PROGETTO ROMA DOCet 2023, Secondo Tour sul bordo del Vulcano
Di Cristina Santini
Dopo avervi parlato del primo tour itinerante (da leggere) e della storia di alcune cantine situate all’interno dell’areale dei Castelli Romani, un’area di natura vulcanica, a sud est della Capitale, originata dal crollo del Vulcano Laziale centinaia di migliaia di anni fa, è il momento di raccontarvi di un altro complesso, sempre vulcanico ma differente. Dall’area tuscolana che comprende Colonna, Frascati, Grottaferrata, Monte Porzio Catone, Montecompatri, Rocca di Papa, Rocca Priora che guarda verso Roma, ci spostiamo nella parte opposta verso la costa ovvero nell’area lanuvina e parte dell’area artemisia.
Cantina sociale GOTTO D’ORO, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
A parlare sono state le aziende del Consorzio di Tutela Vini Roma Doc, promotrici della Denominazione e del patrimonio naturale e vitivinicolo, che ci hanno ospitato e raccontato la storia aziendale e il territorio sul quale abbiamo camminato.
La prima tappa ci porta al GOTTO D’ORO, la Cantina Sociale che da quasi otto decenni, ormai, per il territorio dei Castelli Romani, è stata molto più di una semplice cantina. E ce la racconta Marco Zanibellato.
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, questa realtà produttiva ha rappresentato un’autentica scintilla di speranza, un messaggio deciso, nell’unica direzione allora possibile: la rinascita attraverso la resilienza. Una capacità che ha portato in questi anni ad una nuova identità per i vini dei Castelli che da tempo sembrava essersi appannata.
Lo stabilimento di Marino del Gotto d’Oro, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
La cooperativa, nata nel 1945 nello stabilimento di Ciampino andato poi distrutto, arrivata a Marino nei primi anni ‘70, si occupa della lavorazione delle uve raccolte dai 200 soci conferitori, situati nelle zone di Roma Sud fino alla provincia di Latina, al confine con Cisterna e Aprilia per un totale di 1000 ettari. Segue tutte le fasi, dalla vinificazione, all’affinamento, all’imbottigliamento, allo stoccaggio di magazzino fino alla distribuzione dei prodotti in tutta Italia e in buona parte del mondo per un totale di sette milioni di bottiglie vendute all’anno.
Le uve, conferite il giorno stesso della raccolta (40 giorni di vendemmia, da fine agosto con le precoci fino al 10/15 di ottobre con le più tardive), giunte in cantina, vengono pesate sulle grandi bilance, nelle postazioni di ricezione, ed eseguite le prime analisi sullo stato di salute, vengono destinate alle differenti Doc.
In questo stabilimento si producono 3 Doc: Marino, Castelli Romani e Roma Doc nella doppia linea, Vinea Domini per la ristorazione e la linea Settantacinque75 per la grande distribuzione. Paolo Peira è il consulente enologo che ha intrapreso il percorso di Vinea Domini.
Cantina di vinificazione, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
All’interno, osserviamo l’immenso panorama delle 10 presse pneumatiche chiuse, utilizzate per la pressatura soffice, e le grandi vasche di cemento risalenti al 1971, non tutte in uso, che grazie ai finanziamenti europei sono state rinnovate e riutilizzate. Tre livelli di cantina composti, come la vecchia tecnologia enologica prevedeva, da Silos in cemento armato autoportante, utili per una decantazione agevole e uno stoccaggio più lungo del vino poiché neutri e inerti rispetto all’acciaio. Ovviamente ci sono anche le vasche in acciaio e sono adottati entrambi i sistemi.
Il video di Luigi Caporicci, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
Riportiamo una breve citazione tratta dalle parole del Presidente Luigi Caporicci, purtroppo scomparso prematuramente quest’anno, mandata in onda nella sala prima della degustazione: “In questi anni abbiamo fatto lavori per migliorare tutta la produzione del calore, caldo-freddo, la produzione di energia elettrica con l’impianto fotovoltaico, la depurazione delle acque anche per l’utilizzo quotidiano con un impianto di osmosi che è all’avanguardia. La Regione Lazio e i fondi europei sono stati un grosso incentivo per gli operatori laziali. Attingere ai fondi del programma di sviluppo rurale della Regione Lazio è una buona opportunità. Nei prossimi 10 anni il nostro obiettivo è quello di valorizzare il prodotto per far si che il Lazio sia una regione apprezzata per quello che è”.
Ma veniamo alla degustazione dei sei vini raccontata da Paolo Peira e Marco Zanibellato.
Il primo calice è un DOC Roma Bianco 2021, Malvasia Puntinata in purezza, della Linea Settantacinque75, un entry level che ricorda i 75 anni di vita della Cantina. Le uve vengono raccolte volutamente più tardi per raggiungere una certa struttura, per arrivare ad un vino che all’olfatto è nel pieno della sua maturità, quindi da una parte ha perso quella freschezza che inizialmente aveva nei primi mesi, per lasciare il posto ad una aromaticità più decisa e più sostenuta che va verso frutti e fiori un po’ più maturi. E’ un vino di facile beva che dopo un anno di bottiglia ha una certa morbidezza e un’acidità che ha ceduto il passo a dei composti più morbidi.
In alcuni casi, alcune partite vengono raccolte prima della perfetta maturazione per avere un serbatoio di acidità naturale, per una certa freschezza atta a garantire il potenziale evolutivo, da poter poi assemblare con il resto della Malvasia.
La degustazione, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
La Vinea Domini è la nuova linea della Gotto d’Oro, un prodotto non di qualità superiore, ma di qualità diversa, fatto con intenzioni diverse. Il secondo calice è un DOC Roma Bianco Malvasia Puntinata 2022, la varietà autoctona della zona, una malvasia che non è aromatica come quella delle Lipari, non è così neutra come a volte è la Malvasia Istriana, ma è un’uva intermedia che a seconda del momento della raccolta, concede una risposta sensoriale distinta e netta. Raccolta anticipatamente regala un vino molto semplice, beverino, dotato di una pericolosa bevibilità; lasciata maturare come accade per la Doc Roma, raggiunge un carattere più importante e strutturato.
Questi primi due vini sono estremamente didattici: nel primo si ha l’idea della Malvasia raccolta in anticipo, agrumata, dalla spiccata acidità e mineralità; nel secondo quella della frutta più matura, con canditi, ricche note balsamiche e caratteristici accenni mentolati.
In quest’area dei Castelli Romani dove la Denominazione del Frascati rappresenta quasi la metà dei vini “castellani”, non poteva mancare nel nostro panel di degustazione il Frascati Superiore Docg 2022, composto da Malvasia di Candia e Trebbiano Toscano, imbottigliato da poche settimane, ancora molto fresco e delicato. Il disciplinare prevede l’obbligo di produrre, vinificare e affinare i vini di questa Denominazione nel proprio areale di produzione con, come in questo caso, la deroga dell’imbottigliamento nello stabilimento di Marino.
A differenza dei vini di Marino prodotti in un’area esposta all’influenza del mare, Frascati è tutt’altra zona con vigneti coltivati sulle colline di media altitudine, rivolte verso l’Appennino, dove l’influsso marino vien meno e regala vini un po’ più austeri, più verticali, più acidi, vini che sopportano meglio anche l’invecchiamento con una freschezza e una spinta aromatica distinta.
I vigneti, coltivati a filare, hanno superfici molto ridotte, si parla di singole proprietà e non aziende estensive, con un’età media di 30 anni, caratteristica peculiare della zona del Frascati.
La Malvasia di Candia è una varietà che ha pochi sentori e il Trebbiano Toscano o Procanico anch’esso abbastanza neutro. I profumi che avvertiamo al naso di rosa e banana sono i classici profumi di fermentazione liberati dai lieviti, attraverso lo shock termico grazie al quale vengono esaltate tutte le componenti aromatiche.
I vini di questa zona, siano essi Frascati, Marino o DOC Roma, hanno un carattere in comune che è dato dall’areale di provenienza, ovvero quella mineralità olfattiva che talvolta si traduce anche in una sapidità gustativa.
Oggi se ne parla molto rispetto al passato, si mette l’accento su questa mineralità, su questa sapidità, talvolta sbagliando facendo riferimento ai sali minerali del terreno. Sarebbe molto più facile dire che il vino è salato perchè c’è il sale, in realtà c’è il sale ma non è quello che determina questi caratteri, sono altri composti che derivano comunque da questi suoli vulcanici.
La degustazione, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
Passando ai rossi delle due linee, abbiamo assaggiato il DOC Roma Rosso 2020 della linea Settantacinque75 (60% Montepulciano e 40% Sangiovese) e il DOC Roma Rosso 2020 della linea Vinea Domini (60% Montepulciano e 40% Cesanese) dove la percentuale del Montepulciano, principale vitigno a bacca rossa, è prevista non meno del 50% come da disciplinare.
Il quarto calice rosso, nonostante sia una 2020, è ancora di un bel rosso rubino, porpora ai bordi, dove prevale il Montepulciano e vengono meno le note di violetta e di speziatura del Sangiovese. Si avverte più la frutta rossa, la marmellata di prugne, di amarene, anche un po’ mature. L’annata è stata splendida, l’escursione termica ha garantito il mantenimento dell’acidità nelle uve e la struttura polifenolica nei rossi. L’uso del legno è presente ma in maniera delicata partecipando alla complessità aromatica con una leggera speziatura sul finale, pur mantenendo le proprietà sensoriali dell’uva. E’ un vino che può stare ancora a lungo in bottiglia senza mostrare segnali di involuzione, con un tannino di grande morbidezza.
Il Montepulciano ha trovato la giusta connotazione sulle pendici dei Castelli Romani, matura tardi e quindi a volte si è costretti a raccoglierlo in anticipo più per ragioni di sanità che per ragioni di maturazione, specie nelle annate in cui l’autunno arriva molto presto. Raccolto troppo presto mostra un tannino un po’ rugoso, astringente.
Nel quinto calice, il Roma Doc Rosso Vinea Domini 2020, che affina sei mesi in barrique non di primo passaggio, ritroviamo la frutta rossa che ancora è percettibile, un ricco mix di note terziarie come la vaniglia, la noce di cocco, le spezie, la nota affumicata di salsa barbecue e descrittori che richiamano la cioccolata, il cacao e il tabacco da sigaro. Con un anno di ritardo sul mercato è un altro vino. Bisogna attenderlo.
Barricaia, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
Ultimo ma non per importanza, il Cesanese del Piglio Docg 2021, da 100% Cesanese di Affile, altra DOCG Rossa del Lazio, prodotta veramente in numeri molto limitati. Siamo al Piglio, una zona con un’altitudine più elevata che garantisce la giusta maturazione e una varietà nuovamente tardiva, dalle rese minime, l’alter ego della Malvasia Puntinata.
E’ un vino che ha un impatto cromatico molto denso, profondo e sostenuto, segue un affinamento molto lungo in legno grazie al quale il Cesanese, oltre a mostrare intense note di more selvatiche, fragoline, regala sensazioni di fiori appassiti come la rosa. Etereo, balsamico, con un’impronta decisa di tostatura e una fusione particolare tra il caffè e la cioccolata bianca. Potenza di beva, freschezza acida pungente, ha comunque bisogno di riposare ancora in bottiglia per qualche mese, anche qualche anno. Insomma dà degli ottimi risultati a condizione che lo si lasci maturare.
