La Toscana è una regione ricca di storia, ogni strada che percorriamo ci riporta inevitabilmente a qualche evento dell’antichità. Pensiamo per esempio alla planimetria di molte città che ci catapultano immediatamente all’epoca dei comuni, in cui la presenza di una cinta muraria era fondamentale.
Molti paesi del resto sono stati edificati proprio con lo scopo di difendere l’accesso alle città più importanti, basti pensare per esempio a Monteriggioni, il cui castello fortificato è stato costruito per volontà del podestà Guelfo da Porcari tra il 1214 e il 1219 per poter assicurare alla Repubblica Senese una posizione di controllo sulla via Francigena, arteria importante che collegava la Francia a Roma, e sulle valli dell’Elsa e dello Staggia in direzione Firenze (sua acerrima nemica).
Il Castello di Monteriggioni è davvero imponente con le sue 14 torri quadrate esterne ed è stato più volte teatro di lotte tra Firenze e Siena nel corso dei secoli fino al 1544 anno in cui Giovacchino Zeti lo cedette al Marchese di Marignano, comandante delle truppe imperiali.
Nel 1555 la Repubblica Senese sarà definitivamente sconfitta dai Medici.
La costruzione di questa opera difensiva è talmente maestosa che anche lo stesso Dante Alighieri ne rimane folgorato al punto tale da citarlo nel XXXI Canto dell’Inferno proprio quando si imbatte nella figura dei Giganti che Alighieri inizialmente scambia per delle torri:
“[…]
però che come su la cerchia tonda
Monteriggion di torri si corona,
così [’n] la proda che ‘l pozzo circonda
torreggiavano di mezza la persona
li orribili giganti, cui minaccia
Giove del cielo ancora quando tuona.” (Inferno, Canto XXXI, vv 40-45)
Per poter aver questa visione d’insieme su Monteriggioni molto probabilmente Dante si è recato, con il suo tutore Maestro Brunetto Latini nel Borgo di Stomennano. In questa località, il cui nome deriva probabilmente da Strumentum pacis, proprio davanti alla Chiesa medesima è stato firmato il trattato di pace tra Siena e Firenze l’11 giugno del 1254, in cui il maestro dello scrittore toscano era presente come delegato della parte fiorentina.
In seguito alla conquista medicea i proprietari di Monteriggioni e Stomennano sono stati la famiglia Golia, Accarigi e attualmente lo sono i discendenti diretti della famiglia Griccioli, ovvero i Grassi, i quali furono parte attiva nell’amministrazione e nella gestione della Repubblica Senese: in un certo qual modo sia Monteriggioni che Stomennano sono tornati sotto l’influenza senese!
IL BORGO STOMENNANO
Attualmente questo borgo che sorge a qualche chilometro da Monteriggioni e da cui ci si può tuttora deliziare con una vista sul Castello risponde e offre la classica immagine di villa toscana, quell’idea che rispecchia le aspettative degli stranieri, soprattutto anglofoni.
Vi si accede infatti tramite un viale alberato di cipressi che si apre su una corte su cui si affacciano due edifici simmetrici costruiti nel 1700: uno è adibito alla ricezione turistica e l’altro ospita invece le cantine dedicate alla produzione di vino. Vagando per il giardino all’italiana ci si imbatte in case che precedentemente erano abitate dai contadini e che ora sono stati riconvertite in eleganti locazioni turistiche.
Infine tutto intorno al borgo si delineano vigneti, oliveti, boschi e terreni seminativi.
Inutile dire che questo angolo toscano si presta ad essere la scenografia di eleganti e raffinati matrimoni, tanto che molti stranieri decidono di suggellare qui la loro promessa.
I VINI STOMENNANO
Per concludere la panoramica non ci rimane che parlare dei vini che vengono prodotti qui.
Il vigneto di proprietà è di circa 11 ettari impiantati principalmente a sangiovese con la presenza anche di uve auctone e alloctone da cui Matteo Lupi Grassi ricava tre etichette lo Stomennano Bianco, il Chianti e il Chianti Classico.
Dal momento che quest’enclave senese è terra di rossi abbiamo deciso di concentrarci unicamente sul Chianti 2022 e Chianti Classico 2019. Il primo è un uvaggio di sangiovese, merlot e colorino che viene sottoposto a una fermentazione in acciaio e un passaggio in cemento per alcuni mesi: se ne ottiene un prodotto dal colore carminio con riflessi purpurei con dei sentori di frutta scura come mora di gelso e prugna accompagnati da note floreali di iris e da una leggera speziatura di cardamomo e liquirizia; in bocca la freschezza accompagna il tannino con un finale di arancia sanguinella.
Il Chianti Classico 2019 è costituito invece da sangiovese e colorino e subisce, oltre alla fermentazione in acciaio, una maturazione di un anno in barrique francesi di vari passaggi: di colore carminio vivace si apre con cenni di ciliegia marasca, arancia, iris e viola impreziositi da echi empireumatici di tabacco biondo e cacao. Il sorso pieno è ravvivato dalla freschezza con tannini ben integrati e da una chiusura avvolgente su ricordi fruttati.
Con questa location e con questi vini i turisti italiani e stranieri avranno un fantastico scorcio toscano di cui poter approfittare durante il loro soggiorno!
Only Wine è un appassionante evento enoico che va in scena ogni anno a Città di Castello in provincia di Perugia ed è giunto alla decima edizione. I giorni scelti per l’anno 2023 sono stati il 22 e 23 aprile. La location attuale è negli ampi spazi esterni di Palazzo Vitelli.
I produttori presenti dietro ai loro banchi d’assaggio erano ben 118 e provenienti da ogni regione italiana. Sono coinvolte aziende vitivinicole che hanno almeno uno di questi tre requisiti: under 40, meno di 15 anni di storia e al di sotto di 7 ettari vitati.
L’evento è stato ideato da Andrea Castellani e organizzato sin dai suoi albori da A.I.S. Umbria con il patrocinio del Comune di Città di Castello. Only Wine è una Mostra Mercato, pertanto, vi è la possibilità di acquistare vini direttamente dai produttori. Nel programma erano previste masterclass. Il percorso con il calice in mano iniziava con le bollicine più famose al mondo, 4 maisons di champagne provenienti da differenti zone della Champagne e di varie tipologie e dosaggi, proseguiva con le regioni del nord Italia, per passare al centro, e terminare con il sud dello Stivale.
