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  • Nuova linea Grandi Cru di Vallepicciola 2023

    Nuova linea Grandi Cru di Vallepicciola 2023

    Vallepicciola lancia la “nuova” linea Grandi Cru e va alla conquista del mondo.

    Redazione

    Nel cuore del Chianti Classico, Vallepicciola va alla conquista del mondo con la nuova linea “Grandi Cru”. Tre vini: Vallepicciola 2021 IGT Toscana Bianco Chardonnay 100%, Vallepicciola 2020 IGT Toscana Rosso Sangiovese 100%, Migliore’ 2019 IGT Toscana Rosso fondono l’amore per la tradizione, il desiderio di modernità, l’attenta cura e selezione delle uve in vigna.

    Vallepicciola lancia la “nuova” linea Grandi Cru e va alla conquista del mondo, alcuni giornalisti ospiti, foto da comunicato stampa
    Vallepicciola lancia la “nuova” linea Grandi Cru e va alla conquista del mondo, alcuni giornalisti ospiti, foto da comunicato stampa

    Oasi d’eccellenza nel cuore della Toscana, Vallepicciola è una delle realtà vitivinicole più rappresentative del territorio senese con i suoi 107 ettari di vigneto che racchiudono tutta l’essenza di una regione abituata a stupire per arte, storia, cultura e tradizioni.

    E a conquistare il mondo con l’infinita gamma di aromi e sapori che solo la ricchezza enologica della Toscana è capace di sprigionare. Da questo inestimabile patrimonio, Vallepicciola ha selezionato i suoi tre Grandi Cru con l’obiettivo di posizionarsi tra i primi a produrre vino di alta qualità nel mondo.

    Nuova linea Grandi Cru di Vallepicciola 2023, foto da comunicato stampa
    Nuova linea Grandi Cru di Vallepicciola 2023, foto da comunicato stampa

    Le Tre Eccellenze di Vallepicciola rispondono ai nomi di il Vallepicciola 2021 IGT Toscana Bianco Chardonnay 100%, uno Chardonnay in purezza e di grande struttura, il Vallepicciola 2020 IGT Toscana Rosso Sangiovese 100%, un Sangiovese in purezza, vitigno principe della zona, combina alla perfezione struttura ed eleganza.

    «Vallepicciola è la mia entusiasmante sfida» spiega l'enologo e direttore generale Alessandro Cellai, foto da comunicato stampa
    «Vallepicciola è la mia entusiasmante sfida» spiega l’enologo e direttore generale Alessandro Cellai, foto da comunicato stampa

    Infine, ma non ultimo, che completa la gamma dei Grandi Cru della cantina di Castelnuovo Berardenga il Migliore’ 2019 IGT Toscana Rosso, taglio bordolese, vendemmia 2019, tiratura molto limitata e fiore all’occhiello della cantina fondata da Bruno Bolfo e dalla sorella Giuseppina nel 1999 quando un ex convento di suore abbandonato venne trasformato in hotel di lusso.

    «Vallepicciola è la mia entusiasmante sfida» spiega l’enologo e direttore generale Alessandro Cellai.
    «Qui risiede il mio modo di concepire il vino e nella linea dei Grandi Cru sono racchiusi quegli elementi che raccontano il territorio, il vitigno e l’anima di chi lo produce».

    Gli assaggi da parte dei giornalisti ed esperti ospiti di Vallepicciola, foto da comunicato stampa
    Gli assaggi da parte dei giornalisti ed esperti ospiti di Vallepicciola, foto da comunicato stampa

    Vallepicciola 2021 IG

    T Toscana Bianco Chardonnay 100% è uno Chardonnay in purezza forte di una interessante e loquace struttura. Invecchiato in barriques per 12 mesi con batonnage una volta al mese, il Vallepicciola Bianco Toscana 2021 si presenta di colore giallo paglierino a gradazione intensa, prima di concedere le sue note di albicocca, pesca e qualche sentore di ananas. Per Vallepicciola questo Chardonnay rappresenta il connubio perfetto tra ricchezza, eleganza e sapidità.

    Gli ospiti della degustazione in azienda, foto da comunicato stampa
    Gli ospiti della degustazione in azienda, foto da comunicato stampa

    Colore rosso rubino intenso, note di ciliegia al naso, ma anche ribes e viola con sfumature di cioccolato fondente per il Vallepicciola 2020 IGT Toscana Rosso Sangiovese 100% ottenuto da uve Sangiovese 100%. 20 i mesi di invecchiamento e 4 di affinamento in bottiglia per la terza eccellenza di Vallepicciola capace di esprimere tutta la sua eleganza al palato grazie anche a una trama tannica perfettamente integrata. Lungo il finale con inaspettato retrogusto di note balsamiche.

    La presentazione della giornata di degustazione a Vallepicciola, foto da comunicato stampa
    La presentazione della giornata di degustazione, foto da comunicato stampa

    Migliore’ 2019 IGT Toscana Rosso nasce tra i 370/430 metri di altitudine su un terreno calcareo con presenza di argilla, galestro e alberese. Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot sono le uve che lo compongono in eguale proporzione, in prevalenza provenienti dai vigneti Montrepoli, Poggione e Mordese.

    Dopo la fermentazione in vasche di cemento a temperatura controllata, il vino prosegue l’invecchiamento per 24 mesi e completa il suo affinamento in bottiglia per altri 8. Rubino intenso, il suo colore e tra il ribes e l’amarena le tipiche note di degustazione, arricchite da tiepidi sentori di vaniglia. Morbido al palato e grande la struttura capace di sposare l’eleganza del Merlot con l’acidità dei Cabernet.

    La degustazione con ospitalità nei locali della cantina di Vallepicciola, foto da comunicato stampa
    La degustazione con ospitalità nei locali della cantina, foto da comunicato stampa

    C’è tutto il cuore della Toscana; il verde delle colline e l’azzurro del cielo, ma anche il sapore intenso della tradizione che si stringe all’arte della innovazione in questi tre Grandi Cru di Vallepicciola con i quali l’azienda lancia la sua sfida: dalle terre del Chianti Classico alla conquista del mondo in termini di produttori di grandi vini di qualità.

    Da Comunicato stampa


    Sito di riferimento: https://www.vallepicciola.com/

    Sito ufficio stampa: https://www.smstudiopr.it/

    Partners redazione: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Divinea e Consorzio Tutela Vini della Maremma 2022

    Divinea e Consorzio Tutela Vini della Maremma 2022

    Enoturismo e vendite in cantina: Divinea e Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana insieme per una giornata di formazione.

    Redazione

    L’impresa tecnologica Divinea e il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana insieme in prima linea per un evento formativo a beneficio dei soci del Consorzio sul tema dell’enoturismo e delle vendite diretta in cantina. Il titolo della giornata di formazione è “Come incrementare le vendite dirette e ottimizzare l’attività enoturistica” e ha come obiettivo quello di dare risposte concrete alle opportunità legate all’enoturismo e alle vendite dirette e di come queste possano decollare, sfruttando la tecnologia e l’innovazione digitale per il settore del settore vino.

    L’evento gratuito su iscrizione è in programma venerdì 20 gennaio 2023 a Rocca di Frassinello, Gungiarico (Grosseto).

    Divinea e Consorzio Tutela Vini della Maremma 2022, foto da comunicato stampa
    Divinea e Consorzio Tutela Vini della Maremma 2022, foto da comunicato stampa

    “Le cantine Italiane hanno un altissimo potenziale da esprimere, – sottolinea Filippo Galanti, Co-Founder & Chief Business Officer dell’impresa tecnologica Divinea – e la Maremma Toscana in particolare è un luogo con un immenso patrimonio vitivinicolo, naturalistico, storico e culturale.

    Tuttavia, molte cantine non sanno ancora come sfruttare al meglio tutte queste risorse a disposizione per ottenere maggiori risultati di vendita ed ingaggio del cliente finale. Per questo siamo entusiasti di questa opportunità formativa che è nata tra noi e il Consorzio, che tutela una Denominazione prodotta su un territorio che è un vero gioiello per l’enoturismo italiano.

    Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana nasce nel 2014 dopo il conferimento della DOC, oggi conta 443 aziende associate e ha raggiunto i 7 milioni di bottiglie prodotte all’anno. La DOC Maremma Toscana è al terzo posto per superficie vitata rivendicata tra le DOP toscane, dietro soltanto al Chianti e al Chianti Classico e vede impegnati nella produzione dei suoi vini tanti viticoltori locali piccoli e medi a fianco dei più blasonati nomi del panorama vitivinicolo nazionale.

    Parterre di ospiti alla presentazione del progetto, foto da comunicato stampa, articolo: Divinea e Consorzio Tutela Vini della Maremma 2022
    Parterre di ospiti alla presentazione del progetto, foto da comunicato stampa, articolo: Divinea e Consorzio Tutela Vini della Maremma 2022

    Quali saranno gli argomenti di formazione?

