Il Viaggio Sensoriale della Memoria Gustativa: Un’Esplorazione Multidimensionale
Di Carol Agostini
Nel vasto panorama delle esperienze sensoriali umane, la memoria gustativa occupa un posto unico e affascinante. È un viaggio attraverso i ricordi, le culture, i sensi e i misteri del nostro corpo e della nostra mente. Attraverso le lenti della storia, della cultura, della psicologia e persino della chimica, possiamo esplorare la ricchezza e la complessità di questa meravigliosa facoltà umana.
Radici Storiche e Culturali:
Le radici della memoria gustativa affondano profondamente nella storia e nella cultura umana. Fin dai tempi antichi, l’essere umano ha attribuito grande importanza alla cucina e al cibo. Le prime civiltà hanno sviluppato complesse tradizioni culinarie, trasmettendo conoscenze e sapori di generazione in generazione. Le spezie della Via della Seta, i piatti elaborati delle corti reali europee e le ricette tradizionali delle comunità indigene sono solo alcune delle testimonianze della ricchezza culturale legata al cibo.
Il Ruolo dei Sensi e del Corpo:
La memoria gustativa coinvolge più di un senso. Oltre al gusto, il nostro olfatto, la vista e persino il tatto contribuiscono a plasmare le nostre esperienze gustative. I ricordi legati al cibo spesso evocano immagini vivide, odori distinti e sensazioni tattili. Il corpo stesso gioca un ruolo cruciale nella memoria gustativa. Le papille gustative sulla lingua e nel palato, insieme alle ghiandole salivari, svolgono un ruolo fondamentale nel percepire e nel ricordare i sapori.
La Psicologia dietro i Ricordi Gustativi:
La psicologia della memoria gustativa è un campo affascinante e complesso. I ricordi legati al cibo sono spesso potenti trigger emotivi. Un profumo o un sapore familiare possono scatenare un’onda di nostalgia o gioia. Questo fenomeno è conosciuto come “proustiano“, in onore dello scrittore francese Marcel Proust, che ha descritto la potenza dei ricordi gustativi nel suo romanzo “Alla ricerca del tempo perduto”.
Il Linguaggio Chimico del Gusto:
A livello chimico, la memoria gustativa è sorprendentemente intricata. I recettori gustativi presenti sulle papille gustative rilevano una vasta gamma di molecole chimiche, ognuna delle quali produce una sensazione gustativa unica. Ad esempio, le molecole di zucchero attivano i recettori del gusto dolce, mentre quelle del sale stimolano i recettori del gusto salato. Questa complessa interazione chimica tra le molecole alimentari e i recettori gustativi contribuisce alla formazione dei ricordi gustativi nel cervello.
La memoria gustativa è intrinsecamente legata a una vasta gamma di esperienze sensoriali. I ricordi gustativi spesso evocano immagini, suoni, odori e sensazioni tattili associate a esperienze passate. Ad esempio, il ricordo di un gelato al gusto di fragola potrebbe riportare alla mente il suono di una gelateria affollata, l’odore dolce delle fragole mature e la sensazione fresca e cremosa sulla lingua.
L’Importanza Culturale e Sociale:
Oltre a essere un fenomeno personale, la memoria gustativa ha anche un’importanza culturale e sociale significativa. Il cibo e le tradizioni culinarie sono spesso al centro delle celebrazioni culturali e delle interazioni sociali. I pasti condivisi con amici e familiari, le ricette tramandate di generazione in generazione e le festività culinarie sono tutti legati alla memoria gustativa e alla condivisione di esperienze sensoriali.
E’ molto più di una semplice funzione sensoriale. È un viaggio multidimensionale attraverso la storia, la cultura, i sensi e la psicologia umana. Attraverso i ricordi legati al cibo, possiamo esplorare il nostro passato, connetterci con le nostre radici culturali e apprezzare la complessità e la bellezza delle esperienze sensoriali umane.
Sensorialità e Memoria Olfattiva: Un Viaggio tra Chimica, Psicologia e Cultura
Di Carol Agostini
L’olfatto è uno dei sensi più antichi e complessi, dotato di un potere unico nel suscitare emozioni e risvegliare ricordi. A differenza degli altri sensi, l’olfatto ha un legame diretto con il sistema limbico del cervello, il centro delle emozioni e della memoria. Questo articolo esplorerà la natura della sensorialità olfattiva, i suoi collegamenti chimici e fisici, il ruolo nel corpo umano, e il suo impatto psicologico. Inoltre, analizzeremo le implicazioni storiche, culturali e tradizionali di questo senso straordinario.
La Chimica e la Fisica dell’Olfatto
L’olfatto inizia con le molecole odorose che si disperdono nell’aria e vengono inalate attraverso il naso. Queste molecole si legano ai recettori olfattivi situati nell’epitelio olfattivo, una piccola area di tessuto all’interno della cavità nasale.
Struttura dei Recettori Olfattivi
I recettori olfattivi sono proteine situate sulle membrane delle cellule olfattive. Ogni recettore è specifico per una particolare molecola odorosa o una classe di molecole. Quando una molecola odorosa si lega a un recettore, provoca un cambiamento conformazionale nella proteina, innescando una cascata di segnali chimici all’interno della cellula.
Transduzione del Segnale
La transduzione del segnale avviene quando il legame della molecola odorosa al recettore provoca l’attivazione di una proteina G, che a sua volta attiva una cascata di reazioni chimiche all’interno della cellula. Questo porta alla produzione di un segnale elettrico che viaggia lungo l’assone della cellula olfattiva fino al bulbo olfattivo nel cervello.
Bulbo Olfattivo e Corteccia Olfattiva
Il bulbo olfattivo è la prima stazione di elaborazione del segnale olfattivo. Qui, i segnali delle cellule olfattive vengono riorganizzati e trasmessi alla corteccia olfattiva, dove vengono ulteriormente elaborati. La corteccia olfattiva è collegata direttamente al sistema limbico, che include l’ippocampo (coinvolto nella memoria) e l’amigdala (coinvolta nelle emozioni).
Il Ruolo del Corpo e la Psicologia dell’Olfatto
Influenza sul Sistema Limbico
L’olfatto è unico tra i sensi per la sua connessione diretta al sistema limbico, il che spiega perché gli odori possono evocare ricordi ed emozioni con tale intensità. Questa connessione permette agli odori di influenzare il nostro stato emotivo e mentale in modi profondi e immediati.
Memoria Olfattiva
La memoria olfattiva è sorprendentemente duratura. Studi hanno dimostrato che le persone possono ricordare un odore con precisione anche dopo diversi anni dall’esposizione iniziale. Questo fenomeno è dovuto alla forte connessione tra l’olfatto e l’ippocampo, l’area del cervello responsabile della formazione delle memorie a lungo termine.
Condizionamento e Olfatto
Gli odori possono essere potenti trigger di memorie e associazioni emotive. Questo fenomeno è noto come condizionamento olfattivo. Per esempio, l’odore di una determinata pietanza può riportare alla mente ricordi di infanzia, suscitando emozioni legate a quei momenti.
Implicazioni Storiche e Culturali
L’Antichità e il Valore dell’Olfatto
Nelle antiche civiltà, l’olfatto aveva un ruolo centrale nella vita quotidiana e nelle pratiche religiose. Gli Egizi, per esempio, utilizzavano oli profumati e incensi non solo per piacere personale, ma anche per scopi spirituali e di purificazione. Anche i Greci e i Romani attribuivano grande importanza agli odori, utilizzando profumi e incensi nelle cerimonie religiose e nei riti funebri.
Tradizioni e Riti
Molte culture hanno tradizioni che coinvolgono l’uso degli odori per scopi rituali. Nella cultura indiana, gli incensi sono utilizzati durante le cerimonie religiose per purificare l’ambiente e creare un’atmosfera sacra. Anche nella tradizione cristiana, l’incenso ha un ruolo simbolico importante, rappresentando la preghiera che sale verso il cielo.
La Modernità e il Marketing Olfattivo
Nel mondo moderno, l’olfatto è diventato un potente strumento di marketing. Le aziende utilizzano fragranze specifiche nei loro negozi per creare un ambiente accogliente e influenzare il comportamento dei clienti. Questo approccio, noto come marketing olfattivo, si basa sulla capacità degli odori di evocare emozioni e migliorare l’esperienza del cliente.
Sensorialità e Cibo
L’Olfatto nella Degustazione
L’olfatto gioca un ruolo cruciale nella degustazione del cibo e delle bevande. Quando mangiamo, le molecole odorose vengono rilasciate dal cibo e raggiungono i recettori olfattivi attraverso la via retronasale, ovvero attraverso la cavità orale. Questo contribuisce in modo significativo alla percezione del sapore.
Gastronomia Sensoriale
La gastronomia sensoriale è una disciplina che esplora l’interazione tra i sensi e la percezione del cibo. Chef e scienziati collaborano per creare esperienze culinarie che stimolino tutti i sensi, non solo il gusto. L’olfatto è particolarmente importante in questo contesto, poiché gli odori possono amplificare l’esperienza gustativa e influenzare la percezione del piatto.
Il Futuro dell’Olfatto
Innovazioni Tecnologiche
La tecnologia sta aprendo nuove frontiere nello studio e nell’applicazione dell’olfatto. Gli scienziati stanno sviluppando “nasi elettronici”, dispositivi in grado di rilevare e analizzare gli odori con grande precisione. Questi dispositivi hanno potenziali applicazioni in vari campi, dalla sicurezza alimentare alla diagnosi medica.
Terapia Olfattiva
La terapia olfattiva è un campo emergente che utilizza gli odori per trattare vari disturbi psicologici e neurologici. Per esempio, alcune terapie utilizzano profumi specifici per aiutare i pazienti a rilassarsi o a evocare ricordi positivi. Questa tecnica si basa sulla comprensione dei profondi legami tra l’olfatto, le emozioni e la memoria.
