Categoria: News

ARTICOLI VARI DI ALTRI AUTORI INCONTRI,INTERVISTE

  • Vino sfuso in Italia,  garanzia di vendite all’estero 2024

    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024

    Il mercato del vino sfuso in Italia: garanzia, dinamiche, protagonisti e sfide

    di Carol Agostini

    Il mercato del vino sfuso italiano rappresenta una componente essenziale dell’industria vinicola nazionale e internazionale. Conosciuto per il commercio di vino in cisterna o a litri, questo segmento consente la distribuzione di grandi quantità di vino destinato al confezionamento, al blending o all’uso industriale. Dietro a questa pratica si nasconde una filiera complessa e ben regolamentata, che coinvolge produttori, mediatori, grandi cantine e attori della logistica.

    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto di Carol Agostini
    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto di Carol Agostini

    Le dimensioni del mercato: statistiche e dati di produzione

    Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) e del Ministero dell’Agricoltura italiano, l’Italia è il principale produttore mondiale di vino, con oltre 50 milioni di ettolitri prodotti nel 2022. Di questi, una parte significativa è destinata al mercato del vino sfuso. Si stima che circa il 30% del vino italiano venga commercializzato in cisterna, con destinazioni che includono l’esportazione verso paesi come Germania, Francia, e Stati Uniti.

    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto di Picjumbo
    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto di Picjumbo

    Tra i vitigni maggiormente rappresentati nel mercato del vino sfuso troviamo:

    Trebbiano: noto per la sua alta resa, viene utilizzato principalmente per vini da taglio e produzione industriale.

    Sangiovese: diffuso soprattutto in Toscana e nelle regioni centrali, è usato sia per blend che per vini di qualità.

    Montepulciano: apprezzato per la versatilità, rappresenta una scelta comune nel centro-sud Italia.

    Glera: la base del Prosecco, spesso venduta sfusa per imbottigliamento in loco o produzione di spumanti.

    Primitivo e Nero d’Avola: rappresentano i vitigni rossi più esportati nel formato sfuso, grazie alla loro struttura e intensità aromatica.

    Pinot Grigio: il vitigno più venduto al mondo

    I volumi annuali di vino sfuso commercializzato superano i 10 milioni di ettolitri, con transazioni che spaziano dai piccoli lotti per aziende artigianali a grandi accordi commerciali tra multinazionali.

    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto di David Bartus
    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto di David Bartus

    Protagonisti del settore: le cantine sociali e i mediatori

    Le cantine sociali italiane, che rappresentano oltre il 50% della produzione vinicola nazionale, svolgono un ruolo cruciale nel mercato del vino sfuso. Queste cooperative, che riuniscono migliaia di piccoli produttori, offrono grandi volumi di vino a prezzi competitivi, garantendo un approvvigionamento stabile e di qualità per i compratori.

    Accanto alle cantine sociali, i mediatori svolgono una funzione indispensabile. Questi professionisti facilitano le transazioni tra produttori e acquirenti, utilizzando piattaforme digitali o reti consolidate di contatti. In un mercato in cui la fiducia e la trasparenza sono fondamentali, i mediatori assicurano che il vino rispetti le specifiche contrattuali, sia per caratteristiche organolettiche che per conformità alle norme.

    Tra gli acquirenti si distinguono:

    Aziende imbottigliatrici che utilizzano il vino sfuso per produrre etichette proprie.
    Industrie alimentari e cosmetiche che impiegano il vino come ingrediente.
    Importatori e distributori internazionali che acquistano grandi volumi per mercati esteri.

    Normative e regolamentazioni

    Il commercio del vino sfuso è regolamentato da normative stringenti sia a livello nazionale che europeo. Tra le principali disposizioni troviamo:

    La legge 238/2016 (Testo Unico del Vino): stabilisce le norme per la produzione, la classificazione e la tracciabilità del vino, garantendo trasparenza e qualità lungo tutta la filiera.
    Regolamento UE 1308/2013: disciplina l’organizzazione comune dei mercati agricoli, incluso il vino, specificando i requisiti per l’etichettatura, la denominazione e il trasporto.
    Codice Doganale dell’Unione Europea: regola le esportazioni di vino sfuso, imponendo controlli su dazi e documentazione.
    Accordi internazionali sui dazi doganali: Paesi come gli Stati Uniti e la Cina, principali importatori di vino sfuso italiano, applicano tariffe diverse, influenzando i costi e le dinamiche commerciali.

    Un aspetto fondamentale è la tracciabilità: ogni cisterna deve essere accompagnata da un documento di trasporto (MVV – Modello di Vendita Vino), che riporta origine, caratteristiche tecniche e denominazione del prodotto.

    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto da internet,pexel
    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto da internet,pexel

    Vino sfuso e qualità: un connubio possibile?

    Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il vino sfuso non è sinonimo di bassa qualità. Molti produttori utilizzano questo formato per vendere eccedenze o per soddisfare ordini specifici di blend richiesti dal mercato estero. Ad esempio, il mercato tedesco spesso acquista vini italiani sfusi per imbottigliarli localmente, mantenendo un’etichettatura conforme alle normative UE.

    Tra i vini di qualità venduti in cisterna spiccano:

    Chianti e Chianti Classico: spesso acquistati da imbottigliatori europei per il confezionamento in loco.
    Prosecco DOC: una parte significativa viene esportata sfusa per essere lavorata in mercati strategici come gli USA.
    Vini bianchi aromatici: tra cui Pinot Grigio e Sauvignon Blanc, molto richiesti in Nord Europa e Nord America.

    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all'estero 2024 foto di Carol Agostini
    Vino sfuso in Italia, garanzia di vendite all’estero 2024 foto di Carol Agostini

    Sfide e opportunità del settore

    Il mercato del vino sfuso affronta sfide legate alla concorrenza internazionale e alla sostenibilità. Paesi emergenti come l’Australia e il Sudafrica offrono vini sfusi a prezzi competitivi, spingendo l’Italia a puntare su qualità e certificazioni. Inoltre, il cambiamento climatico incide sulle rese e sulla qualità del prodotto, rendendo essenziale investire in tecnologie di precisione e innovazione agricola.

    Dal lato delle opportunità, la crescente domanda di vino in Asia e America Latina apre nuovi orizzonti per l’esportazione. La digitalizzazione del settore, con piattaforme online dedicate al commercio di vino sfuso, facilita le transazioni e amplia la rete di contatti tra produttori e compratori.

    LEGGI ANCHE: https://www.papillae.it/guida-pecora-nera-premia-ristorante-degli-angeli/

    Penso che…

    Il mercato del vino sfuso italiano è un pilastro dell’industria vinicola nazionale, in grado di coniugare tradizione, innovazione e competitività. Grazie alla sua capacità di rispondere alle esigenze di un mercato globale sempre più esigente, rappresenta una risorsa preziosa per valorizzare le eccellenze italiane e promuovere un consumo consapevole e sostenibile.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Siti partners articolo: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.papillae.it/

  • Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024

    “VerriGud Morning 2024”: Un Viaggio nel Cuore delle Eccellenze Enogastronomiche Italiane a Lanuvio

    di Carol Agostini

    La prima edizione di “VerriGud Morning 2024” si è tenuta nella pittoresca cittadina di Lanuvio, regalando ai presenti una giornata memorabile all’insegna delle eccellenze enogastronomiche italiane. Organizzato dall’agenzia FoodandWineAngels e da Papillae Magazine, diretto da Carol Agostini, l’evento ha riunito produttori, istituzioni e giornalisti per celebrare il patrimonio culinario e agricolo italiano.

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, foto di Manuel Gabriele Lampasona
    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, foto di Manuel Gabriele Lampasona

    Lanuvio: Un Palcoscenico Ideale per le Tradizioni Italiane

    Lanuvio, parte del comprensorio dei Castelli Romani, è un borgo ricco di storia e cultura, famoso per la sua tradizione vitivinicola. Situato a pochi chilometri da Roma, è rinomato per i suoi vigneti che beneficiano di un terreno vulcanico particolarmente fertile, ideale per la coltivazione di uve pregiate. Con una storia che risale all’epoca romana, quando era conosciuta come Lavinium, Lanuvio è un luogo in cui passato e presente convivono armoniosamente.

    L’Evento: Promuovere il Made in Italy

    L’evento, esclusivo e a porte chiuse, ha visto la partecipazione di un pubblico selezionato, tra cui il sindaco di Lanuvio, l’Onorevole Andrea Volpi, e il vice sindaco Valeria Viglietti, con delega alla Città del Vino. L’obiettivo principale era valorizzare i piccoli produttori italiani, offrendo loro una piattaforma per raccontare le storie dietro le loro creazioni.

    Dalla tarda mattinata, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di immergersi in un’esperienza sensoriale unica, degustando prodotti di alta qualità. Vini pregiati, salumi, formaggi, miele, frutta martorana e zafferano biologico sono stati solo alcune delle delizie proposte.

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, foto di Manuel Gabriele Lampasona
    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, foto di Manuel Gabriele Lampasona

    I Protagonisti dell’Eccellenza

    Tenuta Borgolano: L’Anima dell’Oltrepò Pavese

    Situata in Lombardia, la Tenuta Borgolano è un esempio virtuoso di viticoltura sostenibile. Con una produzione annua di circa 100.000 bottiglie, la tenuta offre vini pregiati come il Barando e la Donna Bonarda, simboli di un territorio autentico. La fondatrice, Donatella Quaroni, ha dedicato decenni a promuovere un approccio rispettoso dell’ambiente, trasformando la sua azienda in un punto di riferimento per il turismo enogastronomico.

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Tenuta Borgolano, foto di Manuel Gabriele Lampasona
    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Tenuta Borgolano, foto di Manuel Gabriele Lampasona

    Salumificio Gran Varzi: Tradizione e Gusto

    Il Salame di Varzi DOP Gran Varzi rappresenta un’eccellenza lombarda. Con il suo profilo aromatico unico, richiama le antiche tradizioni della Val Staffora, dove la produzione artigianale incontra tecniche moderne per garantire qualità e autenticità.

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Salumificio Gran Varzi, foto di Manuel Gabriele Lampasona
    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Salumificio Gran Varzi, foto di Manuel Gabriele Lampasona

    La Casearia Carpenedo: Arte dell’Affinamento

    Da oltre 60 anni, la Casearia Carpenedo, con sede nel Veneto, è sinonimo di innovazione nel settore caseario. Il celebre “Ubriaco®” è uno dei primi formaggi affinati con vinacce, un processo che ha rivoluzionato il mercato, trasformando formaggi di alta qualità in esperienze sensoriali uniche.

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Blu61 Casearia Carpenedo, ffoto di Manuel Gabriele Lampasona
    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Blu61 Casearia Carpenedo, foto di Manuel Gabriele Lampasona

    Dolce Barocco di Alessandro Marchese: La Tradizione Siciliana della Frutta Martorana

    Con sede a Catania, Dolce Barocco celebra l’arte della frutta martorana, dolci incredibilmente realistici realizzati in pasta di mandorle. Alessandro Marchese, erede di una lunga tradizione familiare, ha innovato questa pratica riducendo la dolcezza e migliorando la qualità degli ingredienti.

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Dolce Barocco di Alessandro Marchese, foto di Manuel Gabriele Lampasona
    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Dolce Barocco di Alessandro Marchese, foto di Manuel Gabriele Lampasona

    I Mandriani Carni: Genuinità e Innovazione

    L’azienda I Mandriani Carni rappresenta tre generazioni di maestria nella lavorazione delle carni. Il loro impegno nel mantenere ricette tradizionali, unito all’uso di tecnologie avanzate, garantisce prodotti privi di glutine e lattosio, lavorati artigianalmente con un processo di essiccazione naturale.

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Mandriani Carni, foto di Manuel Gabriele Lampasona
    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Mandriani Carni, foto di Manuel Gabriele Lampasona

    Sughi Vestalia: Sapori Autentici in Barattolo

    Nata nel 2020 in piena pandemia, Sughi Vestalia offre sughi artigianali che portano il sapore della tradizione italiana direttamente nelle case dei consumatori. I fondatori, Luca Chiaese e Roberto Guarino, hanno trasformato una passione comune in un progetto imprenditoriale di successo.

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Sughi pronti Vestalia, foto di Manuel Gabriele Lampasona
    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Sughi pronti Vestalia, foto di Manuel Gabriele Lampasona

    La Golosa di Maurizio Curi: La Frutta in Tutta la Sua Purezza

    La Golosa di Maurizio Curi si distingue per l’uso esclusivo di frutta lavorata a mano, priva di additivi chimici. Emblematiche sono le Mele Rosa, un frutto antico recuperato e valorizzato nel territorio dei Monti Sibillini.

