Masterclass Castelfeder al Merano WineFestival 2023
Di Adriano Guerri
Lo scorso 4 novembre in occasione del Merano WineFestival, evento che dal 1992 va in scena nella ridente cittadina meranese, ho partecipato alla masterclass dell’azienda vitivinicola Castelfeder. Nella suggestiva cornice dell ‘Hotel Therme,alle spalle del Kurhaus i fratelli Giovanettci hanno illustrato la storia dell’azienda e presentato alcuni dei loro capolavori.
L’ azienda vitivinicola Castelfeder è localizzata a Cortina sulla Strada del Vino dell’ Alto Adige (Weinstrasse), in Trentino Alto Adige, più precisamente in provincia di Bolzano. L’ Azienda a conduzione familiare è immersa tra frutteti e vigneti mantenuti come giardini. Avviata da Alfons Giovanett nel 1969 e dopo un ventennio il figlio Günther ha preso in mano le redini dell’azienda assieme alla moglie Alessandra.
Oggi sono stati affiancati dai dinamici figli Ivan e Ines. La superficie vitata è di circa 70 ettari e mediamente ogni anno vengono prodotte oltre 500.000 bottiglie. Le diverse posizioni dei vigneti con altimetrie variabili, la diversa composizione dei terreni e i molteplici microclimi dei vigneti della Bassa Atesina rendono possibile la coltivazione e la crescita dell’intera gamma di varietà di vitigni presenti in Alto Adige.
Prevalentemente vengono coltivati vitigni a bacca bianca, tuttavia, anche un buon 30% a bacca nera. Amo i loro vini e almeno tre volte all’anno mi presento sempre molto volentieri al loro banco d’assaggio a Wine & Siena, a Vinitaly e da ultimo, non per ordine di importanza a Merano WineFestival.
I vini in degustazione:
Chardonnay Riserva Burgum Novum 2020 – Giallo paglierino brillante, al naso sprigiona sentori di fiori bianchi ananas, passiflora e cedro, al palato è piacevolmente fresco, cremoso ed avvolgente. Chardonnay Kreuzweg Family Reserve 2020– Giallo paglierino luminoso, al naso dipana sentori di melone, pesca, rosa bianca e pietra focaia, al palato è sapido con chiusura lunga e fresca.
Chardonnay Kreuzweg Family Reserve 2019 – Giallo dorato, al naso emana sentori di mela, mango, papaya e burro, al palato è molto coerente e decisamente persistente. Chardonnay Kreuzweg Family Reserve 2018– Giallo dorato, al naso rimanda sentori di banana, pera, zagara e pompelmo, al palato è rinfrescante, sapido, dinamico e lungo.
Pinot Nero Riserva Burgum Novum 2018 – Rosso rubino trasparente e consistente, al naso rivela note di mirtillo rosso, fragolina di bosco, viola e pepe, al palato è pieno ed avvolgente, dotato di una lunga persistenza aromatica. Pinot Nero Riserva Burgum Novum 2013– Rosso granato, al naso libera note di ciliegia, marasca, mora, gelsomino e sottobosco, al palato è contraddistinto da una setosa trama tannica e da una interminabile duratura.
Pinot Nero Riserva Burgum Novum 2007 – Rosso granato, al naso emergono sentori di frutti maturi, muschio, resina, spezie dolci e tabacco, al palato è generoso, avvolgente e molto coerente. Chapeau Pinot Nero Riserva Burgum Novum 1989– Primo anno di produzione – Rosso granato, al naso si percepiscono note di confettura di frutti di bosco, bacche di ginepro, viola appassita e tabacco, al palato è vibrante e sapido, tannino setoso e dotato di una interminabile persistenza gustativa.
Curlan Chardonnay Riserva, il nuovo “solista” di Cantina Girlan
Redazione
Il culto e la passione per il terroir trovano un nuovo interprete nel primo vino bianco che entra a far parte della linea “Solisti”, il fiore all’occhiello di Cantina Girlan. Da due specifiche parcelle nasce uno Chardonnay di grande personalità e longevità.
Due piccole e selezionate parcelle all’interno di una storica sottozona, tanti anni di studio, ricerca e innumerevoli microvinificazioni, il desiderio di produrre un grande bianco che possa sfidare il tempo e restituire nel bicchiere il territorio di provenienza. Erano gli obiettivi che sin dall’inizio hanno guidato Cantina Girlan nella creazione di un nuovo vino bianco, il primo che entra a far parte della linea “Solisti”, fiore all’occhiello dell’azienda ed esclusivamente riservata a quelle etichette che possiedono un’identità unica e un potenziale di grande longevità.