L’olfatto è un senso straordinario con un potere unico nel connettere la mente, il corpo e le emozioni. Attraverso la chimica, la fisica e la psicologia, possiamo capire meglio come funziona l’olfatto e come influisce sulla nostra vita quotidiana. La storia e la cultura ci mostrano come gli odori abbiano sempre avuto un ruolo centrale nelle pratiche umane, mentre le innovazioni tecnologiche e le nuove applicazioni terapeutiche aprono nuove possibilità per il futuro. In definitiva, l’olfatto è un senso che continua a stupirci e a influenzare profondamente la nostra esistenza.
Un Viaggio attraverso la Memoria Gustativa: Un Intreccio di Storia, Cultura e Psicologia
Di Carol Agostini
La memoria gustativa, quella capacità di ricordare sapori e odori nel tempo, è un fenomeno affascinante che attraversa le barriere del tempo e dello spazio. È una porta verso il passato, un ponte che collega esperienze sensoriali con ricordi, emozioni e identità culturali. Per comprendere appieno la complessità di questa capacità umana, è necessario esplorare le sue radici storiche, culturali e psicologiche, oltre a considerare i collegamenti con i nostri sensi, il corpo e la chimica del cervello.
Memoria Gustativa: Un Viaggio nel Tempo
Per comprendere la memoria gustativa, dobbiamo risalire alle sue radici storiche. L’antica Roma, ad esempio, considerava il banchetto non solo un momento di nutrimento fisico, ma anche un’occasione per celebrare la vita e la cultura. I ricchi banchetti romani erano una sinfonia di sapori, con piatti elaborati e spezie esotiche che stimolavano i sensi e lasciavano un’impronta duratura nella memoria dei commensali.
Ancora più indietro nel tempo, nelle antiche civiltà dell’Oriente, la cucina era considerata un’arte sacra, capace di unire il corpo, la mente e lo spirito. Le spezie come la cannella, il cumino e lo zenzero non solo conferivano sapore ai piatti, ma anche proprietà curative e simboliche. Questi antichi popoli comprendevano già l’importanza di associare i sensi con l’esperienza umana e la memoria.
Cultura e Tradizione: Le Radici della Memoria Gustativa
La memoria gustativa è strettamente intrecciata con la cultura e la tradizione culinaria di un popolo. Ogni piatto tradizionale racconta una storia, tramandata di generazione in generazione attraverso sapori e odori. Ad esempio, il curry indiano evoca le spezie del subcontinente, mentre il sushi giapponese porta con sé l’essenza del mare e delle terre fertili.
Le feste e le celebrazioni sono spesso accompagnate da cibi e bevande specifiche, creando legami emotivi con ricordi e momenti speciali. È così che una fetta di panettone può riportare alla mente le riunioni natalizie in famiglia o un piatto di paella può trasportare immediatamente nella calda atmosfera della Spagna.
Sensi e Corpo: Il Ruolo dell’Esperienza Sensoriale
La memoria gustativa non è isolata, ma è parte integrante di un complesso sistema sensoriale. Oltre al gusto, sono coinvolti l’olfatto, il tatto e persino la vista nella creazione di ricordi legati al cibo. Il suono del frizzling di una bistecca sulla griglia, il profumo invitante di una torta in forno, la sensazione croccante di un pane appena sfornato: tutti questi elementi si combinano per creare esperienze sensoriali memorabili.
Il legame tra cibo e emozioni è profondo e complesso. Studi psicologici hanno dimostrato che i ricordi legati al cibo possono influenzare il nostro umore e il nostro comportamento. Ad esempio, il consumo di cibi confortanti può alleviare lo stress e l’ansia, poiché attivano ricordi positivi legati all’infanzia e alla sicurezza.
La Chimica della Memoria Gustativa
A livello chimico, la memoria gustativa è legata all’attività neurale nel cervello. Quando assaggiamo un cibo, le molecole chimiche presenti stimolano le cellule recettoriali nella nostra bocca e nel nostro naso, inviando segnali al cervello. Qui, queste informazioni vengono elaborate e memorizzate attraverso complessi processi neuronali.
Gli studi sul cervello hanno dimostrato che la memoria gustativa è strettamente correlata all’ippocampo e alla corteccia prefrontale, aree del cervello coinvolte nella memoria e nel pensiero decisionale. Queste regioni cerebrali sono responsabili della conservazione dei ricordi legati al cibo e della loro evocazione in risposta a stimoli sensoriali.
La memoria gustativa è molto più di un semplice ricordo di sapori e odori; è un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, un intreccio di storia, cultura e psicologia. Attraverso i nostri sensi e il nostro corpo, il cibo diventa una finestra sulla nostra identità e sulle nostre esperienze. Esplorare la memoria gustativa ci permette di apprezzare la complessità della mente umana e di connetterci con le nostre radici culturali in modi profondi e significativi.
“La Seduzione a Tavola: Riflessi delle Cortigiane Veneziane nell’Arte Gastronomica”
Di Carol Agostini
Nell’arte dell’eros e della seduzione, le donne hanno spesso incarnato ruoli chiave, attingendo a una varietà di sfaccettature per affascinare, intrigare e conquistare. Le cortigiane veneziane, celebri per la loro abilità nel conquistare cuori e menti, non solo attraverso il fascino personale, ma anche attraverso l’arte del cibo.
Ispirandosi a queste storie intriganti, la cultura popolare ha riportato alla luce le vicende delle donne che animavano la Venezia dei secoli passati. Queste storie, un misto di realtà e fantasia, raccontano episodi curiosi e singolari, intrecciati alle vite tanto dei nobili quanto dei plebei. È proprio dalla fusione tra l’alta società e il popolo che nasce un affascinante quadro comico, rivelando come il potere seduttivo possa superare le barriere di classe, trovando nel cibo un filo conduttore.
Questo tema attinge dalla complessa e vibrante storia di Venezia, culla di intrighi, amori e una tradizione gastronomica ricca di sfumature. Il cibo, da sempre simbolo di passione e piacere, diventa uno strumento per superare le barriere sociali, unificando le diversità attraverso il gusto e la passione per la buona tavola.
Attraverso la rappresentazione artistica di questo legame tra seduzione e cucina, emergono le dinamiche umane che vanno oltre le differenze di classe, mostrando come il cibo possa diventare un linguaggio universale capace di unire, intrigare e affascinare.
Questa commistione tra storia, società e gusto culinario conferma come la seduzione sia un’arte che trascende le barriere sociali, gettando le basi per relazioni umane profonde, avvolte nella passione per il buon cibo e l’incanto della seduzione.
Le Cortigiane di Venezia nel XVIII Secolo: L’Intrigante Mondo delle “Corti” Lagunari
Come anticipato nelle righe precedenti nel cuore di Venezia nel XVIII secolo, un mondo affascinante e sfrontato prendeva vita tra i vicoli e i canali della città. Le cortigiane, figure leggendarie della Venezia settecentesca, non erano semplici donne d’intrattenimento ma vere e proprie abitatrici di una sottile linea tra cultura, potere e desiderio.
Contesto Storico e Culturale:
Venezia nel XVIII secolo era un vivace crogiolo culturale, con una società stratificata che rifletteva l’eccentricità e l’opulenza della Repubblica Serenissima. La città, ricca di commercio e di scambi culturali, vantava una ricchezza senza pari, attirando artisti, scrittori e mercanti da tutto il mondo.
Le Corti e la Cultura Lagunare:
Le cortigiane, conosciute come “corti” o “cortigiane di luce” in riferimento ai loro sontuosi abiti luminosi, erano donne di grande intelligenza e abilità sociale. Oltre ad essere esperte nell’arte dell’amore, queste donne erano raffinate e istruite, svolgendo un ruolo cruciale nella vita culturale della città.
Le Cortigiane come Protettrici delle Arti:
Molte di loro non si limitavano al mero intrattenimento. Erano mecenati delle arti, sostenendo pittori, scultori e musicisti emergenti. La loro influenza si estendeva ai salotti letterari, dove le menti più brillanti si riunivano per discutere di letteratura, politica e filosofia.
Un Simbolo di Potere e Intrighi:
Le cortigiane avevano un ruolo ambiguo nella società veneziana, tanto ammirate quanto oggetto di critiche. Mentre alcune di loro godevano del favore dei potenti e dell’alta società, altre si trovavano al centro degli intrighi politici e delle lotte di potere.
Il Declino delle “Corti” Lagunari:
Con il declino della Repubblica Serenissima alla fine del XVIII secolo, anche il mondo delle cortigiane iniziò a sbiadire. Le tradizioni e i costumi che avevano reso Venezia così vibrante e affascinante furono soppiantati dall’ascesa di nuove ideologie e dalla trasformazione sociale.
Eredità e Memoria:
Tuttavia, l’eredità delle cortigiane veneziane sopravvisse nel racconto delle loro storie, nella pittura e nella letteratura, offrendo uno sguardo affascinante su un’epoca di sfarzo e controversia nella storia di Venezia.
Le cortigiane del XVIII secolo veneziano, con la loro intrinseca connessione con la cultura e la storia lagunare, restano un simbolo affascinante di un’epoca contraddittoria e intrigante nella vita della Serenissima.
Venezia: Il Regno dell’Eros e Casanova: Il Leggendario Seduttore
La città lagunare di Venezia, da sempre fonte di mistero, storia, e arte, ha un fascino che va oltre il suo retaggio culturale. È stata e continua ad essere il palcoscenico di passioni ardenti e racconti seducenti. È qui che nasce la storia di “Desiderio“, romanzo di Ricardo Belnome, un’opera che racchiude la sete erotica e l’ispirazione tra le sue pagine.
Il genere dei romanzi erotici ha catturato l’attenzione di molti lettori, con “Desiderio” di Belnome che non fa eccezione. Questi romanzi, che spesso diventano best-seller internazionali e persino adattamenti cinematografici, godono di una vasta platea di lettori, in particolare tra il gentil sesso. E Venezia, con il suo suggestivo e sensuale sfondo, è stata protagonista anche di queste storie intriganti.