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, La Golosa di Maurizio Curi, foto di Manuel Gabriele Lampasona
    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, La Golosa di Maurizio Curi, foto di Manuel Gabriele Lampasona

    Milletti Funghi: Innovazione nei Castelli Romani

    Fondata nel 1978, l’azienda agricola Milletti Funghi combina tradizione e tecnologia per produrre funghi di qualità superiore. I loro prodotti, ricchi di nutrienti e vitamine, rappresentano un esempio eccellente di agricoltura sostenibile.

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Milletti Funghi, foto di Manuel Gabriele Lampasona
    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Milletti Funghi, foto di Manuel Gabriele Lampasona

    Mancini Pastificio Agricolo: Dal Campo alla Tavola

    Con sede nelle Marche, il Pastificio Agricolo Mancini utilizza esclusivamente grano coltivato nei propri campi per creare paste artigianali di alta qualità. La lavorazione tradizionale, come la trafilatura al bronzo e l’essiccazione lenta, conferisce ai prodotti un sapore autentico e riconoscibile.

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Pastificio Agricolo Mancini, foto di Manuel Gabriele Lampasona
    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Pastificio Agricolo Mancini, foto di Manuel Gabriele Lampasona

    Pura Crocus: L’Oro della Val d’Orcia

    Specializzata nella produzione di zafferano biologico, Pura Crocus promuove pratiche agricole sostenibili. Ogni prodotto, dal miele alle tisane, incarna l’essenza della Val d’Orcia e l’impegno dell’azienda per la qualità.

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Pura Crocus, foto di Manuel Gabriele Lampasona
    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Pura Crocus, foto di Manuel Gabriele Lampasona

    Petra Marzia: Vini della Tradizione Campana

    Dalla provincia di Avellino, Petra Marzia è una giovane azienda vinicola che celebra i grandi vini campani come il Taurasi DOCG e il Fiano. Ogni bottiglia riflette il legame profondo con il territorio e la passione dei produttori.

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Petra Marzia, foto di Manuel Gabriele Lampasona
    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Petra Marzia, foto di Manuel Gabriele Lampasona

    Skill up Bartender di Alessandro Silvi: Innovazione e genialità di chi sa valorizzare un cocktail

    Alessandro Silvi, bartender della zona di Lanuvio noto per la sua esperienza e spirito innovativo, presenta il suo nuovo progetto: una linea esclusiva di 6 cocktail iconici confezionati sottovuoto, ciascuno accompagnato dalla propria bottiglia dedicata. Tra i protagonisti di questa collezione spiccano il Sazerac, Manhattan, Old Fashioned, Negroni, Boulevardier e Milano-Torino. Un’idea che unisce tradizione e creatività per celebrare l’arte della mixology

    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Skill up Bartender di Alessandro Silvi, foto di Manuel Gabriele Lampasona
    Lanuvio un meraviglioso giorno di eccellenze foodewine 2024, Skill up Bartender di Alessandro Silvi, foto di Manuel Lampasona

    LEGGI ANCHE: https://www.meridiananotizie.it/2024/10/primo-piano/alla-scoperta-di-carol-agostini-passione-sensi-e-gioco-al-servizio-dellenogastromia/

    Un Menù Memorabile

    Il pranzo, cuore dell’evento, è stato un trionfo di sapori. Ogni portata è stata realizzata utilizzando i prodotti degli espositori, abbinati a vini selezionati. Tra le proposte, spiccavano piatti come le mezze maniche Mancini con funghi cardoncelli, zucca e guanciale, e la carne alla brace accompagnata da cicoria ripassata.

    Un Successo Annunciato

    La prima edizione di “VerriGud Morning 2024” ha rappresentato un’esperienza unica per celebrare l’eccellenza enogastronomica italiana. Grazie a un’organizzazione impeccabile e a una selezione di produttori d’élite, l’evento si pone come un appuntamento imperdibile per promuovere il Made in Italy, la tradizione e l’innovazione dei territori italiani.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Siti partners articolo: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.papillae.it/

  • Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso

    Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso

    Berebene 2025: 34° edizione della Guida del vino dal miglior rapporto qualità prezzo secondo Gambero Rosso

    Di Cristina Santini

     

    Si è conclusa ieri, 18 novembre, a Palazzo Brancaccio a Roma con la chiusura della degustazione al banco d’assaggio, la presentazione della nuova edizione della guida “Berebene 2025” – I Migliori Vini d’Italia sotto i 20 euro, curata da William Pregentelli e dal team del Gambero Rosso sotto la direzione di Lorenzo Ruggeri.
    Il Bere Bene quest’anno ha raggiunto un nuovo record, con 937 etichette premiate che soddisfano sia il gusto che il budget. In particolare, 92 di questi hanno un prezzo inferiore ai 10 euro, e la selezione comprende 6 premi nazionali e 21 premi regionali, in rappresentanza di ciascuna delle regioni vinicole italiane.

    Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell'autrice
    Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell’autrice

    Lorenzo Ruggeri, Direttore del Gambero Rosso, racconta:

    “Questa mattina ho esaminato attentamente i dati Istat sull’export vinicolo. Sorprendentemente, nel 2024 la bilancia commerciale risulta in attivo, addirittura del 4%, con il valore delle esportazioni che cresce più dei volumi.
    Gli Stati Uniti, mercato storico di riferimento, stanno attualmente performando bene, con un prezzo di riferimento relativamente basso di 3,46 euro al litro. Ciò indica che abbiamo ancora del lavoro da fare, poiché rimaniamo un paese concentrato sulla quantità.
    Mentre è vero che le generazioni più giovani bevono meno alcol, le abitudini di consumo della mia generazione e di quella di William erano molto diverse 18 anni fa. All’epoca non si acquistavano vini di fascia alta, né si spendeva tanto per il vino quanto si spende oggi.

    Il consumo di vino tende a coincidere con alcune fasi della vita, ad esempio quando le persone hanno un reddito più elevato, mettono su famiglia o raggiungono un punto di maggiore stabilità finanziaria. Questo perché il vino è spesso associato a determinati valori e momenti significativi nella vita.
    Questa guida all’accessibilità del vino deve continuamente sperimentare e comunicare le sue informazioni in modo altamente efficace. Nonostante le sfide, l’industria vinicola richiede ancora uno sforzo concertato da parte di giornalisti e produttori per comprendere appieno il panorama attuale e fornire approfondimenti significativi.”

    Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell'autrice
    Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell’autrice

    William Pregentelli, curatore della guida, spiega che i modelli di consumo del vino stanno cambiando. Osserva che il consumo giornaliero sta diminuendo, probabilmente a causa dello stile di vita moderno più veloce rispetto a 20, 30 o 40 anni fa. Inoltre, il vino sta diventando più un’esperienza sociale e celebrativa da gustare fuori casa piuttosto che all’interno. Di conseguenza, l’apertura di una bottiglia a casa è in calo, mentre il consumo nei ristoranti e nei bar è in aumento. Dovremmo infatti riflettere su queste tendenze di consumo in evoluzione.

    L’edizione di quest’anno ha mantenuto la struttura dello scorso anno, che ha subito un’importante revisione e presenta un’ampia carta dei vini con 937 recensioni e valutazioni fino ai centesimi, novità dell’anno precedente. Si tratta della più grande edizione del “Bere Bene” fino ad oggi.

    Bisavolo ‘22 Barbera d’Asti Superiore Docg di Roberto Ferraris, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell'autrice
    Bisavolo ‘22 Barbera d’Asti Superiore Docg di Roberto Ferraris, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell’autrice

    La denominazione più premiata è la Barbera d’Asti, con 16 vini, in testa ai riconoscimenti del Piemonte come la regione con la migliore selezione per il consumo di qualità, vantando 112 vini. Seguono il Veneto con 92 vini e la Toscana con 84.

    Si tratta di vini etichettati impropriamente come “base”, eppure dimostrano come la serietà di un’azienda si misuri dalla qualità di queste etichette. Non è necessario cercare i vini più costosi per gustare un buon vino: queste opzioni più convenienti possono comunque catturare l’identità di una regione vinicola, i tratti distintivi di un vitigno e la filosofia di produzione di un enologo o di un’azienda vinicola.

    Albena ‘23 Romagna Albana di Assirelli, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell'autrice
    Albena ‘23 Romagna Albana di Assirelli, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell’autrice

    La guida non solo evidenzia la qualità e l’economicità, ma presenta anche vini di grande carattere e tipicità. I vini degustati ai banchi d’assaggio offrono freschezza, ottima bevibilità e memorabili note di frutta o terziarie. Seppur giovanili di età, sono di notevole fascino, rispettando i vitigni e i terroir da cui provengono. In sostanza, si tratta etichette da bere tutti i giorni. Questo è l’obiettivo della guida.

    Chlamys ‘23 Vermentino di Sardegna di Tenute Fois - Accademia Olearia, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell'autrice
    Chlamys ‘23 Vermentino di Sardegna di Tenute Fois – Accademia Olearia, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell’autrice

    Novità a breve

    Il sito del Gambero Rosso è stato completamente rivisto e ottimizzato per una fruizione mobile. La grafica e alcuni elementi chiave sono stati aggiornati per migliorare la lettura. Inoltre, oltre un mese fa è stata lanciata la piattaforma OTT di Gambero Rosso TV, che offre una vasta libreria di contenuti, tra cui reportage dall’Italia e dal mondo, talent show, ricette e viaggi. È inoltre possibile visualizzare il canale lineare di Gambero Rosso TV sul digitale terrestre al canale 257. In questo modo, gli utenti possono accedere ai contenuti ovunque si trovino. Saranno pubblicati tre nuovi contenuti a settimana, e da gennaio verranno introdotti ulteriori contenuti completamente nuovi.

    L’ultima proposta è un corso on-demand di 150 ore dal titolo “Il vino del futuro”, sviluppato in collaborazione con il Professor Scienza. Il programma in quattro moduli copre una gamma completa di argomenti critici, dall’agronomia alla comunicazione e includono lo storytelling, il linguaggio, l’uso efficace dei social media e la massimizzazione dell’identità digitale del marchio attraverso i canali essenziali di oggi.

    Aedes ‘23 Etna bianco di I Custodi delle Vigne dell’Etna, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell'autrice
    Aedes ‘23 Etna bianco di I Custodi delle Vigne dell’Etna, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell’autrice

    Concludiamo con i dati essenziali:

    937 vini premiati di cui 64 spumanti e frizzanti, 412 vini bianchi, 69 vini rosati, 377 vini rossi, 15 vini dolci.

    FCO Pinot Grigio Ramato ‘23 di Sirch, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell'autrice
    FCO Pinot Grigio Ramato ‘23 di Sirch, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell’autrice

    6 Premi Nazionali:

    Miglior Bollicina: La Matta Dosaggio Zero ’23, Casebianche
    Miglior Bianco: Falerio Pecorino Maree ’23, Madonnabruna
    Miglior Rosato: FCO Pinot Grigio Ramato ’23, Sirch
    Miglior Rosso: Chianti Cl. ’21, Borgo Salcetino
    Miglior Dolce: Canelli Tenuta del Fant ’23, Il Falchetto
    Miglior Vino sotto i 10 euro: Barbera d’Asti Sup. Savej ’21, Terre Astesane

    Le Terrazze ‘21 Rosso Conero di Fattoria Le Terrazze, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell'autrice
    Le Terrazze ‘21 Rosso Conero di Fattoria Le Terrazze, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell’autrice

    21 Campioni Regionali:

    Valle d’Aosta: VdA Petite Arvine ’23, Les Crêtes
    Piemonte: Barbera d’Asti Sup. I Tre Vescovi ’22, Vinchio Vaglio
    Liguria: Riviera Ligure di Ponente Vermentino ’23, Durin
    Lombardia: RGC Groppello ’23, Cantrina
    Trentino: Trentino Riesling ’23, Maso Poli
    Alto Adige: A. A. Pinot Bianco ’23, Kettmeir
    Veneto: Bardolino Montebaldo Delara ’22, Guerrieri Rizzardi
    Friuli Venezia Giulia: FCO Pinot Bianco ’23, Roberto Scubla
    Emilia Romagna: Romagna Albana Albena ’23, Assirelli

    Calice ‘22 Aglianico del Vulture Donato D’Angelo di Filomena Ruppi, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell'autrice
    Calice ‘22 Aglianico del Vulture Donato D’Angelo di Filomena Ruppi, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell’autrice

    Toscana: Chianti Colli Fiorentini Sorrettole ’22, La Querce
    Marche: Bianchello del Metauro Sup. Rocho ’22, Roberto Lucarelli
    Umbria: Spoleto Trebbiano Spoletino ’23, Le Cimate
    Lazio: Lepino ’20, Donato Giangirolami
    Abruzzo: Cerasuolo d’Abruzzo Baldovino ’23, Tenuta I Fauri
    Molise: Molise Tintilia ’21, Tenute Martarosa
    Campania: Rosato ’23, Cenatiempo
    Basilicata: Aglianico del Vulture Synthesi ’20, Paternoster
    Puglia: Terra d’Otranto Negroamaro Notte Rossa ’22, Terre Di Sava
    Calabria: Cirò Rosso Cl. Sup. Colli del Mancuso Ris. ’21, Ippolito 1845
    Sicilia: Sicilia Giato ’23, Centopassi
    Sardegna: Vermentino di Sardegna Chlamys ’23, Tenute Fois – Accademia Olearia

    Suprema La Mortadella di Fiorucci dal 1850, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell'autrice
    Suprema La Mortadella di Fiorucci dal 1850, articolo: Berebene 2025, formidabile risultato della Guida del Gambero Rosso, foto dell’autrice

     

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito di riferimento: https://www.gamberorosso.it

    Siti partners articolo: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.papillae.it/

  • Concorsi internazionali: efficace sfida aziendale 2024?