    La giornata sarà scadenzata da quattro temi principali pensati per approfondire e divulgare strumenti, dati e case history: enoturismo, vendite online e in cantina, CRM e analisi dei dati, marketing online e vendite direct to consumer. Nel focus dedicato all’enoturismo si approfondirà la gestione pre, durante e post visita, di come rendere più visibile le esperienze, portando esempi virtuosi di proposte enoturistiche.

    Si parlerà quindi di come strutturare il punto vendita per incrementare le vendite e della raccolta dati in cantina nell’approfondimento sulle vendite online e in cantina. Riguardo il CRM si discuterà sulle motivazioni che dovrebbero portare una cantina a dotarsi di un CRM e si illustreranno alcuni esempi virtuosi. Infine, nell’intervento che riguarda il marketing online e le vendite direct-to-consumer, si spiegherà come impostare il piano editoriale in funzione degli obiettivi, condividendo esempi di campagne marketing e automation.

    Divinea e Consorzio Tutela Vini della Maremma 2022, foto da comunicato stampa
    Divinea e Consorzio Tutela Vini della Maremma 2022, foto da comunicato stampa

    Per la registrazione le aziende del Consorzio possono registrarsi gratuitamente a questo link:  https://winesuite.divinea.com/it/formazione-sul-territorio-maremma

    Divinea, nata nel 2019, è l’impresa tecnologica specializzata in prodotti e servizi digitali per il settore vitivinicolo. L’obiettivo è quello di incentivare l’incontro tra le cantine italiane e i consumatori finali, attraverso tecnologie digitali disegnate per incrementare le vendite di vino dirette e migliorare l’esperienza d’acquisto dei consumatori finali. Wine Suite è la piattaforma di CRM e marketing sviluppata da Divinea e utilizzata da oltre 200 aziende vitivinicole.

    È uno strumento unico e integrato che permette di: vendere più vino direttamente ai consumatori privati migliorare e personalizzare l’esperienza di acquisto del cliente sia in cantina che online risparmiare tempo nella gestione delle attività enoturistiche, dalla promozione alla vendita con pagamento online automatizzare la raccolta dati dei clienti per ingaggiarli e fidelizzarli attraverso attività di marketing mirato

    Da comunicato stampa


    Sito Divinea: https://divinea.com/

    Sito Consorzio: https://www.consorziovinimaremma.it/

    Sito ufficio stampa: https://www.zedcomm.it/

    Partners redazione: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Chef Michael Laimer all’underwater restaurant 2022

    Chef Michael Laimer all’underwater restaurant 2022

    Il menù di pesce di Chef Michael Laimer protagonista dell’esperienza gastronomica invernale all’underwater restaurant del Quellenhof See Lodge

    Redazione

    Gamberi rossi argentini, ostriche francesi, caviale e capesante d’oltralpe, il tutto abbinato a prodotti locali altoatesini selezionati con cura: così, le montagne dell’Alto Adige incontrano il mare nel piatto al cinque stelle Quellenhof See Lodge, a San Martino in Val Passiria, dove lo chef Michael Laimer propone agli ospiti dell’underwater restaurant un raffinato menù a base di pesce, sempre freschissimo. Una scelta vincente e un vero viaggio del gusto dove i sapori del mare si sposano in maniera armoniosa ed eccellente a quelli della montagna, in una location esclusiva e di grande impatto come quella del “ristorante subacqueo”.

     

    Chef Michael Laimer, oto da comunicato stampa da Andergassen Druck
    Chef Michael Laimer, oto da comunicato stampa da Andergassen Druck

    L’offerta gourmet dell’underwater restaurant al Quellenhof See Lodge di San Martino in Val Passiria, porta i sapori e le atmosfere del mare in alta quota e dona vita a un connubio perfetto con i sapori tipici della gastronomia altoatesina. Un accostamento apparentemente ardito che si rivela vincente di cui è artefice il giovane chef Michael Laimer, classe 1988, che sceglie personalmente e fin dall’origine i prodotti proposti, tutti di alta qualità, così da poter offrire ai suoi ospiti, con il supporto della sua brigata di cucina, un vero e proprio viaggio nel gusto ricco di tanti contrasti, abbinamenti sani, leggeri e al contempo estremamente gustosi e bilanciati.

    Una balanceCUISINE quella del giovane Chef Michael Laimer, ovvero una cucina bilanciata, realizzata con pochi ingredienti ben selezionati, di qualità eccellente e cucinati in maniera sapiente al fine di esaltarne al massimo aromi e profumi, che arrivano a tavola e trasformano il pasto in un itinerario gastronomico davvero sorprendente.

    Immagine degli ambienti dell'hotel Quellenhof-seelodge, QH unterwasserfinal, foto da comunicato stampa
    Immagine degli ambienti dell’hotel Quellenhof-seelodge, QH unterwasserfinal, foto da comunicato stampa

    La sua filosofia si ritrova perfettamente rispecchiata nel raffinato menù invernale a base di pesce dell’underwater restaurant, da lui guidato, del Quellenhof See Lodge che vanta i migliori prodotti ittici provenienti da ogni angolo del mondo: il carabinero, ovvero il gambero rosso argentino, le ostriche francesi così come il caviale e le capesante d’oltralpe; ma anche il rombo, l’astice, il tonno e il salmone, questi ultimi proposti spesso sotto forma di tartare oppure di sashimi, come nel caso del pesce spada.

    «Iniziamo a servire gli ospiti con un aperitivo fatto di tanti assaggi sfiziosi, serviti su un grande piatto e da condividere, per procedere con un primo ricercato e originale come, per esempio, la zuppa d’Astice con astice al vapore e i ravioli freschi fatti in casa da noi e ripieni di rombo, tartufo nero e spinaci. Successivamente, un pesce spada appena scottato come seconda portata.

    La cucina del Quellenhof See Lodge conclude l’esperienza culinaria con il dessert e, infine, i Petits Fours, la piccola pasticceria tipicamente francese, come le meringhe o le tartelette: una gioia per gli occhi e il palato» racconta lo chef Michael Laimer. «La scelta è vasta e abbiamo pensato, fin dal principio, che proporre pesce proveniente da tante parti diverse del mondo fosse un buon modo per variare e distinguerci.

    Lavoriamo con passione e innovazione all’interno della cucina così come in sala, dove sfilettiamo il pesce davanti all’ospite e lo aiutiamo nell’abbinamento del vino più adatto al piatto scelto. A tal proposito, proprio il servizio è un nostro punto di forza: siamo a completa disposizione del cliente e lo rendiamo partecipe di un’esperienza gastronomica di livello eccellente».

    Foto di una proposta dello Chef Michael Laimer, foto da comunicato stampa Andergassen Druck
    Foto di una proposta dello Chef Michael Laimer, foto da comunicato stampa Andergassen Druck

    Nell’underwater restaurant guidato da Michael Laimer, luogo accogliente e raffinato con pochi tavoli e caratterizzato da display multicolori a grande schermo per vivere l’esperienza delle profondità marine, ogni piatto è realizzato con maestria e passione. Chef e brigata attingono alla tradizione locale e la contaminano con ingredienti internazionali di grande qualità.L’ospite intraprende, così, un viaggio sensoriale fatto di sapori, profumi e gusti che può completare con un buon vino in abbinamento grazie ai consigli del sommelier Elias Plunger.

    La BalanceCUISINE di Michael Laimer è più di una proposta gastronomica sana, è una filosofia moderna e innovativa che pone, in aggiunta, sempre grande attenzione alle esigenze di ogni ospite come, ad esempio, le allergie o le intolleranze alimentari, e propone all’occorrenza piatti alternativi; la sua cucina è il tassello che permette a tutti i visitatori di completare alla perfezione il percorso benessere al Quellenhof See Lodge.

    Da comunicato stampa


    Sito Hotel: https://www.quellenhof-seelodge.it/

    Sito ufficio stampa: https://www.smstudiopr.it/

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  • Valle Aurina e le vette oltre i 3.000 metri

    Valle Aurina e le vette oltre i 3.000 metri

    Le vette oltre i 3.000 metri in Valle Aurina: una palestra naturale per gli amanti dello sport e contemporaneamente cornice da favola per chi vive la vallata a bassa quota.

    Redazione

    L’area vacanze Valle Aurina, in Alto Adige, è la meta ideale per trascorrere settimane bianche e soggiorni invernali in un ambiente autentico che fa sognare con le sue vette, i suoi paesaggi e la sua natura.

    Valle Aurina e le vette oltre i 3.000 metri , foto da comunicato stampa
    Valle Aurina e le vette oltre i 3.000 metri , foto da comunicato stampa

    Un territorio di 630 chilometri quadrati, coronato da 83 vette oltre i 3.000 metri di quota, 75 chilometri di piste, 8 fantastiche piste da slittino, 50 chilometri di piacere fondistico e tantissimi sentieri da percorrere a piedi, con le ciaspole o magari su di una slitta trainata dai cavalli: sono questi i numeri che raccontano l’area vacanze Valle Aurina, la valle laterale più a nord dell’Alto Adige.

