Il Panettone, un Viaggio Sensoriale tra Storia e Gusto nel mondo di Giancarlo De Rosa
Di Carol Agostini
Il panettone, icona culinaria delle festività, si presenta come un racconto multisensoriale, un’esperienza unica che si dipana attraverso il tempo e lo spazio. Ogni fetta di questo dolce tradizionale è un capitolo della sua storia, una narrazione che varia in base al palato che lo assapora.
Un Viaggio nella Storia
Il panettone, un dolce che affonda le sue radici nella tradizione italiana, è molto più di una semplice prelibatezza natalizia. Ogni panettone è una testimonianza di passato e presente, una storia che si evolve continuamente. La sua mappa sensoriale si disegna con il contributo di ogni assaggiatore, ciascuno portatore di una prospettiva unica sulla sua consistenza e aroma.
Osservazione dettagliata
La degustazione del panettone inizia con una fase di osservazione attenta. Ruotando il piatto, gli estimatori possono esaminare la crosta, valutandone colore, bruciature e omogeneità. La fetta si svela poi sotto diversi angoli, rivelando la complessità della pasta, la distribuzione di canditi e uvetta, e persino l’uso di ingredienti come la vaniglia naturale o l’etilvanillina.
Il Rituale dell’Olfazione
La seconda fase coinvolge l’olfatto, una componente essenziale di questo viaggio sensoriale. Senza toccare il panettone, gli assaggiatori sollevano il piatto per avvicinare il dolce al naso. Con un’inspirazione lenta, memorizzano le note aromatiche e l’intensità, unendo la storia del panettone a un bouquet di profumi unici.
Il Momento della Gustazione
La fase culminante è la gustazione, un rituale dettagliato che coinvolge tutte le sfumature del palato. Con attenzione, gli assaggiatori pizzicano la fetta, esplorando la consistenza, l’untuosità e la solubilità. Ogni morso rivela una sinfonia di sapori dolci, acidi e amari, arricchita dalle frazioni solide di canditi e uvetta. La concentrazione si sposta sugli aromi che si sprigionano durante la masticazione, creando un’esperienza gustativa unica.
Il Panettone Vive e Cambia
Infine, è cruciale ricordare che il panettone è vivo e mutevole. La sua interazione con l’aria lo trasforma continuamente, generando aspetti inediti del suo essere. Allo stesso modo, l’assaggiatore evolve, influenzato dall’esperienza sensoriale e dagli stimoli olfattivi. Il panettone, così, non è solo un dolce, ma un viaggio attraverso il tempo e i sensi, un’esperienza culinaria che si rinnova ad ogni assaggio.
Giancarlo De Rosa: Il Maestro Lievitista Che Unisce Tradizione e Innovazione
Con una carriera lunga tre decenni nel settore dell’Arte Bianca, Giancarlo De Rosa emerge come un maestro lievitista ispirato dai sapori autentici della sua infanzia, quando la nonna lo svegliava ogni mattina con profumi che avrebbero plasmato il suo destino. Sin dalla giovane età di 13 anni, De Rosa ha intrapreso un percorso nei laboratori di panificazione e pasticceria, un viaggio che avrebbe segnato l’inizio di una passione duratura.
Attraverso gli anni, De Rosa ha deciso di immergersi nello studio approfondito del lievito naturale, spingendosi verso i grandi lievitati, tra cui il celebre Panettone.
L’incontro con i Maestri Zoia e Massari ha rappresentato una svolta fondamentale nel suo percorso professionale, aprendo le porte al vasto mondo dei lievitati.
L’elemento distintivo delle creazioni di Giancarlo De Rosa è la lievitazione, considerata da lui una vera e propria scienza. Il Maestro ha dedicato anni allo studio approfondito di questa disciplina, assimilandola e trasformandola in una competenza artigianale.
Il risultato è un prodotto equilibrato, calibrato e aromatico, dove ogni elemento è attentamente ponderato.
De Rosa utilizza farine provenienti direttamente dai suoi terreni di famiglia, situati tra i Giardini di Ninfa e il Parco Nazionale del Circeo, nella provincia di Latina.
Nei suoi terreni, Giancarlo De Rosa coltiva grani antichi combinati con varietà moderne, rispondendo così alle esigenze della pasticceria contemporanea. Questa combinazione unica di tradizione e innovazione è il cuore delle sue creazioni, portando avanti il ricco patrimonio della panificazione italiana.
Attraverso la sua azienda, Levitus Italia, fondata nel 2010, De Rosa condivide la sua esperienza e la sua passione formando personale qualificato nel settore dell’Arte Bianca.
La collaborazione con scuole di formazione professionali e aziende del settore, sia in Italia che a livello internazionale, evidenzia il suo impegno nel diffondere la conoscenza e l’amore per l’arte della panificazione e della pasticceria.
Giancarlo De Rosa: Un Viaggio Delizioso tra Tradizione e Innovazione
Nell’atelier del gusto di Giancarlo De Rosa prendono vita vere e proprie opere d’arte gastronomiche, dalle spalmabili ai dolci iconici, tutti confezionati con maestria artigianale e ingredienti di prima qualità.
Le Spalmabili: Gusto Senza Confini
Le creme spalmabili firmate Giancarlo De Rosa sono il risultato di un’arte meticolosa, realizzate con materie prime selezionate. Da assaporare con un gesto naturale a cucchiaiate, su pane e lievitati, sulla frutta fresca, sul gelato o come ingrediente per creazioni culinarie e pasticcerie raffinate. Un viaggio del palato attraverso la varietà di sapori e consistenze.
I Babà: Una Rilettura Contemporanea dell’Eccellenza
I babà in vasocottura di Giancarlo De Rosa rappresentano una rilettura moderna di un classico intramontabile. Cotti nei barattoli di vetro per preservare intatte le loro caratteristiche organolettiche, questi babà si distinguono per un impasto elastico e spugnoso, declinato in bagne classiche e insolite. Un’esperienza gustativa irrinunciabile che coniuga innovazione e tradizione.
I Biscotti: Piccoli Gioielli del Gusto
Friabili, gustosi, profumati: i biscotti di Giancarlo De Rosa sono autentici capolavori dell’arte pasticcera. Realizzati con farine da grani coltivati sui terreni di famiglia e ingredienti pregiati, diventano piccoli gioielli da regalare o da concedersi, offrendo momenti di puro godimento.
I GianPan: Il Gusto dei Ricordi
I GianPan di Giancarlo De Rosa sono un viaggio nei ricordi, un’irresistibile leggerezza appena sfornata con solo lievito madre, farine italiane selezionate e ingredienti di alta qualità. Nella tipica forma del bauletto, queste creazioni offrono combinazioni dolci e salate che riportano alla memoria tutto il sapore autentico di un tempo.
La Colomba: Un Simbolo di Lievitazione e Passione
Lievitata per trentasei ore, la Colomba di Giancarlo De Rosa è una vera e propria opera d’arte culinaria. Realizzata con metodo artigianale e ingredienti attentamente selezionati, vanta un’orgogliosa provenienza italiana, a partire dalle farine coltivate nei terreni incontaminati nei pressi dell’oasi naturale “Giardino di Ninfa“. Disponibile nei gusti Classica, Frutti di bosco e cioccolato bianco, e Cioccolato e Gianduia, la Colomba è l’espressione pura di una lievitazione d’eccellenza.
Il Panettone: Gusto Autentico in Formato Mignon
Giancarlo De Rosa presenta il Panettone prêt-à-porter, un concentrato di gusto autentico racchiuso in una forma mignon. Con tutto il buono del lievitato per eccellenza, questa creazione segna il segno di una nuova tradizione nella pasticceria, un piccolo capolavoro da gustare con ogni morso.
Il Pandoro: Dolcezza Elevata a Arte
Il Pandoro di Giancarlo De Rosa offre un’esperienza sensoriale unica, con la dolcezza della vaniglia e la morbidezza del burro, esaltate dalla lievitazione di 36 ore con puro lievito madre. Questa perfetta alchimia di sapori incarna una nuova tradizione nei dolci e un invito irresistibile ai piccoli peccati di gola.
L’olio extravergine d’oliva, il liquido prezioso che scorre dalla millenaria tradizione delle terre mediterranee, è molto più di un semplice condimento. È una gemma della cucina, un simbolo di salute e benessere, e un elemento distintivo della cultura italiana. In questo articolo, ci immergeremo nella storia della produzione di questo straordinario olio, esplorando le zone produttive, le varietà di cultivar, i metodi di lavorazione e scoprendo l’arte e la poesia che ruotano attorno a questo tesoro dorato.
Storia della Produzione
L’uso dell’olio d’oliva risale a tempi antichissimi. Si dice che gli Egizi, i Greci e i Romani lo abbiano utilizzato non solo come alimento, ma anche come medicina e cosmetico. Gli uliveti dell’antica Grecia, in particolare, hanno dato origine a leggende e miti legati all’olivo, che era considerato un dono degli dèi.
In Italia, la coltivazione dell’ulivo risale a oltre duemila anni fa, ed è stata tramandata da una generazione all’altra. L’olivicoltura è diventata una tradizione radicata in tutto il paese, con alcune regioni come la Puglia, la Calabria e la Sicilia che ne sono diventate vere e proprie capitali dell’olio.
Zone Produttive con le varie caratteristiche organolettiche
Le zone di produzione dell’olio evo in Italia sono numerose e offrono una grande varietà di sapori e aromi. Tra le regioni più famose vi sono la Toscana, la Liguria, la Campania e la Sicilia. Ogni regione ha le sue cultivar e le sue particolari caratteristiche organolettiche.
La Toscana è celebre per il suo olio di oliva Toscano, ottenuto principalmente dalle cultivar Frantoio, Leccino e Moraiolo. Questo olio è noto per il suo profilo fruttato e erbaceo, con sentori di erba fresca e un leggero retrogusto di pepe.
La Liguria, invece, è famosa per il suo olio evo Ligure, prodotto principalmente dalla cultivar Taggiasca. Questo olio ha un sapore delicato e leggermente dolce, con note di mandorla e un retrogusto di mela.
La Campania è nota per l’olio evo Campano, che utilizza le cultivar Ravece e Ogliarola. Questo olio è caratterizzato da un sapore robusto e piccante, con note di erbe aromatiche e mandorla amara.
La Sicilia, infine, è famosa per il suo olio evo Siciliano, prodotto da una varietà di cultivar tra cui Nocellara del Belice e Cerasuola. Questo olio ha un sapore fruttato e complesso, con sentori di pomodoro, erbe aromatiche e mandorla.
Cultivar di Olio Extravergine d’Oliva
Umbria: L’Umbria è celebre per l’olio evo Umbro, noto per il suo profilo di gusto fruttato e leggermente piccante. Le principali cultivar includono il Moraiolo, il Leccino e il Frantoio. La città di Assisi è una delle zone di produzione più iconiche dell’Umbria.
Lazio: Le colline intorno a Roma e Viterbo in Lazio producono olio extravergine d’oliva di alta qualità. La cultivar principale è l’Olivastra Seggianese, che conferisce all’olio un sapore delicato e fruttato.
Calabria: La Calabria, nella parte meridionale dell’Italia, è una regione in ascesa nella produzione di olio extravergine d’oliva. Qui, le cultivar autoctone come la Carolea e la Ottobratica sono ampiamente coltivate, producendo oli con sapori fruttati e piccanti.
Puglia: La Puglia è la principale regione produttrice di olio extravergine d’oliva in Italia. Qui, la cultivar Coratina è diffusa e produce oli dal sapore robusto e piccante. Anche la cultivar Ogliarola Barese è molto comune e produce oli più delicati.
Sardegna: La Sardegna produce olio evo con sapori e profumi unici. Le principali cultivar sarde includono la Bosana, la Tonda di Cagliari e la Semidana. Gli oli sarde spaziano da quelli fruttati a quelli piccanti.
Veneto: La regione del Veneto produce olio extravergine d’oliva principalmente nelle colline vicino a Verona e Vicenza. Le cultivar tradizionali includono il Grignano, il Favarol e il Casaliva. L’olio veneto è noto per il suo sapore leggero e fruttato.
Lombardia: Anche la Lombardia produce olio evo, specialmente nella zona del Lago di Garda. Le cultivar più comuni in Lombardia includono il Casaliva e il Frantoio. L’olio lombardo è apprezzato per il suo gusto fruttato e delicato.
Marche: Le Marche, con i suoi paesaggi collinari, coltiva varie cultivar di olivo, tra cui il Leccino, il Frantoio e l’Ascolana. L’olio marchigiano è noto per i suoi sapori fruttati e leggermente piccanti.
Basilicata: La Basilicata, situata nel sud Italia, è un’altra regione che produce olio extravergine d’oliva. Qui, la cultivar Ogliarola è diffusa e produce oli con un profilo di gusto equilibrato tra fruttato e piccante.
Molise: Il Molise è noto per la coltivazione delle cultivar Gentile e Leccino. Gli oli molisani sono spesso caratterizzati da sapori fruttati e piccanti.
Emilia-Romagna: nota per la coltivazione di Nostrana di Brisighella, la Ghiacciola, la Mignola, caratterizzano oli leggeri, fruttati con sentori erbacei, freschi.
Zone produttive generiche regione per regione
La Toscana è una delle regioni italiane più rinomate per la produzione di olio d’oliva di alta qualità. La sua storia millenaria nell’arte dell’olivicoltura e la varietà di cultivar coltivate hanno reso la Toscana un importante centro di produzione di oli extravergini pregiati. Ecco alcune delle cultivar più significative coltivate in Toscana:
Frantoio: Il Frantoio è una delle varietà di olive più diffuse in Toscana e in altre regioni italiane. Questa cultivar è apprezzata per la sua capacità di produrre oli dal profilo di gusto equilibrato, con note fruttate e piccanti. L’olio Frantoio è versatile in cucina ed è ampiamente utilizzato per insalate, zuppe e piatti a base di pesce.
Leccino: Il Leccino è un’altra cultivar tradizionalmente coltivata in Toscana. Le olive Leccino producono oli con un sapore fruttato e delicato, caratterizzato da un leggero retrogusto di mandorla. Questo olio è spesso usato per condire piatti di carne e verdure grigliate.
Moraiolo: La Moraiolo è una varietà che cresce principalmente in Toscana e in Umbria. Gli oli ottenuti dalle olive Moraiolo sono noti per il loro sapore intenso e piccante, con note erbacee e un caratteristico retrogusto amaro. Questo olio è ideale per piatti robusti e sapori decisi.
Pendolino: La varietà Pendolino è spesso utilizzata come pollinizzatrice in molti oliveti toscani. Le olive Pendolino producono oli con note dolci e fruttate, spesso con un tocco di mandorla. Questo olio è apprezzato per il suo sapore delicato.