    Concorsi internazionali: efficace sfida aziendale 2024?

    Concorsi Internazionali: Opportunità e Sfide per Giurati e Aziende

    di Carol Agostini

    I concorsi internazionali rappresentano uno degli strumenti più potenti per promuovere la qualità e l’eccellenza in vari settori, in particolare nell’enogastronomia e nelle produzioni alimentari. Partecipare come giurato a queste competizioni, così come presentare i propri prodotti aziendali, offre numerosi vantaggi ma pone anche sfide considerevoli. In questo articolo, analizzeremo perché partecipare come giurato, i benefici e gli svantaggi per le aziende che prendono parte a tali concorsi e le opportunità professionali che ne possono derivare.

    Concorsi internazionali: efficace sfida aziendale 2024? foto di Pavel Danilyuk
    Concorsi internazionali: efficace sfida aziendale 2024? foto di Pavel Danilyuk

    Perché Partecipare Come Giurato a un Concorso Internazionale?

    Essere selezionato come giurato a un concorso internazionale è considerato un onore e un riconoscimento della propria competenza e professionalità nel settore. I giurati possono provenire da vari ambiti, come quello enologico, gastronomico o artigianale, e la loro presenza è fondamentale per garantire l’imparzialità e la qualità delle valutazioni.

    1. Crescita Professionale e Networking
    Partecipare come giurato a un concorso internazionale significa entrare in contatto con professionisti di alto livello. Questo crea opportunità di networking che possono aprire nuove porte a collaborazioni future, sia a livello nazionale che internazionale. L’incontro con esperti del settore, produttori e altri giurati aumenta la visibilità del professionista e rafforza la propria rete di contatti.

    2. Acquisire Nuove Competenze
    Essere parte di una giuria significa anche mantenersi aggiornati sulle nuove tendenze del mercato e sui prodotti innovativi. I giurati hanno l’opportunità di confrontarsi con le ultime tecnologie, le tecniche di produzione e le strategie commerciali, il che è particolarmente importante in un settore altamente competitivo come quello enogastronomico.

    3. Aumentare la Propria Reputazione
    Un giurato selezionato per un concorso di alto livello ottiene visibilità e prestigio. Questo può tradursi in nuove opportunità professionali, come consulenze per aziende o incarichi accademici. La partecipazione regolare a concorsi internazionali permette di posizionarsi come esperti nel proprio settore, aumentando la propria autorevolezza.

    4. Opportunità di Esplorare Nuovi Mercati
    Molti concorsi internazionali si svolgono in diversi paesi e sono frequentati da produttori di tutto il mondo. Partecipare come giurato permette di avere una visione globale del mercato e delle nuove opportunità che si stanno sviluppando. Questo può essere utile per chi desidera ampliare il proprio orizzonte professionale o lavorare su progetti che richiedono una comprensione internazionale delle tendenze di mercato.

    Concorsi internazionali: efficace sfida aziendale 2024? foto di Pavel Danilyuk
    Concorsi internazionali: efficace sfida aziendale 2024? foto di Pavel Danilyuk

    Sfavore di Essere Giurato

    Tuttavia, come ogni attività professionale, fare il giurato in concorsi internazionali ha anche alcune criticità.

    1. Impegno di Tempo
    I concorsi internazionali possono richiedere un grande impegno in termini di tempo. Le sessioni di valutazione possono durare diversi giorni e includere assaggi di centinaia di prodotti. Questo richiede non solo tempo, ma anche una capacità di concentrazione continua, soprattutto in settori come il vino, dove il palato può affaticarsi facilmente.

    2. Responsabilità e Pressione
    Essere un giurato comporta un livello di responsabilità elevato. Le decisioni prese possono avere un impatto significativo sulle aziende partecipanti, influenzando la loro reputazione e il loro posizionamento sul mercato. Inoltre, c’è sempre la pressione di garantire giudizi obiettivi e di alta qualità, poiché la credibilità del concorso e dei giurati stessi può essere messa in discussione.

    3. Eventuali Conflitti di Interesse
    Un giurato può trovarsi di fronte a possibili conflitti di interesse, specialmente se ha legami con una delle aziende partecipanti. Anche se questi casi vengono spesso gestiti con la massima trasparenza, situazioni di questo tipo possono complicare la posizione del giurato.

    Concorsi internazionali: efficace sfida aziendale 2024? foto da Pexel
    Concorsi internazionali: efficace sfida aziendale 2024? foto da Pexel

    Vantaggi per le Aziende Partecipanti

    Dal punto di vista delle aziende, i concorsi internazionali rappresentano una piattaforma unica per dimostrare la qualità dei propri prodotti a livello globale. Partecipare a queste competizioni può portare numerosi benefici, a condizione che l’azienda sia consapevole delle opportunità e delle sfide che affronta.

    1. Visibilità e Riconoscimento del Marchio
    Uno dei principali vantaggi di partecipare a un concorso internazionale è la visibilità che l’azienda può ottenere. I prodotti vincitori o premiati in concorsi di alto livello acquisiscono immediatamente un riconoscimento che può essere sfruttato a livello commerciale. I consumatori tendono a fidarsi dei prodotti che hanno ricevuto premi, associando automaticamente la vittoria con qualità e prestigio.

    2. Accesso a Nuovi Mercati
    Un premio ottenuto in un concorso internazionale può aprire le porte a mercati esteri. Questo è particolarmente vero per settori come quello del vino, dove l’ottenimento di una medaglia in una competizione rinomata può facilitare l’ingresso in paesi stranieri o negoziazioni con nuovi distributori. Inoltre, i concorsi internazionali sono spesso seguiti da buyer e distributori, offrendo un’opportunità diretta per espandere il proprio business.

    3. Benchmarking della Qualità
    Partecipare a un concorso internazionale consente alle aziende di confrontare i propri prodotti con quelli dei concorrenti. Questo benchmarking della qualità permette all’azienda di valutare il proprio posizionamento nel mercato e di identificare aree di miglioramento. La partecipazione ai concorsi non è solo una sfida per vincere, ma anche un’occasione per imparare e migliorarsi costantemente.

    4. Rafforzare la Reputazione
    Un premio ottenuto in una competizione internazionale può aumentare notevolmente la reputazione di un’azienda, sia a livello locale che internazionale. Questo può tradursi in una maggiore fidelizzazione dei clienti esistenti e in una maggiore capacità di attrarre nuovi clienti, grazie alla garanzia di qualità fornita dal premio ricevuto.

    Concorsi internazionali: efficace sfida aziendale 2024? foto di Pavel Danilyuk
    Concorsi internazionali: efficace sfida aziendale 2024? foto di Pavel Danilyuk

    Svantaggi per le Aziende Partecipanti

    Sebbene i concorsi internazionali offrano grandi opportunità, esistono anche degli svantaggi che le aziende devono considerare.

    1. Costi
    Partecipare a un concorso internazionale non è sempre economico. Oltre ai costi di iscrizione, ci sono spese legate al trasporto dei prodotti, alla promozione e alla logistica generale. Per le piccole e medie imprese, questi costi possono rappresentare un investimento considerevole, e non sempre garantiscono un ritorno immediato.

    2. Rischio di Non Ottenere Riconoscimenti
    Non tutte le aziende che partecipano a un concorso riescono a ottenere premi o riconoscimenti. In questi casi, il rischio è quello di non vedere un ritorno tangibile sull’investimento, sia in termini economici che di visibilità. Non vincere può anche rappresentare una delusione per l’azienda e influenzare negativamente il morale del team.

    3. Necessità di Garantire Qualità Costante
    Una volta che un prodotto vince un premio, l’aspettativa dei consumatori riguardo alla sua qualità rimane molto alta. Questo significa che l’azienda deve continuare a mantenere standard elevati, poiché una diminuzione della qualità può avere un impatto negativo sulla reputazione dell’azienda.

    LEGGI ANCHE: https://www.papillae.it/zafferano-sua-maesta-del-buon-umore-carol-agostini/

    Concorsi internazionali: efficace sfida aziendale 2024? foto di Pavel Danilyuk
    Concorsi internazionali: efficace sfida aziendale 2024? foto di Pavel Danilyuk

    Sbocchi Professionali e Opportunità per le Aziende

    Partecipare a concorsi internazionali offre alle aziende non solo visibilità, ma anche opportunità di crescita professionale.

    1. Collaborazioni con Buyer Internazionali
    Molti concorsi sono frequentati da buyer internazionali in cerca di prodotti di alta qualità da distribuire nei loro mercati. Questo può rappresentare un’opportunità per le aziende di stabilire nuove collaborazioni commerciali, espandendo la propria rete di distribuzione e migliorando la propria posizione sul mercato globale.

    2. Opportunità di Marketing e Promozione
    Ottenere un riconoscimento in un concorso internazionale può essere un forte strumento di marketing. Le aziende possono sfruttare questo successo per promuovere i propri prodotti, utilizzando medaglie, certificati e premi come parte delle loro strategie pubblicitarie. Questo rafforza la credibilità del brand agli occhi dei consumatori e aumenta le vendite.

    3. Innovazione e Crescita
    Partecipare a concorsi internazionali spinge le aziende a innovare e migliorare costantemente i propri prodotti. Questo impegno verso l’innovazione non solo porta a un miglioramento della qualità, ma può anche favorire la crescita a lungo termine, permettendo alle aziende di rimanere competitive in un mercato in continua evoluzione.

    I concorsi internazionali rappresentano una sfida interessante sia per i giurati che per le aziende partecipanti. Per i giurati, offrono opportunità di networking, crescita professionale e riconoscimento. Per le aziende, possono portare benefici significativi in termini di visibilità, accesso a nuoviI concorsi internazionali offrono importanti opportunità di crescita, visibilità e sviluppo professionale per le aziende partecipanti, così come per i giurati. Tuttavia, come in ogni campo, ci sono anche sfide da affrontare. Questo articolo esplora i motivi per partecipare a concorsi internazionali, il ruolo dei giurati, i benefici e i potenziali svantaggi per le aziende, e le opportunità che derivano da tali competizioni.

    (altro…)

  • Enogastronomia italiana, notevole crisi e cambiamenti 2024

    Enogastronomia italiana, notevole crisi e cambiamenti 2024

    Enogastronomia italiana, quale sarà lo sviluppo nel 2025, crisi confermata nel 2024?

    di Carol Agostini

     

    Il futuro dell’enogastronomia italiana, in un periodo segnato da crisi economiche e cambiamenti nei modelli di consumo, rappresenta una sfida complessa ma anche un’opportunità per innovare e consolidare la posizione di eccellenza del nostro Paese in questo settore. Nonostante le difficoltà legate all’aumento dei costi e alla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie italiane, il comparto enogastronomico continua a essere uno dei pilastri dell’economia nazionale, sia a livello interno che internazionale.