Line up Gotto d’Oro, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
Il nostro tour prosegue nelle Cantine SAN MARCO, una delle più importanti aziende vinicole della provincia di Roma. Un cammino iniziato tanto tempo fa grazie a due uomini, il pugliese Umberto Notarnicola e il piemontese Bruno Violo, originari quindi di Regioni famose per l’ottimo vino rosso che nel territorio dei Castelli Romani hanno dato vita nel 1972 alla Cantina situata sul Colle di San Marco, dal quale prende il nome. Il progetto è portato avanti oggi dai loro figli, Danilo Notarnicola e Pietro Violo che negli anni hanno introdotto nuovi vitigni e, allo stesso tempo, valorizzato le principali varietà autoctone del Lazio.
“Siamo più o meno nel centro della zona di produzione del Frascati – racconta Pietro Violo, Enologo e Responsabile del controllo qualità – come tipologia maggiormente importante, poi ovviamente abbiamo tutti i vini che si porta dietro il Lazio Castelli Romani. Ultima nata la DOC Roma, una denominazione giovane con una crescita lenta ma solida. Innanzitutto partiamo dal nome importante recepito forse più all’estero che non in casa nostra, questo però può essere un buon veicolo. Fortunatamente i quantitativi non sono così tanti, crescono ma impiegano il tempo delle produzioni agricole, piuttosto lentamente, ma è una cosa secondo me positiva”.
Cantine San Marco, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
Tre linee di vinificazione equivalenti, fondamentalmente per dare la possibilità di lavorare più tipologie di prodotto e per riuscire a fare un maggior numero di selezione possibile sui prodotti stessi. Ovviamente il grosso delle vinificazioni riguarda i vini bianchi.
Le uve, provenienti sia dalle proprietà seguite direttamente sia dai circa 120 piccoli conferitori storici situati tra Frascati e Monteporzio Catone, vengono immediatamente pigiate e diraspate soprattutto le bianche per andare poi o direttamente in pressa oppure in vasca per la macerazione a freddo a 6/8°C. Si tratta di macerazioni che variano dalle 6 alle 8, anche 12 ore a seconda della tipologia di uva. Poi seguono le lavorazioni tradizionali.
Cantine San Marco, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
La produzione, destinata equamente tra 50% all’estero e 50% in Italia e presente in tutti i mercati, si aggira appena al di sotto dei 3 milioni di bottiglie l’anno di cui Doc Roma intorno alle 70000 bottiglie, in crescita. Il Roma Doc si difende bene, inizia ad essere richiesto e questo è molto importante per la nuova denominazione.
La base del Bianco è Malvasia Puntinata, alla quale vengono aggiunti in blend, a seconda dell’andamento dell’annata e delle caratteristiche, Bellone e Bombino. Nel caso del Rosso, Montepulciano insieme al Sangiovese e parte del Syrah.
Il 50% minimo delle varietà maggiori previsto dal disciplinare è stato un buon inserimento, soprattutto per il Montepulciano, scelta ben calata nel territorio dove matura bene, un territorio tardivo per cui sarebbe stato inutile scegliere come base un vitigno precoce. La scelta di dare delle date minime per far uscire i prodotti, il 15 marzo per i bianchi e i 2 anni per i rossi riserva, ha tolto la possibilità di fare vini da consumo eccessivamente veloce che spesso non hanno un riscontro o un’impronta qualitativa adeguata.
Cantine San Marco, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
Gradualmente la Cantina è stata ampliata per cui storicamente sono conservate tutte le tipologie di vasche, dal cemento, alla vetroresina, all’acciaio. Articolata su due livelli con una profondità di 10 metri, nei tre lunghi corridoi si svolgono le fermentazioni, le lavorazioni e la conservazione dei vini. Le vasche hanno delle piastre di controllo temperatura, per cui ognuna può essere gestita singolarmente dando la possibilità di lavorare con temperature differenti ma nei medesimi tempi. Le barrique, di norma, non sono mai solo di primo passaggio, perché il legno deve risultare una sensazione riconoscibile ma leggera. La necessità del numero di botti è sempre più ridotta, la Riserva esce almeno con 24 mesi dopo la vendemmia, per cui si ha tutto il tempo di preparare una base che poi andrà assemblata con la parte in acciaio per ottenere un giusto equilibrio.
Il 90% dei controlli viene eseguito internamente attraverso un laboratorio per cui ogni movimentazione, filtrazione, aggiunta che genera un campione viene controllato, registrato nel software gestionale, in modo da garantire la tracciabilità del prodotto, dalla raccolta dell’uva al giorno dell’uscita della bottiglia.
Oltre la parte analitica, c’è l’assaggio dei vari prodotti e quindi ogni mese si ha già un’idea di ciò che si andrà poi ad utilizzare nel mese successivo, fino al post imbottigliamento. Periodicamente vengono prelevate alcune bottiglie per lotto per verificare da lì ai due anni successivi l’evoluzione del prodotto.
Laboratorio analisi, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
Dalla Cantina ci spostiamo a fianco, ospiti della Vinoteca San Marco dove abbiamo degustato i vini aziendali legati ai piatti del territorio.
Line up Cantine San Marco, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
In degustazione: Frascati Doc vino spumante Brut nove mesi a contatto con i lieviti (20/30% Malvasia del Lazio, 40/50% Malvasia di Candia, 5/10% Bombino) abbinato alle gustose bruschette, un tripudio di colori e sapori e al tagliere di porchetta e prosciutto; Roma Doc Bianco 2022 (60% malvasia puntinata, 25% Trebbiano Verde, 15% Greco), macerazione di 12 gg sulle bucce e affinamento in acciaio che ha accompagnato un piatto di rigatoni alla gricia; Roma Doc Rosso 2019 composto dall’80% Montepulciano e 20% Sangiovese vinificati tradizionalmente insieme con ripetuti rimontaggi e affinamento tra il cemento e l’acciaio che è andato ad accostarsi ad un bel piatto di rigatoni all’amatriciana.
A chiudere un Roma Doc rosso riserva 2018 dell’Azienda Villa Cavalletti di Grottaferrata (80% Montepulciano e 20% Cesanese) che affina metà in acciaio e metà in barrique usate rovere di Tronçais.
Piatti della cucina romana, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
Il tour prosegue nell’Azienda agricola GABRIELE GAFFINO, un produttore giunto alla terza generazione che nel 2014 ha deciso di lasciare il suo primo lavoro per dedicarsi alla terra acquistata all’inizio degli anni ‘60 dal nonno, nato a Glasgow da una Famiglia di contadini emigrati.
In principio c’era solo il terreno e un casale diroccato che poi è stato completamente ristrutturato e trasformato in un luogo visitabile. Il progetto è ancora in divenire e ospiterà altre sale di vinificazione e il magazzino. Dal vendere inizialmente la sua uva, pian piano Gabriele è giunto a imbottigliare i suoi vini con proprie etichette.
Azienda Agricola Gabriele Gaffino, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
La proprietà di 32 ettari, di cui 28 vitati e 2,5 a oliveto, è disposta in un unico blocco intorno all’Azienda, situata nel comune di Ardea, in Provincia di Roma, a 15 km in linea d’aria dal mare. Si tratta di un territorio a metà strada tra la terra vulcanica e il mare, caratterizzato dal suolo vulcanico misto ad argilla, ricco di microelementi e sostanze minerali.
La vendemmia è manuale, con l’utilizzo di cassette, non tutto il quantitativo viene vinificato, poiché una grande parte delle uve viene ancora venduta ma Gabriele ci confida che vorrebbe arrivare ad imbottigliare il 100%.
I vigneti, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
Sono stati mantenuti i vigneti più antichi, di Trebbiano Toscano e Malvasia di Candia, che hanno un’età media di 35/40 anni, reimpiantati nel tempo assieme a Montepulciano, Cesanese, Merlot, Syrah, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Sangiovese. Le varietà a bacca bianca in produzione, oltre le già citate, sono la Malvasia Puntinata, il Trebbiano Verde e il Viognier. E’ cosa certa che la posizione dei vigneti, così curati, e il vento costante che spira e asciuga perfettamente le uve aiutano nella gestione del biologico come anche il suolo dovuto alla vicinanza del Vulcano di Albano, il più antico del Lazio, quiescente.
L’azienda, ancora di piccole dimensioni, è cresciuta molto in questi anni, con una produzione di 75.000 bottiglie al momento, con l’intento di arrivare ad un numero maggiore. Per ora viene prodotto solo il Roma Doc rosso anche se nel piano di sviluppo è prevista la realizzazione del Roma Doc Bianco da Malvasia Puntinata in purezza.
Anche in questa realtà vige un rigido controllo in tutte le fasi e, avvalendosi del laboratorio interno, vengono eseguite tutte le analisi con l’enologo di cantina che permettono di avere una sorveglianza costante su quello che è l’andamento del vino e intervenire solamente al bisogno.
La Barricaia, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
Piccoli vani nelle tre cantine ospitano i silos, molti dei quali di dimensioni considerevoli all’esterno, e la barricaia che un tempo era una cisterna dell’acqua piovana che veniva incanalata e utilizzata per i servizi del casale. Oggi chiusa, bonificata e resa una barricaia dove affinano i rossi.
Veniamo alla entusiasmante e concludente mini verticale del Roma Doc rosso, nelle annate 2018, 2019 e 2020, composto da uve provenienti dallo stesso appezzamento.
Line up cantina, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
Risultato del blend 60% Montepulciano e 40% Sangiovese è un vino da lungo affinamento, 10/12 mesi in barrique di rovere francese di primo passaggio. Non tutta la massa matura in legno, a seconda delle annate si cerca di capire quanto utilizzarne per trovare il giusto equilibrio. In questo caso, il 40% della massa totale affina in barrique, poi segue il blend con la parte in acciaio. Dopo l’imbottigliamento, riposa quanto il tempo rimasto nella botte.
2020
Questa annata si distingue al naso per la sua intensità di frutta matura, anche sotto spirito e per la parte balsamica. Minerale, sapido e fresco il palato attorniato dalle note speziate decise di chiodi di garofano e meno di pepe nero, dalla viola leggermente appassita a chiudere in un finale pronunciato di liquirizia dopo qualche minuto. Un cavallo rampante giovane dal sorso ricco e copioso.
2019
Olfatto più evoluto per questo calice rispetto al precedente che inizialmente si è mostrato il più chiuso della batteria. Si riscontra al naso una consistenza golosa di marmellata di frutta rossa e tabacco che ritroviamo in bocca con un tannino integrato e una dolcezza invidiabile. Beverino e piacevole, è un vino che richiama alla beva senza annoiare.
2018
Il profumo della frutta nel tempo trascorso si trasforma in una sensazione balsamica vincente, combinata ad una leggera nota di anice. Il sorso ha una similitudine con la 2020, caratterizzato da una spalla acida importante e un velo tannico vivo ma carezzevole accompagnato dal cioccolato nero. Longevità, struttura, grinta, forza sono le peculiarità designate.
La degustazione, articolo: Progetto ROMA DOCet 2023, II° Tour sul bordo del Vulcano, foto di Cristina Santini
A questo punto della giornata, ascoltiamo insieme al gruppo di degustazione i dubbi ancora presenti sulla direzione intrapresa dalla Denominazione Roma. Dopo aver assaggiato tutti vini differenti, viene spontaneo domandare, al Presidente del Consorzio Tullio Galassini e al Produttore Gabriele Gaffino, cosa voglia comunicare o far capire la Doc Roma.