Maurino: La cultivar Maurino è ampiamente coltivata in Toscana ed è nota per la sua resistenza alle malattie delle piante. Gli oli ottenuti dalle olive Maurino presentano un profilo di gusto morbido e fruttato, con una nota dolce e leggera di mandorla.
Correggiolo: La varietà Correggiolo è tipica della Toscana e produce oli con un sapore leggermente piccante e note erbacee. Questo olio è ideale per insalate e piatti di pesce.
Queste sono solo alcune delle cultivar di olio d’oliva coltivate in Toscana. La regione vanta una ricca tradizione nella produzione di olio di alta qualità, con oli extravergini che riflettono le caratteristiche del terreno, del clima e delle varietà coltivate. I produttori toscani dedicano molta attenzione alla coltivazione e alla raccolta delle olive, contribuendo così a mantenere l’alto standard di qualità per cui l’olio toscano è rinomato in tutto il mondo.
La Liguria è una delle regioni italiane più rinomate per la produzione di olio d’oliva di alta qualità. La sua posizione geografica, con terrazze costiere e colline che si affacciano sul mare, crea un ambiente ideale per la coltivazione degli ulivi. L’olio d’oliva ligure è noto per il suo sapore delicato, fruttato e aromatico, ed è spesso utilizzato nella cucina mediterranea.
Cultivar: La Liguria è famosa per la cultivar Taggiasca, una varietà autoctona di olivo che produce olive piccole e dolci. Gli oli d’oliva ottenuti dalla cultivar Taggiasca sono molto apprezzati per il loro sapore fruttato, con note di mandorla e un tocco di piccante.
Territorio: Le colline costiere della Liguria, con il loro terreno calcareo e il clima mediterraneo, forniscono un ambiente ideale per la coltivazione degli ulivi. Gli oliveti liguri sono spesso terrazzati, il che rende la raccolta delle olive un’arte antica e unica.
Metodo di raccolta: Le olive vengono spesso raccolte a mano per garantire la massima qualità. La raccolta manuale permette di selezionare attentamente le olive mature, evitando di danneggiarle.
Molatura a freddo: Nelle tradizionali frantoio liguri, le olive vengono macinate a freddo per estrarre l’olio. Questo metodo di lavorazione mantiene intatte le note aromatiche e i sapori dell’olio.
DOP e IGP: Alcune zone della Liguria hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva, riconoscimenti che garantiscono la qualità e l’autenticità dei prodotti.
L’olio d’oliva ligure è ampiamente utilizzato nella cucina regionale, come condimento per piatti a base di pesce, insalate, focaccia e piatti tradizionali come il pesto genovese. È noto per il suo profilo di gusto unico e l’equilibrio tra sapore fruttato e piccante.
La produzione di olio d’oliva in Liguria è una parte importante della tradizione culinaria della regione e contribuisce al suo rinomato patrimonio gastronomico. Gli oli d’oliva liguri sono molto richiesti sul mercato nazionale ed internazionale per la loro qualità superiore e il gusto distintivo.
La Campania, una regione situata nel sud Italia, è celebre per la sua ricca tradizione culinaria e la produzione di olio d’oliva. Le condizioni climatiche e il terreno favorevole rendono la Campania una regione ideale per la coltivazione degli ulivi e la produzione di oli d’oliva di alta qualità.
Cultivar: La Campania è caratterizzata dalla coltivazione di diverse cultivar di olivo. Tra le varietà più note vi sono la “Ravece” e la “Nocellara del Belice.” Queste cultivar producono oli con un profilo di gusto fruttato, leggermente piccante e con note aromatiche complesse.
Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva in Campania includono le colline dell’Irpinia, la zona costiera dell’Amalfi e la pianura del Sele. Ciascuna di queste aree ha le proprie caratteristiche climatiche e di terreno che influenzano il sapore e l’aroma dell’olio.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Campania è spesso fatta a mano per garantire la massima qualità. Le olive mature vengono raccolte e trasportate ai frantoi per l’estrazione dell’olio.
Produzione DOP e IGP: Alcune zone della Campania hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva, garantendo la qualità e l’autenticità del prodotto.
Usi culinari: L’olio d’oliva campano è ampiamente utilizzato nella cucina regionale. È un ingrediente chiave in piatti tradizionali come la pizza napoletana, il famoso sugo alla puttanesca, la mozzarella di bufala e molto altro. L’olio d’oliva viene spesso utilizzato come condimento e per insaporire piatti a base di pesce e verdure.
Qualità e prestigio: Gli oli d’oliva campani sono conosciuti per la loro alta qualità e sono molto apprezzati sul mercato nazionale ed internazionale. Molti produttori campani si impegnano per mantenere le tradizioni locali e garantire la qualità dei loro oli.
La Campania è una regione che unisce tradizione e innovazione nella produzione di olio d’oliva. Gli oli campani sono noti per il loro gusto ricco e complesso, che li rende ideali per una vasta gamma di piatti. La produzione di olio d’oliva è parte integrante della cultura culinaria campana e contribuisce alla sua reputazione come una delle regioni gastronomiche più importanti d’Italia.
La Sicilia è una delle regioni più importanti per la produzione di olio d’oliva in Italia e nel mondo. La sua posizione geografica, il clima mediterraneo e la ricchezza di terreni fertili la rendono un luogo ideale per la coltivazione degli ulivi e la produzione di oli d’oliva di alta qualità. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Sicilia:
Cultivar: La Sicilia ospita una varietà di cultivar di olivo, ciascuna con le proprie caratteristiche uniche. Tra le cultivar più conosciute vi sono la “Nocellara del Belice,” la “Biancolilla,” e la “Cerasuola.” Ogni varietà produce oli con profili di gusto diversi, da fruttati a piccanti, con note di erba fresca, mandorla e pomodoro.
Zone di produzione: La Sicilia è suddivisa in diverse zone di produzione di olio d’oliva, tra cui la Valle del Belice, le Madonie, e il Val di Noto. Ogni zona ha condizioni climatiche e tipi di terreno unici che influenzano il gusto dell’olio prodotto.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Sicilia è spesso un’attività tradizionale, che coinvolge la raccolta manuale delle olive dagli alberi. Questo metodo garantisce la selezione delle olive mature e la riduzione dei danni alle drupe.
Molitura a freddo: Gli oli d’oliva siciliani sono spesso ottenuti mediante una lavorazione a freddo. Questo significa che le olive vengono macinate e spremitelentamente per mantenere intatte le qualità organolettiche dell’olio.
DOP e IGP: Alcune zone della Sicilia hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva. Queste designazioni certificano l’origine e la qualità dell’olio.
Usi culinari: L’olio d’oliva siciliano è un elemento chiave nella cucina regionale. Viene utilizzato in piatti tradizionali come la caponata, le panelle, il pesce spada alla ghiotta, e la pasta con le sarde. La sua versatilità lo rende adatto sia per piatti a base di pesce che per quelli a base di carne.
Qualità e prestigio: Gli oli d’oliva siciliani sono noti per la loro alta qualità e sono apprezzati sia in Italia che all’estero. Molti produttori siciliani si dedicano alla produzione di oli di alta gamma e partecipano a concorsi internazionali per dimostrare la qualità del loro prodotto.
La produzione di olio d’oliva è una parte fondamentale dell’identità culinaria della Sicilia. L’olio d’oliva siciliano è amato per la sua complessità di gusto, il suo aroma fruttato e il suo sapore unico. La tradizione millenaria di produzione dell’olio in Sicilia continua a prosperare, contribuendo alla reputazione dell’isola come uno dei luoghi più importanti per l’olio d’oliva di alta qualità.
L’Umbria è una regione dell’Italia centrale rinomata per la produzione di olio d’oliva di alta qualità. La sua posizione geografica, con un clima mediterraneo, terreni fertili e altitudini variabili, crea le condizioni ideali per la coltivazione degli ulivi e la produzione di oli d’oliva pregiati. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Umbria:
Cultivar: In Umbria, sono coltivate diverse cultivar di olivo. Alcune delle varietà più conosciute includono la “Moraiolo,” la “Frantoio,” la “Leccino” e la “Dolce Agogia.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli con caratteristiche di gusto uniche, tra cui note di erba fresca, mandorla e frutta.
Zone di produzione: L’Umbria è suddivisa in diverse zone di produzione di olio d’oliva, tra cui le colline intorno a Assisi, la Valnerina, e il territorio attorno al lago Trasimeno. Ogni zona ha le proprie caratteristiche climatiche e tipi di terreno che influiscono sul gusto e l’aroma dell’olio.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Umbria è spesso effettuata a mano, per garantire la selezione delle drupe mature. Questo approccio tradizionale alla raccolta contribuisce a mantenere l’integrità delle olive e preserva la qualità dell’olio.
Molitura a freddo: Molte aziende produttrici in Umbria seguono il metodo tradizionale di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.
DOP e IGP: Alcune zone dell’Umbria hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva. Queste designazioni attestano l’origine e la qualità dell’olio prodotto in quei territori.
Usi culinari: L’olio d’oliva umbro è ampiamente utilizzato nella cucina regionale. È un ingrediente fondamentale in piatti tradizionali come la bruschetta, le pappardelle al tartufo, e la zuppa di lenticchie di Castelluccio. La sua versatilità lo rende adatto sia per piatti a base di carne che per quelli a base di pesce e verdure.
Qualità e prestigio: Gli oli d’oliva umbri sono noti per la loro alta qualità e sono spesso premiati in concorsi nazionali e internazionali. Molti produttori umbri sono impegnati nella produzione di oli extra vergini di alta gamma, contribuendo così alla rinomanza dell’olio umbro nel panorama nazionale ed internazionale.
La produzione di olio d’oliva è una parte importante dell’agricoltura e della cultura umbra. Gli oli d’oliva umbri sono celebrati per il loro gusto fruttato e ricco, nonché per le loro proprietà salutari. L’Umbria continua a distinguersi come una delle regioni leader nella produzione di olio d’oliva di alta qualità in Italia.
Il Lazioè una regione dell’Italia centrale che, sebbene meno celebre di altre regioni italiane per la produzione di olio d’oliva, ha una tradizione olivicola importante e sta guadagnando sempre più riconoscimento per la qualità dei suoi oli extra vergini. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva nel Lazio:
Cultivar: In questa regione si coltivano diverse cultivar di olivo. Alcune delle varietà più comuni includono il “Carboncella,” il “Canino,” e il “Frantoio.” Queste varietà contribuiscono a produrre oli d’oliva con una gamma di profili di gusto, tra cui note erbacee, fruttate e piccanti.
Zone di produzione: Le principali zone di produzione di olio d’oliva nel Lazio includono le colline intorno a Viterbo, la zona dei Monti Cimini, e le aree costiere della provincia di Latina. Ogni zona ha caratteristiche climatiche e terreni diversi che influiscono sul gusto dell’olio.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive nel Lazio può essere sia manuale che meccanizzata, a seconda delle dimensioni delle aziende agricole e dei metodi preferiti dai produttori. La raccolta manuale è spesso utilizzata per garantire la selezione delle olive mature.
Molitura a freddo: Molte aziende seguono il metodo tradizionale di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, conservando così le qualità organolettiche dell’olio.
Usi culinari: L’olio d’oliva del Lazio è utilizzato nella cucina regionale per preparare una varietà di piatti tradizionali. Alcuni esempi includono la pasta all’amatriciana, la coda alla vaccinara, e la crostata di ricotta. L’olio è anche utilizzato per condire insalate e verdure.
Qualità e prestigio: Negli ultimi anni, l’olio d’oliva laziale ha iniziato a guadagnare riconoscimento per la sua qualità e autenticità. Molti produttori locali sono impegnati nella produzione di oli extra vergini di alta gamma e partecipano a concorsi e rassegne per dimostrare la qualità del loro prodotto.
Anche se il Lazio potrebbe non essere al centro dell’attenzione quando si parla di olio d’oliva italiano, la regione sta lavorando duramente per affermarsi come un produttore di oli di alta qualità. La combinazione di tradizione, varieta di cultivar e paesaggi diversi rende l’olio d’oliva laziale un prodotto interessante per gli amanti della cucina e dell’olio d’oliva di qualità.
La Calabria è una regione dell’Italia meridionale nota per la sua produzione di olio d’oliva di alta qualità. La regione, con il suo clima mediterraneo, terreni fertili e tradizione millenaria nella coltivazione delle olive, è una delle principali aree di produzione di olio d’oliva in Italia. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Calabria:
Cultivar: In Calabria, sono coltivate diverse cultivar di olivo, tra cui la “Carolea,” la “Ottobratica,” la “Sinopolese,” e la “Nocellara del Belice.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con caratteristiche di gusto uniche, tra cui note fruttate, piccanti e erbacee.
Zone di produzione: Le principali zone di produzione di olio d’oliva in Calabria includono la zona costiera intorno a Tropea, la Piana di Sibari, le colline intorno a Cosenza e Catanzaro, e molte altre aree della regione. Ogni zona ha condizioni climatiche e tipi di terreno diversi che influenzano il gusto dell’olio.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Calabria può essere sia manuale che meccanizzata. La scelta del metodo dipende spesso dalle dimensioni delle aziende agricole e dalla preferenza dei produttori. La raccolta manuale è tradizionalmente utilizzata per selezionare le olive mature.
Molitura a freddo: Molte aziende seguono il metodo tradizionale di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.
DOP e IGP: Alcune zone della Calabria hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva. Queste designazioni attestano l’origine e la qualità dell’olio prodotto in quei territori.
Usi culinari: L’olio d’oliva calabrese è ampiamente utilizzato nella cucina regionale. È un ingrediente fondamentale in piatti tradizionali come la famosa “nduja,” un’unta di peperoncino piccante, e la “caciocavallo,” un formaggio stagionato. L’olio è anche utilizzato per condire piatti di pesce, pasta, e verdure.
Qualità e prestigio: Gli oli d’oliva calabresi sono noti per la loro alta qualità e autenticità. Molti produttori locali si dedicano alla produzione di oli extra vergini di alta gamma, contribuendo così alla reputazione della Calabria come una delle regioni leader nella produzione di olio d’oliva di qualità.
La produzione di olio d’oliva è un aspetto importante dell’agricoltura e della cultura calabrese. Gli oli d’oliva calabresi sono rinomati per il loro gusto ricco e autentico, e rappresentano un patrimonio culinario di grande valore nella regione.