Molti visitatori in questa edizione hanno varcato le logge di Palazzo Vitelli.
Kermesse ideale per coloro che amano scoprire nuove e giovani realtà, senza dover rinunciare alla qualità. Un format avvincente con aziende partecipanti, selezionate secondo standard qualitativi elevati.
Alcuni assaggi a Città di Castello:
Champagne Francois Lecompte Premier Cru Millésime 2015, ottenuto da uve di Chardonnay e Pinot Nero, la permanenza sui lieviti va dai 7 agli 8 anni. Si presenta nel flûte con un bellissimo colore giallo dorato, perlage fine e persistente, al naso sprigiona sentori di pane fresco, crème noisettes, scorza d’arancia, frutta tropicale, al palato è piacevolmente avvolgente e decisamente persistente.
Sito di riferimento: https://www.champagne-lecompte.fr/fr/
Poggio Triale Grechetto Lazio Igt 2019 Tenuta la Pazzaglia, si veste di un bellissimo colore giallo paglierino con riflessi che virano sul dorato, al naso emana sentori di fiori di campo, camomilla, pesca gialla, papaya, mango, al palato è piacevolmente fresco e dotato di una buona piacevolezza di beva, il sorso è duraturo.
Sito di riferimento: http://tenutalapazzaglia.it/
Ramatico Igt Lazio 2020 Az. Antonella Pacchiarotti, ottenuto interamente con uve di Aleatico, è di un bellissimo color rame, dal quale prende il nome, al naso rivela note di rosa canina, gelsomino, albicocca e pesca gialla, al palato è pieno ed appagante, fresco e armonioso.
Sito di riferimento: http://www.vinipacchiarotti.it/azienda/
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Bianca 2020 Az. Socci. Colore giallo paglierino brillante, leggere sfumature oro, al naso libera note di camomilla, tiglio, melone, susina, mandorla e richiami agrumate, al palato è vibrante e sapido con chiusura lunga e retro-olfattiva di mandorla.
Sito di riferimento: http://verdicchio.it/it/
Montefalco Sagrantino Docg 2016 Le Cimate. Rosso rubino molto intenso e impenetrabile, al naso rimanda sentori di prugna, mora, amarena, mirtillo e violetta accompagnate da nuances di spezie e cacao, al palato rivela una copiosa ma setosa trama tannica, rotondo e lunghissimo.
Sito di riferimento: http://www.lecimate.it/
Barbaro Aglianico del Vulture 2020 Solagna del Principe. Rosso rubino molto intenso, trasparente e consistente, all’olfatto si percepiscono sentori di ciliegia, ribes e mirtillo che seguono una scia di chiodi di garofano e pepe, al gusto è piacevolmente tannico, fine e equilibrato.
Sito di riferimento: https://solagnadelprincipe.com/
Starse Taurasi Docg 2019 Fratelli Addimanda. Ottenuto interamente con uve di Aglianico da vite franca di piede, rosso rubino profondo, al naso rilascia note di frutta rossa, fiori di campo, tabacco, pepe e liquirizia, al gusto è avvolgente, pieno e leggiadro. Un vino espressivo.
Sito di riferimento: http://www.cantineaddimandataurasi.it/
FATTORIA MONTELLORI, un viaggio immaginario attraverso le terre del Chianti
Di Cristina Santini
Ogni vino ci racconta una storia che parte da molto lontano, dalle sue origini, dai luoghi in cui è nato, dalle terre che lo hanno generato e dagli uomini che lo hanno prodotto.
Acquistata nel 1895 dalla Famiglia Nieri di Fucecchio, in prov. di Firenze, la Fattoria Montellori, circondata da un bellissimo giardino ottocentesco vittoriano, ha da pochi anni compiuto il suo 120° Anniversario.
Una tradizione vitivinicola lunghissima che ha avuto inizio grazie agli ingenti investimenti provenienti dal commercio di pelle di Giuseppe Nieri.
Dall’uso domestico, il vino divenne il principale protagonista con l’entrata in scena del figlio di Giuseppe, Mario Nieri che acquistò ulteriori terreni impiantando soprattutto Sangiovese e Trebbiano.
Con le 4 generazioni a succedersi, molte cose sono migliorate, cambiate, rinnovate: le botti sono state sostituite dalle vasche di cemento vetrificato fino all’introduzione dei serbatoi di acciaio inox e delle barrique di rovere per ottenere vini di maggior complessità e finezza.
L’imbottigliamento del vino con il proprio nome e la propria etichetta iniziò nel 1950.
Oggi l’azienda, guidata da Alessandro Nieri dal 1998, ha una superficie vitata di 55 ettari coltivati soprattutto a Sangiovese impiegato per le grandi etichette del Chianti. Ma vengono allevate anche varietà internazionali come Chardonnay, Sauvignon, Viognier, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Syrah e Merlot.
Il cuore pulsante di Montellori è il Sangiovese impiantato in due aree differenti: Cerreto Guidi e San Miniato.
I poderi, il Moro e Montauto, di Cerreto Guidi sono piantati su un suolo argilloso calcareo a circa 150 mt slm. Il Podere Le Caselle di San Miniato è un areale situato a 200 mt slm su terreni argillosi ma ricchi di fossili e conchiglie.
I vigneti di Chardonnay impianti nel 1985 sono più alti, a circa 475 mt slm e godono di un clima appenninico, con un’importante escursione termica tra il giorno e la notte. Il progetto dello Chardonnay ha richiesto tempo, dedizione, ricerca del territorio perfetto e tanti esperimenti prima di arrivare al prodotto finale per ottenere quella acidità importante necessaria a creare uno spumante degno di qualità e lunga vita. Per cui furono piantate 10000 barbatelle di vari cloni di Chardonnay su un altopiano ricco di arenarie e roccia, terreno ideale per il rifermentato in bottiglia.
Il vigneto di Trebbiano situato intorno alla Tenuta ha più di 60 anni, è l’unico in pianura e permette di produrre il Vin Santo e un vino bianco di qualità.