    Enogastronomia italiana, notevole crisi e cambiamenti 2024, foto da Pexel
    Enogastronomia italiana, notevole crisi e cambiamenti 2024, foto da Pexel

    Il panorama attuale: una ripresa ancora fragile

    Secondo il report Deloitte “Foodservice Market Monitor 2023”, il mercato della ristorazione italiana è in ripresa dopo il crollo causato dalla pandemia, con un valore complessivo di 75 miliardi di euro. Tuttavia, la crisi economica, caratterizzata dall’aumento dell’inflazione e dal calo del potere d’acquisto delle famiglie, ha modificato in modo significativo i comportamenti di consumo, spingendo molti consumatori a ridurre la frequenza con cui mangiano fuori casa o acquistano prodotti gourmet. La ripresa globale del settore della ristorazione, che ha raggiunto i 2.600 miliardi di euro nel 2022, ha visto il delivery aumentare la sua quota di mercato fino al 19%, a conferma di un cambiamento strutturale nelle abitudini di consumo che sembra destinato a perdurare.

    A livello mondiale, il mercato della cucina italiana ha un valore complessivo di 228 miliardi di euro, con un tasso di crescita dell’11% rispetto all’anno precedente. Il marchio “Italia” continua a essere sinonimo di qualità e autenticità, con la cucina italiana che rappresenta il 19% del mercato globale dei ristoranti tradizionali. Tuttavia, l’Asia-Pacifico e il Nord America dominano il mercato della ristorazione, mentre l’Europa, pur rimanendo un attore chiave, mostra segni di stagnazione.

    Uno degli aspetti più critici per l’enogastronomia italiana riguarda l’aumento dei costi di produzione, che colpisce in particolare i produttori di vino e olio d’oliva, due simboli del nostro patrimonio alimentare. Gli agricoltori e i produttori devono far fronte a una combinazione di fattori avversi: l’aumento dei prezzi dell’energia, dei trasporti e delle materie prime, nonché le conseguenze dei cambiamenti climatici, come le recenti siccità che hanno ridotto la resa delle colture.
    Inoltre, la competizione sui mercati internazionali è sempre più agguerrita.

    Enogastronomia italiana, notevole crisi e cambiamenti 2024, foto di Karolina Grabowska
    Enogastronomia italiana, notevole crisi e cambiamenti 2024, foto di Karolina Grabowska

    Se da un lato il “Made in Italy” continua a essere apprezzato e richiesto, dall’altro i produttori devono affrontare sfide legate alle contraffazioni e alle imitazioni di prodotti italiani, che danneggiano l’immagine e la qualità percepita dei prodotti originali. La valorizzazione delle denominazioni d’origine e delle certificazioni di qualità rappresenta una leva fondamentale per contrastare questo fenomeno e per mantenere alta la competitività del settore.

    Nonostante le difficoltà, esistono numerose opportunità per rilanciare il settore enogastronomico italiano. Una di queste è rappresentata dalla crescente attenzione dei consumatori verso la sostenibilità. Le aziende che riescono a coniugare tradizione e innovazione, investendo in produzioni biologiche, a basso impatto ambientale e in filiere corte, possono distinguersi e conquistare nuove fette di mercato, sia in Italia che all’estero.

    Il turismo enogastronomico rappresenta un altro segmento in forte crescita, con i viaggiatori che scelgono sempre più spesso destinazioni italiane per vivere esperienze culinarie autentiche. Secondo l’Osservatorio sul Turismo Enogastronomico Italiano, questo settore ha mostrato segnali di ripresa già nel 2022, grazie alla domanda crescente da parte di turisti stranieri, soprattutto provenienti dagli Stati Uniti e dai Paesi asiatici.

    Enogastronomia italiana, notevole crisi e cambiamenti 2024, foto diKarolina Grabowska
    Enogastronomia italiana, notevole crisi e cambiamenti 2024, foto diKarolina Grabowska

    Le prospettive per il 2024 e oltre

    Le previsioni per il futuro dell’enogastronomia italiana sono contrastanti. Da un lato, le difficoltà economiche e l’incertezza politica a livello internazionale potrebbero continuare a influire negativamente sulla domanda interna ed estera. Dall’altro, le aziende italiane hanno dimostrato nel tempo una grande capacità di adattamento e innovazione, riuscendo a rimanere competitive anche nei momenti di crisi.

    Secondo recenti studi di mercato, l’export dei prodotti enogastronomici italiani continuerà a crescere nei prossimi anni, soprattutto nei mercati emergenti come la Cina e l’India, dove la domanda di prodotti alimentari di alta qualità è in aumento. Tuttavia, per cogliere queste opportunità, sarà fondamentale investire in strategie di marketing innovative e in canali di distribuzione digitali, che consentano alle aziende italiane di raggiungere un pubblico globale.

    Enogastronomia italiana, notevole crisi e cambiamenti 2024, foto diKarolina Grabowska
    Enogastronomia italiana, notevole crisi e cambiamenti 2024, foto diKarolina Grabowska
    Riflessione personale

    In qualità di titolare dell’agenzia Foodandwineangels, Carol Agostini conosce bene le sfide e le opportunità del settore enogastronomico. La sua esperienza nel mondo dell’export e della selezione di prodotti per mercati esteri le ha permesso di comprendere l’importanza di creare connessioni solide tra produttori italiani e distributori internazionali. In un contesto globale sempre più competitivo, è essenziale che le aziende italiane riescano a distinguersi non solo per la qualità dei loro prodotti, ma anche per la capacità di adattarsi ai cambiamenti del mercato.

    Il futuro dell’enogastronomia italiana dipenderà dalla capacità delle imprese di innovare, di investire in sostenibilità e di valorizzare le eccellenze locali, mantenendo al contempo un forte legame con le tradizioni. Solo in questo modo sarà possibile superare le sfide attuali e garantire un futuro prospero a uno dei settori più iconici del nostro Paese.

    L’esportazione di vino da Malta verso il mercato internazionale, compreso quello americano, è un settore di nicchia ma in crescita. Secondo i dati del 2022, Malta ha esportato vino per un valore di circa 300.000 dollari, con i principali mercati di destinazione che includono Paesi europei come Paesi Bassi, Francia, Spagna e Grecia. Tuttavia, gli Stati Uniti non risultano tra le principali destinazioni dell’esportazione di vino maltese, suggerendo che la penetrazione di questo prodotto in America è limitata.

    Per quanto riguarda l’importazione, Malta ha importato vino per un valore di circa 30,5 milioni di dollari nel 2022, principalmente dall’Italia, seguita dalla Francia e dalla Spagna. Questa dipendenza dai mercati europei potrebbe indicare che gli sforzi per esportare verso altre regioni come gli Stati Uniti non sono ancora così sviluppati, ma esistono opportunità di crescita.

    Se ti servono ulteriori dettagli o dati specifici sulle esportazioni vinicole maltesi verso l’America, puoi consultare le statistiche pubblicate dall’Osservatorio del Complesso Economico (OEC) o dal National Statistics Office di Malta.

    Enogastronomia italiana, notevole crisi e cambiamenti 2024, foto di Gustavo Fring
    Enogastronomia italiana, notevole crisi e cambiamenti 2024, foto di Gustavo Fring

    L’esportazione di vino dall’Italia verso gli Stati Uniti, in particolare verso regioni come New York, continua a ricoprire un ruolo fondamentale nel commercio globale del vino. Secondo rapporti recenti, gli Stati Uniti rimangono il maggior importatore di vino al mondo, con importazioni che hanno raggiunto i 6,79 miliardi di dollari nel 2022. L’Italia rappresenta uno dei principali esportatori verso questo mercato, con circa 2,03 miliardi di dollari di vino esportato, posizionandosi come il secondo maggior fornitore dopo la Francia. I vini italiani sono particolarmente apprezzati per la loro qualità e varietà, con etichette popolari come Chianti, Barolo e Prosecco in testa alle vendite.

    Il mercato di New York, in particolare, riveste un’importanza cruciale grazie al suo status di centro culturale ed economico, caratterizzato da una scena ristorativa vivace e da una base di consumatori sofisticata. La domanda di vini italiani premium continua a crescere, supportata dalla numerosa popolazione italo-americana della città e dall’influenza di sommelier di alto livello e critici del vino. Inoltre, eventi come Vinitaly International e altre fiere vinicole tenute a New York aiutano i produttori italiani a connettersi con i distributori americani, contribuendo ulteriormente all’aumento delle esportazioni.

    Tuttavia, non mancano le sfide. L’aumento dei costi di produzione, insieme all’inflazione e all’incertezza economica, ha influenzato le abitudini di spesa dei consumatori, causando una leggera diminuzione nell’acquisto di vini di lusso. Allo stesso tempo, le difficoltà logistiche, comprese le tariffe e le interruzioni della catena di approvvigionamento, hanno impattato il flusso generale di vino tra Italia e Stati Uniti. Nonostante questi ostacoli, gli analisti rimangono ottimisti sulla resilienza dei vini italiani nel mercato americano, soprattutto perché i consumatori più giovani stanno mostrando un interesse crescente per vini biologici e sostenibili.

    In conclusione, sebbene l’industria vinicola italiana affronti alcune difficoltà, la sua forte presenza a New York e nel mercato statunitense più ampio, supportata da solidi legami culturali e da una tradizione di eccellenza, suggerisce una prospettiva positiva per una crescita e un successo continui.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ https://www.papillae.it/

  • The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024

    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024

    Wine in Antiquity: Between Pleasure, Nutrition and Culture

    By Carol Agostini

    Wine has accompanied man throughout his history since ancient times, evolving from a simple foodstuff to a cultural and ritual symbol. Different civilisations, both Italian and foreign, have interpreted wine in various ways, recognising its nutritional qualities, the pleasure it offered and, in some cases, its potential as a vice. This article will explore the importance of wine in ancient societies, highlighting its many uses and meanings and analysing how these are reflected in our modern relationship with this age-old beverage.

    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by pexel
    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by pexel

    The origin of wine dates back over 7,000 years, with the earliest evidence of winemaking coming to us from the Caucasus region between present-day Georgia, Armenia and Iran. The earliest fermentation techniques used grapes as raw material to obtain a drink that was not only pleasing to the taste, but also capable of retaining nutrients for long periods. For this reason, wine soon acquired special importance in ancient farming communities, as it was a durable food, rich in calories and useful during long winters or lean periods.

    In many ancient cultures, wine was associated with divinity and the sacred. For the ancient Egyptians, for example, wine was a symbol of abundance and fertility, reserved mainly for the noble classes and used in religious ceremonies. The tombs of the pharaohs often contained amphorae of wine, a sign of its importance for the afterlife.

    The ancient Greeks were probably the first to give wine a more complex social and intellectual dimension. Wine was considered a gift from the gods, in particular Dionysus, the god of wine, joy and ecstasy. But Greek wine was not just a hedonistic pleasure; it was an integral part of intellectual and philosophical life.
    The symposium, a social practice that took place during Greek banquets, was a gathering where the consumption of wine was accompanied by philosophical discussions, poems and music. The symposium was not just about drinking, but was a time of cultural sharing, reflection and learning. However, the Greeks paid much attention to moderation. Wine was often diluted with water to avoid drunkenness, which was considered undignified.

    In Greece, wine was also an important economic commodity. Vines were cultivated in different areas of the peninsula and islands, and wine was exported to many parts of the Mediterranean. The quality of wine varied widely, and the wealthier classes could afford more valuable wines, often stored in sealed amphorae and destined for long journeys.

    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by pexel
    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by pexel

    Rome: Wine as a Symbol of Power and Social Cohesion

    In ancient Rome, wine was considered a central element of daily life and festivities. It was drunk by all social classes, from patricians to plebeians, although the qualities consumed varied considerably. During sumptuous Roman banquets, wine flowed abundantly and symbolised the wealth and refinement of the ruling class.
    Moreover, wine played a fundamental role in religion and public ceremonies. The festivals dedicated to Bacchus, the Roman equivalent of Dionysus, were celebrations characterised by excesses of all kinds, including the large quantities of wine consumed. These festivals, known as Bacchanalia, became so wild that, at one point, they were banned by the Roman state for fear that they might destabilise the social order.

    However, despite the excesses, the Romans also recognised the value of wine as food. It was often considered safer to drink than water, which could be contaminated, and therefore became part of the daily diet. Wine was mixed with spices, honey and water to improve its flavour and prolong its shelf life, a custom that persists in some Italian regions to this day.
    Another interesting aspect of Roman wine culture was the focus on its production. The Romans improved many of the techniques of viticulture and winemaking, and many of today’s Italian wine regions, such as Tuscany and Latium, saw their origins in this period.

    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by Carol Agostini
    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by Carol Agostini

    The Middle Ages and the Sacred Function of Wine

    During the Middle Ages, wine maintained its importance not only as a foodstuff, but above all for its religious role. The Catholic Church, which became the dominant institution in Europe, used wine during the celebration of the Eucharist, in which it represented the blood of Christ. This link with the sacred ensured that wine production and consumption remained high, even during a period of economic and food crisis.