Il romanzo “Desiderio” ci porta nel mondo dello scrittore francese Daniel Daniélou, che, a Parigi, si trova a cimentarsi nella creazione di un romanzo erotico. La ricerca di ispirazione lo conduce a Venezia, affiancato dal suo editore e da Julie, la giovane assistente. La città diventa il palcoscenico perfetto per un’opera che si distingue per l’intreccio tra arte classica, moderna, e una sofisticata teoria della letteratura erotica.
Venezia è stata da sempre una culla di mistero e fascino, dove l’erotismo si intreccia con la storia e l’arte. Le atmosfere nebbiose e le feste in maschera si uniscono a storie di amore e passione, richiamando alla mente il grande Giacomo Casanova. Casanova, tra il 1725 e il 1798, è stato avventuriero, scrittore, e un seduttore senza eguali. Le sue gesta, la sua abilità nel conquistare il cuore di cortigiane, nobili, e donne di ogni ceto sociale, lo rendono una figura leggendaria nell’arte della seduzione.
In confronto alle migliaia di conquiste di altri seduttori, Casanova si distingueva per il suo approccio: non mirava alla quantità, ma all’arte della passione. Questo lo differenziava da Don Giovanni, il quale collezionava conquiste senza alcun coinvolgimento emotivo. Casanova, al contrario, si appassionava sinceramente ad ognuna delle sue donne.
Se state cercando un esempio di seduzione, Venezia e le storie di Casanova offrono una lezione che trascende il tempo: l’arte della seduzione non si limita alla mera conquista, ma si fonda sull’abilità di coinvolgere ed appassionare veramente il cuore di chi si desidera conquistare.
“Analisi critica di Toni Veneri: Il Profilo Sfaccettato di Casanova e il Dominio del Desiderio”
Nella recente opera di Toni Veneri, emerge una prospettiva intrigante sul celebre personaggio di Casanova, evidenziando le molteplici strade tortuose che il suo desiderio sembra percorrere. Veneri, in parallelo con le riflessioni di Massimo Recalcati, espone l’idea che il nocciolo di ogni manifestazione del desiderio risieda nell’esperienza di sentirsi sopraffatti, nella perdita di controllo di una forza che supera l’Io individuale, sfuggendo a qualsiasi padronanza (2012: 26-29).
Questo approccio apre a una nuova interpretazione del complesso destino di Casanova, spiegando il susseguirsi di caricature e rappresentazioni contrastanti nel mito che lo circonda. Il personaggio emerge come una figura sfuggente, capace di assumere molteplici identità, spesso contraddittorie, proprio a causa di un desiderio che lo sovrasta costantemente, trascinandolo in una ricerca inesauribile al di là di sé stesso, generando non solo piacere ma anche fatica, dubbio, tormento e una costante messa in discussione (Casanova 2009: III, 285).
Il paradosso che emerge, sottolineato da Recalcati, affronta ogni appassionato lettore di Casanova: la contrastante presunzione di un uomo che si crede capace di sedurre chiunque, risolvere complessi enigmi scientifici o ingannare l’intero universo, ma che, a causa di un eccesso di desiderio, non riesce mai a raggiungere una piena realizzazione di sé stesso.
Inoltre, Veneri contestualizza questa analisi nel secolo in cui Casanova visse, sottolineando la differenza tra la sua figura e l’attuale malattia contemporanea, strettamente legata all’egemonia del discorso capitalistico. Casanova, al contrario, si opponeva fermamente a una visione autoreferenziale e narcisistica dell’Io, evidenziando l’alterità del desiderio come un elemento contrapposto a tale mentalità (Casanova 2009: I, 101-102).
Attraverso riferimenti alle massime della letteratura sapienziale antica e al precetto stoico del “sequere Deum“, Casanova incarna un atteggiamento vitale, non passivamente abbandonato, ma piuttosto orientato ad accettare ciò che il destino presenta, senza una resistenza eccessiva.
L’analisi di Veneri offre una visione intrigante della complessità del desiderio e della sua relazione con l’identità, evidenziando come il personaggio di Casanova sia stato continuamente sopraffatto da questa forza trascendente, rendendolo una figura tanto affascinante quanto inafferrabile.
Giacomo Casanova: L’Esteta del Cacao e la Sua Arte della Seduzione a Venezia
La leggenda di Giacomo Casanova non si limitava solo al fascino per le belle donne, ma abbracciava anche una passione inestinguibile per la cioccolata. Nella sua “Storia della mia vita”, confessò di aver dedicato la sua esistenza alla coltivazione dei piaceri sensoriali, definendo il suo amore per il sesso opposto e la buona tavola come priorità fondamentali.
A Venezia, nel XVIII secolo, l’amore per la cioccolata era diffuso in tutte le classi sociali. Chiunque potesse permetterselo non rinunciava alla calda tazza mattutina di cioccolata, considerata un elisir di energia per iniziare la giornata. Persino Carlo Goldoni, celebre commediografo veneziano, ne era un estimatore e frequentatore abituale del Caffé dell’Abbondanza, dove amava gustare la fragrante bevanda.
Casanova, viaggiatore instancabile, portava sempre con sé un frullino e una provvista personale di cioccolata, gratuggiata con cura per poi mescolarla in acqua o latte e frullarla fino a ottenere una bevanda omogenea e schiumosa.
Nei suoi corteggiamenti, Casanova prediligeva offrire regali di cioccolata alle dame da sedurre, convinto dei poteri afrodisiaci del cacao. I suoi amici e le sue amanti condividevano questa passione, facendogli continui doni di cibi prelibati.
Per Casanova, nulla poteva eguagliare le sensazioni inebrianti della cioccolata, definita come il supremo elisir d’amore, capace di trasmettere un’intensa disinibizione e regalare momenti paradisiaci prima e dopo le fatiche d’amore.
Organizzava talvolta gli “Ambigu“, feste esclusive dove invitava amici e affascinanti donne per cene sontuose e notti di piacere. La celebre Ambigu a Colonia, ricorda ostriche, vini pregiati, tartufi e Champagne, con Casanova che evita di descrivere le scene successive ma si limita a ricordare i suoni di piacere femminile.
Oltre a queste gesta, esistono in commercio dolci come i “Baci di Casanova“, cioccolatini fondenti con un cuore piccante al peperoncino, e le praline Casanova, evocative della gioia e dell’allegria.
Curiosamente, non solo Casanova attribuiva poteri seduttivi alla cioccolata: Gabriele d’Annunzio, grande amatore, si concedeva cioccolato fondente prima degli incontri amorosi, convinto dei suoi poteri afrodisiaci. Questa convinzione risale addirittura all’epoca dell’imperatore Montezuma, che consumava fino a cinquanta tazze al giorno per soddisfare le donne del suo harem affollato.
Così, la cioccolata, simbolo di piacere e seduzione, ha lasciato il suo dolce segno nella storia degli amanti illustri, dalla Venezia del XVIII secolo fino ai giorni nostri.
Il cacao è una meravigliosa pianta che offre una gamma di proprietà, che vanno dal livello chimico e fisico al potenziale impatto emotivo.
Proprietà Chimiche e Fisiche del Cacao:
La composizione chimica è basata sulla Teobromina che è uno dei componenti principali del cacao, un alcaloide che stimola il sistema nervoso centrale. Ha effetti simili alla caffeina, ma con una durata più lunga.
La Caffeina, anche se presente in minori quantità rispetto alla teobromina, la caffeina è un altro alcaloide che agisce come stimolante.
La Feniletilamina, conosciuta come “molecola dell’amore”, è coinvolta nella regolazione dell’umore e può avere effetti positivi sull’euforia e sul benessere emotivo.
I Flavonoidi,sono antiossidanti che possono aiutare a proteggere le cellule dai danni dei radicali liberi.
Le proprietà fisiche sono il Sapore e Aroma:
Il cacao ha un gusto ricco e complesso, che varia a seconda della varietà e del processo di lavorazione, contiene grassi che sono presenti nei semi del cacao, principalmente acidi grassi saturi e insaturi, che influenzano la consistenza e il profilo nutrizionale dei prodotti a base di cacao, mentre, leProprietà Viscoelastiche del cacao conferiscono viscosità e elasticità ai prodotti alimentari.
Potenziali Impatti Emotivi del Cacao:
Effetti sulla Salute Mentale:
La stimolazione data dalla presenza di teobromina e caffeina può contribuire a uno stato di vigilanza e stimolazione, mentre, gli effetti di Benessere sono determinati da alcuni componenti del cacao, come la feniletilamina, sono associati a effetti positivi sull’umore e sul benessere emotivo.
Associazioni Culturali e Psicologiche:
Divise tra Associazioni Positive in cui il cacao è spesso associato a momenti di comfort e piacere, che possono influenzare positivamente lo stato d’animo, mentre, il Rituale Sociale: Il consumo di cacao è radicato in molte culture e spesso è legato a cerimonie, celebrazioni e momenti sociali, creando legami emotivi con questi eventi.
Il cacao è un ingrediente intrigante che, oltre alle sue proprietà chimiche e fisiche, può avere effetti emotivi significativi creando momenti di piacere intensi e profondi.
Rosso non solo una tonalità, c’è molto di più da scoprire e vivere.
Di Carol Agostini
Il fascino del rosso va ben oltre la sua tonalità: incarna la passione, un amour fou che si intreccia con vari aspetti della vita. È un colore che emana complessità, con significati che riguardano la psicologia, la cromoterapia, la moda e persino la bellezza. Secondo Helen Venables, il rosso primario è un colore essenziale per il guardaroba di ogni donna, in quanto possiede il potere di infondere forza e una sana luminosità a chi lo indossa.
Il rossocattura l’attenzione all’istante; quando si presenta in qualsiasi ambiente, lo sguardo gravita naturalmente su di esso. Rappresenta l’energia, associata al movimento, alla velocità e al potere. Incarna il desiderio, la passione, l’eccitazione e il fervore.
Il cibo e il vino, come fratelli inseparabili, camminano mano nella mano, cercando di raggiungere un obiettivo comune: deliziare i commensali e trasformare ogni pasto in un viaggio enogastronomico degno di nota. Quando si parla di abbinamento cibo-vino, comunemente chiamato wine pairing, si entra in un territorio delicato, quasi sacro. In linea di massima, le relazioni tra cibo e vino si possono restringere a due principi guida: contrasto e armonia.
