RISERVA GRANDE PRESENTA: NEBBIOLO NEL CUORE X EDIZIONE, il 13 e 14 gennaio 2024 presso il GRAND HOTEL PALATINO, in via Cavour 213/M, Roma
Redazione – Cristina Santini e Carol Agostini
Torna a gennaio 2024 l’evento di valorizzazione del regale vitigno Nebbiolo più importante della Capitale: NEBBIOLO NEL CUORE.
La manifestazione quest’anno raggiungerà un traguardo ambito, costruito dall’agenzia RISERVA GRANDE con determinazione e tanto impegno, anno dopo anno: la sua DECIMA EDIZIONE.
Tutti gli appassionati, wine-lovers, eno-addicted ed operatori del settore dell’amato vitigno Nebbiolo saranno accolti il 13 e 14 gennaio 2024 presso il Grand Hotel Palatino di Roma, sito in via Cavour 213/M.
LA MISSION DI NEBBIOLO NEL CUORE
Nebbiolo nel Cuore è un’iniziativa che consente al visitatore non solo di degustare il Nebbiolo espresso nelle sue molteplici e affascinanti tipologie, ma rappresenta anche un impegno culturale nella promozione di questo straordinario vitigno e delle sue terre di elezione.
“Nebbiolo Nel Cuore ritorna a Roma per l’edizione del decennale. Dieci anni di valorizzazione del Nebbiolo attraverso i suoi prestigiosi territori di elezione. Attraverso banchi di assaggio e masterclass dedicate, ancora una volta potremo scoprire il potenziale delle nuove annate che verranno presentate e nuove cantine che parteciperanno all’evento per la prima volta.” – dichiara Marco Cum, titolare di RISERVA GRANDE, ideatore e patron di Nebbiolo nel Cuore, – “Come sempre la didattica sarà prevalente, con masterclass straordinarie volte a raccontare la ricchezza assoluta di queste terre. Cultura, volti, sorrisi, tradizioni, esperienze di vita, racconti, emozioni… questo è Nebbiolo Nel Cuore.
PER CONSULTARE LA LISTA AGGIORNATA DELLE AZIENDE ADERENTI DIGITARE:
ESPOSITORI NEBBIOLO NEL CUORE X
LA GUIDA APP “IL NEBBIOLO”
Riserva Grande nel corso di questa decima edizione presenterà la nuova ed innovativa GUIDA SUL NEBBIOLO e sui suoi territori d’eccellenza. Un vero e proprio VADEMECUMper i suoi utenti, realizzato per mezzo di un’APP: “IL NEBBIOLO”.
La guida, il cui progetto è stato presentato nel corso della nona edizione di Nebbiolo nel Cuore, ha richiesto il lavoro di una redazione qualificata e del contributo prezioso di commissari esterni esperti e competenti, che è durato un anno intero.
“La guida rappresenta uno strumento pratico, facilmente consultabile, che ha il fine prioritario e culturale di trasmettere la conoscenza più approfondita delle terre, della produzione e dei produttori di Nebbiolo.” – dichiara Marco Cum riguardo a questo progetto – “Ma sarà anche un’app utile per i viaggiatori appassionati di Nebbiolo, che vogliano visitare i luoghi in cui il grande vitigno viene prodotto”.
LA PRESENTAZIONE
La GUIDA VADEMECUM NEBBIOLO NEL CUORE verrà presentata ufficialmente domenica 14.01.23 alle ore 11.30, alla presenza anche della STAMPA ACCREDITATA.
Nel corso della presentazione, verranno consegnati i diplomi ai produttori delle etichette che hanno ottenuto i più importanti riconoscimenti d’eccellenza: IL GRAPPOLO ORO – vini che hanno ottenuto il massimo punteggio (i grappoli assegnati sono stati bronzo, argento o oro); Il COUP DE COEUR – vini che hanno ottenuto il grappolo oro, dotati di qualità uniche ed esclusive, tanto da suscitare un forte impatto emotivo.
Oltre a questi vini d’eccellenza, verranno premiati i vini che rappresentano, al meglio, alcune categorie di valutazione adottate in guida (rappresentate da relative icone), TRE per ogni seguente categoria:
TERRITORIALITA’ – vini che si distinguono per la capacità di esprimere al meglio il loro territorio d’origine, caratteristica che li rende riconoscibili e unici; EVOLUZIONE – vini dalle caratteristiche sensoriali che necessitano di ulteriore affinamento, per esprimere compiutamente tutto il potenziale espressivo, comunque già presente al momento della degustazione; EQUILIBRIO – vini dalla eccellente complessiva piacevolezza di beva, grazie al perfetto bilanciamento tra le sensazioni gustative di durezza e morbidezza; VERSATILITA’ – vini dotati di ottima capacità di essere abbinati ad un’ampia varietà di piatti diversi; RAPPORTO QUALITA’ PREZZO – vini che offrono un eccellente equilibrio tra le loro caratteristiche sensoriali, la loro complessità e il loro prezzo di acquisto.
Per partecipare alla presentazione, è necessario richiedere accredito all’indirizzo mail: accrediti@riservagrande.com ed attendere relativa conferma (con tale accredito sarà possibile anche partecipare al resto della manifestazione, all’apertura dei banchi d’assaggio). È previsto il rilascio di UN SOLO ACCREDITO PER TESTATA/BLOG/PROFILO.
A CHI È RIVOLTO NEBBIOLO NEL CUORE?
Lo scopo della manifestazione è quello primario di coinvolgere gli operatori del settore, quali:
1. Stampa specializzata e non (per una massiccia diffusione mediatica dell’evento)
il 13 e 14 Gennaio 2023 presso il Gran Hotel Palatino (Rione Monti) – via Cavour 213/M – Roma
PROGRAMMA
Attenzione: le masterclass sono a posti limitati, si consiglia la prenotazione online
SABATO 13 GENNAIO 2024
– ore 14:00 Apertura Banchi di Assaggio
– ore 15:00 Masterclass. “L’insostenibile leggerezza dell’essere. Il riflesso del Terroir nei vini di Mascarello Mauro”. Info e prenotazioni: QUI
– ore 17:30 Masterclass. “Da un’antica leggenda un vino prodigioso: L’erbaluce”. Info e prenotazioni: QUI
– ore 20:00. Masterclass. “Le zone e i terroirs del Nebbiolo. Ricognizione storica dei grandi territori del Nebbiolo attraverso i suoi protagonisti”. Grandi vini nebbiolo in abbinamento a piatti del territorio. Info e prenotazioni: QUI
– ore 20:00 Chiusura Banchi Di Assaggio
DOMENICA 14 GENNAIO 2024
– ore 11:00 Apertura Banchi di Assaggio
– ore 12:00 Presentazione della guida IL NEBBIOLO e premiazione dei vini.
ore 14:00 Masterclass. ” La viticoltura eroica tra Carema e Donnas e la rinascita di un territorio unico”. Info e prenotazioni: QUI
– ore 17:00 Masterclass. “Il Nebbione. Bollicine VS Nebbiolo. Dallo stesso grappolo grandi vini rossi e spumanti di qualità”. Info e prenotazioni: QUI
– ore 19:00 Chiusura Banchi di Assaggio
MODALITA’ DI INGRESSO ALLA MANIFESTAZIONE
– Ingresso giornaliero 27€
– Ingresso 2 giorni 40€
– Sconto Sommelier 22€ (Previa dimostrazione tesserino con validità anno in corso)
– Prevendita con sconto on-line QUI
ACCREDITI STAMPA
La richiesta di accredito ONLINE potrà essere effettuata ENTRO MERCOLEDI’ 10 GENNAIO compilando il form QUI
OPERATORI HORECA
La richiesta di accredito ONLINE potrà essere effettuata ENTRO MERCOLEDI’ 10 GENNAIO compilando il form QUI.
La conferma per l’accredito operatoti sarà inviata per mail. È previsto il rilascio di UN ACCREDITO OPERATORI PER TESTATA/BLOG/ATTIVITA’ e per ciascun operatore UN SOLO ACCOMPAGNATORE a prezzo ridotto (20€ invece di 25€). L’ACCREDITO sul posto sarà possibile presentando TESSERINO o BIGLIETTO DA VISITA all’entrata.
INFO
Saula Giusto
Ufficio Stampa, Comunicazioni e Relazioni Pubbliche di Nebbiolo nel Cuore
Telefono di riferimento:393 2854426
Marco Cum
Organizzatore di Nebbiolo Nel Cuore
eventi@riservagrande.com
info@nebbiolonelcuore.com www.nebbiolonelcuore.it
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/3189380371361166
infoline: 3396231232
Frontiera asiatica: l’export dei Fine Wines italiani nei paesi del futuro secondo le indagini di mercato condotte da Wine Monitor e Istituto Grandi Marchi
Di Cristina Santini
L’incontro con l’Istituto Grandi Marchi e Wine Monitor Nomisma tenutosi il 13 dicembre, nelle sale del NH Collection Palazzo Cinquecento a Roma, ha messo in evidenza numeri, dati sul posizionamento dei Fine Wines italiani e abitudini di consumo con riferimento al Far East, in particolare verso due mercati, Giappone e Corea del Sud.
Prima di tutto, l’istituto è un gruppo di famiglie del vino, famiglie storiche, ciascuna delle quali nel proprio territorio ha una forte rappresentatività nella produzione e commercializzazione di vino di pregio, che sostengono il modello del vino italiano attraverso due pilastri fondamentali, il brand territoriale e il brand privato che coincide, in questo caso, con il nome di una famiglia. Diciotto, tra le più importanti Aziende Vitivinicole Italiane, unite nel promuovere la cultura e la tradizione del vino di qualità nel mondo.
Quando sono famiglie che in ciascuno territorio fanno tanto per portare valore a casa per tutti – ricorda il Presidente IGM Piero Mastroberardino – è chiaro che non viaggia un gruppo di imprese, ma viaggia il vino italiano. Ogni mese si fa una missione in giro per il mondo e il 2023 è stato un anno interminabile perché abbiamo cercato di cogliere al massimo tutte le opportunità di un ritorno a pieno regime dei viaggi, dei mercati, della disponibilità ad accogliere gli importatori, ristoratori, clienti in genere.
Tanti gli investimenti in eventi sempre più efficaci e la concretizzazione quest’anno di un progetto che vede la partecipazione di un gruppo di giovani nella realizzazione di format del vino di pregio per i target più vicini a loro perché ci siamo resi conto che ci sono buchi generazionali che stiamo attraversando e che impattano su certi numeri di mercati che abbiamo sotto gli occhi.
Un impegno necessario per la crescita delle nuove generazioni del vino italiano, tenendo al contempo la mente aperta a luoghi, occasioni, modalità di consumo che ci consentono di rimanere focalizzati sul vino di grande pregio, ma in un contesto che sta cambiando giorno per giorno.
Le indagini di mercato hanno interessato quattro città tra Corea del Sud e Giappone: Tokyo, Osaka, Seoul e Busan dove sono stati intervistati 1600 consumatori di vino in relazione a comportamenti di consumo e al posizionamento dei vini italiani, soprattutto dei Fine Wines.
I segni meno del vino in tutti i principali mercati, al netto del 2023, non sono incoraggianti ma quanto meno utili, dopo decise flessioni nell’export, per rivolgere l’attenzione verso aree dove i consumi di vino sono molto cresciuti, aspettando tempi migliori per quelli che hanno un segno negativo o sono stabili. In rosso c’è praticamente tutta l’Europa, mentre dagli Stati Uniti all’Asia il segno è positivo.
Ci siamo concentrati sul Far East – affermaDenis Pantini, Responsabile Nomisma Wine Monitor – perchè i consumi di vino si spostano e abbiamo evidenziato in verde i paesi che nel giro di vent’anni hanno aumentato il volume ed in rosso chi l’ha diminuito; si vede chiaramente come l’area tradizionale dell’Europa sia in un contesto dove il consumo progressivamente diminuisce anno dopo anno. Mentre tutto il resto del Mondo, a parte qualche zona del Sud America come Argentina o paesi più piccoli dell’Africa, vedono invece una crescita importante e tra questi c’è sicuramente l’Asia.