La Puglia, situata nel cuore della regione mediterranea, è famosa per essere la maggiore produttrice di olio d’oliva in Italia e una delle principali al mondo. L’olivicoltura in Puglia ha una storia millenaria, e la regione è conosciuta per le sue coltivazioni di olivi secolari, la diversità di cultivar e la produzione di oli d’oliva di alta qualità. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Puglia:
Cultivar: La Puglia vanta una vasta gamma di cultivar di olivo, tra cui la “Coratina,” la “Ogliarola,” la “Cellina di Nardò,” la “Leccino,” e molte altre. Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con caratteristiche di gusto uniche, tra cui note fruttate, piccanti e erbacee.
Zone di produzione: La Puglia è suddivisa in diverse zone di produzione di olio d’oliva, ciascuna con le sue peculiarità. Alcune delle zone più note includono le colline di Foggia, la Valle d’Itria, il Gargano, il Salento e la Terra di Bari. Ogni area ha condizioni climatiche e tipi di terreno diversi che influenzano il gusto dell’olio.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Puglia può essere sia manuale che meccanizzata, a seconda delle dimensioni delle aziende agricole e delle preferenze dei produttori. La raccolta manuale è spesso utilizzata per garantire la selezione delle olive mature.
Molitura a freddo: Molte aziende in Puglia seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.
DOP e IGP: Numerose zone in Puglia hanno ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP) o l’indicazione geografica protetta (IGP) per i loro oli d’oliva. Queste designazioni attestano l’origine e la qualità dell’olio prodotto in quei territori.
Usi culinari: L’olio d’oliva pugliese è un ingrediente essenziale nella cucina regionale. È utilizzato per preparare molte specialità pugliesi, tra cui la “focaccia,” le “orecchiette,” le “cime di rapa,” e l’”insalata pugliese.” L’olio è anche apprezzato per condire pietanze di pesce, verdure e piatti di pasta.
Qualità e prestigio: La Puglia è rinomata per la produzione di oli d’oliva di alta qualità, e molte aziende locali sono impegnate nella produzione di oli extra vergini di alta gamma. La regione è conosciuta per la sua capacità di adattarsi alle nuove tendenze del mercato, come la produzione di oli monovarietali e biologici.
Gli oli d’oliva pugliesi sono conosciuti per la loro autenticità, gusto ricco e versatilità culinaria. La Puglia continua a giocare un ruolo di primo piano nell’industria dell’olio d’oliva italiano e internazionale, grazie alla sua tradizione secolare e alla dedizione dei produttori locali.
La Sardegna è una delle regioni italiane con una tradizione millenaria nella produzione di olio d’oliva. Sebbene non sia una delle principali aree produttrici d’Italia, la Sardegna ha una produzione di olio d’oliva di alta qualità con caratteristiche uniche. Ecco alcune informazioni chiave sull’olio d’oliva in Sardegna:
Cultivar: La Sardegna coltiva diverse cultivar di olivo, tra cui la “Bosana,” la “Tonda di Cagliari,” la “Semidana,” la “Nera di Gonnos,” e molte altre. Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con caratteristiche di gusto uniche, tra cui note fruttate, piccanti e erbacee.
Zone di produzione: La produzione di olio d’oliva in Sardegna è diffusa in tutta l’isola. Alcune delle zone più note includono la provincia di Nuoro, la provincia di Cagliari, la provincia di Sassari e la regione del Sulcis. Ogni zona ha condizioni climatiche e tipi di terreno diversi che influenzano il gusto dell’olio.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Sardegna può essere sia manuale che meccanizzata, a seconda delle dimensioni delle aziende agricole e delle preferenze dei produttori. La raccolta manuale è spesso utilizzata per garantire la selezione delle olive mature.
Molitura a freddo: Molte aziende in Sardegna seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.
Usi culinari: L’olio d’oliva sardo è un ingrediente essenziale nella cucina regionale. È utilizzato per preparare piatti tradizionali come “malloreddus alla campidanese” (gnocchi sardi), “porceddu” (maialino da latte), “pane carasau” (pane sottile croccante) e molto altro. L’olio è anche utilizzato per condire pietanze di pesce, carne e verdure.
Qualità e prestigio: La Sardegna è nota per la produzione di oli d’oliva di alta qualità, spesso estratti da olive raccolte a mano. Molti produttori locali si dedicano alla produzione di oli extra vergini di alta gamma, contribuendo alla reputazione della Sardegna come produttrice di oli autentici e genuini.
Gli oli d’oliva sardi sono apprezzati per la loro autenticità e il loro gusto ricco. La tradizione millenaria dell’olivicoltura in Sardegna è parte integrante della cultura culinaria dell’isola e continua a essere valorizzata da produttori e chef locali.
Il Veneto è una regione dell’Italia famosa per la produzione di vino, ma ha anche una crescente tradizione nella produzione di olio d’oliva. Le condizioni climatiche favorevoli e il terreno adatto in alcune parti del Veneto hanno contribuito allo sviluppo dell’olivicoltura in questa regione.
Le zone del Veneto più adatte alla coltivazione degli ulivi sono principalmente quelle situate lungo la costa adriatica e nelle zone collinari. Alcune delle cultivar coltivate in Veneto includono:
Frantoio: Questa varietà è tra le più diffuse in Italia ed è apprezzata per la produzione di oli con un profilo di gusto fruttato e bilanciato.
Leccino: Il Leccino è un’altra varietà molto diffusa in Italia ed è nota per la produzione di oli con un sapore morbido e fruttato.
Maurino: La cultivar Maurino è spesso coltivata in Veneto ed è apprezzata per la sua resistenza alle malattie delle piante. Gli oli ottenuti dalle olive Maurino presentano un profilo di gusto morbido e fruttato, con una nota dolce.
Pendolino: La varietà Pendolino è spesso utilizzata come pollinizzatrice in molti oliveti veneti. Le olive Pendolino producono oli con note dolci e fruttate, spesso con un tocco di mandorla.
Favarol: Questa varietà autoctona è specifica del Veneto e produce oli con un sapore fruttato e leggermente piccante.
La produzione di olio d’oliva in Veneto è in costante crescita, e la regione sta iniziando a guadagnare riconoscimento per la qualità dei suoi oli. Gli oli d’oliva veneti spesso presentano un sapore delicato e fruttato, ideale per condire insalate, verdure, pesce e piatti leggeri.
Anche se la produzione di olio d’oliva in Veneto è ancora limitata rispetto ad altre regioni italiane, sta emergendo come una destinazione di interesse per gli amanti dell’olio di alta qualità, grazie alla sua continua ricerca della perfezione nella produzione e alla valorizzazione delle varietà autoctone.
Le Marche, una regione dell’Italia centrale che si affaccia sul Mar Adriatico, sono conosciute per la loro ricca tradizione culinaria e la produzione di olio d’oliva ne è una parte importante. Ecco alcune informazioni chiave sulla produzione di olio d’oliva nelle Marche:
Cultivar: Nelle Marche, vengono coltivate diverse varietà di olivo, tra cui la “Raggia,” la “Carboncella,” la “Ascolana tenera,” e la “Piantone di Falerone.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con diverse caratteristiche di gusto, profumi e livelli di piccantezza.
Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva nelle Marche si trovano principalmente nelle province costiere come Ancona, Ascoli Piceno e Fermo. Le condizioni climatiche costiere favoriscono la coltivazione degli olivi.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive nelle Marche può essere sia manuale che meccanizzata, a seconda delle dimensioni delle aziende agricole e delle preferenze dei produttori. La raccolta manuale è spesso utilizzata per garantire la selezione delle olive mature.
Molitura a freddo: Molte aziende nelle Marche seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.
Usi culinari: L’olio d’oliva marchigiano è un ingrediente essenziale nella cucina regionale. È utilizzato per preparare piatti tradizionali come “Olive all’ascolana” (olive ripiene), “Vincisgrassi” (lasagna marchigiana), piatti di pesce e verdure. L’olio d’oliva è anche utilizzato per condire insalate fresche e antipasti.
Qualità e prestigio: Le Marche sono conosciute per la produzione di oli d’oliva di alta qualità. Molte aziende locali si dedicano alla produzione di oli extra vergini di alta gamma, spesso vincitori di premi e riconoscimenti in competizioni nazionali ed internazionali.
La produzione di olio d’oliva nelle Marche contribuisce alla ricca tradizione culinaria della regione. Gli oli d’oliva marchigiani sono noti per i loro gusti fruttati, le note erbacee e la freschezza. La regione è orgogliosa della sua produzione di olio d’oliva di alta qualità e promuove la cultura dell’olivicoltura attraverso eventi, degustazioni e visite alle aziende agricole.
La Lombardia, una delle regioni settentrionali dell’Italia, è conosciuta principalmente per la sua produzione di vini, formaggi e altri prodotti alimentari di alta qualità. Tuttavia, l’olio d’oliva è stato prodotto in alcune parti della Lombardia, sebbene la produzione sia limitata e meno diffusa rispetto ad altre regioni dell’Italia, come la Puglia o la Sicilia. Ecco alcune informazioni sulla produzione di olio d’oliva in Lombardia:
Cultivar: In Lombardia vengono coltivate principalmente cultivar di olivo resistenti al freddo, come la “Frantoio,” la “Leccino,” la “Pendolino” e la “Maurino.” Queste varietà sono adatte alle condizioni climatiche più fredde del nord Italia.
Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva in Lombardia sono concentrate principalmente nelle province di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona. Queste aree hanno un clima temperato che può ospitare la coltivazione di olivi, anche se la produzione è su scala ridotta.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Lombardia è generalmente manuale, poiché le dimensioni delle aziende agricole e la quantità di olivi coltivati sono spesso limitate.
Molitura a freddo: Molte aziende locali seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per ottenere l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.
Usi culinari: Anche se la produzione di olio d’oliva in Lombardia è modesta rispetto ad altre regioni, l’olio d’oliva locale è utilizzato in cucina per condire insalate, piatti a base di pesce, carni e verdure. L’olio d’oliva lombardo è apprezzato per il suo sapore leggero e fruttato.
La produzione di olio d’oliva in Lombardia è incentrata su piccole aziende agricole e produttori artigianali che coltivano olivi principalmente per il consumo locale e la vendita diretta. La regione non è nota per la produzione su larga scala, ma alcuni produttori locali si dedicano con passione alla coltivazione e alla produzione di oli d’oliva di alta qualità. La produzione di olio d’oliva in Lombardia contribuisce alla diversità culinaria della regione e rappresenta un piccolo ma significativo settore dell’agricoltura lombarda.
Il Friuli-Venezia Giulia, una regione situata nel nord-est dell’Italia, non è tradizionalmente conosciuta per la produzione di olio d’oliva come altre regioni italiane. Tuttavia, negli ultimi anni, alcune zone del Friuli hanno iniziato a sperimentare la coltivazione di olivi e la produzione di olio d’oliva di alta qualità.
Le coltivazioni di olivi in Friuli sono spesso concentrate nelle aree collinari e costiere della regione, dove il clima è più favorevole alla crescita delle olive. La produzione di olio d’oliva in questa regione è ancora limitata rispetto ad altre parti dell’Italia, ma sta guadagnando popolarità grazie all’interesse crescente per l’olio extravergine di oliva di alta qualità.
Alcune delle cultivar coltivate in Friuli includono il “Friulano” (o “Tergeste”), il “Mignola,” e altre varietà autoctone. Gli oli prodotti in Friuli spesso presentano caratteristiche gustative uniche, influenzate dal terroir e dalle condizioni climatiche locali.
Mentre il Friuli-Venezia Giulia non è una delle principali regioni produttrici di olio d’oliva in Italia, sta emergendo come un’area in crescita per la produzione di oli di alta qualità. Gli oli d’oliva friulani sono apprezzati per il loro sapore delicato e fruttato, che li rende ideali per condire piatti leggeri e insalate.
Va notato che, sebbene la produzione di olio d’oliva in Friuli stia crescendo, la regione non compete ancora con le regioni del sud Italia, come la Puglia e la Sicilia, che sono più conosciute per la produzione di olio d’oliva a livello nazionale e internazionale.
In Emilia-Romagna, la coltivazione dell’olivo è influenzata dalla varietà delle cultivar coltivate in questa regione. Mentre l’Emilia-Romagna non è una delle principali regioni produttrici di olio d’oliva in Italia, presenta alcune varietà autoctone che si sono adattate alle condizioni climatiche del nord Italia. Ecco alcune delle cultivar di olio d’oliva coltivate in Emilia-Romagna:
Nostrana di Brisighella: Questa è una delle varietà più conosciute e caratteristiche dell’Emilia-Romagna. Le olive Nostrana di Brisighella sono apprezzate per la produzione di oli extravergine di alta qualità, con un sapore delicato e fruttato.
Ghiacciola: La Ghiacciola è un’altra varietà autoctona dell’Emilia-Romagna. Queste olive producono oli leggeri e freschi, ideali per piatti leggeri e insalate.
Mignola: La Mignola è una varietà tradizionale coltivata in questa regione. Gli oli ottenuti dalle olive Mignola sono noti per il loro profilo di gusto equilibrato, con note erbacee e fruttate.
Ravaglia: La varietà Ravaglia produce oli d’oliva con un sapore delicato e fruttato. Questa cultivar è coltivata principalmente nella provincia di Ravenna, in Emilia-Romagna.
Raggiola: La Raggiola è un’altra varietà tradizionale dell’Emilia-Romagna, nota per la sua resistenza al freddo. Gli oli ottenuti da questa cultivar sono spesso caratterizzati da note di erbe aromatiche.
La Basilicata, una regione situata nel sud dell’Italia, è famosa per la sua affascinante paesaggistica montagnosa, ma è anche un’area in cui si produce olio d’oliva di alta qualità. Ecco alcune informazioni chiave sulla produzione di olio d’oliva in Basilicata:
Cultivar: Nella Basilicata, vengono coltivate diverse varietà di olivo, tra cui la “Ogliarola del Vulture,” la “Frantoio,” la “Coratina,” la “Picholine,” e la “Nocellara del Belice.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con diverse caratteristiche organolettiche.
Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva in Basilicata sono principalmente concentrate nelle province di Potenza e Matera. Queste aree sono caratterizzate da terreni collinari e montagnosi, ideali per la coltivazione degli olivi.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Basilicata è generalmente manuale, poiché molte aziende agricole della regione sono di dimensioni ridotte e le olive vengono raccolte a mano per garantire una selezione accurata.
Molitura a freddo: La maggior parte delle aziende agricole in Basilicata utilizza il tradizionale metodo di molitura a freddo per estrarre l’olio d’oliva. Questo processo garantisce la conservazione delle caratteristiche organolettiche dell’olio.
Usi culinari: L’olio d’oliva basilicata è ampiamente utilizzato nella cucina regionale. È un ingrediente chiave in piatti tradizionali come “cavatelli con cime di rapa” e “peperoni cruschi” (peperoni secchi fritti). È anche utilizzato per condire insalate, carni, pesce e verdure grigliate.
