Categoria: Vini Territori e Tradizioni

  • Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof

    Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof

    Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof

    Di Cristina Santini

    La partenza al mattino presto mi mette sempre un “friccico ner core“, è l’emozione di raggiungere la metà, è l’attesa che prepara all’incontro, al fascino delle vette che si ergono imponenti e solitarie sulle nostre vite.

    E quando sono arrivata in Alto Adige è stato come un bimbo alle prese con il suo primo giocattolo. Non sapevo dove guardare. Riflesso nei miei occhi il vasto scenario dei vigneti e dei frutteti immersi tra queste valli e maestose montagne, abitate e coltivate fino ad altezze e pendenze vertiginose, dominate da innumerevoli Tenute e Castelli.

    Una fiaba in un quadro e il quadro in una fiaba.

    Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, panorama altotesino
    Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, panorama altotesino, foto di Cristina Santini

    La Strada del Vino

    Il mio viaggio, che vi racconterò articolo dopo articolo, comincia sulla Strada del Vino, una delle più antiche d’Italia che serpenteggia pittoresca e accogliente ovunque l’occhio si posi. Alla scoperta della viticoltura altoatesina, ho attraversato il dolce ritmo della natura e i suoi paesini dislocati lungo il suo percorso totalmente “invaso” da vigneti e antiche Cantine.

    Autenticità è la parola chiave di questa terra straordinaria.

    È una strada che corre parallela al fiume Adige per 70 km attraverso località che hanno scritto la storia del vino, da Nalles a Salorno, lungo l’Oltradige fino ad arrivare alla Bassa Atesina. 4300 ettari coltivati a vite su un totale di 5114 che rappresentano l’83% dell’intero territorio vitivinicolo altoatesino.

    Il Podere di “Linticlar”

    Direttamente catapultata nelle tradizioni, la mia prima tappa è stata l’Azienda vitivinicola Schlosskellerei Turmhof, un tempo chiamata Podere di Linticlar citato per la prima volta in un documento del 1225.

    Ad accogliermi calorosamente c’è Andreas, responsabile del settore enogastronomico che mi racconta “in italiano” (perché qui siamo sembra di essere in Italia) la storia di questa bellissima Tenuta antica.

    TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini
    TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    Sabina e Christof Tiefenbrunner, figlio del Fondatore Herbert Tiefenbrunner, sono i titolari attuali dell’Azienda, giunti alla quinta generazione e da sempre viticoltori che hanno saputo unire le antiche tradizioni e lo spirito di innovazione, mantenendo la forte personalità dei loro vini e rispettando e proteggendo l’habitat naturale.

    La Famiglia acquisisce la Tenuta nel 1908, ma la fondazione della Cantina risale al 1848 e questo la rende una delle tenute più antiche dell’Alto Adige.

    Il Castello è suddiviso in una parte referenziale e una parte operativa: al posto della cantina storica prima vi erano le vecchie stalle e oggi rappresenta il tratto più antico risalente al 1200. Poi, nel corso degli anni, quando è aumentata la produzione, è stata creata la nuova cantina.

    I vigneti dai 200 ai 1000 metri

    Di proprietà totali sono circa 25 ettari situati tra Niclara, Cortaccia e Magrè ad altezze che vanno dai 200 ai 1000 metri s.l.m.

    Dieci ettari circondano il castello distribuiti sia di fronte nella bassa valle a 200 metri, sia alle spalle della cantina fino ai 1000 metri. È lavorata maggiormente la fascia montuosa sopra i 700/800 metri, altitudini che permettono la coltivazione di una grande varietà di uvaggi e una grande varietà stilistica.

    Poi ci sono i conferitori della zona che appunto conferiscono le loro uve e rappresentano ulteriori 54 ettari. Quindi 80 ettari in totale che vengono lavorati ogni anno.

    A seconda dell’annata, la media di bottiglie prodotte all’anno è di circa 650.000, di cui 300.000 sono per l’export mondiale e l’80% rappresenta la produzione di vini bianchi.

    A 1000 mt si trovano i vigneti del Müller Thurgau punta di diamante dell’azienda; da un lato della montagna sui 700 metri c’è l’altro Muller Thurgau e lato opposto sotto i 700 mt il Pinot Nero e il Sauvignon, areale ideale per queste due vitigni che non hanno bisogno di eccedere con spiccate note esotiche a renderli troppo pieni.

    Vigneti aziendali, foto di Cristina Santini
    Vigneti aziendali Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    Tra le quattro linee aziendali, solo la selezione “Vigna” è un vigneto di locazione, le altre portano nomi che definiscono la fascia di produzione, la qualità di uvaggio e non sono determinate da singoli vigneti.

    Le tre “Vigne”, Toren, Au e Feldmarschall sono nei pressi della Tenuta, mentre la Vigna Rachtl, è più lontano, a Nord, ai piedi del monte Sciliar. Sono dei Grandi Cru, i vini di punta dell’Azienda e sono coltivati su quattro singoli terreni diversi.

    Ad esempio il pluripremiato Feldmarschall Von Fenner, il Müller Thurgau di circa tre ettari, cresce a 1000 metri di quota su un altopiano con alle spalle una collina molto assolata che fa da riscaldamento artificiale e con i venti che passano in maniera differente su ogni filare. Tant’è che in certe annate c’è una differenza nella maturazione dell’uva di quasi due settimane che richiede dai due ai quattro passaggi di vendemmia.

    La bassa valle invece è la zona più calda dell’alto Adige ed è perfetta per il Cabernet Sauvignon della Vigna Toren che viene vendemmiato tardi, in autunno pieno, fine ottobre a volte inizi novembre.

    La Doc Alto Adige permette soltanto la raccolta a mano delle uve.

    Il carattere di questi vini dipende tutto dal clima mite e dai suoi terreni morenico calcarei, tendenzialmente argillosi in alcune zone, che donano una spiccata mineralità e una prorompente acidità, qualità comuni in tutta la gamma, soprattutto per i vini bianchi di alta quota.

    I bianchi aromatici, gewurztraminer e Sauvignon un po’ più in alto, sono coltivati verso la bassa valle insieme ad alcune varietà a bacca rossa come il Lagrein, mentre il Cabernet Sauvignon e il Merlot delle altre linee crescono su una collina esposta a sud ben soleggiata tutto il giorno.

    Il pinot nero è in alta quota, mentre lo Chardonnay a 350 metri su una media collina e poco più su il pinot bianco.

    In valle i terreni sono più sabbiosi, meno spessi, costituiti da detriti morenici di fondo valle.

    Il magazzino scavano nella montagna, TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini
    Il magazzino scavano nella montagna, TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    La sinergia tra l’antico e il nuovo

    Andreas mi porta a visitare sia la parte antica della cantina, sia la parte nuova costruita recentemente per ovviare al forte aumento, ogni anno, della produzione.

    Passando per il magazzino di stoccaggio mi viene spiegato che lo stemma della Famiglia Tiefenbrunner è diventato il simbolo esposto in etichettatura e rappresenta due cavalli a testimonianza dell’esistenza, in tempi remoti, in agricoltura, dei masi ognuno con uno stemma di famiglia.

    A seconda della linea, l’utilizzo della barrique anche nei bianchi tendenzialmente non è impegnativo, infatti trattasi di barrique usate di quarto passaggio. Ci sono botti di rovere francese che hanno più di vent’anni. Se impiegate nuove barrique, l’affinamento è fino ad un massimo del 40% della massa anche sui vini bianchi. Tutti i legni sono di media tostatura.

    La nuova zona di fermentazione, TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini
    La nuova zona di fermentazione, TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    Il nuovo ambiente di vinificazione

    La nuova cantina, progetto iniziato nella primavera del 2020, è posizionata due piani sotto, circa dieci metri di profondità, ed è caratterizzata, principalmente dalla zona di fermentazione.

    Prima la fermentazione era svolta in acciaio; ora il lavoro è più semplificato perché, a caduta libera, la materia prima scende direttamente dalle presse dei piani superiori nei serbatoi troncoconici Tulipe in cemento rivestiti all’interno da una particolare resina che migliora l’ossigenazione e vengono utilizzano sia per i bianchi sia per i rossi. Sono facili da pulire, molto comodi per controllare la temperatura in maniera efficace ed omogenea per tutto il processo fermentativo e hanno una grandezza che varia dai 45 ai 75 ettolitri.

    Principalmente sono utilizzati lieviti selezionati, ma ci sono anche vini dove avviene la fermentazione spontanea come per esempio nello Chardonnay.

    L’acciaio viene ancora utilizzato ma si sta passando gradualmente al cemento.

    Dopo la fermentazione, i vini proseguono per l’affinamento che, a seconda della linea, cambia e può essere in acciaio, in cemento o in barrique.

    Un terzo della produzione viene messo da parte, cioè non è in vendita da subito e continua l’affinamento in bottiglia uscendo sul mercato dopo dieci anni come annata storica. Quindi l’annata 2022, che solitamente fa un anno di barrique e due anni di bottiglia, uscirà nel 2035 come annata storica. Ovviamente sono vendite su prenotazione come anche per la selezione “Vigna” perché sono quantità piccolissime e sempre esaurite.

    La cantina storica, foto di Cristina Santini
    La cantina storica Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    La storica cantina

    Passiamo ad un altro lato dell’edificio dove si trova la cantina storica con le antiche vasche di cemento ancora in funzione e le sale con i soffitti a volta dove riposano le botti grandi e le barrique.