Vi presento due vini destinati al mercato estero che ho avuto il piacere di degustare, prodotti interamente con uve Sangiovese provenienti dalle colline di Cerreto Guidi, con le mie impressioni di rito:
Chianti Docg 2018, le uve fermentano con macerazione di 20 giorni in acciaio e il mosto affina per dodici mesi parte in acciaio e parte in cemento. Di colore rosso rubino intenso tendente all’arancio, si mostra vigoroso all’olfatto con un bouquet fruttato di ciliegia e amarena, alla beva prevalgono sapidità e acidità in un connubio di erbe selvatiche e toni speziati. Lungo e persistente regala un palato piacevolmente integrato da tannini ben strutturati.
Poggio alla luna Chianti Docg 2020 (acciaio) Il suo bellissimo colore rosso intenso e trasparente accompagna il naso delicato con profumi di violetta leggermente appassita e di marasca. Fresco e godibile, il suo sorso poco strutturato si allunga su sentori lievemente erbacei.
WINE CUBE 2023 Seminario “Lettura della Vinificazione in bianco” L’Autolisi dei lieviti A cura di Daniele Cernilli
Di Cristina Santini
Grande successo per la prima edizione romana di “Wine Cube – A Great Experience”, l’evento di Partesa, Azienda leader in Italia nei servizi di vendita, distribuzione, consulenza e formazione per il canale Ho.Re.Ca., ospitata a marzo nel Salone delle Fontane all’EUR che ha portato tre nuove modalità di vivere l’esperienza vino: Degustazione, Formazione e Comunicazione.Numeri impressionanti a Roma per il 25° anniversario del progetto di ”Partesa per il vino” con più di 1500 visitatori, oltre 400 etichette delle 67 Cantine Italiane ed Europee che hanno proposto i loro migliori assaggi.
Un format nuovo, pensato per creare vere occasioni di condivisione, dialogo, business, orientato all’innovazione che mette al centro approccio digitale, fattore umano e presenza sul territorio, offrendo specializzazione, servizi su misura per essere un vero partner di tutti i professionisti del settore.
Così abbiamo vissuto una delle due giornate intense, degustando molte delle referenze presenti ai banchi d’assaggio e partecipando ad una delle sei masterclass esclusive.
Il Seminario, di cui vi vogliamo raccontare, “Lettura della vinificazione in bianco” è stato condotto da Daniele Cernilli, Giornalista enogastronomico e ideatore della rivista online DoctorWine, alla presenza di Alessandro Rossi, National Category Manager Wine di Partesa.
Se vogliamo capire in realtà il significato della vinificazione in bianco dobbiamo partire da concetti pur sempre tecnici ma molto semplici: parliamo di Terpeni, Fenoli, Tioli e dove trovarli.
In questo processo la parte essenziale è cercare di mantenere ed estrapolare queste sostanze, prodotte da uve quasi sempre a bacca bianca ma anche, in alcuni casi, da uve a bacca rossa vinificate in bianco come con il pinot nero, e negli ultimi tempi anche con il Sangiovese e il Nebbiolo.
Intanto partiamo dal presupposto che non tutte le uve hanno le stesse componenti e ce ne sono alcune molto fenoliche.
Cosa sono i Fenoli? Sono tannini, antociani, sostanze presenti nei vinaccioli che anche se si vinifica in bianco in senza di bucce qualcosa ne esce sempre fuori. Abbiamo vitigni che sono fenolici come se fossero delle uve rosse tipo l’Albana o l’Ansonica; vitigni catechici che invece hanno picchi aromatici prefermentativi (i terpeni) come il Riesling o il Traminer, i Moscati, alcune Malvasie che si accumulano nell’acino durante la maturazione.
I Tioli invece sono composti organici che si originano durante la fermentazione, rappresentano i precursori degli aromi che donano espressioni diverse e sono molto importanti e sensibili alle ossidazioni. Quindi le uve tioliche, come per esempio Sauvignon, Vermentino, Verdicchio, sono uve che se vogliamo ottenere queste espressioni varietali olfattive devono essere vinificate in riduzione, ovvero senza troppo ossigeno, altrimenti si determina la scomposizione delle sostanze tioliche, non si percepiscono più (anche se in alcuni casi può essere una scelta).
Infine abbiamo gli Esteri che rappresentano l’unione di acidi e alcoli in fermentazione che danno luogo a profumi sostanzialmente fruttati.
Come dice il Prof. Luigi Moio, Ordinario di Enologia all’Università Federico II di Napoli e Presidente OIV – Organisation Internationale du Vin – i vitigni italiani sono quasi tutti neutri, non hanno terpeni tranne piccole eccezioni, non hanno una grandissima capacità di creare in fermentazione proprietà tioliche, hanno spesso note di carattere fenolico, non hanno pirazine (sostanze aromatiche) che concorrono al bouquet varietale dei vitigni come ce l’hanno invece i Sauvignon, Cabernet, Merlot.
Per cui spesso in degustazione questi vini non sono riconoscibili, è molto difficile distinguere un Albana da un Trebbiano, un Verdicchio da un Vermentino, non ci sono elementi determinanti che permettono di distinguerli come invece è facile distinguere un Sauvignon Blanc da un Riesling.
Nel caso dei vitigni neutri l’origine dell’uva, ovvero il luogo dove viene coltivata, è più importante della varietà. Quindi sicuramente potremmo fare la distinzione dei vini prodotti nel Garda da quelli prodotti in Sicilia rispetto al riconoscimento del vitigno.
C’è un sistema che fa sì che in alcuni casi si crei una serie di sostanze che amplificano, che danno più volume all’aspetto olfattivo: l’autolisi dei lieviti ovvero i saccaromiceti muoiono, non sono più in grado di riprodursi e si depositano sotto forma di una sostanza farinosa che è la feccia sottile.
Le fecce sottili sono ricche di mannoproteine che in fase di stabilizzazione, in situazione riducente, determinano la formazione di particolari molecole odorose come per esempio quella che sa di pietra focaia, di combustione che troviamo spesso nei vini della Borgogna.
I particolari sentori di queste molecole incontrandosi con gli odori fruttati degli esteri e con qualche nota fenolica che diventa un pochino più volatile sotto l’effetto dell’alcool che si è formato, donano ampiezza al vino che altrimenti non avrebbe.