Gli abbinamenti contrastanti cercano caratteristiche opposte sia nel vino che nel cibo, creando un delizioso gioco di sapori. Al contrario, l’armonia esalta le somiglianze tra i due, accentuando i tratti e le qualità comuni.
Nel regno della seduzione culinaria, la comprensione di queste relazioni è fondamentale. Un abbinamento riuscito non solo stuzzica le papille gustative, ma crea anche un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, invitando i commensali a un’indimenticabile esplorazione di sapori e sensazioni.
L’intricatezza del contrasto e dell’armonia
Il contrasto negli abbinamenti crea un’esperienza dinamica, in cui elementi opposti nel cibo e nel vino si uniscono per creare una sinfonia di sapori. Immaginate la ricchezza di un decadente dessert al cioccolato esaltata dall’acidità di un vino rosso deciso o il sapore acidulo di un piatto agrumato completato da un burroso Chardonnay. Questi abbinamenti si impegnano in un delizioso braccio di ferro, esaltando l’uno la peculiarità dell’altro.
Resta il fatto che quelli contrastanti offrono una strada intrigante: il coraggio di mettere in gioco l’asprezza di un piatto con l’eleganza di un vino, generando un gioco di contrasti che esalta il meglio di entrambi. La robustezza di un vino rosso potrebbe perfettamente bilanciare un piatto a base di carne, mentre un Chardonnay burroso potrebbe contrastare splendidamente un piatto di pesce leggero.
Al contrario, l’armoniacerca di creare una miscela omogenea di sapori. In questo caso, l’obiettivo è trovare un terreno comune tra il cibo e il vino, sposando le caratteristiche condivise per elevare l’esperienza culinaria. Per esempio, i sapori delicati di un piatto a base di pesce potrebbero armonizzarsi perfettamente con un vino bianco aromatico e frizzante, migliorando il piacere complessivo del pasto.
D’altro canto, l’armonia racchiude una magia diversa. È l’arte di trovare una perfetta sintonia, un dialogo intimo tra le caratteristiche del cibo e quelle del vino. Un vino rosato fruttato potrebbe sposarsi magnificamente con un piatto di insalata fresca, mentre un vino bianco aromatico potrebbe abbracciare i sapori delicati di un piatto a base di formaggi.
L’arte dell’abbinamento: Un viaggio sensoriale
Padroneggiare l’arte dell’abbinamento cibo-vino richiede un delicato equilibrio tra conoscenza, intuizione e sperimentazione. È una danza intricata tra sapori, consistenze, aromi e palati, in cui ogni combinazione racconta una storia unica.
Questo viaggio non riguarda solo il gusto, ma l’orchestra sensoriale che si dispiega a ogni morso e a ogni sorso. È il sottile gioco di acidità, dolcezza, amarezza e umami che crea un arazzo di sensazioni che accarezzano i sensi.
Cibo, vino e il sottile gioco della seduzione si intrecciano in un abbraccio sensoriale senza tempo, dove il rosso diventa il filo conduttore di una storia affascinante. Questa tinta vibrante, carica di significati, si trasforma in un compagno ideale nella danza dei sapori e degli odori.
Nel mondo della raffinata enogastronomia, l’arte di accostare cibo e vino è molto più di una semplice unione di sapori. È la sinergia di due mondi, un incontro fra l’essenza di piatti elaborati e la complessità delle note enologiche, tutto orchestrato in un balletto culinario che coinvolge i sensi in un’esperienza memorabile.
In questo intricato labirinto di gusti, i sensi vengono solleticati, invitati a partecipare a una sinfonia di esperienze gastronomiche che stimolano non solo il palato ma anche l’anima.
Tuttavia, la vera magia risiede nella capacità di trasformare un semplice pasto in un’esperienza seducente. L’esperienza sensoriale coinvolge tutti gli elementi: dalla tavola ben imbandita al profumo del vino appena versato, dai colori accattivanti dei piatti al sapore coinvolgente che cattura l’immaginazione.
La seduzione enogastronomica è un gioco di sguardi tra i sensi, un’armonia di connessioni che va oltre il semplice atto di mangiare e bere. È una celebrazione dell’amore per il cibo, del rispetto per il vino e della gioia di condividere questi momenti con gli altri.
Nel complesso universo dei sapori, dei colori e delle sensazioni, il rosso continua a essere il fil rouge che lega indissolubilmente il cibo, il vino e la seduzione, in un tessuto con precisione, passione e comprensione, trasformando ogni pasto in una poesia gustativa destinata a rimanere impressa nella memoria, che sia in contrasto o in armonia, l’interazione riflette un’arte senza tempo che continua ad affascinare e deliziare intenditori e appassionati.
Il Potere Seducente delle Ricette: Un Viaggio attraverso i Sapori
Le ricette non sono solo una combinazione di ingredienti, ma un’espressione di creatività e passione culinaria che può intridere i sensi e rapire il cuore. Nel vasto mondo della cucina, esistono piatti che vanno oltre il semplice sapore; sono autentiche opere d’arte capaci di sedurre non solo il palato ma anche l’anima.
L’Arte di Sedurre attraverso i Sapori: Ricette
Carpaccio di Salmone con Salsa di Cetrioli e Menta
Una combinazione delicata di fettine di salmone affumicato disposte con grazia su un letto di verdure croccanti, condite con una salsa rinfrescante a base di cetrioli e menta. Questa ricetta non solo delizia il palato ma affascina anche con la sua presentazione elegante e sofisticata.
Risotto ai Funghi Porcini e Tartufo Nero
Il risotto cremoso, arricchito dalla profondità dei funghi porcini e dalla nota terrosa del tartufo nero, è una poesia culinaria che accarezza i sensi. Il suo aroma avvolgente e la consistenza avvolgente trasformano questo piatto in una seduzione culinaria.
Dolce al Cioccolato Fondente con Frutti di Bosco
La seduzione culmina in un finale dolce e irresistibile. Il cioccolato fondente, con la sua intensità e ricchezza, si sposa elegantemente con la freschezza dei frutti di bosco. Una combinazione che evoca emozioni e suscita un piacere sensoriale indimenticabile.
L’Incanto della Tavola
Non è solo il gusto a giocare un ruolo nella seduzione culinaria; anche la presentazione e la preparazione contribuiscono all’atmosfera affascinante. La tavola imbandita con cura, l’attesa mentre si prepara un piatto seducente, e la presentazione estetica di ogni portata sono componenti vitali di questa esperienza.
L’Esperienza Sensoriale
La seduzione culinaria coinvolge tutti i sensi. Dai colori accattivanti dei piatti al profumo avvolgente delle spezie, dalla texture morbida e cremosa a quella croccante e succulenta, ogni elemento collabora per creare un’esperienza indimenticabile.
In definitiva, le ricette seducenti non sono solo un modo per saziare l’appetito, ma un’opportunità per immergersi in un mondo di emozioni, creando connessioni attraverso i sapori e trasformando un pasto in un’esperienza seducente e memorabile.
Esplorando l’Arte della Seduzione: Quando Cibo e Vino Incantano i Sensi
Il rapporto tra cibo, vino e seduzione ha affascinato generazioni, ispirando autori e appassionati a esplorare il connubio tra questi elementi. Testi, articoli e libri ricchi di suggestioni narrano storie e offrono approfondimenti su questa sinergia sensuale e coinvolgente.
Libri Intriganti
Quando mi sono avvicinata all’argomento ho avuto la fortuna di leggere in questi anni questi testi: “Like Water for Chocolate” di Laura Esquivel, un romanzo che racconta la storia di una donna il cui stato emotivo si riflette nella preparazione dei piatti, collegando il cibo al suo mondo interiore.
“The Physiology of Taste”(Fisiologia del Gusto) di Jean Anthelme Brillat-Savarin, un classico che esplora la relazione tra cibo, piacere e i sensi, offrendo una prospettiva ricca sulla gastronomia.
“The Wine Bible”di Karen MacNeil, Una guida esaustiva sul vino che non solo esplora le sue caratteristiche, ma anche il suo connubio seducente con il cibo.
Articoli Accattivanti
Per approfondire il tema trattato esistono:“The Art of Seductive Cooking”, Riviste e siti web di cucina spesso presentano articoli che esplorano tecniche culinarie seducenti, offrendo consigli e idee per piatti irresistibili, altre riviste Enogastronomiche fondate sulle pubblicazioni come “Wine Spectator” o “Decanter” offrono approfondimenti sull’abbinamento cibo-vino in modo seducente, con recensioni e suggerimenti.
Risorse Online Incisive
Come tutti ben sappiamo negli anni sono aumentati i Food Blogs, ovvero Blogger di cucina condividono ricette e consigli su come creare piatti affascinanti, talvolta suggerendo abbinamenti vino-cibo accattivanti; come del resto i siti Web Enogastronomici, cioè portali specializzati in enogastronomia offrono guide e consigli su come combinare cibo e vino in modo seducente, con dettagliate analisi di abbinamenti riusciti.
Esempi Incantevoli
In Like Water for Chocolate, il cibo diviene espressione emotiva, trasmettendo sentimenti che seducono e coinvolgono il lettore. I romanzi che esplorano questa dimensione sono spesso affascinanti viaggi attraverso i sensi.
La “Wine Bible” di MacNeil offre un’immersione nel mondo del vino, evidenziando come le sfumature di un buon vino possano amplificare l’esperienza culinaria, creando un’affinità tra cibo e vino che stimola la curiosità e il desiderio di sperimentare.
Inoltre, articoli su riviste enogastronomiche come “Wine Spectator” possono fornire approfondimenti su specifici abbinamenti che esaltano il sapore di un piatto e di un vino, trasformando l’esperienza culinaria in un viaggio sensuale.
Le risorse online, inclusi blog di cucina e siti web enogastronomici, offrono un approccio pratico, con suggerimenti su come creare piatti e abbinamenti che coinvolgano i sensi.