    Inebriata dal profumo di mosto che emanano queste stanze, attraverso la vecchia cantina che mi porta tra passato e presente a ricordi e immagini di qualcosa che non so nemmeno io cosa sia, se ideale o reale, ma che si libera nella mente.

    Scendo ancora su scale ripide, ad una profondità di otto metri, che portano ad un nicchia, una grotta bellissima costituita da roccia calcarea.

    L’aria e la temperatura sono diverse qui. Ci sono 13/15 gradi costanti tutto l’anno con un’alta umidità, del 75/85%, con due cambi d’aria. Queste sono le condizioni perfette per la maturazione dei vini e per tenere sempre bello liscio il legno. Qui riposano in botti da 42 ettolitri i Cabernet Sauvignon che hanno un periodo di affinamento più lungo, cioè 24 mesi, e alcuni vini bianchi in barrique.

    Davanti i miei occhi si dipana una nicchia piena di bottiglie datate e impolverate con un quadro che racconta la storia di un’entrata segreta di collegamento al castello.

    Castrum Linticlar

    Così chiamato all’epoca questo castello, non era solo una cantina ma anche una tenuta residenziale, costruita tra il 1200 e il 1300 in una posizione strategica importante per il controllo delle valli.

    In quegli anni, i Vescovi del Tirolo e quelli del Trentino, si dichiararono guerra per il dominio del territorio e per questo fu edificata una fortezza, che oggi non c’è più, sulla collina alle spalle del castello e ad esso collegata tramite un tunnel sotterraneo lungo 150 metri.

    Oggi questo tunnel è stato murato e la nicchia funge da riposo per una parte delle storiche bottiglie patrimonio della Cantina. La fortezza fu abbandonata nel momento in cui i Vescovi hanno suddiviso il territorio, ognuno dalla parte opposta delle sponde dell’Adige. Successivamente fu trasformata in un tribunale contadino con annessa prigione finché fu tutto murato e dimenticato.

    Castrum Linticlar, foto di Cristina Santini
    Castrum Linticlar Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    La degustazione nel Bistrot Castel Turmhof

    Accanto al castello c’è il punto vendita e il Bistrot, una sala molto accogliente dove Andreas mi fa accomodare per degustare l’assortimento disponibile dei loro vini.

    La linea Classic MERUS

    “Merus” è un termine latino che significa puro e questo è il concetto che si vuole trasmettere in questa linea esaltando le proprietà del frutto puro dell’uva e la sua naturale eleganza.

    Questa linea è perfetta per capire bene l’essenza dell’uva che cresce in questa zona, con rese intorno ai 105/110 q/h, fermentazioni e affinamenti in cemento. Sono vini che vanno bevuti massimo entro 2/3 anni. A marzo dell’anno successivo la vendemmia, esce la nuova annata.

    Pinot bianco 2021

    Mostra al naso una profumazione intensa, chiaramente complice questo meraviglioso vitigno che esalta il frutto primario come la mela e la nota tropicale. Semplice e senza fronzoli.

    Al palato è molto fresco ed elegante, con una bella acidità e un fruttato leggero accompagnati da note minerali che lo rendono ideale per un aperitivo. È una bevuta piacevole che richiama il secondo calice. Percepisco una leggera astringenza dovuta sicuramente al poco residuo, quasi come una lama sulla lingua. Notevole nella pulizia del palato.

    Andreas mi racconta che il vino identitario è, per loro, il Pinot Bianco. Si beve durante gli aperitivi prima dei pasti, non ha una risonanza internazionale, non è molto venduto in Italia al di fuori dell’alto Adige, ma rappresenta il loro vino classico come se fosse un prosecco.

    Sauvignon Blanc 2021

    Un calice ancora più intenso del precedente, anche più aromatico, dove predominano freschezza e immediatezza del vitigno. Mostra vivacità con chiara presenza di note di erbe di montagna, di salvia e di ortica sua al naso sia al palato.

    Qui saliamo di quota, per cui il vino presenta un’acidità marcata, una bella sapidità, con frutto primario. Ancora più verticale del pinot Bianco, più diretto sulla lingua, più secco, molto minerale, con intense note citriche.

    Il tappo è lo Stelvin come la maggior parte delle bottiglie in degustazione.

    Andreas mi racconta che dal 2008 sono stati progressivamente sostituiti i tappi di sughero con i tappi a vite; un lavoro protratto nel tempo perché dieci anni fa c’era ancora il pregiudizio sulla qualità di un vino legata alla sua chiusura.

    Pinot Bianco e Sauvignon Blanc della linea Merus, foto di Cristina Santini
    Pinot Bianco e Sauvignon Blanc della linea Merus Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    La linea Selection TURMHOF

    “Turmhof” è il nome proprio del Castello riportato in etichetta. Gli uvaggi sono simili alla linea Merus ma sono vini che hanno una certa importanza per quanto riguarda l’affinamento, provengono da vigneti selezionati che raggiungono i 900 metri di altitudine, con rese inferiori (90 q/h). Sono vini più strutturati, più corposi, che utilizzano botti di legno per un anno circa ed hanno un bel potenziale di evoluzione da tre a cinque anni.

    Vengono immessi sul mercato nella primavera del secondo anno.

    Sauvignon Blanc 2020

    Suadente è il termine che designa questo calice che al naso colpisce con i suoi sentori classici di pietra focaia e di peperone verde. Equilibrato, piacevolmente fresco e minerale.

    Parte della fermentazione e la malolattica avvengono nel legno grande, l’altra parte in cemento. Sta sui lieviti della fermentazione per l’intero periodo di affinamento.

    Per cui risulta più rotondo, più corposo, più largo e avvolgente al palato. Affina e riposa 10 mesi in legno grande e 5 mesi in bottiglia; ha un’ottima acidità, provoca una prolungata salivazione e ha un grande potenziale di evoluzione dai 5 ai 7 anni.

    Moscato giallo 2020

    Caratteristica è la sua elegante aromaticità sia all’olfatto sia al palato, un’uva spettacolare da pasto, abbinabile con molti cibi territoriali ma anche crostacei, aragosta, gamberi. Inconfondibile la nota di noce moscata e i suoi aromi di agrumi. Un calice con una struttura fine, fresco e ben bilanciato su tutto il palato.

    Non è un vitigno proprio tipico della zona, utilizzato soprattutto per fare vini dolci, ed è raro trovarlo nella versione secca.

    È un vigneto storico che l’enologo Stephan Rohregger ha conservato e dedicato, non essendo amante dei vini dolci, alla produzione esclusiva di questa bottiglia.

    Un prodotto di nicchia prodotto in 4000 bottiglie.

    Pinot Noir 2020

    Siamo nella zona classica dedicata proprio a questo vitigno che si trova 700 mt slm, altitudine giusta per avere vini secchi, non troppo marmellatosi e alcolici.

    All’olfatto presenta un bel bouquet di frutta fresca, more, lamponi e ciliege. Sensazioni gustative di frutta rossa in amalgamate in perfetta sintonia con le note di tabacco.

    Affina dieci mesi tra legno nuovo grande e barrique di secondo e terzo passaggio e 5 mesi di riposo in bottiglia. Morbido e pieno, ancora molto giovane ma con una notevole personalità e struttura.

    Cabernet Sauvignon 2020

    Questo è un vigneto coltivato in collina con esposizione a Sud, a 300 mt slm, con il sole che batte tutto il giorno e favorisce una tarda vendemmia e una maturazione ottimale per l’uva.

    Le sue dolci note di ribes e more percepite al naso, avvolgono tutta la bocca. I tannini eleganti regalano potenza ed eleganza per un finale decisamente armonico e persistente.

    Affina dieci mesi tra legno grande e barrique come il pinot nero. È un vino da dimenticare in cantina per almeno 5 anni.

    Tardus Gewurztraminer 2018 Spätlese Vendemmia Tardiva

    Con i suoi 60 gr/l di residuo zuccherino, non è il classico vino dolce da abbinare al dessert ma si abbina facilmente a dei piatti particolari tipo foie gras, formaggi molto stagionati, formaggi muffati tipo Stilton o Roquefort con crosta amara, strudel di mele.

    Un calice d’oro di frutta secca, fiori, agrumi, miele in armonia tra loro dal naso al palato. È un vino forte, corposo, strutturato, piccante, speziato. Un bellissimo connubio tra dolcezza e acidità checreagala un finale saporito e succoso.

    Sauvignon Blanc, Moscato Giallo, Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Gewurztraminer Vemmia Tardiva della linea Turmhof, foto di Cristina Santini
    Sauvignon Blanc, Moscato Giallo, Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Gewurztraminer Vendemmia Tardiva della linea Turmhof, foto di Cristina Santini

    Le linee terminate: la Selection LINTICLARUS

    “Linticlarus” è la selezione Riserva con rese molto basse, siamo sui 40/50 q/h, vini che maturano totalmente in barrique per 12 mesi, ulteriori 6 mesi in legno grande e affinamento di 12 mesi in bottiglia.

    La linea Selection VIGNA: Grand Cru

    In etichetta possiamo trovare menzionate quattro vigne: Rachtl, Feldmarschall Von Fenner, Vigna Au, Toren.

    Ogni singolo vigneto ha un affinamento diverso.

    Il Rachtl Sauvignon Blanc Riserva fa Tonneau e legno più grande; Il Feldmarschall Müller Thurgau fa cemento e legno grande; il Vigna Au Chardonnay Riserva fa barrique per il 40% nuove e il Toren Cabernet Sauvignon Riserva fa solo barrique di primo passaggio.