L’Asia, da un punto di vista della percentuale di concentrazione di consumi di vino, pesa ancora poco, circa l’8%, su 240 milioni di ettolitri consumati nel Mondo. I due mercati presi a campione, sono il Giappone, identificato come un mercato maturo/consolidato, che conta quasi tre milioni di ettolitri, e la Corea del Sud che è un mercato emergente, consuma meno di un milione di ettolitri (740) ed è in rapida espansione grazie allo sviluppo economico.
Dai dati di previsione forniti dal Fondo Monetario Internazionale si vede come nei prossimi anni la Corea del Sud arrivi a valori pro- capite più alti di quelli italiani dove ci sono fasce di popolazione alto spendenti che sono in grado di comprare dei vini di alta qualità. Quello coreano è sicuramente un mercato dalle opportunità non indifferenti.
Altro aspetto che va considerato è la popolazione come si distribuisce dal punto di vista della generazionalità: intanto la Corea del Sud è molto più piccola rispetto al Giappone che ha una popolazione meno giovane dove gli over 60 rappresentano oltre il 35%, mentre al contrario le fasce più giovani in Corea del Sud hanno un’incidenza superiore (oltre il 17%) e rappresentano un mercato che cresce anche dal punto di vista economico.
Anche nell’importazione di vino il Giappone è un mercato consolidato dove negli ultimi cinque anni si nota una certa stabilità a volume e una leggera crescita a valore (import per circa 1,8 miliardi di euro per 266 milioni di litri). Il 57% di questo valore è legato ai vini fermi dove i rossi sono predominanti. Stessa cosa in Corea, molto più rilevante la crescita in cinque anni (poco più di 550 milioni di euro di vino importato per circa 71 milioni di litri). Il peso dei vini fermi è ancora più rilevante, siamo all’ 80%.
In entrambi i mercati, la Francia domina: in Giappone con una quota vicino al 58%, l’Italia seconda con il 12%. Suddividendo queste quote tra le categorie, la Francia è padrone assoluto del mercato degli spumanti con lo Champagne all’84% e 44% per i vini fermi, mentre l’Italia al 6% con un valore più alto, del 16%, per i fermi. Anche nel Sud Corea, la Francia si posiziona con una quota un pò più bassa, siamo al 35% suddivisa per categoria con il 73% sparkling e 28% vini fermi, mentre l’Italia ha una quota vicino al 15% suddivisa in eguale percentuale tra spumanti e vini fermi (15%).
I rossi, soprattutto quelli toscani e piemontesi rappresentano le due tipologie più vendute dal nostro paese sul mercato sia giapponese che coreano. Al terzo posto Prosecco e Asti.
Osservando i dati degli ultimi 5 anni (fino al 2022), c’è stata una crescita dell’import di vino nei top mkt mondiali, anche durante la pandemia. Contrariamente, il 2023 è un anno complicato, con una battuta d’arresto nelle importazioni un po’ ovunque.
L’aumento iniziale ha portato ad uno stoccaggio eccessivo rispetto a quello che il mercato poteva recepire, poi con la crisi economica, l’inflazione, ad oggi i mercati sono saturi e fanno fatica a comprare ulteriore vino. Paradossalmente in controtendenza l’unico dato positivo per l’Italia è rappresentato dalle vendite in Francia nei primi 10 mesi dell’anno degli spumanti, soprattutto del Prosecco (+8,5%).
Nell’indagine sui consumatori, capiamo cosa rappresenta l’Italia per questi due Paesi: al primo posto troviamo passione, creatività attestate al 43% per i giapponesi, mentre per i coreani siamo soprattutto cultura e tradizione al 25%; tra i settori economici, l’arredamento e il design rappresenta il primo settore che viene in mente ad entrambi. Il cibo per i coreani arriva al secondo posto, il vino invece è in fondo alla classifica e questo sta ad indicare che l’Italia è conosciuta per altro rispetto all’ambito vitivinicolo.
Nei riguardi del consumo di vino in generale negli ultimi 12 mesi, il Giappone si attesta al 45% e al 39% il Sud Corea, sicuramente più alta la percentuale, in entrambi i casi, di chi lo consuma a casa. Interessante vedere come in un paese vecchio come Giappone, all’interno delle fasce generazionali, aumenti il consumo tra i Baby Boomer (49%), mentre invece in Sud Corea il tasso di predazione sia più basso essendo un mercato emergente che si è approcciato più tardi al suo utilizzo, con accezione al 46% della GenZ che sta a significare che tra gli under 25 è più alta la frequenza di chi ha bevuto vino negli ultimi 12 mesi.
Vanno molto i piccoli formati (bottiglie fino a 375ml) soprattutto in Corea, sia tra le mura domestiche sia fuori casa, un dato legato alla nuova generazione. Ciò non incontra però il benestare della maggior parte dei produttori italiani quando si tratta di vino iconico.
E’ un discorso che si può affrontare sotto il profilo tecnico – dichiara il Presidente – però è bene capire quanto questo tema sia grande e quanto questo fenomeno sia l’eccezione rispetto alla maggior parte dei mercati. Il segmento che ci riguarda dei Fine Wines resta comunque focalizzato sulla bottiglia con formato più grande.
Nella scelta del vino, togliendo il prezzo, l’origine è un elemento molto importante che entrambi i consumatori guardano e riguarda i primi tre paesi per importazioni: Francia, Italia e Cile. Il passaparola non è da meno, il 15% dei consumatori quando sceglie un vino si fida di quello che dicono amici, sommelier o esperti del settore.
A seguire le caratteristiche green che si posizionano al quarto posto con il 10% all’unisono e la percentuale aumenta tra le giovani generazioni coreane (14% GenZ). Il 12% per il brand prestigioso legato alla cantina storica è molto importante per i coreani rispetto ai giapponesi, e torna ad essere protagonista, tra gli attributi distintivi, anche nella scelta dei Fine Wines ove, tra l’altro, il prezzo elevato arriva come ultima indicazione proprio perché non si può affermare che un vino che costa tanto sia necessariamente un Fine Wines. Lo è in certi casi ma non è detto che per un consumatore sia l’unica ragione di acquisto.
Al primo posto per i vini di pregio, c’è la questione delle eccezionali proprietà sensoriali ovvero tutto quello che fa la qualità di un vino è legato anche ad un Fine Wine. Il brand è visto come terzo indicatore di risposta soprattutto per il 19% degli intervistati coreani.
Altro dato che desta curiosità è quello relativo all’acquisto di un vino di pregio, soprattutto in Corea del Sud dove i valori sono più alti e le percentuali incidono non solo per chi lo compra per regalarlo ma anche per conservarlo e rivenderlo come investimento.
Il tasso di penetrazione dei Fine Wines arriva al 24% per i giapponesi e 18% per i coreani, per chi negli ultimi dodici mesi ha acquistato o consumato questa tipologia di vino. Non c’è molta differenza tra i canali di consumo.
Tra i paesi di origine c’è sicuramente la Francia che ha un ruolo primario su questi mercati, al secondo posto l’Italia e poi il Cile, ma molto distaccato. Il 14% per il popolo giapponese e l’11% per quello coreano indica la percentuale di chi ha consumato Fine Wines italiani sul totale della popolazione (56% tra i consumatori giapponesi che hanno acquistato i Fine Wines negli ultimi anni e il 65% per i coreani).
I Packaging hanno un’importanza non indifferente: sull’estetica della bottiglia e su quali siano gli elementi che rafforzano i vini pregevoli, si denota al primo posto le rifiniture eleganti, gli elementi di lusso; al secondo la Regione di provenienza e tra le Regioni che vengono considerate maggiormente ci sono Toscana, Piemonte e Sicilia; il tappo rigorosamente in sughero è qualcosa che riguarda sì i giapponesi ma non necessariamente i coreani che pensano che un tappo in sughero non faccia un Fine Wines.
Differente invece è il discorso in etichetta delle immagini di vigneti, di paesaggi naturali che invece la Corea del Sud sembra apprezzare.
Visto la crescita negli ultimi cinque anni, visto l’andamento nel 2023, cosa ci dobbiamo aspettare per il 2024?
Per quanto concerne il consumo dei Fine Wines italiani, nei prossimi due-tre anni la Corea del Sud ha un approccio più ottimistico, tra chi ha risposto che aumenterà l’acquisto e chi invece lo diminuirà, il saldo prodotto è comunque positivo (+31%); in Giappone un pò più bassi (+14%). A differenza di chi ha risposto che continuerà a non consumare questa tipologia di vino in entrambi i Paesi, dove la Corea ha una percentuale più bassa in merito (26%) rispetto al mercato consolidato giapponese dove la quota, di chi dice di non voler cambiare le proprie abitudini, è più importante (55%).
Per cavalcare quest’onda positiva, è stato chiesto ai consumatori quali siano le modalità migliori per approfondire o avvicinarsi al mondo dei Fine Wines italiani: su tutti svettano le degustazioni, gli eventi o show cooking presso i ristoranti legati soprattutto alla cucina italiana; il binomio cucina italiana e vini di pregio sembra essere vincente e rappresentare una leva in grado di aumentare ulteriormente la progressione dell’acquisto soprattutto per il popolo coreano.
Il confronto di un dato importante da parte del consumatore giapponese (31%) al quale non interessa conoscerli meglio, dimostra quanto la Corea del sud abbia delle prospettive di crescita nei prossimi anni molto più rilevanti (3%) nei confronti dei Fine Wines italiani.
Stessa cosa vale per i viaggi dedicati all’enoturismo nei territori di produzione dove è sempre la Corea del Sud ad essere più propensa verso il nostro Paese, mentre il dato equivalente in entrambi i mercati è il food pairing ad incuriosire maggiormente sia con la cucina italiana sia con quelle locali.
La contaminazione culturale nel mondo sta producendo delle formule che spesso non si ricollocano più secondo i classici schemi e non metabolizzare questo porrebbe dei limiti. Il vino italiano può usare come volano la nostra cucina, uscendo dai propri confini e conquistando quella legittimazione verso la ristorazione in senso più ampio, soprattutto in paesi in cui la cultura delle cucine è così specifica.
Questo è il modo migliore per entrare nella cultura di un popolo, uscire da una visione comunitaria di vestire italiano ed entrare invece in una logica più trasversale.
Nella zona Asia – assicura Piero Mastroberardino – c’è una varietà culturale e un approccio ai consumi enorme. Il Giappone, dopo tanti anni di stasi, sembra iniziare il 2024 con un pò più di ottimismo dal punto di vista economico generale e ci auguriamo che questo possa essere interessante anche per noi. Quest’anno la Corea ha sofferto ma ha avuto una crescita importante negli anni precedenti e in questo momento sta accusando un problema di stock.
Ma c’è grande entusiasmo, c’è grande attenzione sul vino di pregio, c’è la voglia di entrare sempre più nel concetto di brand, di storicità, di classicità e tutto questo richiede più attenzione nei prossimi mesi. La Cina è anche un altro mercato che sta soffrendo, pensavamo potesse ripartire dopo il fermo totale connesso alla fase pandemica, ci sono alcune zone che recuperano prima e altre che sono più lente a ripartire.
Anche questo Paese non si annuncia come un mercato di grande traino per il 2024, ma in ogni caso ci si aspetta una ripartenza in modo diverso dopo il Covid. Il mercato sta cambiando strutturalmente, non siamo in grado di prevedere quando questi cambiamenti si tradurranno in valori e quindi bisogna presidiare.”
L’Istituto Grandi Marchi ha programmato quest’anno investimenti rilevanti in Asia, rivalutando anche Paesi che per qualche anno non sono stati battuti. La grande partita verrà giocata sulla capacità di recuperare valore e remunerare gli investimenti, ci sono molti mercati più piccoli che sono interessanti:
Hong Kong, al momento in fase riflessiva, continua ad essere un hub importante; Singapore è un altro piccolo mercato di grande immagine; il Vietnam è percepito come in trend favorevole (21% di vino italiano importato all’anno e circa venti milioni di euro di vini fermi, al netto degli spumanti) per il grande investimento in resorts e sta diventando una meta ricercata dai turisti asiatici e non solo.
