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  • Ristorante Bujar e la Kantina Balaj 2024, sublime assaggio

    Ristorante Bujar e la Kantina Balaj 2024, sublime assaggio

    2024 Quando l’arte incontra il gusto: il Ristorante Bujar e la Kantina Balaj di Valona in un match di abbinamenti cibo vino

    di Cristina Santini

     

    Ristorante Bujar e la Kantina Balaj 2024, sublime assaggio, foto dell'autrice
    Ristorante Bujar e la Kantina Balaj 2024, sublime assaggio, foto dell’autrice

    Immerso sotto le imponenti palme del lungomare di Valona in Albania, dopo una passeggiata tra la vivace gamma di bar e ristoranti, si trova il Ristorante Bujar, guidato dal fantasioso e innovativo Chef Bujari, il cui appassionato impegno nel mostrare l’espressività e le tradizioni della cucina albanese gli ha fatto guadagnare la reputazione di uno dei talenti culinari più pionieristici della regione.

    La scorsa estate, in questo incantevole ristorante, Ais Club Albania, Seb Winery Albania e la Kantina Balaj di Mifol hanno collaborato con il talentuoso Chef per organizzare un evento di abbinamento cibo-vino.
    Un appuntamento per esplorare le sfumature aromatiche e i profili gustativi distintivi dei vini albanesi, sapientemente accostati a piatti preparati con cura e creatività dal grande Chef Bujari.
    Ogni portata è stata un trionfo di sapori, colori e consistenze, che hanno esaltato e valorizzato le qualità dei vini in degustazione.

    Ristorante Bujar e la Kantina Balaj 2024, sublime assaggio, foto dell'autrice, ambientazioni
    Ristorante Bujar e la Kantina Balaj 2024, sublime assaggio, foto dell’autrice, ambientazioni

    Questo raffinato happening ci ha offerto l’occasione di apprezzare pienamente la maestria e la passione che si celano dietro la produzione dei vini naturali, nonché la genialità del padrone di casa nel creare abbinamenti in grado di esaltare al meglio le loro caratteristiche. Un momento indimenticabile, in cui l’arte enologica e culinaria si sono fuse in un connubio perfetto, regalando a noi, fortunati presenti, un viaggio sensoriale speciale attraverso i tesori della tradizione e dell’innovazione gastronomica albanese.

    Dopo avervi riportato nella prima parte la degustazione dei vini della Kantina Balaj, in questo spazio racconteremo una storia di successo e reputazione, dietro le quali si cela un’evoluzione personale ricca di sfide, passione e determinazione.

    LEGGI ANCHE: https://www.papillae.it/la-kantina-balaj-di-mifol-nel-distretto-di-valone/

    Ristorante Bujar e la Kantina Balaj 2024, sublime assaggio, foto dell'autrice, ambientazioni
    Ristorante Bujar e la Kantina Balaj 2024, sublime assaggio, foto dell’autrice, ambientazioni

    Il suo primo contatto con il mondo della ristorazione è stato come cameriere presso il ristorante Kuzum Baba, situato nel cuore della città. Questo incarico iniziale ha fornito a Bujari una preziosa introduzione al dinamico ambiente del servizio di sala e gli ha permesso di osservare da vicino l’operato degli chef e la gestione di un ristorante. Successivamente, ha intrapreso un viaggio di formazione professionale di ben 15 anni in Italia, un periodo cruciale che gli ha consentito di affinare le sue competenze culinarie.

    Lavorare al fianco degli chef italiani, veri maestri della tradizione gastronomica, è stata un’esperienza davvero illuminante per lui. Ha potuto assimilare i segreti e le tecniche delle preparazioni più raffinate, sviluppando un palato estremamente sofisticato grazie anche alla fortuna di crescere in una famiglia dove la nonna e la madre hanno sempre cucinato con dedizione i piatti tipici della sua terra d’origine.