“Siamo davvero soddisfatti del risultato che siamo riusciti a ottenere dopo anni di studio e accurate analisi” spiega Oscar Lorandi, presidente di Cantina Girlan. “La sfida che ci eravamo dati era quella di realizzare uno Chardonnay dotato di grande carattere e al tempo stesso capace di sfidare il tempo senza alcun timore. Per far questo avevamo bisogno di trovare dei vigneti con caratteristiche precise, in grado di ‘firmare’ il vino in modo chiaro, aspetto fondamentale soprattutto quando ci si confronta con un vitigno come lo Chardonnay, dotato di grande personalità”.
Le uve del Curlan Chardonnay Riserva 2019 Südtirol-Alto Adige Doc, sono state selezionate da due precise parcelle, “Gschleier” e “Schreckbichl”, situate all’interno della sottozona “Girlan”, tra i 450 e i 500 metri di altitudine.
Si tratta di un solo ettaro complessivo di vigneto, di età compresa tra i 20 e i 25 anni, con esposizioni sia a est che a ovest, allevati su terreni leggeri ben areati, ricchi di ghiaia, formati da depositi morenici su roccia porfirica vulcanica. “La microzona di Girlan ha da sempre le condizioni climatiche ideali per la coltivazione della vite e dello Chardonnay in particolare” specifica ancora il presidente. “Qui troviamo terreni aridi, un’ottima ventilazione e sbalzi termici perfetti per ottenere aromi di grande intensità e finezza”.
La vendemmia, che avviene rigorosamente a mano all’interno di piccoli contenitori, inizia durante la prima decade di ottobre. Dopo la pressatura dei grappoli interi, il mosto viene chiarificato dalle fecce attraverso una sedimentazione naturale. Sia la fermentazione alcolica che quella malolattica, nonché la successiva maturazione sui lieviti, si svolgono per 12 mesi in barrique, di cui 1/3 in legni nuovi e 2/3 usati. Il vino sosta ancora per 8 mesi in tini d’acciaio, sempre sui lieviti, e infine per un ulteriore anno in bottiglia prima della commercializzazione.
“È uno chardonnay di struttura ed equilibrio, che ha bisogno della giusta ossigenazione e di una temperatura di servizio corretta, non troppo fredda, intorno ai 10-12 gradi, per dare il meglio di sé” spiega Gerhard Kofler, enologo di Cantina Girlan.
“Il colore giallo dorato molto vivo e lucente nel bicchiere, le note sia agrumate che di frutta matura che ricordano la pesca, ma al tempo stesso le sfumature decisamente minerali, donano una fotografia molto elegante e ricca, quasi stratificata, di questo Chardonnay.
Al palato ha avvolgenza e sapidità, ma soprattutto struttura e una grandissima tensione acida che gli consentirà di continuare a evolvere per molto tempo”.
Il Curlan Chardonnay Riserva 2019 è prodotto in sole 1980 bottiglie, esclusivamente commercializzato nel canale horeca e nel dettaglio specializzato.
È il quinto vino che entra a far parte della linea “Solisti” insieme a Gschleier Alte Reben Vernatsch, Trattmann Pinot Noir Riserva, Curlan Pinot Noir Riserva e Vigna Ganger Pinot Noir Riserva.
Da Comunicato Stampa
Collegamenti da sito cantina:
Girlan
Non lontano da Bolzano, in un contesto di morbidi pendii coltivati a vite, baciati dal sole e ancora immersi nella quiete sul Monte di Mezzo fra San Michele e la piana dell’Adige, ad un’altitudine compresa fra i 450 e i 550 metri slm, si estende a Cornaiano la maggior parte dei nostri vigneti.Ghiaiosa e argillosa, la terra qui è arida.
I vigneti, ben ventilati e che, a seconda dell’inclinazione del pendio, sono esposti a temperature più o meno calde, forniscono condizioni ideali per produrre una grande varietà di uve. Queste caratteristiche uniche ci consentono di produrre vini incomparabili, dal carattere individuale e marcato. Vini che conquistano soprattutto per la loro freschezza minerale, la struttura chiara e decisa e la grande autenticità.
Le Eccellenze di Castello di Spessa: una riserva aziendale di vini di alta qualità e rari distillati, custoditi nella storica cantina di invecchiamento
Redazione
Alta qualità senza compromessi: è questo il principio che viene perseguito a Castello di Spessa.