Gabriele risponde: “Come produttore e come parte del Consorzio posso dire che vogliamo sicuramente produrre vini rappresentativi del territorio, da qui il problema principale di avere differenti suoli vulcanici a poca distanza gli uni dagli altri e dover comunicare questa diversità, quasi a parlare di zonazioni. Si stava ragionando giorni fa su questo argomento durante il CdA, sul fare delle zonazioni per avere la zona più vulcanica, la zona più sabbiosa in maniera tale da indirizzare il consumatore o il giornalista ad una migliore interpretazione dello stile di ogni produttore, della bevibilità e della differenza di un vino più semplice nella beva da quello più importante.
Stiamo cercando di capire anche noi in che direzione andare tutti insieme, chiaramente siamo nati nel 2018 come Consorzio, quindi siamo veramente giovani però la volontà c’è ed è quella di trasmettere il senso di innovazione, è quella di fare vini moderni, qualitativi e di essere qualcosa di nuovo rispetto al passato.”
Purtroppo, ci sembra di comprendere che la confusione si abbia sui blend, soprattutto sulla tipologia rosso. Forse utilizzare esclusivamente i vitigni maggiori potrebbe costituire un punto di partenza per avere quella differenziazione, avendo una base riconoscibile a tutti, tra i vari produttori, e rendere più importanti le diverse sfaccettature degli stessi vitigni.
Tullio Galassini interviene: “Se oggi devi creare una DOC nel 2023, il Ministero, la Comunità Europea dicono: devi individuare un gruppo A dal 50/65% e noi abbiamo messo Montepulciano per i rossi e Malvasia del Lazio per i bianchi; un gruppo B da minimo il 35% e massimo il 50%; un gruppo C eventuale che può arrivare fino al 15%. Quindi qualsiasi DOC che nasce dalla legge 238 del 2016 in poi – Testo unico vite e vino – è formata in questo modo. Questo vale per tutte le DOCG di nuova generazione, però tale confusione viene imputata solo a noi. Quello che vogliamo comunicare sono sicuramente tre vitigni, la Malvasia del Lazio, il Bellone e il Montepulciano che è un autoctono anche laziale e su suolo vulcanico esiste solo qui da noi, come la Malvasia del Lazio e il Bellone.”
Concludiamo affermando che grazie al Consorzio che sta puntando tantissimo sul discorso vulcano, c’è più coesione al suo interno, considerando che le aziende fino a un anno fa erano completamente distaccate. Adesso si percepisce un lavoro comune e far parte di un gruppo vuol dire agire insieme per un unico obiettivo. Stiamo assistendo comunque a qualcosa di importante, a prescindere se si tratti di un’azienda piccola o un’azienda più grande come quelle visitate in questo tour.
Entrambe le realtà devono puntare alla qualità e non basta avere solo un brand fortissimo in comune se poi nel calice non hai nulla da mostrare, sarebbe come distruggere il lavoro sapientemente fatto finora da ogni singolo produttore. Bisogna raggiungere quel pensiero, quella comunicazione che non generi più perplessità per poter affermare questo è il blend di Roma come il più famoso taglio bordolese, chiaro a tutti.
Il Metaverso e il Mondo del vino e cibo: Esplorare Gusti e Terroir Virtuali
Di Carol Agostini
Nel contesto in continua evoluzione dell’era digitale, un nuovo e affascinante orizzonte si apre per il mondo del vino: il metaverso. Questa realtà virtuale in continua crescita offre opportunità di esplorare, apprezzare e persino degustare vini in modi che sfidano i confini tradizionali. Mentre il mondo del vino rimane strettamente legato al terroir e all’esperienza fisica, l’immersione nel metaverso presenta nuovi scenari affascinanti.
Il Metaverso nel 2023: cibo e vino virtuali o ancora reali? foto da internet
Il Terroir Virtuale e le Degustazioni Olografiche
Nel metaverso, l’idea di terroir, che rappresenta il connubio tra suolo, clima e coltivazione delle uve, può essere reinterpretata in modi innovativi. I produttori di vino possono creare terroir virtuali, ricreando digitalmente i paesaggi, i suoli e le condizioni climatiche che contribuiscono a creare i sapori unici dei loro vini.
Le degustazioni olografiche consentono ai partecipanti di assaporare vini virtuali, con simulazioni che riproducono i sapori, gli aromi e le sensazioni tattili di un bicchiere di vino. Questa esperienza sensoriale avanza la tradizionale degustazione di vini, consentendo ai consumatori di esplorare i vini da tutto il mondo senza lasciare il comfort delle proprie case.
Enoteche Digitali e Mercati Virtuali del Vino
Nel metaverso, le enoteche digitali fungono da spazi di socializzazione virtuali dove gli appassionati di vino possono incontrarsi, condividere esperienze e scoprire nuovi vini. Questi spazi consentono ai produttori di promuovere le proprie etichette, sia reali che virtuali, offrendo degustazioni e racconti coinvolgenti sul processo di produzione.
I mercati virtuali del vino offrono piattaforme di acquisto di vino digitali, con un’ampia selezione di etichette provenienti da tutto il mondo. Questi spazi consentono ai consumatori di esplorare e acquistare vini con facilità, creando ponti tra produttori e amanti del vino.
Eventi e Festival Virtuali del Vino
Mentre gli eventi fisici rimangono fondamentali per l’industria vinicola, gli eventi e i festival virtuali del vino stanno guadagnando popolarità. Queste manifestazioni consentono a migliaia di partecipanti da tutto il mondo di connettersi per scoprire nuove etichette, partecipare a seminari, ascoltare esperti e, naturalmente, degustare vini virtuali.
Il Metaverso nel 2023: cibo e vino virtuali o ancora reali? foto da internet
Gli Aspetti Etici e Sostenibili del Metaverso del Vino
Mentre l’esperienza virtuale offre una serie di vantaggi, il mondo del vino non è immune alle sfide etiche e sostenibili legate alla digitalizzazione. La produzione e la gestione delle piattaforme virtuali richiedono risorse elettriche considerevoli e possono sollevare questioni relative alla sostenibilità ambientale.
Tuttavia, questo nuovo orizzonte digitale apre anche opportunità per promuovere pratiche sostenibili nel mondo del vino. La riduzione dei trasporti, delle bottiglie fisiche e dei rifiuti correlati all’imballaggio potrebbe contribuire a una riduzione complessiva dell’impatto ambientale.
Il metaverso del vino offre un nuovo modo di esplorare l’universo del vino, sfidando le tradizioni e creando opportunità per produttori e consumatori. La sua crescita continua rappresenta una testimonianza del potenziale innovativo del settore vinicolo e delle infinite possibilità di esplorare, degustare e condividere il vino in modi che una volta sembravano appartenere esclusivamente al mondo reale.
Gli Aspetti Etici e Sostenibili del Metaverso del Vino
Mentre l’esperienza virtuale offre una serie di vantaggi, il mondo del vino non è immune alle sfide etiche e sostenibili legate alla digitalizzazione. La produzione e la gestione delle piattaforme virtuali richiedono risorse elettriche considerevoli e possono sollevare questioni relative alla sostenibilità ambientale.
Tuttavia, questo nuovo orizzonte digitale apre anche opportunità per promuovere pratiche sostenibili nel mondo del vino. La riduzione dei trasporti, delle bottiglie fisiche e dei rifiuti correlati all’imballaggio potrebbe contribuire a una riduzione complessiva dell’impatto ambientale.
La Crescita e il Futuro del Metaverso del Vino
Mentre il metaverso del vino è ancora in fase embrionale, il suo potenziale è promettente. Man mano che le tecnologie immersiva e la connettività migliorano, ci si può aspettare una crescita significativa in questo settore. I produttori, i sommelier e gli appassionati di vino stanno già sperimentando nuove possibilità attraverso eventi virtuali e degustazioni in realtà virtuale.
Il futuro del metaverso del vino potrebbe vedere una fusione sempre più stretta tra le esperienze virtuali e fisiche. Gli appassionati potrebbero partecipare a eventi virtuali per scoprire nuovi vini e poi visitare fisicamente le cantine per un’esperienza più tangibile. Questa ibridazione potrebbe ampliare ulteriormente il mondo del vino e coinvolgere un pubblico ancora più vasto.
Riflessione personale: il metaverso del vino rappresenta una delle affascinanti sinergie tra tradizione e tecnologia. Mentre il terroir e l’esperienza fisica rimarranno fondamentali per il mondo del vino, il metaverso offre nuove modalità di esplorazione, degustazione e condivisione del vino. Questa evoluzione digitale amplia gli orizzonti del settore vinicolo e promette di soddisfare l’appetito degli amanti del vino per l’innovazione e l’esplorazione continua.
Il Metaverso: Un Viaggio nel Futuro della Realtà Virtuale
Nel mondo digitale in continua evoluzione, il termine “metaverso” è diventato sempre più comune, catturando l’immaginazione delle persone e aprendo le porte a nuove possibilità. Ma cos’è esattamente il metaverso?
Un Universo Virtuale Integrato
Il metaverso è un universo virtuale completamente integrato, in cui gli utenti possono immergersi, comunicare e interagire attraverso avatar digitali. Questo spazio digitale è molto più di un videogioco o di una simulazione; è un mondo in cui le persone possono lavorare, socializzare, creare, esplorare e sperimentare una vasta gamma di attività.
Il Metaverso nel 2023: cibo e vino virtuali o ancora reali? foto da internet
Realtà Virtuale e Aumentata
Il metaverso incorpora sia la realtà virtuale (RV) che la realtà aumentata (RA). Nella RV, gli utenti sono completamente immersi in ambienti digitali, mentre nella RA, elementi virtuali si sovrappongono al mondo reale. Questa convergenza tra RV e RA offre infinite opportunità.
L’Impatto su Diversi Settori
Il metaverso sta influenzando numerosi settori, tra cui il mondo del lavoro, dell’intrattenimento, dell’istruzione e anche del vino, come discusso in precedenza. Le aziende stanno sperimentando nuovi modi di interagire con i clienti, mentre gli educatori stanno portando l’apprendimento in spazi virtuali. Le possibilità sono infinite.
Un Mondo di Opportunità e Sfide
Il metaverso offre infinite opportunità, ma anche sfide uniche. La privacy e la sicurezza digitale sono questioni cruciali. Inoltre, l’accesso a queste esperienze digitali deve essere equo e inclusivo, al fine di non escludere nessuno.
Il Futuro del Metaverso
Il futuro del metaverso è aperto a molte interpretazioni. Molte aziende stanno investendo ingenti risorse nello sviluppo di queste realtà digitali, mentre gli utenti stanno iniziando a esplorare i confini di questo nuovo universo. Con il progresso tecnologico, il metaverso promette di essere una parte sempre più integrata della nostra vita quotidiana, offrendo esperienze mai viste prima. Riflessione personale: rappresenta un nuovo orizzonte digitale in cui l’immaginazione e la tecnologia convergono, aprendo infinite possibilità. Mentre il mondo reale rimane il nostro punto di riferimento principale, il metaverso offre uno spazio parallelo in cui possiamo sognare, lavorare e connetterci con gli altri in modi mai sperimentati prima.