Qualità e prestigio: L’olio d’oliva prodotto in Basilicata è noto per la sua alta qualità e spesso riceve premi e riconoscimenti in competizioni nazionali ed internazionali. Molte aziende agricole si concentrano sulla produzione di oli extra vergini di alta gamma.
La produzione di olio d’oliva in Basilicata rappresenta una parte importante dell’agricoltura regionale. La regione è orgogliosa della sua tradizione di produzione di olio d’oliva e promuove attivamente l’olivicoltura attraverso eventi, degustazioni e iniziative culturali. Gli oli d’oliva basilicata sono noti per i loro sapori complessi, con note di erbe aromatiche, frutta e piccantezza moderata, che li rendono apprezzati sia a livello locale che nazionale.
La regione del Molise, situata nel centro-sud dell’Italia, è conosciuta per la sua produzione di olio d’oliva di alta qualità. Ecco alcune informazioni chiave sulla produzione di olio d’oliva in Molise:
Cultivar: Nel Molise, vengono coltivate diverse varietà di olivo, tra cui la “Leccino,” la “Pendolino,” la “Frantoio,” la “Tonda Iblea,” e la “Gentile di Larino.” Ogni varietà contribuisce a produrre oli d’oliva con diverse caratteristiche organolettiche.
Zone di produzione: Le zone di produzione di olio d’oliva in Molise sono concentrate principalmente nelle province di Campobasso e Isernia. Queste aree presentano terreni collinari e montagnosi ideali per la coltivazione degli olivi.
Metodo di raccolta: La raccolta delle olive in Molise è spesso manuale, poiché molte aziende agricole nella regione sono di dimensioni ridotte e le olive vengono raccolte a mano per garantire una selezione accurata.
Molitura a freddo: Molte aziende agricole in Molise seguono il tradizionale metodo di molitura a freddo per estrarre l’olio d’oliva. Questo processo prevede la macinazione e la spremitura delle olive senza l’uso di calore, preservando così le qualità organolettiche dell’olio.
Usi culinari: L’olio d’oliva molisano è un ingrediente chiave nella cucina regionale. È utilizzato per preparare piatti tradizionali come “gnocchi alla molisana,” “brodetto molisano” (zuppa di pesce) e piatti di carne. È anche utilizzato per condire insalate, verdure e legumi.
Qualità e prestigio: L’olio d’oliva prodotto in Molise è noto per la sua alta qualità e spesso riceve premi e riconoscimenti in competizioni nazionali ed internazionali. Molte aziende agricole si dedicano alla produzione di oli extra vergini di alta gamma.
La produzione di olio d’oliva in Molise è una parte importante dell’agricoltura regionale. La regione è orgogliosa della sua tradizione di produzione di olio d’oliva e promuove attivamente l’olivicoltura attraverso eventi, degustazioni e iniziative culturali. Gli oli d’oliva molisani sono noti per i loro sapori complessi, con note erbacee, fruttate e piccanti, che li rendono apprezzati sia a livello locale che nazionale.
Il Piemonteè una regione dell’Italia nota principalmente per la produzione di vino e tartufi, ma recentemente ha iniziato a sviluppare una piccola ma crescente produzione di olio d’oliva di alta qualità. Il clima delle zone collinari e montuose del Piemonte, in particolare nella zona delle Langhe e delle colline del Monferrato, offre condizioni favorevoli alla coltivazione degli ulivi.
Le cultivar di olivo coltivate in Piemonte spesso includono varietà autoctone e alcune importate da altre regioni italiane. Alcune delle cultivar più comuni in Piemonte includono:
Tonda di Cuneo: Questa è una varietà autoctona di olivo del Piemonte, nota per produrre oli delicati con un profilo di gusto fruttato.
Leccino: Il Leccino è una varietà diffusa in molte regioni italiane ed è apprezzata per la produzione di oli fruttati e morbidi.
Frantoio: Questa varietà è comune in tutto il Paese ed è apprezzata per gli oli equilibrati con note fruttate.
Coratina: Sebbene originaria della Puglia, la Coratina è stata coltivata con successo anche in alcune zone del Piemonte. Gli oli prodotti da questa cultivar spesso presentano un sapore robusto e piccante.
Nocellara del Belice: Questa varietà è più comune in Sicilia, ma è stata coltivata anche in alcune aree piemontesi. Gli oli ottenuti dalla Nocellara del Belice possono essere fruttati con una nota leggera di piccante.
Nonostante non abbiano la stessa notorietà di altre regioni, queste ultime zone italiane sono orgogliose delle loro produzioni di olio extravergine d’oliva di alta qualità. La diversità di terreni, microclimi e cultivar contribuisce alla creazione di oli unici in ognuna di queste regioni. Se sei un appassionato di olio extravergine d’oliva, potresti scoprire alcune gemme nascoste esplorando le produzioni di queste regioni.
L’amore e il cibo sono due elementi strettamente legati, vero o falso?
Di Carol Agostini
L’amore è un’emozione così complessa e profonda che poche parole possono catturare appieno la sua essenza. È stato cantato, descritto e analizzato da poeti, filosofi e studiosi per secoli. Lasciate che ci addentriamo in questo vasto oceano di emozioni, esplorando il suo significato attraverso poesie, citazioni, aforismi e riflessioni.
E’ stato un tema centrale in molte culture e periodi storici antichi. Ecco un’occhiata a come l’amore è stato affrontato in alcuni di questi contesti:
Antica Grecia: Nell’antica Grecia, l’amore era un tema importante ed è stato esplorato in varie forme. I Greci avevano diversi termini per descrivere diversi tipi di amore, tra cui l’eros (l’amore romantico e passionale), il philia (l’amore fraterno o platonico), e l’agape (l’amore universale e altruistico). Opere come il “Simposio” di Platone discutono l’idea di amore e desiderio.
Antica Roma: Anche nella Roma antica, l’amore era un tema diffuso. L’epica romana “Eneide” di Virgilio narra la storia d’amore tra Enea e Didone, mentre le poesie di Catullo contengono espressioni intense di amore e desiderio.
Antico Egitto: L’amore era importante nell’antico Egitto e si può vedere nei miti, nelle leggende e nelle iscrizioni trovate su papiri. Il “Cantico dei Cantici” dell’Antico Testamento, sebbene di origine ebraica, è stato influenzato dalla cultura egiziana ed è un inno all’amore e alla passione.
India Antica: L’India antica ha una ricca tradizione di esplorare l’amore attraverso la poesia, la filosofia e l’arte. Opere come il “Kama Sutra” discutono l’arte dell’amore e dell’intimità, mentre i poemi epici come il “Mahabharata” e il “Ramayana“ contengono storie d’amore e desiderio.
Cina Antica: L’antica Cina ha trattato l’amore in opere come “Il canto dei tre uccelli“, una raccolta di poesie classiche cinesi, alcune delle quali esplorano i sentimenti amorosi e le relazioni.
Antichi Testi Religiosi: Molte religioni antiche includono aspetti dell’amore, sia divino che umano. Ad esempio, i Salmi dell’Antico Testamento contengono espressioni di amore e devozione verso Dio, mentre l’antico testo indù“Bhagavad Gita” discute l’amore, il dovere e la spiritualità.
Questi sono solo alcuni esempi di come l’amore sia stato un tema importante in periodi storici antichi in tutto il mondo. L’arte, la letteratura e la filosofia di queste culture riflettono la complessità delle emozioni e dei concetti legati all’amore in quei contesti.
L’Amore nell’Arte e nella Poesia
L’amore è stato l’ispirazione per alcune delle più belle opere d’arte e delle poesie più struggenti. William Shakespeare, uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi, ci ha regalato queste parole:“L’amore non guarda con gli occhi, ma con l’anima.”
Le parole del poeta rumi sono una celebrazione dell’amore in tutte le sue forme: “Ama. Perché attraverso l’amore, tutte le amarezze diventeranno dolci. Ama. Perché attraverso l’amore, tutte le pietre diventeranno gioielli.”
Cummings ci invita a esplorare l’amore in tutta la sua complessità: “L’amore è l’unico miracolo degno di una meraviglia.”
L’Amore e la Scienza
La scienza ha cercato di svelare i segreti dell’amore attraverso ricerche e studi. La neuroscienza ha dimostrato che l’amore attiva le stesse zone del cervello coinvolte nella dipendenza da droghe. Quando si è innamorati, il cervello rilascia ossitocina, l’ormone dell’amore, che crea un legame profondo tra le persone.
Amore e Filosofia
Platone, filosofo dell’antica Grecia, ci ha lasciato la sua visione dell’amore nell’opera “Il Simposio“. Egli descrive l’amore come la ricerca dell’unione spirituale, l’aspirazione a diventare uno con l’oggetto del nostro affetto.
Amore e Relazioni
Le relazioni amorose sono un terreno fertile per la crescita personale. Helen Keller, una donna che ha superato incredibili sfide, ha condiviso una saggezza straordinaria sull’amore: “La migliore e più bella cosa in questo mondo non può essere vista né toccata, ma si sente nel cuore.”
L’Amore nell’Attualità
Oggi, le relazioni possono essere complesse e sfidanti, ma le parole di Maya Angelou ci ricordano l’importanza di amare incondizionatamente: “L’amore riuscirà a sconfiggere l’odio a ogni passo.”
Amore e Speranza
Le parole di Martin Luther King Jr. ci incoraggiano a coltivare l’amore e la speranza: “L’oscurità non può scacciare l’oscurità; solo la luce può farlo. L’odio non può scacciare l’odio; solo l’amore può farlo.”
Amore e Letteratura
La letteratura è stata un veicolo potente per esplorare l’amore in tutte le sue sfaccettature. Jane Austen, nell’orgoglio e nel pregiudizio, ci ha insegnato che l’amore può superare le barriere sociali e i pregiudizi, mentre Emily Brontë, in “Cime tempestose“, ha rivelato l’aspetto oscuro e passionale dell’amore.
Nel “Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, l’amore è ritratto come un legame unico e profondo tra il piccolo principe e la sua rosa, una metafora della cura e dell’attenzione che dobbiamo dedicare alle persone a cui teniamo.
Amore e Musica
La musica è un altro mezzo attraverso il quale possiamo esprimere e comprendere l’amore. Le canzoni ci fanno ballare, piangere e riflettere sulle gioie e le sfide dell’amore. La leggendaria cantante Nina Simone canta: “Sentire che ami qualcuno, che ti ama, questo è il motivo per cui siamo qui.”
Molti compositori classici, come Ludwig van Beethoven, hanno dedicato alcune delle loro opere più celebri all’amore, dimostrando come la musica possa trasmettere emozioni profonde senza parole.
Amore e Psicologia
La psicologia dell’amore è un campo di studio in costante evoluzione. Gli psicologi hanno esplorato il concetto di amore romantico, sottolineando l’importanza della comunicazione, della fiducia e della condivisione. Il famoso psicologo Carl Jung parlava “dell’anima gemella” come una persona che ci completa e ci aiuta a crescere.
L’amore può anche portare alla guarigione. Il famoso terapeuta Carl Rogers sosteneva che l’amore e l’accettazione incondizionata da parte di un’altra persona possono contribuire alla crescita personale e al benessere.
Amore e Filantropia
L’amore non è limitato alle relazioni romantiche. L’amore per l’umanità è alla base della filantropia e dell’azione sociale. Mahatma Gandhi ci ha insegnato che“L’amore è la forza più umile, ma la più potente che l’umanità possiede.”Questo amore ci spinge a lottare per un mondo migliore e a estendere una mano amica a coloro che ne hanno bisogno.
Amore e Tempo
L’amore è anche una questione di tempo. Nel suo libro “L’amore dura tre anni”, Frédéric Beigbeder mette in discussione la durata delle relazioni amorose, suggerendo che la passione iniziale può sbiadire, ma che l’amore vero può evolversi nel tempo.
Tutto questo per sostenere che l’amore è una forza universale che attraversa le barriere culturali, temporali e disciplinari. Ci insegna la compassione, la generosità e la bellezza della connessione umana. Può apparire diverso per ognuno di noi, ma la sua importanza nella nostra vita non può essere sottovalutata. Alla fine, come disse il poeta John Keats, “Un’amicizia che nasce da una parola gentile è l’emblema di un amore eterno.“
Che l’amore guidi il nostro cammino e arricchisca le nostre vite
“L’amore è un atto di infinita perdita di sé, un atto d’infinita dedizione.” – Rainer Maria Rilke
“L’amore non è mai scontato. Bisogna lavorarci ogni giorno.” – Nicholas Sparks
“L’amore non consiste nel guardarsi a vicenda, ma nell’insieme nello stesso direzione.” – Antoine de Saint-Exupéry
“L’amore è una forza più formidabile di qualsiasi altra. Si tratta di una forza invisibile, ma molto reale.” – Mahatma Gandhi
“Nel mezzo dell’inverno, ho scoperto che c’era in me un invincibile estate.” – Albert Camus
“Ama profondamente e sarai amato profondamente.” – Kurt Vonnegut
“Nessuno ha mai misurato, nemmeno i poeti, quanto il cuore possa contenere.” – Zelda Fitzgerald
“L’amore è l’arte di creare qualcosa insieme che nessuno di voi da solo avrebbe potuto creare.” – Antoine de Saint-Exupéry
“L’amore è composto da un’anima che abita in due corpi.” – Aristotele
“Queste frasi ispirano a riflettere sull’importanza e la bellezza dell’amore nella vita umana”, perchè l’amore è un’esperienza umana universale, un’emozione che attraversa il tempo e lo spazio, un mistero che affascina e ispira. Attraverso le parole di poeti, filosofi, scienziati e leader, possiamo cominciare a comprendere la sua natura complessa e a celebrare la sua bellezza. Come scriveva Victor Hugo, “La vita è un fiore, l’amore ne è il miele.” Quindi, lasciate che l’amore sia la luce che guida il vostro cammino, che vi ispiri e vi riempia di gioia.
Amore e cibo
L’amore e il cibo sono due elementi strettamente legati nella storia dell’umanità, e questa connessione è stata celebrata e sottolineata in molte opere d’arte e letterarie nel corso dei secoli. Ciò riflette la centralità del cibo nelle relazioni umane, nella cultura e nella nostra esperienza quotidiana. Dopo varie ricerce vi allego alcune espressioni notevoli di questa connessione, da autori, poeti, pittori e altri:
Aforismi e Frasi Celebri:
“L’amore passa attraverso lo stomaco.” – Proverbio popolare
“Non si può pensare bene, amare bene, dormire bene se non si ha mangiato bene.” – Virginia Woolf
“Come acqua per il cioccolato” di Laura Esquivel è un romanzo molto bello che vi consiglio, che esplora la relazione tra cibo e amore attraverso la storia di Tita, una cuoca appassionata.