    Immersa in un paesaggio di rara bellezza, dove vette maestose suscitano emozioni indescrivibili, l’area vacanze Valle Aurina è la meta ideale per i viaggiatori di tutte le età che amano la natura e le attività all’aria aperta: dalle più semplici escursioni a valle, adatte anche alle famiglie, alle salite scialpinistiche che permettono di raggiungere oltre 3.000 m di quota, tra pendii innevati e panorami sconfinati, sulle tracce di alpinisti che hanno fatto la storia, accessibili per tutto l’inverno e fino a maggio inoltrato.

    Valle Aurina, la valle laterale più a nord dell’Alto Adige, foto da comunicato stampa
    Valle Aurina, la valle laterale più a nord dell’Alto Adige, foto da comunicato stampa

    Se chi visita la vallata e percorre i suoi sentieri a bassa quota è accolto come in un abbraccio da vette altissime che disegnano un panorama montano, colorandosi dall’alba al tramonto con sempre nuove sfumature, gli amanti dello scialpinismo possono conquistarne la cima attraverso innumerevoli vie. Henne, Faden e Achsel (letteralmente “gallina”, “filo” e “ascella”), sono alcuni dei nomi delle vette più apprezzate, o ancora Sasso Nero, Monte Lovello, Punta del Conio, da dove la vista spazia davvero lontano, anche oltre confine trovandosi proprio a contatto con l’Austria.

    Un paradiso di relax e divertimento, per l’anima e il corpo, da vivere e assaporare in ogni dettaglio. Un territorio che lascia il segno e dove è facile sentirsi a casa, avvolti dalla quiete della natura, rigenerati da un’aria pura e sorpresi dalla bellezza che ogni autentico scorcio di questa valle può regalare.

    Da comunicato stampa


    Sito Valle Aurina: https://www.val-pusteria.net/it/pusteria/valli-di-tures-ed-aurina/

    Sito ufficio stampa: https://www.smstudiopr.it/

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  • Chalet Gratznhäusl dell’hotel Gassenhof, maso del 1375

    Chalet Gratznhäusl dell’hotel Gassenhof, maso del 1375

    Allo Chalet Gratznhäusl del wellness hotel Gassenhof, un soggiorno di privacy e romanticismo da vivere tra le mura del vecchio maso medievale.

    Redazione

    Si chiama Gratznhäusl ed è l’antico maso medievale, risalente al 1375, a cui la famiglia Volgger, proprietaria del 4 Stelle Superior Gassenhof, in Val Ridanna, ha donato nuova vita. Ristrutturato e rifornito dei migliori comfort, oggi lo chalet Gratznhäusl rappresenta il luogo ideale in cui trascorrere una vacanza di relax e intimità; un piccolo paradiso dove la riservatezza è assicurata così come l’alto livello qualitativo dei servizi che offre. Tra le sue antiche mura, la cura del dettaglio è sempre accurata e la quiete regna, inoltre, il contatto con la natura è costante non solo grazie alle vetrate che donano viste impagabili sui tipici panorami altoatesini, ma anche grazie ai materiali utilizzati.

    Chalet Gratznhäusl dell'hotel Gassenhof, maso del 1375, foto da comunicato stampa
    Chalet Gratznhäusl dell’hotel Gassenhof, maso del 1375, foto da comunicato stampa

    Il 4 Stelle Superior Gassenhof, di proprietà della famiglia Volgger da generazioni, offre ai suoi ospiti la possibilità di trascorrere delle giornate di riposo e avvolti dalla tranquillità all’interno del suo chalet Gratznhäusl, struttura ricavata dall’antico maso di epoca medievale datato 1375 che conquista i visitatori per l’autenticità degli ambienti, l’attenzione verso i dettagli e la vista incantevole sui tipici paesaggi montani che regala la Val Ridanna. Non solo: i comfort sono di alto livello e il contatto con la natura è costante, sia dentro che fuori. Un vero angolo di paradiso che avvolge gli ospiti come un caldo abbraccio.

    Lo chalet Gratznhäusl si trova a pochi passi dal 4 Stelle Superior Gassenhof: dopo una breve passeggiata di cinque minuti, il Gratznhäusl si presenta come un luogo incantato immerso nella natura, un’oasi di quiete e intimità che rispecchia appieno l’elevato standard qualitativo della struttura principale.

    Fatto per lo più di legno e risalente all’epoca medievale, precisamente al 1375, questo chalet dallo stile rustico è stato totalmente ristrutturato alfine di offrire ai visitatori un’esperienza di lusso e relax unica. Lo chalet offre quattro spaziose suites di circa 50-55 mq ciascuna; tutte sono dotate di balcone e area soggiorno e, al loro interno, i materiali sono di origine naturale: legno, pietra e vetro qui si combinano assieme in una fusione che crea un’atmosfera calda e accogliente, caratteristiche tra le più tipiche dell’autentica ospitalità altoatesina.

    Il 4 Stelle Superior Gassenhof, di proprietà della famiglia Volgger da generazioni, foto da comunicato stampa
    Il 4 Stelle Superior Gassenhof, di proprietà della famiglia Volgger da generazioni, foto da comunicato stampa

    Inoltre, la particolarità delle suite dello chalet Gratznhäusl è la presenza di una private spa con una cabina a raggi infrarossi da potersi godere in tutta tranquillità. I comfort sono numerosi: gli spazi ampi, la presenza di vasca da bagno o doccia, il calore delle antiche e tipiche stufe a legna da godersi assieme a una tazza di tè caldo o semplicemente ammirando il panorama. Chi desidera trascorrere la propria vacanza di relax tra le montagne dell’Alto Adige, avvolto dall’atmosfera invernale e magica che queste zone sanno offrire in questo periodo dell’anno, trova nello Chalet Gratznhäusl la soluzione ideale.

    Gli ospiti che alloggiano in questa struttura, infatti, possono usufruire di tutti i servizi di alto livello proposti dall’Hotel Gassenhof, a partire dall’ampia e ricca area wellness di 3mila mq di superfice, divisa in Gassenbadl e Logen Spa, dove gli amanti del wellness possono godersi una piscina indoor, una Infinity pool esterna, nove saune, bagno turco, aree relax, yoga room e palestra attrezzata; infine, possono prendere parte al ricco programma di attività che, ogni settimana, viene pensato per soddisfare gli ospiti, non solo all’interno della struttura ma anche all’aperto, con escursioni e passeggiate.

    Hotel Gassenhof e l'atmosfera delle sue camere, foto da comunicato stampa
    Hotel Gassenhof e l’atmosfera delle sue camere, foto da comunicato stampa

    La famiglia Volgger conferma, ancora una volta e con costanza da oltre 30 anni, l’elevato livello qualitativo che contraddistingue l’ospitalità nella propria struttura, diventata meta prediletta di altoatesini, italiani, tedeschi e non solo; un luogo in cui l’attenzione per il visitatore e il suo benessere è al primo posto e, soprattutto, dove ognuno si sente come a casa propria, coccolato da servizi di lusso.

    Da Comunicato stampa


    Sito Hotel: https://www.gassenhof.com/

    Sito ufficio stampa: https://www.smstudiopr.it

    Partners Redazione: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof

    Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof

    Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof

    Di Cristina Santini

    La partenza al mattino presto mi mette sempre un “friccico ner core“, è l’emozione di raggiungere la metà, è l’attesa che prepara all’incontro, al fascino delle vette che si ergono imponenti e solitarie sulle nostre vite.

    E quando sono arrivata in Alto Adige è stato come un bimbo alle prese con il suo primo giocattolo. Non sapevo dove guardare. Riflesso nei miei occhi il vasto scenario dei vigneti e dei frutteti immersi tra queste valli e maestose montagne, abitate e coltivate fino ad altezze e pendenze vertiginose, dominate da innumerevoli Tenute e Castelli.

    Una fiaba in un quadro e il quadro in una fiaba.

    Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, panorama altotesino
    Alto Adige 2022 Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, panorama altotesino, foto di Cristina Santini

    La Strada del Vino

    Il mio viaggio, che vi racconterò articolo dopo articolo, comincia sulla Strada del Vino, una delle più antiche d’Italia che serpenteggia pittoresca e accogliente ovunque l’occhio si posi. Alla scoperta della viticoltura altoatesina, ho attraversato il dolce ritmo della natura e i suoi paesini dislocati lungo il suo percorso totalmente “invaso” da vigneti e antiche Cantine.

    Autenticità è la parola chiave di questa terra straordinaria.