Su Taiwan, sebbene piccola, c’è una bella opportunità di crescita che si attesta al 14% con 18 milioni di euro di importazioni di vino italiano e la Thailandia con il 18% all’anno di crescita negli ultimi cinque anni con 18 milioni di euro di import.
Il mercato asiatico, per quanto oggi sia ancora piccolo da un punto di vista dei consumi delle importazioni, si sta muovendo e trova conferma nei numeri. Per l’anno che verrà l’Istituto, come anche Wine Monitor, si dice fiducioso e pronto a scommettere sulla ripresa dei mercati.
Aphrodisiac Spices: Aromas, Passions, and History in the Art of Seduction
By Carol Agostini
Spices have been used for centuries as aphrodisiacs around the world, adding a touch of passion and sensuality to dishes, drinks, and perfumes. In this article, we’ll explore the historical roots of aphrodisiac spices, the cultural traditions associated with them, their places of production, and how these aromatic fragrances have been intertwined in the art of seduction. Additionally, we’ll share some delightful recipes based on aphrodisiac spices.
History of Aphrodisiac Spices Aphrodisiac
Spices have a history that dates back to ancient times. Cinnamon, for example, was precious in ancient Egypt and was often used in preparations to increase libido and sexual excitement. In India, cardamom was known as a potent aphrodisiac and was frequently included in perfume blends. The history of aphrodisiac spices intertwines with the history of love and passion, making them an intriguing part of culinary culture and romantic traditions.
Cultural Traditions of Aphrodisiac Spices
Different cultures have developed culinary traditions and rituals associated with aphrodisiac spices. In India, for instance, garam masala, a blend of warm spices like cinnamon, cardamom, black pepper, and cloves, is often used in traditional dishes to stimulate desire. Moreover, in many Eastern cultures, ginger is considered a natural aphrodisiac and is used both in cooking and herbal remedies.
Production Locations of Aphrodisiac Spices
Aphrodisiac spices are cultivated in various parts of the world, making each region unique in its production and use of these sensual fragrances. India is one of the primary producers of aphrodisiac spices, with varieties like nutmeg, cardamom, and ginger cultivated in the southern and northeastern regions of the country. Indonesia is famous for clove production, while Sri Lanka is known for high-quality cinnamon. Each place carries its own unique culinary and cultural traditions tied to aphrodisiac spices.
Aphrodisiac Spices in the Art of Seduction
Aphrodisiac spices aren’t limited solely to the kitchen; they’ve also been used in the art of seduction. The exotic and sensual fragrances of spices can create a romantic and seductive atmosphere. For example, essential oil of cinnamon can be diffused in a room to create a warm and enveloping atmosphere, while cardamom can be added to body creams and perfumes to intensify attraction. In art, spices have often been used to represent passion and sensuality.
The French painter Gustave Courbet, for instance, painted “The Origin of the World” in 1866, a famous erotic artwork depicting a detailed image of a woman’s body alongside a branch of cloves. This piece represents the connection between art, sensuality, and aphrodisiac spices.
Spices considered aphrodisiacs vary depending on cultures and culinary traditions, but many of them are widely accepted for their stimulating and aromatic properties.
Here are some of the most common spices considered aphrodisiacs:
1. Ginger: Ginger is known for its warming and stimulating properties. Added to dishes or beverages, it can increase libido and improve blood circulation due to gingerol, the main compound giving the spice its spicy flavor.
2. Cinnamon: Cinnamon is often associated with passion andis used in many cultures to flavor aphrodisiac desserts and drinks. It contains cinnamaldehyde, which contributes to its flavor and aroma. This compound can influence sensory stimulation.
3. Cardamom: This spice is considered a potent aphrodisiac andis often used in cuisine for its rich and sensual aroma. It contains essential oils that include cineole and terpinene, which can have stimulating effects.
4. Chili Pepper: Chili pepper is known for its warming effect on the body and its ability to increase heart rate, thus stimulating passion, because it contains capsaicin responsible for its spiciness.
5. Cloves: Cloves are known for their intense aroma and potential aphrodisiac effect. They contain eugenol, which gives them their characteristic aroma and can have stimulating effects.
6. Nutmeg: Nutmeg is often considered an aphrodisiac andis used in cooking for its rich and spicy aromas. It contains myristicin, a compound with potential aphrodisiac properties.
7. Saffron: This expensive spice is associated with sexual desire and has historically been used in various aphrodisiac dishes. It contains crocin, a chemical associated with intense stimulating effects.
8. Vanilla: The sweet and enveloping aroma given by vanillin is often associated with sensuality andis used in many aphrodisiac desserts and beverages.
9. Star Anise: This spice has a flavor similar to licorice and can be used in cocktails and aphrodisiac desserts. It contains essential oils with a range of compounds contributing to its distinctive aroma, such as anethole.
10. Mint: Mint is often used in beverages and foods for its refreshing and stimulating effect. It contains carvone that contributes to the taste and smell, like menthol, limonene, and menthofuran.
11. Curry: Curry blends often contain aphrodisiac spices like ginger, cinnamon, black pepper, among others, making them a spicy choice to stimulate the senses. It contains a variety of terpenes and essential oils that contribute to its complex flavors and aromas, such as cineole, curcumin, and phenols.
It’s important to note that the aphrodisiac effect of spices can vary from person to person, and many of these beliefs are based on cultural traditions and folk stories. However, many people find that using these spices in cooking can add a touch of passion and sensuality to meals and beverages.
Spices considered aphrodisiacs are often not evaluated through specific organoleptic and chemical parameters, but rather through their historical and cultural reputation for enhancing sexual desire and attraction. However, many of these spices contain chemical compounds known to have stimulating or sensual effects.
The organoleptic and chemical parameters of spices can vary based on different factors, including variety, growing region, cultivation method, and preservation. Furthermore, the aphrodisiac power of these spices is often based on individual perception and cultural beliefs rather than objective scientific measurements.
To best harness the aphrodisiac effect of these spices, one can experiment with recipes that incorporate these spices in pleasing combinations for the palate. However, it’s essential to remember that the aphrodisiac effect largely depends on personal experiences and cultural beliefs, so there are no standardized parameters or specific organoleptic and chemical requirements to evaluate such spices in this context.’
Recipes Based on Aphrodisiac Spices Here are some delightful recipes based on aphrodisiac spices to stimulate the senses and ignite passion:
Chili Chocolate: • Ingredients: Dark chocolate, chili powder. • Preparation: Melt the dark chocolate in a double boiler and add a generous pinch of chili powder. Pour the melted chocolate into chocolate molds and let it cool. The chili adds a spicy and sensual touch to the sweetness.
Ginger Chicken Curry: • Ingredients: Chicken, grated fresh ginger, curry powder, coconut milk. • Preparation: Cook the chicken in a curry sauce with fresh ginger and coconut milk. The heat of the curry and the spiciness of the ginger make this dish perfect for a romantic dinner.
Cinnamon and Honey Glazed Salmon: • Ingredients: Salmon fillet, cinnamon powder, honey. • Preparation: Sprinkle the salmon fillet with cinnamon powder and bake it in the oven. At the end of cooking, brush it with honey. The combination of cinnamon and honey creates a balance of sweet and spicy that stimulates the palate.
Cardamom Cocktail: • Ingredients: Vodka, lime juice, cardamom syrup. • Preparation: Mix vodka, lime juice, and cardamom syrup in a shaker with ice. Shake well and pour into a cocktail glass. Cardamom adds an aromatic and exotic touch to the drink.
Aphrodisiac spices have a rich and fascinating history, intertwining in culinary traditions and the art of seduction. These sensual aromas from around the world add an element of passion and desire to dishes, beverages, and even artistic creation. So, the next time you want to heat up the atmosphere and create a unique sensory experience, don’t forget to experiment with aphrodisiac spices. Bon appétit and happy seduction!’
Le Spezie Afrodisiache: Aromi, Passioni, e Storia nell’Arte della Seduzione
Di Carol Agostini
Le spezie sono state utilizzate per secoli come afrodisiaci in tutto il mondo, aggiungendo un tocco di passione e sensualità a piatti, bevande e profumi. In questo articolo, esploreremo le radici storiche delle spezie afrodisiache, le tradizioni culturali legate a esse, i luoghi di produzione e come queste fragranze aromatiche sono state intrecciate nell’arte della seduzione. Inoltre, condivideremo alcune deliziose ricette a base di spezie afrodisiache.
Storia delle Spezie Afrodisiache
Le spezie afrodisiache hanno una storia che affonda le radici nei tempi antichi. La cannella, ad esempio, era preziosa nell’antico Egitto, ed era spesso utilizzata in preparazioni per aumentare la libido e l’eccitazione sessuale. In India, il cardamomo era noto come un potente afrodisiaco ed era spesso incluso in miscele di profumi. La storia delle spezie afrodisiache si intreccia con la storia dell’amore e della passione, rendendole una parte intrigante della cultura culinaria e delle tradizioni amorose.
Tradizioni Culturali delle Spezie Afrodisiache
Diverse culture hanno sviluppato tradizioni culinarie e rituali legati alle spezie afrodisiache. In India, ad esempio, il garam masala, una miscela di spezie calde come cannella, cardamomo, pepe nero e chiodi di garofano, è spesso utilizzato in piatti tradizionali per stimolare il desiderio. Inoltre, in molte culture orientali, lo zenzero è considerato un afrodisiaco naturale ed è utilizzato sia nella cucina che nei rimedi a base di erbe.
Luoghi di Produzione delle Spezie Afrodisiache
Le spezie afrodisiache sono coltivate in diverse parti del mondo, rendendo ogni regione unica nella sua produzione e utilizzo di queste fragranze sensuali. L’India è uno dei principali produttori di spezie afrodisiache, con varietà come la noce moscata, il cardamomo e lo zenzero coltivati nelle regioni meridionali e nord-orientali del paese. L’Indonesia è famosa per la produzione di chiodi di garofano, mentre lo Sri Lanka è conosciuto per la cannella di alta qualità. Ogni luogo porta con sé le sue tradizioni culinarie e culturali uniche legate alle spezie afrodisiache.
Spezie Afrodisiache nell’Arte della Seduzione
Le spezie afrodisiache non si limitano solo alla cucina, ma sono state anche utilizzate nell’arte della seduzione. Le fragranze esotiche e sensuali delle spezie possono creare un’atmosfera romantica e seducente. Ad esempio, l’olio essenziale di cannella può essere diffuso in una stanza per creare un’atmosfera calda e avvolgente, mentre il cardamomo può essere aggiunto a creme per il corpo e profumi per intensificare l’attrazione. Nell’arte, le spezie sono state spesso utilizzate per rappresentare la passione e la sensualità.
Il pittore francese Gustave Courbet, ad esempio, ha dipinto “L’Origine du Monde” nel 1866, una famosa opera d’arte erotica che presenta un’immagine dettagliata del corpo di una donna accanto a un ramo di chiodi di garofano. Quest’opera rappresenta la connessione tra l’arte, la sensualità e le spezie afrodisiache.
Le spezie considerate afrodisiache variano a seconda delle culture e delle tradizioni culinarie, ma molte di esse sono ampiamente accettate per le loro proprietà stimolanti e aromatiche. Ecco alcune delle spezie più comuni considerate afrodisiache:
Zenzero: Lo zenzero è noto per le sue proprietà riscaldanti e stimolanti. Aggiunto a piatti o bevande, può aumentare la libido e migliorare la circolazione sanguigna grazie al gingerolo che è il composto principale conferendo alla spezia il suo sapore piccante.
Cannella: La cannella è spesso associata alla passione ed è utilizzata in molte culture per aromatizzare dolci e bevande afrodisiache, contiene cinnamaldeide, che contribuisce al suo sapore e al suo aroma. Questo composto può influire sulla stimolazione sensoriale.