“La golosa” di Colette è un racconto che esplora l’amore e la lussuria attraverso il piacere culinario.
Pittura:
“Natura morta con frutta” di Caravaggio è un esempio di come i pittori abbiano spesso rappresentato cibi deliziosi come simbolo di abbondanza e lusso, e come oggetti di desiderio.
Film come “Julie & Julia” esplorano l’amore per la cucina come una forma di auto-espressione e realizzazione personale.
Chef celebri come Julia Child hanno sottolineato come il cibo possa essere un’opportunità per esprimere amore e cura per gli altri attraverso il cibo.
L’amore e il cibo sono intrinsecamente legati, e questa connessione è stata celebrata e sottolineata in molte opere d’arte e letterarie nel corso dei secoli. Ciò riflette la centralità del cibo nelle relazioni umane, nella cultura e nella nostra esperienza quotidiana.
L’arte visiva ha spesso catturato il legame tra cibo e amore attraverso immagini suggestive e toccanti. Ecco alcune opere d’arte che raccontano il cibo in relazione all’amore:
“Il Bacio” di Hayez– Questo celebre dipinto rappresenta una coppia che si bacia appassionatamente, mentre una mano tiene un melograno aperto, simbolo di fertilità e desiderio.
“L’Amante” di Marc Chagall– Questa opera esprime l’amore in modo surreale e romantico, con un uomo che offre un fiore a una donna, mentre il cibo sul tavolo simboleggia la condivisione e la passione.
“La Cena a Emmaus” di Caravaggio – Questo dipinto rappresenta un momento di condivisione del pane, uno dei gesti più intimi e simbolici, in una scena biblica che evoca il divino e il terreno.
“Il Banchetto Nuziale” di Jan Steen– Questa opera ritrae un banchetto di nozze olandese, in cui la gioia, la festa e l’amore sono celebrati attraverso il cibo e il vino
Fotografia di engagement o matrimoni – Molte fotografie di matrimonio o di fidanzamenti catturano momenti in cui gli sposi si scambiano cibo, come la torta nuziale, come simbolo di amore e condivisione.
Fotografie di momenti familiari – Immagini di famiglie che si riuniscono a tavola, condividendo pasti e storie, rappresentano l’amore attraverso il cibo.
Queste opere d’arte e immagini catturano la bellezza, la passione e la connessione tra cibo e amore in modi diversi, offrendo una gamma di emozioni e significati, notando come le emozioni appunto, legate al cibo e all’amore, possono variare notevolmente da persona a persona e da situazione a situazione. Tuttavia, il cibo ha il potere di connettere le persone attraverso sensazioni e unioni che spaziano da momenti di felicità e gioia a quelli di comfort e sostegno.
Come del resto:
La Gioia: La preparazione e la condivisione di un pasto con persone amate possono portare gioia e felicità. Il cibo può essere fonte di piacere e soddisfazione, e condividerlo con chi ami può amplificare questa gioia.
L’Affetto: Preparare un pasto per qualcuno è spesso un atto di affetto. Questo gesto può esprimere amore, cura e attenzione verso gli altri, creando un legame emotivo.
La componente Sensuale: Alcuni cibi, come il cioccolato, le fragole e il vino, sono considerati afrodisiaci e possono contribuire a creare una connessione sensuale tra partner. La sensualità del cibo può accendere la passione e l’intimità.
La Nostalgia: I cibi possono portare ricordi e nostalgia. La preparazione di piatti tradizionali o condividere cibi associati a momenti speciali può evocare sentimenti di nostalgia e amore per il passato.
La Gratitudine: Ricevere un pasto preparato con amore può suscitare un forte sentimento di gratitudine. Chi lo riceve può sentirsi apprezzato e riconoscente per l’attenzione e la cura.
Il Conforto: Il cibo può offrire conforto in momenti di tristezza o difficoltà. Un pasto preparato con affetto può essere un modo per alleviare il dolore emotivo e sentirsi amati.
La Condivisione: La condivisione del cibo con gli altri può rafforzare i legami familiari e sociali. Questo può portare sentimenti di appartenenza e amore per la comunità.
La Complicità: Cucinare insieme o condividere un pasto può creare un senso di complicità e connessione. Questa collaborazione può rafforzare i legami affettivi.
L’Apprezzamento per la bellezza: L’arte culinaria può essere una forma d’espressione creativa. L’apprezzamento per la presentazione e l’estetica del cibo può evocare un senso di bellezza e amore per i dettagli.
La Tranquillità: La preparazione di un pasto può essere un momento di tranquillità e riflessione. La semplicità di cucinare può portare a una sensazione di pace interiore e amore per la quiete.
Nella mia testa la conclusione finale è questa: l’amore e il cibo sono elementi interconnessi che arricchiscono la nostra esperienza umana. Il cibo non è solo una necessità fisica, ma anche un veicolo per esprimere emozioni, relazioni e tradizioni. La connessione tra di essi ci ricorda che la nostra relazione con il food può essere molto più profonda e significativa di quanto possiamo immaginare.
Come l’Atto di Nutrire e Condividere: L’atto di preparare e condividere un pasto è un modo di esprimere amore, cura e attenzione verso gli altri. La condivisione di cibo può creare legami profondi tra le persone, indipendentemente che si tratti di una cena romantica tra partner, una riunione familiare o un pasto con amici. In questo senso, il cibo diventa un linguaggio universale dell’amore.
Come la Nostalgia e la Tradizione: Il cibo spesso ci connette alle nostre radici e alla nostra storia. La preparazione di piatti tradizionali può evocare ricordi e un senso di appartenenza. Il cibo ci offre un collegamento tangibile con il passato, contribuendo a preservare e onorare le tradizioni familiari e culturali.
Come la Sensualità e Passione: Alcuni cibi sono considerati afrodisiaci e possono stimolare la passione e la sensualità. La loro condivisione in un contesto romantico può accendere la scintilla dell’intimità e dell’amore. Il cibo può essere una forma di espressione sensuale e di connessione tra i partner.
Come il Benessere e Salute: La scelta di cibi sani e nutrizionali può essere vista come un atto di amore verso se stessi. Prendersi cura del proprio corpo attraverso una dieta equilibrata può riflettere l’amore per la propria salute e il proprio benessere.
Come la Cura e Conforto: Il cibo può offrire conforto in momenti di tristezza o stress. Un pasto preparato con cura può essere un gesto di amore e sostegno verso chi lo riceve. Il cibo ha il potere di lenire l’anima e offrire un rifugio di tranquillità.
Come la Condivisione e Comunità: La condivisione del cibo è spesso al centro delle celebrazioni e delle feste. Questi momenti di comunità riflettono l’amore e l’unità tra le persone, e il cibo diventa un veicolo per connettersi e celebrare insieme.
“Biscotti Longobardi” è un tipo di biscotto italiano originario della regione della Lombardia, nel nord Italia. Sono biscotti di varie forme (a piacere) e croccanti, cotti due volte e spesso aromatizzati con mandorle, scorza di limone o altri ingredienti.
Tra gli stand del Merano Winefestival 2022 ho assaggiato i biscotti Longobardi che non conoscevo, buona esperienza gustativa per le mie papille, esaltate dalla fragranza e friabilità di questo prodotto della regione Lombardia, ora ve lo racconto…
Ingredienti generici dei biscotti Longobardi
Per preparare i Biscotti Longobardi, viene prima preparata una pasta usando farina, zucchero, uova e talvolta burro. La pasta viene poi formata in lunghe travi e cotta nel forno fino a che non è leggermente dorata. Dopo che le travi sono raffreddate, vengono tagliate in biscotti individuali e cotte di nuovo fino a che non sono croccanti e secchi.
Vari usi
Possono essere gustati come snack o dessert e spesso sono serviti con caffè o tè, oppure, inzuppati in vini dolci come il Vin Santo.
L’arte secca in Italia
In altre regioni, come in Toscana, i biscotti chiamati “cantucci” sono spesso serviti con il Vin Santo e vengono tradizionalmente mangiati durante le feste di Natale.
In alcune parti dell’Italia meridionale, come in Puglia, i biscotti chiamati “taralli” sono spesso serviti come snack salato, mentre in altre regioni come in Sicilia, i biscotti chiamati “biscotti di Regina” sono spesso preparati durante le feste natalizie con farina di mandorle, miele e semi di sesamo.
In generale nella nostra magnifica terra, i biscotti sono un elemento importante della cultura culinaria italiana e vengono spesso consumati come snack o dessert, o come accompagnamento a bevande come il caffè o il vino.
La nascita dei boscotti Longobardi
L’idea di creare un dolce longobardo per celebrare il decennale del riconoscimento Unesco del sito seriale “Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)” è nata da un’idea proposta dall’Associazione Colli dei Longobardi Strada del Vino e dei Sapori.
Il team dei Servizi Educativi della Fondazione Brescia Musei ha svolto una ricerca storica per individuare quali ingredienti potessero essere utilizzati, scoprendo che i Longobardi utilizzavano spesso frutta secca spontanea per i loro dolci, come castagne, noci e nocciole, perché costituiva una fonte energetica importante.
Così è nata la ricetta per “I Desideri“, biscotti dal delicato impasto che utilizzano burro, uova, zucchero, aromi e farina di castagne, garantendo un importante apporto nutritivo, oltre a un profumo caratteristico, sapientemente controbilanciato dall’aggiunta di sale.
“I Desideri” prendono il nome dall’ultimo re longobardo, Desiderio, e il nome è stato declinato al plurale per essere utilizzato in una finzione narrativa in cui “I Desideri” diventano un omaggio speciale dedicato dal re alla Regina Ansa, sua amata sposa.
L’artista Levente Tani ha creato un’illustrazione ad hoc che rappresenta Re Desiderio che porge in omaggio un biscotto alla Regina Ansa. Il breve racconto insieme alla riproduzione sono diventati parte integrante dei cartoncini che accompagnano questo originale e gustoso prodotto da forno.
“I Desideri” hanno ricevuto il patrocinio dell’Associazione Italia Langobardorum e il logo del Decennale longobardo è stato utilizzato per l’occasione. Inoltre, il team dei Servizi Educativi della Fondazione Brescia Musei ha ideato un coinvolgente laboratorio didattico, “I BISCOTTI DEL RE“, dedicato ai bambini over 5, che permetterà loro di creare dei dolci in creta ispirati alle forme e alle decorazioni dei preziosi oggetti longobardi custoditi nel Museo di Santa Giulia.
L’Associazione Strada del Vino Colli dei Longobardi
Vini: i nostri vini appartengono alla zona del Monte Netto e di Botticino e molti hanno ottenuto la classificazione IGT “Ronchi di Brescia”. Ci sono due tipi di Botticino DOC e sette di Capriano del Colle DOC.
Vitigni: quasi tutti sono a frutto nero, tranne il Trebbiano Lugana, impiegato nella zona di Capriano del Colle. Tra i nostri vitigni si annoverano: Barbera, Incrocio Terzi, Marzemino, Merlot, Sangiovese, Schiava Gentile e Trebbiano Lugana.
Altri prodotti: sono acquistabili presso alcune delle aziende associate alla “Strada del Vino”, e comprendono salumi e insaccati, aceto di miele e mieli della Valverde.
Nasce nell’anno 2001 e si sviluppa sul territorio bresciano andando a coprire un tragitto ideale che parte da Brescia, passando da Botticino, Rezzato, Mazzano con la frazione di Ciliverghe, Castenedolo, Montichiari, Montirone, Capriano del Colle, Poncarale e Flero, da dove si può ritornare a Brescia per chiudere il ‘circuito’.
Da sempre le attività svolte dalla nostra Associazione hanno interessato da vicino la ‘vita’ di tutti i Comuni toccati dalla Strada, andando ad integrare e ad arricchire la promozione turistica ed eno-gastronomica offerta dalle Amministrazioni.
Le realtà associate si dividono nelle seguenti categorie:
Aziende Vitivinicole
Ristoranti e Trattorie
Agriturismo
Alberghi
Apicoltori
Agenzia di Incoming
Macellerie, Gastronomie e Pasticcerie
Istituto di Formazione per professionisti nel settore della cucina, pasticceria
La presenza di Aziende che creano Prodotti di Eccellenza (quali sono tutti i nostri vini, i mieli, i salumi, i pasticcini), le produzioni di nicchia (come l’aceto di miele dell’Apicoltura del Sampì), le unicità di alcune proposte di Aziende associate (si (si pensi al Museo Floreale di Montirone e all’eccellenza nella divulgazione della cultura culinaria di Cast Alimenti), la genuinità delle proposte gastronomiche delle nostre Trattorie, l’accoglienza sempre gentile ed elegante dei nostri Alberghi.
La stretta collaborazione con i Musei presenti sul territorio (dai pià conosciuti come il Museo di Santa Giulia, a quelli meno noti come il Museo del Marmo o i Musei Mazzucchelli, ma di assoluta qualità e particolarità), il profondo senso di appartenenza al nostro Territorio che passa attraverso una forte collaborazione con le Amministrazioni Comunali presenti.
Sono questi gli elementi di successo che integrano, differenziano e danno valore aggiunto alle nostre Offerte Turistiche. Senza mai dimenticare la vocazione prima che una Strada del Vinodeve avere, ma andano ad unire quanto di meglio si può ‘incontrare’ nelle nostre Terre…
Un menù sofisticato e afrodisiaco dedicato agli inguaribili romantici per trascorrere una piacevole serata con la propria dolce metà
Per celebrare la festa degli innamorati, seguendo quell’intramontabile cliché che ci piace così tanto – una cena a lume di candela –, gli Chef Paolo Anzil e Davide La Grotteria di DaDa in Taverna, uno dei ristoranti di riferimento nel panorama meneghino, sono pronti con un menù da “perdere la testa” per offrire una serata perfetta, proprio come la desideriamo.
La proposta per questo San Valentino prevede un menù a base di uno degli ingredienti più afrodisiaci per eccellenza: il pesce, con molluschi e crostacei, preparati con diverse cotture, in diverse consistenze. Cinque le portate che raccontano la grande creatività degli chef. Ancora una volta hanno voluto stupirci creando piatti sorprendenti, selezionando spezie e ingredienti raffinati di primissima qualità e optando per ortaggi di stagione.
Si inizia con un’entrée di cappasanta ai carboni, cardo gobbo del Monferrato, con bagna cauda alle ostriche; segue un antipasto dal sapore delicato ma al contempo molto complesso: una terrina d’astice e the jasmine, brodo di spinaci e cardamomo, un mix sorprendete per naso e palato.