    È una strada che corre parallela al fiume Adige per 70 km attraverso località che hanno scritto la storia del vino, da Nalles a Salorno, lungo l’Oltradige fino ad arrivare alla Bassa Atesina. 4300 ettari coltivati a vite su un totale di 5114 che rappresentano l’83% dell’intero territorio vitivinicolo altoatesino.

    Il Podere di “Linticlar”

    Direttamente catapultata nelle tradizioni, la mia prima tappa è stata l’Azienda vitivinicola Schlosskellerei Turmhof, un tempo chiamata Podere di Linticlar citato per la prima volta in un documento del 1225.

    Ad accogliermi calorosamente c’è Andreas, responsabile del settore enogastronomico che mi racconta “in italiano” (perché qui siamo sembra di essere in Italia) la storia di questa bellissima Tenuta antica.

    TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini
    TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    Sabina e Christof Tiefenbrunner, figlio del Fondatore Herbert Tiefenbrunner, sono i titolari attuali dell’Azienda, giunti alla quinta generazione e da sempre viticoltori che hanno saputo unire le antiche tradizioni e lo spirito di innovazione, mantenendo la forte personalità dei loro vini e rispettando e proteggendo l’habitat naturale.

    La Famiglia acquisisce la Tenuta nel 1908, ma la fondazione della Cantina risale al 1848 e questo la rende una delle tenute più antiche dell’Alto Adige.

    Il Castello è suddiviso in una parte referenziale e una parte operativa: al posto della cantina storica prima vi erano le vecchie stalle e oggi rappresenta il tratto più antico risalente al 1200. Poi, nel corso degli anni, quando è aumentata la produzione, è stata creata la nuova cantina.

    I vigneti dai 200 ai 1000 metri

    Di proprietà totali sono circa 25 ettari situati tra Niclara, Cortaccia e Magrè ad altezze che vanno dai 200 ai 1000 metri s.l.m.

    Dieci ettari circondano il castello distribuiti sia di fronte nella bassa valle a 200 metri, sia alle spalle della cantina fino ai 1000 metri. È lavorata maggiormente la fascia montuosa sopra i 700/800 metri, altitudini che permettono la coltivazione di una grande varietà di uvaggi e una grande varietà stilistica.

    Poi ci sono i conferitori della zona che appunto conferiscono le loro uve e rappresentano ulteriori 54 ettari. Quindi 80 ettari in totale che vengono lavorati ogni anno.

    A seconda dell’annata, la media di bottiglie prodotte all’anno è di circa 650.000, di cui 300.000 sono per l’export mondiale e l’80% rappresenta la produzione di vini bianchi.

    A 1000 mt si trovano i vigneti del Müller Thurgau punta di diamante dell’azienda; da un lato della montagna sui 700 metri c’è l’altro Muller Thurgau e lato opposto sotto i 700 mt il Pinot Nero e il Sauvignon, areale ideale per queste due vitigni che non hanno bisogno di eccedere con spiccate note esotiche a renderli troppo pieni.

    Vigneti aziendali, foto di Cristina Santini
    Vigneti aziendali Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    Tra le quattro linee aziendali, solo la selezione “Vigna” è un vigneto di locazione, le altre portano nomi che definiscono la fascia di produzione, la qualità di uvaggio e non sono determinate da singoli vigneti.

    Le tre “Vigne”, Toren, Au e Feldmarschall sono nei pressi della Tenuta, mentre la Vigna Rachtl, è più lontano, a Nord, ai piedi del monte Sciliar. Sono dei Grandi Cru, i vini di punta dell’Azienda e sono coltivati su quattro singoli terreni diversi.

    Ad esempio il pluripremiato Feldmarschall Von Fenner, il Müller Thurgau di circa tre ettari, cresce a 1000 metri di quota su un altopiano con alle spalle una collina molto assolata che fa da riscaldamento artificiale e con i venti che passano in maniera differente su ogni filare. Tant’è che in certe annate c’è una differenza nella maturazione dell’uva di quasi due settimane che richiede dai due ai quattro passaggi di vendemmia.

    La bassa valle invece è la zona più calda dell’alto Adige ed è perfetta per il Cabernet Sauvignon della Vigna Toren che viene vendemmiato tardi, in autunno pieno, fine ottobre a volte inizi novembre.

    La Doc Alto Adige permette soltanto la raccolta a mano delle uve.

    Il carattere di questi vini dipende tutto dal clima mite e dai suoi terreni morenico calcarei, tendenzialmente argillosi in alcune zone, che donano una spiccata mineralità e una prorompente acidità, qualità comuni in tutta la gamma, soprattutto per i vini bianchi di alta quota.

    I bianchi aromatici, gewurztraminer e Sauvignon un po’ più in alto, sono coltivati verso la bassa valle insieme ad alcune varietà a bacca rossa come il Lagrein, mentre il Cabernet Sauvignon e il Merlot delle altre linee crescono su una collina esposta a sud ben soleggiata tutto il giorno.

    Il pinot nero è in alta quota, mentre lo Chardonnay a 350 metri su una media collina e poco più su il pinot bianco.

    In valle i terreni sono più sabbiosi, meno spessi, costituiti da detriti morenici di fondo valle.

    Il magazzino scavano nella montagna, TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini
    Il magazzino scavano nella montagna, TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    La sinergia tra l’antico e il nuovo

    Andreas mi porta a visitare sia la parte antica della cantina, sia la parte nuova costruita recentemente per ovviare al forte aumento, ogni anno, della produzione.

    Passando per il magazzino di stoccaggio mi viene spiegato che lo stemma della Famiglia Tiefenbrunner è diventato il simbolo esposto in etichettatura e rappresenta due cavalli a testimonianza dell’esistenza, in tempi remoti, in agricoltura, dei masi ognuno con uno stemma di famiglia.

    A seconda della linea, l’utilizzo della barrique anche nei bianchi tendenzialmente non è impegnativo, infatti trattasi di barrique usate di quarto passaggio. Ci sono botti di rovere francese che hanno più di vent’anni. Se impiegate nuove barrique, l’affinamento è fino ad un massimo del 40% della massa anche sui vini bianchi. Tutti i legni sono di media tostatura.

    La nuova zona di fermentazione, TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini
    La nuova zona di fermentazione, TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    Il nuovo ambiente di vinificazione

    La nuova cantina, progetto iniziato nella primavera del 2020, è posizionata due piani sotto, circa dieci metri di profondità, ed è caratterizzata, principalmente dalla zona di fermentazione.

    Prima la fermentazione era svolta in acciaio; ora il lavoro è più semplificato perché, a caduta libera, la materia prima scende direttamente dalle presse dei piani superiori nei serbatoi troncoconici Tulipe in cemento rivestiti all’interno da una particolare resina che migliora l’ossigenazione e vengono utilizzano sia per i bianchi sia per i rossi. Sono facili da pulire, molto comodi per controllare la temperatura in maniera efficace ed omogenea per tutto il processo fermentativo e hanno una grandezza che varia dai 45 ai 75 ettolitri.

    Principalmente sono utilizzati lieviti selezionati, ma ci sono anche vini dove avviene la fermentazione spontanea come per esempio nello Chardonnay.

    L’acciaio viene ancora utilizzato ma si sta passando gradualmente al cemento.

    Dopo la fermentazione, i vini proseguono per l’affinamento che, a seconda della linea, cambia e può essere in acciaio, in cemento o in barrique.

    Un terzo della produzione viene messo da parte, cioè non è in vendita da subito e continua l’affinamento in bottiglia uscendo sul mercato dopo dieci anni come annata storica. Quindi l’annata 2022, che solitamente fa un anno di barrique e due anni di bottiglia, uscirà nel 2035 come annata storica. Ovviamente sono vendite su prenotazione come anche per la selezione “Vigna” perché sono quantità piccolissime e sempre esaurite.

    La cantina storica, foto di Cristina Santini
    La cantina storica Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    La storica cantina

    Passiamo ad un altro lato dell’edificio dove si trova la cantina storica con le antiche vasche di cemento ancora in funzione e le sale con i soffitti a volta dove riposano le botti grandi e le barrique.

    Inebriata dal profumo di mosto che emanano queste stanze, attraverso la vecchia cantina che mi porta tra passato e presente a ricordi e immagini di qualcosa che non so nemmeno io cosa sia, se ideale o reale, ma che si libera nella mente.

    Scendo ancora su scale ripide, ad una profondità di otto metri, che portano ad un nicchia, una grotta bellissima costituita da roccia calcarea.

    L’aria e la temperatura sono diverse qui. Ci sono 13/15 gradi costanti tutto l’anno con un’alta umidità, del 75/85%, con due cambi d’aria. Queste sono le condizioni perfette per la maturazione dei vini e per tenere sempre bello liscio il legno. Qui riposano in botti da 42 ettolitri i Cabernet Sauvignon che hanno un periodo di affinamento più lungo, cioè 24 mesi, e alcuni vini bianchi in barrique.