    Tornato in vacanza nel suo Paese, è rimasto talmente affascinato dall’atmosfera accogliente e dalle opportunità che gli si presentavano, da decidere di rimanervi per aprire il suo stesso ristorante. La sua lunga esperienza e la passione innata per la buona cucina gli hanno permesso di creare un locale di grande successo, diventando un punto di riferimento per gli amanti della buona cucina.

    Ristorante Bujar e la Kantina Balaj 2024, sublime assaggio, foto dell'autrice, ambientazioni
    Ristorante Bujar e la Kantina Balaj 2024, sublime assaggio, foto dell’autrice, ambientazioni

    Il suo apprendistato è stato un continuo flusso di persone, idee, cibi e ingredienti, che ha portato a una completa rivisitazione della cucina locale, con un’attenzione particolare agli ingredienti di stagione e alle diverse tecniche di cottura. I piatti autentici richiamano in chiave moderna la tradizione albanese: il risultato è un sapore schiettamente mediterraneo.

    Le pietanze sono uno spettacolo vibrante di colori e sapori, che evoca l’atmosfera del mare e della terra, in un ambiente accogliente.
    L’eccellenza culinaria che incontra l’ispirazione artistica, creando un’esperienza gastronomica memorabile, circondati da una bellissima collezione d’arte presente nel ristorante. Arte commestibile con sapori straordinari, qualità e innovazione continua: i piatti raccontano una storia attraverso l’influenza dei loro ingredienti, armonizzando il gusto proprio come l’arredamento del ristorante si armonizza con l’arte all’interno. Questa connessione senza soluzione di continuità tra cucina e arte offre un rendez-vous davvero coinvolgente.

    Ristorante Bujar e la Kantina Balaj 2024, sublime assaggio, foto dell'autrice, ambientazioni
    Ristorante Bujar e la Kantina Balaj 2024, sublime assaggio, foto dell’autrice, ambientazioni

    Con precisione e passione, lo Chef Bujari realizza capolavori culinari che portano in tavola tanta freschezza, abbinando ricette vivaci e saporite a piatti deliziosi e piacevoli alla vista come al palato. Le sue creazioni invitano ad assaporare ogni momento, dove un bel piatto, un buon bicchiere di vino e una vista mozzafiato sul mare e al tramonto convergono per fare di Bujar una meta da assaporare nella tranquillità del suo ambiente.

    Quando poi si dispone di una vasta ricchezza di prodotti, è importante sfruttarla appieno come anche la carta dei vini rappresenta un elemento chiave, poiché offre l’opportunità di esplorare le eccellenze enologiche del territorio circostante.

    In questo contesto si è scelto di valorizzare i produttori locali, come la Kantina Balaj, che negli anni ha dimostrato di raggiungere quella maestria nella creazione di vini di alta qualità, testimonianza di come, con impegno, sperimentazione, duro lavoro, visione, perfezionamento e amore per ciò che si fa, si possano raggiungere vette qualitative e costruire una solida reputazione destinata a durare nel tempo.
    Produttori che spesso utilizzano uve autoctone e tecniche di vinificazione tramandate di generazione in generazione, dando vita a etichette uniche e dalle spiccate caratteristiche organolettiche.

    Ristorante Bujar e la Kantina Balaj 2024, sublime assaggio, foto dell'autrice, paesaggio
    Ristorante Bujar e la Kantina Balaj 2024, sublime assaggio, foto dell’autrice, paesaggio

    Avere l’occasione di scoprire tali realtà ci ha permesso di compiere un vero e proprio percorso sensoriale, assaporando i profumi e i sapori tipici della regione. Questo approccio non solo valorizza il patrimonio enologico locale, ma offre anche l’opportunità di vivere momenti autentici, in cui ogni sorso di vino diventa l’occasione per approfondire la conoscenza di un territorio e delle sue tradizioni.

