cosa si intende per creatività umana e collaborazione tra l’uomo e la macchina che con ogni probabilità saranno sempre più pervasive nell’industria culturale, la rilevanza del catalogo, il self publishing, la crescita del romance, le politiche per la sostenibilità dentro le case editrici.

    Ma parliamo di dati e dell’andamento del mercato editoriale.

    In un mercato trade stabile rispetto al 2022 la quota dei piccoli e medi editori si attesta a poco più del 50%, valore analogo a quello dell’anno precedente.
    I 1.283 milioni di vendite nei primi undici mesi, pari a 85,7 milioni di copie, sono così suddivisi: gli editori con un valore delle vendite a prezzo di copertina fino a 5 milioni di euro e fuori dai grandi gruppi, ovvero i piccoli, hanno venduto complessivamente libri per 352 milioni (valore a prezzo di copertina), con una crescita del 4,1% rispetto l’anno precedente.

    I grandi gruppi editoriali (Mondadori, GeMS, Feltrinelli e Giunti) hanno avuto vendite pari a 609,8 milioni di euro, in crescita dello 0,5%. A diminuire è stata invece la quota dei medi editori fuori dai grandi gruppi, con vendite oltre i 5 milioni: 259,2 milioni di euro, in calo del 5,5%.

    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, foto dell'autrice
    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, foto dell’autrice

    Per i piccoli editori la vendita nei canali tradizionali trade è solo una parte delle attività perchè ci sono le fiere ma c’è anche chi lavora sulla formazione, sulle piattaforme online o nel settore degli eventi.
    Ma quello che risulta complicato e sempre più difficile purtroppo è il restare sul mercato e avere visibilità nelle librerie. Nemmeno Amazon è la soluzione.

    D’altro canto proprio per queste difficoltà molti di loro intraprendono strade dove riescono ad essere più innovativi e creativi rispetto ai grandi gruppi. Ma tutto questo va incentivato con strumenti che diano la possibilità di investire come i bandi per l’innovazione e lo sviluppo che finora non sono stati utili per un concreto supporto provocando un freno alla crescita del settore.

    Sarebbe utile anche discutere con i grandi player che detengono il mercato e trovare un maggior equilibrio riconoscendo il valore sociale della piccola editoria che rappresenta una quota estremamente importante da sempre a Più libri più liberi. Una crescita esponenziale, passata dal 30% nella prima edizione datata 2002 al circa 50%, dei piccoli progetti di grande qualità che non si esauriscono entro i confini nazionali.

    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, foto dell'autrice
    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, foto dell’autrice

    Le possibilità di internazionalizzazione che si realizzano nelle fiere globalisottolinea la Malatoa volte rimangono inaccessibili ai marchi più piccoli, per i costi che comportano.Proprio per questo motivo e in previsione della Fiera Internazionale del Libro di Francoforte 2024 dove l’Italia sarà Ospite d’Onore, sono stati invitati a Più libri più liberi editori tedeschi che hanno potuto conoscere ed incontrare gli editori espositori al Rights Center.

    Come anche si è rivelato efficace il Fellowship Program della Fiera cha ha portato a Roma nei giorni prima della Fiera alcuni editori stranieri portati in visita nelle sedi delle Case Editrici.

    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, foto dell'autrice
    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, foto dell’autrice

    Tutti i dati che l’Ufficio Studi AIE ha presentato alla Fiera ci mostrano come da una parte l’editoria italiana sia cresciuta in vent’anni fornendo un numero crescente di opere provenienti da ogni parte del mondo, soprattutto da quello anglofono, venendo incontro ai più svariati bisogni dei lettori e dall’altra riuscire nel compito non facile di risultare appetibile all’estero.

    L’Italia esporta soprattutto libri per bambini e ragazzi (2.744 nel 2022, pari al 35% del totale), quindi saggistica (1.992 contratti, 25%), narrativa (1.496 contratti, 19%), manualistica non universitaria e self help (708 contratti, 9%), fumetti (416 contratti, 5%), libri religiosi (395 contratti, 5%), illustrati (138 contratti, 2%).

    Nei prossimi articoli affronteremo l’argomento dell’import ed export e parleremo degli eccezionali risultati di vendita, anche attraverso l’intervista ad Andrea Iacometti, Direttore Commerciale dell’Armando Editore, una delle Case Editrici più importanti a livello nazionale al passo con i tempi.

    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, foto dell'autrice, stand Armando Mondadori
    Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria 2023, articolo di Cristina Santini, foto dell’autrice, stand Armando Mondadori

     

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

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