    Davanti i miei occhi si dipana una nicchia piena di bottiglie datate e impolverate con un quadro che racconta la storia di un’entrata segreta di collegamento al castello.

    Castrum Linticlar

    Così chiamato all’epoca questo castello, non era solo una cantina ma anche una tenuta residenziale, costruita tra il 1200 e il 1300 in una posizione strategica importante per il controllo delle valli.

    In quegli anni, i Vescovi del Tirolo e quelli del Trentino, si dichiararono guerra per il dominio del territorio e per questo fu edificata una fortezza, che oggi non c’è più, sulla collina alle spalle del castello e ad esso collegata tramite un tunnel sotterraneo lungo 150 metri.

    Oggi questo tunnel è stato murato e la nicchia funge da riposo per una parte delle storiche bottiglie patrimonio della Cantina. La fortezza fu abbandonata nel momento in cui i Vescovi hanno suddiviso il territorio, ognuno dalla parte opposta delle sponde dell’Adige. Successivamente fu trasformata in un tribunale contadino con annessa prigione finché fu tutto murato e dimenticato.

    Castrum Linticlar, foto di Cristina Santini
    Castrum Linticlar Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    La degustazione nel Bistrot Castel Turmhof

    Accanto al castello c’è il punto vendita e il Bistrot, una sala molto accogliente dove Andreas mi fa accomodare per degustare l’assortimento disponibile dei loro vini.

    La linea Classic MERUS

    “Merus” è un termine latino che significa puro e questo è il concetto che si vuole trasmettere in questa linea esaltando le proprietà del frutto puro dell’uva e la sua naturale eleganza.

    Questa linea è perfetta per capire bene l’essenza dell’uva che cresce in questa zona, con rese intorno ai 105/110 q/h, fermentazioni e affinamenti in cemento. Sono vini che vanno bevuti massimo entro 2/3 anni. A marzo dell’anno successivo la vendemmia, esce la nuova annata.

    Pinot bianco 2021

    Mostra al naso una profumazione intensa, chiaramente complice questo meraviglioso vitigno che esalta il frutto primario come la mela e la nota tropicale. Semplice e senza fronzoli.

    Al palato è molto fresco ed elegante, con una bella acidità e un fruttato leggero accompagnati da note minerali che lo rendono ideale per un aperitivo. È una bevuta piacevole che richiama il secondo calice. Percepisco una leggera astringenza dovuta sicuramente al poco residuo, quasi come una lama sulla lingua. Notevole nella pulizia del palato.

    Andreas mi racconta che il vino identitario è, per loro, il Pinot Bianco. Si beve durante gli aperitivi prima dei pasti, non ha una risonanza internazionale, non è molto venduto in Italia al di fuori dell’alto Adige, ma rappresenta il loro vino classico come se fosse un prosecco.

    Sauvignon Blanc 2021

    Un calice ancora più intenso del precedente, anche più aromatico, dove predominano freschezza e immediatezza del vitigno. Mostra vivacità con chiara presenza di note di erbe di montagna, di salvia e di ortica sua al naso sia al palato.

    Qui saliamo di quota, per cui il vino presenta un’acidità marcata, una bella sapidità, con frutto primario. Ancora più verticale del pinot Bianco, più diretto sulla lingua, più secco, molto minerale, con intense note citriche.

    Il tappo è lo Stelvin come la maggior parte delle bottiglie in degustazione.

    Andreas mi racconta che dal 2008 sono stati progressivamente sostituiti i tappi di sughero con i tappi a vite; un lavoro protratto nel tempo perché dieci anni fa c’era ancora il pregiudizio sulla qualità di un vino legata alla sua chiusura.

    Pinot Bianco e Sauvignon Blanc della linea Merus, foto di Cristina Santini
    Pinot Bianco e Sauvignon Blanc della linea Merus Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    La linea Selection TURMHOF

    “Turmhof” è il nome proprio del Castello riportato in etichetta. Gli uvaggi sono simili alla linea Merus ma sono vini che hanno una certa importanza per quanto riguarda l’affinamento, provengono da vigneti selezionati che raggiungono i 900 metri di altitudine, con rese inferiori (90 q/h). Sono vini più strutturati, più corposi, che utilizzano botti di legno per un anno circa ed hanno un bel potenziale di evoluzione da tre a cinque anni.

    Vengono immessi sul mercato nella primavera del secondo anno.

    Sauvignon Blanc 2020

    Suadente è il termine che designa questo calice che al naso colpisce con i suoi sentori classici di pietra focaia e di peperone verde. Equilibrato, piacevolmente fresco e minerale.

    Parte della fermentazione e la malolattica avvengono nel legno grande, l’altra parte in cemento. Sta sui lieviti della fermentazione per l’intero periodo di affinamento.

    Per cui risulta più rotondo, più corposo, più largo e avvolgente al palato. Affina e riposa 10 mesi in legno grande e 5 mesi in bottiglia; ha un’ottima acidità, provoca una prolungata salivazione e ha un grande potenziale di evoluzione dai 5 ai 7 anni.

    Moscato giallo 2020

    Caratteristica è la sua elegante aromaticità sia all’olfatto sia al palato, un’uva spettacolare da pasto, abbinabile con molti cibi territoriali ma anche crostacei, aragosta, gamberi. Inconfondibile la nota di noce moscata e i suoi aromi di agrumi. Un calice con una struttura fine, fresco e ben bilanciato su tutto il palato.

    Non è un vitigno proprio tipico della zona, utilizzato soprattutto per fare vini dolci, ed è raro trovarlo nella versione secca.

    È un vigneto storico che l’enologo Stephan Rohregger ha conservato e dedicato, non essendo amante dei vini dolci, alla produzione esclusiva di questa bottiglia.

    Un prodotto di nicchia prodotto in 4000 bottiglie.

    Pinot Noir 2020

    Siamo nella zona classica dedicata proprio a questo vitigno che si trova 700 mt slm, altitudine giusta per avere vini secchi, non troppo marmellatosi e alcolici.

    All’olfatto presenta un bel bouquet di frutta fresca, more, lamponi e ciliege. Sensazioni gustative di frutta rossa in amalgamate in perfetta sintonia con le note di tabacco.

    Affina dieci mesi tra legno nuovo grande e barrique di secondo e terzo passaggio e 5 mesi di riposo in bottiglia. Morbido e pieno, ancora molto giovane ma con una notevole personalità e struttura.

    Cabernet Sauvignon 2020

    Questo è un vigneto coltivato in collina con esposizione a Sud, a 300 mt slm, con il sole che batte tutto il giorno e favorisce una tarda vendemmia e una maturazione ottimale per l’uva.

    Le sue dolci note di ribes e more percepite al naso, avvolgono tutta la bocca. I tannini eleganti regalano potenza ed eleganza per un finale decisamente armonico e persistente.

    Affina dieci mesi tra legno grande e barrique come il pinot nero. È un vino da dimenticare in cantina per almeno 5 anni.

    Tardus Gewurztraminer 2018 Spätlese Vendemmia Tardiva

    Con i suoi 60 gr/l di residuo zuccherino, non è il classico vino dolce da abbinare al dessert ma si abbina facilmente a dei piatti particolari tipo foie gras, formaggi molto stagionati, formaggi muffati tipo Stilton o Roquefort con crosta amara, strudel di mele.

    Un calice d’oro di frutta secca, fiori, agrumi, miele in armonia tra loro dal naso al palato. È un vino forte, corposo, strutturato, piccante, speziato. Un bellissimo connubio tra dolcezza e acidità checreagala un finale saporito e succoso.

    Sauvignon Blanc, Moscato Giallo, Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Gewurztraminer Vemmia Tardiva della linea Turmhof, foto di Cristina Santini
    Sauvignon Blanc, Moscato Giallo, Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Gewurztraminer Vendemmia Tardiva della linea Turmhof, foto di Cristina Santini

    Le linee terminate: la Selection LINTICLARUS

    “Linticlarus” è la selezione Riserva con rese molto basse, siamo sui 40/50 q/h, vini che maturano totalmente in barrique per 12 mesi, ulteriori 6 mesi in legno grande e affinamento di 12 mesi in bottiglia.

    La linea Selection VIGNA: Grand Cru

    In etichetta possiamo trovare menzionate quattro vigne: Rachtl, Feldmarschall Von Fenner, Vigna Au, Toren.

    Ogni singolo vigneto ha un affinamento diverso.

    Il Rachtl Sauvignon Blanc Riserva fa Tonneau e legno più grande; Il Feldmarschall Müller Thurgau fa cemento e legno grande; il Vigna Au Chardonnay Riserva fa barrique per il 40% nuove e il Toren Cabernet Sauvignon Riserva fa solo barrique di primo passaggio.