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  • La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024

    2024 ALBANIA: LA KANTINA BALAJ E IL PROGETTO SEB WINERY (1 PARTE)

    di Cristina Santini

    Sebbene non sia ampiamente conosciuta a livello internazionale come altre nazioni vinicole, l’Albania vanta in realtà una delle più antiche tradizioni di produzione del vino al mondo, risalente addirittura all’età del bronzo, circa 3.000 anni fa.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Situata nell’antica regione degli Illiri, il territorio ha ospitato un fiorente settore vitivinicolo già molto prima dell’espansione dell’Impero Romano, il quale contribuì ulteriormente alla sua crescita e sviluppo. Tuttavia, durante i lunghi secoli di dominio ottomano, questo importante comparto produttivo subì un drastico declino, dovendo attendere la dichiarazione di indipendenza del 1912 per poter conoscere una vera e propria rinascita, con un incremento della superficie vitata che arrivò a toccare i 15.000 ettari. Nonostante ciò, nel corso della sua storia millenaria, il Paese ha dovuto affrontare numerose alterne vicende che hanno portato il settore enologico a sperimentare più volte momenti di recessione e crisi, prima di riuscire a risollevarsi e riaffermarsi come una delle nazioni vinicole più antiche dell’intero Vecchio Continente.

    Nel 1933, la devastante epidemia di fillossera ha gravemente danneggiato i vigneti di gran parte del mondo, compresa l’Albania. L’industria è stata messa in ginocchio, con interi appezzamenti di vigneti spazzati via. Poi, all’indomani della seconda guerra mondiale, seguì un lungo periodo di ripresa e crescita, mentre il paese lavorava per ricostruire le sue capacità di produzione vinicola.

    E’ stato solo con la parziale privatizzazione delle proprietà terriere in seguito alla caduta del regime di Enver Hoxha che l’industria vinicola ha potuto riguadagnare la sua posizione e iniziare a riaffermare il suo ruolo. Oggi l’Albania vanta oltre 26.000 ettari di vigneti e il settore è tornato a essere in ascesa.
    Questa rinascita è dovuta in gran parte a un afflusso di investimenti esteri e al sostegno dei programmi di finanziamento dell’Unione Europea.
    Tuttavia, forse il fattore più importante è l’immenso orgoglio e la determinazione del popolo albanese nel valorizzare le caratteristiche del proprio terroir attraverso la produzione di vini di grande qualità. Il futuro della viticoltura appare luminoso, poiché questo settore resiliente continua a risorgere dalle sfide del passato.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Oggi la sfida più importante è quella di convincere i ristoranti e gli alberghi albanesi a proporre i vini locali.
    Circa una trentina sono le cantine che producono vino, molte delle quali gestite da imprenditori albanesi che hanno avuto l’opportunità di studiare e fare stage in diverse parti d’Italia. Forti di questa preziosa esperienza maturata all’estero, questi giovani viticoltori stanno ora mettendo in pratica le loro competenze per dar vita a vini autenticamente albanesi, che riflettono la ricchezza e la diversità dei terroir locali.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Una di queste realtà di successo è la Kantina Balaj di Mifol, nel Distretto di Valona, che abbiamo avuto il piacere di visitare durante il nostro soggiorno estivo in questa meravigliosa terra dalle mille sfaccettature. Qui abbiamo apprezzato da vicino l’impegno e la passione di un vignaiolo determinato a valorizzare il patrimonio enologico del suo Paese e a farlo conoscere e apprezzare non solo sul suo territorio ma anche fuori dai confini nazionali.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Artan Balaj ci racconta che dopo 17 anni in Italia è tornato in Albania per avviare quello che è sempre stato il suo sogno: fare vino nella sua Patria. “Quando ero in Italia avevo già la convinzione di avere una grande terra, tutte le premesse che avevo in mente sono divenute realtà con grandi risultati direi. Il nostro lavoro, facendo biologico e naturale, ha portato a grandi sfide ma anche a grandi soddisfazioni. Ci dà tanta speranza per continuare su questa strada, penso che con la natura che ci circonda e il territorio che abbiamo ci aspettano grandi cose in futuro.”