Sin dagli anni ‘80, il proprietario Loretto Paliha compreso il potenziale di invecchiamento dei vini del Collio e la vocazione alla base della lunga tradizione vitivinicola di Castello di Spessa. Per questo motivo, è nata la selezione Le Eccellenze, di cui fanno parte il metodo classico Amadeus V.S.Q. Brut Millesimato, il Collio Bianco D.O.C. San Serff e il Collio Rosso D.O.C. San Serff.
Si tratta dei vini più rappresentativi dell’azienda, che escono sul mercato dopo un lungo periodo di affinamento nelle cantine medievali di Castello di Spessa, e in quella ricavata nel bunker militare sotterraneo, realizzato nel 1939 e riscoperto durante i lavori di ristrutturazione del 1987. Alla profondità di 18 metri e con una temperatura costante di 14°C, è il luogo ideale per la conservazione e la maturazione dei vini secondo la visione di Loretto Pali.
A queste riserve, si aggiungono due rarità nel campo della distillazione: il Brandy Casanova X.O. e la Grappa Riserva del Conte Ludovico di Spessa, realizzate in collaborazione con una storica distilleria della zona, attiva dalla fine dell’‘800 e lungamente invecchiate anch’esse nella cantina del castello.
Ogni anno, dalla selezione Le Eccellenze vengono prelevate circa mille bottiglie per tipologia, destinate alla riserva aziendale, un tesoro di vecchie annate che ha pochi eguali.
Oggi, la cantina ne custodisce qualche migliaio di esemplari che, oltre a costituire un patrimonio aziendale di inestimabile valore, rappresentano la memoria storica di Castello di Spessa.
Etichette senza tempo che richiamano una vocazione viticola lunga secoli e una visione lungimirante iniziata 40 anni fa.
LE ECCELLENZE
Amadeus V.S.Q. Brut Millesimato 2017. 83% Chardonnay, 17% Pinot Nero. Ottenuto da mosti di prima qualità: raccolta manuale delle uve e pressatura soffice a grappolo intero, con resa massima del 50%. La prima fermentazione avviene parte in acciaio e parte in barrique di rovere francese, per enfatizzarne la complessità. Successivamente alla presa di spuma, riposa per 40 mesi sur lattes per esprimere al meglio un perlage finissimo.
Collio Bianco D.O.C. San Serff 2013. Prevalentemente da uve Pinot Bianco, accuratamente selezionate e coltivate in un vigneto del 1993. La fermentazione alcolica e quella malolattica avvengono in barrique, dove il vino sosta per circa 6 mesi; segue, poi, un lunghissimo affinamento in bottiglia. Vino di straordinaria struttura che ne consente un lungo invecchiamento.
Collio Rosso D.O.C. San Serff 2007. Un blend di Merlot e Cabernet Sauvignon, da una vigna del 1998. La fermentazione alcolica avviene in tini di rovere, mentre la malolattica in acciaio. Seguono la permanenza in barrique per 24 mesi, quindi un lunghissimo affinamento in bottiglia. Vino avvolgente e complesso.
Brandy Casanova X.O. Da vini bianchi del Collio, distillati in alambicchi. Invecchiato per oltre 40 anni in botte di rovere, è un distillato da meditazione raro e dall’ampio bouquet aromatico.
Grappa Riserva del Conte Ludovico di Spessa. Dalla distillazione di vinacce di Merlot e Cabernet Sauvignon, invecchiata per circa 20 anni in barrique di Allier. Grappa di grande morbidezza e dalle molte sfumature.
L’ORIGINE DEI NOMI
Uomini illustri sono passati o hanno risieduto a Castello di Spessa. I nomi scelti per Le Eccellenze, etichette che fidano il tempo, rendono omaggio alla storia secolare del castello e ai suoi ospiti, quando il Collio era una cerniera tra mondi e culture diverse.
A Wolfgang Amadeus Mozart è dedicato il Metodo Classico Amadeus V.S.Q. Brut Millesimato. Il librettista di Mozart, Lorenzo Da Ponte, fresco di esilio da Venezia, trovò rifugio al Castello di Spessa attorno al 1780, in qualità di cappellano privato del Conte Luigi della Torre. In favore del suo protetto, il conte organizzò la cena di Capodanno del 1780, al termine della quale si disputò, tra la vasta cerchia di amici invitati, una partita di gioco allo scopo di fornire Da Ponte dei mezzi utili ad affrontare il viaggio da Gorizia a Dresda, dove avrebbe intrapreso la sua fortunata attività di librettista. Nelle sue memorie, Da Ponte ricorderà sempre con affetto e gratitudine il gesto del “Conte Torriano”.