Cardamomo: Questa spezia è considerata un potente afrodisiaco e viene spesso utilizzata in cucina per il suo aroma ricco e sensuale, contiene oli essenziali che includono il cineolo e il terpinene, che possono avere effetti stimolanti.
Peperoncino: Il peperoncino è noto per il suo effetto riscaldante sul corpo e la sua capacità di aumentare la frequenza cardiaca, stimolando così la passione, perché contiene la capsaicina responsabile del suo piccante.
Chiodi di Garofano: I chiodi di garofano sono noti per il loro aroma intenso e il loro potenziale effetto afrodisiaco, contengono eugenolo, che conferisce loro il caratteristico aroma e può avere effetti stimolanti.
Noce Moscata: La noce moscata è spesso considerata un afrodisiaco ed è utilizzata in cucina per i suoi aromi ricchi e speziati, contiene miristicina, un composto con potenziale afrodisiaco.
Zafferano: Questa spezia costosa è associata al desiderio sessuale ed è stata utilizzata storicamente in diversi piatti afrodisiaci, contiene crocina, una sostanza chimica associata a effetti stimolanti intensi.
Vaniglia: L’aroma dato dalla vanillina dolce e avvolgente è spesso associato alla sensualità ed è utilizzato in molti dessert e bevande afrodisiache.
Anice stellato: Questa spezia ha un sapore simile al liquore e può essere utilizzata in cocktail e dessert afrodisiaci, contiene oli essenziali con una gamma di composti che contribuiscono al suo aroma distintivo, come l’anetolo.
Menta: La menta è spesso utilizzata in bevande e cibi per il suo effetto rinfrescante e stimolante, contiene carvone che contribuisce al sapore e all’odore, come il mentolo, limone e mentofurano.
Curry: Le miscele di curry contengono spesso spezie afrodisiache come zenzero, cannella, pepe nero e altre, rendendole una scelta piccante per stimolare i sensi, contiene una varietà di terpeni e oli essenziali che contribuiscono ai suoi sapori e aromi complessi, come il cineolo, curcumina e fenoli.
È importante notare che l’effetto afrodisiaco delle spezie può variare da persona a persona, e molte di queste credenze sono basate su tradizioni culturali e storie popolari. Tuttavia, molte persone trovano che l’uso di queste spezie in cucina può aggiungere un tocco di passione e sensualità ai pasti e alle bevande.
Le spezie considerate afrodisiache spesso non sono valutate attraverso parametri organolettici e chimici specifici, ma piuttosto attraverso la loro reputazione storica e culturale di aumentare il desiderio sessuale e l’attrazione. Tuttavia, molte di queste spezie contengono composti chimici noti per avere effetti stimolanti o sensuali.
I parametri organolettici e chimici delle spezie possono variare in base a diversi fattori, tra cui la varietà, la regione di crescita, il metodo di coltivazione e la conservazione. Inoltre, il potere afrodisiaco di queste spezie è spesso basato sulla percezione individuale e sulle credenze culturali, piuttosto che su misurazioni scientifiche oggettive.
Per sfruttare al meglio l’effetto afrodisiaco di queste spezie, è possibile sperimentare con ricette che incorporano queste spezie in combinazioni piacevoli per il palato. Tuttavia, è essenziale ricordare che l’effetto afrodisiaco dipende in gran parte dalle esperienze personali e dalle convinzioni culturali, quindi non esistono parametri standardizzati o requisiti organolettici e chimici specifici per valutare tali spezie in questo contesto.
Ricette a Base di Spezie Afrodisiache
Ecco alcune deliziose ricette a base di spezie afrodisiache per stimolare i sensi e accendere la passione:
Cioccolato al Peperoncino:
• Ingredienti: Cioccolato fondente, peperoncino in polvere.
• Preparazione: Sciogli il cioccolato fondente a bagnomaria e aggiungi una generosa pizzico di peperoncino in polvere. Versa il cioccolato fuso in stampi per cioccolatini e lascia raffreddare. Il peperoncino aggiunge un tocco piccante e sensuale al dolce.
Pollo al Curry con Zenzero:
• Ingredienti: Pollo, zenzero fresco grattugiato, curry in polvere, latte di cocco.
• Preparazione: Cuoci il pollo in una salsa di curry con zenzero fresco e latte di cocco. Il calore del curry e il piccante dello zenzero rendono questo piatto perfetto per una cena romantica.
Salmone alla Cannella e Miele:
• Ingredienti: Filetto di salmone, cannella in polvere, miele.
• Preparazione: Spolvera il filetto di salmone con cannella in polvere e cuoci al forno. Alla fine della cottura, spennella con miele. La cannella e il miele creano un equilibrio di dolce e speziato che stimola il palato.
Cocktail al Cardamomo:
• Ingredienti: Vodka, succo di lime, sciroppo di cardamomo.
• Preparazione: Mescola vodka, succo di lime e sciroppo di cardamomo in uno shaker con ghiaccio. Agita bene e versa in un bicchiere da cocktail. Il cardamomo aggiunge un tocco aromatico ed esotico al drink.
Le spezie afrodisiache hanno una storia ricca e affascinante, intrecciandosi nelle tradizioni culinarie e nell’arte della seduzione. Questi aromi sensuali provenienti da tutto il mondo aggiungono un elemento di passione e desiderio ai piatti, alle bevande e perfino alla creazione artistica. Quindi, la prossima volta che vuoi scaldare l’atmosfera e creare un’esperienza sensoriale unica, non dimenticare di sperimentare con le spezie afrodisiache. Buon appetito e buona seduzione!
Nuove Prospettive sulla Feniletilamina (PEA): Un Approfondimento Tra Medicina e Benessere Psicologico
Di Carol Agostini
La feniletilamina (PEA), un ormone naturale prodotto dal nostro cervello, sta guadagnando sempre più attenzione nel contesto della medicina e del benessere psicologico. Presente in quantità ridotte nel cioccolato, la PEA è associata alla sua reputazione di agente antidepressivo.
I livelli di PEA sono significativamente più alti nel cervello delle persone innamorate, svolgendo un ruolo chiave nel fenomeno conosciuto come “colpo di fulmine”. Inoltre, la sua produzione aumenta in seguito a uno sforzo fisico, spiegando l’effetto benefico sull’umore derivante dall’attività sportiva. La carenza di PEA è riscontrata nel 60% delle persone depresse, ma l’integrazione di questa sostanza ha dimostrato di alleviare i sintomi depressivi nel 60% dei pazienti.
Dipendenza dal Cioccolato e le Sue Componenti Psicoattive
Circa il 14% degli uomini e oltre il 25% delle donne sperimentano desideri compulsivi nei confronti del cioccolato, e questo comportamento potrebbe essere correlato alle sostanze psicoattive presenti, come la teobromina, la caffeina e la feniletilamina. Studi suggeriscono che il desiderio per il cioccolato non è solo legato al suo gusto, aroma e consistenza, ma anche alla sensazione di benessere che ne deriva.
Il cioccolatoè stato storicamente considerato per le sue proprietà antidepressive e il suo effetto simile a quello dell’innamoramento. Gli Aztechi, ad esempio, lo utilizzavano per le sue proprietà tonificanti e afrodisiache. Tuttavia, è importante notare che la preparazione azteca includeva anche ingredienti come pimenti, pepe e chiodi di garofano.
Il cacao è una sostanza incredibilmente complessa, composta da una vasta gamma di composti chimici che influenzano la sua natura e i suoi effetti sulla salute umana, tra cui, polifenoli come i flavonoidi, che comprendono i flavanoli e le catechine. Questi composti agiscono come potenti antiossidanti, aiutando a combattere lo stress ossidativo nel corpo umano e contribuendo a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, infiammazioni e altri problemi legati all’ossidazione cellulare.
Tra le sostanze attive presenti nel cacao vi è anche la teobromina, una metilxantina simile alla caffeina ma con un effetto stimolante più moderato sul sistema nervoso centrale. La teobromina ha anche un effetto diuretico e può influenzare la dilatazione dei vasi sanguigni.
Oltre ai flavonoidi e alla teobromina, il cacao contiene anche una varietà di acidi grassi come l’acido stearico, l’acido oleico e l’acido palmitico. Questi acidi grassi hanno un impatto sulla composizione lipidica del cioccolato e, se consumati con moderazione, possono avere effetti sul metabolismo del colesterolo.
La composizione chimica del cacao è oggetto di approfondite ricerche scientifiche. Studi più recenti hanno evidenziato ulteriori composti come i polisaccaridi, i fitosteroli e altre sostanze bioattive che potrebbero svolgere ruoli importanti nella salute umana.
L’assunzione moderata di cacao può avere benefici sulla salute cardiovascolare, sull’umore e sull’energia grazie ai suoi composti attivi. Tuttavia, è importante notare che la quantità di zucchero e altri ingredienti aggiunti nei prodotti a base di cacao, come il cioccolato, può influenzare i benefici per la salute.
L’impiego di tecniche di lavorazione del cacao, come la fermentazione e la tostatura, può influenzare la concentrazione e la biodisponibilità di questi composti bioattivi.
Questo è solo un’introduzione alla vastità della composizione chimica del cacao e ai suoi effetti sulla salute umana. Un’analisi più approfondita richiederebbe l’esame dettagliato di ogni singolo composto e dei suoi meccanismi d’azione nel corpo umano.
La Passione Come Vera Droga: Il Ruolo della Feniletilamina
Neurobiologi confermano che il “colpo di fulmine” induce la produzione di grandi quantità di feniletilamina nel cervello, stimolando l’attività cerebrale e causando sensazioni di euforia simili a quelle provocate da alcune droghe. La PEA riduce l’appetito, induce l’iperattività e stimola il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore legato alle emozioni e alle funzioni vitali.
Il Dr. Hector Sabelli del centro di sviluppo creativo di Chicago suggerisce che la PEA potrebbe essere “l’ormone dell’amore”, e le sue ricerche dimostrano che livelli elevati di PEA possono aumentare la libido e l’attività sessuale, specialmente nella fase ossessiva della malattia maniaco-depressiva.
Il Collegamento tra Attività Fisica, PEA ed Effetti Antidepressivi
L’attività fisica è universalmente riconosciuta per il suo impatto antidepressivo, e recenti studi condotti dall’Università di Nottingham Trent nel Regno Unito suggeriscono che il moderato esercizio fisico aumenta i livelli di PEA nella maggior parte delle persone. Questo aumento potrebbe essere responsabile della sensazione di “euforia del corridore”. I ricercatori sperano che questa scoperta incoraggi i medici a prescrivere l’esercizio fisico come parte del trattamento per la depressione.
Bassi Livelli di PEA nella Depressione: Un Approccio Terapeutico Potenziale
È stato dimostrato che persone depresse presentano livelli significativamente più bassi di PEA nel cervello rispetto a individui sani. Alcuni studi suggeriscono che la somministrazione di PEA o del suo precursore, la fenilalanina, può migliorare il tono dell’umore nei pazienti depressi.
La PEA come Alternativa agli Antidepressivi Standard
La PEA, in confronto agli antidepressivi standard, offre diversi vantaggi. Agisce rapidamente, non presenta effetti collaterali significativi o tossicità e risulta efficace in vari tipi di depressione che non rispondono adeguatamente agli antidepressivi convenzionali. La sua somministrazione potrebbe rappresentare un primo passo nel trattamento, specialmente nei pazienti bipolari.
Sebbene la PEA non sia una soluzione universale per la depressione, la sua azione rapida e la mancanza di effetti collaterali indesiderati la rendono un’opzione promettente nel panorama delle terapie antidepressive.
Riferimenti:
Mutrie N. “The relationship between physical activity and clinically defined depression.” In Biddle S, Fox K, Boutcher S, eds. Physical activity and psychological well-being. London: Routledge, 2000:46-62.
Szabo A. “Phenylethylamine, a possible link to antidepressant effects of exercises?” British Journal of Sports Medicine, 2001; 35: 342-3.