Daniele Cernilli ci suggerisce di assaggiare i vini serviti in questa degustazione con un’idea in testa: capire dall’analisi come il vitigno incrocia lo stile di vinificazione attraverso l’autolisi dei lieviti.
Dalle sue parole: “Recuperare le fecce sottili non è un artificio enologico perchè fanno parte del vino, non è qualcosa di aggiunto, sono i residui della fermentazione che è del tutto naturale.”
Ma veniamo alla descrizione nel dettaglio dei vini assaggiati con le nostre impressioni di rito:
Tenuta La Chiusa Elba Ansonica Doc 2021
Vino giovane affinato in acciaio con un colore tendente al dorato dovuto esclusivamente all’uva piuttosto fenolica.
La sua intensità al naso sprigiona note agrumate (lime), sentori di nespola, mandorla fresca, frutti freschi che non hanno grande polpa. Il sorso ampio e minerale mostra una bella sapidità dovuta alla presenza dell’acido tartarico, una lieve e delicata nota tannica e una leggera ampiezza determinata dall’autolisi dei lieviti. Profilo di un vino dove il mare si tocca con caratteristiche quasi da vino rosso.
Durin Pigato Riv. Ligure di Ponente Doc 2022
Parliamo di un vino mediterraneo, parente stretto del vermentino, ma più fenolico. Molto profumato l’olfatto concentrato sul frutto della passione, pesca matura, muschio che si dipanano su note sulfuree, di combustione. La beva calda, ampia, di buon corpo regala un’acidità e una sapidità ben evidenti ma eleganti con un finale persistente di mandorla dolce. Un vino pieno, equilibrato, di grande carattere.
La Lastra Vernaccia San Gimignano Docg Bio 2021
Siamo un pò più distanti dal mare ma pur sempre in una Toscana Mediterranea, dove il mare si sente, con un vitigno che fino a qualche tempo fa veniva chiamato Greco per la sua somiglianza.
Ciò che colpisce in questo calice non è tanto la frutta fresca ma la parte vegetale, con un sottofondo di autolisi che fa sì che non sia solo il frutto a dominare. Un vino che si distingue non tanto dal punto di vista varietale, ma territoriale con un aspetto gustativo tartarico, salato, profondo che lo rende molto identitario.
Cà Rugate Soave Classico “Monte Fiorentine” Doc 2021
La Garganega è una varietà che può esprimere sostanze tioliche con più facilità rispetto ad altre per cui escono al naso note sulfuree più accentuate, ma anche delicati profumi di frutta a polpa gialla tropicale seguiti da note di camomilla e nitidi richiami agrumati.
Ha un gusto fresco, meno fenolico, con una bella spalla acida e una sapidità che la fanno da padrone grazie all’altitudine e al suolo vulcanico ricco di minerali. Anche qui c’è autolisi dei lieviti che amplifica la parte dei profumi, non si avvertono soltanto gli aromi primari, ma secondari di vinificazione e qualcosa in più dovuta all’evoluzione del vino stesso.
Tenuta Roveglia Lugana Riserva “Vigne di Catullo” Doc 2019
Il Turbiana detto anche Trebbiano di Lugana è di fatto un Verdicchio che vive nella zona pianeggiante meridionale del Lago di Garda in un clima mediterraneo su suolo molto calcareo.
Si passa dalle fragranti note di acacia, lime e mele cotogne ad una mandorla tostata grazie al suo lungo affinamento di 24 mesi in botti di acciaio. La beva energica, complessa, fenolica, robusta e al tempo stesso vellutata regala dolcezza alcolica, acidità bassa che fa esaltare gli aspetti di morbidezza e quella sfaccettatura minerale dovuta ai suoi terreni argillosi calcarei. Un cavallo di razza.
Umani Ronchi Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Bio “Vecchie Vigne” Doc 2020
Da vecchie vigne impiantate negli anni ‘70 ad un’altitudine di circa 400 mt slm., figlio di una vinificazione a contatto con i lieviti in serbatoi di cemento, ha un’incredibile stoffa e profondità.
Presenta un ampio bouquet di ginestra, camomilla, amaretto, con piacevoli sentori di erbe di campo, mandorla fresca con riverberi di mela verde.
Il sorso succoso colpisce per la sua eleganza, freschezza con un’acidità vibrante bilanciata perfettamente con la morbidezza dell’alcool.
Altro esempio che conferma che non è il vitigno a dominare ma il territorio, considerando che sembra più nordico questo verdicchio piuttosto che il precedente calice.
Monchiero Carbone Roero Arneis Riserva “Vigna Renesio” Docg 2018
Vigna Renesio è un Cru non solo di bianchi ma anche da uve Nebbiolo e questo Arneis così elegante rappresenta la nuova interpretazione che regala sensazioni agrumate che si fondono sinuosamente con quelle erbacee, una nota sulfurea evidentissima dovuta all’autolisi che è portata alle estreme conseguenze grazie a uve e mosti sani. La beva è potente e profonda con un’acidità vigorosa e un grande potenziale di evoluzione per un vino che affina sia in legno sia in acciaio.
La cifra stilistica è inconfondibile, vince il terroir e lo stile di vinificazione, mostrando un aspetto nordico con un pizzico di mediterraneità.
Ronco dei Tassi Bianco Collio “Fosarin” Doc 2020
Si tratta dei vigneti più elevati nel cuore del Collio Goriziano coltivati su terrazzamenti ben esposti chiamati “Ronchi”. Il Fosarin nasce dall’assemblaggio di Friulano, Malvasia, Sauvignon Vert e Pinot bianco e affina circa sei mesi in barrique.
Il suo bouquet ampio con sentori di frutta bianca matura, mallo della noce, scorza di limone accompagnano il sorso così pieno, agile e ricco.
Un vino piacevole e di gran corpo dagli abbinamenti sostanziosi.
Poggio della Dogana Romagna Albana “Belladama” Doc 2021
Essendo uno dei vitigni più fenolici, i migliori Albana vengono prodotti nella versione passiti proprio perché nell’appassimento si perde acqua e si concentrano fenoli, zuccheri e acidità. Questi ultimi mitigano l’azione astringente dei polifenoli.