In definitiva, questi testi e risorse offrono un’ampia prospettiva sul tema della seduzione attraverso cibo e vino, invitando a esplorare un mondo affascinante in cui i sensi si intrecciano in un balletto di sapori, profumi e sensazioni.
La chimica sensoriale
Gioca un ruolo significativo nel contesto della seduzione a tavola, influenzando le nostre esperienze sensoriali e la percezione del cibo e del vino. La percezione sensoriale coinvolge principalmente i sensi dell’olfatto, del gusto e della vista, e può avere un impatto diretto sul modo in cui ci relazioniamo al cibo e alle persone durante un pasto seducente.
Olfatto e Gusto: Il Potere delle Sensazioni
Olfatto
L’olfatto è uno dei sensi chiave che influenzano la nostra percezione del cibo e del vino. Durante un incontro seducente a tavola, gli odori appetitosi possono suscitare ricordi, emozioni e persino influenzare il nostro stato d’animo. La chimica sensoriale degli aromi può essere coinvolgente e incitare una connessione emotiva attraverso l’evocazione di ricordi passati o la creazione di un’atmosfera romantica.
Gusto
La varietà dei sapori e delle combinazioni gustative durante un pasto seducente può stimolare la chimica sensoriale del gusto. Sapori contrastanti o armoniosi possono creare esperienze sensoriali coinvolgenti. Un abbinamento cibo-vino o piatti raffinati possono incantare il palato e aggiungere un livello di piacere sensoriale che arricchisce l’esperienza complessiva.
Impatto sul Benessere Emotivo
La chimica sensoriale può anche influenzare il nostro benessere emotivo e mentale. Sapori piacevoli e aromi seducenti possono attivare la produzione di endorfine, sostanze chimiche legate al benessere e al piacere nel cervello. Queste reazioni chimiche possono contribuire a creare un’esperienza culinaria più coinvolgente e appagante, contribuendo al contesto di seduzione a tavola.
Connessione con la Seduzione
Nel contesto della seduzione, l’esperienza sensoriale può essere strumentale nell’accendere una scintilla emotiva tra le persone. L’olfatto e il gusto sono intimamente legati all’attrazione e alle emozioni. Un pasto con sapori sorprendenti o un vino dal profumo seducente possono contribuire a creare un’atmosfera intima e coinvolgente, migliorando la connessione e la complicità tra i commensali.
In definitiva, la chimica sensoriale durante un pasto seducente può giocare un ruolo significativo nell’elevare l’esperienza sensoriale e contribuire alla connessione emotiva tra le persone, aggiungendo un elemento di seduzione e piacere al momento condiviso a tavola.
Vista, Seduzione, e Vino: Un’Armonia Perfetta nel Calice
Di Carol Agostini
Nel mondo affascinante della degustazione del vino, l’esperienza coinvolge i sensi in un intrigo avvincente tra vista, seduzione e il nettare degli dei. Ogni sorso diventa un atto rituale, un’occasione per esplorare la connessione tra l’arte visiva, la seduzione sottile e l’essenza stessa del vino. Un’unione perfetta quella tra cibo, vino e l’arte della Seduzione Visiva in cui la degustazione della bevanda raggiunge il suo apice quando si fonde con l’arte culinaria.
C’è un senso che si distingue per la sua capacità di sedurre, intrigare e creare connessioni profonde: la vista. In questa esplorazione sensoriale, ci immergeremo nell’arte di sedurre attraverso la vista, intrecciando il mondo del vino con la pittura, la cultura, la tradizione e il cinema.
Il cibo diventa complice nella danza della seduzione, amplificando i sapori del vino e completando l’esperienza multisensoriale. La vista del cibo, inoltre, armonizza con i colori del nettare degli dei , creando un tableau gustativo che soddisfa tutti i sensi.
Sempre attento il nostro sguardo al futuro dell’enogastronomia che attinge con passione e schemi mentali, emozionali all’unione tra la vista, la seduzione e il vino, nella quale tutto si trasforma in un viaggio senza fine. La connessione tra arte, cultura, tradizione e territorio trova la sua massima espressione in ogni bicchiere di vino.
Il piacere visivo diventa “le fil rouge” di un’esperienza multisensoriale che si rinnova di sorso in sorso, invitando ad alzare il calice a un futuro in cui la bellezza del vino continua a ispirare e sedurre.
Colore e Carattere: Il Linguaggio Visivo del Vino
La vista è la prima compagna di questo viaggio sensoriale. Il colore del vino, intenso rosso rubino o delicato giallo paglierino, anticipa il suo carattere. Un rosso profondo può evocare passioni ardenti, mentre un bianco cristallino promette freschezza e leggerezza. L’osservazione attenta di questa tavolozza visiva diventa il primo capitolo di un’esperienza che coinvolge mente e cuore.
La vista, la seduzione e il vino intrecciano le loro trame in un racconto senza tempo.
Ogni bicchiere è una pagina di questo libro sensoriale, dove l’arte visiva si fonde con la seduzione e la ricchezza del vino. Un invito a esplorare, assaporare e ammirare, perché nel calice si cela un mondo in cui la vista diventa il primo capitolo di un’esperienza eterea e appagante.
Se dovessi raccontare i colori del vino direi che sono delle pennellate di emozioni, ad esempio per me i rossi profondi di un Cabernet Sauvignon richiamano paesaggi autunnali, mentre i toni dorati di uno Chardonnay portano alla mente il calore del sole estivo. Questa connessione tra il colore del vino e l’arte pittorica è stata esplorata da numerosi artisti nei secoli.
Seduzione nel Calice: Danza di Aromi e Sapori
La seduzione inizia con l’approccio al calice. I profumi avvolgenti che si liberano al momento dell’apertura della bottiglia sono la promessa di un incontro sensoriale unico. Note fruttate, floreali o speziate danzano nell’aria, creando una coreografia di aromi che anticipano il primo sorso. La seduzione è qui, nel mistero di ciò che il vino rivelerà nei dettagli dei suoi sapori. Un rituale di degustazione che coinvolge la vista giocando un ruolo centrale.
L’osservazione del colore del vino, la sua limpidezza e la consistenza delle lacrime sulle pareti del calice sono dettagli che arricchiscono l’esperienza. La luce che filtra attraverso un vino rosso può trasformare il bicchiere in una gemma preziosa, mentre un bianco cristallino riflette la purezza del suo sapore.
Il Vino Come Opera d’Arte: Etichette e Presentazione Visiva
La bottiglia stessa è una tela bianca, pronta a raccontare la sua storia attraverso un’etichetta curata. L’arte visiva si fonde con il contenuto, trasmettendo emozioni e raccontando il territorio da cui proviene il vino. La seduzione diventa palpabile quando gli occhi si posano su un’etichetta raffinata, preludio a un viaggio gustativo unico.
Le bottiglie spesso diventano opere d’arte, oltre al contenuto, anche l’involucro del vino può essere una fonte di informazioni, di attrazione e di sogni. Le etichette ricercate e i design accattivanti raccontano storie, evocano emozioni e trasformano ogni bottiglia in una piccola galleria d’arte.
L’arte visiva si fonde così con l’esperienza gustativa, creando un connubio di piacere estetico e sinfonia di gusti e colori.
Molti eventi culturali sono dedicati a questo sodalizio e sono sempre più diffusi. Mostre tematiche, concerti nei vigneti e performance artistiche durante le degustazioni creano un legame tra queste due forme d’arte. Un sorso di vino diventa così una partitura di gusti e colori, con la cornice di un’atmosfera artistica che avvolge i presenti.
Il Territorio Raccontato dal Vino: Una Veduta Panoramica
Ogni sorso è un viaggio attraverso il territorio. La vista si estende oltre il calice, abbracciando i paesaggi che hanno dato vita a quel nettare prezioso. Le vigne baciare dal sole, i vigneti accarezzati dal vento: la seduzione si amplifica attraverso la veduta panoramica di luoghi intrisi di storia e tradizione. I territorio vinicoli diventano paesaggi dipinti dal vino; le regioni vinicole sono veri e propri capolavori della natura.
Dai vigneti collinari della Toscana, che io amo ad esempio, alle vigne che si specchiano nelle acque tranquille della Borgogna, ogni territorio vinicolo è un paesaggio dipinto dalla mano della terra stessa. L’associazione tra territorio e arte si manifesta nei dipinti che ritraggono questi paesaggi unici, catturando l’anima del vino in ogni singolo grappolo d’uva.
Cinematografia e Cultura: Un Racconto Visivo di Storie Vinicole
Il legame tra vino e cultura si nutre anche attraverso il cinema. Film che esplorano le vigne, le cantine e le storie intrecciate al mondo del vino diventano una finestra visiva su un universo ricco di emozioni. La seduzione si evolve in un racconto filmico che trasporta gli spettatori in viaggi sensoriali attraverso campi di vite e bottiglie maturate.
Una proiezione di gusti e visioni che hanno il potere di trasportarci in mondi lontani, di suscitare emozioni profonde e di stimolare i nostri sensi. In molte pellicole, il vino è protagonista, diventando un simbolo di eleganza, passione e connessione umana. Un bicchiere di Merlot in “Sideways” diventa una metafora della vita, mentre una bottiglia di Château Margaux in “Mondovino” rappresenta il conflitto tra tradizione e modernità nelle regioni vinicole.
La Visione del Futuro: Innovazioni Visive nel Mondo del Vino
Oggi, la tecnologia si unisce alla tradizione nel mondo del vino. Applicazioni e realtà virtuale offrono tour virtuali delle cantine, consentendo agli appassionati di esplorare visivamente i luoghi di produzione senza muoversi fisicamente. Le etichette intelligenti forniscono informazioni dettagliate sulla storia del vino, portando l’esperienza visiva oltre il semplice contenuto della bottiglia.
Un quadro in evoluzione quello della tradizione e dell’innovazione nel rapporto tra sensi e vino, in cui l’arte del nettare degli dei è anche un dialogo profondo, con radici storiche e di credenze. Le antiche cantine che custodiscono bottiglie invecchiate sono come musei, conservando la storia in ogni tappo stappato. Allo stesso tempo, le nuove generazioni di vignaioli introducono tecniche innovative, creando opere d’arte enologiche moderne che sfidano le convenzioni.