    Andreas e la line up TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini
    Andreas e la line up TENUTA TIEFENBRUNNER Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    E tutt’intorno, come per incanto, le acque dello stagno circondano il Castello. Caverne, grotte, laghi e isole immerse nella natura e animate da statue di figure umane e animali che sono lì a contemplare la bellezza e ad accogliere noi in terra straniera.

    Così in primavera e per tutta l’estate potrò sedere fuori, nel cortile adiacente al parco del Castello godendomi la natura, alla luce delle lanterne, e assaggiando i prodotti locali da abbinare a questi meravigliosi vini altoatesini.

    Grata per l’ospitalità e la gentilezza!

    Lo stagno animato da statue intorno al castello, foto di Cristina Santini
    Lo stagno animato da statue intorno al castello Tenuta Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof, foto di Cristina Santini

    Di Cristina Santini

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito Cantina: https://www.tiefenbrunner.com/

    Partners redazione: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari

    ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari

    ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023

    Redazione

    La seconda edizione de “L’Altra Toscana” chiuderà la Settimana delle Anteprime a Firenze il 17 febbraio 2023 al Palazzo degli Affari.

    Logo L'Altra Toscana 2023, articolo: ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari, da comunicato stampa
    Logo L’Altra Toscana 2023, articolo: ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari, da comunicato stampa

    Dodici DOP e IGP presenteranno le nuove annate raccontando quella Toscana del vino diversa che va ad arricchire la proposta vinicola della regione.

    L’Altra Toscana del vino ancora unita nel presentare le nuove annate a giornalisti e operatori del settore. Nella giornata del 17 febbraio si terrà – a Palazzo degli Affari a Firenze – la degustazione dei vini delle DOP e IGP Carmignano, Chianti Rufina, Colline Lucchesi, Cortona, Maremma Toscana, Montecucco, Orcia, Suvereto e Val di Cornia, Terre di Casole, Terre di Pisa, Toscana, Valdarno di Sopra.

    ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari, comunicato stampa
    ANTEPRIMA L’ALTRA TOSCANA 2023 Palazzo degli Affari, comunicato stampa

    Una compagine di realtà per raccontare una Toscana enologica diversa fatta di Denominazioni che arricchiscono, con punte di qualità alternative, l’offerta vinicola regionale. Nella prima edizione oltre 330 etichette sono state degustate e ci si aspetta un numero importante anche per l’appuntamento del 2023. In definizione un paio di masterclass e percorsi tematici – con diversi focus – per facilitare l’assaggio, che andranno ad articolare il programma della giornata.

    Chianti Classico Collection, Carol Agostini,Laura Bucci, Morris Lazzoni
    Chianti Classico Collection, Carol Agostini,Laura Bucci, Morris Lazzoni

    “Il progetto è ambizioso e originale, perché unendoci vogliamo far emergere – in tutto il loro valore – le innumerevoli diversità che ci caratterizzano, spiegando terroir e vitigni, tecniche di produzione rispettose e in armonia con l’ambiente, talvolta sartoriali, raccontando la natura e la sua biodiverstà, la storia e le tradizioni di una regione famosa in tutto il mondo che ha ancora tanto da proporre”, spiega Francesco Mazzei alla guida della Associazione L’Altra Toscana e presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana.

    Protagonisti saranno tutti questi territori più “nascosti”, dove la vite si coltiva da secoli e dove, accanto agli storici produttori locali, nomi blasonati dell’enologia italiana portano nei calici qualità e identità, incuriosendo sempre più gli appassionati ed il mercato.

    Cartina dei vini toscani, da sito: http://www.worldwinecentre.com/magazine/news/avito-consorzio-dei-consorzi-dei-vini-di-toscana
    Cartina dei vini toscani, da sito: http://www.worldwinecentre.com/magazine/news/avito-consorzio-dei-consorzi-dei-vini-di-toscana

    Come di consueto la Settimana delle “Anteprime di Toscana” verrà inaugurata da PrimAnteprima, l’evento promosso da Regione Toscana insieme alla Camera di Commercio di Firenze e organizzato da PromoFirenze e Fondazione Sistema Toscana. PrimAnteprima 2023 è in programma la mattina di sabato 11 febbraio presso il Cinema La Compagnia di Firenze.

    L’ALTRA TOSCANA

    FIRENZE Palazzo degli Affari, Piazza Adua, 1

    9.00 – 19.00 Ingresso solo su prenotazione

    Da Comunicato stampa


    Sito evento: https://www.anteprimetoscane.it/AT/landing

    Sito ufficio stampa: https://www.zedcomm.it/

    Partners redazione:https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • I convegni “Naturae et Purae” al 31° Merano WineFestival

    I convegni “Naturae et Purae” al 31° Merano WineFestival

    I convegni “Naturae et Purae” al 31° Merano WineFestival: un viaggio alla scoperta della viticoltura nella storia e dei suoi vitigni negli ambienti estremi del Mediterraneo.

    Redazione

    Con la prima giornata del Merano Wine Festival edizione 2022, il 4 novembre inizia un viaggio “da fermi” con il programma “Naturae et Purae”. Una serie di convegni a cadenza giornaliera dedicati quest’anno al tema “Wine Resilience – Spiriti Estremi. Dalle isole del Mediterraneo ai monasteri”, in cui soprire vini estremi per ambienti estremi e la viticoltura nella storia mediterranea. Appuntamenti accompagnati da banchi di assaggio, affiancati a masterclass e Wild Cooking. Conclude la serie di incontri la consegna del premio Nel Segno di Zierock, martedì 8 novembre.

    Helmuth Köcher foto da comunicato stampa
    Helmuth Köcher foto da comunicato stampa

    La 31^ edizione di Merano Wine Festival “Respiro e Grido della Terra” è un richiamo alla forza e alla bellezza della Terra, oggi in difficoltà. Ma la natura si caratterizza per l’estrema resilienza e il programma di Naturae et Purae “Wine Resilience – Spiriti Estremi. Dalle isole del Mediterraneo a quelle dello spirito”, mostra come territori estremi accolgano vini estremi. Un viaggio da percorrere nelle cinque giornate del Merano Wine Festival 2022, che Naturae et Purae affronta, come sua tradizione, con una interessante serie di convegni sui temi più coinvolgenti e insoliti del mondo del vino.

    Locandina, articolo: I convegni “Naturae et Purae” al 31° Merano WineFestival: un viaggio alla scoperta della viticoltura nella storia e dei suoi vitigni negli ambienti estremi del Mediterraneo, foto da comunicato stampa
    Locandina, articolo: I convegni “Naturae et Purae” al 31° Merano WineFestival: un viaggio alla scoperta della viticoltura nella storia e dei suoi vitigni negli ambienti estremi del Mediterraneo, foto da comunicato stampa

    Venerdì 4 novembre con la famiglia di vitigni che più ha plasmato il passato vitivinicolo del Mediterraneo, delle sue civiltà e dei suoi paesaggi. “Le Malvasie, vini e paesaggi del Mediterraneo. Dalle Eolie all’Istria passando per le isole Lofoten. Storia di un vino culturale” presenta la saga delle Malvasie, partendo dalle isole Lofoten, dove nel 1431 naufragò il nobile veneziano Pietro Querini.

    Commerciante, salpò dal porto di Creta alla volta delle Fiandre per scaricare in quella regione il suo prezioso carico di vino, la malvasia. Ma il vino ha plasmato le civiltà non solo con le vie commerciali. “De Clos en Clos – Le vigne del Signore: spiriti e spiritualità tra innovazione e crisi dei conventi” (sabato 5 novembre) racconta i luoghi dello spirito, i monasteri, il cui contributo alla cultura del vino è stato fondamentale nei secoli, e il cui ruolo oggi sta cambiando sotto la spinta della modernità. Parlare della cultura del vino nel tempo significa anche scoprire e conoscere gli oggetti con cui veniva prodotto.

    I convegni “Naturae et Purae” al 31° Merano WineFestival
    I convegni “Naturae et Purae” al 31° Merano WineFestival

    È il caso delle anfore, testimonianza delle civiltà mediterranee, da cui oggi la viticoltura trae ispirazione. Una storia raccontata domenica 6 novembre nell’incontro “Terracruda: panoramica sulle anfore”. Infine, tra i territori estremi vi sono, per condizioni ambientali, le terre che si affacciano sul mare: il convegno “I vini marittimi: gli estremi della viticoltura affacciata al mare” presenta sempre domenica 6 novembre le viticolture di questi territori, fragili e suggestive, sempre al limite della sopravvivenza e per questo particolarmente preziose.

    A Naturae et Purae si accompagnano eventi come i banchi di assaggio e il Wild Cooking dedicato al mondo dei cibi naturali, con cooking show, il 4 novembre, “Stoccafisso & Malvasia”, per degustare il connubio pesce e vino. Un cibo, lo stoccafisso, in cui proprio il commerciante Pietro Querini si imbatté quando nelle isole Lofoten; un alimento che per secoli ha unito il nord e il sud dell’Europa. E poi le masterclass e l’appuntamento quotidiano con il salotto di Pipe & Wine, dedicato alla degustazione di vini e distillati abbinati a pipe e tabacchi.