    Ad un certo punto della storia, nel 2021 nasce il progetto SEB winery – Vlore, insieme a Vincenzo Vitale di Ais Club Albania e Daniela, guidato dal sogno di produrre vini che ricordino il passato.

    Vincenzo ci racconta il progetto: “Stiamo cercando di fare una linea di vini per il mercato internazionale, quindi un pò per tutta l’Europa, compresi i Paesi asiatici e gli Stati Uniti. Siamo pronti, abbiamo fatto delle degustazioni per vedere se il vino può piacere. Abbiamo portato avanti questo lavoro non perché i vini della Cantina Balaj non siano buoni.

    I vini di questa cantina hanno una territorialità, una produzione locale che rispetta il gusto degli albanesi legato soprattutto ad un’alcolicità importante, a vini complessi, strutturati, tannici, per cui Artan ha costruito la Cantina per vendere in Albania questa tipologia di vini. Quando poi ha cominciato a capire che ci poteva essere un mercato all’estero e ho cominciato ad insistere, sono subentrato facendo un piccolo investimento cercando di portare avanti il progetto Seb al di fuori dell’Albania con varietà esclusivamente autoctone, ma soprattutto con vini più facili da bere, più gastronomici, con un tannino non troppo invadente, con una grande freschezza perché il vino in qualche modo deve rinfrescare la bocca, con un corpo medio. Insomma vini che vanno bene a livello gastronomico con diversi piatti.”

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Difatti, la sera successiva alla nostra visita, abbiamo partecipato all’evento-cena organizzato dalla Cantina Balaj e Seb Winery con il Ristorante Bujar di Valona, di cui vi parlerò nella seconda puntata, dove abbiamo avuto la certezza di quanto appena descritto: vini freschi, di bassa alcolicità, versatili e rossi di 12,5/13 gradi abbinati piacevolmente al pesce. Quindi l’idea è quella di arrivare alla maggior versatilità con prodotti di bassa alcolicità dai risultati soddisfacenti come abbiamo potuto appurare.

    Ma facciamo un passo indietro.

    La Cantina di produzione si trova all’interno di un tunnel, un tempo abbandonato e ristrutturato negli anni da Artan, scavato dagli italiani nel 1928 e utilizzato per far passare il treno che trasportava la ghiaia dal fiume. La temperatura costante di 12°C tutto l’anno al suo interno è una sfida significativa, soprattutto per i vini naturali, data la posizione remota della galleria rispetto alla residenza e la mancanza di controllo delle temperature. Ci troviamo in un’azienda che produce 20000 bottiglie l’anno in dieci etichette dai disegni veramente accattivanti.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, cantina
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, cantina

    I sette ettari di vigneti, dislocati in vari punti sulle colline di fronte alla baia di Valona, a due passi dal mare Adriatico e dalle splendide saline naturali, affondano le radici in terreni di origine alluvionale, sabbiosi e ciottolosi.
    Alcune di queste piante sono ancora allevate ad alberello con delle rese bassissime, tra i 20 e i 40 quintali per ettaro.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne

    Durante la nostra visita, abbiamo avuto a disposizione una vasta gamma di campioni provenienti da diversi affinamenti che ci hanno lasciato molto colpiti dall’eccezionale lavoro svolto qui. In prima linea c’e lo Shesh i bardhe, un vitigno autoctono a bacca bianca che è il più coltivato nell’Albania centrale, originario del villaggio di Shesh vicino a Ndroqi, nella periferia della capitale Tirana.