Il Metaverso e il Cibo: L’Innovazione Culinaria nell’Era Digitale
Negli ultimi anni, il concetto di metaverso ha fatto il suo ingresso nella nostra coscienza collettiva grazie a visionari del settore tecnologico e a grandi aziende come Meta, ex Facebook, che stanno investendo pesantemente in questa nuova frontiera digitale. Ma come si lega il metaverso al mondo del cibo e della gastronomia? E quali sono le implicazioni di questa connessione per il futuro dell’alimentazione e della ristorazione?
L’Influenza del Metaverso sulla Cucina e il Food
Il metaverso ha iniziato a permeare anche il mondo del cibo, aprendo nuove possibilità e prospettive inaspettate. Vediamo come:
Esperienze gastronomiche virtuali: Alcuni ristoranti e chef stanno esplorando il metaverso per creare esperienze culinarie virtuali. Gli utenti possono partecipare a cene virtuali, imparare a cucinare da chef stellati e persino esplorare piantagioni virtuali. Questo apre nuove opportunità per l’industria alimentare di raggiungere un pubblico globale.
Condivisione di ricette e lezioni di cucina: Gli utenti del metaverso possono condividere ricette, organizzare lezioni di cucina virtuali e partecipare a concorsi di cucina digitali. Questo favorisce lo scambio globale di idee culinarie e la diffusione di tradizioni gastronomiche provenienti da tutto il mondo. Ristoranti virtuali: Alcuni imprenditori hanno aperto ristoranti esclusivamente virtuali nel metaverso. Qui, gli chef digitali preparano pasti virtuali, che i clienti possono gustare tramite avatar. Questo solleva interessanti questioni sulla natura dell’esperienza culinaria e della condivisione del cibo. Esplorazione delle catene alimentari: Il metaverso offre l’opportunità di esplorare le catene alimentari in modi nuovi ed educativi. Gli utenti possono immergersi in simulazioni per comprendere meglio l’origine dei cibi, la loro produzione e il loro impatto ambientale.
Cosa significa tutto ciò per il futuro dell’alimentazione?
Sebbene il metaverso stia ancora prendendo piede, le implicazioni per il settore alimentare sono intriganti. Ciò potrebbe portare a una maggiore consapevolezza sulla provenienza dei cibi, sull’adozione di diete più sostenibili e sulla condivisione globale di tradizioni culinarie. Tuttavia, ci sono anche sfide da affrontare, come la necessità di garantire standard di sicurezza alimentare nei ristoranti virtuali.
Riflessione personale: offre un’opportunità unica per trasformare la nostra relazione con il cibo e per aprire nuove prospettive nella gastronomia. Come questo influenzerà la nostra dieta quotidiana rimane da vedere, ma è certo che stiamo entrando in un’era in cui il cibo virtuale e reale si fondono in modi sorprendenti.
Merano WineFestival: dalle origini al futuro dell’enogastronomia passando per la sostenibilità.
Redazione – Carol Agostini e F.P.
La 32^ edizione della nota rassegna internazionale supera il concetto di eccellenza con le nuove menzioni: Iconic, Unique, Platinum e Next Platinum. E alla Terra, preda di sconvolgimenti climatici, dedica il summit “Respiro e Grido della Terra” che mette al centro il tema della sostenibilità.
Merano riapre le porta a Merano WineFestival 2023, foto da comunicato stampa
Nella “Città delle Palme” più a nord d’Europa è in programma dal 3 al 7 novembre Merano WineFestival. L’appuntamento con gli amanti della qualità enogastronomica quest’anno segna anche il ritorno al format lanciato dal patron Helmuth Köcher: bio&dynamica e GourmetArena in apertura, seguita dalle giornate centrali di The Festival, con espositori presenti per tutte le giornate di sabato, domenica e lunedì.
Un ritorno alla tradizione che guarda, però, al futuro. Le nuove menzioni speciali che certificano una selezione oltre ogni aspettativa (ICONIC, UNIQUE, PLATINUM e NEXT PLATINUM), più spazio per gli espositori internazionali, super Masterclass nella cornice del Castello Principesco, un’area dedicata a Luca D’Attoma “Luca D’Attoma: percorrendo l’Italia” ma anche il Summit internazionale sulla Sostenibilità “Respiro e Grido della Terra”, oltre al The WH Buyers’ Club che andrà a completare il programma della manifestazione.
«La ricerca dell’eccellenza nel mondo dell’enogastronomia non ha mai fine, perché l’evoluzione stessa delle tecnologie e delle tecniche agricole non ha limiti definiti. Eccellenza è un concetto che deve andare di pari passo con il rispetto per la fertilità del nostro pianeta. Dove l’uomo non accarezza il territorio nel quale vive, la Terra risponde con tutta quella serie di stravolgimenti che sempre più osserviamo», sono le parole con le quali Helmuth Köcher inaugura la 32^ edizione del Merano WineFestival, dal 3 al 7 novembre 2023.
Sostenibilità è la parola chiave, perché solo in questa direzione è possibile perseguire eccellenza, fino a superarla, come certificato dalle nuove menzioni: ICONIC, UNIQUE, PLATINUM e NEXT PLATINUM. La 32^ edizione del Merano WineFestival rinnova l’appuntamento con il Summit sulla sostenibilità a 360°: “Respiro e Grido della Terra” dove si fa il punto della situazione dopo un anno di eventi targati The WineHunter legati al cambiamento climatico che questa estate, nella siccità e nelle inondazioni, ha mostrato segnali inequivocabili.
Sempre più internazionale, unico nel suo genere per via del perfetto connubio tra eventi riferibili al mondo dell’enologia e quelli relativi alla gastronomia oltre a una serie di eventi collaterali, Merano WineFestival 2023 spinge ancora di più in alto l’asticella della qualità tra eleganza, cultura e business.
Merano Winefestival, foto da comunicato stampa edizione 2022
32^ EDIZIONE ALL’INSEGNA DELLE NOVITÀ
Ritorno alla tradizione ormai decennale, per la 32^ edizione del Merano WineFestival con venerdì 3 novembre dedicato alla rassegna bio&dynamica che suggella l’importanza del focus sul biologico, biodinamico, organico e orange.
Quindi, da sabato 4 a lunedì 6 novembre la scena è per le selezioni del The WineHunter nella cornice liberty del Kurhaus che dal 1874 ospita eventi di respiro internazionale. Da quest’anno, ancora più ricca la sezione International con selezioni provenienti dai cinque continenti. Come da tradizione, il martedì è targato Catwalk Champagne per gli amanti delle bollicine d’oltralpe, ma anche nazionali.
Wine ma anche Food al festival meranese, con la Gourmet Arena capace di sprigionare i sapori della tradizione gastronomica italiana del Food – Spirits and Beer. Merano WineFestival è anche sinonimo di show cooking, che partiranno già venerdì alla Gourmet Arena negli spazi dedicati alla Campania e all’Abruzzo, così molti eventi collaterali e Masterclass tra il Fuori Salone e l’Hotel Therme Merano.
OLTRE L’ECCELLENZA CI SONO “ICONIC”, “UNIQUE”, “PLATINUM” e “NEXT PLATINUM”
La sezione “The Festival” è come al solito dedicata alle menzioni speciali del The WineHunter Helmuth Köcher con uno sguardo che dalla tradizione guarda a 360 gradi al futuro. Quest’anno Helmuth Köcher ha voluto spingersi oltre l’eccellenza, già raggiunta con la menzione PLATINUM, per quei prodotti che nel 2023 hanno raggiunto un punteggio superiore a 95/100, e NEXT PLATINUM dove sono racchiuse le promesse del futuro già insignite del The WineHunter Award Gold nelle diverse categorie.
«Eccellenza significa rappresentatività iconica del territorio ma anche unicità di prodotti che nascono solo in condizioni particolarissime e non riproducibili in altri contesti. Un patrimonio che deve essere tanto protetto quanto valorizzato al punto che abbiamo immaginato nuove e specifiche menzioni: ICONIC, UNIQUE, PLATINUM E NEXT PLATINUM», spiega The WineHunter.
Presentante anche le due nuove menzioni: ICONIC, attribuita a quei vini che rappresentano un riferimento di eccellenza nazionale ed internazionale per un territorio, insigniti del The WineHunter Award Gold; presenti sul mercato da almeno 25 anni, vengono prodotti da aziende storiche, con almeno 50 anni di attività. UNIQUE, invece, è la menzione che certifica i prodotti unici per tipologia di vinificazione e/o affinamento, così come per vitigno unico oppure per condizioni pedo-climatiche estreme se non eroiche, anche questi già riconosciuti dal The WineHunter Award Gold.
Alcune degustazioni al Merano Winefestival edizione 2022
HIGHLIGHTS, I CONSIGLI DEL WINEHUNTER. GLI EVENTI DA NON PERDERE.
Il Merano WineFestival è come un menu dalle mille portate capace di solleticare qualsiasi tipo di palato. Difficile se non impossibile fare una selezione tra eventi nel e fuori dal Festival. Partendo da venerdì, imperdibile la super Masterclass al Kurhaus con Luca D’Attoma, enologo sperimentatore della viticoltura biologica in Italia capace di innovare fino alle eccellenze biodinamiche della sua cantina senese.
Venerdì è anche la giornata del DNA Vernatsch, ovvero la schiava gentile caratteristica dell’Alto Adige in presenza di nove produttori locali nelle sale del Kurhaus.
Venerdì pomeriggio appuntamento alla Palm Lounge dell’Hotel Therme Merano con la presentazione del libro “Terradivina” di Riccardo Corazza. Nell’ambito di bio&dynamica, inoltre, dalle ore 14:30 alle 16:00, la Masterclass “Resistenti Nicola Biasi – I vini del futuro” con Helmuth Köcher, Attilio Scienza e Nicola Biasi.
Sabato mattina è in programma dalle ore 10:00 in Piazza della Rena, il “Mercato della Terra” a cura di Slow Food Alto Adige. Alle ore 13:00, nella cornice del Teatro Puccini il Summit “Respiro e Grido della Terra” con esperti che si confronteranno sul tema della sostenibilità. Alle ore 15.00 alla Palm Lounge presentazione del libro “”Intrepide, Storie di donne, vino e libertà” firmato da Laura Donadoni. Dalle 16:00 alle 17:00 la Masterclass “Eccellenza dall’Albania” by Cobo Winery con il wine critic Luca Gardini. Alle ore 20:00 presso la GourmetArena Campania showcooking con Antonio Tubelli e Umberto Mazza.
Domenica la presentazione della Guida Vini Buoni d’Italia al Teatro Puccini, dalle ore 10:30 e dalle dalle ore 11:00 alle ore 13:00 nella Sala dei 30 presso l’Hotel Therme Merano Tavolo Rotondo e Masterclass “La nuova filosofia del calice sensoriale secondo Italesse L’importanza della cultura del calice per esaltare l’unicità di ogni singolo vino” organizzato in collaborazione con Italesse e, a seguire, alle ore 14:00 Masterclass Georgia con i “Vini Qvevri – I vini in anfora”.
Dalle ore 17:00 alle ore 19:00 presso il Castello Principesco: “La Storia di Masseto”, degustazione di 3 annate in una tavola rotonda a cura di Roberto Camuto Wine Storyteller con la presenza di Lamberto Frescobaldi. Imperdibile il lunedì, dalle 10:00 alle 12:00 al Castello Principesco assieme a Oscar Farinetti, Albiera Antinori e Priscilla Incisa della Rocchetta l’evento “Le Vite Parallele di Tignanello & Sassicaia” delle annate 1990/2008/2018.