Il primo gioca su sapori e consistenze: Zuppetta tiepida di grano cotto e zenzero, insalata d’inverno cotta e cruda, bottarga di muggine che esalta il gusto.
Per continuare, un piatto davvero particolare non solo per i suoi profumi e sapori ma anche per l’estetica e le scelte cromatiche: Corba rossa del Gargano cotta alle fave di cacao, scalogno fondente, amaranto e fiori di broccolo.
Due piatti serviti contemporaneamente: in uno il pesce con l’amo – a simboleggiare la conquista del cuore della persona amata – e nell’altro, il filo con le sole guarnizioni previste per questa pietanza.
E per sugellare questo inno culinario a Eros e ai suoi seguaci, tra gli ingredienti per questo appuntamento non poteva certo mancare il frutto della passione scelto per un finale in bellezza e dolcezza. Viene infatti proposto come sorbetto con foglia ostrica, castagne e mela verde.
Piatti eleganti e ricercati che fanno sognare, con colori vivaci per far sì che il piatto possa essere mangiato anche con gli occhi!
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Cappasanta ai carboni, cardo gobbo del Monferrato, bagna cauda alle ostriche
Terrina d’astice e the jasmine, brodo di spinaci e cardamomo
Zuppetta tiepida di grano cotto e zenzero, insalata d’ inverno cotta e cruda, bottarga di muggine
Corba rossa del Gargano cotta alle fave di cacao, scalogno fondente, amaranto e fiori di broccolo
Sorbetto al frutto della passione e foglia ostrica, castagne e mela verde
70 euro bevande escluse
Si propone un abbinamento di vini al calice consigliato, al costo di 30 euro per persona oppure di champagne al costo di 50 euro per persona
Lo zafferano è una spezia pregiata con un aroma e gusto inconfondibili, utilizzata per colorare e valorizzare varie pietanze. Recenti ricerche scientifiche hanno dimostrato che lo zafferano, o Crocus sativus, è un vero nutraceutico, ovvero un alimento-farmaco che ha proprietà benefiche per la salute umana.
Nome ScientificoCrocus sativus Famiglia Iridaceae Origine Asia Minore Sinonimi L’oro rosso Parti Utilizzate Droga costituita dagli stimmi
Origini
La pianta è originaria di Iran e Afghanistan e viene coltivata in tutta Italia principalmente in Abruzzo, Marche, Toscana e Sardegna, dove nel 2009 è stata riconosciuta la certificazione DOP (Denominazione di Origine Protetta), non a caso il nome del promontorio sardo Capo Teulada significa “Capo Zafferano“, dove la coltivazione dello Zafferano risale ai tempi dei Fenici ed è attualmente stimata in una superficie coltivata di circa 35 ettari, dei 45 coltivati in totale in tutta Italia.
Riproduzione pianta
La pianta si riproduce solo tramite clonazione dei “bulbi-figli” e la droga, ovvero la parte della pianta con proprietà officinali, sono gli stimmi, ovvero la parte femminile del fiore( insieme a ovario e stilo).
Il nome Zafferano deriva dall’arabo “Za’feràn“, termine che indica il colore giallo-oro che questa spezia conferisce alle pietanze, e già nella tradizione popolare araba lo Zafferano era utilizzato come rimedio per tanti disturbi.
Gli stimmi, dal colore rosso-arancio acceso, sono raccolti a mano durante la fioritura e successivamente essiccati per essere utilizzati come spezia o per estrarre i principi attivi. Gli stimmi di zafferano contengono crocina, crocetina e safranale, sostanze con proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, anti-stress e anti-depressive.
Zafferano, coltivazione effimera – lo si può coltivare nello stesso campo solo per 4 o 5 anni consecutivi. La rosa dello zafferano esaurisce la terra in cui viene coltivata. Trascorso questo periodo è necessario attendere almeno un decennio per riprogettare lo zafferano. In questo tempo di attesa, gli agricoltori approfittano del terreno per altre colture.
La raccolta
I bulbo-tuberi cormi, si interrano alla fine di agosto e l’aiuto della pioggia si provvederà a favorire il loro ciclo vitale con lo sviluppo delle radici e delle sottili foglie molto strette e allungate, quasi fossero dei sottili fili di erba, color verde intenso, riunite in ciuffi da una guaina, al centro della quale spuntano i fiori maestosi, solitamente da 3 a 5 per ciascun bulbo, secondo la sua grossezza.
Ogni bulbo produce anche i bulbi secondari, o bulbilli, piccoli “bulbi-figli” che servono autenticamente alla riproduzione: la pianta è sterile, in quanto la sua struttura genetica la rende incapace di produrre semi.
La raccolta dei fiori avviene nei mesi di ottobre e novembre a seconda del luogo di produzione, e da ciascun fiore, colto all’alba esclusivamente a mano, con un processo lento e delicato si asportano i tre stimmi.
Da consuetudine sarda si ungono le dita con olio extravergine di oliva, dopo di che vengono posti a seccare rapidamente vicino a una fonte di calore moderata per evitare processi di fermentazione o di decomposizione ma deve comunque mantenersi elastico.
Proprio la necessità di utilizzare moltissima manodopera per la sua raccolta rende questa spezia unica e costosa, ma ricordo che il suo uso culinario è reso accessibile a tutti poiché si impiega una minima quantità per una grande resa, grazie all’alta concentrazione delle sue sostanze aromatiche.
È con l’essiccazione e il calore che gli stimmi, inodori e insapori da freschi, generano le sostanze organolettiche caratteristiche, utilizzate in campo gastronomico, come eupeptico per stimolare le funzioni digestive, e come fonte di salute e bellezza per l’alto potere antiossidante come accennato poc’anzi, utile come coadiuvante per contrastare alcune malattie.
Questa pianta ha la necessità di un terreno argilloso e ricco di nutritivi e di un clima piovoso in primavera e secco in estate.
Studi clinici, attività biologica
Studi clinici hanno dimostrato che l’utilizzo di estratti di zafferano può aiutare a migliorare l’umore e a ridurre i sintomi di depressione e ansia. Inoltre, l’uso di zafferano può anche aiutare a migliorare la qualità del sonno, aumentare la libido e migliorare la funzione cognitiva.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)ha inserito lo Zafferano fra le monografie delle piante officinali: “Stigma Croci” (cioè gli Stimmi del Croco, in latino) si raccontano le proprietà biologiche e gli usi medicinali.
E’ importante scegliere solo quello di qualità per avere la certezza di beneficiare delle sue proprietà.
L’utilizzo di quello contraffatto o di bassa qualità, infatti, può essere dannoso per la salute e non avere gli stessi effetti benefici.
Inoltre, l’utilizzo di integratori a base dell’oro rosso può interagire con alcuni farmaci, come gli antidepressivi, e pertanto è sempre importante informare il proprio medico prima di utilizzarli.
La moderna letteratura scientifica riconosce agli stimmi essiccati la presenza di oltre 150 sostanze aromatiche e volatili, fra le quali spicca l’alta percentuale di carotenoidi dall’alto potere antiossidante, come licopene, zeaxantina, crocetina, picrocrocina, crocina, responsabile quest’ultima del colore giallo-oro conferito alle pietanze, e safranale, che conferisce la tipica fragranza olfattiva.
Da tenere a mente che il safranale e la crocina, oltre alle loro peculiari proprietà organolettiche, favoriscono l’incremento dei neurotrasmettitori cerebraliserotonina e dopamina, responsabili del tono dell’umore, e la cui carenza può essere da stati ansiosi e depressivi che possono causare ansietà, angoscia, inquietudine.
Una maggiore presenza di serotonina e dopamina può favorire un normale tono dell’umore, contrastare l’eccessiva tensione nervosa e i disturbi causati dallo stress, e mitigare i sintomi tipici della sindrome premestruale come sbalzi di umore e irritabilità delle donne affette.
Le proprietà antiossidanti e anti-radicali liberi esercitano un’azione protettiva nei confronti delle cellule, sono vantaggiose per migliorare la circolazione sanguigna, stimolare la memoria e le capacità di apprendimento.
Ciò viene associata all’azione afrodisiaca dello zafferano, per una probabile migliore irrorazione delle aree genitali, che ne aumenta la sensibilità, azione supportata anche dallo stimolo sulle ghiandole surrenali che producono ormoni, come cortisolo e adrenalina, che regolano e tonificano l’attività sessuale.
Il licopene e zeaxantina costituiscono un alimento utile per proteggere la vista, in particolare la zona della retina chiamata macula.
L’infuso di Zafferano può lenire le infiammazioni del cavo orale, infatti era utilizzato per strofinare le gengive dolenti e infiammate dei bambini, durante la prima dentizione, spesso miscelato al miele.
Questa spezia può essere utilizzata anche in cosmesi per migliorare lo stato della pelle, renderla più luminosa e dorata, e in particolare per le pelli acneiche.
Dosaggio
Un’altra cosa importante da considerare è il giusto dosaggio di zafferano, in quanto l’abuso eccessivo può causare effetti collaterali come nausea, vomito, diarrea e irritazione gastrica.
L’impiego di zafferano durante la gravidanza e l’allattamento deve essere evitato, in quanto non ci sono abbastanza informazioni sulla sicurezza dell’utilizzo di zafferano in questi periodi.
Da tenere a mente che questa spezia non deve sostituire una terapia medica per la depressione o l’ansia, ma accostata come integratore per migliorare l’effetto del trattamento. Inoltre, non deve essere usato come unico metodo per trattare disturbi dell’umore o problemi di salute. È sempre importante seguire una dieta equilibrata e uno stile di vita sano per ottenere i migliori benefici per la salute.
E’ sempre importante acquistare zafferano da fonti affidabili e verificare che sia stato coltivato e lavorato in modo sostenibile e che sia stato certificato come DOP. Ciò garantirà che si stia acquistando zafferano di qualità e che si stia sostenendo i coltivatori locali.
Ci sono altri modi per beneficiare degli effetti positivi della spezia in questione oltre al consumo alimentare. Ad esempio, ci sono creme e lozioni con estratto di zafferano che possono essere utilizzate per trattare la pelle secca o irritata, o per migliorare l’aspetto dei capelli. Anche l’utilizzo di oli essenziali di zafferano è stato dimostrato avere effetti positivi sull’umore e sullo stress.
La preparazione di tisane e decotti può essere un modo semplice ed efficace per beneficiare delle sue proprietà, resta importante seguire le istruzioni di preparazione per evitare di utilizzare una quantità eccessiva di zafferano e causare effetti collaterali.
Avvertenze
La dose massima giornaliera di zafferano che si può assumere è di 1,5 g., le controindicazioni riguardano solo l’abuso di quantità molto elevate: a dosaggi eccessivi lo Zafferano è nocivo in gravidanza, perché può indurre contrazioni uterine, fino a divenire abortivo (10 grammi). Una dose di 20 grammi può essere potenzialmente mortale.
Effetti collaterali
Il Sovra-dosaggio comporta sintomi quali: vertigini, torpore e sanguinamento da riduzione del numero di piastrine ( porpora, enterorragia, ematuria), vomito, coliche intestinali di varia gravità, sanguinamento uterino, ingiallimento della cute e delle mucose e paralisi centrale, aborti.
In alcuni casi è stato curato il sovra-dosaggio con la somministrazione di carbone attivo o lavanda gastrica.
In Omeopatia
E’ giunta la notizia delle sua attività dimagrante, esercitata attraverso la riduzione dell’appetito e mediante l’aumento del senso di sazietà, questo ha comportato l’invasione in commercio di molteplici integratori alimentari. Ad ogni modo, per confermare i risultati preliminari ad oggi ottenuti, dovrebbero essere condotti ulteriori e più approfonditi studi clinici.
Sempre in omeopatia si usa questa spezia come detto prima per i trattamenti di epistassi, dismenorrea, mestruazioni emorragiche e isteria.
Cenni storici
Già da tempi remoti le proprietà di questa spezia erano note: si trovano citazioni nei papiri egiziani, nell’Iliade e nel Cantico dei Cantici.
Nel Medioevo e nel Rinascimento si riteneva che lo Zafferano fosse una toccasana per qualsiasi malanno; ingrediente per preparare unguenti per la salute e la bellezza della pelle, per tingere di giallo-arancio brillante i tessuti più pregiati, consuetudine diffusa anche in India, Cina, Tibet per tingere le tuniche dei monaci Indù e Buddisti, mentre i Persiani, i Greci e i Romani ne individuavano già allora le proprietà afrodisiache, convinti che risvegliasse il desiderio e l’energia sessuale.
Anche la Medicina Ayurvedica, antica medicina tradizionale indiana, lo espone fra le piante considerate contemporaneamente alimento e farmaco, ritenendolo in grado di curare depressioni, essere uno stimolatore per vari aspetti e situazioni, essere afrodisiaco come abbiamo accennato prima e regolatore antispasmodico del sistema ormonale femminile ed emmenagoghe.
Nella medicina cinese, invece, è somministrato nelle patologie di menorragia, amenorrea, bronchiti, mal di gola, febbre e vomito.
In cucina
E’ una pianta usata in ambito culinario, con benefici digestivi. Infatti, assunto a piccole dosi è in grado di stimolare la secrezione dei succhi gastrici, favorendo, in questo modo, la digestione.
Per quanto riguarda l’impiego in cucina, può essere usato per insaporire risotti, zuppe, carni, pesce e molti altri piatti. Quello in polvere deve essere conservato in un luogo fresco e asciutto lontano da fonti di luce e di calore, mentre gli stimmi essiccati possono essere conservati in un contenitore ermetico per alcuni mesi.
Curiosità e miti sullo zafferano
Per la nascita dello zafferano gli antichi greci avevano creato addirittura due miti, tutte e due legati alla figura di Croco (che è diventato il nome tecnico del fiore dello zafferano) e questo la dice lunga sull’importanza che rivestiva anche in passato.
Il primo riguarda un amore tra lo stesso Croco e una ninfa avversato dagli dei che trasformarono Croco in questo prezioso fiore.
La seconda vuole che Mercurio per errore colpì Croco con un fulmine e per ricordare l’amico tinse i pistilli del fiore con il suo sangue. Conosciamo le sue origini antiche, è citato anche nell’Antico Testamento ed è presente in alcuni papiri Egizi.
Pare che il fiore proveniente dall’India e sia stato introdotto in Spagna dai conquistatori arabi. Fu un monaco dell’inquisizione a introdurlo in Italia e qui la sua coltura si è sviluppata soprattutto nelle regioni del centro, grazie a viaggiatori e pellegrini e grazie alla tipologia del terreno e clima.
Attualmente i principali paesi europei produttori sono la Spagna, la Grecia e l’Italia appunto, dove si ottiene l’oro rosso più pregiato.