Affascinante il suo colore giallo oro carico, al naso richiama la frutta gialla di grande profondità con bellissimi tocchi di fiori di ginestra. Al sorso è un’esplosione, grande espansione di palato, acidità elevata, caratteristica peculiare di questo vitigno. Finale lungo e persistente che regala emozioni come il nome che porta, un omaggio a uno dei campioni di scuderia del nonno di Aldo e Paolo Rametta.
Roeno Riesling Renano “Collezione di Famiglia” Igt 2017
I vigneti di questa meravigliosa azienda, che si trova a due passi dal confine con il Trentino, sono riparati dal sole dal Monte Baldo che determina una grande escursione termica.
La vinificazione in autolisi dei lieviti è molto importante perchè è un vitigno semi aromatico quindi ha terpeni prefermentativi, già nell’uva, quindi bisogna in qualche modo conservarli. ll Riesling Collezione di Famiglia è una delle punte di diamante della famiglia Roeno ed è prodotto da una lenta vinificazione in acciaio e con affinamento di 18 mesi in botti di rovere.
E’ uno dei pochissimi vitigni che riesce a sviluppare un particolare sentore in ambito terziario, l’idrocarburo, ovvero il sentore di cherosene che si forma in riduzione. E’ una complessità in riduzione. E’ ancora un vino giovane dove poco si intuisce l’idrocarburo, ora si percepiscono più che altro i profumi di pompelmo, cedro, agrumi classici premonitori del cherosene che arriverà successivamente con gli anni. Bella acidità e sapidità in assenza di tannini.
Merotto Valdobbiadene Prosecco Superiore “Cuvée del Fondatore Graziano Merotto” Docg 2021
E’ un fuoriclasse, qui c’è proprio il senso dell’autolisi dei lieviti che si esprime in tutta la sua precisione.
Un millesimato le cui uve Glera provengono dalle Rive di Col San Martino a 230 mt slm. Ha una permanenza sui lieviti di 120 giorni che lo rende setoso, intenso, con note di frutta bianca e agrumi, accompagnate da una verve minerale. Un grande prosecco.
Alessandro Rossi chiude: “Non smetterò mai di dire che questa lezione dovrebbe essere ripresa e proiettata alle Università perché è una delle più belle, perchè Daniele oltre ad essere il padre putativo della maggior parte delle generazioni che oggi portano avanti tra guide e master più importanti in assoluto, è una delle poche persone che ha la stessa conoscenza che potrebbe avere un enologo, sa spiegare tante cose in una maniera così semplice, è veramente da applausi.”
ONLYWINE, considerazioni finali della decima edizione
Di Alberto Chiarenza
Città di Castello, l’unica città dell’Umbria dove domina l’impronta rinascimente rispetto a quella medievale, in una cornice suggestiva quale il cinquecentesco Palazzo Vitelli a Sant’Egidio, si è svolta ONLYWINE.
L’evento che promuove le piccole e giovani aziende, nasce da un’idea di Andrea Castellani, brillante e vivace giovane imprenditore che ha saputo portare nella storica cittadina dell’alta valle del Tevere, così tante persone.
ONLYWINE 2023 si conferma così per il decimo anno consecutivo, un evento di grande rilievo per far emergere le eccellenze delle piccole cantine e dei giovani produttori e per far conoscere al grande pubblico le tradizioni vitivinicole italiane. Grazie alla sua impeccabile organizzazione, Andrea Castellani e il suo entourage di professionisti, ha inanellato un ulteriore successo di presenze in termini di produttori, addetti stampa, appassionati e operatori del settore HORECA.
La ricetta del successo ha nei suoi ingredienti persone come Sandro Camilli, Presidente della Associazione Italiana Sommelier, la famosa giornalista Chiara Giannotti, Francesco Saverio Russo, wine blogger di successo, Chiara Giorleo critica enogastronomica e docente AIS, la giornalista free lance Sara Cintelli e altre persone note che hanno reso unico e senza cliché, l’evento che si è svolto in un clima gioviale che si instaura in un ambiente raffinato e coinvolgente nello stesso tempo, rendendo gli assaggi, un momento divertente e informale.
Quasi 200 le cantine presenti tra cui anche una dalla Svizzera Italiana, ovvero dal Canton Ticino, e poi tant’è belle cantine provenienti da ogni regione.
Piccola o giovane non significa assolutamente poco valore, tutt’altro, infatti grazie a Francesco Saverio Russo, a ONLYWINE erano presenti aziende che esprimevano la vera essenza del territorio. Anche se non sono riuscito a provarle tutte, ho trovato tanta passione che nei fatti si esprime con vini di grande finezza e qualità.
Tra le cantine che ho provato ne cito alcune che mi sono piaciute in modo particolare.
Ho iniziato gli assaggi proprio con il Lazio dove ho trovato Antonella Pacchiarotti, conosciuta come “La donna dell’aleatico” in quanto lo vinifica in nove versioni del bianco al passito. La cantina si trova a Grotte di Castro in provincia di Viterbo dove il vigneto è vicino al lago di Bolsena e gode di un microclima e terreni particolari che conferiscono ai vini di Antonella caratteristiche uniche.
Rimanendo a nord della regione, ho provato i vini della Tenuta La Pazzaglia che si trova a Castiglione in Teverina provincia di Viterbo, dove Laura mi ha parlato della piccola azienda a conduzione familiare che produce quattro tipologie di vini a base di vari cloni di Grechetto insieme alla sorella.
Andando invece nella zona del Cesanese, era presente la famosa Cantina Giovanni Terenzi dove Cecilia mi ha fatto provare, anche se a me già noti, tre versioni di Cesanese del Piglio DOCG. Il Classico Velobra, il Superiore Colle Forma e il Riserva Vajoscuro. Ottime interpretazioni di un vitigno molto particolare e di difficile vinificazione, ma che grazie alla sapienza e esperienza Di Giovanni Terenzi, sono riusciti ad ottenere vini di grande struttura ed eleganza.
Passando nelle Marche ho avuto il piacere di conoscere Oreta Manieri della Cantina Casaleta nel territorio del Verdicchio Classico dei Castelli di Jesi. Dopo la morte del marito, Alberto Biancini, Oreta e la figlia Cristina Biancini hanno continuato il lavoro iniziato da Alberto portando avanti la viticoltura di vigneti di 70 anni e selezionando le piante migliori, hanno riprodotto i cloni ampliando la produzione di vini, con rese basse e tanta qualità.