Sabelli HC et al. “Clinical studies on the phenylethylamine hypothesis of affective disorder: urine and blood phenylacetic and phenylalanine dietary supplements.” J. Clin Psychiatry, 1986 Feb.; 47(2): 66-70.
Gonzales-Sastre F. et al. “Urinary phenylacetic acid excretion in depressive patients.” Acta Psychiatr Scand 1988 Aug; 78 (2): 208-10.
Sabelli H et al. “Phenylethylamine modulation of affect: therapeutic and diagnostic implications.” J. Neuropsychiatry Clin. Neurosci. 1995;7: 6-14.
Sabelli H. et al. “Sustained antidepressant effect of PEA replacement.” J. Neuropsychiatry Clin Neurosc, 1996 spr. 8: 2, 168-71.
CANTINA LA MARCHESA – Vendemmia 2023, Progetti di spiccata attualità declinati con antiche competenze:
Marika Maggi e Sergio Grasso
Di Rosaria Benedetti
Un gomitolo di sogni in continuo divenire, una realtà aziendale che già c’era, ma che trova ora la sua concreta espressione territoriale: Cantina La Marchesa, a Lucera, nasce e rinasce ogni giorno con progetti innovativi e sapienze antiche, dalle mani, dal cuore e dall’intelligenza di Marika Maggi e Sergio Grasso. Il connubio non può essere più proficuo!
Tra distese di oliveti che sfumano all’orizzonte il loro verde argentato, i 15 ettari vitati si ritagliano lo spazio più vicino alla vasta area della masseria e della cantina. L’estensione totale dei terreni dell’Azienda è importante, ma l’impronta al cancello, è quella di un piccolo mondo agricolo, disteso ai piedi di Lucera e sorvegliato severamente dall’impressionante fortezza di Ferdinando ll.
La fortezza di Federico II Lucera
Tenuta La Marchesa Marika Maggi e Sergio Lucio Grasso
Regina incontrastata e illuminata presenza organizzativa non solo per la propria realtà aziendale, ma per tutto il territorio circostante, è Marika Maggi, Donna del Vino, che con intuito e profonda preparazione ha portato qui progetti di valorizzazione enoturistica che arrivano a far conoscere in America questo angolo di Puglia.
La affianca il marito Sergio, super competente quanto generoso Vignaiolo che sa interpretare tradizioni antiche in chiave attuale, assecondando obiettivi e propositi di Marika.
Ispirata da un palpabile senso di appartenenza, l’accoglienza è decisamente “territoriale”. Una passeggiata che consente di conoscere da vicino la terra e la vigna, conduce in una cantina ordinata e pulitissima che profuma di vendemmia appena conclusa. Qui il tavolo, allestito con cura tra thank e barriques, racconta del cibo, del vino, delle tradizioni e del lavoro in questa terra.
Lo scambio con Marika e Sergio è genuino, immediata sgorga la cordialità tra nodini di mozzarella, bruschette e focacce. Te ne vai carico di doni, di vino e di olio, con un’ondata di calore e serenità che rimane a lungo nel cuore.
Il tavolo in Cantina La Marchesa
LA DEGUSTAZIONE – 23 OTTOBRE 2023
Daunia Igt Metodo Classico L’ISTANTE della Marchesa 2019 – Aglianico 100% nasce un metodo classico con lunga maturazione sui lieviti, 42 mesi. Vino ricco, masticabile, dal grande potenziale di abbinamento. La bacca rossa conferisce concretezza al centro bocca che sfocia in una persistente nota agrumata ben bilanciata dalla mineralità.
Daunia Igt Rosato IL MELOGRANO della Marchesa 2022– Un rosato da uva di Troia dal colore luminosissimo e dalla personalità ben espressa che trova la sua cifra precisa all’assaggio, con ritorni fruttati, un centro bocca concreto, quasi morbido ma scorrevole, a richiamare immediato un appagante secondo sorso.
Daunia Igt Fiano IL CAPRICCIO della Marchesa 2021– Un bianco importante da sole uve fiano con fermentazione in barriques e affinamento in bottiglia. Una ampia complessità olfattiva anticipa l’entrata di bocca fresca: il sorso è ben equilibrato tra tostatura e frutto e rilascia in chiusura una significativa traccia aromatica.
Cacc’e Mmitte di Lucera DOC 2022 – Blend di Nero di Troia, montepulciano e bombino bianco dal colore impenetrabile e dai sentori di fiori e bacche scure. In bocca la tannicità è ben delineata, bilanciata dal volume alcolico; il sorso ripercorre nell’ordine il sentiero segnato dall’olfatto con mora, prugna, vaniglia che anticipano la chiusura balsamica.
Azienda Agricola FABIO PERRONE dal 1970, tre generazioni per una scelta di continuità territoriale
Di Rosaria Benedetti
Una ventina di ettari di vigneto, tra proprietà e affitto, circondano l’Azienda di Fabio Perrone nel cuore dell’astigiano a Valdivilla, frazione di Santo Stefano Belbo. Fondata da Mario negli anni 70, passata a Mauro, l’Azienda è oggi con Fabio alla sua terza generazione.
Tre generazioni della famiglia Perrone
Immutati nel tempo gli obiettivi di grande rispetto peri i ritmi naturali della terra e per la meticolosa cura della filiera gestita per intero dalla famiglia.
Le referenze, tra le più classiche dalla viticoltura piemontese, riflettono vocazionalità e carattere del territorio mentre sulle etichette, nel delicato tratto figurativo che riproduce antiche piante di vigna, diverso per ogni tipologia, si specchia la positiva immagine della famiglia Perrone: tre tralci, tre generazioni in vigna.
Prodotto a 350 mt slm e affinato per ca 12 mesi in botti di rovere, si presenta con una bella complessità olfattiva, giocata sui tocchi floreali e fruttati con gradevoli ricordi di spezie dolci. In bocca entra fresco, la trama tannica ancora dinamica, per farsi poi generoso in centro bocca e riprendere nel finale il timbro fruttato arricchito di delicata vaniglia. Piacevolissimo.
Dolcetto d’ Alba doc “Fontana” – 2022
Colore rubino brillante, possiede un olfatto delicato dove primeggiano fiori e piccoli frutti. Il sorso è immediato e recupera in bocca un gradevole tratto speziato. La trama tannica, mai invadente, contribuisce all’equilibrio gustativo tra morbidezza e acidità. Vino quotidiano.
Langhe doc Nebbiolo “Ciabot” 2021
Rubino di bella trasparenza e olfatto ricco di note speziate, fiori rossi e frutti di bosco. Il sorso è varietale, fresco in ingresso, con trama tannica astringente ma già domata dalla buona struttura e dal prolungato contatto con il legno di secondo passaggio, che conferisce un gradito timbro vanigliato al finale.
Moscato d’Asti DOCG – 2022 Cascina Galletto
Dalla varietà più tradizionale, moscato bianco di Canelli, il vino simbolo dell’Azienda Perrone: Moscato d’Asti DOCG. Prodotto con passaggio in autoclave, il moscato conserva nel calice giallo dorato, l’ampio spettro aromatico varietale: generose note fruttate primarie legano con coerenza l’olfatto al sorso, generando una continuità gustativa fresca e piacevole. L’equilibrio tra acidità e residuo zuccherino garantisce l’armonia della beva.
Un vecchio scrittore sconosciuto ha detto: “Nulla eguaglia la gioia dell’uomo che beve, se non la gioia del vino di essere bevuto”. Baudelaire, con questa frase si introduco l’azienda Casera Frontin
A Trichiana, nella pittoresca Valbelluna, Maurizio Donadi (l’anima di Casa Belfi) e Fabiola Collatuzzo danno vita a un progetto intimo e familiare, tutto intorno alla loro accogliente casetta di montagna, immersa nei rigogliosi boschi e circondata da una natura incontaminata a circa 500 metri sul livello del mare. Qui, tra prati punteggiati da erbe selvatiche, fiori spontanei, frutteti di meli e alberi di ciliegio, piantano varietà di uva come il Pinot Grigio e varietà resistenti come il Bronner, il Solaris e il Johannitter.
Questo angolo di mondo è un tributo alla natura e alla sua straordinaria diversità, un regno dove regnano l’armonia e la pace. È impossibile non rimanere affascinati dalla bellezza della vita e dai suoi sgargianti colori. Qui prende vita un unico vino, in sintonia con l’esperienza di Maurizio: un vino rifermentato in bottiglia. Questo metodo è in grado di catturare, in una bottiglia, tutti gli elementi distintivi di un’intera annata: l’uva, la stagione, i lieviti. Il risultato è un vino fresco, vivace e rigenerante, un autentico dipinto della vitalità stessa.
“CASERA FRONTIN UNA VIA VERSO IL VERO, VERSO IL BERE “SANO”, VERSO TUTTO CIO’ CHE E’ GENIUNO COME I TITOLARI DELLA CANTINA”
Maurizio Donadi: Il Cuore Vinicolo di San Polo di Piave e la Rinascita Enologica della Valbelluna
Nel cuore della rinomata area vinicola della Valbelluna sorge un territorio che ha trovato un nuovo splendore grazie al contributo straordinario dell’enologo Maurizio Donadi. La sua visione e il suo impegno hanno ridefinito le prospettive enologiche di questa zona, facendo emergere vini di pregio e ricchi di storia.
Maurizio Donadi rappresenta il nucleo pulsante dell’evoluzione vinicola di due zone produttive: San Polo di Piave e Trichiana. La sua collaborazione con Casa Belfi è stata una svolta significativa per la zona, portando un vento di cambiamento nella produzione di vini locali. La sua passione per la valorizzazione dei vitigni autoctoni e il suo rispetto per le tradizioni hanno lasciato un’impronta indelebile sulla scena enologica locale.
Territori dalle potenzialità uniche per la viticoltura, dalle colline al microclima particolare offrono terreni fertili per la coltivazione di varietà autoctone come il Raboso Piave, glera Prosecco ai vitigni resistenti PIWI. Maurizio Donadi ha compreso appieno il valore di questi vitigni, lavorando per esaltarne le caratteristiche e il legame profondo con il territori.
La rinascita della Valbelluna a livello vinicolo è il frutto di un lavoro meticoloso e appassionato. Donadi ha adottato un approccio artigianale, basato sul rispetto per la natura e la tradizione. Ha promosso l’agricoltura biologica e la biodinamica, abbracciando pratiche agronomiche che valorizzano l’ecosistema circostante, garantendo la produzione di uve di qualità superiore.
La cantina di San Polo di Piave è diventata un simbolo di eccellenza vinicola, con una produzione che riflette l’impegno costante nel mantenere vivo il patrimonio enologico locale. Le etichette che portano la firma di Maurizio Donadi incarnano l’autenticità del territorio, raccontando storie antiche attraverso ogni sorso.
Il successo di Donadi e la rinascita enologica di San Polo di Piave non si limitano solo alla produzione di vini di alta qualità. Rappresentano un esempio di come la passione, l’innovazione e il rispetto per la terra possano trasformare un territorio, rendendolo un punto di riferimento nel mondo del vino.
La Valbelluna, grazie alla determinazione di Maurizio Donadi, ha riacquistato una posizione di rilievo sulla mappa enologica, dimostrando al mondo che la tradizione può convivere armonicamente con l’innovazione, dando vita a vini unici che portano con sé la storia e l’anima di questa terra straordinaria.
La sinergia ed energia che si respirano entrando nella vita produttiva di questa meravigliosa coppia si percepiscono anche nei loro vini, che hanno intensità olfattiva, persistenza gustativa, carattere e personalità, il tutto in un profondo assaggio. Compagni di vita, nel lavoro e nella vivacità di rendere magica la loro passione ad ogni sorso.
Casa Belfi: Riscoprire le Tradizioni Vinicole con Passione e Rispetto per il Territorio
La storia di Casa Belfiè una narrazione di passione, tradizione e rispetto per la natura, incarnata dalla stretta collaborazione tra il produttore Albino Armani e l’enologo Maurizio Donadi. L’azienda ha trovato dimora a San Paolo di Piave, nel cuore di Treviso, un luogo intriso di storia e potenziale vitivinicolo.