    Andreas e la line up TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini
    Andreas e la line up TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    E tutt’intorno, come per incanto, le acque dello stagno circondano il Castello. Caverne, grotte, laghi e isole immerse nella natura e animate da statue di figure umane e animali che sono lì a contemplare la bellezza e ad accogliere noi in terra straniera.

    Così in primavera e per tutta l’estate potrò sedere fuori, nel cortile adiacente al parco del Castello godendomi la natura, alla luce delle lanterne, e assaggiando i prodotti locali da abbinare a questi meravigliosi vini altoatesini.

    Grata per l’ospitalità e la gentilezza!

    Lo stagno animato da statue intorno al castello, foto di Cristina Santini
    Lo stagno animato da statue intorno al castello Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    Di Cristina Santini

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito Cantina: https://www.tiefenbrunner.com/

    Partners redazione: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Vini d’Abruzzo: la qualità cresce anche in tempi di crisi 2022

    Vini d’Abruzzo: la qualità cresce anche in tempi di crisi 2022

    Vini d’Abruzzo: in tempi di crisi premiata la qualità nei primi nove mesi è a +10% il valore dell’export, + 7,8% il prezzo medio.

    Redazione

    I dati dell’Osservatorio Permanente, attivato dal Consorzio per monitorare i trend dei vini abruzzesi sui mercati, evidenziano per il 2022 un orientamento dei consumatori verso prodotti di maggiore qualità.

    Vini d'Abruzzo: la qualità cresce anche in tempi di crisi 2022, foto da comunicato stampa
    Vini d’Abruzzo: la qualità cresce anche in tempi di crisi 2022, foto da comunicato stampa

    Promozione e marketing territoriale sempre più leve di sviluppo e crescita.

    L’export dei vini abruzzesi va verso un nuovo record in valore mettendo a segno un +10% rispetto al 2021. È quanto emerge dall’analisi dei primi nove mesi del 2022 dell’Osservatorio Permanente Wine Monitor Nomisma, attivato nel 2019 dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo per rilevare in modo puntuale i trend dei vini regionali sui principali mercati e attuare una strategia di promozione e comunicazione sempre più efficace.

    “I primi cinque mercati di destinazione, dove si concentra il 60% di tutto l’esportato, sono per ordine di importanza Germania (+12% il valore delle vendite rispetto al 2021), Stati Uniti, Canada, Svizzera e Regno Unito. Interessante l’exploit di un mercato come quello francese, che mette a segno un +57%, o dell’Austria con il +53%.

    In Asia ottime performance per la Corea del Sud che cresce del 25% e per il Giappone con il +19%, a dimostrazione di un apprezzamento che si evolve parallelamente alla conoscenza di questa regione vinicola. In lieve arretramento la Cina, dove ancora permane l’emergenza coronavirus con un rallentamento economico che condiziona l’import di vino in generale”, sottolinea Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo facendo il consuntivo di un anno che ha presentato molte criticità per i produttori e che ha visto il mondo passare dall’emergenza sanitaria alla crisi dell’invasione russa dell’Ucraina.

    Il panorama di alcune vigne del territorio del Consorzio, foto da comunicato stampa
    Il panorama di alcune vigne del territorio del Consorzio, foto da comunicato stampa

    In Italia il ritorno alla normale socialità, con la ripresa dei consumi fuori casa, ha fatto registrare uno switch tra le vendite nella distribuzione organizzata, cresciute nel 2020 e 2021, e il consumo diretto in ristoranti, bar, locali notturni, enoteche.

    Nonostante il riposizionamento dei canali di vendita, anche nella gdo si registra un incremento del prezzo medio dei vini abruzzesi. Per il Montepulciano d’Abruzzo le vendite in bottiglia (da 0,75 l), che rappresentano due terzi delle vendite in valore e il 40% in volume, sono infatti cresciute del 2,6% a valore e del 2,4% a volume, con un aumento del prezzo medio del 7,8%.

    Buono anche l’andamento per il Pecorino d’Abruzzo, sempre più apprezzato nella gdo, che nei primi 9 mesi del 2022 è cresciuto del 4,6% in valore e del 3,9% in volume (sempre per le bottiglie da 0,75 l), con un leggero incremento del prezzo medio (+0,7%). Interessante l’aumento per le fasce di prezzo più alte, anche se con un peso percentuale in volume ancora ridotto: nella fascia 6-6,99 euro l’incremento è stato dell’84% (per un peso totale del 3,5% sul totale della denominazione) e del 9% nella fascia oltre 7 euro. Anche il Cerasuolo d’Abruzzo registra un aumento del valore nella gdo, seppure più contenuto e pari all’1,6%.

    Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo, foto da comunicato stampa
    Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, foto da comunicato stampa

    “Passando a fare un breve bilancio dell’attività promozionale realizzata dal Consorzio in moltissimi Paesi esteri, possiamo dire che è stata intensa e proficua. Ci siamo mossi – in Asia, Stati Uniti, Canada e ovviamente in Italia e in Europa – sia verso gli operatori di settore sia verso il consumatore finale, i wine lovers per intenderci” spiega Nicodemi.

    Vini d'Abruzzo: la qualità cresce anche in tempi di crisi 2022, foto da comunicato stampa
    Vini d’Abruzzo: la qualità cresce anche in tempi di crisi 2022, foto da comunicato stampa

    Le linee di azione dell’ampia attività programmatica portata avanti dal Consorzio sono state infatti due: la prima B2B, con walk around tasting, masterclass, attività di formazione, wine dinner e incoming di stampa e operatori; la seconda orientata al B2C, con restaurant week, in-store promotion ed eventi in tutto il mondo. Il Vini d’Abruzzo on tour, per esempio, ha messo in scena oltre 50 masterclass guidate e 30 diversi eventi in varie città, tra cui New York, San Francisco, Toronto, Seul, Singapore, Tokyo, Osaka e Ho Chi Minh.

    “Il 2022 ha visto finalmente il ritorno delle grandi fiere Vinitaly e Prowein, dove l’annuncio del ‘Modello Abruzzo’, che riordinerà e semplificherà il sistema delle nostre denominazioni dando una più forte identità regionale ai vini e valorizzandone le specificità territoriali, è stato molto apprezzato. Ci prepariamo quindi, dalla vendemmia 2023, ad andare incontro al consumatore con un’offerta più chiara e specifica con l’intento di far crescere ulteriormente i nostri vini sui mercati”, conclude Nicodemi.

    Da Comunicato Stampa


    Sito consorzio: https://www.vinidabruzzo.it/

    Sito ufficio stampa: https://www.zedcomm.it/

    Partners redazione: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Il Barolo Ginestra DOCG Ciabot Mentin di Domenico Clerico

    Il Barolo Ginestra DOCG Ciabot Mentin di Domenico Clerico

    Il Barolo Ginestra DOCG Ciabot Mentin di Domenico Clerico festeggia le 40 vendemmie

    Redazione

    L’autunno e la stagione ideale per scoprire le bellezze delle Langhe del Barolo. Un paesaggio unico, riconosciuto dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità, scandito da vigneti e noccioleti che tingono le colline di mille sfumature.

    Allo spettacolo della natura si aggiungono le eccellenze enogastronomiche che rendono questo angolo del Piemonte famoso in tutto il mondo.

    Il Barolo Ginestra DOCG Ciabot Mentin di Domenico Clerico, foto da comunicato stampa
    Il Barolo Ginestra DOCG Ciabot Mentin di Domenico Clerico, foto da comunicato stampa

    Tra queste il Barolo Ginestra D.O.C.G. Ciabot Mentin di Domenico Clerico, storica cantina di Monforte d’Alba che, con l’annata 2018, festeggia la quarantesima vendemmia di questo primo vino con cui Clerico si fece conoscere nel mondo.

    Un barolo intenso, deciso, elegante e profondo che al naso rivela aromi di fragola fresca , ciliegia e succo d’arancia rossa che si fondono con note di menta, cioccolato fondente e spezie. Il sorso è armonioso con una trama tannica setosa, morbida ed elegante.

    Sono passati quarant’anni dalla prima annata di questo vino che ha scritto la storia della denominazione e il cui nome ha una storia affascinante da raccontare: il “Ciabot” è una casa nelle vigne, quasi un ricovero degli attrezzi; mentre “Mentin” era il proprietario (il diminutivo di “Clemente” in dialetto Piemontese) da cui Domenico acquistò l’appezzamento.

    Dopo la vendita, Il nome della vigna è rimasto lo stesso, come tradizione vuole, perché i proprietari passano, ma la terra resta.

    L’autunno è la stagione clou nelle Langhe non solo per degustare i vini, ma anche per assaporare un’ altra prelibatezza simbolo del territorio: il tartufo. Un ingrediente che rende speciale qualsiasi piatto, dal più semplice al più elaborato: dall’uovo al burro con scaglie di tartufo, al risotto, fino ai tradizionali tajarin o la battuta di Fassona. Piatti da accompagnare con un buon calice di Barolo Ciabot Mentin.

    Cantina

    Domenico Clerico è un grande nome del Barolo in Italia e nel mondo.

    La storia di questa prestigiosa cantina di Monforte d’Alba coincide con la storia di un uomo che ha rivoluzionato il concetto della viticoltura nelle Langhe, animato dal desiderio di sperimentare per raggiungere l’eccellenza che da sempre caratterizza i suoi vini.