    Il programma Naturae et Purae si conclude martedì 8 novembre con il premio “Nel Segno di Zierock”, locandina da comunicato stampa
    Il programma Naturae et Purae si conclude martedì 8 novembre con il premio “Nel Segno di Zierock”, locandina da comunicato stampa

    Il programma Naturae et Purae si conclude martedì 8 novembre con il premio “Nel Segno di Zierock”, nell’ambito di Bio & Dinamica nella Kursaal, dove si danno appuntamento vini biologici, biodinamici e varietà PIWI. Il premio è dedicato a Rainer Zierock, l’enologo che ha lasciato in eredità una visione olistica della produzione del vino, in cui il clima, il suolo, il vitigno e l’uomo si incontrano e l’uomo diviene depositario della cultura del vino, fatta di tradizione ed etica.

    Appuntamenti, quelli di Naturae et Purae, che accompagnano visitatori ed espositori in un viaggio per mare, seppur da fermi nella bellissima cornice della Villa San Marco a Merano. Nata con il nome di Schwalbenvilla (Villa delle Rondini) tra il 1894 e il 1895, oggi ospita l’Accademia di Studi italo-tedeschi.

    Da Comunicato stampa


    Sito Ufficiale evento: https://meranowinefestival.com/

    Sito ufficio stampa: https://www.smstudiopr.it

    Partners redazione: https://www.foodandwineangels.com/ https://carol-agostini.tumblr.com/

  • “Merano va in scena” cortometraggio di Carlo Guttadauro 2022

    “Merano va in scena” cortometraggio di Carlo Guttadauro 2022

    “Merano va in scena”, presentato  a Teatro Puccini il cortometraggio di Carlo Guttadauro che racconta le origini di Merano WineFestival.

    Redazione

    È il racconto immaginario e onirico dell’incontro fra l’Arciduca Giovanni d’Asburgo, pionierie della viticoltura moderna in Alto Adige, e Helmuth Köcher, patron della kermesse meranese: l’uno dona all’altro la chiave antica con cui aprire scenari nel mondo del vino, dai filari delle colline vitate del Tirolo di inizio ‘800 al palcoscenico del Teatro Puccini, dove Merano WineFestival celebra la sua 31^ edizione (4-8 novembre 2022).

    "Merano va in scena" cortometraggio di Carlo Guttadauro 2022, foto da comunicato stampa
    “Merano va in scena” cortometraggio di Carlo Guttadauro 2022, foto da comunicato stampa

    Presentato  a Teatro Puccini il cortometraggio “Merano va in scena”: prodotto da Anam Cara e diretto dallo sceneggiatore e regista Carlo Guttadauro (filosofia dell’immagine) è dedicato alle origini di Merano WineFestival, che ha inaugurato quest’anno la sua 31^ edizione. La serata è stata accompagnata dalla musica dei maestri Roberto Barrali e Giorgio Fiori e dalla mezzosoprano di fama internazionale Alessia Nadin.

     

    Presentato  a Teatro Puccini il cortometraggio “Merano va in scena”: prodotto da Anam Cara e diretto dallo sceneggiatore e regista Carlo Guttadauro, foto da comunicato stampa
    Presentato  a Teatro Puccini il cortometraggio “Merano va in scena”: prodotto da Anam Cara e diretto dallo sceneggiatore e regista Carlo Guttadauro, foto da comunicato stampa

    “Merano va in scena” è il racconto di un sogno, di un incontro immaginario tra il giovane pioniere della viticoltura altoatesina, l’Arciduca Giovanni d’Asburgo, e il patron di una tra le più importanti manifestazioni nazionali e internazionali legate al panorama vinicolo, Helmuth Köcher. I due protagonisti, uniti dal sogno di aprire nuovi scenari nel mondo del vino, si congiungono nel palcoscenico del Teatro Puccini, dove simbolicamente avviene il passaggio del testimone, la chiave antica che apre il sipario di Merano WineFestival.

    "Merano va in scena" cortometraggio di Carlo Guttadauro 2022, foto da comunicato stampa
    “Merano va in scena” cortometraggio di Carlo Guttadauro 2022, foto da comunicato stampa

    Da una cornice di inizio ‘800, in cui l’Arciduca progetta di introdurre nel territorio nuove varietà di vino come il Pinot Nero, contribuendo allo sviluppo della gamma di vini che oggi l’Alto Adige può vantare, l’inquadratura passa al momento in cui Helmuth Köcher sogna di tramutare la sua passione per il vino e ricerca dell’eccellenza in un vero e proprio festival. “Merano va in scena” vuole così metaforicamente unire il desiderio di due visionari e raccontare la storia ideale che ha ispirato Merano WineFestival.

    merano va in scena, merano Winefestival 2022, foto da comunicato stampa
    merano Winefestival 2022, foto da comunicato stampa

    Il titolo, “Merano va in scena”, gioca con la parola scena che identifica il palco su cui recitano gli attori, la tela su cui dipinge un attore, il castello di Scena nelle vicinanze di Merano, dove ha vissuto l’Arciduca d’Asburgo, Genius Loci di un lungimirante progetto vitivinicolo. La musica è tratta da un registrazione live dei maestri Roberto Barrali e Giorgio Fiori, l’accompagnamento è costruito sulla parte inziale dell’Andante con moto di Franz Schubert, 1827, Op.100.

    Da Comunicato Stampa

    Collegamenti da sito https://www.vinialtoadige.com/it/il-nostro-vino/storia/96-0.html

    Il vino dell’Alto Adige: una storia dalle radici profonde

    La viticoltura in Alto Adige: praticata dai Reti, perfezionata dai Romani, apprezzata dalla corte degli Asburgo

    Nel vino s’esprime sempre tutta la bellezza di un territorio. Intorno al vino, infatti, gravita un universo che si rinnova in continuazione, un mondo ricco di colori e di fantasia, punteggiato di paesaggi inimitabili, persone determinate, e il tentativo di migliorare la propria vita o di scoprire nuove esperienze. Il vino ha scandito la storia e la cultura delle genti altoatesine per più di tremila anni, lasciando impronte profonde e decisive nello sviluppo di questa terra.

    Vari ritrovamenti di vinaccioli rinvenuti nella zona di Bressanone testimoniano che la viticoltura si praticasse in Alto Adige almeno dal 500 avanti Cristo. Nell’Italia settentrionale, diversi scavi archeologici hanno riportato alla luce reperti come boccali, mestoli o roncole da vite che risalgono addirittura agli Etruschi. Nell’anno 15 a.C. l’attuale Alto Adige divenne parte dell’Impero Romano, e dall’inevitabile incontro fra le tecniche di coltivazione romane e le tradizioni della viticoltura retica, scaturì ben presto una fase molto florida della produzione vinicola in questo territorio, la prima di una lunga serie.

    Gradualmente giunsero nuovi vitigni, e sempre più spesso si piantarono nuovi vigneti sui versanti o sulle conoidi detritiche, al riparo dalle piene fluviali del fondovalle. Da allora, i popoli che lasciarono le proprie tracce nelle prime fasi dello sviluppo della viticoltura altoatesina furono parecchi: prima i Reti, ceppo autoctono di cultura preindoeuropea, poi i Romani, e qualche secolo più tardi – sulla scia delle invasioni barbariche – i Franchi, i Baiuvari e i Longobardi.

    A partire dal 700 d.C., diversi monasteri o casati nobiliari della Germania meridionale cominciarono a coltivare vigneti in Alto Adige per coprire il proprio fabbisogno di vino. I monaci perfezionarono la vinificazione documentandone minuziosamente il processo, e durante il Medioevo furono più di 40 gli ordini monastici bavaresi e svevi che rilevarono tenute nel territorio, divenendo da quel momento il punto di riferimento della produzione vinicola nell’odierna Alto Adige per quasi mille anni.
    Agli albori del Rinascimento, il Tirolo – di cui l’Alto Adige era la parte meridionale – fu annesso all’Impero asburgico, e il vino altoatesino cominciò a diffondersi alle corti imperiali e reali di tutta l’Europa.
    L’arciduca Giovanni d’Austria, pioniere della nuova viticoltura, foto da internet
    L’arciduca Giovanni d’Austria, pioniere della nuova viticoltura, foto da internet

    L’arciduca Giovanni d’Austria, pioniere della nuova viticoltura

    Un personaggio che svolse un ruolo decisivo per lo sviluppo della viticoltura nel Tirolo fu l’arciduca Giovanni d’Austria, che introdusse nel territorio nuove varietà come il Riesling e i vitigni borgognoni. L’ampia varietà dell’assortimento attuale dei vini altoatesini si deve proprio a questa svolta importante, avvenuta 160 anni orsono.
    La sindaca di Scena Annelies Pichler ha sottolineato l’importanza dell’arciduca Giovanni per il paese alle porte di Merano. “Ha avuto un impatto importante anche sul nostro comune – ha detto Pichler ha portato il grano Schenner, lo ‘Schwarzplent’ e ha introdotto il Blauburgunder. Il castello di Scena, che l’arciduca Giovanni ha acquistato per il figlio Francesco conte di Merano nel 1845, e lo straordinario mausoleo neogotico che il figlio fece costruire come sua ultima dimora dieci anni dopo la morte dell’arciduca, caratterizzano ancora oggi il nostro paese”, ha detto Pichler.