Vino e Fotografia: Momenti Catturati nel Tempo
La fotografia è un’altra forma d’arte che si intreccia con il mondo del vino. Immortalare un momento durante una cena con un bicchiere di vino in mano diventa un modo per catturare non solo l’istante, ma anche l’atmosfera e le emozioni legate a quella bottiglia. Le foto diventano così una galleria personale di esperienze enologiche.
L’Abbinamento Perfetto: Vino, Cibo e tanto altro…
L’arte di abbinare il vino al cibo è un matrimonio di sapori e aromi che si estende ben oltre il palato. Immaginate di degustare un vibrante Sauvignon Blanc accanto a un piatto di ostriche fresche, mentre un dipinto di Monet cattura la luce riflessa sull’oceano. L’esperienza diventa un quadro vivente, in cui il gusto, la vista e l’arte si fondono armoniosamente.
Cos’è per me questa trilogia che mi ha sedotto dal primo istante?
Ritengo che il vino sia molto più di una bevanda; è un viaggio sensoriale che coinvolge la vista, la mente e l’anima. Da opere d’arte pittoriche a paesaggi vinicoli mozzafiato, da film suggestivi a etichette di design, il mondo del vino è intrinsecamente legato all’arte e alla cultura, alla passione, all’intrigo. In ogni bicchiere, si cela un dipinto vivente che racconta storie millenarie e invita a brindare all’arte di vivere, gioire e godere.
Ho scelto questo titolo per raccontarvi l’evoluzione delle mie giornate autunnali e quelle che oggi desidero partendo dal passato in ottica di costruire un futuro.
Fin da piccola era un giorno di mix tra cucina araba ed indiana, mescolata con quella veneta e argentina, in un connubio di culture e tradizioni differenti, figlia di etnie diverse, nata in veneto.
I miei nonni che sono persone tra di loro agli antipodi, in condivisione assoluta in momenti di grande scambio culinario, hanno sempre passato giorni su giorni a decidere il menù pasquale ( del resto come quello natalizio ) e non solo, anche i menù delle giornate autunnali.
Questi erano composti da ricette come il pollo tandoori cotto nel classico tandoor ( forno tipico dei paesi arabi), la grigliata argentina con le tiritas de asado, ovvero costine di manzo che anziché longitudinalmente, come ad esempio si fa con la rosticciana, vengono tagliate perpendicolari all’osso, così da formare delle strisce di carne da scottare veloci su una brace bella calda, a piatti tipici veneti a base di baccalà vicentino, polenta ecc ecc, il tutto per noi bimbi contornato da cocacola ( che a casa dei miei non deve mai mancare come la cervesa) e vini veneti da uve cabernet e merlot per la stra maggioranza.
Ore e ore di cucina, di lavoro ai fornelli e grandi tavolate di amici e parenti in questa cascina in mezzo la campagna veneta a Marostica ( la città degli scacchi viventi, una cittadina scaligera, il centro circondato da mura che unisco i due castelli, quello superiore e quello inferiore, opere che risalgono al 1370 circa ), una meraviglia!
Da quando invece c’è stato il passaggio del testimone ai fornelli, cioè a me, ho deciso di rivoluzionare la situazione partendo da concetti chiave:
La scelta dei vini, l’ umami, dalla cucina medioevale alla cucina futurista arrivando al mio mito Salvador Dalì.
La scelta dei vini perché parto dal vino che è una passione che sfrutto per abbinare i piatti, visto che sono io stessa ad eseguirli.
Perché l’umami?
E’ il quinto gusto, ossia un sapore primario che si unisce agli altri quattro (dolce, salato, amaro, acido) che abbiamo imparato a riconoscere fin da bambini, questo sapore è stato riconosciuto, scoperto ed identificato in laboratorio agli inizi del 1900 in Giappone, appunto come fonte di sapore, negli anni ’80 circa è stato ufficialmente riconosciuto come quinto gusto sulla base della concreta dimostrazione che esistono sulla lingua specifici recettori di questo sapore che ne portano le informazioni al cervello.
“Umami” in giapponese significa saporito e questo quinto gusto è stato collegato al glutammato monosodico (acido glutammico), anche detto esaltatore di sapidità.
Vi faccio un esempio Il parmigiano reggiano è l’ingrediente più umami della cucina mediterranea, vi porto una curiosità collegata a questo ingrediente:
Massimo Bottura descrive uno dei suoi piatti più famoso che è composto da cinque diverse stagionature di parmigiano, in cinque consistenze diverse, come “cinque gradi di umami“ e vi do anche un’altra dritta sappiamo che il parmigiano è popolarissimo in Asia.
Altri piatti collegati al senso “umami” sono: quasi tutte le zuppe e gli stufati cucinati a lungo: una completa maturazione (al limite della marcitura), una lunga cottura o la fermentazione sono “portatori sani” di amminoacidi che attivano i ricettori dell’umami; una crema di funghi cotta a fuoco lento per ore ed ore, insaporita con del parmigiano, è quintessenzialmente umami.
La cucina medioevale
La cucina medioevale invece perché mi affascina in quanto è basata sulla totale condivisione del piatto ed è rimasta la stessa dell’epoca romana, con delle innovazioni culinarie apportate appunto dagli arabi come lo zucchero di canna, le mandorle, il riso, i gelsi, le melanzane. Inoltre tutti sappiamo che molti degli alimenti che utilizziamo nelle nostre ricette oggi derivano dalla scoperta dell’America.
I ricettari medievali risalgono tutti al periodo rinascimentale e hanno numerose differenze rispetto a quelli che usiamo oggi.
Nella cucina medievale i ricettari elencavano solo i cibi da utilizzare, senza le quantità e le temperature, mentre i tempi di cottura erano scanditi da preghiere premetto ora non sto a pregare tutto il tempo mentre cucino il pollo……ma è per me è affascinante come la cucina medievale veniva costruita dividendo il corpo in 4 umori, corrispondenti a 4 liquidi che sono contenuti nel nostro corpo.
In base allo stato di salute veniva costruito un piano alimentare adeguato. Gli umori erano 4, come gli elementi:
• il fuoco → la bile, gialla del fegato, calda e secca;
• l’aria → come il sangue del cuore, calda e umida;
• l’acqua → come la flemma del cervello, fredda e umida;
• la terra → come la bile nera della milza fredda e secca.
A questi quattro umori corrispondevano quattro stati d’animo: collerico, sanguigno, flemmatico e melanconico.
Già era presente e radicato il collegamento tra pietanze, componenti del corpo ( organi ) e la componente emotiva ( lo stato d’animo con le sue reazioni ).
Si mangiava seduti, non più coricati come in epoca romana, le posate si usavano solo per tagliare il cibo che quindi veniva servito in portate già porzionate davanti agli invitati, che si servivano da soli riempiendo dei piatti commestibili fatti di pane.
Si mangiava con le mani e si usavano dei bicchieri in comune, da qui nasce l’abitudine di pulirsi la bocca prima di bere.
Esempi: zuppe e polente, pollo, maiale, vitello, pesce, inoltre i barbari portarono il sidro, il vino fatto con le mele, e ci fu un revival della birra.
la Cucina futurista
La cucina futurista perché fu un tipo di cucina bizzarro che mi affascina per la sua creatività ed egocentrismo particolare e fuori dagli schemi.
Questo intrigo culinario/culturale nasce con la conoscenza di Filippo Tommaso Marinetti, poeta e scrittore di cui ho letto tanto, fondatore del movimento Futurista che negli anni ’30 pubblicò il Manifesto della Cucina Futurista, con lo scopo dell’adorazione di piatti e ricette che consentissero all’uomo di essere scattante, veloce e al passo coi tempi.
Il movimento sosteneva l’abolizione delle posate (forchetta e coltello), del peso e del volume degli alimenti e della discussione politica a tavola.
Una rivoluzione totale insomma che va dalle materie prime, alla loro elaborazione, al modo di presentarle finendo all’approccio con i cibi.
Le ricette sono bizzarre, eclettiche da cui prendo spunto per comporre piatti diversi.
Ed ecco il mio secondo amante preferito dopo Giacomo Casanova ( per il cioccolato ) Salvador Dalì, troverete la ristampa del libro Les diners de Gala ( un manuale di cucina dedicato al sodalizio anche culinario con la moglie che appunto si chiamava Gala).
Vi cito l’introduzione: “Se sei un discepolo delle tabelle caloriche che trasformano la gioia del cibo in una punizione, chiudi subito questo libro: è troppo pieno di vita, troppo aggressivo e davvero troppo impertinente per te”.
Un poliedrico genio come piace a me con il suo ricettario surrealista ispirato alle cene offerte dall’artista e consorte, di osservanza francese ma con uno spiccato gusto per l’esotico.
Dalí proclamava: «La mandibola è il migliore strumento di conoscenza filosofica», come non essere d’accordo…la lussuria e la stravaganza di un mondo artistico ed esotico/afrodisiaco sono per me stimolo, emozione in un’era di polemica, invidia e banalità.
Le giornate autunnali che sto preparando per vivere di sensi nell’attesa del menù di Natale, partono dalla scelta dei vini:
Champagne brut nature di Olivier Herbert con vari antipasti a base di pesce, frutta esotica e polenta, tra cui una rivisitazione del baccalà alla vicentina con mandorle e noccioline.
Vitigni 30% da Pinot Nero che dona struttura e aromi, 30% da Pinot Meunier che dona sentori fruttati e rotondità e per il restante 40% da Chardonnay che dona al prodotto freschezza e finezza.
Vino rosato da uve nocera e nerello calabrese dell’ az. agr. Zagarella abbinato a pescato alla brace, che diventerà piccole porzioni da accompagnare il risotto mantecato all’umami ovvero al parmigiano con una salsa di peperoni.
Quore Brut Riserva TrentoDoc Letrari millesimato da Chardonnay raccolte esclusivamente a mano, con permanenza sui lieviti di almeno 40 mesi per esaltarne la morbida eleganza abbinato al mio pollo con aspargi verdi ed ananas cotto nel tandoor di casa.