    Domenico Clerico è stato un precursore nello studio del Nebbiolo , ma anche della Barbera D’Alba e del Dolcetto, il vino da cui ha iniziato a costruire il suo sogno già dal 1976.

    Il suo legame intenso con la terra, il lavoro instancabile tra i filari e le peculiarità dei suoi vigneti hanno costruito negli anni un patrimonio unico.

    Un’eredità raccolta dalla moglie Giuliana e portata avanti da un team di collaboratori guidato oggi da Oscar Arrivabene, enologo e direttore generale, nell’assoluto rispetto dell’impronta schietta e senza compromessi del suo fondatore.

    Alcune vigne della cantina Domenico Clerico in Piemonte, foto da comunicato stampa
    Alcune vigne della cantina Domenico Clerico in Piemonte, foto da comunicato stampa

    La Cantina

    L’azienda oggi conta 21 ettari vitati, per un totale di 110.000 bottiglie prodotte ogni anno e coltiva unicamente i tre vitigni piemontesi per eccellenza, Dolcetto, Barbera e Nebbiolo, esportando in oltre 40 paesi del mondo. La gamma comprende 9 etichette: Visadì Langhe Dolcetto DOC, Trevigne Barbera D’Alba DOC, Capisme-e Langhe Nebbiolo DOC, Arte Langhe Rosso DOC, Barolo DOCG del Comune di Monforte d’Alba, Pajana Barolo DOCG, Ciabot Mentin Barolo DOCG e AereoplanServaj Barolo DOCG, Percristina Barolo DOCG .

    Comunicato Stampa

    Collegamenti da sito cantina
    La vite unisce il cielo alla terra…
    “Sin dall’inizio privilegiai il lavoro tra i filari, convinto che per ottenere vini buoni si debba allevare la vigna con amore e dedizione, instaurando con la terra un legame intenso di scambio continuo.
    Curiosità storiche da sito cantina

    …Nel 1977 ho acquistato un piccolo appezzamento nel cuore della “Bussia”, che mi ha permesso di produrre il mio primo Barolo: “Briccotto Bussia”. Qualche anno più tardi riesco ad ottenere una fantastica vigna nel cru “Ginestra” dalla quale ho iniziato a produrre il mio Barolo “Ciabot Mentin” e poco dopo un’altra vigna in questo splendido cru da dove ottengo il Barolo “Pajana”.

    Nel 1995 scelgo un appezzamento in altro cru chiamato “Mosconi” ed inizia la vita del mio Barolo “Percristina”.
    Con molte fatiche e buona volontà siamo arrivati a costruire un’azienda che oggi è composta da circa 21 ettari per un totale di 110.000 bottiglie annue.

    Non pago, nel periodo tra il 2005 e il 2006 ho fortemente cercato un nuovo obiettivo che mi desse lo stimolo giusto per mettermi, ancora una volta, in discussione.
    Nasce così il mio Barolo da un comune molto vicino a Monforte d’Alba e per certi versi molto diverso, Serralunga d’Alba. Prende vita così Aeroplanservaj.

    Domenico ci ha lasciato un grande regalo, una filosofia che attraversa il tempo, fra la tradizione di una terra che regala grandi emozioni e l’innovazione, il volersi migliorare continuamente.


    Sito cantina: https://domenicoclerico.com/

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  • Consorzio Vini Etna DOC organizza Etna Days 2022

    Con la prima edizione degli Etna Days il Consorzio Vini Etna DOC racconta l’unicità del territorio etneo

    Redazione

    Per quattro giorni una selezionata platea di stampa internazionale ha scoperto i protagonisti e le peculiarità della viticoltura e dei vini del più grande vulcano attivo d’Europa.

    Consorzio Vini Etna DOC organizza Etna Days 2022, logo del Consorzio, immagine da comunicato stampa
    Consorzio Vini Etna DOC organizza Etna Days 2022, logo del Consorzio, immagine da comunicato stampa

    Un pubblico internazionale per l’esordio degli “Etna Days – i Vini del vulcano”, il primo evento istituzionale organizzato dal Consorzio di Tutela Vini Etna Doc a ridosso della vendemmia per presentare le differenti sfaccettature della viticoltura etnea.

    Dal 14 al 17 settembre, una platea composta da esperti degustatori e giornalisti, provenienti prevalentemente da Nord America e Nord Europa, ha avuto l’opportunità di scoprire le caratteristiche produttive della denominazione, attraverso un ricco programma di degustazioni, masterclass e visite ai produttori di tutti e quattro i versanti del vulcano, ammirando al contempo la bellezza del paesaggio e le testimonianze di una viticoltura eroica millenaria.

    Francesco Cambria Seby Costanzo Maurizio Lunetta, foto da comunicato stampa
    Francesco Cambria Seby Costanzo Maurizio Lunetta, foto da comunicato stampa

    “Con gli Etna Days – commenta Francesco Cambria, presidente del Consorzioabbiamo voluto promuovere la nostra denominazione portando la stampa accreditata a scoprire dove nascono i nostri vini e, attraverso le oltre 240 etichette in degustazione ne abbiamo mostrato l’unicità e la particolarità. Ci auguriamo che questo appuntamento annuale consenta al nostro territorio di essere percepito sempre di più come uno dei classici della viticoltura internazionale e non solo come un territorio oggi alla moda”.

    Con la prima edizione degli Etna Days il Consorzio Vini Etna DOC racconta l’unicità del territorio etneo, foto da comunicato stampa
    Con la prima edizione degli Etna Days il Consorzio Vini Etna DOC racconta l’unicità del territorio etneo, foto da comunicato stampa

    Le attività della quattro giorni dedicata alla DOC Etna hanno messo al centro gli elementi che contraddistinguono l’enologia del Vulcano: la natura, la cultura e la storia. A partire dall’Etna, nella sua espressione più radicale, con i versanti e le colate laviche, le esposizioni e le differenti condizioni pedoclimatiche. I muretti a secco, patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, simbolo di una viticoltura eroica, che con i suoi contorni caratterizzano il paesaggio della denominazione. Le visite ai palmenti rupestri, che testimoniano come il vino ha caratterizzato da sempre l’economia di questo angolo di Sicilia.

    Vigneti terrazzati, articolo: Consorzio Vini Etna DOC organizza Etna Days 2022, foto da comunicato stampa
    Vigneti terrazzati, articolo: Consorzio Vini Etna DOC organizza Etna Days 2022, foto da comunicato stampa

    La crescita della denominazione degli ultimi anni, in termini qualitativi e quantitativi è sotto gli occhi di tutti. La superficie vitata è passata dai 680 ettari del 2013, rivendicata da 203 produttori, ai 1184 ettari nel 2021 suddivisi in 390 viticultori, per una media di meno di un ettaro ad azienda, e con solo sette realtà che superano i venti ettari: un territorio fortemente parcellizzato, con le differenze pedoclimatiche che cambiano nel raggio di pochi chilometri.

    Il Consiglio di amministrazione della DOC Etna, foto da comunicato stampa
    Il Consiglio di amministrazione della DOC Etna, foto da comunicato stampa

    Per queste ragioni si parla dell’Etna come di “un’isola nell’isola”: le numerose aree con caratteristiche specifiche e diversificanti fa si che lo rendano unico all’interno del territorio siciliano.

    Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio per i vini rossi, rosati e spumanti, Carricante e, in misura minore, Catarratto per i vini bianchi: sono i vitigni locali maggiormente impiegati per i vini Etna DOC. La produzione, cresciuta fortemente negli ultimi anni, evidenzia l’ottimo stato di salute della denominazione, e il costante aumento dei consumatori per questo territorio. Nel 2013 gli ettolitri di vino rivendicati a DOC Etna erano 11.565,80 pari a 1.542.106 bottiglie. Nel 2021 si è toccata quota 33.921,28 ettolitri per oltre 4.522.837 di bottiglie.

    Il CDA del Consorzio Tutela Vini Etna DOC, foto da comunicato stampa
    Il CDA del Consorzio Tutela Vini Etna DOC, foto da comunicato stampa

    Dati certi

    Nel primo semestre del 2022, invece, le bottiglie prodotte sono state 3.293.388, pari a 24.700 ettolitri, con un incremento del 30,86%rispetto allo stesso periodo di riferimento dello scorso anno, quando veniva certificata una produzione di 2.516.704 bottiglie, equivalente a 18.875 ettolitri.

    Scendendo nel particolare delle tipologie, L’Etna Rosso ancora oggi è il portabandiera della denominazione con quasi 1.500.000 di bottiglie, con una crescita del 27% rispetto al 2021, segue l’Etna Bianco con circa 1.210.000 pari ad un + 37%, e l’Etna Rosato con 453.500 bottiglie che ha avuto un balzo del +50%.

    La strategia di sviluppo del consorzio nei prossimi anni è quella di regolamentare la crescita su standard di qualità più elevati, bloccando, almeno sino al 2024, le rivendicazioni di nuove superfici di vigneti a Etna Doc. Nel contempo si darà vita ad azioni di promozioni in grado di accrescere la percezione e il valore del brand Etna.

    Alcune vigne centenarie nel territorio del Consorzio Etna DOC, foto da comunicato stampa
    Alcune vigne centenarie nel territorio del Consorzio Etna DOC, foto da comunicato stampa

     La Denominazione di Origine Controllata dei vini Etna nasce nel 1968, come la prima fondata in Sicilia e tra le prime create in Italia.