    Christian monasteries became centres of wine production, refining cultivation and winemaking techniques that would be used in later centuries. In France, for example, Cistercian monks developed some of the finest vineyards, contributing to the birth of what we know today as high quality viticulture.
    During this period, however, wine was still a precious commodity and often reserved for the wealthy classes. The working classes, especially in rural areas, mainly consumed beer or other fermented cereal-based drinks, which were cheaper and more readily available.

    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by Carol Agostini
    The Origins of Wine: A Gift of Nature 2024, photos by Carol Agostini

    Wine and Globalisation: From the Discovery of America to the New World

    The discovery of the Americas in the 15th century led to an exchange of products that would change the landscape of wine. European vines were planted in the New World, especially in the Spanish and Portuguese colonies, leading to the emergence of new wine regions in South America and California. This period marked the beginning of a new era for wine, which began to be produced and consumed on a global scale.
    In the Italian context, the Renaissance saw a growing emphasis on wine refinement and quality, with nobles competing for the best products. Italian courts, such as that of the Medici in Florence, not only promoted wine production, but saw wine as a symbol of power and culture.

    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer
    Carol Agostini fondatore del Magazine Papillae, titolare Agenzia FoodandWineAngels, commissario internazionale, selezionatore, Food&Wine Writer

    Partner sites article: https://www.foodandwineangels.com/ https://www.papillae.it/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024

    Giovanni Aiello, una vita dedica per amore all’enologia

    di Danilo Amapani

    La realtà enogastronomica pugliese continua la sua crescita a livello nazionale e internazionale. In particolar modo un viticoltore ha contribuito a divulgare il Primitivo e altri vitigni autoctoni pugliesi al di fuori dei nostri confini territoriali.
    Stiamo parlando di Giovanni Aiello, come ama definirsi “Enologo per Amore”.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell’autore

    Giovanni Aiello è nato e cresciuto in Valle d’Itria. Dopo aver studiato enologia, è emigrato nel Nuovo Mondo per apprendere tecniche e lavorazioni enologiche sempre più avanzate. Dovunque andasse però non ha mai abbandonato le sue origini.
    Tornato a casa, decide di produrre un vino che rappresenti a pieno la sua terra. Nella sua vigna che si estende per 6 ettari, completamente alberelli, decide di piantare e valorizzare vari vitigni autoctoni come Primitivo, Verdeca, Maruggio e Marchione.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell’autore

    Viene svolto manualmente sia il lavoro in vigna, affinché le uve vengano selezionate al meglio, che il lavoro di etichettatura. All’ingresso della bottaia è situato un tavolo lungo 10 metri dove avviene la creazione di ogni singola etichetta attraverso l’utilizzo di stampini e inchiostri colorati a seconda della tipologia del vino.

    Le etichette sono formate da diversi puntini per simboleggiare i Chakra. Per Giovanni, che ha deciso di chiamare proprio così la sua linea di vini, il Chakra rappresenta un legame indissolubile tra terra e vino, con l’obiettivo di far conoscere a tutti i profumi e la bellezza della Puglia.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, foto dell’autore

    Degustazione vini

    CHAKRA ROSSO DOC

    Vitigno principe della Puglia, il Primitivo. Una volta raccolti i grappoli vengono utilizzati interi nei tini. Questo avviene affinché tutti i profumi che possiedono vengano trasmessi nel vino sotto forma di eleganza, corpo e per arricchire la complessità gusto-olfattiva. Questa tecnica di vinificazione nata in Borgogna, fa intuire che tutti gli studi di Giovanni vengano messi in atto per far sì che i suoi vini tirino fuori tutta la loro essenza.

    Il Chakra Rosso DOC successivamente svolge la fermentazione in barrique e tonneaux di secondo passaggio per non snaturare il vino e riposa in bottiglia per 6 mesi.

    Colore rosso rubino impenetrabile, bouquet olfattivo di una grande complessità: frutta rossa di ciliegia e amarena accompagnata da sentori di liquirizia e spezia dolce, vaniglia e pepe nero. Gustandolo la finezza fa da padrona. Una grande freschezza e sapidità invogliano un altro sorso; come nota finale la leggera tannicità, sottile e delicata.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, Primitivo Chakra Rosso foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, Primitivo Chakra Rosso foto dell’autore

    CHAKRA ESSENZA

    Secondo vino simbolo della cantina è “Chakra Essenza” al quale Giovanni Aiello è particolarmente legato.
    Prodotto da una vigna secolare, viene utilizzato un vitigno autoctono pugliese, la Verdeca. Un vitigno anch’esso molto antico, probabilmente di origine greca. C’è un legame emotivo con questo vino poiché abbraccia numerose sfaccettature della viticoltura: gli alberelli curati dagli uomini; una valorizzazione di un vitigno pugliese; la potenzialità di un terroir nobile.

    Per far coesistere tutte queste caratteristiche, Giovanni Aiello non poteva che metterci tutto il suo impegno nella realizzazione di questo vino. La vendemmia viene svolta con qualche giorno d’anticipo per ottenere nel vino più lieviti autoctoni possibili. Successivamente una parte del mosto fermenta in acciaio a temperatura controllata; una seconda parte viene vinificata con macerazione delle bucce.
    La maturazione viene svolta sulle fecce per un anno e vengono trattati con continui batonnage per dare maggiore complessità al gusto; infine rimane in bottiglia per 6 mesi.

    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, verdeca Chakra giallo, foto dell'autore
    Giovanni Aiello, eccellente enologo per Amore 2024, verdeca Chakra giallo, foto dell’autore

    Colore dorato e ricchezza di profumi: frutta disidratata, erbe aromatiche, miele, spezie dolci compongono il bouquet olfattivo di questo vino. Assaporandolo, nonostante il corpo abbastanza intenso, resta imponente la sua sapidità e acidità.

    Danilo Amapani, Pugliese DOC, Annata ’98; sommelier AIS dal ’19. Wine lover & traveller
    Danilo Amapani, Pugliese DOC, Annata ’98; sommelier AIS dal ’19. Wine lover & traveller

    Sito di riferimento protagonista:  https://www.giovanniaiello.it/it/vini/

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/ https://www.papillae.it/

  • Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy

    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy

    Fine aprile e nuovo viaggio in Champagne, questa volta a Dizy

    Di Elsa Leandri

    Ci saremmo aspettati delle belle giornate primaverili in cui i campi di colza in fioritura vengono baciati dai raggi solari, in cui il cielo con il rincorrersi delle nuvole bianche viene attraversato dal volo delle rondini, in cui la natura si sgranchisce delicatamente dopo aver passato un inverno piovoso. Ma mai niente è come uno si immagina: infatti il cielo è spesso nuvoloso e non manca qualche pioggerella soprattutto, e per fortuna aggiungerei, di notte.

    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, campo di Colza, foto dell'autrice
    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, campo di Colza, foto dell’autrice

    In una di queste mattine uggiose, dopo una notte di temporali violenti e di grandine che non ha risparmiato la zona dello Chablis arrecando diversi danni, ci dirigiamo a Dizy, nella maison di champagne Alain Bernard. A fare gli onori dei padroni di casa c’è Raymond, il bulldog francese, che sorveglia ogni movimento della cantina.

    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, sala di degustazione, foto dell'autrice
    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, sala di degustazione, foto dell’autrice

    Veniamo subito accolti calorosamente e ci installiamo nella sala da degustazione. E mentre Isabelle inizia a raccontarci la storia della famiglia di suo marito Benoît, bussa alla porta un vicino. Così come in Italia è buon uso offrire una tazza di caffè, qui è abitudine comune, e soprattutto dai vigneron, proporre un calice di champagne.

    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, Isabelle e Elsa foto dell'autrice
    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, Isabelle e Elsa foto dell’autrice

    Tra un discorso e l’altro sul tempo e sulla primavera che tarda, Isabelle ci racconta la storia della famiglia Bernard. Seppur la proprietà sia attualmente a Dizy, in uno dei 4 villaggi Premier Cru della Vallée de la Marne, in realtà già nel XVII secolo la famiglia Bernard era proprietaria di viti e più precisamente a Hautvillers, laddove Dom Pérignon proprio in quel periodo si stava dedicando agli studi per ottimizzare e perfezionare la qualità delle uve e dei vini prodotti.

    La fondazione dell’attuale cantina è stata effettuata nel 1912 iniziando la produzione del proprio champagne da Arthur Bernard, padre di Alain ( a cui dobbiamo il nome della stessa) e nonno di Benoît, che rappresenta la terza generazione. Attualmente gli ettari vitati di proprietà sono circa 9 e si trovano in alcuni dei prestigiosi villaggi della Vallée de la Marne: Ay, Dizy, Cumières e Hautvillers. L’elevata consapevolezza del terreno con le sue proprie specificità e i lavoro attuato in vigna e in cantina per valorizzare l’uva con un elevato rispetto per l’ambiente tale da non ricorrere all’uso di diserbanti o pesticidi sono i principi che li guidano nella realizzazione di cuvée molto interessanti.

    Passiamo ora alla parte degustativa.

    Tradition Premier Cru (60% Chardonnay, 35% Pinot Nero e 5% Meunier) 7g/L.
    Spicca per i suoi sentori fruttati di pesca nettarina, mirabelle e di pompelmo candito. In chiusura effluvi di pepe bianco. Bella tensione fresco-sapida che regala un finale di bocca agrumato.

    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, foto dell'autrice, Tradition Premier Cru
    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, foto dell’autrice, Tradition Premier Cru

    Blanc de Blancs Premier Cru (100% Chardonnay) 6g/L.
    Questo chardonnay deriva da un’unica vigna, Les Grains d’Argent, sita a Dizy che viene lavorata a cavallo. Un bouquet di fiori di gelsomino, mughetto e biancospino ci introduce in modo elegante al sorso caratterizzato da una marcata sapidità con un finale di scorza di limone.

    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, foto dell'autrice, Blanc de Blancs Premier Cru
    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, foto dell’autrice, Blanc de Blancs Premier Cru

    Rosé de Saignée (100% Pinot Nero) 5g/L.
    La macerazione avviene per 24 ore senza pressatura. Più che parlare di champagne qui possiamo parlare di un vero e proprio vino, indicato per accompagnare anche dei piatti di carne così come una entrecôte. Tale abbinamento non è stato citato a caso dal momento che Isabelle, che è anche una grande cuoca, ci ha raccontato un aneddoto riguardante la famiglia Bernard.

    Il suo suocero Alain non era un grande estimatore dei rosé, ma quando gli fu servito per accompagnare una succulente entrecôte si dovette assolutamente ricredere ed esclamò: “ah, beh, oui!”. Dal colore peonia con echi di ciliegia, lampone, fragolina di bosco e con delicate note tostate di nocciola anticipa un sorso gourmand con una leggera tannicità ben accompagnata dalla freschezza. Finale di prugna confit.

    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, foto dell'autrice, Rosé de Saignée
    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, foto dell’autrice, Rosé de Saignée

    Rosé Entre Parenthèses (90% Chardonnay e 10% di vino rosso a base Pinot Nero) dosaggio zero.
    Il nome singolare indica che doveva essere una cuvée effimera, ma in realtà ha trovato dei consensi in quanto è una valida alternativa all’altro champagne rosato vertendo più sulla freschezza e sul finale di bocca delicatamente sapido. Freschezza che si evidenzia già all’aspetto olfattivo ricordando l’eucalipto e le erbette aromatiche che arricchiscono le note fruttate.

    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, foto dell'autrice, Rosé Entre Parenthèses
    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, foto dell’autrice, Rosé Entre Parenthèses

    Millésime 2013 (50% Chardonnay, 50% Pinot Nero) 6 anni sui lieviti, maturazione in legno. 5g/L.
    Tripudio di sentori: uva spina, pesca gialla, melone bianco, fico e melissa impreziositi da un tocco di burro e di lievito madre. Poi mandorla e nocciola tostate. Freschezza e sapidità dinamiche su un finale di cedro confit e pepe bianco.

    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, foto dell'autrice, Millésime 2013
    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, foto dell’autrice, Millésime 2013

    Histoire de Fûts – Blanc de Blancs 2016 (100% Chardonnay) dosaggio zero.
    Lo chardonnay proviene da un’unica vigna sita a Dizy, che è nota sotto il nome di Moque Bouteille.
    Fiori bianchi, burro, noccioline, caffè tostato e piccola pasticceria guidano verso una bocca caratterizzata dalla verticalità data dalla freschezza. Le delicate bollicine accompagnano e rendono il sorso sublime.