Alle ore 16:00, invece, Premio Godio meets Premio Zierock che celebra la cucina genuina e vicina al territorio nonché una visione olistica della produzione del vino e alle ore 19.30 presentazione della Guida “Osterie D’Italia” by Slow Wine alla Cantina di Merano. Quindi, martedì dalle ore 15.30 al Kursaal premiazione del concorso “Emergente Sala 2023”.
SOSTENIBILITA’: MERANO WINEFESTIVAL RACCOGLIE IL “GRIDO DELLA TERRA”
«La scorsa è stata una estate che dal punto di vista climatico ha mostrato una serie di eventi naturali come siccità e inondazioni di una intensità che non si era mai vista prima d’ora» sottolinea Helmuth Köcher. «Dalle terrazze del Kurhaus dal quale storicamente si snoda il Merano WineFestival è quasi possibile intravedere le cime orientali dei ghiacciai del Similaun che di anno in anno si ritirano sempre di più. È del 2017 la notizia che dopo 7000 anni di inerzia anche il ghiacciaio sul monte Ortles ha iniziato a ritirarsi.
Allo stesso tempo, la viticoltura sale di quota ben oltre i 1000 m e nel fondovalle il caldo torrido e la siccità rendono sempre più complessa l’agricoltura». Non c’è da meravigliarsi quindi che al patron del festival Helmuth Köcher stia particolarmente a cuore l’appuntamento con il Summit “Respiro e Grido della Terra”: momento riflessivo caratterizzante il venerdì pomeriggio al Merano Wine Festival.
Quali sono le proposte di soluzione alle conseguenze del cambiamento climatico in corso, in particolare quando si parla di viticoltura e agricoltura? Una domanda sulla quale, dalle ore 13:00 alle ore 15:00 di venerdì 3 e sabato 4 novembre presso il Teatro Puccini, un panel di esperti internazionali si confronteranno, sistematizzando il materiale raccolto dal WineHunter e dai suoi collaboratori nel corso dell’ultimo anno.
I NUMERI DEL MERANO WINEFESTIVAL
Le giornate di festival, 10.000 visitatori attesi, più di 600 espositori, oltre 1.500 vini in degustazione, 350 etichette nella WineHunter Area, più di 1750 WineHunter Awards, 26 masterclass, 22 showcooking, 2 presentazioni di libri e 6 talk al Summit “Respiro e Grido della Terra”.
LA PRESENZA DELLE ISTITUZIONI
Numerose le istituzioni presenti durante le giornate del festival, coinvolti anche in cerimonie, tavole rotonde e talk in programma nel Summit e non solo. Tra i nomi spiccano: il Sottosegretario di stato Luigi D’Eramo, il Vicepresidente della Regione Abruzzo Emanuele Imprudente, l’Assessore alle politiche agricole Calabria Gianluca Gallo, l’Assessore alle politiche agricole Piemonte Marco Protopapa, l’Assessore alle politiche agricole Campania Nicola Caputo, l’Assessore alle politiche agricole Molise Nicola Cavaliere, il Presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini, il Presidente Slow Food Italia Barbara Nappini, il Console della Nuova Zelanda Austin Brik.
Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
Divinea: Formazione sul territorio, incontra Consorzi e aziende del vino per migliorare l’Unoturismo e le vendite dirette
Redazione – Carol Agostini
Da ottobre 2023 tornano gli appuntamenti formativi dedicati alle realtà vitivinicole, il 19 e 20 ottobre 2023 è il turno delle aziende di Piacenza, Oltrepò Pavese e Parma.
A seguire gli incontri con le aziende del Consorzio Tutela Lugana DOC e del Consorzio di Tutela Primitivo di Manduria.
Divinea incontra realtà vinicole 2023, obiettivo vendere, logo da comunicato stampa
Conoscere nuove strategie e innovazioni per incrementare le vendite dirette al consumatore e l’esperienza enoturistica. È questo il focus degli incontri di formazione promossi dall’impresa tecnologica Divinea dedicati alle cantine e ai Consorzi di tutela del mondo del vino. Dopo i fortunati incontri con il Consorzio Tutela vini della Maremma Toscana e gli eventi con le cantine della zona di Conegliano Valdobbiadene, del Chianti Classico e della Valpolicella, Divinea si prepara – giovedì 19 e venerdì 20 ottobre 2023 – ad incontrare le cantine del territorio Piacenza, Oltrepò Pavese e Parma, per proseguire con le aziende del Consorzio Tutela Lugana DOC e del Consorzio di Tutela Primitivo di Manduria.
Divinea incontra realtà vinicole 2023, obiettivo vendere, immagini degli incontri, foto da comunicato stampa
La forte esperienza tecnologica di Divinea nell’analisi dei dati e nella gestione di strumenti innovativi trova un’alleanza nella collaborazione con i più importanti Consorzi di Tutela e nelle cantine dei territori più vocati. Insieme metteranno a disposizione delle aziende vitivinicole italiane la conoscenza nella strategia digitale e quella del dato, offrendo contenuti altamente formativi che gettano le basi alle aziende di domani. “La missione di Divinea è quella di essere pionieri nella divulgazione della raccolta e dell’analisi del dato che, – afferma Filippo Galanti, Co-Founder & Business Development Divinea – insieme al marketing online, hanno il potere di valorizzare l’attività enoturistica e le vendite dirette.
Divinea: Formazione sul territorio, incontra Consorzi e aziende del vino per migliorare l’Unoturismo e le vendite dirette, foto da comunicato stampa
Con il nostro software Wine Suite, già oggi, aiutiamo oltre 300 aziende vitivinicole a crescere e, grazie alla pubblicazione del Report Enoturismo e Vendite Direct-to-consumer 2023 stiamo contribuendo a far crescere la cultura del dato, ancora poco diffusa tra le cantine italiane. Siamo molto soddisfatti di questi primi incontri, che ci hanno avvicinato alle più importanti realtà vitivinicole, e speriamo che sempre più enti di tutela ci contattino per digitalizzare il mondo del vino e proiettarlo in un futuro che è già presente”.
Divinea incontra realtà vinicole 2023, obiettivo vendere, foto da comunicato stampa
Durante gli incontri si analizzeranno strategie per incrementare le vendite dirette al consumatore, ottimizzando la presenza online delle cantine attraverso siti web all’avanguardia, eCommerce, wine club e una gestione mirata dei social media. Si approfondiranno inoltre le tecnologie all’avanguardia a disposizione delle cantine per semplificare ogni aspetto operativo. Tra gli argomenti trattati ci saranno: la domanda e l’offerta enoturistica; le vendite online e in cantina; il CRM come strumento per la raccolta e la segmentazione dei dati; il mail marketing; la testimonianza di una o più cantine ospiti, una sessione di domande e risposte.
Le attività di formazione gratuita per i prossimi mesi sono in programmazione in collaborazione diretta con gli enti territoriali. Per maggiori informazioni sulle prossime date o per organizzare una sessione di formazione gratuitaall’interno di un ente territoriale o di un consorzio di tutela scrivere a comunicazione@divinea.com
Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
ARGEA DAY: a un anno dalla nascita del Gruppo, una giornata dedicata alla sostenibilità e al debutto delle degustazioni delle aziende Artists.
Redazione – Carol Agostini
ARGEA, Gruppo leader del vino italiano con un fatturato 2022 di 455 milioni di euro, ha festeggiato il suo primo compleanno dando vita all’Argea Day, tenutosi nei giorni scorsi a Milano, a Identità Golose.
Argea gruppo vinicolo privato leader del vino italiano 2022, foto da comunicato stampa
Ad aprire le danze in mattinata è stato HABITAT, il secondo appuntamento dedicato alla sostenibilità organizzato da ARGEA. Tema di quest’anno: “L’Innovazione nella Sostenibilità di Packaging”. L’evento ha visto la partecipazione dei principali operatori del settore e dei rappresentanti della filiera del vino e ha preso in esame tutto il comparto:
dai designer, ai produttori di packaging, passando dai distributori e i ristoratori, fino ai consumatori finali. Citando le parole di Massimo Romani, AD di ARGEA, lo scopo finale deve diventare la creazione di un ecosistema industriale che ponga al centro del proprio agire la responsabilità, non solo delle singole aziende, ma piuttosto delle aziende come parte di un patto di sostenibilità.
Nel pomeriggio gli ospiti hanno invece assistito al debutto in degustazione di una selezione di vini delle aziende Artists di ARGEA, condotto dal Wine Educator Filippo Bartolotta. Durante la presentazione sono stati degustati i vini delle cantine Cuvage, Ricossa, Nespoli e Zaccagnini.
ARGEA DAY: a un anno dalla nascita del Gruppo, una giornata dedicata alla sostenibilità e al debutto delle degustazioni delle aziende Artists, foto da comunicato stampa
Gli Artists di ARGEA: le eccellenze di territorio del primo gruppo vinicolo privato italiano.
A un anno dalla nascita, il più grande gruppo vinicolo privato italiano festeggia il primo ARGEA DAY e presenta le etichette testimonial delle sue Tenute. Nei giorni scorsi, a Identità Golose, con la degustazione The Anthology of Italian Wines guidata dal wine expert Filippo Bartolotta, è stato proposto un viaggio enologico da Nord a Sud Italia, fra territori, vitigni e persone che raccontano realtà vinicole di nicchia, dal Piemonte all’Abruzzo, passando per l’Emilia-Romagna, con le cantine Cuvage, Ricossa, Poderi dal Nespoli e Zaccagnini.
A un anno dalla nascita, ARGEA presenta per la prima volta le sue eccellenze di territorio. L’edizione numero uno di ARGEA DAY, che si è svolta a Milano nei giorni scorsi a Identità Golose, è stata la cornice di The Anthology of Italian Wines, una doppia degustazione rivolta a sommelier professionisti e stampa in cui sono state presentate le etichette di punta delle tenute Artists del gruppo. Cuvage, Zaccagnini, Poderi dal Nespoli e Ricossa sono le cantine coinvolte, realtà rigorosamente verticali, produttrici di vini che nascono da una profonda conoscenza della cultura vinicola e dalla sua interpretazione, valorizzando storia e tradizione.
Gli Artists di ARGEA: le eccellenze di territorio del primo gruppo vinicolo privato italiano, foto da comunicato stampa
Un vero e proprio viaggio enologico nel territorio italiano, dove ad essere protagonisti sono quei vini che più di altri raccontano storie di eccellenza e valore. A guidare la degustazione dei vini ARGEA, il wine expert Filippo Bartolotta che ha condotto un percorso enoico tra Piemonte, dove operano le cantine Cuvage e Ricossa, Emilia-Romagna con la tenuta Poderi dal Nespoli e Abruzzo con Cantina Zaccagnini.
Quattro tenute e otto vini, espressione autentica di alcune delle zone vinicole più importanti del territorio italiano: piccole realtà che fanno della tutela del territorio e della valorizzazione dei vitigni autoctoni i propri capisaldi; e vini – tre bianchi, un orange wine e tre rossi – che sono in grado di narrare al meglio le caratteristiche del terroir da cui provengono, la dedizione di chi da decenni li produce, la qualità di una filiera che dalla vigna alla cantina combina salvaguardia delle tradizioni e ricerca dell’innovazione.