Grazie alla nota freschezza delle uve Verdicchio, producono una gamma di vini che va dalla bolla Metodo Classico al vino ottenuto da uve appassite. Dal 2010 ad oggi è stata una evoluzione continua che ha portato ad ottenere vini senza alcun utilizzo di fitofarmaci e senza utilizzare rame o zolfo.
Altra azienda che ho apprezzato molto, sempre nelle Marche ma a Massignano in provincia di Ascoli,è COSSIGNANI L.E. TEMPO. Edoardo e Letizia, fratelli, hanno vitigni tra i 200 e i 400 mslm e producono soltanto spumante Metodo Classico. Un Sangiovese in purezza nella versione rosata e Pecorino 100% nella versione blanc de blanc. Terreni molto particolari costituiti essenzialmente da arenaria, scheletro e calcare conferiscono freschezza e mineralità oltre che sapidità.
Tra i Vignaioli dell’Alta Calabria ho incontrato Simona Belmonte della Cantina L’Antico Fienile Belmonte in località Altomonte. Costituiscono una rete d’impresa tra dieci piccoli produttori appunto dell’Alta Calabria che valorizzano il loro vitigno autoctono, il Magliocco.
In Sicilia ho conosciuto Calogero della Cantina Leonarda Tardi di Salaparuta in provincia di Trapani. Leonarda Tardi è la mamma di Calogero e della sorella con cui condivide il lavoro in azienda producendo quattro vini a bacca bianca e un rosso. Partendo dai vini bianchi, un blend di Catarratto e Chardonnay, uno Chardonnay in purezza, è un grillo. Per i vini rossi la bacca è quella del Nero d’Avola.
Tommaso Cavalli della Azienda Piccolo Bacco dei Quaroni in Lombardia, siamo esattamente in Oltrepo Pavese. Una estensione di dieci ettari di cui sei sono vitati a Pinot Nero. Quindi una produzione di varie tipologie di vino esclusivamente fatti con lo stesso vitigno, a partire da un Metodo Classico 36 mesi sulle fecce fini, un Metodo Martinotti e un vino fermo.
Una azienda che produce vino dagli inizi dello scorso secolo, acquisita nel 2000 dai genitori facendone una azienda a conduzione familiare, ma che Tommaso porta avanti dal 2017. La filosofia di famiglia è produrre vini naturali con metodo biologico e massimo rispetto dell’ambiente.
Conclusioni
Queste sono solo alcune delle esperienze dirette tra le numerose aziende presenti che hanno consentito di tastare il polso della crescita nella produzione vitivinicola italiana che vede un significativo incremento di giovani che si mettono in gioco e contribuiscono a fare vino. Un successo dell’evento che ha attratto tanti visitatori e che fa ben sperare per le prossime edizioni.
Assaggi è un evento imperdibile, dedicato alla valorizzazione del patrimonio enogastronomico del Lazio, dove professionisti di settore e appassionati del buon cibo potranno scoprire i migliori prodotti agroalimentari della nostra regione.
Il salone enogastronomico si svolgerà nella splendida location del Palazzo dei Papi, nel cuore del suggestivo quartiere medievale di Viterbo.
Un vivace calendario di eventi animerà le piazze più belle della città per permettere a tutti gli appassionati del settore di esplorare, degustare e conoscere il made in Italy enogastronomico.
GLI ESPOSITORI
Un Salone dedicato alle imprese che si impegnano per dare valore alla cultura enogastronomica del proprio territorio, realizzando prodotti artigianali e autentici.
l buon cibo di scoprire e apprezzare la ricchezza di sapori, profumi e tradizioni del nostro territorio.
PARTNER
Assaggi è l’evento organizzato da Camera di Commercio di Rieti Viterbo per valorizzare e promuovere le imprese enogastronomiche del Lazio a un pubblico di professionisti che non ha ancora avuto modo di apprezzare appieno l’alta qualità e la ricchezza dell’offerta della nostra regione.
SALONE ENOGASTRONOMICO
Palazzo dei Papi – Piazza San Lorenzo, Viterbo Inaugurazione: venerdì 19 maggio ore 17:00
ORARIO
Venerdì 19 maggio 17:00-20:00 – ingresso aperto agli operatori e al pubblico
Sabato 20 maggio 10:30-20:00 – ingresso aperto agli operatori e al pubblico
Domenica 21 maggio 10:30-20:00 – ingresso aperto agli operatori e al pubblico
Lunedì 22 maggio 10:00-16:00 – ingresso riservato agli operatori
Ingresso gratuito per i professionisti del settore
Cascina Boschetti, la degustazione di 3 prodotti rappresentativi
Di Marco Germani
Il territorio di Barolo, nel cuore delle Langhe rappresenta un punto di riferimento per gli appassionati di tutto il mondo, da queste colline nasce uno dei vini più famosi mai prodotti, icona della viticoltura italiana di qualità.
C’è una collina, che sovrasta i tetti di Barolo e le mura del castello dei Marchesi Falletti, dove gli ordinati filari di nebbiolo sembrano disegnati da un pittore, la collina Boschetti.
Cascina Boschetti nasce sulla sommità di questa collina, dall’azienda si gode di una vista mozzafiato a 360°, sulle colline di Langa e sui numerosi castelli che le costellano.
Sergio Gomba
Quando parliamo di Cascina Boschetti parliamo di Sergio Gomba. E’ lui l’uomo che ha firmato la rinascita dell’azienda, una vita passata a coltivare un sogno. Tenace e capace, Sergio Gomba ha trasformato una casa e le sue vigne in una tenuta maestosa con una vista mozzafiato.
“Il lavoro non mi ha mai spaventato, anche adesso che ho una certa età” dice senza enfasi, quest’uomo di poche parole. Per capire che non mente, basta guardargli le mani.
La Cantina
Cascina Boschetti, nasce nel 1977, i vigneti attorno alla cantina appartengono da anni alla famiglia Gomba. Nel 1991 l’acquisto della cascina e successivamente di altre vigne nel Roero.
“Ci piace dire che le uve sono tutte nostre, raccolte a mano, selezionate a mano. La vendemmia è un momento importantissimo per tutti noi, di lavoro ma anche di festa, di riunione della famiglia e degli amici”.