    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, foto dell'autrice, Histoire de Fûts - Blanc de Blancs 2016
    Elsa Leandri in Champagne 2024, quarta tappa a Dizy, foto dell’autrice, Histoire de Fûts – Blanc de Blancs 2016

    Se abbiamo avuto modo di conoscere questa cantina per un passaparola, ora siamo noi a sperare di avervi incuriosito nel testare più da vicino questi champagne dalle caratteristiche differenti tali da soddisfare alla fine qualsiasi palato esigente.

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito cantina: https://www.champagne-alain-bernard.com/en/index.php

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024

    2024 ALBANIA: LA KANTINA BALAJ E IL PROGETTO SEB WINERY (1 PARTE)

    di Cristina Santini

    Sebbene non sia ampiamente conosciuta a livello internazionale come altre nazioni vinicole, l’Albania vanta in realtà una delle più antiche tradizioni di produzione del vino al mondo, risalente addirittura all’età del bronzo, circa 3.000 anni fa.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Situata nell’antica regione degli Illiri, il territorio ha ospitato un fiorente settore vitivinicolo già molto prima dell’espansione dell’Impero Romano, il quale contribuì ulteriormente alla sua crescita e sviluppo. Tuttavia, durante i lunghi secoli di dominio ottomano, questo importante comparto produttivo subì un drastico declino, dovendo attendere la dichiarazione di indipendenza del 1912 per poter conoscere una vera e propria rinascita, con un incremento della superficie vitata che arrivò a toccare i 15.000 ettari. Nonostante ciò, nel corso della sua storia millenaria, il Paese ha dovuto affrontare numerose alterne vicende che hanno portato il settore enologico a sperimentare più volte momenti di recessione e crisi, prima di riuscire a risollevarsi e riaffermarsi come una delle nazioni vinicole più antiche dell’intero Vecchio Continente.

    Nel 1933, la devastante epidemia di fillossera ha gravemente danneggiato i vigneti di gran parte del mondo, compresa l’Albania. L’industria è stata messa in ginocchio, con interi appezzamenti di vigneti spazzati via. Poi, all’indomani della seconda guerra mondiale, seguì un lungo periodo di ripresa e crescita, mentre il paese lavorava per ricostruire le sue capacità di produzione vinicola.

    E’ stato solo con la parziale privatizzazione delle proprietà terriere in seguito alla caduta del regime di Enver Hoxha che l’industria vinicola ha potuto riguadagnare la sua posizione e iniziare a riaffermare il suo ruolo. Oggi l’Albania vanta oltre 26.000 ettari di vigneti e il settore è tornato a essere in ascesa.
    Questa rinascita è dovuta in gran parte a un afflusso di investimenti esteri e al sostegno dei programmi di finanziamento dell’Unione Europea.
    Tuttavia, forse il fattore più importante è l’immenso orgoglio e la determinazione del popolo albanese nel valorizzare le caratteristiche del proprio terroir attraverso la produzione di vini di grande qualità. Il futuro della viticoltura appare luminoso, poiché questo settore resiliente continua a risorgere dalle sfide del passato.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Oggi la sfida più importante è quella di convincere i ristoranti e gli alberghi albanesi a proporre i vini locali.
    Circa una trentina sono le cantine che producono vino, molte delle quali gestite da imprenditori albanesi che hanno avuto l’opportunità di studiare e fare stage in diverse parti d’Italia. Forti di questa preziosa esperienza maturata all’estero, questi giovani viticoltori stanno ora mettendo in pratica le loro competenze per dar vita a vini autenticamente albanesi, che riflettono la ricchezza e la diversità dei terroir locali.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Una di queste realtà di successo è la Kantina Balaj di Mifol, nel Distretto di Valona, che abbiamo avuto il piacere di visitare durante il nostro soggiorno estivo in questa meravigliosa terra dalle mille sfaccettature. Qui abbiamo apprezzato da vicino l’impegno e la passione di un vignaiolo determinato a valorizzare il patrimonio enologico del suo Paese e a farlo conoscere e apprezzare non solo sul suo territorio ma anche fuori dai confini nazionali.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Artan Balaj ci racconta che dopo 17 anni in Italia è tornato in Albania per avviare quello che è sempre stato il suo sogno: fare vino nella sua Patria. “Quando ero in Italia avevo già la convinzione di avere una grande terra, tutte le premesse che avevo in mente sono divenute realtà con grandi risultati direi. Il nostro lavoro, facendo biologico e naturale, ha portato a grandi sfide ma anche a grandi soddisfazioni. Ci dà tanta speranza per continuare su questa strada, penso che con la natura che ci circonda e il territorio che abbiamo ci aspettano grandi cose in futuro.”

    Ad un certo punto della storia, nel 2021 nasce il progetto SEB winery – Vlore, insieme a Vincenzo Vitale di Ais Club Albania e Daniela, guidato dal sogno di produrre vini che ricordino il passato.

    Vincenzo ci racconta il progetto: “Stiamo cercando di fare una linea di vini per il mercato internazionale, quindi un pò per tutta l’Europa, compresi i Paesi asiatici e gli Stati Uniti. Siamo pronti, abbiamo fatto delle degustazioni per vedere se il vino può piacere. Abbiamo portato avanti questo lavoro non perché i vini della Cantina Balaj non siano buoni.

    I vini di questa cantina hanno una territorialità, una produzione locale che rispetta il gusto degli albanesi legato soprattutto ad un’alcolicità importante, a vini complessi, strutturati, tannici, per cui Artan ha costruito la Cantina per vendere in Albania questa tipologia di vini. Quando poi ha cominciato a capire che ci poteva essere un mercato all’estero e ho cominciato ad insistere, sono subentrato facendo un piccolo investimento cercando di portare avanti il progetto Seb al di fuori dell’Albania con varietà esclusivamente autoctone, ma soprattutto con vini più facili da bere, più gastronomici, con un tannino non troppo invadente, con una grande freschezza perché il vino in qualche modo deve rinfrescare la bocca, con un corpo medio. Insomma vini che vanno bene a livello gastronomico con diversi piatti.”

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Difatti, la sera successiva alla nostra visita, abbiamo partecipato all’evento-cena organizzato dalla Cantina Balaj e Seb Winery con il Ristorante Bujar di Valona, di cui vi parlerò nella seconda puntata, dove abbiamo avuto la certezza di quanto appena descritto: vini freschi, di bassa alcolicità, versatili e rossi di 12,5/13 gradi abbinati piacevolmente al pesce. Quindi l’idea è quella di arrivare alla maggior versatilità con prodotti di bassa alcolicità dai risultati soddisfacenti come abbiamo potuto appurare.

    Ma facciamo un passo indietro.

    La Cantina di produzione si trova all’interno di un tunnel, un tempo abbandonato e ristrutturato negli anni da Artan, scavato dagli italiani nel 1928 e utilizzato per far passare il treno che trasportava la ghiaia dal fiume. La temperatura costante di 12°C tutto l’anno al suo interno è una sfida significativa, soprattutto per i vini naturali, data la posizione remota della galleria rispetto alla residenza e la mancanza di controllo delle temperature. Ci troviamo in un’azienda che produce 20000 bottiglie l’anno in dieci etichette dai disegni veramente accattivanti.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, cantina
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, cantina

    I sette ettari di vigneti, dislocati in vari punti sulle colline di fronte alla baia di Valona, a due passi dal mare Adriatico e dalle splendide saline naturali, affondano le radici in terreni di origine alluvionale, sabbiosi e ciottolosi.
    Alcune di queste piante sono ancora allevate ad alberello con delle rese bassissime, tra i 20 e i 40 quintali per ettaro.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne

    Durante la nostra visita, abbiamo avuto a disposizione una vasta gamma di campioni provenienti da diversi affinamenti che ci hanno lasciato molto colpiti dall’eccezionale lavoro svolto qui. In prima linea c’e lo Shesh i bardhe, un vitigno autoctono a bacca bianca che è il più coltivato nell’Albania centrale, originario del villaggio di Shesh vicino a Ndroqi, nella periferia della capitale Tirana.

    Quest’uva così versatile mostra una notevole acidità e potenziale di invecchiamento, favorevole all’impiego di una vasta gamma di tecniche per esaltarne la piena espressione, dalle lunghe macerazioni sulle bucce alla maturazione in una varietà di recipienti tra cui acciaio, cemento, anfora e rovere.
    Abbiamo avuto la fortuna di degustare l’intero spettro delle interpretazioni di questo vitigno, che ci hanno offerto una prospettiva unica, che si trattasse della mineralità tesa della versione non invecchiata, della sontuosa consistenza impartita dal tempo passato in anfora o della complessa stratificazione di sapori ottenuta attraverso l’uso giudizioso del rovere francese.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, le vigne

    Oltre al fiore all’occhiello Shesh i bardhe, abbiamo anche assaggiato una serie di altri vitigni autoctoni e internazionali che hanno ulteriormente messo in mostra la diversità del patrimonio viticolo albanese. È stato entusiasmante approfondire questo interessante programma enologico e assistere in prima persona alla passione e all’abilità che si celano in ogni bottiglia.

    Di seguito, raccontiamo un breve riepilogo di tutti i calici degustati. Per quanto fosse necessario menzionarne solo alcuni, abbiamo ritenuto doveroso descrivervi ognuno di essi, poiché abbiamo voluto evidenziare la loro eccellente qualità e il notevole impegno profuso in questi anni.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Lagune 2023 è l’autentica espressione del territorio miscelando tre vitigni: Shesh i Bardhë, Debinë bianca di Përmet e Pulës di Berat, le cui uve sono allevate intorno alla cantina di Mifol.
    Questo vino è realizzato senza l’aggiunta di solforosa e con un processo di fermentazione spontaneo, rinunciando alla filtrazione e optando per un periodo di maturazione per ora di tre mesi in vasche di cemento appositamente progettate. Questi recipienti presentano un interno a forma di uovo che crea un delicato vortice circolare, imitando il processo naturale del batonnage. Le pareti lisce dei serbatoi riducono al minimo l’attrito, consentendo al vino di invecchiare con grazia e sviluppare un profilo complesso e stratificato.

    Sia all’olfatto che al palato, presenta un’abbondanza di frutta candita e spezie coltivate in montagna, con una gradazione alcolica di 12% e un’acidità vibrante e purificante che persiste a lungo dopo ogni sorso. La natura tonica e persistente del vino evoca l’aroma fresco e maturo dell’albicocca, invitando ad assaporare ogni sfumatura e ad apprezzare la meticolosa attenzione ai dettagli.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Shesh i Bardhe 2023 rappresenta un allontanamento significativo dall’offerta dell’anno precedente. Mentre l’edizione 2022 prevedeva un periodo di macerazione prolungato di 40 giorni e una gradazione alcolica più elevata (ne parleremo nel prossimo articolo in abbinamento al cibo), la versione 2023 adotta un approccio nettamente diverso.

    Il tempo di macerazione è molto più breve, di soli 20 giorni, con conseguente riduzione del livello alcolico del 12%, una differenza immediatamente evidente e di grande impatto. Il profilo è più fresco e vibrante, con sapori di frutta che assumono un carattere più leggero, dalle note di erbe di montagna e fiori di camomilla che aggiungono una delicata complessità aromatica, completando l’ampia e ricca struttura e la vivace acidità del vino.
    Questa interazione di freschezza, fruttato e presenza materica crea un’esperienza di consumo assolutamente piacevole, rendendo lo Shesh i Bardhe 2023 un’opzione altamente versatile, adatta sia per sorseggiare un aperitivo che per accompagnare piatti di carne più sostanziosi.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione

    Shesh i Bardhe “Orange” 2022 è un orange wine davvero straordinario che viene sottoposto a un meticoloso processo di macerazione di 30 giorni sulle bucce, conferendogli una profondità di sapore e aroma per poi affinare 12 mesi in anfora. Al naso è profondamente espressivo, ricco di un bouquet di seducenti note terziarie che evocano un senso di raffinatezza.

    La sua impressionante freschezza ed il suo equilibrio sono la testimonianza della mano esperta. Possiede una seducente qualità balsamica che danza sul palato, fornendo un seducente gioco di sapori. Nonostante la sua gradazione alcolica di 14,5%, l’alcol si integra perfettamente, senza mai sovrastare le delicate sfumature del vino. In bocca è ampio e generoso, con una notevole struttura in grado di reggere il confronto con carni rosse o formaggi complessi.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vini in degustazione

    In un ameno colpo di scena, Vincenzo, Artan e Daniela ci portano all’esterno per farci degustare un tesoro sepolto nella terra, un Orange 2022 che riposa in grandi damigiane scolme per una ventina di centimetri. Questa tecnica unica conferisce sottili note di ossidazione che aggiungono un ulteriore strato di complessità al vino, elevandolo a nuove vette di eccellenza. La tonalità dorata risultante, simile al miele, è una rappresentazione visiva della profondità e del suo carattere. Questo è un vino che chiede di essere assaporato e apprezzato per il capolavoro che è.