Le due riserve Collio Bianco D.O.C. San Serff e Collio Rosso D.O.C. San Serff sono in onore del barone triestino e uomo di affari Demetrio Economo di San Serff che, agli inizi del ‘900, acquistò il castello e gli appezzamenti limitrofi, ricostituendo l’integrità originaria della tenuta, andata parzialmente smembrata nei due secoli precedenti. San Serff provvide inoltre a ristrutturare i vigneti e il magnifico parco che, ancora oggi, circonda il maniero. Grazie a lui iniziarono i lavori per modificare anche la parte del palazzo che comprende le cantine.
Il Conte Luigi Torriani, omaggiato con la grappa a lunghissimo invecchiamento Grappa Riserva del Conte Ludovico di Spessa, fu un personaggio illustre, le cui origini risalgono a Carlo Magno. Uomo eclettico e deciso, fu famoso per le sue molte attività e per l’amicizia e l’ospitalità verso i personaggi e gli uomini di cultura più in vista del suo tempo. Fu un magnifico padrone di casa, che omaggiava i suoi ospiti con sontuosi banchetti e con l’ottimo vino prodotto a Spessa, già famoso per la sua qualità.
Il Brandy Casanova X.O. celebra un altro grande nome legato a Castello di Spessa, quello di Giacomo Casanova, che qui fu ospite nel corso del 1773, poco prima del rientro a Venezia. Nella sua opera “Histoire de ma vie”, il celebre libertino dedica svariate pagine alla sua permanenza al castello, dove raccontava di un “vin bianco eccellente” prodotto dalle vigne di proprietà. Furono l’amore per la servetta Sgualda e la conseguente gelosia del Conte Luigi Torriani a interromperne rocambolescamente il soggiorno
Fradé, il ritorno alla viticoltura dei giovani, Oltrepò 2022, i fratelli Piaggi.
Di Elsa Leandri
Un fenomeno degli ultimi anni vede i giovani under 35 anni ritornare verso l’agricoltura e la viticoltura con grande passione. Per approfondire questo fenomeno siamo andati in Oltrepò Pavese da Fradé, azienda agricola guidata dai fratelli Piaggi.
Overview sulla viticoltura e i giovani
Un’analisi condotta da Albani et al. ( cfr. divulgastudi.it) mostra chiaramente come negli ultimi cinque anni i giovani si siano orientati maggiormente verso il settore agricolo (+8%) piuttosto che verso altri settori produttivi dove si registra un -11%. La difficoltà causata dal periodo pandemico e la crisi che ne è conseguita ha portato alla nascita di nuove imprese agricole (3%) e, tra queste, le aziende condotte da giovani registrano un valore ben 4 volte maggiore, pari al 12%. D’altro canto il tasso di mortalità delle aziende agricole under 35 (3%) è pari alla metà di quello complessivo( 6%).
L’insieme di questi dati ci mostra chiaramente come la generazione zeta si stia affermando in termini di risoluzione e di resilienza: maggiore attenzione al terreno, alla sostenibilità, alla clientela finale, capacità di usare i canali social e grande volontà e passione si stanno dimostrando un mix vincente.
La realtà di Fradé
Per toccare con mano queste nuove identità siamo andati in Oltrepò Pavese dai Fratelli Piaggi. Francesco e Federico hanno rispettivamente 28 e 26 anni, uno è geometra e l’altro perito meccanico. La loro formazione è lontana dalla terra e dalla viticoltura, ma le loro origini familiari parlano di Lomellina e del protagonista indiscusso di questa zona, il riso.
L’impegno che la terra richiede quotidianamente e la rispettiva fatica non sono una novità in casa Piaggi, tanto che decidono di dedicarsi a un nuovo progetto nel 2017: la produzione di vino. Percorrono l’Oltrepò Pavese in lungo e in largo fino a trovare a 300 metri s.l.m nella zona di Boffenisio, a Borgo Priolo, nella prima fascia collinare, il loro coup de cœur.
Nel 2017 viene acquistata l’azienda di 25 ettari, di cui 9 vitati, e nasce Fradé il cui nome ha un duplice significato: in dialetto significa “fratelli”, ma è anche l’unione dei loro nomi Fra(ncesco) e De(de), come viene soprannominato Federico.