Filippo Bartolotta per Argea, foto da comunicato stampa
«La selezione che ho fatto, assaggiando i vini di ARGEA» racconta Filippo Bartolotta «mi ha portato a scegliere quattro Tenute, come se viaggiassi attraverso il territorio italiano. La sorpresa più straordinaria è stata quella del contrasto tra i grandi numeri del gruppo – che figurano ARGEA come primo player vinicolo privato in Italia – e la geografia produttiva delle piccole realtà Artists che ne fanno parte. Inoltre, avere a fianco i quattro interpreti che hanno realizzato i vini ha permesso di dare un volto a quelle etichette, facendo emergere il lato umano e le storie che sono dietro le etichette.
Valori che rappresentano la forza del gruppo, nonché l’impegno e la forte passione che li caratterizza. I vini che ho scelto esprimono prima di tutto autenticità, come i territori che rappresentano».
Filippo Bartolotta, Federica Lauterio (Zaccagnini), Soledad Adriasola (Poderi dal Nespoli), Patrizia Terzano (Ricossa), Franco Brezza (Cuvage), immagine da comunicato stampa
IL VIAGGIO – The Anthology of Italian Wines
«Siamo partiti da ALTA LANGA DOCG BRUT METODO CLASSICO 2019 di Cuvage, che, prodotto nel basso Piemonte racconta una storia di grande competenza del gruppo: un vino molto fresco, minerale, reattivo e pulito – ha commentato Bartolotta.A seguire il NEBBIOLO D’ALBA DOC BRUT ROSÉ METODO CLASSICO 2019, sempre Cuvage, che ha riscosso un grandissimo successo soprattutto nella platea dei sommelier; un vino di un’acidità straordinaria in cui emergono elementi salini, il tannino, ma anche tanta dolcezza.
Ci siamo poi spostati in Abruzzo con il SAN CLEMENTE TREBBIANO D’ABRUZZO DOC 2022 di Zaccagnini, un Trebbiano d’Abruzzo che rispetto ad altri ha una nota floreale e una fibrosità incredibili, frutto delle grandi escursioni termiche che contraddistinguono la zona di coltivazione delle uve. Poi in Romagna, con Poderi dal Nespoli abbiamo degustato ORANGE WINE BIANCO RUBICONE IGT 2022, un vino originale e innovativo che nasce da un “errore”: un aumento di temperatura incontrollato durante la criomacerazione di un trebbiano che si voleva produrre “scarico” lo trasforma in vino macerato, molto complesso, che si rivela molto interessante».
«Tornando in Abruzzo,il CHRONICON, CERASUOLO D’ABRUZZO DOC 2022 di Zaccagnini ha raccontato l’essenza del Montepulciano d’Abruzzo, un vino definito, trasparente, puntuale, un esercizio che racconta veramente la natura del territorio, attraverso una leggerezza non frivola. Di nuovo in Romagna il GUALDO, ROMAGNA DOC SANGIOVESE PREDAPPIO BIOSIMBIOTICO 2021 esprime terreno, vino e frutto con un’energia incredibile, un tannino vibrante e reattivo – caratteristico del Sangiovese di Predappio – che può essere arrotondato dall’affinamento in bottiglia.
Dalla Romagna siamo quindi passati al Piemonte con il CAMPOLIBERO, BARBARESCO DOCG BIOLOGICO 2020 di Ricossa, dal frutto fresco e leggero, ma molto profondo e strutturato al palato, un tannino intellettuale che si presta a un buon invecchiamento. Il viaggio si è concluso infine in Abruzzo con il SAN CLEMENTE MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC RISERVA CASAURIA di Zaccagnini, di cui l’annata 2019 rappresenta la migliore interpretazione di sempre: un vino pensato in sottrazione, non affinato in barrique, che si presenta versatile, lirico e leggiadro».
«Abbiamo voluto portare, nel contesto di Argea Day, le nostre tenute di punta non solo perché rappresentano l’eccellenza, ma perché vogliamo testimoniare come un grande gruppo sia attento anche a micro-realtà territoriali, alla verticalità dei vini e all’espressione autentica dei territori.” afferma Massimo Romani “Un cammino iniziato da tempo, che si arricchirà anche di nuove progettualità nei prossimi anni, e che siamo contenti abbia riscosso apprezzamento sia da parte dei sommelier che dei giornalisti specializzati.
Per noi queste etichette non rappresentano un elemento di business primario, ma sono i gioielli di una reputazione complessiva del gruppo di cui siamo orgogliosi e che continueremo a fare crescere sia in termini di qualità che a livello di distribuzione nazionale e internazionale».
Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
Progetto Roma DOCet 2023, le attività e il grande lavoro del Consorzio
Di Cristina Santini
Progetto Roma DOCet 2023, attività e lavoro del Consorzio, La Roma Doc, foto di Cristina Santini
Roma DOCetè un progetto ad ampio respiro che segue percorsi paralleli e fortemente collegati tra loro, azioni che non si esauriranno nei prossimi mesi ma che proseguiranno mettendo al centro dell’attenzione temi come promozione, turismo, business, ma anche formazione, attenzione per la sostenibilità, rapporti con i media attraverso iniziative culturali, promozionali e b2b, avendo come punto di riferimento la Capitale.
La cena con la Stampa presso il Palazzo delle Esposizioni, Roma DOCet, foto di Cristina Santini
Presentato il 27 aprile alla Stampa e agli Addetti del settore alla presenza dei numerosi Produttori del Lazio nella bellissima cornice del ristorante all’interno del Palazzo Esposizioni, il progetto mette al centro delle operazioni Roma, una città che offre tante opportunità, eccellenze e una ristorazione in continua crescita e questo è un vantaggio che va sfruttato al meglio.
Da sx il Presidente del Consorzio Tullio Galassini, Stefano Carboni dell’Agenzia Mg Logos Roma, Rossella Macchia General Manager di Poggio Le Volpi e Vice Presidente del Consorzio, Alessandro Onorato Assessore al Turismo di Roma, Roma DOCet, foto di Cristina Santini
Diversi appuntamenti caratterizzano il 2023, messi a punto dal Consorzio di Tutela Vini Roma DOC, a cominciare dal primo incontro accademico con gli studenti avvenuto in una sede prestigiosa come l’Aula Moscati dell’Università di Roma Tor Vergata, Macroarea di Lettere e Filosofia. Nella tavola rotonda “DallaRoma Caput Vini alla Roma DOC”, un viaggio attraverso i millenni, è emerso il ruolo fondamentale che il vino ha sempre avuto nella storia di Roma.
In questa occasione, il Consorzio ha provato a raccontare il vino ai giovani approfondendo tematiche storiche, sociali e culturali allo scopo di promuovere un consumo basato sulla conoscenza.
“La missione principale di un Consorzio – ha sottolineato Tullio Galassini, Presidente Consorzio Roma DOC – è quella di promuovere le etichette del proprio territorio, effettuare dei controlli, operare nella comunicazione. Ma quando si porta in giro un nome come Roma, viene spontaneo muoversi anche su altri sentieri.
Quello dell’educazione e della narrazione del vino come trait d’union tra storia, cultura e sociale, rappresenta per tutti noi un quid plus irrinunciabile. La partnership con Tor Vergata ci consente di avere un contatto diretto con i giovani, cosa che riteniamo fondamentale per il nostro progetto Roma DOCet. Un progetto che si svilupperà nei prossimi anni e per il quale sappiamo di poter contare sulla necessaria collaborazione delle istituzioni”.
Vinitaly 2023, Roma DOCet, foto di Cristina Santini
Il progetto si muove su più fronti e finora ha visto la partecipazione del Consorzio e delle aziende consortili alle più importanti manifestazioni di settore, anche fuori dai confini regionali, in Italia e all’Estero. Dopo il successo del Merano Wine Festival è stata la volta del Prowein di Dusseldorf con risultati importanti da parte della stampa estera che prima non si avevano, ma anche del Vinitaly dove c’è stata molta attenzione al territorio e del Vitignoitalia a Napoli.
Vitignoitalia Napoli 2023, Roma DOCet, foto di Cristina Santini
Il 5 giugno si è tenuto un incontro fondamentale con il Trade romano ospitato sulla terrazza all’ultimo piano del Rome Marriott Grand Hotel Flora di Via Veneto con una vista unica sulla Città Eterna. Anche qui risultati ottimali che hanno visto la presenza di 78 esercizi commerciali registrati tra ristoranti ed enoteche.
Roma Marriot Grand Hotel Flora, Roma DOCet, foto di Cristina Santini
Ma indispensabile è stata anche la presenza su Roma. Infatti si sono appena conclusi il Vinòforum e Hortus Vini di Roma, due eventi che hanno avuto consenso di pubblico e fatto conoscere le tante cantine appartenenti al progetto con etichette esemplari legate alla storia di Roma tra bianchi, rosati e rossi.
Hortus Vini di Luca Maroni, foto di Cristina Santini
Sempre durante i mesi di maggio e giugno il Consorzio ha organizzato una serie di press tour permettendo alla stampa di settore di approfondire la conoscenza sulle diverse aree che caratterizzano il territorio della denominazione, un grande areale fatto di terra vulcanica che a seconda delle colate laviche più recenti o più antiche, delle altitudini o della distanza dal grande cratere dona ai vini la specificità e peculiarità territoriale.
La Denominazione Roma Doc (2011) e il suo Consorzio (2018) sono molto giovani, un impegno partito con un gruppo di dieci aziende giunto ad oggi ad una realtà associativa di 54 viticoltori, con le migliori intenzioni, la forza e la volontà di portare avanti programmi ben distinti intenti a promuovere e valorizzare il territorio, al riconoscimento della qualità, alla comunicazione e all’internazionalizzazione.
I vini che si fregiano di tale Denominazione nascono all’interno dell’area geografica della Regione Lazio che si estende su una superficie di circa 28.000 ettari e comprende i territori litoranei, la Sabina romana, i Colli Albani, i Colli Prenestini e parte della Campagna romana in Provincia di Roma.
I confini della Roma Doc, immagine da sito
La ricchezza è nel suo suolo che risale al Quaternario, il periodo geologico più recente, quello in cui viviamo ancora oggi, caratterizzato da due principali unità geologiche: la prima, quella delle aree pianeggianti della valle del Tevere e dell’Aniene dove si trovano sedimenti marini costituiti da un substrato di sedimenti alluvionali; la seconda, quella interna determinata dalle eruzioni del Vulcano laziale, dove i terreni sono composti da vari tipi di tufo a cui si sono sovrapposti ceneri e lapilli depositati in strati di notevole spessore e cementati in misura diversa.
L’area dei Castelli Romani si estende in forma circolare attorno all’antico apparato vulcanico dei Colli Albani, attivo fino a diecimila anni fa. La zona ha interessato tre diverse fasi intervallate da periodi di calma generando la formazione di laghi che oggi occupano il fondo dei crateri offrendo paesaggi sorprendenti. Ad esempio nella prima fase l’accumulo delle lave arrivate fino alle future porte di Roma e la successiva sedimentazione di scorie formò un cono largo 60 km. Nelle fasi successive l’attività intensa generò altre bocche laterali culminando in forti e numerose esplosioni freatiche.
Il Lago di Albano, foto di Cristina Santini
Per cui la scelta del versante del vulcano, la distanza da esso e l’altitudine che può arrivare a 600 metri slm., costituiscono fattori importanti che influenzano ogni tipologia di etichetta e per tale motivo un unico vitigno, come ad esempio la Malvasia del Lazio detta Puntinata, genera diversi vini e tutti peculiari a suo modo.