    Nel 1994 viene istituito il Consorzio di Tutela Etna DOC che per la sua rappresentatività, con il decreto ministeriale del 18 febbraio 2018, ottiene il riconoscimento Erga Omnes. Il Consorzio svolge le funzioni di tutela e valorizzazione del brand Etna Doc, del territorio e delle sue produzioni e vigila sul rispetto delle norme previste dal disciplinare di produzione a garanzia dei consumatori e dei produttori.

    Inoltre promuove la crescita di visibilità e reputazione del marchio e dei vini in Italia e all’estero attraverso la partecipazione alle principali fiere di settore e l’organizzazione di eventi autoprodotti. Il Consorzio di Tutela Etna DOC con la sua governance partecipa attivamente ai temi di interesse vitivinicolo, favorisce le relazioni tra i produttori e i mercati e lo sviluppo della cultura legata al mondo del vino tra i consumatori.

    Da Comunicato Stampa


    Sito Consorzio: https://www.consorzioetnadoc.com/

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  • Ficiligno di Baglio di Pianetto che sfida il tempo 2020

    Ficiligno di Baglio di Pianetto che sfida il tempo 2020

    Venti anni di Ficiligno, lo storico blend bianco di Baglio di Pianetto che sfida il tempo

    Redazione

    Nato da un’intuizione del Conte Paolo Marzotto è uno dei vini bianchi più apprezzati dell’azienda siciliana.

    Ficiligno di Baglio di Pianetto che sfida il tempo 2020, logo cantina da comunicato stampa
    Ficiligno di Baglio di Pianetto che sfida il tempo 2020, logo cantina da comunicato stampa

    Da una parte l’Insolia, una delle varietà autoctone siciliane più diffusa nell’isola e che in Sicilia trova la sua massima espressione in alta collina, dall’altra il Viognier, vitigno che ha da secoli la sua culla d’elezione nella Valle del Rodano in Francia ma che anch’esso straordinariamente si esprime ad alti livelli nei vigneti della Tenuta Pianetto.

    Venti anni di Ficiligno, lo storico blend bianco di Baglio di Pianetto che sfida il tempo, le vigne SCristina Gela, foto da comunicato stampa
    Venti anni di Ficiligno, lo storico blend bianco di Baglio di Pianetto che sfida il tempo, le vigne SCristina Gela, foto da comunicato stampa

    Coltivati entrambi nelle alte colline, a Santa Cristina Gela, a pochi chilometri da Palermo, danno origine in blend al Ficiligno, uno dei vini bianchi più iconici di Baglio di Pianetto, longevo nel tempo e che ben rappresenta quello stile ricercato del Conte Paolo Marzotto, voluto anche per la sua azienda siciliana nata nel 1997 e totalmente a regime biologico.

    Ficiligno di Baglio di Pianetto che sfida il tempo 2020, foto da comunicato stampa
    Ficiligno di Baglio di Pianetto che sfida il tempo 2020, foto da comunicato stampa

    “Il Ficiligno è un po’ l’emblema dei nostri vini di Alta Collina – spiega Francesco Tiralongo, amministratore delegato di Baglio di Pianettofrutto di un’intuizione del Conte Paolo Marzotto, che voleva esprimere in un unico vino, l’eleganza francese ed il carattere degli autoctoni di Sicilia, dimostrando, ed il tempo gli è stato testimone, che in Sicilia è possibile produrre vini bianchi molto longevi. L’annata 2001 del Ficiligno per esempio, a vent’anni dalla sua uscita, ancora oggi esprime una freschezza sorprendente”.  

    È un vino che non teme la sfida del tempo, con sfumature che lo rendono adatto sia ai winelovers meno esperti sia ai palati più esigenti. Ficiligno, un vino biologico dal colore giallo paglierino con riflessi dorati, con il passare del tempo sfuma su tonalità sempre più intense; in prima uscita esprime grande esuberanza e ricchezza fruttata, mai con note eccessive. Nel corso della sua evoluzione, questi sentori virano su sfumature più mature che lo rendono un vino complesso e avvolgente che sorprende per la sua freschezza inaspettata.

    Quercia Vigneti SCristina Gela, Cantina Baglio di Pianetto, foto da comunicato stampa
    Quercia Vigneti SCristina Gela, Cantina Baglio di Pianetto, foto da comunicato stampa

    Dotato di una grande personalità, il Ficiligno è un ottimo alleato a tavola in grado di esprimere il suo carattere al meglio se abbinato a risotti a base di crostacei o a molte tipologie di formaggi non stagionati nei primi anni dalla sua uscita, saprà però, nel tempo, dare soddisfazione anche con preparazioni più ricche di sapori e ingredienti, tipicamente quelle delle tavole natalizie.

    Insieme al Ramione infatti, sapiente blend rosso di Nero d’Avola e Merlot, è proposto in una confezione speciale dedicata alle prime due storiche etichette di Baglio di Pianetto “Le Origini”, sicuramente un regalo ricercato; in edizione limitata per il ventennale del Ficiligno, da regalare in vista del Natale.

    Da Comunicato Stampa

    Collegamenti da sito:

    Sostenibilità…L’AMORE PER IL VINO È AMORE PER LA NATURA

    Nel 2017 Baglio di Pianetto ha raggiunto il traguardo della sua ventesima vendemmia. Numeri che non sono soltanto simbolici, perché contestualizzano un processo che, al suo culmine, ha raggiunto la piena maturità produttiva. Un risultato frutto di scelte precise e virtuose, soprattutto in materia di ecosostenibilità.
    BAGLIO DI PIANETTO, PATRIMONIO BIO, immagine da sito
    BAGLIO DI PIANETTO, PATRIMONIO BIO, immagine da sito

    BAGLIO DI PIANETTO, PATRIMONIO BIO

    Baglio di Pianetto lavora nel pieno rispetto della legislazione europea in materia di ecosostenibilità: la conduzione in biologico di vigneti e uliveti, l’istallazione di un impianto fotovoltaico di terza generazione (256,6 Kwp)  per la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’abbattimento delle emissioni di CO2 (184.488 kg all’anno) costituiscono, insieme ad una gestione razionale delle risorse idriche in agricoltura, il profilo green di un’azienda impegnata a coniugare qualità in bottiglia col rispetto per l’ambiente.


    Sito Cantina: https://bagliodipianetto.it/

    Sito Ufficio Stampa: https://www.fruitecom.it/

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  • Il Morellino di Scansano protagonista a Firenze Rocks 2022

    Il Morellino di Scansano protagonista a Firenze Rocks 2022

    Il Morellino di Scansano protagonista a Firenze Rocks 2022

    Redazione

    Una selezione di etichette di Morellino di Scansano nell’area hospitality e nel backstage del grande evento musicale della città gigliata con God Save The Wine, partner dell’evento.

    Il Morellino di Scansano protagonista a Firenze Rocks 2022, logo del Consorzio Tutela Morellino di Scansano, logo da comunicato stampa
    Il Morellino di Scansano protagonista a Firenze Rocks 2022, logo del Consorzio Tutela Morellino di Scansano, logo da comunicato stampa

    Tutto pronto per il grande ritorno di Firenze Rocks, dopo due anni di stop forzato dovuto alla pandemia. Da giovedì 16 a domenica 19 giugno la Visarno Arena del Parco delle Cascine ospiterà la IV edizione della rassegna, uno degli eventi musicali più importanti e attesi d’Italia che nel prossimo week end vedrà alternarsi sul palco alcune della band più importanti del panorama internazionale: Metallica, Green Day, Red Hot Chili Peppers, Muse, Placebo, Weezer, Greta Van Fleet e molti altri.

    Il Consorzio Morellino di Scansano sarà tra i protagonisti con una selezione di oltre 40 etichette tra le tipologie Riserva e Annata che firmeranno alcuni momenti all’interno degli spazi dell’area hospitality attraverso God Save the Wine, partner dell’evento, e saranno a disposizione della band nel backstage.

    Maremma tra vigne e territorio, articolo: Il Morellino di Scansano protagonista a Firenze Rocks 2022, foto da comunicato stampa
    Maremma tra vigne e territorio, articolo: Il Morellino di Scansano protagonista a Firenze Rocks 2022, foto da comunicato stampa

    Guidati da Andrea Gori, gli ospiti conosceranno le sfumature e le peculiarità produttive del Sangiovese che nasce vicino al mare della costa toscana, in un territorio caratterizzato da specifiche condizioni pedoclimatiche che danno vita al profilo aromatico unico del Morellino di Scansano DOCG.

    “A Firenze Rocks – spiega Bernardo Guicciardini Calamai, presidente del Consorzio ci lega l’attitudine orientata alla ricerca di una personalità distintiva. Come quella messa in campo ogni giorno dai nostri associati che puntano con il loro lavoro a far emergere quelle peculiarità che caratterizzano il Morellino di Scansano DOCG e che lo rendono unico nel panorama enologico italiano”.

    Bernardo Guicciardini Calamai, presidente del Consorzio, foto da comunicato stampa
    Bernardo Guicciardini Calamai, presidente del Consorzio, foto da comunicato stampa

    LA DENOMINAZIONE E IL CONSORZIO TUTELA MORELLINO DI SCANSANO

    Riconosciuto denominazione di origine controllata nel 1978, il Morellino di Scansano ha da poco festeggiato i suoi primi 40 anni. In questo periodo molto è stato fatto per la sua valorizzazione, in virtù delle sue qualità intrinseche e della crescente rinomanza internazionale, tanto da ottenere nel 2006 la Denominazione di Origine Controllata e Garantita, a partire dalla vendemmia 2007.