    Quest’uva così versatile mostra una notevole acidità e potenziale di invecchiamento, favorevole all’impiego di una vasta gamma di tecniche per esaltarne la piena espressione, dalle lunghe macerazioni sulle bucce alla maturazione in una varietà di recipienti tra cui acciaio, cemento, anfora e rovere.
    Abbiamo avuto la fortuna di degustare l’intero spettro delle interpretazioni di questo vitigno, che ci hanno offerto una prospettiva unica, che si trattasse della mineralità tesa della versione non invecchiata, della sontuosa consistenza impartita dal tempo passato in anfora o della complessa stratificazione di sapori ottenuta attraverso l’uso giudizioso del rovere francese.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne

    Oltre al fiore all’occhiello Shesh i bardhe, abbiamo anche assaggiato una serie di altri vitigni autoctoni e internazionali che hanno ulteriormente messo in mostra la diversità del patrimonio viticolo albanese. È stato entusiasmante approfondire questo interessante programma enologico e assistere in prima persona alla passione e all’abilità che si celano in ogni bottiglia.

    Di seguito, raccontiamo un breve riepilogo di tutti i calici degustati. Per quanto fosse necessario menzionarne solo alcuni, abbiamo ritenuto doveroso descrivervi ognuno di essi, poiché abbiamo voluto evidenziare la loro eccellente qualità e il notevole impegno profuso in questi anni.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Lagune 2023 è l’autentica espressione del territorio miscelando tre vitigni: Shesh i Bardhë, Debinë bianca di Përmet e Pulës di Berat, le cui uve sono allevate intorno alla cantina di Mifol.
    Questo vino è realizzato senza l’aggiunta di solforosa e con un processo di fermentazione spontaneo, rinunciando alla filtrazione e optando per un periodo di maturazione per ora di tre mesi in vasche di cemento appositamente progettate. Questi recipienti presentano un interno a forma di uovo che crea un delicato vortice circolare, imitando il processo naturale del batonnage. Le pareti lisce dei serbatoi riducono al minimo l’attrito, consentendo al vino di invecchiare con grazia e sviluppare un profilo complesso e stratificato.

    Sia all’olfatto che al palato, presenta un’abbondanza di frutta candita e spezie coltivate in montagna, con una gradazione alcolica di 12% e un’acidità vibrante e purificante che persiste a lungo dopo ogni sorso. La natura tonica e persistente del vino evoca l’aroma fresco e maturo dell’albicocca, invitando ad assaporare ogni sfumatura e ad apprezzare la meticolosa attenzione ai dettagli.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Shesh i Bardhe 2023 rappresenta un allontanamento significativo dall’offerta dell’anno precedente. Mentre l’edizione 2022 prevedeva un periodo di macerazione prolungato di 40 giorni e una gradazione alcolica più elevata (ne parleremo nel prossimo articolo in abbinamento al cibo), la versione 2023 adotta un approccio nettamente diverso.

    Il tempo di macerazione è molto più breve, di soli 20 giorni, con conseguente riduzione del livello alcolico del 12%, una differenza immediatamente evidente e di grande impatto. Il profilo è più fresco e vibrante, con sapori di frutta che assumono un carattere più leggero, dalle note di erbe di montagna e fiori di camomilla che aggiungono una delicata complessità aromatica, completando l’ampia e ricca struttura e la vivace acidità del vino.
    Questa interazione di freschezza, fruttato e presenza materica crea un’esperienza di consumo assolutamente piacevole, rendendo lo Shesh i Bardhe 2023 un’opzione altamente versatile, adatta sia per sorseggiare un aperitivo che per accompagnare piatti di carne più sostanziosi.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione

    Shesh i Bardhe “Orange” 2022 è un orange wine davvero straordinario che viene sottoposto a un meticoloso processo di macerazione di 30 giorni sulle bucce, conferendogli una profondità di sapore e aroma per poi affinare 12 mesi in anfora. Al naso è profondamente espressivo, ricco di un bouquet di seducenti note terziarie che evocano un senso di raffinatezza.