Due cuori che battono per la terra, due menti piene di progetti.
I Fratelli Piaggi
Francesco e Federico non hanno alcun dubbio: la viticoltura deve essere condotta in regime biologico. Se hanno una grande preparazione in campo agricolo, in viticoltura devono imparare come muoversi e con umiltà e perseveranza seguono gli insegnamenti che vengono loro impartiti e si impegnano a risanare i vigneti, cosicché già nel 2018 escono con la loro prima produzione.
Attualmente le etichette prodotte sono 8, ma sono destinate a aumentare nei prossimi anni, infatti sta già riposando un metodo classico a base di pinot nero, che dovrebbe uscire nel 2023 e più a breve non è da escludere un vino a base di riesling.
I sogni nel cassetto sono molti:
dalla costruzione di una nuova cantina (in atto), alla creazione di una struttura ricettiva, di un agriturismo, fino a posizionare una big bench in modo da poter godere di quel panorama avvolgente e ad ampliare le etichette prodotte.
La produzione e le degustazioni
Il territorio del Pavese, come ben sappiamo, è predisposto ad accogliere molti vitigni: oltre agli internazionali come il pinot nero, chardonnay, riesling, trovano spazio anche vitigni autoctoni come la barbera e la croatina. Tutte queste varietà le ritroviamo anche da Fradé, con qualche richiamo fuori dal coro come Bufnìs che è un taglio bordolese e Fagòt, che è a base di viognier.
E se questa zona rievoca immediatamente le bollicine a base di pinot nero che dobbiamo ancora aspettare, nel mentre non ci rimane che degustare il loro metodo Martinotti BRUT a base di chardonnay “Nelmentre”.
L’etichetta, curata nei minimi particolari, è stata ideata da Franco Fasulo, noto pittore agrigentino trapiantano nel Pavese, in cui viene rappresentato uno scorcio di questo magico territorio.
In degustazione le bollicine fini e numerose fanno emergere un tripudio di note floreali e fruttate in cui la freschezza della mela, del pompelmo e del gelsomino giocano a nascondino con note vegetali di erbe aromatiche, quali la maggiorana e la salvia. La piacevole beva trova corrispondenza con il naso rendendolo ideale per un aperitivo o con un carpaccio di orata appena pescata.
Proseguiamo il nostro percorso con Fagòt 2019 ( 80% viognier, 20% chardonnay). Il manto giallo paglierino con riflessi dorati ci parla già di frutta matura: pesca, albicocca, ananas e banana catturano i nostri recettori olfattivi e successivamente si svelano note più delicate di tiglio, camomilla, timo e pepe bianco.
In bocca questo vino si distingue per una decisa sapidità tale da accompagnare un risotto con gli asparagi o una trota iridea al forno.
Per i loro vini di punta, Bufnìs e Sentóre, Francesco e Federico hanno puntato su un’etichetta molto particolare fatta di legno di ciliegio, così da rendere ogni bottiglia unica.
Abbiamo avuto la fortuna di poter degustare il taglio bordolese Bufnìs 2018 ( 60% merlot, 30% cabernet sauvignon e 10% cabernet franc). Rosso carminio impenetrabile offre note di frutta scura come prugna e mora, floreale di viola e rosa appassita e in chiusura note di tabacco, cuoio, vaniglia e liquirizia riconducibili ai 12 mesi passati in botti piccole.
Il sorso è pieno e caratterizzato da una freschezza capace di sorreggere il tannino e creare una dinamicità che va ad attenuare la percezione del grado alcolico. Uscendo dagli abbinamenti territoriali abbiamo osato con i tordelli alla lucchese.
Infine è doveroso menzionare anche la loro Bonarda Oltrepò Pavese 2019, espressione tipica della territorialità. I sentori di frutta rossa e nera, di humus e violetta trovano corrispondenza in bocca in cui si amplificano con le caratteristiche fragoline di bosco. Il supporto delle bollicine, non invasive, rendono il sorso al contempo morbido e fresco tale da accompagnare un tagliere di salumi piacentini.
Conclusioni
In conclusione, possiamo affermare che la passione che i fratelli Piaggi mettono nel loro lavoro e la loro visione nei progetti futuri sono rappresentativi dei giovani di generazione zeta, che hanno una grande attenzione a valorizzare il proprio territorio, rispettandolo. Ci vediamo presto per degustare i prossimi vini e…avanti così!