    LA DENOMINAZIONE E IL CONSORZIO TUTELA MORELLINO DI SCANSANO, vigne, territorio, Maremma e vini di qualità, foto da comunicato stampa
    LA DENOMINAZIONE E IL CONSORZIO TUTELA MORELLINO DI SCANSANO, vigne, territorio, Maremma e vini di qualità, foto da comunicato stampa

    Attivo in questa opera di promozione e tutela il Consorzio Tutela Morellino di Scansano, nato nel 1992 per volontà di un piccolo gruppo di produttori. Nel corso degli anni il Consorzio è andato man mano ampliando il comparto associativo, fino ad accogliere più di 200 soci, oltre 90 dei quali con almeno una propria etichetta di Morellino di Scansano sul mercato.

    Da Comunicato Stampa

    Collegamenti da sito:

    Il Consorzio Tutela del Vino Morellino di Scansano nasce nel 1992 per volontà di un piccolo gruppo di produttori, decisi a supportare e valorizzare il proprio prodotto a Denominazione di Origine Controllata, attraverso azioni di promozione e tutela.

    Nel corso degli anni il Consorzio è andato man mano ampliando il comparto associativo, fino ad accogliere più di 200 soci, oltre 90 dei quali con almeno una propria etichetta di Morellino di Scansano sul mercato.

    Storia da sito:

    Etruschi e Romani

    I numerosi ritrovamenti archeologici risalenti al periodo etrusco, rinvenuti nelle zone di Scansano e nella valle dell’Albegna, dimostrano come la produzione della vite fosse un elemento importante per la locale comunità etrusca. Orci di terracotta, risalenti al V secolo a.c., nei quali sono stati ritrovati semi di vitis vinifera, statuette bronzee raffiguranti offerenti che impugnano la roncola, strumento tipico del vendemmiatore fino quasi ai nostri giorni, sono solo alcuni dei reperti rinvenuti presso la località rurale degli Usi, fra il comune di Scansano e Semproniano, e presso il sito di Ghiaccioforte, località tra Scansano e Saturnia.

    Ed è proprio con la conquista della Fortezza di Ghiaccioforte, nel 280 a.C. circa, che i romani si impossessano dei territori scansanesi, dando ulteriore sviluppo all’agricoltura tramite la nascita di numerose colonie. Veniva così prodotto vino, destinato alle province occidentali dell’impero, come testimoniato dal ritrovamento del relitto di una nave nel mare antistante Marsiglia: il relitto racchiudeva infatti un gran numero di anfore vinarie marchiate con le lettere SES, le iniziali della potente famiglia romana dei Sestii, proprietari terrieri nella zona di Cosa, l’attuale Ansedonia, e già attivi commercianti.

    L’esistenza di fornaci per la produzione di anfore vinarie nella zona di Albinia, databili al 200 a.C., confermano la crescita esponenziale delle produzioni vinicole avvenuta sotto i romani, che trovavano sbocco commerciale anche sulla capitale dell’impero, attraverso la via Aurelia e la via Clodia.


    Sito Consorzio: https://www.consorziomorellino.it/

    Sito Ufficio Stampa: https://www.fruitecom.it/

    Partners Redazione: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • Le Riserve di Fonzone per le feste 2022 dall’Irpinia

    Le Riserve di Fonzone per le feste 2022 dall’Irpinia

    DALL’IRPINIA, LE RISERVE DI FONZONE PER RENDERE SPECIALI I MENU’ DELLE FESTE 2022

    Redazione

    Dicembre 2022 – Menù di carne o di pesce? Ogni regione, ogni città, ogni famiglia ha le sue tradizioni per festeggiare a tavola il Natale. Guai a non rispettarle. Qualunque siano le vostre pietanze del cuore, quello che conta è valorizzarle abbinando il vino giusto.

    Le Riserve di Fonzone per le feste 2022 dall'Irpinia, logo della cantina da comunicato stampa
    Le Riserve di Fonzone per le feste 2022 dall’Irpinia, logo della cantina da comunicato stampa

    Dall’Irpinia, terra di grandi vitigni come l’Aglianico, il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo, l’azienda Fonzone Caccese propone le sue Riserve, il top della produzione:

    Alcune delle Riserve della Cantina Fonzoe Paternopoli, foto da comunicato stampa
    Alcune delle Riserve della Cantina Fonzoe Paternopoli, foto da comunicato stampa

    Scorzagalline Taurasi DOCG Riserva 2015, 100% Aglianico proveniente dalla sezione più alta del vigneto della Tenuta di Paternopoli (AV), Sequoia Fiano d’Avellino DOCG Riserva 2020, 100% Fiano ottenuto da una selezione di uve provenienti da Parolise, una delle zone più vocate dell’Areale, e Oikois Greco di Tufo DOCG Riserva 2020, 100% Greco proveniente da una vigna di Greco Antico di oltre 40 anni composta da un clone rarissimo, caratterizzato da un acino più piccolo e dunque da un succo molto più concentrato.
    Un vino rosso e due bianchi di grande carattere, complessità e armonia, ideali per valorizzare qualsiasi portata, di terra o di mare, e per brindare alle feste.

    Oikos Greco di Tufo DOCG Riserva

    Cantina Fonzone Paternopoli, Sequoia Fiano di Avellino DOCG Riserva, foto da sito
    Cantina Fonzone Paternopoli, Sequoia Fiano di Avellino DOCG Riserva, foto da sito

    Oikos è un Greco di Tufo in purezza che sin da subito esprime le sue caratteristiche evolutive di immediata piacevolezza. Al naso rivela profumi di grande intensità e complessità: note iodate leggere, sentori di mela gialla matura e una speziatura leggermente dolce con lievi accenni di noce moscata. Al retropalato emerge il fiore di lavanda. L’acidità importante, non secca, si amalgama col vino creando un equilibrio unico. Ideale con primi e secondi di pesce, coquillages, cruditè, crostacei, ma anche formaggi di media stagionatura.

    Sequoia Fiano di Avellino DOCG Riserva

    Cantina Fonzone Paternopoli, Sequoia Fiano di Avellino DOCG Riserva, foto da sito
    Cantina Fonzone Paternopoli, Sequoia Fiano di Avellino DOCG Riserva, foto da sito

    Sequoia è un Fiano di Avellino in purezza con un corpo ben strutturato e una grande sapidità che lo rende verticale. Riflessi verde intenso, al naso si presenta con un bouquet raffinato e complesso: note di gelsomino, nocciola non tostata, mandorla pelata, buccia di mandarino e una nota dolce che richiama la vaniglia insieme a sentori di frutta tropicale fresca. La spiccata acidità, oltre a rendere il vino piacevole sin da subito, gli consente di avere un’evoluzione importante nel tempo. Si sposa bene con piatti a base di pesce, cruditè, crostacei, frutti di mare, ma anche formaggi di media stagionatura.

    Scorzagalline Taurasi DOCG Riserva

    Cantina Fonzone Paternopoli, Scorzagalline Taurasi DOCG Riserva 2015, 100% Aglianico, foto da comunicato stampa
    Cantina Fonzone Paternopoli, Scorzagalline Taurasi DOCG Riserva 2015, 100% Aglianico, foto da comunicato stampa

    Scorzagalline è un 100% Aglianico di grande struttura e di coinvolgente complessità aromatica, destinato a raccontarsi nel tempo. Rosso rubino brillante, al naso si presenta di grande finezza, con intense note di frutta a bacca nera e fiori secchi, alle quali si accompagnano sentori terziari quali tabacco, cuoio, liquirizia e sandalo. Al palato si presenta avvolgente, intenso e persistente, di elegante struttura. Si sposa bene con primi piatti strutturati, carni arrosto e selvaggina.

    Fonzone Caccese: una storia di famiglia

    Fondata nel 2005, l’azienda agricola Fonzone Caccese si trova nelle campagne di Paternopoli, uno dei diciassette comuni della DOCG Taurasi, in provincia di Avellino, nel cuore dell’Irpinia. Su un colle situato nella sottozona “Campi Taurasini”, sorge una cantina moderna di 2000 mq circondata da vigneti la cui altitudine varia dai 360 ai 430 m/slm.

    Fonzone produce in tutto 8 etichette con un approccio sostenibile, valorizzando al massimo le varietà autoctone Aglianico, Falanghina, Fiano d’Avellino e Greco di Tufo e puntando su vini sartoriali, piuttosto che sui grandi numeri. A supportare questa grande famiglia che ha fatto del vino la sua passione, l’enologo consulente di riconosciuta fama Luca D’Attoma.

    Da Comunicato Stampa


    Sito Cantina: http://www.fonzone.it

    Sito Ufficio Stampa: https://www.zedcomm.it/

    Partners Redazione: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • Winemaker Hans Terzer e la nona Cuvée Appius 2018

    Winemaker Hans Terzer e la nona Cuvée Appius 2018

    APPIUS 2018, la danza aromatica nel calice dei più preziosi vitigni a bacca bianca di San Michele Appiano. Svelata la nona Cuvée da sogno del winemaker Hans Terzer in occasione di Merano WineFestival

    Redazione

    La Cantina San Michele Appiano ha presentato la nona edizione del vino da sogno di Hans Terzer, in occasione del 31° Merano WineFestival, oggi al via ufficiale. La cuvée di vini bianchi, creata con selezioni personalmente individuate dal winemaker dell’azienda vitivinicola leader in Alto Adige, rappresenta il meglio dell’annata 2018, climaticamente caratterizzata da un buon andamento e da un ciclo vegetativo leggermente anticipato. Un vino stilisticamente in linea con le edizioni precedenti, dritto e preciso, votato alla longevità.