    Dall’anfora alle damigiane interrate, lo Shesh i Bardhë viene anche lasciato riposare da ben 17 anni in barriques molto usate, infondendo complessità e profondità sorprendenti. Un connubio di note intense e avvolgenti di creme caramel, fieno secco e vaniglia tostata che crea un bouquet olfattivo estremamente elegante e intrigante.

    Ciò che rende ancora più affascinante questo vino è il processo di lavorazione perpetuo, in cui si preleva un po’ di vino e si integra con del nuovo, creando così una specie di “rabbocco perpetuo” che, da un lato, mescola le annate e, dall’altro, si carica di tutte le sostanze organolettiche cedute dalla botte, favorendo una perfetta integrazione degli aromi e una struttura tannica morbida e setosa. Il risultato finale è un calice da meditazione, in grado di regalare un’esperienza sensoriale profonda e avvolgente, ideale per essere degustato e apprezzato con calma e attenzione. Questa è la magia di un vino pensato per durare in eterno.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Con una composizione di 50% Kallmet, 35% Shesh i Zi e 15% Vlosh, Sason 2023 offre armoniose e prominenti note di rosa canina, evocando le immagini di un rigoglioso giardino in fiore. Intrecciati sono sentori di erbe balsamiche, che conferiscono una complessità rilassante e terrosa che bilancia il profilo del vino. Mentre bevi un sorso, i sapori di frutta matura prendono vita, avvolgendo il palato in un abbraccio succulento. La bocca ampia ed espansiva invita ad assaporare ogni momento, incoraggiando a gustarlo fresco per il massimo ristoro. È un vino che affascina fin dalla prima mescita con un’esperienza di bevuta immediata e gratificante, accessibile e sofisticata. Ideale sia abbinato a un pasto leggero o sorseggiato da solo.

    Il Plaku 2023 è un vino rosso dalla gradazione alcolica di 12,5% che raggiunge un equilibrio armonico, non travolge ma nemmeno delude il palato. L’assemblaggio è una sinfonia di varietà, con oltre il 50% di Shesh i Zi, il 25% di Vlosh e una minoranza di uve Cabernet, tutte vinificate separatamente per preservare le loro caratteristiche uniche. La cuvée risultante viene poi assemblata in recipienti di cemento, dove subisce un processo di maturazione di 12 mesi, seguito da un breve periodo in acciaio inox prima dell’imbottigliamento.

    A partire dal 2024, verrà utilizzato esclusivamente il cemento, evitando l’uso di botti di rovere. Come afferma giustamente Artan, l’influenza del legno è ora considerata obsoleta, permettendo alla vera essenza del terroir di risplendere senza ostacoli. Il naso è intenso e profondamente aromatico, ricco di note di ribes nero, bitume e un mellifluo sottofondo minerale. L’acidità è notevolmente fresca e veemente, mentre i tannini sono morbidi ed elastici, creando un’esperienza di beva immediata e allettante. Incarna uno stile intrinsecamente moderno, ma saldamente radicato nelle tradizioni e nel terroir delle sue origini.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Al contrario il Plaku 2022 matura in grandi botti di castagno di terzo passaggio concedendogli un carattere distintivo.
    Il vino assume profumi combinati di fichi, frutta secca e bacche rosse, mentre l’aggiunta di carruba conferisce una qualità terrosa, quasi radicale. L’elevata acidità fornisce una spina dorsale rinfrescante, bilanciando i tannini setosi e vellutati.
    Questa intricata combinazione di sapori e consistenze crea un’esperienza di consumo davvero ipnotica, con ogni sorso che rivela nuove dimensioni di questa straordinaria annata. In questo caso, siamo un pò contrari all’abbandono del legno.

    Il Vlosh 2022 attira subito l’attenzione. Ha un profilo strutturato e corposo e un’impressionante gradazione alcolica che si aggira intorno ai 15,3%. Al naso, aromi palpitanti di fragola fresca e uva sultanina carnosa avvolgono i sensi, suggerendo la profondità e la complessità a venire. La maggior parte delle viti utilizzate per la produzione di questo vino sono ancora allevate con il metodo tradizionale dell’alberello, che conferisce una qualità elegante e artigianale al prodotto finito.

    Quando il vino si apre nel bicchiere, rivela un palato sontuoso e dalle spalle larghe, ricco di sapori di frutta matura, quasi gommosi che ricoprono la lingua di una ricchezza vellutata. La struttura e l’intensità complessiva di questo grande vino da agnello mostrano un grande senso di peso e sostanza che persiste a lungo dopo ogni sorso. Una miscela armoniosa di potenza, finezza e puro piacere sensoriale.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini, vino degustato

    Per il Merlot, l’annata 2022 è stata una delle più belle della memoria recente per questo celebre vitigno, con le uve provenienti dal pionieristico vigneto Balian che è stato piantato per la prima volta nel 2010. Purtroppo, le viti originali di questo prezioso appezzamento hanno ceduto alle malattie, rendendo necessario un reimpianto con la resistente uva Vlosh. Eppure questa avversità è servita solo ad aumentare l’eccezionale qualità del vino che ne è derivato.

    Al naso è un bouquet inebriante di violette, bacche scure e spezie sottili. Alla beva è a dir poco corposo con una perfetta integrazione di tannini maturi e setosi che forniscono struttura senza astringenza.
    C’è una notevole profondità e concentrazione in questo Merlot, che trasmette un profondo senso del luogo, ma rimane elegante ed equilibrato, i sapori di frutta matura si estendono fino a un finale lungo e appagante. E’ un vino che cattura i sensi, una vera testimonianza della resilienza di questo vigneto.

    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini
    La Kantina Balaj di Mifol nel distretto di Valona 2024, foto di Cristina Santini

    Il Caberlot 2022 è un rosso complesso che stuzzica i sensi. Al primo naso, l’aroma è profondo e provocante, evocando il profumo ricco e confetturato delle prugne secche mescolato alle note di cioccolato fondente. Man mano che il vino si apre, i tannini diventano più pronunciati, creando una sensazione di secchezza al palato che è comunque raffinata ed elegante, piuttosto che aspra o astringente. Questo è un vino, dal grande potenziale di invecchiamento, che implora di essere abbinato a piatti sostanziosi e saporiti, il tipo audace che può resistere alla ricchezza di una bistecca succosa o all’umami saporito di un pezzo di selvaggina ben scottato.

    In chiusura vi raccontiamo il Syrah 2022 che è stato meticolosamente invecchiato in acciaio, cedendo purezza e vivacità al suo profilo. Quando portiamo il bicchiere al naso, l’aroma ci avvolge, rivelando note terrose di muschio e sottobosco, a testimonianza del legame del vino con la terra. Al palato, attira l’attenzione la sua gradazione alcolica che supera i 15%, creando una presenza audace e assertiva.

    I sapori di grafite e carruba danzano sulla lingua, intrecciandosi con l’essenza distinta del torso di banana matura, aggiungendo strati di complessità e intrigo. È un calice che invita alla contemplazione, coinvolgendo il bevitore ad assaporare ogni sorso e a scoprire la miriade di sensazioni che ha da offrire.

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito cantina:

    Siti partners articolo:

  • Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024

    TEMPO e TERRITORIO: dalle antiche origini la storia continua attraverso i 7 vini di Tenimenti Leone.

    di Cristina Santini

    Capitando per caso ma non a caso, la decisione di tenere la proprietà e farla diventare quello che è oggi, è stata presa più tardi, ed è interessante poi come le scelte consapevoli possano portare a risultati così autentici.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini

    Acquistata nel 2010 per sanare una situazione debitoria dei monaci con l’idea di essere rivenduta, nel 2015 arriva la decisione di non vendere ma di ristrutturare il podere dedicandosi al progetto “Tenimenti Leone”, un progetto nato nel tempo, quasi tenuto in sordina, legato al mondo del vino per tutta una serie di coincidenze che hanno portato a prendere tale decisione: sicuramente la passione di Federico Veronesi, alla guida di Signorvino, e di tutta la famiglia per il vino; il fatto che in quell’anno è venuto a mancare purtroppo il padre di Sandro Veronesi, patron del gruppo Calzedonia (nonno di Federico) che si chiamava guarda caso Leone e aveva le vigne a Bardolino; la voglia di investire per far emergere il potenziale vinicolo ancora poco esplorato del territorio laziale.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini

    La bellissima Tenuta di Tenimenti Leone si trova nel cuore dei Castelli Romani, tra le verdi colline che ospitano i due paesi, Lanuvio e Velletri da un lato, la dorsale dei Monti Lepini dall’altro che ripara dai venti freddi provenienti dall’Appennino, a 15 km dal mare la cui brezza preziosa e fresca spira tra le piante per tutta l’estate e a 30 km dalla città di Roma.

    L’azienda è proprio al centro dei cosiddetti Colli Albani tra il mare e la montagna, un’area di natura vulcanica, originata dal collasso del Vulcano Laziale alcune centinaia di migliaia di anni fa. La bocca principale del Vulcano occupava l’intero territorio dei Castelli che collassando diede origine a varie bocche secondarie, di cui la più importante è l’attuale Monte Cavo, alcune delle quali divenute bacini lacustri come il Lago di Albano e di Nemi, gli unici rimasti ad oggi.

    Per cui il suolo e più in profondità il sottosuolo sono ricchi di sedimenti vulcanici accumulatisi nelle varie fasi del vulcano, sali minerali come azoto e potassio, pozzolana, peperino, acqua anche se oggi vi è l’irrigazione interrata che permette di intervenire e di salvaguardare sempre la qualità del prodotto.
    Il progetto iniziale è stato quello di partire prima dalla produzione, piantando tutte le varietà autoctone e poi internazionali, arrivando nel corso del tempo alla costruzione della cantina di vinificazione e affinamento, e all’opera di ristrutturazione delle grotte scavate nei primi anni del ‘900.

    Oggi gli ospiti possono godere anche della ricettività con il Casale degli Ulivi (agriturismo e bed & breakfast) che dispone di stanze dotate di ogni confort e degli ultimi ambienti creati come il negozio con la sala degustazione e la sala multimediale dove abbiamo potuto vedere la proiezione di un bellissimo filmato.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini

    La proprietà dispone di 72 ettari di cui 42 vitati, dove si produce non solo vino ma anche miele e olio con 30 ettari di ulivi, certificati biologici su tutte e tre le filiere, anche con certificazione vegan in dirittura di arrivo.

    La tenuta è talmente grande che è divisa tra due comuni: Velletri e Lanuvio. Il boschetto di Presciano che si trova all’interno dei confini, ora laghetto di pesca sportiva, ricco di biodiversità, è una fonte naturale per tutto il territorio. Da qui parte il fosso che gira intorno la tenuta che prima alimentava tutto il podere, e si disperde nelle grotte naturali di pozzolana in cui si incanala naturalmente sotto ad una struttura di roccia all’interno della quale sono state scavate le grotte nelle quali ci troviamo in visita.

    Prima dell’attuale proprietà, vi abitavano i Monaci che però non producevano vino ma derrate alimentari, come frutta, verdura, birra. Prima ancora dei monaci, il podere era di proprietà delle Assicurazioni Generali che a suo tempo vinificano ma che poi hanno lasciato in abbandono tutta questa terra, rimanendo ben poco. Le prime barbatelle sono state piantate nel 2015.
    Ci incamminiamo verso la splendida torre dell’anno mille e il primo a sinistra che incontriamo è proprio il Moscato di Terracina, mentre a destra c’è Bellone.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini

    In questo spazio agricolo sono state mantenute alcune piante di varietà lampante, per continuare una delle più antiche pratiche impiegate, testimonianza storica del casale che produceva non soltanto il vino ma anche l’olio da ardere. Quest’olio veniva inviato a Roma, per illuminare San Pietro e risale proprio al VII secolo l’incisione a San Pietro che elenca i sette casali più importanti, fornitori di olio da ardere, tra cui il Fondo di “Priscianum”.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione

    La stradina sterrata che divide in due parti le vigne si insinua tra i campi vitati ornati da splendide rose e giunge alla torre: a destra le uve a bacca bianca come Malvasia Puntinata, Greco di Tufo, Verdicchio chiamato in loco Trebbiano Verde e Bellone; a sinistra, allevate su un suolo leggermente più argilloso troviamo le uve a bacca rossa come Syrah, Montepulciano, Cesanese di Affile e Merlot.