“I nostri 30 ettari si dividono tra Langhe e Roero, garantendo il meglio delle nostre uve, delle nostre viti e dei nostri terroir, per ottenere un vino unico, ogni anno diverso, ma sempre ineguagliabile”
Oggi la produzione si attesta intorno alle 300 mila bottiglie, di cui 160 mila di Barolo. “La vigna parla: bisogna saperla ascoltare”.
Grande cura quindi per tutte le lavorazioni del vigneto: dagli umori di terreno e viti fino all’ecosistema in cui sono inseriti.
Sergio custodisce non solo i suoi filari, ma anche dei boschi attorno alla tenuta. Qui vivono animali e alberi che contribuiscono a mantenere un equilibrio importante per il vigneto.
Nasce anche il tartufo bianco d’Alba. Una curiosità: il nuovo vigneto a Scaparoni, tra Alba e Piobesi d’Alba, è stato piantato sopra la “grotta dei pipistrelli”, una vecchia cava di gesso dismessa che ora è un rifugio per centinaia di pipistrelli.
Nebbiolo d’Alba DOC 2021
Luminoso rubino scarico. Olfattivo deciso declinato su mora, ribes, e fragolina di bosco in maturazione, rosa canina e viola fresche. In bocca domina la freschezza, in coerenza con una beva non troppo impegnativa. Il tannino, ancora deciso, porta ad un medio finale su scie di frutti di bosco maturi.
Barbera d’Alba DOC 2021
Rubino carico con screzi purpurei. Al naso si presenta piacevolmente variegato, passando da un fruttato maturo di ciliegia, amarena e mirtillo ad un floreale in appassimento di viola, rosa e peonia. Eleganti tocchi di pepe bianco, sottobosco e legno di rovere ne completano il profilo. In bocca è morbido, pieno, con tannini ben dosati e media persistenza su note di ciliegia succosa.
Barolo DOCG del Comune di Barolo 2019
Rubino vivace con sfumatura granata, sfoggia un olfattivo declinato al frutto sottospirito. Mora, ribes, ciliegia, lampone e fragolina di bosco sono seguiti da freschi fiori di viola e rosa. Completano il profilo piacevoli rimandi di pepe, noce moscata, liquirizia, vaniglia, smalto. Di ottima struttura, fine, dal tannino ben dosato e la fresca e dinamica evoluzione. Molto gradevole la lunga chiusura su rimandi di liquirizia e polvere di caffè.
TERRE DI TOSCANA 2023 – AD ALTO IMPATTO DEGUSTATIVO
Di Elsa Leandri
Terre di Toscana 2023 è giunta alla quindicesima edizione. Si è svolta nell’ultimo week end di marzo all’UNA Hotel Esperienze a Lido di Camaiore, location ormai ben rodata.
Dopo le varie anteprime dei mesi precedenti questo è il primo evento che racchiude tutta la Toscana in un luogo permettendo di spaziare da Bolgheri alle Colline Lucchesi, dal Chianti Classico alla Vernaccia di San Gimignano, dal Morellino di Scansano al Brunello di Montalcino offrendo in questo modo un vero e proprio elogio della produzione in terra etrusca.
Circa 140 cantine presenti tra le quali dei nomi di eccezione come Tenuta San Guido, Ricasoli, Petra, Montevertine, Panizzi, Il Marroneto, Tiezzi, Due Mani.. solo per citarne alcune; nomi che parlano anche a quelle persone che conoscono poco il mondo enologico e che sono diventati quasi uno status symbol della Toscana. Le vecchie annate protagoniste del lunedì hanno offerto inoltre delle degustazioni uniche, rare e indimenticabili.
Organizzazione eccellente con un’area food ben isolata dalle sale di assaggio in cui venivano proposti dei prodotti tipici toscani quali salumi o formaggi. Tuttavia potrebbe essere migliorabile la distanza tra un produttore e l’altro così da permettere una maggiore fruibilità. Speriamo inoltre che nella sedicesima edizione, che avrà luogo il 24 e 25 marzo 2024, tornino nuovamente le Degustazioni de l’Acquabuona che nel 2020 avevano avuto come argomenti il Brunello di Montalcino, la Syrah e i vini passiti.
Come tante api volano di fiore in fiore, così i vari avventori si muovono da un banchetto all’altro: alcuni hanno preparato un percorso studiato a tavolino, altri si fanno semplicemente attrarre dallo styling di un’etichetta, altri pur avendo un iter ben prestabilito non resistono e si lasciano comunque sedurre da una bottiglia che esula dai “progetti” iniziali.
In questa manifestazione possiamo dire che dove ti fermi non rimarrai deluso, tanto è elevato il livello qualitativo delle aziende presenti. Diventa pertanto difficile e superfluo stipulare una classifica dei migliori assaggi perché sarebbe fare un torto a altre cantine altrettanto meritevoli. Ci limiteremo quindi a indicare quelle bottiglie, forse meno conosciute ai più, che ci hanno suscitato un interesse e che speriamo che per voi siano una scoperta.
Giallo paglierino con riflessi dorati. Impatto olfattivo accattivante con sentori di fiori di tiglio e ginestra, echi di albicocca e pesca e in chiusura pasta di mandorle. In bocca si distingue per una sapidità che prolunga il sorso su frutta candita.
Rosso carminio vivace. Apertura di ciliegia, mirtillo e mora con ricordi di erbette balsamiche arricchite da una spolverata di grafite. Freschezza e tannino ben integrato per un lungo finale di bocca.
Vintage 2017 (50% Vermentino e 50% Viognier)– Montepepe
Paglierino con luminosi riflessi dorati. Attrattivi i sentori di ginestra e di fiori di acacia, con cenni di agrumi disidratati, propoli e note di pasticceria appena sfornata. Il sorso è pieno e avvolgente. La sapidità e una leggera tannicità ravvivano il cavo orale con un finale fruttato.
Carminio impenetrabile. Insieme di frutti di bosco che si distinguono nitidamente dalla mora al mirtillo, dalla ciliegia al lampone. Cenni speziati e floreali ne completano il profilo. Tannino ben marcato con la freschezza che dinamicizza la beva promettendo una lunga evoluzione in bottiglia.