    Winemaker Hans Terzer e la nona Cuvée Appius 2018 tra le vigne, foto da comunicato stampa
    Winemaker Hans Terzer e la nona Cuvée Appius 2018 tra le vigne, foto da comunicato stampa

    Si è svolta ieri alla Cantina San Michele Appiano la presentazione ufficiale della nona edizione di APPIUS, il vino da sogno del winemaker Hans Terzer. A un passo dal decennale, il massimo capolavoro della Cantina leader in Alto Adige svela il meglio dell’annata 2018, annata caratterizzata da un buon andamento climatico, con un ciclo vegetativo leggermente anticipato.

    APPIUS 2018 Alto Adige DOC Bianco, Chardonnay (52%), il Pinot grigio (20%), il Pinot bianco (15%) ed il Sauvignon blanc (13%), foto da comunicato stampa
    APPIUS 2018 Alto Adige DOC Bianco, Chardonnay (52%), il Pinot grigio (20%), il Pinot bianco (15%) ed il Sauvignon blanc (13%), foto da comunicato stampa

    Frutto del meticoloso lavoro di selezione, in fase di raccolta delle uve e di assemblaggio, APPIUS 2018 dimostra un profilo lineare, dritto e preciso, con una composizione in cui predomina la varietà dello Chardonnay (52%) a cui si aggiungono il Pinot grigio (20%), il Pinot bianco (15%) ed il Sauvignon blanc (13%).

    Dal colore luminoso, giallo-verdognolo con riflessi verde malachite, APPIUS 2018 al naso ha un impatto energico ed eloquente: dapprima frutta esotica matura (banana, melone, mango), riconducibile allo Chardonnay, poi frutti a polpa bianca (pera Williams, pesca, mela renetta, ribes bianco, uva spina) che palesano i ruoli di Pinot Bianco e Grigio.

    Presente il versante agrumato, riconducibile al pomelo, con la sua caratteristica nota piccantina ed una nota di legno di cedro che lascia spazio sul finale a sentori di miele di acacia e lavanda.

    Al palato la considerevole acidità, tratto essenziale e distintivo che dona freschezza e bevibilità al vino APPIUS e la modulazione sapida, altra peculiarità gustativa, incontrano il sostegno di un’ottima alcolicità.

    Il retrogusto rivela una nota di clorofilla, rivelatrice del quarto vitigno della cuvée, il Sauvignon e gli aromi terziari del legno: cioccolata bianca e un po’ di vaniglia, che si fondono con un fruttato di bacche di sambuco.

    APPIUS 2018 racconta la mano e lo stile delle annate precedenti, con la ricerca puntigliosa dell’eleganza e dell’armonia delle proporzioni, un vino votato alla longevità, dal profilo lineare, diretto e preciso.

     

    APPIUS, il cui nome è radice storica e romana del nome Appiano, è nato nove anni fa con l’annata 2010, a cui sono seguite la 2011, 2012, 2013, 2014, 2015, 2016 e 2017. Il progetto vuole realizzare anno dopo anno un vino capace di rispecchiare il millesimo e di esprimere la creatività e la sensibilità del suo autore, Hans Terzer. Anche il design della bottiglia e la sua etichetta sono reinterpretati.

    Winemaker Hans Terzer e la nona Cuvée Appius 2018, Cantina San Michele Appiano, foto da comunicato stampa
    Winemaker Hans Terzer e la nona Cuvée Appius 2018, Cantina San Michele Appiano, foto da comunicato stampa

    Lo scopo è di concepire una “wine collection” capace di appassionare gli amanti del vino di tutto il mondo. L’etichetta della nona edizione di APPIUS rappresenta il millesimo 2018 con un’armonica danza senza tempo tra i vitigni a bacca bianca più preziosi della Cantina San Michele Appiano, che, unendosi nel calice, diventano oro da assaporare.

    L’immagine permette sempre una libera interpretazione, affinché ogni wine lovers possa averne un’intima ispirazione. Come per le altre annate, anche questa edizione di APPIUS è limitata.

    Da Comunicato Stampa


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  • Vini longevi della Cantina San Michele Appiano per Natale 2022

    Vini longevi della Cantina San Michele Appiano per Natale 2022

    Vini longevi della Cantina San Michele Appiano da mettere sotto l’albero per impreziosire i brindisi delle Feste. Dalla cuvée APPIUS, al Sauvignon ed il Pinot Noir Riserva della The Wine Collection, fino alle Annate Storiche Sanct Valentin.

    Redazione

    Vini di produzione limitata, ottenuti dalle selezioni di punta dell’azienda vitivinicola leader in Alto Adige, sono il regalo perfetto da mettere sotto l’albero o sulla tavola per brindare alle Feste. Appius, il vino da sogno firmato dal winemaker Hans Terzer, il Sauvignon ed il Pinot Noir Riserva della The Wine Collection, il cofanetto con le Annate Storiche Sanct Valentin sono le etichette da collezione che arricchiscono il periodo più atteso dell’anno con l’inconfondibile eccellenza qualitativa e la sorprendente longevità dei vini della Cantina San Michele Appiano.

    Cantina San Michele Appiano vini per le feste 2022, foto da comunicato stampa
    Cantina San Michele Appiano vini per le feste 2022, foto da comunicato stampa

    Per stupire gli amici winelovers ed arricchire la tavola nei giorni delle feste natalizie, la Cantina San Michele Appiano propone le sue etichette da collezione più pregiate e di produzione limitata: Appius, la cuvée da sogno firmata dal winemaker Hans Terzer, il Sauvignon e il Pinot Noir Riserva della The Wine Collection e le Annate Storiche Sanct Valentin. Vini che esprimono tutto il talento della longevità e l’eccellenza qualitativa della realtà vitivinicola fondata nel 1907, oggi riconosciuta come “Cantina eccellenza in Alto Adige”.

    APPIUS è la cuvée dei vitigni bianchi più importanti della Cantina San Michele Appiano con il meglio delle annate (dalla 2010 alla 2018) ed un design unico che si rinnova ogni anno. Dalla prima alla nona edizione, la “formula” di composizione è rimasta la stessa, con delle variazioni (nelle proporzioni delle singole varietà di uve, determinate a seconda dell’annata) che rendono l’incontro con questo grande vino un’esperienza sempre unica. APPIUS si compone di diversi vigneti storici del Comune di Appiano.

    Appius 2018 Vintages Cantina San Michele Appinao, foto da comunicato stampa
    Appius 2018 Vintages Cantina San Michele Appinao, foto da comunicato stampa

    Nella prima cuvée la varietà principale è lo Chardonnay (che rimarrà predominante in tutte le edizioni, tranne che in Appius 2011), il resto è ripartito tra Pinot Bianco, Pinot Grigio e Sauvignon. Il design moderno e minimalista è in linea con la filosofia della Cantina. La serigrafia dorata dell’etichetta è caratterizzata da una simbologia che, seppur con un proprio significato, rimane volutamente aperta alla libera interpretazione dei collezionisti. L’ultima edizione, Appius 2018, presentata a novembre di quest’anno, con la sua freschezza, bevibilità e carattere è la scelta perfetta per accompagnare menu di pesce e delicate pietanze a base di vitello.

    Alto Adige DOC Sauvignon The Wine Collection Cantina San Michele Appiano, foto da comunicato stampa
    Alto Adige DOC Sauvignon The Wine Collection Cantina San Michele Appiano, foto da comunicato stampa

    Il Sauvignon The Wine Collection 2018 giunto alla quarta edizione, rappresenta l’uva bianca più famosa della Cantina San Michele Appiano. La linea, lanciata nel 2018, nasce dal desiderio del winemaker Hans Terzer di dare l’opportunità di degustare alcune limitatissime produzioni in purezza.

    Le uve che compongono il Sauvignon TWC provengono esclusivamente dalla zona di Appiano Monte da parcelle selezionatissime tra le tante a disposizione.

    Ottimo da abbinare ad un menu di pesce o di carni bianche, si presta ad esaltare molte varianti di risotto.

    AltoAdige DOC Pinot Nero Riserva The Wine Collection, Cantina San Michele Appiano, foto da comunicato stampa
    AltoAdige DOC Pinot Nero Riserva The Wine Collection, Cantina San Michele Appiano, foto da comunicato stampa

    Il Pinot Noir Riserva The Wine Collection 2018 rispecchia la ricerca della perfezione da parte di Hans Terzer nella sfida con il vitigno a bacca rossa da lui più amato.

    L’ingresso del Pinot Nero nella The Wine Collection coincide con la scelta del winemaker di selezionare, dopo vent’anni di attesa, una micro-partita in due aree molto vocate, con lo scopo di dimostrare che un grande Pinot Nero può essere prodotto anche in una zona abbastanza giovane ed ancora non riconosciuta come meriterebbe.

    Dotato di aromi fruttati (in particolare, frutti di bosco, more, ciliegie mature) il Pinot Noir TWC 2018 al palato ha una struttura netta, elegante, con un’ampia persistenza che ben si sposa con piatti a base di agnello, capriolo, capretto e formaggi stagionati.

    Il cofanetto con le Annate Storiche Sanct Valentin presenta una selezione speciale di riserve della linea nata nel 1986.

    Vini con oltre 10 anni di affinamento ed in grado di evolvere ancora in Cantina, stappati, degustati e – se considerati all’altezza delle aspettative – ritappati. Il tutto firmato da Hans Terzer.