Per produrre 1 kg di spezia sono necessari 100.000 fiori, che occupano circa un ettaro di terreno e più di 400 ore di manodopera.
Amato in tutto il mondo come spezia trova un grande sostenitore in Enrico VIII d’Inghilterra. Il re in quel momento considerava l’oro rosso una straordinaria rarità e doveva essere curato e rispettato fino all’estremo. Pertanto, proibì alle donne di usarlo per tingere i capelli e gli uomini a fare lo stesso con le loro vesti. Inoltre, ordinò l’esecuzione di cittadini del suo regno che osarono adulterarlo.
Curcuma e zafferano differenza? – Sono la stessa cosa? Assolutamente no. La riproduzione dello zafferano deriva dal bulbo, come scritto in precedenza non ha semi. La sua coltivazione inizia con l’impianto di una madre bulbo, che genererà nuovi bulbi.
Mentre, la curcuma, a volte usata come sostituto dello zafferano o adulterato quando presentata come una polvere, viene riprodotta dai semi. Chi vuole piantare questa spezia pregiata dovrà comprare solo i bulbi dello zafferano.
Un luogo preciso in suo onore – Saffron Walden, una cittadina di oltre 15 mila abitanti della contea dell’Essex, in Inghilterra, prende appunto il nome dalla spezia (in inglese zafferano si dice saffron) in quanto è il centro del commercio inglese di esso.
Quanto fa bene? – Il famoso dottore Avicenna lo raccomanda nei suoi libri di medicina. Nei suoi diversi trattati e scritti, appare come un antidoto contro tante malattie. Tra le altre proprietà, Avicenna ha parlato della capacità di migliorare la circolazione sanguigna e la respirazione.
Alessandro Magno si lavava i capelli nello zafferano per mantenerne il vivace colore arancione lucido e senza badare a spese perché, all’epoca, era raro come i diamanti e più costoso dell’oro.
Anche la regina Cleopatra lo usava come crema di bellezza, per dare un colore dorato alla sua pelle, per tingere le guance, le unghie e i capelli, aggiungendolo spesso a bagni, ungenti e oli.
A Roma era un vero status symbol, nelle domus più ricche i commensali sedevano sui cuscini riempiti di petali di zafferano, mentre la polvere di zafferano cadeva sui convitati che sorseggiavano vino mescolato a stimmi di zafferano.
Era una spezia talmente tanto esclusiva che nel Medioevo, le adulterazioni dello zafferano erano punite con la morte e chiunque veniva sorpreso a farlo con ingredienti meno pregiati veniva bruciato o sepolto vivo con il suo prodotto illegale.
Simbolo e auspicio di felicità coniugale,ancora oggi in Oriente si usa regalarlo come augurio di lunga vita poiché evoca calore, energia, benessere.
Oggi è l’Iran che fornisce il 90% della quantità a livello mondiale, ma in Italia lo troviamo in tutte le regioni, specialmente in Abruzzo, Emilia Romagna, Liguria, Sardegna, Toscana, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Marche, ed è oggi molto conosciuto, apprezzato e utilizzato in mille occasioni anche se, sentendolo nominare, pensiamo immediatamente al Risotto allo zafferano, la cui origine è davvero curiosa.
Leggende e…
Secondo la leggenda si narra di un cuoco abruzzese emigrato a Milano dove aveva aperto una piccola osteria ma, costretto a servire solo grandi piatti di riso lesso, in un periodo di carestia, vi aggiunse un po’ di polvere di zafferano ricevuto in pagamento da un pittore spiantato che non aveva soldi per pagare il pasta consumato. I clienti ne furono entusiasti e il cuoco divenne ricco e famoso.
Tuttavia, la più accreditata racconta che sempre a Milano, verso la fine del 1300, quando si lavorava alla costruzione del Duomo e un maestro vetraio belga, un certo Valerio di Fiandra, incaricato per la realizzazione di alcune vetrate, aveva portato un giovane di grande bravura, soprannominato Zafferano, che usava aggiungere un pizzico di questa spezia all’impasto preparato dei colori, per renderli più luminosi.
Il giovane, dopo anni di sopportazione poiché Valerio di Fiandra si divertiva a dirgli che prima o poi avrebbe finito per mettere l’oro rosso anche nel riso, proprio durante i festeggiamenti organizzato per il matrimonio della figlia del maestro vetraio, decide di escogitare uno scherzo e, con la complicità del cuoco, colora il risotto preparato per il pranzo di nozze con la polvere gialla.
Alla vista dell’eccentrica portata, tutti i commensali assaggiano e consumano di buon gusto: la beffa non era andata a buon fine, ma il giovane Zafferano aveva creato una delle più prelibate ricette gastronomiche italiane.
Il suo aroma così avvolgente diverta determinante n tante ricette a base di pesce, carni, cereali, verdure, legumi e per la pasticceria e non solo.
Sua Maestà lo zafferano, un vero toccasana dall’aroma unico ed inebriante, una spezia d’eccellenza, dalle molteplici utilizzazioni della quale ormai non sappiamo più fare a meno.
Dolci del Forno di Michele Pompucci 2023 nella splendida Valtellina
Di Carol Agostini
Intro
Un ringraziamento speciale a Michele Pompucci per la sua determinazione, impresa e bontà, grazie per il regalo goloso che mi hai fatto, con tanta stima!
L’azienda Dolci del Forno di Michele Pompucci, utilizzando ingredienti locali e tradizionali, crea biscotti di alta qualità che riflettono la storia e la cultura della Valtellina. Inoltre, la Valtellina è una destinazione turistica molto popolare sia per gli sport invernali che per quelli estivi, come escursioni e mountain bike, famosa per le sue specialità gastronomiche come i formaggi, i salumi e i vini, tra cui il famoso Inferno, Sassella e Grumello, entrambi ottenuti dal vitigno Nebbiolo.
Basìn de Sundri
L’azienda è conosciuta per i suoi biscotti Basìn de Sundri, che sono prodotti con ingredienti locali e tradizionali, una specialità gastronomica della Valtellina, originaria dell’800. Inizialmente erano una versione economica della bisciola, un tipico pane dolce valtellinese con fichi secchi e noci, ma con forma e peso ridotti.
Gli ingredienti erano poveri, ma solo dopo la prima guerra mondiale vengono prodotti come biscotti secchi da pasticceria. Non riscontrando successo commerciale i basìn de Sundri sono stati accantonati per decenni.
E’ solo negli ultimi anni che la ricetta originale è stata recuperata da Michele Pompucci, un fornaio di Sondrio, che ha arricchito gli ingredienti ai gusti odierni e registrato il prodotto e il marchio. La passione per le preparazioni artigianali e tipiche ha spinto appunto Michele a dedicarsi alla creazione dei famosi Basìn de Sundri, dedicando tempo e selezionando le materie prime per ottenere un prodotto dal sapore unico, tanto da registrarne nome e ingredienti per salvaguardare il più possibile un dolce tradizionale che ormai era andato perduto.
Michele che ho conosciuto personalmente, usa solo ingredienti di alta qualità, come farina di grano tenero, burro di qualità superiore e noci locali, per creare i Basìn de Sundri, fatti a mano, con metodi tradizionali, per garantire che il gusto e la qualità siano sempre eccezionali.
Storia e tradizione
Il suo forno si dedica alla promozione della cultura e della tradizione valtellinese attraverso i suoi prodotti, per permettere ai consumatori di assaporare un pezzo della storia e della cultura della regione.
Il laboratorio artigianale di pasticceria della Famiglia Pompucci è un’azienda con una lunga tradizione di oltre 3 generazioni, legata alla cultura della Valtellina. La famiglia ha sempre cercato di tramandare e recuperare le ricette tradizionali delle valli, le materie prime locali più impiegate sono: la segale, le noci, i fichi, il miele, la grappa di montagna e il burro d’alpeggio.
Michele Pompucci, utilizzando moderni macchinari, non rinuncia ad affiancare ad essi utensili più artigianali, per garantire che ogni singolo prodotto di pasticceria sia realizzato con passione e amore. Ciò rende i Basìn de Sundri unici, poiché la manualità nei dosaggi e nella lavorazione fa sì che non ve ne sia uno identico ad un altro, come avverrebbe se venissero utilizzati sistemi di produzione industrializzati.
Prodotti
Altro prodotto tipico prodotto nel forno di Michele è la bisciola valtellinese sempre un dolce della regione, che si può trovare soprattutto durante il periodo natalizio, ma non solo.
La leggenda narra che sia stata creata durante il passaggio di Napoleone in Valtellina, ma in realtà non ci sono prove storiche che lo confermano e si ritiene che sia stata creata in tempi più antichi dalle popolazioni povere del territorio, per creare una pietanza dolce per le feste usando pochi ingredienti che si conservavano durante il periodo invernale.
La bisciola odierna è diventata un dolce da pasticceria a tutti gli effetti e, in particolare, la bisciola del Forno di Michele Pompucci è arricchita con eccellenti materie prime del territorio, come uova, burro e grappa, per garantire un sapore unico e autentico.
Bitto
Il Bitto è un formaggio tipico della Valtellina, a pasta dura, a stagionatura lunga, che viene prodotto con latte crudo di vacche della razza Valtellina, che pascolano nei pascoli alpini della zona. Il Bitto è conosciuto per la sua lunga stagionatura, che può durare fino a 10 anni, e per il suo gusto intenso e complesso. Il Bitto è stato riconosciuto come prodotto a denominazione di origine protetta (DOP) dall’Unione Europea.
Bresaola
La bresaola valtellinese è un prodotto tipico della regione della Valtellina, in Lombardia, Italia. E’ un insaccato crudo di carne di manzo, che viene stagionato per alcune settimane o mesi, in modo da conferirgli un sapore unico e intenso. La bresaola valtellinese è un prodotto di qualità elevata, ottenuta solo con carne di manzo di qualità superiore e stagionato con sale e spezie naturali.
La produzione di Bresaola valtellinese è riservata esclusivamente ai produttori delle valli di Sondrio, Bormio, Morbegno, Sondalo, Tirano e Valchiavenna. La preparazione prevede l’utilizzo solo di carni magre di manzo, l’utilizzo di spezie naturali e l’affumicatura per conferire al prodotto un aroma particolare.
La Bresaola Valtellinese è un prodotto DOP, il suo gusto intenso e delicato, il suo aroma caratteristico e la sua consistenza morbida e leggermente
I piatti tipici della Valtellina includono:
• Pizzoccheri, una pasta fatta di farina di grano saraceno e farina bianca, condita con burro fuso, formaggio bitto e verze
• Bresaola, un insaccato di carne di manzo essiccato e stagionato
• Sciatt, frittelle di formaggio bitto o di fontina
• Pizzoccheri (o gnocchetti) di Chiavenna, in alcune zone della Valtellina, con la parola “pizzoccheri” si intendono gli gnocchetti di Chiavenna, preparati con farina di frumento e pane secco ammollato nel latte. Sono accompagnati da patate e cosparsi di formaggio.
• Taroz da purè di patate, fagioli e fagiolini conditi con burro e formaggio locale
• Polenta taragna, una polenta preparata con un misto di farina di mais e di grano saraceno
• Formaggi locali come il bitto, il casera e lo strachitunt.
La Valtellina e i muretti a secco
I muretti a secco sono una tecnica antica di coltivazione del terreno, tipica della Valtellina, in Lombardia, Italia. Consistono nell’utilizzo di pietre e terra per creare piccoli muretti a secco, senza l’utilizzo di malta o cemento, che servono a delimitare i campi e a contenere i terreni in pendenza.
Questi muretti sono stati utilizzati per secoli nella Valtellina per creare piccoli appezzamenti di terreno in pendenza, che sarebbero altrimenti stati difficili da coltivare. La tecnica è stata tramandata di generazione in generazione, e ancora oggi molti contadini locali continuano a utilizzarla.
Sono stati inseriti nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO nel 2011, come parte dei Paesaggi vitivinicoli delle Alpi. Questo riconoscimento è stato attribuito perché i muretti a secco rappresentano una parte importante della cultura e della storia della Valtellina, e perché sono stati utilizzati per creare un paesaggio unico e distintivo nella regione.
Territorio
Livigno è un paese di montagna situato nella Valtellina. È conosciuto per essere una località turistica molto popolare sia per gli sport invernali che per lo shopping, poiché è esente dalle tasse. Livigno è anche famosa per il suo ambiente naturale incontaminato e le sue attività all’aria aperta come escursioni, pesca e ciclismo.
Bormio è una cittadina situata nella Valtellina, nota per le sue terme termali e per essere una località turistica molto popolare sia per gli sport invernali che estivi. Le terme di Bormio sono famose per le loro proprietà curative e per la loro posizione unica, con viste sulla catena montuosa delle Alpi.
Trepalle è un comune italiano in Valtellina, in Lombardia, situato nella provincia di Sondrio. È noto per essere una località turistica molto popolare per gli sport invernali, come lo sci e lo snowboard.
Si trova a un’altitudine a 2069-2 172 m sopra il livello del mare, e offre una vista spettacolare sulle montagne circostanti.Località montana molto amata per la bellezza del paesaggio, per le attività all’aria aperta come lo sci e per la sua cultura enogastronomica come a Livigno. Offre una vasta gamma di attrazioni turistiche, come escursioni, pesca, ciclismo, sci e snowboard e alcuni negozi dove poter acquistare i prodotti tipici locali appunto come il Bitto e la Bresaola valtellinese.Oltre a ciò, Trepalle è anche un luogo ideale per vacanze in famiglia o per scappare dalla città e godersi la tranquillità della montagna.
Per finire…
Per cinque anni ho vissuto la Valtellina personalmente, ho ancora alcuni amici che mi accolgono di tanto in tanto, è una valle di cui ci si innamora per la bellezza panoramica e prodotti, consiglio a tutti di visitarla.
La Golosa, tradizione, ricerca, regionalità e passione, Maurizio Curi
Di Carol Agostini
La Golosa è un’azienda agricola situata nelle Marche, in Italia, che si dedica alla produzione di frutta di alta qualità per succhi di frutta, composte e marmellate. La loro specialità è la mela rosa, una varietà unica della regione che offre un sapore delicato e un aroma intenso.
Il trend dello Street Food sta crescendo in tutto il mondo, compresa l’Italia.
Di Carol Agostini
Uno dei suoi aspetti positivi è che è possibile ricreare facilmente questi cibi a casa, utilizzando gli stessi strumenti e ingredienti utilizzati dai venditori ambulanti.
Ci sono molte ricette e tutorial disponibili online che possono aiutare a creare panini al maiale sfilacciato, spiedini di manzo e crepe, proprio come quelli che si possono trovare nelle strade. Inoltre, con l’aumento della popolarità dello Street Food, anche i produttori di attrezzature per la cottura stanno offrendo più opzioni per replicare questi cibi a casa.