Il Botticello Toscana IGT rosso biologico Cantina San Quirico San Gimignano selezione di uve 70% Sangiovese e 30% Merlot e Syrah in abbinamento alla grigliata mista con tiritas de asado, pancetta, bistecche di coppa.
Per finire alla torta colomba farcita di cioccolato con pan di Spagna e crema pasticcera ci abbino Pensiero passito vendemmia tardiva Cantina Il Poggio da uve di malvasia di candia aromatica e trecuori passito bianco di Carlo Nerozzi Le vigne di San Pietro Moscato Giallo Passito che arriva dalle terre di Verona, per ricordarci come l’area del veronese sia, tra tutte, quella in cui è più forte, più sentita e più antica la tradizione dell’appassimento, tecnica impiegata per l’ Amarone e non solo.
Queste in parte saranno le mie giornate autunnali con un mix tra passato origini e legami.
Del bere responsabilmente e della clamorosa balla del french paradox 2022
Di Gaetano Cataldo
La bevanda più civilizzata al mondo è di moda e la moda dice che fa anche bene. Era già in voga berla con erbe aromatiche nel 3150 a. C. per fini terapeutici; testimoni le tracce assorbite in anfore rinvenute da archeologi americani in terra egizia. D’altronde i benefici di questo liquido erano noti a Plinio il Vecchio, Galeno ed Ippocrate.
La Scuola Medica Salernitana ne citava le proprietà farmacologiche dal 984 d. C. quando l’Istituto Superiore di Ricerche di Parigi, la Facoltà di farmacia di Bordeaux e la Minnesota University semplicemente non esistevano.
Intanto l’osannato elisir, il vino, fa parlare di sé dai tempi del cuneiforme quantomeno.
Però sono gli epidemiologi d’oltralpe a spiegare il perché giovi in risposta al french paradox, ossia all’incidenza di malattie cardiovascolari in Francia, nonostante la dieta ricca in grassi saturi, sia pressoché pari a quella dei popoli dediti alla più salubre dieta mediterranea, imputandolo al suo consumo; ad avallarlo anche i dietologi americani che lo includono nella piramide alimentare a due bicchieri per volta, anzi, al giorno (300 ml per l’uomo e 150 ml per la donna, rispettivamente 40 e 20 gr di alcool).
Ma che sia rosso per piacere!
Infatti il limitarsi della formazione di coaguli e trombi è dovuta all’alcol con l’interazione di alcune sostanze contenute in gran quantità nei vini rossi e dagli effetti antiossidanti. Un nome per tutti: il resveratrolo; si tratta di un fenolo non flavonoide contenuto solo nel rosso, che si trova anche nella buccia di uve prodotte da viti attaccate prevalentemente da botrytis cinerea, stress idrici e virus.
Ci sono piante che ne producono quantità superiori alla vite ed è per ciò che questa fitoalexina oggi è un integratore dietetico, per quanto non se ne conoscano ancora gli effetti collaterali.
Per quanto stimoli la produzione di colesterolo buono (HDL) e diminuisca l’ossidazione del colesterolo cattivo (LDL) non ce n’è abbastanza nelle quantità di vino raccomandate (bisognerebbe berne molto di più) e l’organismo tende a non trattenerlo.
Insomma il vino fa bene soggettivamente e farebbe bene assumerlo nelle suddette quantità assieme a frutta e verdura.
Ricerche
Sono in corso comunque delle ricerche per stabilire se alcune sostanze contenute nei vini bianchi, agendo in modo combinato, diano risultati migliori dal punto di vista della salute sul sistema cardiovascolare.
Però la salute non è solo un bene da ritrovare attraverso la scelta soggettiva di migliorare le proprie abitudini alimentari, non solo; essa un diritto che deve essere concesso al nascituro sin dalla gravidanza.
Bere vino…
Bere vino perché il resveratrolo è anche antiteratogeno è una contraddizione in termini perché contiene alcol, causa di aborto, malformazioni e della sindrome alcolica fetale. Il vino e l’alcol sono un’ingiuria alla vita nascente e al delicato concetto di essere madre.
Il vino nuoce alla gravidanza e all’allattamento e non bisogna sottovalutarne gli effetti solo perché il bambino abbia avuto la fortuna di nascere senza danni apparenti: turbe comportamentali, difficoltà di concentrazione e apprendimento non vengono respinte dalla placenta né disciolte dal latte materno.
Di Gaetano Cataldo
Ricordiamoci che…
non bisogna abusare del vino e dell’alcol, se assunti in quantità eccessive e in maniera permanente, l’alcol compromette lo stato nutrizionale, favorendo i deficit vitaminici, inoltre, determina un cambiamento della composizione corporea, con diminuzione della massa muscolare con conseguenza di aumento del deposito adiposo viscerale.
Molto, decisamente tantissimo tempo prima che termini anglofoni come “snack” e “breakfast” diventassero di uso comune nella nostra lingua, e venissero addentate certe stramberie, i panini col salame, col prosciutto e con la mortadella erano diventati già da un bel pezzo un’istituzione celebrata a colazione, a pranzo oppure durante spuntino mattutino o pomeridiano da tutti gli italiani di ogni generazione, a prescindere dalla posizione sociale, dalla professione o dalla latitudine di provenienza.
Se non infagottati in un bel panino caldo da portarsi a scuola per la ricreazione, piuttosto che a lavoro durante lo spacco, i salumi, consumati comodamente seduti e con le posate al piatto, piuttosto che catturati furtivamente con le dita direttamente dal tagliere, hanno sempre avuto un ruolo da protagonista nello stile di vita e nelle consuetudini alimentari di tutti noi italiani.
Maggiore età permettendo, basta immaginare di consumarli con un innocuo bicchiere d’acqua per rabbrividire: infatti non c’è salume che non venga degnamente celebrato con un bel sorso di vino in nome di un matrimonio enogastronomico che, a seconda delle circostanze, riesce ad essere straordinariamente pop e ricercato allo stesso tempo.
Un matrimonio però che, per poter riuscire, deve essere officiato con la buona e virtuosa pratica di abbinare i reciproci elementi per concordanza e per contrapposizione.
Se un semplice panino al salame con un buon calice di rosso frizzante potrebbe mettere apparentemente tutti d’accordo nel rispetto dell’abbinamento territoriale, d’altra parte la ricerca dell’armonia del gusto necessita ragionamenti più complessi, proprio per la natura del salume stesso di assumere consistenze e note sensoriali diversissime a seconda dei casi.
Carni suine, bovine ed equine, caprine ed ovine, danno vita assieme alle carni di selvaggina da piuma o da pelo ad un ventaglio di salumi incredibilmente vasto che, a sua volta, va a differenziarsi ulteriormente a seconda di “texture”, percentuale di grassezza, tendenza dolce e speziatura, sapidità ed aromaticità, persistenza gusto-olfattiva, i tempi e le modalità di stagionatura e l’impiego gastronomico.
Ebbene, a pezzi interi o insaccati, crudi o cotti, i salumi si presentano in una moltitudine di forme, colori e profumi e basterebbe aumentarne lo spessore di una sola fetta per accrescere la succulenza indotta, elemento che per contrapposizione vorrebbe vi si associ un vino che abbia tenore alcolico, tannicità o entrambi, con una buona modulazione di frequenza degli stessi a seconda di quanto il palato debba essere disidratato da queste due componenti del vino, fermo restando che il tenore alcolico stesso del vino costituisca anche un ottimo contrappeso alla presenza di grassi nel salume in considerazione.
Sempre per contrapposizione vediamo la grassezza del salume abbinata alla freschezza del vino, termine quest’ultimo che ne indica l’acidità che può essere, a seconda dei casi, accentuata dalle basse temperature e dal “perlage”, da adottarsi specialmente quando la patina di grasso oppone maggior resistenza ad essere rimossa; anche la tendenza dolce richiede contrasto: un vino con buona mineralità darà il suo valido contributo.
Più un salume avrà persistenza gustativa e più l’abbinamento per concordanza con un vino di pari persistenza aromatica intensa dovrà essere tenuto in considerazione, parimenti al corpo ed alla speziatura che dovranno trovare un degno compagno per corrispondenti virtù gustative. Bisogna a questo punto fare una piccola considerazione: se è vero che la grandezza di un salume richiede un vino di pari dignità è altrettanto vero che non bisognerà mai rincorrere le irruenze dei salumi con le irruenze del vino perché la loro somma diventerebbe alla lunga troppo impattante per il palato, tanto che la saggezza popolare del buon pane insipido, tra l’altro non necessariamente presente in tutte le regioni, sarebbe un accorgimento del tutto insufficiente.
Non è quindi la predilezione per tal salume e tal vino a rendere piacevole l’insieme, per quanto de gusti bus non disputandum est, ma l’equilibrio armonico di un abbinamento che al palato non vedrà mai prevaricare l’uno sull’altro.
Lo zampone ed il “bal ‘d luc” abbinati ad un Barbera del Monferrato o ad un Lambrusco di Sorbara troverebbero un degno compagno a prescindere che il contorno sia a base di lenticchie o purè; I
l prosciutto cotto di pecora, comune a Sardegna, Toscana e Veneto, col suo delicato sentore di timo potrebbe incontrare i favori di un Pigato ligure già a partire dalle assonanze olfattive, ma neanche una Falanghina del Beneventano o un delicato spumante rosato a base di Pinot Nero non sarebbero male.
Il violino di capra ed il Valtellina Superiore della sotto zona di Valgella potrebbe essere un’interessante scommessa; i prosciutti crudi equilibrati, di buona stagionatura e delicati come il San Daniele ed il crudo di Parma possono essere accompagnati dalle bollicine satinate della Franciacorta, mentre il Culatello di Zibello ed un ottimo guanciale di suino nero casertano, decisamente più complessi, con un Metodo Classico trentino da lunga permanenza sui lieviti, piuttosto che un profumatissimo Sauvignon Blanc dei Colli Orientali del Friuli o magari un Viognier.