    La sua impressionante freschezza ed il suo equilibrio sono la testimonianza della mano esperta. Possiede una seducente qualità balsamica che danza sul palato, fornendo un seducente gioco di sapori. Nonostante la sua gradazione alcolica di 14,5%, l’alcol si integra perfettamente, senza mai sovrastare le delicate sfumature del vino. In bocca è ampio e generoso, con una notevole struttura in grado di reggere il confronto con carni rosse o formaggi complessi.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione

    In un ameno colpo di scena, Vincenzo, Artan e Daniela ci portano all’esterno per farci degustare un tesoro sepolto nella terra, un Orange 2022 che riposa in grandi damigiane scolme per una ventina di centimetri. Questa tecnica unica conferisce sottili note di ossidazione che aggiungono un ulteriore strato di complessità al vino, elevandolo a nuove vette di eccellenza. La tonalità dorata risultante, simile al miele, è una rappresentazione visiva della profondità e del suo carattere. Questo è un vino che chiede di essere assaporato e apprezzato per il capolavoro che è.

    Dall’anfora alle damigiane interrate, lo Shesh i Bardhë viene anche lasciato riposare da ben 17 anni in barriques molto usate, infondendo complessità e profondità sorprendenti. Un connubio di note intense e avvolgenti di creme caramel, fieno secco e vaniglia tostata che crea un bouquet olfattivo estremamente elegante e intrigante.

    Ciò che rende ancora più affascinante questo vino è il processo di lavorazione perpetuo, in cui si preleva un po’ di vino e si integra con del nuovo, creando così una specie di “rabbocco perpetuo” che, da un lato, mescola le annate e, dall’altro, si carica di tutte le sostanze organolettiche cedute dalla botte, favorendo una perfetta integrazione degli aromi e una struttura tannica morbida e setosa. Il risultato finale è un calice da meditazione, in grado di regalare un’esperienza sensoriale profonda e avvolgente, ideale per essere degustato e apprezzato con calma e attenzione. Questa è la magia di un vino pensato per durare in eterno.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Con una composizione di 50% Kallmet, 35% Shesh i Zi e 15% Vlosh, Sason 2023 offre armoniose e prominenti note di rosa canina, evocando le immagini di un rigoglioso giardino in fiore. Intrecciati sono sentori di erbe balsamiche, che conferiscono una complessità rilassante e terrosa che bilancia il profilo del vino. Mentre bevi un sorso, i sapori di frutta matura prendono vita, avvolgendo il palato in un abbraccio succulento. La bocca ampia ed espansiva invita ad assaporare ogni momento, incoraggiando a gustarlo fresco per il massimo ristoro. È un vino che affascina fin dalla prima mescita con un’esperienza di bevuta immediata e gratificante, accessibile e sofisticata. Ideale sia abbinato a un pasto leggero o sorseggiato da solo.

    Il Plaku 2023 è un vino rosso dalla gradazione alcolica di 12,5% che raggiunge un equilibrio armonico, non travolge ma nemmeno delude il palato. L’assemblaggio è una sinfonia di varietà, con oltre il 50% di Shesh i Zi, il 25% di Vlosh e una minoranza di uve Cabernet, tutte vinificate separatamente per preservare le loro caratteristiche uniche. La cuvée risultante viene poi assemblata in recipienti di cemento, dove subisce un processo di maturazione di 12 mesi, seguito da un breve periodo in acciaio inox prima dell’imbottigliamento.

    A partire dal 2024, verrà utilizzato esclusivamente il cemento, evitando l’uso di botti di rovere. Come afferma giustamente Artan, l’influenza del legno è ora considerata obsoleta, permettendo alla vera essenza del terroir di risplendere senza ostacoli. Il naso è intenso e profondamente aromatico, ricco di note di ribes nero, bitume e un mellifluo sottofondo minerale. L’acidità è notevolmente fresca e veemente, mentre i tannini sono morbidi ed elastici, creando un’esperienza di beva immediata e allettante. Incarna uno stile intrinsecamente moderno, ma saldamente radicato nelle tradizioni e nel terroir delle sue origini.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Al contrario il Plaku 2022 matura in grandi botti di castagno di terzo passaggio concedendogli un carattere distintivo.
    Il vino assume profumi combinati di fichi, frutta secca e bacche rosse, mentre l’aggiunta di carruba conferisce una qualità terrosa, quasi radicale. L’elevata acidità fornisce una spina dorsale rinfrescante, bilanciando i tannini setosi e vellutati.
    Questa intricata combinazione di sapori e consistenze crea un’esperienza di consumo davvero ipnotica, con ogni sorso che rivela nuove dimensioni di questa straordinaria annata. In questo caso, siamo un pò contrari all’abbandono del legno.