L’obiettivo ambizioso di riscoprire le storiche tradizioni enologiche trevigiane ha trovato casa in questa tenuta, dove le metodologie di produzione antiche vengono rivisitate con cura e rispetto. Casa Belfi si è posta la sfida di preservare la meticolosa artigianalità, rinunciando completamente all’uso di sostanze chimiche e tecnologie invasive.
Ogni fase del processo produttivo è permeata dalla filosofia dell’azienda, caratterizzata dall’amore e dal rispetto per la natura, il territorio e le tradizioni. I vigneti antichi, recuperati e curati con metodi esclusivamente biologici, diventano il fulcro della produzione, garantendo uve sane e naturali.
Il lavoro nei campi segue lo stesso rigore: senza concimi, pesticidi o diserbanti chimici, l’azienda si attiene ai ritmi naturali delle stagioni. La cura delle piante è meticolosa, assicurando un raccolto di eccellente qualità.
In cantina, l’approccio è altrettanto scrupoloso. Casa Belfi cerca di minimizzare gli interventi durante la maturazione del vino, bilanciando l’utilizzo della tecnologia con la tradizione. Evita correzioni e filtrazioni, lasciando che il vino fermenti con lieviti indigeni e maturi senza stabilizzazioni o chiarificazioni.
L’azienda abbraccia la biodinamica, un metodo agronomico proposto da Rudolf Steiner negli anni ’20. Questo approccio considera l’azienda come un organismo vivente armonico, fondamentale per una produzione fruttuosa e autentica.
Casa Belfiritorna alle antiche metodologie di produzione, riportando in auge la fermentazione in bottiglia sui lieviti (“sur lie”) utilizzata dai nonni. La cantina è diventata una stella emergente nell’universo vinicolo veneto, i cui vini esprimono una maturità stilistica ammirevole, combinando intensità, vitalità ed espressione naturale.
I vini di Casa Belfi sono sinonimo di bevibilità spontanea, di uno stile contemporaneo e di una forte identità territoriale. Oltre alle mode del momento, l’azienda abbraccia le tradizioni, offrendo vini che raccontano una storia autentica e appassionante.
La Biodinamica nel Mondo del Vino: Una Filosofia Che Va Oltre il Gusto
La biodinamica nel mondo del vino non è semplicemente una tecnica di coltivazione, ma una filosofia che abbraccia la connessione tra la terra, le piante e l’uomo. Nata negli anni ’20 dal pensiero di Rudolf Steiner, questa pratica agronomica si basa sull’idea che la vigna e la cantina siano parte di un unico ecosistema.
Principi e Tecniche
La biodinamica poggia su pilastri fondamentali che comprendono l’utilizzo di composti vegetali, il rispetto per i cicli naturali della terra e l’uso di preparati biodinamici. Questi preparati, come il 500 (letame di mucca imbottigliato in corna di vacca e lasciato a maturare sotto terra), vengono applicati secondo precisi ritmi cosmici.
Le fasi lunari, planetarie e stellari hanno un ruolo centrale: si ritiene che influenzino le attività agricole, determinando il momento ideale per seminare, potare o raccogliere. Il vignaiolo biodinamico cerca di sfruttare queste influenze astrali per ottenere uve di qualità superiore.
Le pratiche biodinamiche non si limitano solo alla vigna ma coinvolgono l’intero ciclo produttivo, inclusa la cantina. L’intervento umano è minimizzato, permettendo al vino di esprimere al massimo la sua personalità e la tipicità del terroir.
Collegamenti Storici e Culturali
La biodinamica attinge a radici antiche, recuperando tradizioni agricole legate a credenze e pratiche spirituali. Rudolf Steiner si ispirò alle antiche pratiche agricole, integrando conoscenze scientifiche con concetti filosofici e spirituali.
Territori storici, come la Champagne in Francia, la Toscana in Italia e la Valle del Rodano, sono diventati centri di eccellenza per la biodinamica, testimonianza del legame tra tradizione e innovazione.
I Grandi Nomi della Biodinamica
In Italia, numerosi produttori si sono distinti per la loro adozione della biodinamica. Aziende come Azienda Agricola Paolo Bea in Umbria e Querciabella in Toscana hanno abbracciato questa pratica, producendo vini di grande personalità e rispetto per l’ambiente.
All’estero, produttori come Domaine Leroy in Borgogna, Domaine de la Romanée-Conti in Francia e Nikolaihof in Austria hanno implementato la biodinamica, guadagnando riconoscimenti e ammirazione internazionale per la qualità e l’autenticità dei loro vini.
La biodinamica, come pratica agricola e filosofia di produzione vinicola, impone requisiti rigorosi sia in vigna che in cantina. Ecco alcuni dei requisiti principali per ottenere la certificazione biodinamica:
Requisiti in Vigna:
Pratiche Agronomiche Biologiche: La coltivazione biologica costituisce la base, eliminando l’uso di sostanze chimiche sintetiche e pesticidi.
Preparati Biodinamici: L’applicazione di preparati specifici (come il 500, preparato da letame fermentato) seguendo ritmi astronomici e cicli lunari.
Rispetto per i Cicli Naturali: Il rispetto dei cicli naturali della terra, ad esempio la semina e la potatura in armonia con le fasi lunari.
Biodiversità: Favorire la biodiversità nell’ambiente circostante, promuovendo la crescita di piante diverse, erbe spontanee, e conservando e stimolando l’habitat naturale.
Compostaggio: Utilizzo di compostaggio naturale per migliorare la salute del terreno e la fertilità del suolo.
Requisiti in Cantina:
Intervento Minimale: Limitare al massimo gli interventi durante il processo di vinificazione, lasciando che il vino si sviluppi naturalmente.
Lieviti Indigeni: Preferire l’utilizzo di lieviti naturali presenti nell’ambiente per la fermentazione, invece di lieviti selezionati.
Evitare Correzioni: Evitare correzioni o aggiunte chimiche al vino durante il processo di vinificazione.
Biodinamica in Cantina: Alcuni produttori biodinamici applicano pratiche specifiche in cantina, come l’osservazione delle fasi lunari durante la messa in bottiglia.
Rispetto per l’Anima del Vino: La filosofia biodinamica considera il vino come un essere vivente e cerca di preservarne l’individualità e l’espressione del terroir.
Ottenere la certificazione biodinamica richiede tempo e dedizione, ma rappresenta un impegno verso una produzione vinicola sostenibile e rispettosa dell’ambiente, promuovendo al contempo la biodiversità e la salute del terreno.
Ci sono diverse associazioni e organismi a livello nazionale e internazionale che rappresentano e certificano i produttori biodinamici. Alcune delle principali sono:
Cosa Fanno: Demeter è una delle organizzazioni più riconosciute a livello mondiale per la certificazione biodinamica. Fornisce standard e certificazioni per agricoltura e produzione vinicola biodinamica.
Cosa Fanno: L’Associazione Biodinamica negli Stati Uniti promuove la biodinamica attraverso risorse, eventi ed educazione. Offre anche programmi di certificazione biodinamica.
Associazione Italiana per l’Agricoltura Biodinamica (AIAB):
Cosa Fanno: AIAB è un’associazione italiana che supporta l’agricoltura biologica e biodinamica in Italia. Fornisce anche informazioni, risorse e promuove eventi relativi alla biodinamica.
Cosa Fanno: L’associazione in Francia promuove la biodinamica e fornisce supporto e risorse per i produttori e gli appassionati di agricoltura biodinamica.
Associazione Biodinamica in Germania (Bund für Biologisch-Dynamische Wirtschaftsweise – Demeter e.V.):
Cosa Fanno: L’associazione in Germania, affiliata a Demeter International, promuove l’agricoltura biodinamica e fornisce standard e certificazioni.
Queste associazioni svolgono un ruolo chiave nel promuovere e supportare i produttori che seguono i principi della biodinamica, fornendo orientamenti, certificazioni e una comunità di scambio di conoscenze.
Il Futuro della Biodinamica
La biodinamica nel mondo del vino continua a crescere, attraendo sempre più appassionati e produttori desiderosi di un approccio sostenibile e consapevole alla viticoltura. La sua forza risiede nella capacità di fondere tradizione e innovazione, testimoniando che il gusto di un vino va oltre la sua composizione chimica, riflettendo piuttosto l’armonia tra uomo, terra e natura.
La Rivoluzione della Forma di Allevamento Bellussera: Un Connubio Tra Tradizione e Innovazione nell’Agricoltura Vitivinicola, BEUX 2023
Di Carol Agostini
“Siamo tutti mortali fino al primo bacio e al secondo bicchiere di vino. (Eduardo Hughes Galeano)”
Nel panorama della viticoltura, una forma di allevamento ha destato notevole interesse per la sua fusione armoniosa tra la tradizione secolare e le più recenti innovazioni tecnologiche: la Bellussera. Questo metodo, nato da un’originale intuizione e perfezionato nel corso degli anni, si è affermato come una soluzione all’avanguardia nell’arte della coltivazione della vite.
L’origine di questa forma di allevamento può essere ricondotta alla genialità dei fratelli Girolamo e Antonio, due agricoltori di Tezze di Piave (TV). Partendo dalla necessità di consentire ai tralci fruttiferi della vite di rimanere al di fuori della zona d’ombra prodotta dai tutori, i due fratelli svilupparono un metodo che prevedeva l’alzamento dei vitigni a circa 2,50 metri da terra. Questa prima fase, pur brillante, presentava però inconvenienti di ingombro e fragilità.
Tuttavia, l’ingegno dei fratelli Bellussi non si fermò qui. Apportarono modifiche sostanziali, introducendo un palo alto 4 metri accanto al tutore vivo, che sorreggeva fili di ferro disposti in modo tale da permettere ai tralci di assumere direzioni oblique. Questa evoluzione non solo conferì maggiore stabilità al sistema ma ridusse significativamente l’uso di pali, rendendo il metodo più efficiente ed economico.
Il riconoscimento dell’eccezionalità di questa innovazione arrivò con l’investitura di Antonio Bellussi a Cavaliere del Lavoro, un tributo meritato per l’impatto rivoluzionario di questa forma di allevamento.
Oggi, la Bellussera rappresenta un punto cardine nell’ambito dell’agricoltura vitivinicola, grazie alla sua capacità di adattarsi alle esigenze moderne mantenendo intatto il legame con la tradizione. La sua flessibilità si evidenzia nella varietà di sistemi di coltivazione adottati, dal GDC alla contro spalliera, che garantiscono la produzione di uve di alta qualità.
La sostenibilità è un valore fondamentale di questa pratica: i trattamenti antiparassitari seguono criteri di lotta integrata, guidati dalle direttive tecniche del Consorzio di Difesa di Treviso, per ridurre al minimo l’impatto ambientale.
L’evoluzione tecnologica ha poi affiancato l’antica manualità della vendemmia con macchinari moderni, mentre in cantina sistemi avanzati di vinificazione mantengono elevati standard qualitativi, gestendo grandi quantità d’uva senza comprometterne la qualità.
In cantina dei fratelli Bellussi ad esempio, sistemi all’avanguardia di pigiatura e vinificazione mantengono intatta la qualità, anche con grandi quantità d’uva. Tutto ciò è orchestrato da un sofisticato software che ottimizza la produzione, combinando sapientemente l’esperienza millenaria con la tecnologia contemporanea.
Vantaggi Innati per un’Eccellenza Enologica
La forma di allevamento Bellussera, ha rivoluzionato la viticoltura non solo per la sua praticità ma anche per i benefici tangibili che apporta alla qualità dell’uva, alla resa della produzione vinicola e ai requisiti organolettici e chimici che definiscono un vino di alta qualità.
Una delle chiavi del successo di questa tipologia risiede nell’elevazione dei vitigni da terra, permettendo ai tralci fruttiferi di beneficiare di maggiore esposizione alla luce solare. Questo si traduce in un processo di fotosintesi più efficace, con un’ottimizzazione della maturazione dell’uva. La distribuzione uniforme della luce solare contribuisce alla produzione di uve più sane e dall’equilibrata concentrazione di zuccheri, acidi e polifenoli.