Naturalmente quando l’appeal rustico si accentua nei prosciutti, come spesso accade nelle aree centro-meridionali e montane della penisola, i vini possono salire di struttura a patto che i tannini non siano troppo marcati: Vermentino Nero delle Alpi Apuane, Rosso Conero e Sangiovese di Romagna.
Intrigante l’abbinamento tra la Finocchiona e la Vernaccia di Serrapetrona, piuttosto che un più morbido e territoriale Morellino di Scansano; lo Speck e la pancetta tesa affumicata trovano nel Gewürztraminer un compagno aromaticamente molto indicato ma anche una Ribolla Gialla da lunghissime macerazioni in anfora, per quanto più modesta in termini di aromaticità, troverebbe nella persistenza un valido pretesto per farsi bere con questi salumi dal carattere deciso.
Una straordinaria mortadella un Fiano di Avellino di buona morbidezza e calibrata freschezza, un Catarratto oppure una Malvasia Bianca lucana; la piccantezza della ‘Nduja la si potrebbe spegnere con un rosato da uve Primitivo di Gioia del Colle, piuttosto che col territoriale Cirò Marina rosso, ma qualcuno pare abbia anche osato col Sirah Cortona e con il Carignano del Sulcis, promettendo che il “match” sia ben riuscito a patto che tali vini non siano proposti nelle loro versioni più strutturate.
Una tipica specialità piemontese come il salame al Barolo vede immediata assonanza ma si può certamente volare fuori regione e prediligere un Taurasi di lungo affinamento, abbinamenti questi che si attagliano altrettanto magnificamente con il prosciutto di Cinghiale.
Conclusioni
Insomma, basta lasciarsi guidare dagli abbinamenti tradizionali dettati dalle consuetudini territoriali ma anche farsi coraggio e tentare sperimentazioni gustative provenienti dal connubio tra prodotti di altre terre e da interpretazioni enologiche mai considerate prima, purché la gioia del proprio palato sia raggiunta ed appagata.
Cosa sono i sensi e quanti sono? Una domanda che mi è saltata in testa parecchi anni fa, da quel momento ho ascoltato, osservato e analizzato me stessa, o meglio il mio corpo e la mia esistenza.
Vi capita mai di avere la sensazione di conoscervi attraverso parole, gesti e movenze? Attraverso lo spazio che occupiamo, il tempo che trascorre, ciò che guardiamo o attraverso il dolore che proviamo?
Rifletteteci, scoprirete angoli nascosti che mai avete analizzato, situazioni sfuggenti, emozioni nascoste, esiti sommersi da automatismi vitali senza alcuna ricerca fine a se stessa.
Ed eccomi qui a raccontarvi i miei studi, il percorso che ho fatto alla ricerca dei sensi umani, queste vie che ci permettono di percepire informazioni sul mondo e sul nostro corpo.
Eravamo tutti rimasti ai cinque sensi.
Il viaggio però continua, sono passata dai 13 ai 17, man mano che la scienza negli anni si è evoluta.
I sensi li identifichiamo e li conosciamo come i mitici cinque, i super eroi del nostro secolo, coloro che risolvono, che ci fanno vivere, ma allo stesso tempo sono causa di malattie e di soddisfazioni.
I classici cinque sensi sono la vista, l’udito, il gusto, l’olfatto e il tatto. E gli altri?
Come anticipato, i veri sensi sono 17 e si dividono in tre macro aree di appartenenza e competenza:
I sensi meccanici: tatto, udito, propriocezione (posizione nello spazio, nel buio e nel silenzio), equilibrio, fame, sete, stimolo di urinare, prurito, termo percezione, tensione, magnetismo, tempo.
I sensi chimici: gusto, olfatto, dolore, stiramento.
I sensi luminosi: la vista.
I sensi, uno a uno
Vi faccio un esempio concreto per quei sensi che non immaginavate fossero appunto sensi:
l’equilibrio è un senso meccanico, perché è il sistema vestibolare dell’orecchio a far percepire come cambia la nostra posizione in relazione alla gravità, così come la fame, la sete e lo stimolo a urinare, che sono sempre sensi meccanici, come del resto lo è la pressione sanguigna.
Le propriocezioni, parola di difficile pronuncia, sono invece quei recettori che ci permettono di ubicarci nella posizione in cui siamo, quella sensazione che ci permette di addentrarci nella nella spazialità, che ci aiutano a trovare una collocazione precisa nel buio e nel silenzio.
Una domanda mi sono fatta in questi anni…dove ci portano i sensi? Ci portano alla conoscenza, della percezione della complessità di ogni situazione vissuta nel mondo e di noi stessi, ci spingono a cercare, conoscere, capire e a renderci umanamente persone.
La vista consente di distinguere forme, colori, distanze, oltre alla tridimensionalità di tutto ciò che osserviamo.
Il gusto, identificato in cinque gusti. I sapori percepiti sono il dolce, il salato, l’amaro, l’aspro, ma c’è anche l’umami, cioè il gusto di glutammato (presente nei cibi ricchi di proteine come carne e formaggio). C’è un sesto gusto poi, individuato, ma non ancora classificato, che comprende le papille gustative che percepiscono la presenza di grasso.
La pressione, chiamata comunemente “tatto” (che però spesso è associato anche ad altri sensi), è la capacità di riconoscere una pressione su una zona specifica del corpo.
Il prurito, per quanto la cosa possa stupire, ha un sistema sensorio proprio, distinto da quello del tatto ed è un senso meccanico di difesa e di stimolazione.
La termo percezione, è la capacità di avvertire il freddo il caldo, divisi per diversità dei recettori e meccanismi di rilevamento.
L’udito, capacità di avvertire vibrazioni nell’aria o, comunque nel gas/liquido in cui si è immersi, captando i suoni che provengono dall’esterno e che si trasmettono attraverso il canale uditivo alla corteccia temporale che li decodifica.
L’olfatto, capacità di sentire odori e profumi. I sapori sono creati dalla combinazione di gusto ed olfatto grazie all’azione dei chemiorecettori, cellule presenti nella mucosa olfattiva (un’area della mucosa nasale) capaci di reagire alle caratteristiche chimiche delle sostanze odorose.
La propriocezione (o cinestesia), è la capacità di riconoscere la posizione del proprio corpo e dei singoli arti nello spazio. Per la cronaca, è uno dei sensi che viene alterato dal consumo di alcol; da qui l’abitudine di utilizzare il metodo “chiudi gli occhi e toccati il naso” per valutare lo stato di sobrietà di una persona.
La tensione permette al cervello di accertare lo stato di tensione e contrazione dei muscoli.
Il dolore, un tempo considerato un “sovraccarico” di altri sensi, come il tatto, in realtà provvisto di recettori e di una rete sensoriale propria. Anzi, in realtà ce ne sono tre distinte: quella cutanea sulla pelle, quella somatica su ossa e giunture, e quella concernente gli organi interni.
L’equilibrio, che permette di identificare le accelerazioni (compresa quella di gravità). L’organo dell’equilibrio è il labirinto vestibolare, che si trova nell’orecchio interno.
Lo stiramento. I recettori specifici per lo stiramento e l’allungamento si trovano in particolare nei polmoni, nella vescica, nello stomaco e nell’intestino. Spesso questo senso sarebbe anche collegato ai mal di testa, in particolare associato alla percezione della dilatazione dei vasi sanguigni.
La chemio percezione, data dai chemiorecettori è la percezione degli stimoli chimici, in particolare attivata dagli ormoni, come l’esigenza di fare pipì.
Sete, è un senso autonomo, che si attiva quando l’idratazione del corpo scende.
Fame, anche questa ha una sua autosufficiente rete sensoriale.
Magnetismo, è la capacità di avvertire campi magnetici. Negli esseri umani, non è particolarmente risaltata come in alcune specie di uccelli che sono precisamente in grado di percepire il campo magnetico terrestre (usando questo per orientarsi), ma c’è sicuramente una sensibilità di base.
Il Tempo, gli esseri umani hanno una percezione molto precisa del tempo, soprattutto i giovani.
Domande e risposte
Qual è il senso maggiormente usato?
Beh, che dire… ovviamente la vista. Con essa ci si entusiasma, ci si seduce e ci si innamora, di un paesaggio, di una persona, di un cucciolo di animale.
È il importante recettore che innesca le nostre emozioni.
Ma avete mai pensato al profumo dell’aria? Che odore ha?
L’aria ha il profumo dei nostri ricordi, un mix tra contesto e azioni che si innalzano con il vento. Non si vede, ma si percepisce; è una culla di profumi che si mescolano e danzano in soffi leggeri.
Avete mai pensato che ogni piatto è un viaggio sensoriale?
Ha un’infinità di varianti che innescano i nostri sensi, dalla spazialità ai colori, dalle forme alla consistenza, dal sapore ai profumi. Ma mangiare non implica solo i primi “i magnifici cinque”, ma anche molti dei sensi meccanici, come la pressione, la termo percezione, la chemio percezione e tanti altri.
E vedere un film?
Oltre al senso luminoso che è la vista, anche i sensi meccanici sono coinvolti e spesso sono quelli che accompagnano le emozioni dei nostri sguardi e delle nostre lacrime.
Tutti viviamo i sensi nello stesso modo o intensità?
No, i sensi di ognuno di noi sono imprevedibili e dipendono da fattori diversi a seconda della sensibilità umana, da predisposizioni fisiche naturali e da un allenamento volontario. Vi faccio un esempio concreto, un degustatore sommelier può avere doti naturali di analisi ma si allena, si crea una memoria olfattiva e gustativa e si concreta per riscoprirla attraverso l’analisi.
Quali sono le vacanze che intrigano?
Ovviamente quelle sensoriali, in cui si evocano e si risvegliano i canali della percezione spesso poco usati, creando grande stupore e coinvolgimento e utilizzando il maggior numero di sensi a nostra disposizione, aiutandoci a creare sensazioni date dal contatto diretto con la sperimentazione. Il divertimento sarà assicurato.
Quindi che ne pensate, dunque, di lasciare a casa le inibizioni, gli automatismi dati dalla routine e quotidianità e in questa torrida estate VIVERE DI SENSI?