    Oltre l’uliveto vicino all’agriturismo ci sono il Vermentino e lo Chardonnay.

    Giunti sotto l’antica Torre Medioevale di Presciano rimaniamo affascinati dalla sua bellezza intatta dopo secoli di storia (X-XI secolo). La sua funzione era quella di avvistare il pericolo che veniva dal mare, come per esempio i Saraceni, i Persiani o semplicemente pirati che per razzie, saccheggi, venivano e cercavano di stabilirsi in questi territori.

    Nella zona c’era una vera e propria rete di torri che comunicavano tra di loro tramite segnali di fumo. Nel 1560 il baluardo fu abbandonato e per questo conservato originale, per la costruzione della nuova torre dove poi si è formata la vita del borgo.Queste strutture di difesa del territorio erano finanziate dallo Stato della Chiesa e le terre adiacenti ricoprivano un ruolo fondamentale per la produzione di olio e vino perché erano le prime terre abitate in antichità.

    Tutta la pianura dell’Agro Pontino oggi è una zona ricca, civilizzata e piena di insediamenti, ma una volta era impensabile costruire delle strutture stabili perché paludosa, malarica, dove i fiumi cambiavano corso ogni stagione delle piogge. Dopo le varie bonifiche, i progetti a lungo termine, come la vigna e l’ulivo, furono destinati a durare 40, 50 anni, tant’è vero che l’Appia venne costruita a monte e non a valle.

    Anche se probabilmente fare una strada in pianura sarebbe stato più facile, non c’era un substrato stabile su cui ancorarsi, quindi si è preferito realizzare salite, discese e ponti rispetto all’instabilità del terreno paludoso a valle.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini

    IL PANORAMA DEI VIGNETI VISTI DALLA TORRE

    Salendo gli ottanta scalini si arriva ad una vista mozzafiato sul nucleo principale dei vigneti che circondano la torre, in fondo l’uliveto e alle sue spalle un altro pò di vigna. In questo luogo magico, da questa postazione si possono ammirare tutte le particelle vitate divise tra uve bianche e rosse, come anche il promontorio del Circeo e si capisce chiaramente che sono le primissime colline che si alzano dalla pianura su cui è arrivata la vigna 3000 anni fa.

    In mezzo a questa splendida natura, si intravedono i tetti delle arnie: dal lavoro delle api si ricava un miele biologico monofloreale influenzato dalla vicina cisterna circolare adibita agli scarti organici dell’azienda tra cui le vinacce che nei bianchi sono prefermentative, ricche di zuccheri, di cui le api ne vanno ghiotte. Per questo producono un miele particolarmente scuro, denso da far pensare la prima volta di essere malate, ma in fin dei conti erano semplicemente ubriache.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, le vigne
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, le vigne

    CANTINA E FASI DI VINIFICAZIONE

    Le uve, allevate in regime biologico, raccolte manualmente e giunte in cantine in cassette con i raspi, vengono raffreddate a 7 gradi per 24 ore prima di essere lavorate; questo permette una migliore estrazione degli aromi dalla buccia. Il 50% delle uve bianche fa criomacerazione. Tutti i silos possono essere utilizzati alternativamente sia per i bianchi sia per i rossi, infatti hanno la doppia portella, e sono tutti termocondizionati.

    Ogni varietà di uva viene vinificata separatamente; questo lavoro permette di studiare il loro processo di evoluzione e come l’andamento stagionale rispecchi l’annata corrente. Si stanno sperimentando anche i lieviti indigeni, in collaborazione con un’azienda francese che ha selezionato appositamente dei lieviti sui mosti e sulle uve, ottenendo prove interessanti sul Bellone e Vermentino. Tutto questo anche per accostarsi al mondo delle fermentazioni naturali.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina

    In una stanza a vetri ci sono le giare artigianali da 8000 litri prodotte da Artenova con la nobile terracotta pura dell’Impruneta, non rivestite internamente e hanno un impatto a livello olfattivo/gustativo molto più importante. Qui avvengono le fermentazioni per esempio del “De Coccio” che è un Trebbiano Verde 100%, le cui uve riempiono l’anfora per i 3/4 facendo macerazione fino al termine della fermentazione alcolica.

    La massa tenuta a contatto con le bucce fino al giusto compromesso evolutivo, viene separata dalle stesse e l’anfora viene colmata con il liquido estratto dalle bucce e dallo stesso verdicchio che è stato fatto fermentare separatamente in acciaio o in legno a seconda dell’annata. Da qui un anno di affinamento. Nelle barrique fermenta invece una parte del bianco destinato alla Roma Doc.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina

    All’interno delle grotte adibite esclusivamente a sala di affinamento, ci sono invece le Tava da 7500 litri, anfore in terracotta lavorata a mano per affinamenti enologi più lunghi e per cessioni organolettiche più leggere. Le barrique e le botti non presentano tostature troppo pesanti e aggressive proprio per non trasmettere al vino la sensazione di legno ma piuttosto per dare struttura. Ogni nicchia è controllata separatamente al livello di umidità, temperatura, con dei rilevatori che da remoto controllano tutti i livelli.

    Qui immerso in questo magnifico luogo affina il rosso Roma Doc in botti di rovere francese differenti per tostatura e di diverse aziende, le Clayver sempre destinate alla denominazione e un’anfora di bianco per il De Coccio che da quest’anno affina anche in questo contenitore. Tante le tipologie di contenitori per il vino come le vasche di cemento Tulipe, anch’esse presenti e di recente utilizzo.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina

    Dopo la visita ai vigneti e alla cantina, la nostra giornata prosegue con la prima degustazione di vini rossi abbinati sapientemente ai prodotti locali: salumi, formaggi e pane di Lariano con olio extra vergine di oliva di propria produzione, presso la sala ospitalità che funge anche da negozio per la vendita dei prodotti.
    Tutti i vini richiamano nomi legati al dialetto e ai modi di dire della tradizione romanesca proprio per trasmettere questo forte legame, anche storico, con la terra di provenienza.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, la cantina

    Pischello Lazio Rosso Igp 2021 è un blend di Syrah 60%, Cesanese 30% e 10% di Merlot. Breve macerazione di 6/7 giorni al massimo, pressatura soffice, fermentazione a temperatura controllata, con frequenti rimontaggi e delestage, non particolarmenti spinti proprio perché si cerca di mantenere più il frutto fresco piuttosto che i tannini particolarmente aggressivi. Affinamento in acciaio, leggera chiarifica prima dell’imbottigliamento che a breve diventerà anche vegana, eliminando tutte le proteine animali dal protocollo operativo aziendale.

    E’ un vino facile da bere, vivace, nonostante i suoi 14 gradi maturati con l’annata, di una certa importanza. La sua beva è comunque agevole, con una bella acidità e mineralità e devo dire accomuna un po’ tutti i palati. Si è voluto premiare la croccantezza del frutto rosso, al naso così denso come una conserva, l’immediatezza, la speziatura del Syrah che è molto gradevole. E’ morbido e sostiene piatti importanti bevendosi anche spensieratamente perchè ha un approccio immediato, non gioca sulla complessità. Eclettico e armonico direi.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione

    Tera de Leone Igp Lazio Rosso 2022 Cesanese di Affile affinato per sei mesi in Clayver, gres porcellanato, una via di mezzo tra l’anfora e il legno, con una porosità importante, non come il legno ovviamente. Un’espressione di Cesanese vivo, caratteriale che esalta prevalentemente il frutto, per cui spiccano note di frutti di bosco, di rosa soprattutto. Il sorso ha una grande freschezza che si mantiene per molto tempo e una bella spalla acida. Il gres ha una durata più lunga rispetto al legno, è un simil cemento che dà lunghezza e grassezza al vino rendendolo morbido e rotondo.

    Nonostante l’equilibrio del vino, per abbassare un po’ il grado alcolico dovuto alla natura del Cesanese, dall’annata 2022 sono state due le vendemmie provenienti da due appezzamenti differenti, una versione più anticipata e una a maturazione ottimale, poi unite.
    Tendenzialmente i gres sono verticali ma ce ne sono due orizzontali, sperimentali, utilizzati per capire meglio come evolve la feccia fine su una superficie rotonda rispetto ad una superficie verticale, aumentando quella di contatto.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione

    Capomunni Roma Doc Rosso 2021 (Montepulciano, Syrah, Merlot), fa affinamento per almeno un anno in botti e barriques di varie tostature. In questo caso si cerca l’evoluzione, anche perchè di base il Montepulciano è una varietà estremamente complicata, porta con sé dei tannini piuttosto ruvidi che hanno bisogno di essere ammorbiditi. Al naso sprigiona profumi marcati di frutta rossa concentrata, anche sotto spirito come la visciola, agrumi essiccati, spezie dolci come cannella e noce moscata, tabacco, note affumicate a ricordo dell’incenso, di sottobosco.

    La beva, a lunga durata, è intensa, minerale, astringente con un tannino che pulisce, asciuga e prepara gradevolmente il palato al secondo sorso. Una bevuta immediata ma con un’importante e piacevole struttura.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione

    Il nostro percorso prosegue comodamente seduti nell’accogliente zona esterna del Ristorante Il Focolare di Michael Sciamanna situato in un altro dei paesi dei Castelli Romani, Ariccia, per la degustazione dei vini bianchi dell’Azienda abbinati alle pietanze di pesce preparate con ingredienti gustosi e freschi.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione

    Sciccheria Igp Lazio Bianco 2021 è principalmente Bellone (90% e 10% Verdicchio), raccolto non completamente maturo per regalare note verdi di mandorla, ortica, molto fini, eleganti. All’olfatto presenta anche un bouquet di agrumi, cedro, pesca gialla. E’ un calice luminoso, dove la priorità è l’eleganza accompagnata dalla semplicità, come il suo nome, è chic ma non nel senso di raffinato e costoso, chic nel senso di elegante. Il sorso è fresco, leggero, molto minerale, facile da bere e da abbinare.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione

    “Core” Malvasia Puntinata Igp Lazio 2022 è 85% Malvasia Puntinata, 15% Greco. Anche se in minore percentuale, il Greco bilancia con la sua acidità importante la Malvasia che tende nel tempo ad essere un po’ troppo morbida. Ciò che spicca al naso è una fragranza piccante di muschio, albicocca, acacia, e mela gialla. Presenta una struttura diversa dal precedente calice con più frutto, più grado alcolico, più acidità ma comunque tanta freschezza che rappresenta il denominatore comune di tutti vini di questa Azienda e questo finale che persiste su note saline, minerali.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione

    “De Coccio” Bianco Igp Lazio 2021 è un Trebbiano Verde in purezza il cui affinamento ve ne abbiamo già parlato, dal colore dorato dovuto alla macerazione sulle bucce. Ci regala bellissime note di tè, menta, rosmarino, liquirizia bianca. Entra verticale al sorso, con carattere ma con un equilibrato impressionante. Salino. Carismatico.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione

    “Capoccia” Roma DOC Bianco 2021 è composto dal 50% di Malvasia raccolta leggermente tardiva, restante Bellone, Trebbiano Verde e Chardonnay che vinificano tutti separatamente, affinano in acciaio e solo una piccola parte riposa in barrique di rovere francese. Il profumo dei fiori bianchi e degli agrumi accompagna inesorabilmente la componente delicatamente speziata. E’ un vino identitario che ha stile e per differenziarlo dagli altri prodotti, è stato introdotto il legno che in quest’unico caso regala lunghezza di beva, struttura al sorso, esaltando la mineralità dei suoli vulcanici.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, vino in degustazione

    Mi è doveroso dedicare questo spazio del mio articolo alle persone che hanno contribuito alla realizzazione di questa fantastica giornata di gruppo. Ringrazio di cuore per l’ospitalità Francesco Fratticci di Calice & Gusto, Azienda selezionatrice di prodotti enogastronomici di alta qualità; Simone Clazzer dell’Enoteca La Rosa dei Venti di Aprilia (LT); l’Azienda Tenimenti Leone per l’accoglienza e il tour.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione

    Cogliamo anche l’occasione per rinnovare gli auguri per gli anni di collaborazione tra Francesco e Simone che ci hanno ospitato e reso partecipi dei loro grandi risultati.

    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione
    Tenimenti Leone, notevole cantina riconfermata nel 2024, foto di Cristina Santini, cibo e vino in degustazione
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito cantina: https://www.tenimentileone.it/

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.papillae.it/ https://www.foodandwineangels.com/