Esattamente, le bancarelle truck e non solo stanno diventando sempre più diffuse in tutto il mondo, offrendo una vasta gamma di opzioni alimentari diverse rispetto al solito hamburger e patatine. Queste bancarelle servono piatti tradizionali provenienti da diverse culture e regioni del mondo, ognuno con una propria storia e significato.
Inoltre, l’esperienza dello Street Food va oltre il semplice nutrimento del corpo, ma diventa un’esperienza sensoriale e culturale. Permette di scoprire nuovi sapori, culture e storie attraverso il cibo, e di apprezzare l’arte e l’abilità degli chef ambulanti.
Essendo cibo preparato con ingredienti freschi e di qualità, il cibo da strada rappresenta una valida alternativa per una alimentazione sana e gustosa. Richard Johnson, fondatore degli European Street Food Annual Awards e autore del best-seller Street Food revolution, sostiene che l’universalità del movimento street food sia dovuta alla sua natura accessibile e democratica, che lo rende appetibile per una vasta gamma di persone.
Richard Johnson sostiene che “l’esperienza sia tutto quando si tratta di street food”. Secondo lui, “vedere uno chef che cucina da zero, utilizzando ingredienti semplici e comuni, è molto emozionante e contribuisce a creare un’esperienza unica e coinvolgente per i clienti, è così appagante che spesso basta solo un pasto per far nascere una vera passione per questo tipo di cucina e il desiderio di replicare i piatti a casa, utilizzando il proprio barbecue o altri mezzi di cottura”.
La semplicità degli ingredienti e la bellezza della preparazione “dal vivo” fanno sì che le persone si appassionino a questo stile di cucina e vogliano riprodurlo a casa.
Altra affermzione del nostro protagonista: che “la cucina di street food si basa su tre principi”: deve essere economica, stagionale e fresca. Con ingredienti di alta qualità come carne o altri alimenti, verdure fresche e frutta, è possibile creare esperienze di street food a casa. Utilizzando strumenti come barbecue e accessori adeguati, è possibile aggiungere ulteriori elementi di cottura come affumicatura, caramellizzazione e alte temperature, che aiutano a creare sapori unici e ricchi.
Richard Johnson conclude dicendoci che “lo street food è stato progettato per essere accessibile a tutti, indipendentemente dal genere, dall’età o dalla razza. E’ stato pensato per unire le persone e creare un’esperienza sociale in cui condividere un pasto e una bevanda fresca. L’idea di portare l’atmosfera dello street food a casa propria è una ricerca di condivisione e complicità, per creare momenti indimenticabili con amici e familiari”.
Ci sono molti premi e competizioni per street food in tutto il mondo che celebrano l’eccezionale cibo venduto per strada e premiano i migliori venditori e operatori. Questi premi spesso includono categorie come il miglior cibo, il miglior design del carretto, il miglior servizio al cliente e il miglior uso di ingredienti locali.
I requisiti per il miglior carretto possono variare a seconda della competizione o del premio, ma in generale, i giudici cercano carretti che soddisfino i seguenti criteri:
1. Design accattivante e originale: Il carretto deve avere un design unico e attraente che attiri l’attenzione dei clienti.
2. Funzionalità: Il carretto deve essere ben progettato e attrezzato per preparare e servire cibo in modo efficace.
3. Sicurezza alimentare: Il carretto deve essere pulito e mantenere standard elevati di igiene per garantire la sicurezza del cibo.
4. Sostenibilità: Il carretto deve essere progettato e gestito in modo sostenibile, utilizzando fonti rinnovabili e riducendo gli sprechi.
5. Presentazione del cibo: Il carretto deve presentare il cibo in modo attraente e invitante, utilizzando ingredienti freschi e di qualità.
6. Servizio al cliente: Il carretto deve fornire un servizio cordiale e attento ai clienti.
7. Originalità del cibo: Il cibo offerto deve essere originale e innovativo, con una forte identità culturale.
8. Qualità del cibo: Il cibo offerto deve essere di alta qualità e gustoso.
I requisiti per vincere le competizioni di migliore venditore di cibo da strada possono variare a seconda della competizione o del premio, ma in generale, i giudici cercano venditori che soddisfino i seguenti criteri:
1. Qualità del cibo: Il cibo offerto deve essere di alta qualità e gustoso.
2. Originalità del cibo: Il cibo offerto deve essere originale e innovativo, con una forte identità culturale.
3. Presentazione del cibo: Il cibo deve essere presentato in modo attraente e invitante.
4. Servizio al cliente: Il venditore deve fornire un servizio cordiale e attento ai clienti.
5. Conoscenza del prodotto: Il venditore deve avere una conoscenza approfondita del proprio cibo e saper rispondere alle domande dei clienti.
6. Professionalità: Il venditore deve avere un’ottima igiene personale e presentarsi in modo professionale.
7. Marketing: Il venditore deve saper promuovere il proprio cibo e attirare i clienti.
8. Business acumen: Il venditore deve avere una buona comprensione del proprio business e saper gestirlo in modo efficace.
9. Sostenibilità: Il venditore deve essere progettato e gestito in modo sostenibile, utilizzando fonti rinnovabili e riducendo gli sprechi.
10. Qualità del carretto: Il carretto del venditore deve essere di alta qualità e soddisfare i requisiti di sicurezza alimentare e di igiene.
Vuoi diventare il miglior venditore di cibo da strada?
Sappi che in generale, i giudici delle competizioni cercano venditori che offrono cibo di alta qualità, originale e innovativo, con una forte identità culturale, presentato in modo attraente e invitante, fornendo un servizio cordiale e attento ai clienti, con una conoscenza approfondita del proprio cibo e saper rispondere alle domande dei clienti, professionalità, marketing, business acumen, sostenibilità e qualità del carretto.
Recensioni pubbliche
Ci sono moltissime testimonianze di persone che apprezzano lo street food su Internet. Ci sono siti web e blog dedicati alla recensione di street food, forum in cui le persone discutono dei loro posti preferiti per mangiare street food, e molti utenti sui social media condividono le loro esperienze di street food.
Tendenzialmente, le persone tendono a apprezzare lo street food per la sua varietà, l’accessibilità, il prezzo conveniente e il gusto delizioso. Molte persone anche apprezzano il fatto che lo street food spesso rappresenta la cucina tradizionale e locale di una determinata regione o paese.
Alcuni siti testimonianza tra i maggiori usati:
• Yelp: un sito web in cui gli utenti possono lasciare recensioni sui loro posti preferiti per mangiare street food
• TripAdvisor: un sito web in cui gli utenti possono lasciare recensioni sui loro posti preferiti per mangiare street food, insieme a consigli su cosa mangiare e dove trovarlo
• Food blog: molti blog di cucina offrono recensioni di street food e informazioni sui posti migliori per trovarlo
• Social Media: molte persone condividono le loro esperienze di street food sui social media, come Instagram o Facebook, con foto e commenti sui loro piatti preferiti.
Le recensioni di street food includono informazioni sui piatti consigliati, il prezzo, la qualità del cibo, la presentazione, il servizio al cliente e l’ambiente generale dell’area street food.
Il segreto per avere una carne succulenta e saporita al barbecue è una combinazione di diversi fattori.
Di Carol Agostini
Prima di tutto, è importante scegliere il taglio di carne giusto. I tagli più adatti per la cottura al barbecue sono quelli che hanno un alto contenuto di grasso, come la costata, la bistecca, le costine di maiale o il lombo di maiale. Questi tagli mantengono la loro umidità durante la cottura, rendendo la carne più morbida e saporita.
In secondo luogo, è importante utilizzare una tecnica di cottura appropriata. La cottura a bassa temperatura e a lungo termine è una delle migliori tecniche per ottenere una carne morbida e succosa. La cottura a bassa temperatura consente alla carne di cuocere lentamente, permettendo al grasso di sciogliersi e al sapore di diffondersi in tutta la carne.
In terzo luogo, è importante utilizzare il coperchio durante la cottura. Il coperchio aiuta a creare un ambiente chiuso, che permette alla carne di cuocere in modo uniforme e di mantenere l’umidità all’interno. Inoltre, il coperchio può essere utilizzato per creare un effetto di “fumo” che può conferire alla carne un sapore unico e intenso.
Infine, è importante non esagerare con la temperatura e non girare la carne troppo spesso. La carne deve essere cotta a una temperatura tra i 150 e i 250 gradi, e non deve essere girata troppo spesso per evitare di far uscire i succhi.
In generale, la chiave per avere una carne succulenta e saporita al barbecue è quella di scegliere il taglio giusto, utilizzare una tecnica di cottura appropriata, utilizzare il coperchio e non esagerare con la temperatura e la manovra.
La cottura della carne su un barbecue con l’uso del coperchio può dare un risultato delizioso e saporito. Il coperchio aiuta a creare un ambiente chiuso che permette alla carne di cuocere in modo uniforme, mantenendo l’umidità e il sapore all’interno.
Per una cottura perfetta, si consiglia di utilizzare carni di qualità, come costine di maiale, bistecca di manzo o pollo. È importante anche utilizzare la giusta quantità di carbone o legna per generare il calore necessario.
Metodi di cottura
Per quanto riguarda i metodi di cottura, ci sono diverse tecniche che possono essere utilizzate. La cottura diretta, ad esempio, prevede di posizionare la carne direttamente sulla griglia calda, mentre la cottura indiretta prevede di posizionare la carne su una parte della griglia non direttamente esposta al calore.
La cottura a bassa temperatura è un’altra opzione, che prevede di cuocere la carne a una temperatura più bassa per un periodo più lungo, per ottenere una carne morbida e succosa.
Nozioni generali
In generale, la cottura della carne su un barbecue con l’uso del coperchio è una tecnica versatile e gustosa, che consente di ottenere risultati eccellenti con poco sforzo. Con i giusti ingredienti e la giusta tecnica, è possibile creare un pasto delizioso e saporito che sarà apprezzato da tutti.
Chiudere il coperchio del barbecue consente di creare un ambiente chiuso in cui il fumo può circolare attorno alla carne, conferendo alla carne un sapore intenso e caratteristico del barbecue.
A livello chimico, il fumo contiene composti volatili come l’acido fenico e l’acrilamide, che conferiscono alla carne il sapore e l’aroma del barbecue.
A livello sensoriale, il fumo può anche conferire alla carne un colore scuro e una crosticina croccante. In generale, l’utilizzo di fumo per la cottura del cibo è una tecnica antica che è stata utilizzata per conservare e aromatizzare il cibo.
Tecnica cottura con fumo
La tecnica della cottura con fumo è stata utilizzata da molti popoli in diverse parti del mondo in antichità, tra cui gli indigeni americani, gli aborigeni australiani e alcune popolazioni indigene dell’Europa e dell’Asia. In Europa, ad esempio, i popoli celti e germanici erano noti per la loro abilità nella cottura delle carni con il fumo.
Esistono diverse tipologie di barbecue con coperchio in tutto il mondo, ognuno con caratteristiche e metodi di cottura specifici.
Ecco alcuni esempi:
1. Il barbecue americano tradizionale, noto anche come “barbecue a carbonella” o “barbecue a legna”, utilizza carbone o legna come combustibile e il coperchio per creare un ambiente chiuso in cui la carne può cuocere lentamente con il fumo.
2. Il barbecue a gas, che utilizza il gas come combustibile e il coperchio per creare un ambiente chiuso per la cottura.
3. Il barbecue a pellet, che utilizza piccoli pezzi di legno compressi chiamati pellet come combustibile e il coperchio per creare un ambiente chiuso per la cottura.
4. Il barbecue giapponese “kamado“, che è un tipo di barbecue tradizionale giapponese che utilizza carbone o legna come combustibile e il coperchio per creare un ambiente chiuso per la cottura.
5. Il barbecue cileno, noto come “parrilla“, utilizza una griglia di ferro e il coperchio per creare un ambiente chiuso per la cottura.
Questi sono solo alcuni esempi di tipi di barbecue con coperchio esistenti in tutto il mondo, ne esistono molte altre varianti e combinazioni.
La parrilla
La parrilla, o barbecue cileno, è originaria del Cile. È una tecnica di cottura tradizionale che utilizza una griglia di ferro e il coperchio per creare un ambiente chiuso per la cottura. La parrilla è spesso utilizzata per cucinare carne, pesce e verdure, ed è molto popolare nelle feste e nei raduni tra amici e familiari.
La parrilla cilena è solitamente costituita da una griglia di ferro o acciaio inossidabile posta su una struttura di sostegno, spesso di mattoni o pietra, con un coperchio per creare un ambiente chiuso per la cottura.
La carne viene posizionata sulla griglia e cotta a temperature medie-alte, solitamente con l’uso di braci o carbone come combustibile. La cottura con il coperchio permette di mantenere l’umidità e il sapore della carne, rendendola tenera e saporita.La parrilla è una tradizione molto radicata in Cile e fa parte della cultura culinaria del paese. è molto usata nei fine settimana e durante le feste, dove è comune organizzare barbecue all’aperto con amici e familiari.
Il Kamado
Il kamado è un tipo di barbecue tradizionale giapponese che utilizza carbone o legna come combustibile e il coperchio per creare un ambiente chiuso per la cottura. Il termine “kamado” significa “stufa calda” in giapponese ed è stato utilizzato per descrivere una varietà di forni e stufe tradizionali in Giappone.
Il kamado classico è stato originariamente creato in ceramica, ma oggi ne esistono anche versioni in ghisa, acciaio inox e alluminio. Il kamado è caratterizzato da una struttura a forma di uovo, con un coperchio a forma di tetto e una griglia di cottura in basso.La carne viene posizionata sulla griglia e cotta lentamente con il fumo generato dalle braci o dal carbone. Il coperchio permette di creare un ambiente chiuso per la cottura, che mantiene l’umidità e il sapore della carne.
Il kamado è molto versatili, si può usare per cuocere carni, pesce, verdure, pane e persino dolci. Grazie alla sua capacità di mantenere una temperatura costante e alla possibilità di controllare il flusso d’aria, è possibile cuocere con diverse tecniche, come la cottura a bassa temperatura, la cottura a temperature elevate, la cottura a vapore, la cottura indiretta e la cottura diretta.Il kamado è molto popolare in Giappone e in alcune parti degli Stati Uniti, dove esistono molte varianti del barbecue tradizionale giapponese.
Abbinamenti carne cotta al barbecue
Per quanto riguarda gli abbinamenti, la carne cotta al barbecue si abbina perfettamente con verdure grigliate come zucchine, melanzane o peperoni. Inoltre, vini rossi robusti e birre artigianali sono perfetti per accompagnare la carne cotta al barbecue.