Ma gli autoctoni lazialiche sono idonei alla produzione dei bianchi sono anche Bellone, Bombino bianco, Trebbiano Verde, Trebbiano Giallo e il Greco bianco. Sia la Malvasia che il Bellone nascono anche in purezza ma da disciplinare la prima è obbligatoria per almeno il 50% e il secondo in uvaggio per il 35%. Per i rossi abbiamo il Montepulciano che viene utilizzato in blend minimo al 50% con Cesanese comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Syrah da soli o congiuntamente per almeno il 35%.
Sei Tour con la Stampa italiana ed estera, Roma DOCet, immagine locandina
“Roma ha un cuore divino” rappresenta la mappa dei 6 itinerari organizzati per la stampa italiana ed estera che ha coinvolto parte delle aziende appartenenti al Consorzio che hanno saputo raccontare con tanta energia la propria storia, dando ospitalità, aprendo le porte della propria cantina e concedendoci il privilegio di assaggiare non solo le etichette della Roma Doc ma anche qualche altra referenza a dimostrazione della qualità raggiunta in questi ultimi anni con impegno e dedizione.
Attimi di degustazione di Roma DOCet, foto di Cristina Santini
Vi racconteremo, in maniera più dettagliata, nei prossimi articoli i quattro Tour ai quali abbiamo partecipato: il primo TOUR DA FRASCATI AI MONTI PRENESTINI con Fontana Candida, Poggio Le Volpi, Principe Pallavicini e Vinicola Federici; il secondo TOUR SUL BORDO DEL VULCANO con il Gotto D’Oro, Cantine San Marco e Cantina Gaffino; il terzo TOUR CISTERNENSE – NETTUNO con Cantina Amena, Tenimenti Leone, La Giannettola e Casa Divina Provvidenza; il quarto TOUR MARINO – AGRO ROMANO con Terre del Veio e Cantina Castello Torreinpietra.
DOC MAREMMA TOSCANA: IL VERMENTINO DIVENTA SUPERIORE
Redazione – Carol Agostini
Si è concretizzata la volontà del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana di andare a posizionare a un livello sempre più alto una delle punte di diamante della Denominazione
Dopo un lungo lavoro da parte del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana da ieri è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il Decreto di modifica del Disciplinare di produzione della DOC con l’inserimento della menzione Superiore per la tipologia Vermentino.
Francesco Mazzei presidente Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, foto da comunicato stampa
“È stato un percorso molto impegnativo ma finalmente siamo giunti all’obiettivo che ci eravamo prefissati per poter alzare ulteriormente l’asticella della cifra qualitativa e del posizionamento della tipologia Vermentino”, spiega Francesco Mazzei presidente del Consorzio che, fin dall’inizio del suo primo mandato, ha creduto fortemente nell’esigenza di dare ai produttori l’opportunità di proporre Vermentini più complessi e maturi giustamente valorizzati anche in etichetta.
Doc Maremma Toscana e il vermentino superiore dal 2023, foto di federico Giussani, Vermentino Grand Prix 2020
“I trend di mercato ci confermano ogni giorno l’apprezzamento per la personalità e per la qualità dei nostri Vermentini non solo per quelli freschi e di facile beva, ma anche per le versioni più importanti con processi di vinificazione complessi e periodi di affinamento più lunghi;
il Vermentino a livello di complessità e longevità può essere concepito come un grande rosso e la Maremma ha una vocazione straordinaria per questo vitigno nelle sue molteplici espressioni”, aggiunge Mazzeisottolineando che “con un mercato mondiale sempre più attento e curioso per i grandi bianchi, ci auguriamo che presto un numero significativo di aziende della nostra Denominazione inseriscano nella loro gamma il Vermentino Superiore.”
La tipologia Vermentino Superiore potrà essere utilizzata già dalla vendemmia 2021, se in linea con i requisiti previsti dal disciplinare di produzione. Il Vermentino Superiore deve provenire per almeno il 95% da uve Vermentino, la produzione massima di uva/ettaro è ridotta a 9 tonnellate, l’immissione al consumo deve avvenire a partire dal 1° gennaio del secondo anno successivo alla vendemmia.
Doc maremma Toscana zona Preselle, foto da comunicato stampa
“La menzione Superiore attribuita alla tipologia Vermentino sancisce una qualifica importante per questa varietà che negli ultimi anni è cresciuta in Maremma in maniera costante tanto che oggi rappresenta il primo vitigno a bacca bianca nella provincia di Grosseto con quasi 940 ettari di superficie vitata”, spiega il Direttore del Consorzio Luca Pollini.
Il territorio Doc Maremma Toscana, foto da comunicato stampa
La previsione è che – già dalle prossime settimane – si assisterà alla commercializzazione del Vermentino Superiore Annata 2021 da parte di diversi produttori pronti sul nastro di partenza per questo nuovo importante traguardo per la Denominazione.
Cresce l’interesse per i Colli Tortonesi grazie al traino del Timorasso e di tutta la filiera Derthona
Redazione – Carol Agostini
Walter Massa: “Il Derthona Timorasso è già presente nei migliori ristoranti. Ora dobbiamo fare comunità, promuovendo le peculiarità gastronomiche del territorio”
Colli Tortonesi, il Timorasso e la filiera Derthona dal 2005, QuoVadis Derthona 2023, foto da comunicato stampa
Si è chiuso tra gli applausi e con un “compito a casa” per tutti gli appassionati di prodotti enogastronomici di qualità l’appuntamento di lunedì scorso “Quo vadis Derthona? – Voci autorevoli da territori di successo”, svoltosi al Teatro Civico di Alessandria.
Cresce l’interesse per i Colli Tortonesi grazie al traino del Timorasso e di tutta la filiera Derthona, logo del progetto, immagine da comunicato stampa
Una tavola rotonda di ospiti d’eccezione ha infatti dibattuto, davanti a una platea di oltre 300 persone (tutto esaurito a teatro e nei locali collegati all’iniziativa) su come raccontare e rilanciare il territorio tortonese e le sue produzioni tipiche, a partire da peculiarità come il vino Derthona Timorasso. Le conclusioni affidano una responsabilità ben precisa a tutto il “turismo lento”: gli operatori locali devo infatti operare insieme e creare comunità, ma l’ultima parola in termini di promozione del territorio spetta a chi lo visita e soprattutto lo “gusta”.
QuoVadis Derthona, articolo: Colli Tortonesi, il Timorasso e la filiera Derthona dal 2005, foto da comunicato stampa
Correva l’anno 2005 quando Walter Massa, presidente e ideatore del marchio “Terre Derthona”, nonché anima del progetto di valorizzazione del territorio Tortonese, lanciò una sfida che allora poteva suonare come una provocazione.
“Entro 15 anni – disse di un evento pubblico di allora – tutti i ristoranti e le enoteche di livello avranno nelle loro carte un vino dei Colli Tortonesi”. Lunedì scorso, Massa ha ricordato quella sorta di “profezia” fatta in tempi non sospetti e ha introdotto i prossimi passi su cui il territorio dovrà lavorare. “Oggi – ha detto il presidente del marchio “Terre Derthona” – il nostro vino è davvero presente nei migliori ristoranti.
Ciò deve fungere da traino e da modello per tutto il paniere delle eccellenze del nostro territorio: il formaggio Montebore, il salame nobile del Giarolo, le pesche di Volpedo, le ciliegie di Garbagna, i tartufi dell’Appennino, gli ortaggi della Valle Scrivia”.
Cresce l’interesse per i Colli Tortonesi grazie al traino del Timorasso e di tutta la filiera Derthona, foto da comunicato stampa
Infine, Massa ha dettato i prossimi passi per un’autentica ed efficace promozione territoriale. “Come operatori economici locali – ha aggiunto – è importante lavorare insieme, creando condivisione e comunità. Ma i primi ambasciatori dovranno essere proprio i turisti amanti del cibo e del buon vino, che sostando nelle nostre zone potranno raccontare le tante peculiarità che siamo in grado di offrire, dal salame del Giarolo tagliato “obbligatoriamente” a 45 gradi al Tartufo di San Sebastiano Curone, solo per fare due esempi.
Logo Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi, immagine da comunicato stampa
In altri termini, l’apporto da parte di chi visita e approfondisce la conoscenza del territorio sarà fondamentale per tagliare con successo il prossimo traguardo. La case history del vino Derthona Timorasso, da parte sua, sta indicando a tutti gli operatori del territorio la giusta strada da percorrere”.
Oltre a Walter Massa, durante la tavola rotonda di lunedì scorso si sono susseguiti i contributi del fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, dello storico e scrittore Luciano Bertello, del presidente di Banca d’Alba Tino Cornaglia, del direttore artistico di R&P Davide Rampello e del titolare del ristorante 3 stelle Michelin “Dal Pescatore” di Canneto sull’Oglio (Mantova), Antonio Santini. Ai massimi livelli anche la presenza istituzionale, con l’intervento del sindaco di Tortona, Federico Chiodi.
3B Untold, Il contest sulle 3B del Vino Italiano, Salerno, foto da comunicato stampa
Questa edizione rappresenta l’apice della rubrica Untold che ha visto il nostro team negli ultimi 24 mesi. assaggiare oltre 350 vini esclusivamente delle seguenti denominazioni:
Il 25 Marzo quattro commissioni, ciascuna composta da 6 esperti di settore, andranno ad eleggere i migliori Barolo, Barbaresco e Brunello di Montalcino che si aggiudicheranno i Tre Cavatappi.