    Il Vlosh 2022 attira subito l’attenzione. Ha un profilo strutturato e corposo e un’impressionante gradazione alcolica che si aggira intorno ai 15,3%. Al naso, aromi palpitanti di fragola fresca e uva sultanina carnosa avvolgono i sensi, suggerendo la profondità e la complessità a venire. La maggior parte delle viti utilizzate per la produzione di questo vino sono ancora allevate con il metodo tradizionale dell’alberello, che conferisce una qualità elegante e artigianale al prodotto finito.

    Quando il vino si apre nel bicchiere, rivela un palato sontuoso e dalle spalle larghe, ricco di sapori di frutta matura, quasi gommosi che ricoprono la lingua di una ricchezza vellutata. La struttura e l’intensità complessiva di questo grande vino da agnello mostrano un grande senso di peso e sostanza che persiste a lungo dopo ogni sorso. Una miscela armoniosa di potenza, finezza e puro piacere sensoriale.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Per il Merlot, l’annata 2022 è stata una delle più belle della memoria recente per questo celebre vitigno, con le uve provenienti dal pionieristico vigneto Balian che è stato piantato per la prima volta nel 2010. Purtroppo, le viti originali di questo prezioso appezzamento hanno ceduto alle malattie, rendendo necessario un reimpianto con la resistente uva Vlosh. Eppure questa avversità è servita solo ad aumentare l’eccezionale qualità del vino che ne è derivato.

    Al naso è un bouquet inebriante di violette, bacche scure e spezie sottili. Alla beva è a dir poco corposo con una perfetta integrazione di tannini maturi e setosi che forniscono struttura senza astringenza.
    C’è una notevole profondità e concentrazione in questo Merlot, che trasmette un profondo senso del luogo, ma rimane elegante ed equilibrato, i sapori di frutta matura si estendono fino a un finale lungo e appagante. E’ un vino che cattura i sensi, una vera testimonianza della resilienza di questo vigneto.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Il Caberlot 2022 è un rosso complesso che stuzzica i sensi. Al primo naso, l’aroma è profondo e provocante, evocando il profumo ricco e confetturato delle prugne secche mescolato alle note di cioccolato fondente. Man mano che il vino si apre, i tannini diventano più pronunciati, creando una sensazione di secchezza al palato che è comunque raffinata ed elegante, piuttosto che aspra o astringente. Questo è un vino, dal grande potenziale di invecchiamento, che implora di essere abbinato a piatti sostanziosi e saporiti, il tipo audace che può resistere alla ricchezza di una bistecca succosa o all’umami saporito di un pezzo di selvaggina ben scottato.

    In chiusura vi raccontiamo il Syrah 2022 che è stato meticolosamente invecchiato in acciaio, cedendo purezza e vivacità al suo profilo. Quando portiamo il bicchiere al naso, l’aroma ci avvolge, rivelando note terrose di muschio e sottobosco, a testimonianza del legame del vino con la terra. Al palato, attira l’attenzione la sua gradazione alcolica che supera i 15%, creando una presenza audace e assertiva.

    I sapori di grafite e carruba danzano sulla lingua, intrecciandosi con l’essenza distinta del torso di banana matura, aggiungendo strati di complessità e intrigo. È un calice che invita alla contemplazione, coinvolgendo il bevitore ad assaporare ogni sorso e a scoprire la miriade di sensazioni che ha da offrire.

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

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