     


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  • Gaetano Cataldo eletto Miglior Sommelier 2022 al Merano WineFestival

    Gaetano Cataldo eletto Miglior Sommelier 2022 al Merano WineFestival

    Gaetano Cataldo eletto Miglior Sommelier 2022 al Merano Wine Festival

    Redazione

    Per un sommelier italiano o europeo essere insigniti del titolo di “Miglior Sommelier del 2022” al Merano WineFestival è certamente il raggiungimento di un’importantissima tappa per la propria carriera.

    Gaetano Cataldo alla presentazione del progetto Mosaico per Procida, foto di Carol Agostini
    Gaetano Cataldo alla presentazione del progetto Mosaico per Procida, foto di Carol Agostini

    È accaduto a Gaetano Cataldo, non lontanissimo dal compiere un ventennio di militanza nell’Associazione Italiana Sommelier, già reduce dell’enorme successo per la bottiglia celebrativa dedicata a Procida Capitale 2022 e per essere stato il primo sommelier ad essere ricevuto in udienza generale da un Papa, proprio in occasione del dono, costituito dall’inedito vino ideato assieme al winemaker Roberto Cipresso.

    Carol Agostini con Roberto Cipresso, foto di Carol Agostini
    Carol Agostini con Roberto Cipresso, foto di Carol Agostini

    Senza smettere di sorprendere Gaetano Cataldo, fondatore di Identità Mediterranea, ha ricevuto Il 5 novembre scorso, presso il Teatro Puccini di Merano, l’attestazione di merito direttamente dalle mani di Helmuth Köcher, un riconoscimento che non premia soltanto il sommelier campano per un intenso anno di lavoro, dedicato alla realizzazione della prima bottiglia che celebra una capitale della cultura, ma anche per la sua intensa attività di enogastronomo compassato e comunicatore del vino.

    Gaetano Cataldo al momento della premiazione con Helmuth Köcher, foto da comunicato stampa
    Gaetano Cataldo al momento della premiazione con Helmuth Köcher, foto da comunicato stampa

    Infatti Gaetano Cataldo, oltre ad essere caporedattore della sezione di enogastronomia della testata giornalistica di cultura Mediterranea Online, ha anche collaborato per la stessa rivista dell’AIS “Vitae”, con un pezzo che traduce la forte relazione tra il vino e il mare, oltre che per Vinoway, Onas Review, Sake News e Foodclub.it.

    Fautore di un progetto, ricordiamolo, tanto francescano quanto eversivo, Mosaico per Procida è stato appunto realizzato senza un solo spicciolo e per mezzo di una logica completamente fuori dal sistema, creando di fatto l’inizio dell’Umanesimo del Vino e dimostrando che “non è dalla materia che nasce il pensiero, ma è il Pensiero a generare la materia”.

    Mosaico per Procida, foto dai Carol Agostini
    Mosaico per Procida, foto dai Carol Agostini

    Dieci agosto ed annata del ’74: Gaetano è di Castel San Giorgio, un paesino nell’hinterland salernitano in bilico tra il pomodoro San Marzano, la tradizione per la pasta artigianale e la cipolla ramata di Montoro.

    Venendo da una famiglia di origini contadine, con padre falegname e restauratore di mobili antichi e madre casalinga, è abituato da sempre alla cucina genuina, è cresciuto coi rituali tipici della vita di campagna, come le conserve di pomodoro, il pane fatto in casa e la vendemmia soprattutto: suo nonno, di cui porta il nome, lo immerse in un tino a quattro anni per fargli pigiare le uve e da allora gli è rimasto impresso il piacevolissimo odore del mosto che non è andato più via, neanche dopo aver smesso di fare il vino per consumo domestico, intraprendendo la vita di ramingo e marittimo.

    Gaetano Cataldo e la sua vita da sommelier e winecritic, writer, foto da comunicato stampa
    Gaetano Cataldo e la sua vita da sommelier e winecritic, writer, foto da comunicato stampa

    Infatti il suo è destino in viaggio. E il viaggio comprende tutta la persona. Dagli studi alberghieri e nautici impara le materie da praticare, con l’esperienza e la cultura acquisita nel tempo il gusto per la giusta misura delle cose. Amante dell’Oceano-Mare e del Mondo Vino, tanto da farne una doppia esistenza: uno dei mestieri che svolge regolarmente l’ha condotto in molti luoghi e al confronto con altre culture, l’altro gli ha insegnato a gustare ed apprezzarne differenze e sfumature.

    Navigante e sommelier professionista di scuola AIS, Gaetano incarna e traduce il rapporto tra il Vino e il Mare senza tralasciare la terraferma ed i legami malgrado i frequenti cambi di stagione trasversali.

    Gaetano Cataldo ricevuto da Papa Francesco, foto da comunicato stampa
    Gaetano Cataldo ricevuto da Papa Francesco, foto da comunicato stampa

    Lo si è visto di tanto in tanto propinar cibi su qualche yacht di lusso e imporre abbinamenti suoi ai malcapitati, oppure in coperta tra la ciurma di cargo, velieri e navi da crociera; ha conseguito il brevetto di ufficiale di navigazione e la patente per il comando di navi da diporto, un master in food & beverage management e svolge consulenze per ristoranti, cantine ed attività produttive.

    Mosaico per procida, la bottiglia, foto da comunicato stampa
    Mosaico per procida, la bottiglia, foto da comunicato stampa

    Ha ottenuto anche la patente di tecnico assaggiatore di salumi ONAS ed il diploma di sommelier certificato del sake,contribuendo alla divulgazione del fermentato nipponico proprio su Sake News, creando per primo una relazione tra il sake e la Dieta Mediterranea.

    Tra le sue poesie preferite “Una Scuola Grande come il Mondo” di Gianni Rodari; è numismatico, pratica il jeet kune do e continua ad indagare da eterno studente attraverso la Cultura del Mare Nostrum, quasi fosse l’alter ego di Corto Maltese ma con un forte attaccamento alla sua terra, così da essere insieme local e global.

    Non deve essere stato facile selezionare le cantine, allestire la mostra che ha dato vita all’etichetta, ricevere i patrocini morali, organizzare le degustazioni in tutta Italia e comunicare Mosaico per Procida, creando di fatto un caso totalmente inedito nel panorama vitivinicolo, tale da diventare oggetto per tesi di laurea in wine marketing, ma a Gaetano non è mancata una ardente pazienza ed un’appassionata determinazione pur di creare qualcosa che riconoscesse la gratitudine a Procida per la sua nomina e desse lustro alla regione Campania dell’enologia, del comparto agroalimentare e della ristorazione.

    Miglior Sommelier anno 2022 Gaetano Cataldo premiato dal Merano WineFestival, foto da comunicato stampa
    Miglior Sommelier anno 2022 Gaetano Cataldo premiato dal Merano WineFestival, foto da comunicato stampa

    Ad accompagnare l’emozionatissimo Gaetano sul palco Roberto Cipresso, il winemaker e scrittore di fama internazionale, che detiene la paternità enologica di questo straordinario vino. Lo stesso patrón del Merano Wine Festival, nell’elogiare tale iniziativa, ha ricevuto in dono Mosaico per Procida a nome dell’Isola di Arturo e in riconoscenza per il protagonismo della Campania dell’enologia, particolarmente sottolineato a Merano per l’indiscussa storicità nel panorama vitivinicolo e per la qualità delle cantine.

    Helmuth Köcher, Roberto Cipresso, Luigi Cremona e Gaetano Cataldo al Merano Winefestival 2022, foto da comunicato stampa
    Helmuth Köcher, Roberto Cipresso, Luigi Cremona e Gaetano Cataldo al Merano Winefestival 2022, foto da comunicato stampa

    Gaetano Cataldo ha tenuto a ringraziare Roberto Cipresso, tra i suoi mentori, le 26 cantine e tutti i partners del Mosaico, riconoscendo che la premiazione abbia un valore collettivo maturato per la capitale italiana della cultura 2022, per la nostra redazione e per la sua terra natia, assegnando altresì al prof. Attilio Scienza ed al critico enogastronomico Luigi Cremona le magnum celebrative.

    Da Comunicato Stampa


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