Rosso di Montalcino Il Jeccardo 2018 ( 100% sangiovese)– Fattoria del Pino
Carminio di media intensità. Elegante apertura floreale di violetta e iris a cui seguono le classiche note di ciliegia marasca. Finale balsamico. Al sorso freschezza e tannini ci accompagnano e lasciano la bocca su una scia agrumata.
Malìe 2022 ( Vermentino 60%, Chardonnay 30%, Grechetto 10%)– Valle del Sole
Paglierino vivace. Profilo olfattivo che trova nella pesca bianca, negli agrumi e nelle erbette aromatiche la sua essenza. Note di fiori di zagara in chiusura. La bocca viene scossa da una vibrante acidità che seduce il palato con ricordi di melissa e lemongrass.
Beviamoci Sud a Roma dal 6 maggio 2023 quinta edizione
Redazione
Carol Agostini
Riserva Grande, in collaborazione con Andrea Petrini di Percorsi di Vino e con il giornalista Luciano Pignataro, anche quest’anno realizzerà la manifestazione Beviamoci Sud Roma, giunta alla sua quinta edizione, dedicata esclusivamente ai grandi vini del Sud Italia, con una rappresentanza anche di vini del Lazio, quale regione che ospita l’evento.
Per questa nuova edizione, l’evento si svolgerà presso il Grand Hotel Palatino di Roma il 6, 7 e 8 maggio 2023.
Beviamoci Sud quest’anno presenterà un programma arricchito con nuove idee e novità, finalizzate ad ottenere una valorizzazione ancora maggiore della grande qualità enoica, storica e culturale del Sud d’Italia vitivinicolo.
Data la rilevanza e importanza di tali novità, l’organizzazione ha deciso di indire una conferenza stampa a cui siamo lieti di poterLa invitare, che si terrà mercoledì 26 aprile, alle ore 18.00, presso il locale Astemio Wine&Food, in via Cavour, 93, Roma.
A conclusione della conferenza, ai partecipanti verrà offerto un brindisi con vini che saranno anche presenti in degustazione nella manifestazione.
Si prega di comunicare, entro e non oltre il 20 p.v., conferma della propria presenza (in risposta al presente indirizzo mail), con l’avvertenza che i posti presso il locale sono limitati e che verrà, pertanto, assicurata la partecipazione ad esaurimento degli stessi.
Il Poggio una cantina che racconta il Sannio ad ogni sorso
Di Adriano Guerri
Durante la mia partecipazione ad una delle più grandi fiere di vino e distillati a livello internazionale che ha avuto luogo dal 2 al 5 aprile a Verona, con enorme piacere mi sono presentato allo stand della Cantina Il Poggio.
Mi hanno ricevuto Carmine e Marco Fusco, titolari della tenuta e all’ interno dello stand ho trovato una gran bella sorpresa, c’era l’amico e collega Diodato Buonora, nonchè direttore di Ristorazione & Ospitalità con consorte, i quali mi hanno messo subito a mio agio.
I fratelli Fusco, oltre a farci degustare i loro ottimi vini, ci hanno descritto con grande entusiasmo la storia della loro azienda. A seguire, alcuni cenni della Cantina, e per ultimo, non per ordine d’ importanza, seguono le note di degustazione dei vini assaggiati a Veronafiere.
L’azienda vitivinicola campana “Il Poggio” si trova alle falde del Monte Taburno in provincia di Benevento, patria dell’omonimo Aglianico. Posta ad un’altitudine di 300 metri s.l.m. ed immersa tra boschi e vigneti nel verde delle dolci colline. La famiglia Fusco coltiva la vite in questa meravigliosa enclave, sin dal remoto anno 1790.
Tuttavia, il grande passo e la decisione di voler produrre le proprie etichette è avvenuto più recentemente, nel 1997 e le prime bottiglie sono state immesse sul mercato a partire dall’annata 2001.
In questo stupendo lembo di terra il microclima è ideale per la coltivazione della vite, tipico mediterraneo, caratterizzato da forti escurzioni termiche tra il giorno e la notte e capace di dare origine a vini con aromi intensi e di elevata qualità.
Per scelta “Il Poggio” ha deciso di privilegiare soltanto la coltivazione di vitigni autoctoni e vinificarli esclusivamente in purezza. Tra i filari si trovano, Aglianico, Falanghina, Coda di Volpe, Fiano del Sannio. La superficie vitata si attesta su circa 20 ettari con suoli composti prevalentemente da scheletro, arenarie, argilla e calcare. Le rese per ettaro sono davvero basse e nel calice si riscontra grande qualità e buona piacevolezza di beva.
La denominazione di origine controllata (Doc) Sannio risale al 1997 e la denominazione di origine controllata e garantita (Docg) Aglianico del Taburno al 2001, ambedue sono comprese nella provincia di Benevento.
Note di degustazione al padiglione dedicato alla regione Campania di Veronafiere nell’ occasione della 55° edizione di Vinitaly.
Taburno Falanghina del Sannio Dop 2022 – Giallo paglierino brillante, rivela sentori biancospino, forsizia e frutta esotica che vanno a seguire una gradevole scia agrumata, il sorso è fresco e sapido, invitante e duraturo. A tavola si abbina bene con preparazioni a base di frutti di mare.
Coda di Volpe Sannio Dop 2022– Giallo paglierino luminoso, una cascata di frutta, mela, albicocca, melone, susina, fiori di tiglio e erbe aromatiche, ben si uniscono a note di pompelmo e lime, caratterizzato da una buona spalla fresca, rotondo, sapido e appagante. Compagno ideale di pesce bianco alla griglia.
Taburno Falanghina del Sannio Vendemmia Tardiva 2018 – Giallo dorato consistente, emana sentori di albicocca, ananas, mango, nettarina, nocciola, zagara e fiori di campo, coerente, sapido e amabile. Lo vedo bene con la pastiera napoletana.
Safinos Aglianico del Taburno Rosso Docg 2016 – Rosso rubino intenso, al naso un tripudio di sentori, come ribes, mirtilli, amarena, mora che ben si fondono con sottili e piacevoli note sia tostate sia speziate, al gusto è decisamente avvolgente, pieno e incredibilmente persistente. Il matrimonio perfetto è con carne arrosto e alla griglia.