Alcuni momenti degustativi, articolo: 3B Untold, Il contest sulle 3B del Vino Italiano, Salerno, foto da comunicato stampa
Le commissioni valutatrici
Due commissioni composte da enologi, giornalisti di settore e sommelier di varie associazioni assaggeranno alla cieca 52 referenze di Barolo e Barbaresco per eleggere i migliori vini di Barolo e Barbaresco Untold. Di seguito la lista dei giurati valutatori di Barolo e Barbaresco Untold:
Ulteriori due commissioni composte da enologi, giornalisti di settore e sommelier di varie associazioni assaggeranno alla cieca 44 referenze di Brunello di Montalcino per eleggere i migliori vini di Brunello di Montalcino Untold. Di seguito la lista dei giurati valutatori di Brunello di Montalcino Untold:
Le referenze in assaggio di Barolo e Barbaresco Untold
Nel corso dell’evento ciascuno dei 12 giurati assaggerà e valuterà alla cieca tutte le 52 referenze partecipanti organizzate in batterie da 6 vini e di seguito elencate in ordine di azienda:
Le referenze in assaggio di Brunello di Montalcino Untold
Nel corso dell’evento ciascuno dei 12 giurati assaggerà e valuterà alla cieca tutte le 44 referenze partecipanti organizzate in batterie da 5 vini e di seguito elencate in ordine di azienda:
Argiano – Brunello di Montalcino, 2018
Bellaria – Brunello di Montalcino “Assunto”, 2018
Bellaria – Brunello di Montalcino, 2018
Cantina di Montalcino – Brunello di Montalcino, 2018
Carpineto – Brunello di Montalcino Riserva, 2017
Carpineto – Brunello di Montalcino, 2018
Casa Raia – Brunello di Montalcino, 2018
Chiusa Grossa – Brunello di Montalcino, 2018
Col d’Orcia – Brunello di Montalcino Riserva “Nastagio”, 2016
Col d’Orcia – Brunello di Montalcino, 2018
Col di Lamo – Brunello di Montalcino, 2018
Ferrero – Brunello di Montalcino, 2018
Franco Pacenti – Brunello di Montalcino, 2018
Frescobaldi – Brunello di Montalcino “CastelGiocondo”, 2018
Geografico – Brunello di Montalcino, 2018
La Colombina – Brunello di Montalcino, 2018
La Fiorita – Brunello di Montalcino “Fiore di NO”, 2018
La Gerla – Brunello di Montalcino, 2018
La Palazzetta – Brunello di Montalcino, 2018
La Poderina – Brunello di Montalcino Riserva “Poggio Abate”, 2017
La Poderina – Brunello di Montalcino, 2018
Lambardi – Brunello di Montalcino, 2018
Le Gode – Brunello di Montalcino “Vigna Montosoli”, 2018
Máté – Brunello di Montalcino, 2018
Mocali – Brunello di Montalcino “Le Raunate”, 2018
Mocali – Brunello di Montalcino, 2018
Patrizia Cencioni – Brunello di Montalcino “Ofelio”, 2018
Patrizia Cencioni – Brunello di Montalcino, 2018
Pian di Macina – Brunello di Montalcino, 2018
Poggiarellino – Brunello di Montalcino, 2018
Poggio dell’Aquila – Brunello di Montalcino Riserva, 2017
Poggio dell’Aquila – Brunello di Montalcino, 2018
Poggio Lucina – Brunello di Montalcino, 2018
Poggio Nardone – Brunello di Montalcino, 2018
San Polo – Brunello di Montalcino “Podernovi”, 2017
SassodiSole – Brunello di Montalcino, 2018
Scopone – Brunello di Montalcino, 2018
Sesti – Brunello di Montalcino, 2018
Tenuta di Sesta – Brunello di Montalcino, 2018
Tenute Silvio Nardi – Brunello di Montalcino “Vigneto Manachiara”, 2018
Tenute Silvio Nardi – Brunello di Montalcino, 2018
Terre Nere – Brunello di Montalcino, 2018
Tiezzi – Brunello di Montalcino “Vigna Soccorso”, 2018
Tornesi – Brunello di Montalcino, 2018
I criteri di valutazione di Untold
Per questa edizione di Untold abbiamo deciso di evolvere i criteri di valutazione in centesimi adottati nel corso delle precedenti edizioni per passare ad una metrica più sintetica e maggiormente espressiva della metodologia di confronto adottata.
La valutazione sarà, infatti, espressa da ciascun giurato attraverso un punteggio in scala da 1 a 5 su ciascuno dei seguenti cinque attributi:
Sviluppando la media dei punteggi attribuiti dai 12 degustatori andremo ad assegnare i Cavatappi di Decanto ai vini che totalizzeranno una media di:
15 – 17 punti: UN CAVATAPPI
18 – 20 punti: DUE CAVATAPPI
21 – 25 punti: TRE CAVATAPPI
I premi assegnati nel corso di Untold
Al termine del contest andremo a premiare i vini che totalizzeranno il punteggio più alto nelle seguenti categorie:
Miglior vino Vino più tipico Vino con il miglior rapporto qualità-prezzo Vino con la migliore etichetta (assegnato dai nostri follower sui social network)
Andremo, inoltre, ad assegnare il riconoscimento di Migliore Cantina all’azienda che avrà realizzato il punteggio più alto sommando quelli ottenuti da due referenze.
Infine, si assegnerà il riconoscimento di Migliore Cantina Emergente all’azienda fondata negli ultimi 20 anni che avrà realizzato il punteggio più alto sommando quelli ottenuti da due referenze.
La vincente idea di sostenibilità ragionata di Mauro Benincasa: BioQitchen lancia il Manifesto “Fair Food Innovation Lab”.
Redazione
Il catering nato dall’intuizione di Mauro Benincasa, Ceo di HQ Food & Beverage, cambia pelle e diventa un laboratorio del Food Design Sostenibile. Il suo Manifesto è stato presentato durante White Show, nell’ambito della Milano Fashion Week. Tra le altre novità che BioQitchen ha portato a White, delle Masterclass legate a partner che sviluppano progetti sociali.
Mauro Benincasa Ceo HQ Food Beverage, articolo: BioQitchen 2023: ” Fair Food Innovation Lab” Mauro Benincasa, foto da comunicato stampa
Cinque principi su cui fondare una rivoluzione green dall’impronta inclusiva nel mondo biologico: Gustoso, Sostenibile, Bello, Sano e Accessibile. È questo il leitmotiv da cui parte BioQitchen, il catering nato dall’intuizione di Mauro Benicansa, Ceo del Gruppo HQ Food & Beverage, che punta a un’idea di sostenibilità ragionata, lontana da qualsiasi tipo di ideologia culinaria.
L’inizio di questa metamorfosi è il ”Fair Food Innovation Lab”, una Carta di Intenti contenente questi cinque capisaldi, presentata alla stampa durante la quattro giorni di White, l’evento trade show che connette aziende, buyer e showroom, nell’ambito della Fashion Week.
“Ritengo che ci siano molte urgenze da mettere subito sul tavolo, – spiega Benincasa – come il benessere animale, la sostenibilità sociale, ma anche e soprattutto rendere accessibile il biologico alla maggior parte delle famiglie italiane. Inizieremo da qui”.
“Partiamo dal concetto di biologico per superarlo, seguendo un approccio che provi ad includere gli interessi di tutti i soggetti che producono un piatto. Innovare significa pragmaticamente connettere ogni elemento che si ritrova nel Manifesto al fine di creare un’esperienza unica e condivisa”.
Questo Manifesto pone le basi di un riconoscimento reciproco sia coi partner che lavorano con BioQitchen, come Alce Nero, Pastificio Felicetti, Agricooltur® e L’Agricologica, solo per citarne alcuni, che con le Istituzione, basato sui cinque capisaldi. BioQitchen diventa quindi un aggregatore di partner qualificati con cui collaborare alla creazione di un laboratorio di Food Design Sostenibile, che avrà al suo interno un Comitato Tecnico Scientifico con importanti Università, imprenditori e le Istituzioni.
Gustoso: si parte dal rispetto dell’animale e delle stagioni, per arrivare alle papille gustative, non viceversa. Perché ci si possa rimpadronire di una consapevolezza maggiore di quella, che passa dalla pancia, per riscoprire il sapore naturale, legato profondamente ai cicli della natura.
Sostenibile: è un termine ampio, che parte dal biologico come prerequisito, passa attraverso la lotta agli sprechi (scarti, rifiuti, imballi e trasporti), all’utilizzo circoscritto di terra e acqua, ma che va oltre per diventare una sostenibilità economica e sociale, nel rispetto delle persone che lavorano tutti i giorni nella filiera, oltre che della natura.
Bello: va oltre il concetto di estetica da cui naturalmente parte, per incontrare la bellezza dell’esperienza culinaria e del made in Italy, che sottintende anche il fascino attrattivo di un paesaggio pienamente rispettato e accudito da chi lo vive, lo coltiva e dove si allevano e si rispettano gli animali.
Sano: l’alimentazione è Vita, come tale mangiare bene significa stare bene mangiando. Questo concetto ancora una volta olistico si integra con la salute pubblica, ma anche con quella degli ecosistemi, la cui fragilità è oggi ragione di enormi disequilibri ambientali e sociali.
Accessibile: è tra i punti più sfidanti, perché rendere democratico del cibo buono e rispettoso degli equilibri naturali, valorizzato con il giusto prezzo per retribuire tutti i livelli del comparto, è un duello che vale la pena combattere.
Lancio Manifesto BioQitchen Mauro Benincasa Ceo di HQ Food & Beverage, foto di @deadue studio
BioQitchen a White, quattro giorni come Bio comanda
In linea con questa filosofia, BioQitchen ha scelto anche quest’anno di portare a White dei partner, che sviluppano importanti progetti sociali, che si sono raccontati durante la quattro giorni milanese, nell’ambito della Fashion Week.
Tra le novità di questa edizione delle Masterclass organizzate in collaborazione con alcuni partner, come Agricooltur® e Legù, presentati da I Murr, Antonio e Roberta, consulenti di stile e direttori creativi con più di 20 anni di esperienza nella moda e nel lifestyle.
Due gli appuntamenti che hanno portato a White questa inusuale contaminazione tra food & beauty: Agricooltur® ha utilizzato per una maschera viso rinfrescante ed emolliente del Tatsoi Rosso, un cavolo di origine orientale, mentre Legù ha preparato uno scrub per il viso con lo zucchero di cocco, la spirulina e il mais giallo.
Stefano Pratesi da destra e Mauro Benincasa, BioQitchen, foto da comunicato stampa
Proprio Agricooltur® ha realizzato per White delle serre e orti espositivi basati sulla coltivazione aeroponica, una tecnologia di sviluppo delle piante senza l’utilizzo della terra, che consente il risparmio di circa il 98% di acqua.
Con loro durante White Show altri importanti partner dall’anima sostenibile e biologica, come Amatrice Terra Viva, Carioni Bio, L’Agricologica, PrimaVera, Ceretto, Felicetti, Mia Kombucha, Cordusio Spirits, Wami, AquaLy e Alce Nero, marchio pioniere in Italia nel settore biologico, che conta più di mille agricoltori in Italia e diecimila piccole imprese agricole familiari in Centro e Sud America.
BioQitchen, foto da comunicato stampa
HQ Food & Beverage
Tutto è nato quasi per caso, nella mente di Mauro Benincasa, il Ceo di HQ Food & Beverage, che si occupa da oltre 20 anni di catering nel settore luxury. Un’unica azienda, quattro brand specializzati in diversi settori del lusso, tutti accomunati da un servizio sartoriale, flessibilità e rapidità dell’offerta.
Hi Fly Catering è il primo marchio, nato nel 1999, specializzato in ristorazione per jet privati, che con oltre 4000 voli e 20mila passeggeri l’anno, vanta una clientela d’élite. Da quest’esperienza ai più alti livelli del comparto lusso sono nati altri tre marchi: Dream-Eat, catering che si rivolge prevalentemente all’alta moda, alle produzioni cinematografiche e pubblicitari.
Legù partner durante le Masterclass di BioQitchen, foto da comunicato stampa
BioQitchen specializzato in preparazioni biologiche, che nel 2023 si è trasformato in un laboratorio integrato di co-ricerca e realizzazione del Food Design Sostenibile, assieme ad altri importanti partner come Pastificio Felicetti, Alce Nero, L’Agricologica. Non ultimo HangarQ, la location in via Tertulliano n. 68, dove organizzare eventi privati ed aziendali in vero stile flight-experience.
A capo di quest’ultima, appassionante avventura, cominciata nel 2018, c’è Valentina Battista, Local & Event Manager, che sta sviluppando questo club privato riservato ai clienti di HQ per feste esclusive.
Ambizione, impegno e creatività sono i valori distintivi di questo gruppo che fa letteralmente volare con la sua proposta ristorativa.
HQ in pillole
· Mauro Benincasa, Ceo
· Catering del settore lusso con quattro brand specializzati:
o Hi Fly specializzato in catering per jet privati
o BioQitchen, il catering oltre il biologico
o Dream Eat, catering per la moda e le produzioni cinematografiche
o HangarQ, sede in via Tertulliano n. 68 per eventi privati e aziendali