    Per chi ama sorsi eleganti, intensi e con un finale lunghissimo, i tre Pinot Bianco (2008-2009-2010) sono la scelta perfetta per accompagnare il menu delle Feste.

    Tutti i vini da collezione San Michele Appiano sono acquistabili in diversi formati con disponibilità limitata nell’e-shop www.shop.stmichael.it, un’idea regalo capace di sorprendere e durare nel tempo, con tutta la qualità della Cantina eccellenza in Alto Adige.

     

     

    Vini longevi della Cantina San Michele Appiano per Natale 2022, annate storiche Cantina San Michele Appiano, foto da comunicato stampa
    Vini longevi della Cantina San Michele Appiano per Natale 2022, annate storiche Cantina San Michele Appiano, foto da comunicato stampa

    Da Comunicato Stampa

    Collegamenti da sito:

    In cantina avviene la metamorfosi dell’uva. Un connubio tra antiche ed innovative tecniche di vinificazione. Il “rispetto del frutto” è la regola più importante per la produzione di vini longevi e di grande personalità.

    Le uve vengono vinificate rigorosamente per peculiarità al fine di esaltare ogni singolo vigneto. I vini poi affinano in acciaio o in botti di legno per enfatizzare le singole caratteristiche.

    Saltano subito all’occhio le quattro antiche botti da 150 hl che, aggraziate da antichi intagli, raffigurano vicende storiche a partire dal 1907, immagine da sito
    Saltano subito all’occhio le quattro antiche botti da 150 hl che, aggraziate da antichi intagli, raffigurano vicende storiche a partire dal 1907, immagine da sito

     


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  • Etna Doc: qualità eccellente e ottime prospettive per la vendemmia 2022

    Etna Doc: qualità eccellente e ottime prospettive per la vendemmia 2022

    Etna Doc: qualità eccellente e ottime prospettive per la vendemmia 2022

    Redazione

    Quantità in linea con la passata stagione, qualità delle uve molto positiva. Si è da poco conclusa la raccolta sui quattro versanti dell’Etna: uve sane e mature, che lasciano presagire le potenzialità per dare origine a vini longevi.

    Etna Doc: qualità eccellente e ottime prospettive per la vendemmia 2022, foto da comunicato stampa
    During the Harvest in Mt Etna Vineyards, articolo: Etna Doc: qualità eccellente e ottime prospettive per la vendemmia 2022, foto da comunicato stampa

    Una produzione quantitativamente simile a quella dell’anno scorso, ma una qualità complessiva di ottimo livello che soddisfa pienamente la stragrande maggioranza dei produttori etnei. Sono molto positivi i primi riscontri che il Consorzio di Tutela Etna DOC sta, come di consueto, raccogliendo sui quattro versanti del vulcano a qualche settimana dalla conclusione della vendemmia.

    “È stata un’annata che, a causa delle importanti e frequenti ondate di calore e della siccità che abbiamo registrato all’inizio dell’estate, aveva destato più di qualche preoccupazione, ma che poi ha riservato un finale di stagione perfetto, consentendo ai produttori di portare in cantina uve dal potenziale qualitativo ottimale e in perfetto stato dal punto di vista fitosanitario” commenta Francesco Cambria, presidente del Consorzio Tutela Vini Etna DOC.

    La notevole complessità che caratterizza lo scenario della viticoltura etnea non consente mai di trarre conclusioni uniformi per tutti i versanti: le diverse condizioni climatiche che, in molti casi, assumono ulteriori specificità nelle singole contrade, la presenza di terreni originatisi con colate laviche differenti, la posizione dei vigneti ad altitudini anche molto variabili e, infine, l’età delle piante, creano un mosaico difficile da catalogare in modo omogeneo.

    “Nonostante questa situazione certamente molto frammentata, tutte le prime testimonianze ci stanno restituendo un quadro molto positivo, sia per le varietà a bacca bianca che rossa – continua Francesco Cambria –. Acidità e maturità non mancano e tutto lascia presagire a futuri vini che potranno sfidare il tempo”.

    La vendemmia 2022, articolo: Etna Doc: qualità eccellente e ottime prospettive per la vendemmia 2022, foto da comunicato stampa
    La vendemmia 2022, articolo: Etna Doc: qualità eccellente e ottime prospettive per la vendemmia 2022, foto da comunicato stampa

    Dopo un inverno generoso dal punto di vista delle piogge, la primavera di quest’anno, lungo un po’ tutto il comprensorio dell’Etna è stata particolarmente asciutta, caratterizzata da scarse precipitazioni da marzo sino a maggio. All’inizio dell’estate, poi, l’innalzamento delle temperature e il clima particolarmente siccitoso ha messo in allarme i viticoltori, sebbene nel complesso le piante abbiano goduto di un ottimo sviluppo vegetativo che ha portato ad uno stato sanitario ottimale delle uve.

    “L’arrivo delle piogge ad agosto è stato sicuramente decisivo e ha determinato una situazione molto favorevole nelle ultime determinanti fasi di crescita dei grappoli – aggiunge Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio –. Queste precipitazioni, infatti, hanno fornito una sorta di refrigerio alle piante e hanno permesso alle uve di raggiungere una ottimale maturazione tecnologica, aromatica e soprattutto fenolica”.

    Le operazioni di raccolta sono iniziate con un anticipo di circa una settimana rispetto alla normalità, anche se in alcuni areali hanno raggiunto anche i 15 giorni. La vendemmia etnea ha preso il via ufficialmente tra la fine di agosto e l’inizio di settembre con le uve che vanno a comporre le basi per gli spumanti, ed è poi proseguita, da nord a sud, sino alla fine di ottobre, confermando il suo lungo percorso e la sua conclusione tra le ultime in Italia.

    Etna Doc: qualità eccellente e ottime prospettive per la vendemmia 2022, foto da comunicato stampa
    Etna Doc: qualità eccellente e ottime prospettive per la vendemmia 2022, foto da comunicato stampa

    “Siamo sicuramente molto contenti” commenta Pucci Giuffrida, proprietario dell’azienda Al-Cantàra a Randazzo, sul versante Nord e con vigne a oltre 600 metri di altitudine. “Abbiamo registrato un leggero calo quantitativo per le uve a bacca bianca, mentre quelle a bacca rossa sono in linea con la passata stagione. La raccolta è iniziata con un leggero anticipo, nella prima decade di settembre con le uve per le basi spumante, per poi proseguire con intervalli di 5/10 giorni con il Carricante, il Nerello Cappuccio e il Nerello Mascalese, nell’ultima decade di ottobre. Sul fronte della qualità abbiamo raccolto uve eccellenti e dalle ottime prospettive”.

    Spostandoci sul versante Sud-Est, anche Cirino Biondi, che con la sua azienda agricola Ciro Biondi a Trecastagni ha vigne sino a 700 metri sul livello del mare, conferma sia l’ottimo stato fitosanitario delle uve che la qualità complessiva. “Le piogge di fine agosto sono state determinanti perché hanno consentito una maturazione ottimale delle uve. Abbiamo registrato, soprattutto nei bianchi, una grande acidità e una bella freschezza complessiva, con grado alcolico che fa presagire vini di ottima longevità. Ci aspettiamo vini importanti che si caratterizzano soprattutto per note agrumate e una sapidità spiccata”.

    Spostandoci ancora più sud, sul versante Sud-Ovest, troviamo la Masseria Setteporte, anche in questo caso con vigneti che si trovano tra i 650 e i 700 metri di altitudine. “La vendemmia è andata molto bene” commenta Piero Portale.Il maggiore irraggiamento solare presente nel nostro areale quest’anno ha permesso una maturazione ottimale dei grappoli e ci riteniamo molto soddisfatti della qualità delle uve che abbiamo portato in vinificazione. Le grandi escursioni termiche che abbiamo registrato insieme alle importanti acidità ci fanno prevedere vini ancora più longevi e fragranti”.

    La Denominazione di Origine Controllata dei vini Etna nasce nel 1968, come la prima fondata in Sicilia e tra le prime create in Italia, foto da comunicato stampa
    La Denominazione di Origine Controllata dei vini Etna nasce nel 1968, come la prima fondata in Sicilia e tra le prime create in Italia, foto da comunicato stampa, le vigne

    La Denominazione di Origine Controllata dei vini Etna nasce nel 1968, come la prima fondata in Sicilia e tra le prime create in Italia.

    Nel 1994 viene istituito il Consorzio di Tutela Etna DOC che per la sua rappresentatività, con il decreto ministeriale del 18 febbraio 2018, ottiene il riconoscimento Erga Omnes. Il Consorzio svolge le funzioni di tutela e valorizzazione del brand Etna Doc, del territorio e delle sue produzioni e vigila sul rispetto delle norme previste dal disciplinare di produzione a garanzia dei consumatori e dei produttori.

    Inoltre promuove la crescita di visibilità e reputazione del marchio e dei vini in Italia e all’estero attraverso la partecipazione alle principali fiere di settore e l’organizzazione di eventi autoprodotti. Il Consorzio di Tutela Etna DOC con la sua governance partecipa attivamente ai temi di interesse vitivinicolo, favorisce le relazioni tra i produttori e i mercati e lo sviluppo della cultura legata al mondo del vino tra i consumatori.

    Da Comunicato Stampa


    Sito Consorzio di Tutela Etna DOC: https://www.consorzioetnadoc.com/

    Sito Ufficio Stampa: http://www.fruitecom.it

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