La disposizione dei fili di ferro su pali alti 4 metri, che sorreggono i tralci in direzioni oblique, favorisce una corretta aerazione della vegetazione, riducendo l’umidità e mitigando il rischio di malattie fungine. Questo sistema, insieme a un’adeguata gestione dei trattamenti antiparassitari, seguendo i criteri della lotta integrata, contribuisce a preservare la salute delle viti e a ridurre l’uso di pesticidi dannosi per l’ambiente.
La Bellussera si rivela anche un alleato prezioso per la resa della produzione vinicola. L’altezza dei vitigni agevola l’operatività durante la vendemmia, permettendo una raccolta più agevole e con minori rischi di contaminazione delle uve. L’uso di macchinari moderni affiancati alla manualità garantisce una raccolta efficiente senza compromettere la qualità dell’uva.
La gestione ottimizzata del vigneto, supportata da un sistema di conduzione dei tralci più arioso e ben esposto alla luce, si riflette nei requisiti organolettici e chimici del vino. Le uve provenienti da sistemi Bellussera offrono una maggiore concentrazione di aromi e composti fenolici, conferendo al vino una complessità e un carattere distintivo. La combinazione di fattori come l’equilibrio tra zuccheri e acidi, uniti alla presenza di tannini ben sviluppati, contribuisce a vini strutturati e di lunga conservazione.
Questa forma di allevamento non solo rappresenta un metodo di coltivazione innovativo ma incarna una filosofia enologica che mira a esaltare la qualità dell’uva e a preservare l’autenticità del vino. La sua capacità di coniugare tradizione e innovazione continua a essere una fonte di ispirazione per produttori e enologi, assicurando la creazione di vini di pregio e di carattere distintivo.
L’eccezionale eredità dei fratelli Bellussi continua a vivere attraverso l’operato dei discendenti, che mantengono viva la passione e l’eccellenza nel settore vitivinicolo.
Tre anni fa nasce Beux: un evento alla scoperta della tradizione vitivinicola veneta, ideato dalla Cantina Enotria Tellus, anche quest’anno porta avanti egregiamente il progetto.
Questo straordinario evento affonda le sue radici nel desiderio di congiungere le forze, mirando a diffondere la cultura delle terre vitivinicole che si estendono lungo le rive del fiume Piave.
Beux, acronimo di Bellussera User Experience, è nato con l’intento appunto, di promuovere questo metodo di coltivazione dell’uva unico e affascinante: il sistema a Bellussi (o Bellussera). Questo innovativo metodo di coltivazione, osservato da una prospettiva sopraelevata, svela l’incredibile schema a rete disegnato con maestria dai filari.
Oltre a garantire una maggiore esposizione alla luce per le viti, aumentando la produzione, tiene le piante lontane dal suolo, dove il pericolo della peronospora si sviluppava, permettendo allo stesso tempo l’impiego dello spazio sottostante per altre colture.
L’avvento dell’abbandono della mezzadria ha modificato anche l’approccio alla viticoltura, ma il fascino della Bellussera non è affatto scemato. Ha invece continuato a preservare le tradizioni tramandate da generazioni passate.
Con questo evento, si vuole celebrare e valorizzare questo antico metodo di coltivazione, portandolo alla ribalta anche al di fuori di questa limitata regione. È nato così un evento esclusivo che ha attirato esperti comunicatori del vino, wine blogger, giornalisti e operatori turistici.
Durante due giornate impeccabilmente organizzate, gli ospiti sono stati accolti nella suggestiva tenuta di Enotria Tellus, con la calorosa presenza dei proprietari Anisa e Fabio. La giornata è stata arricchita dalla partecipazione di Maurizio Donadi e Fabiola di Casera Frontin, insieme a Jacopo di Casa Roma, i quali hanno dato il benvenuto agli ospiti durante un aperitivo imbandito con prelibatezze della gastronomia G&g Catering e Banqueting di Ponzano Veneto.
Le attività della giornata sono proseguite con assaggi alla cieca e un contest interno sul tema della “vendemmia tardiva”, sia in vigna che in cantina. La giornata si è conclusa con una sontuosa cena di gala presso il Castello Papadopoli Giol, in compagnia delle cinque realtà vitivinicole, guidate da Vittorio dell’Azienda Agricola Giol (Tenuta Giol). Prima della cena, sono stati proposti assaggi dei vini delle diverse cantine e durante il pasto sono stati serviti i vini selezionati dai produttori in perfetto abbinamento ai piatti.
Il secondo giorno è stato dedicato alla visita delle diverse realtà partecipanti all’evento. Le visite sono state ricche di storia, cultura del territorio, assaggi enologici e piacevoli conversazioni sul vino.
Tesori Enogastronomici Lungo il Fiume Piave: Vitigni Autoctoni e Case Vinicole Uniche
Il territorio che si estende lungo il corso del fiume Piave, nella regione veneta, è una vera e propria culla di tradizioni enogastronomiche, ricco di vitigni autoctoni e case vinicole che incarnano l’autenticità del territorio.
I vitigni locali, conosciuti per la loro resilienza e caratteristiche uniche, si sono radicati in queste terre grazie a un connubio perfetto di suolo, clima e antiche tecniche di coltivazione. Il Refosco dal Peduncolo Rosso, vigoroso e dal carattere deciso, è uno dei più emblematici vitigni autoctoni della zona, offrendo vini robusti e strutturati, tipici delle terre che si affacciano sul Piave.
Ma non è solo il Refosco a regnare sovrano: lungo queste sponde, troviamo anche il Raboso Piave, un’uva particolarmente adatta al territorio grazie alle sue peculiarità e al suo adattamento al microclima locale. Questo vitigno regala vini intensi, dal colore profondo e dai profumi intriganti, rappresentando una vera e propria gemma dell’enologia veneta.
Le case vinicole situate lungo il corso del Piave non sono solo luoghi di produzione, ma autentiche custodi di una cultura millenaria. L’ubicazione strategica di queste cantine, che si susseguono lungo le sponde del fiume, non solo offre un paesaggio mozzafiato ma garantisce anche un’ottima logistica per la coltivazione e la produzione vinicola.
Queste cantine, immerse in una cornice naturale di straordinaria bellezza, sfruttano le risorse offerte dal fiume Piave: un’abbondante riserva d’acqua che, oltre a favorire la coltivazione dei vigneti, conferisce un’impronta unica ai vini prodotti in queste zone. La freschezza dei venti che scendono dalle vicine montagne, la varietà dei suoli e il clima mediterraneo contribuiscono a creare condizioni ideali per la viticoltura.
In questo contesto, le case vinicole diventano vere e proprie ambasciatrici della tradizione locale, promuovendo una produzione che si fonda sull’esperienza tramandata da generazioni. Esse rappresentano il connubio tra passato e presente, dove la tecnologia si incontra con la saggezza dei metodi tradizionali per ottenere vini che portano in sé l’anima di queste terre.
Questi vigneti e cantine lungo il Piave non sono solo luoghi di produzione vinicola, ma autentiche oasi di cultura, tradizione e passione enologica. La loro posizione strategica e l’attenzione alla qualità della produzione rendono questi vini dei veri e propri gioielli da scoprire e assaporare, offrendo un viaggio attraverso sapori unici e una storia millenaria.
Un Tributo a Giorgio Cecchetto: Custode della Tradizione del Raboso del Piave
La scomparsa di Giorgio Cecchetto ha lasciato un vuoto nel mondo dell’enologia, in particolare tra coloro che hanno conosciuto e ammirato il suo impegno instancabile nel preservare e promuovere il Raboso del Piave.
Giorgio Cecchetto non era solo un viticoltore, ma un custode della tradizione, un appassionato devoto alla valorizzazione di uno dei vitigni più iconici e rappresentativi della regione veneta. La sua dedizione al Raboso del Piave era palpabile in ogni vigneto, in ogni grappolo d’uva, in ogni sorso di vino.
La sua storia è intrecciata con la storia stessa di questa terra. Le sue mani, segnate dal lavoro nei campi, incarnavano la perseveranza e l’amore per la viticoltura. Cresciuto tra i filari di Raboso, ha imparato fin da giovane l’importanza di coltivare e preservare questo vitigno autoctono.
Giorgio non si limitava a essere un produttore di vino, ma un ambasciatore della cultura enologica veneta. Ogni sua bottiglia di Raboso del Piave raccontava una storia: la storia di una terra, delle sue tradizioni, dei suoi saperi tramandati di generazione in generazione.
La passione di Giorgio Cecchetto per il Raboso del Piave si rifletteva non solo nella qualità dei suoi vini, ma anche nella sua volontà di diffondere la conoscenza su questo vitigno e sulla sua storia. Era solito condividere con chiunque fosse interessato la sua conoscenza, la sua esperienza e la sua visione per il futuro del Raboso.
Il suo impegno non si limitava alla produzione, ma abbracciava anche la sostenibilità e il rispetto per l’ambiente. Giorgio era consapevole dell’importanza di custodire e preservare non solo il Raboso del Piave, ma anche l’ecosistema che lo circondava.
La sua eredità vive nei vigneti che ha curato con tanto amore, nei vini che ha prodotto con maestria e nella passione che ha trasmesso a coloro che hanno avuto la fortuna di incrociare il suo cammino.
Giorgio Cecchetto resterà un faro nell’universo dell’enologia veneta, un’icona che ha incarnato l’autenticità e la dedizione per il Raboso del Piave. La sua memoria continuerà a ispirare generazioni future di viticoltori, rimanendo un punto di riferimento per coloro che desiderano scoprire e apprezzare la ricchezza dei vini della regione, portando avanti il suo prezioso lascito.
“La Seduzione a Tavola: Riflessi delle Cortigiane Veneziane nell’Arte Gastronomica”
Di Carol Agostini
Nell’arte dell’eros e della seduzione, le donne hanno spesso incarnato ruoli chiave, attingendo a una varietà di sfaccettature per affascinare, intrigare e conquistare. Le cortigiane veneziane, celebri per la loro abilità nel conquistare cuori e menti, non solo attraverso il fascino personale, ma anche attraverso l’arte del cibo.
Ispirandosi a queste storie intriganti, la cultura popolare ha riportato alla luce le vicende delle donne che animavano la Venezia dei secoli passati. Queste storie, un misto di realtà e fantasia, raccontano episodi curiosi e singolari, intrecciati alle vite tanto dei nobili quanto dei plebei. È proprio dalla fusione tra l’alta società e il popolo che nasce un affascinante quadro comico, rivelando come il potere seduttivo possa superare le barriere di classe, trovando nel cibo un filo conduttore.
Questo tema attinge dalla complessa e vibrante storia di Venezia, culla di intrighi, amori e una tradizione gastronomica ricca di sfumature. Il cibo, da sempre simbolo di passione e piacere, diventa uno strumento per superare le barriere sociali, unificando le diversità attraverso il gusto e la passione per la buona tavola.
Attraverso la rappresentazione artistica di questo legame tra seduzione e cucina, emergono le dinamiche umane che vanno oltre le differenze di classe, mostrando come il cibo possa diventare un linguaggio universale capace di unire, intrigare e affascinare.
Questa commistione tra storia, società e gusto culinario conferma come la seduzione sia un’arte che trascende le barriere sociali, gettando le basi per relazioni umane profonde, avvolte nella passione per il buon cibo e l’incanto della seduzione.
Le Cortigiane di Venezia nel XVIII Secolo: L’Intrigante Mondo delle “Corti” Lagunari
Come anticipato nelle righe precedenti nel cuore di Venezia nel XVIII secolo, un mondo affascinante e sfrontato prendeva vita tra i vicoli e i canali della città. Le cortigiane, figure leggendarie della Venezia settecentesca, non erano semplici donne d’intrattenimento ma vere e proprie abitatrici di una sottile linea tra cultura, potere e desiderio.
Contesto Storico e Culturale:
Venezia nel XVIII secolo era un vivace crogiolo culturale, con una società stratificata che rifletteva l’eccentricità e l’opulenza della Repubblica Serenissima. La città, ricca di commercio e di scambi culturali, vantava una ricchezza senza pari, attirando artisti, scrittori e mercanti da tutto il mondo.
Le Corti e la Cultura Lagunare:
Le cortigiane, conosciute come “corti” o “cortigiane di luce” in riferimento ai loro sontuosi abiti luminosi, erano donne di grande intelligenza e abilità sociale. Oltre ad essere esperte nell’arte dell’amore, queste donne erano raffinate e istruite, svolgendo un ruolo cruciale nella vita culturale della città.
Le Cortigiane come Protettrici delle Arti:
Molte di loro non si limitavano al mero intrattenimento. Erano mecenati delle arti, sostenendo pittori, scultori e musicisti emergenti. La loro influenza si estendeva ai salotti letterari, dove le menti più brillanti si riunivano per discutere di letteratura, politica e filosofia.
Un Simbolo di Potere e Intrighi:
Le cortigiane avevano un ruolo ambiguo nella società veneziana, tanto ammirate quanto oggetto di critiche. Mentre alcune di loro godevano del favore dei potenti e dell’alta società, altre si trovavano al centro degli intrighi politici e delle lotte di potere.
Il Declino delle “Corti” Lagunari:
Con il declino della Repubblica Serenissima alla fine del XVIII secolo, anche il mondo delle cortigiane iniziò a sbiadire. Le tradizioni e i costumi che avevano reso Venezia così vibrante e affascinante furono soppiantati dall’ascesa di nuove ideologie e dalla trasformazione sociale.
Eredità e Memoria:
Tuttavia, l’eredità delle cortigiane veneziane sopravvisse nel racconto delle loro storie, nella pittura e nella letteratura, offrendo uno sguardo affascinante su un’epoca di sfarzo e controversia nella storia di Venezia.
Le cortigiane del XVIII secolo veneziano, con la loro intrinseca connessione con la cultura e la storia lagunare, restano un simbolo affascinante di un’epoca contraddittoria e intrigante nella vita della Serenissima.
Venezia: Il Regno dell’Eros e Casanova: Il Leggendario Seduttore
La città lagunare di Venezia, da sempre fonte di mistero, storia, e arte, ha un fascino che va oltre il suo retaggio culturale. È stata e continua ad essere il palcoscenico di passioni ardenti e racconti seducenti. È qui che nasce la storia di “Desiderio“, romanzo di Ricardo Belnome, un’opera che racchiude la sete erotica e l’ispirazione tra le sue pagine.
Il genere dei romanzi erotici ha catturato l’attenzione di molti lettori, con “Desiderio” di Belnome che non fa eccezione. Questi romanzi, che spesso diventano best-seller internazionali e persino adattamenti cinematografici, godono di una vasta platea di lettori, in particolare tra il gentil sesso. E Venezia, con il suo suggestivo e sensuale sfondo, è stata protagonista anche di queste storie intriganti.
Il romanzo “Desiderio” ci porta nel mondo dello scrittore francese Daniel Daniélou, che, a Parigi, si trova a cimentarsi nella creazione di un romanzo erotico. La ricerca di ispirazione lo conduce a Venezia, affiancato dal suo editore e da Julie, la giovane assistente. La città diventa il palcoscenico perfetto per un’opera che si distingue per l’intreccio tra arte classica, moderna, e una sofisticata teoria della letteratura erotica.
Venezia è stata da sempre una culla di mistero e fascino, dove l’erotismo si intreccia con la storia e l’arte. Le atmosfere nebbiose e le feste in maschera si uniscono a storie di amore e passione, richiamando alla mente il grande Giacomo Casanova. Casanova, tra il 1725 e il 1798, è stato avventuriero, scrittore, e un seduttore senza eguali. Le sue gesta, la sua abilità nel conquistare il cuore di cortigiane, nobili, e donne di ogni ceto sociale, lo rendono una figura leggendaria nell’arte della seduzione.
In confronto alle migliaia di conquiste di altri seduttori, Casanova si distingueva per il suo approccio: non mirava alla quantità, ma all’arte della passione. Questo lo differenziava da Don Giovanni, il quale collezionava conquiste senza alcun coinvolgimento emotivo. Casanova, al contrario, si appassionava sinceramente ad ognuna delle sue donne.
Se state cercando un esempio di seduzione, Venezia e le storie di Casanova offrono una lezione che trascende il tempo: l’arte della seduzione non si limita alla mera conquista, ma si fonda sull’abilità di coinvolgere ed appassionare veramente il cuore di chi si desidera conquistare.
“Analisi critica di Toni Veneri: Il Profilo Sfaccettato di Casanova e il Dominio del Desiderio”
Nella recente opera di Toni Veneri, emerge una prospettiva intrigante sul celebre personaggio di Casanova, evidenziando le molteplici strade tortuose che il suo desiderio sembra percorrere. Veneri, in parallelo con le riflessioni di Massimo Recalcati, espone l’idea che il nocciolo di ogni manifestazione del desiderio risieda nell’esperienza di sentirsi sopraffatti, nella perdita di controllo di una forza che supera l’Io individuale, sfuggendo a qualsiasi padronanza (2012: 26-29).
Questo approccio apre a una nuova interpretazione del complesso destino di Casanova, spiegando il susseguirsi di caricature e rappresentazioni contrastanti nel mito che lo circonda. Il personaggio emerge come una figura sfuggente, capace di assumere molteplici identità, spesso contraddittorie, proprio a causa di un desiderio che lo sovrasta costantemente, trascinandolo in una ricerca inesauribile al di là di sé stesso, generando non solo piacere ma anche fatica, dubbio, tormento e una costante messa in discussione (Casanova 2009: III, 285).
Il paradosso che emerge, sottolineato da Recalcati, affronta ogni appassionato lettore di Casanova: la contrastante presunzione di un uomo che si crede capace di sedurre chiunque, risolvere complessi enigmi scientifici o ingannare l’intero universo, ma che, a causa di un eccesso di desiderio, non riesce mai a raggiungere una piena realizzazione di sé stesso.
Inoltre, Veneri contestualizza questa analisi nel secolo in cui Casanova visse, sottolineando la differenza tra la sua figura e l’attuale malattia contemporanea, strettamente legata all’egemonia del discorso capitalistico. Casanova, al contrario, si opponeva fermamente a una visione autoreferenziale e narcisistica dell’Io, evidenziando l’alterità del desiderio come un elemento contrapposto a tale mentalità (Casanova 2009: I, 101-102).
Attraverso riferimenti alle massime della letteratura sapienziale antica e al precetto stoico del “sequere Deum“, Casanova incarna un atteggiamento vitale, non passivamente abbandonato, ma piuttosto orientato ad accettare ciò che il destino presenta, senza una resistenza eccessiva.
L’analisi di Veneri offre una visione intrigante della complessità del desiderio e della sua relazione con l’identità, evidenziando come il personaggio di Casanova sia stato continuamente sopraffatto da questa forza trascendente, rendendolo una figura tanto affascinante quanto inafferrabile.
Giacomo Casanova: L’Esteta del Cacao e la Sua Arte della Seduzione a Venezia
La leggenda di Giacomo Casanova non si limitava solo al fascino per le belle donne, ma abbracciava anche una passione inestinguibile per la cioccolata. Nella sua “Storia della mia vita”, confessò di aver dedicato la sua esistenza alla coltivazione dei piaceri sensoriali, definendo il suo amore per il sesso opposto e la buona tavola come priorità fondamentali.
A Venezia, nel XVIII secolo, l’amore per la cioccolata era diffuso in tutte le classi sociali. Chiunque potesse permetterselo non rinunciava alla calda tazza mattutina di cioccolata, considerata un elisir di energia per iniziare la giornata. Persino Carlo Goldoni, celebre commediografo veneziano, ne era un estimatore e frequentatore abituale del Caffé dell’Abbondanza, dove amava gustare la fragrante bevanda.
Casanova, viaggiatore instancabile, portava sempre con sé un frullino e una provvista personale di cioccolata, gratuggiata con cura per poi mescolarla in acqua o latte e frullarla fino a ottenere una bevanda omogenea e schiumosa.
Nei suoi corteggiamenti, Casanova prediligeva offrire regali di cioccolata alle dame da sedurre, convinto dei poteri afrodisiaci del cacao. I suoi amici e le sue amanti condividevano questa passione, facendogli continui doni di cibi prelibati.
Per Casanova, nulla poteva eguagliare le sensazioni inebrianti della cioccolata, definita come il supremo elisir d’amore, capace di trasmettere un’intensa disinibizione e regalare momenti paradisiaci prima e dopo le fatiche d’amore.
Organizzava talvolta gli “Ambigu“, feste esclusive dove invitava amici e affascinanti donne per cene sontuose e notti di piacere. La celebre Ambigu a Colonia, ricorda ostriche, vini pregiati, tartufi e Champagne, con Casanova che evita di descrivere le scene successive ma si limita a ricordare i suoni di piacere femminile.
Oltre a queste gesta, esistono in commercio dolci come i “Baci di Casanova“, cioccolatini fondenti con un cuore piccante al peperoncino, e le praline Casanova, evocative della gioia e dell’allegria.
Curiosamente, non solo Casanova attribuiva poteri seduttivi alla cioccolata: Gabriele d’Annunzio, grande amatore, si concedeva cioccolato fondente prima degli incontri amorosi, convinto dei suoi poteri afrodisiaci. Questa convinzione risale addirittura all’epoca dell’imperatore Montezuma, che consumava fino a cinquanta tazze al giorno per soddisfare le donne del suo harem affollato.
Così, la cioccolata, simbolo di piacere e seduzione, ha lasciato il suo dolce segno nella storia degli amanti illustri, dalla Venezia del XVIII secolo fino ai giorni nostri.
Il cacao è una meravigliosa pianta che offre una gamma di proprietà, che vanno dal livello chimico e fisico al potenziale impatto emotivo.
Proprietà Chimiche e Fisiche del Cacao:
La composizione chimica è basata sulla Teobromina che è uno dei componenti principali del cacao, un alcaloide che stimola il sistema nervoso centrale. Ha effetti simili alla caffeina, ma con una durata più lunga.
La Caffeina, anche se presente in minori quantità rispetto alla teobromina, la caffeina è un altro alcaloide che agisce come stimolante.
La Feniletilamina, conosciuta come “molecola dell’amore”, è coinvolta nella regolazione dell’umore e può avere effetti positivi sull’euforia e sul benessere emotivo.
I Flavonoidi,sono antiossidanti che possono aiutare a proteggere le cellule dai danni dei radicali liberi.
Le proprietà fisiche sono il Sapore e Aroma:
Il cacao ha un gusto ricco e complesso, che varia a seconda della varietà e del processo di lavorazione, contiene grassi che sono presenti nei semi del cacao, principalmente acidi grassi saturi e insaturi, che influenzano la consistenza e il profilo nutrizionale dei prodotti a base di cacao, mentre, leProprietà Viscoelastiche del cacao conferiscono viscosità e elasticità ai prodotti alimentari.
Potenziali Impatti Emotivi del Cacao:
Effetti sulla Salute Mentale:
La stimolazione data dalla presenza di teobromina e caffeina può contribuire a uno stato di vigilanza e stimolazione, mentre, gli effetti di Benessere sono determinati da alcuni componenti del cacao, come la feniletilamina, sono associati a effetti positivi sull’umore e sul benessere emotivo.
Associazioni Culturali e Psicologiche:
Divise tra Associazioni Positive in cui il cacao è spesso associato a momenti di comfort e piacere, che possono influenzare positivamente lo stato d’animo, mentre, il Rituale Sociale: Il consumo di cacao è radicato in molte culture e spesso è legato a cerimonie, celebrazioni e momenti sociali, creando legami emotivi con questi eventi.
Il cacao è un ingrediente intrigante che, oltre alle sue proprietà chimiche e fisiche, può avere effetti emotivi significativi creando momenti di piacere intensi e profondi.