Autore: Carol Agostini

  • Dall’uva: Quando l’oboe diventa una zampogna 2022.

    Dall’uva: Quando l’oboe diventa una zampogna 2022.

    Dall’uva: Quando l’oboe diventa una zampogna 2022.

    Di Zombiwine

    Decomposti e decomposte bentornati! io sono Zombiwine l’unico wine blogger che se non lo segui morde e oggi ho proprio voglia di raccontarvi una storia agreste.

    La cantina di Enza dall’uva: Quando l’oboe diventa una zampogna 2022.
    La cantina di Enza dall’uva: Quando l’oboe diventa una zampogna 2022.

    Parliamo del Aglianico “Dall’uva”di Cantine di Enza, azienda di Montemarano a pochi chilometri da Taurasi.

    La Nostra eroina Enza è una vera valchiria dell’enologia naturale Campana, ma con questo vino si dimostra anche figlia di una rivoluzione agro politica che vuole l’oboe tornare ad essere Zampogna.

    No miei cari pochi e affezionati lettori, non sono ubriaco, ne tiro parole a caso, mi piacerebbe qualche volta riuscire ad essere solo uno zombi che vede Sanremo, ma no, non ci riesco.

    A volte capita...zombiwine procede con l'apertura della bottiglia di Enza Saldutti
    A volte capita…zombiwine procede con l’apertura della bottiglia di Enza Saldutti, Dall’uva: Quando l’oboe diventa una zampogna 2022.

    Vi spiego di che cosa sto parlando: questa bottiglia di aglianico, presente anche in bag in box, vinificato solo in acciaio è l’equivalente di un vino sfuso.

    Si ì, vino sfuso, della casa, brocca , tubo: chiamatelo come volete è un vino che teoricamente non dovrebbe avere spazio su di un blog, visto che normalmente i suoi colleghi sono….. senza usare metatermini DELLE MERDE!!!!!

    Eppure Enza, fa un lavoro diverso e per comprenderlo dobbiamo tornare a bomba al titolo di questo articolo.

    Dovete sapere che esiste un opera lirica, scritta e composta da Giovanni Paisiello, chiamata Nina, o sia La pazza per amore.
    cosa c’entra col vino? apparentemente nulla.

    In quest’ opera c’era un’aria che fu composta da Paisiello per tenore, zampogna e ciaramella.
    Per oltre un secolo però i direttori d’orchestra la riarrangiarono trasformando i suoni originali e adattandoli ai colti strumenti dell’orchestra sinfonica.

    Abbiamo dovuto attendere, il molisano Ciro Ricci e il maestro Muti per poterla sentire eseguita come in partitura, questo perché per buon un secolo non si pensava che esistesse uno zampognista capace di eseguirla con l’orchestra.

    Questo col vino centra qualcosa ?

    Le mode hanno cercato di raffinare i gusti, e far scomparire quelle percezioni rurali e agresti che sono la nostra protostoria.
    L’enologia moderna ha voluto rendere gusti e profumi delle nostre campagne rurali accettabili ai nasi colti e raffinati.

    Questo può essere corretto quasi sempre eppure per esserlo c’è bisogno anche che alcuni prodotti, quelli più semplici, restino alfieri dei gusti e profumi che furono.

    I mercati volevano vendere vini costosi a tutti: con le barrique, l’eleganza, la pulizia…ma li: sui monti, nell’italia profonda, la gente se ne fotte e che suono ha l’oboe o il fagotto non gli interessa; vuole ricordarsi le sue tradizioni e i suoi suoni! e quindi la Zampogna diviene come il vino.

    Se la zampogna è agreste e rurale, così questo vino è gastronomico e rustico.

    Degustazione:

    Il bicchiere è purpureo, violaceo, ha il colore dell’abito di un cardinale, ma l’intensità dello sguardo della figlia del mugnaio. Tu guardi e singhiozzi. con un sorso non capisci e cerchi l’anello da baciare, ma dopo un bicchiere cerchi le labbra della mugnaia… da baciare.

    Già il sol si cela dietro alla montagna, e il prato al suo partir si fa men bello; colla zampogna sua per la campagna gl’armenti suoi raccoglie il pastorello. Seco la villanella si accompagna.

    Annusiamo: vinoso, di cantina, amarena sotto spirito, naso non particolarmente fine ma impattante. Pugno potente di alcol che inebria il naso, ma senza alcun difetto. Ricorda se fossimo in un romanzo fantasy un nano cantore.

    Passione Irpinia Aglianico DOC 2015 La Cantina di Enza Saldutti autore articolo Zombiwine Uva aglianico
    Passione Irpinia Aglianico DOC 2015 altra produzione di La Cantina di Enza Saldutti autore articolo Zombiwine

    Sensorialità

    Gusto: schietto, rustico, alcolico, gastronomico di una gastronomia rurale. Cucina con fuoco e carne; tannino possente e non particolarmente elegante ma proprio come i faggioli con le cotiche o le interiora di pecora: gusti questi che ci ricordano un secolo addietro e che non vanno dimenticati.

    Questa bottiglia e il suo relativo bag in box costa poco poco non ha smoking o vestito da sera, ma come centonovanta arrosticini di pecora in sei, è un’esperienza indimenticabile. Attoroa te c’è musica e ragazze e boccali e cavalli: con i tuoi amici gli arrosticini non finiscono mai e alla fine si finisce … nei ricordi!

    Perché?
    Perché è naturale, senza solfiti aggiunti, a fermentazione spontanea, solo in acciao e pulitissimo e la somma di tutto ciò fa di una canzone pastorale un’opera lirica.

    Di Zombiwine

    Il sopravvissuto che ama il vino, grande esperto di vini naturali, il racconta storie vere e reali senza peli sulla lingua
    Il sopravvissuto che ama il vino, grande esperto di vini naturali, il racconta storie vere e reali senza peli sulla lingua

    Sito autore: https://www.zombiwine.com

    Canale youtube autore: https://www.youtube.com/c/ZombiWine

    Partner: http://www.foodandwineangels.com

     

     

     

     

     

     

  • Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare

    Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare

    Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare

    Di Michele Nasoni

    Il Sangiovese di mare è un concetto che il pensiero non considera… ma prima di lasciare esplodere sensazioni ed emozioni affrontiamo e svolgiamo la parte concreta e razionale.

    Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare
    Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare autore Michele Nasoni

    Lunedì 9 maggio a Scansano (GR) si è svolto l’evento Rosso Morellino 2022 organizzato dal Consorzio Tutela Morellino di Scansano DOCG.

    Inizio dell’evento al Teatro Castagnoli di Scansano con un vero e proprio talk show alla presenza di molte autorità del territorio, dove i vari protagonisti hanno fatto una review della situazione attuale ed hanno successivamente animato la conversazione con le nuove prospettive del consorzio che si proietta già dall’immediato futuro in un contesto più ampio di sostenibilità ambientale e territoriale.

    Teatro Castagnoli di Scansano con un vero e proprio talk show alla presenza di molte autorità del territorio
    Teatro Castagnoli di Scansano con un vero e proprio talk show alla presenza di molte autorità del territorio

    Il presidente del Consorzio, Bernardo Guicciardini Calamai, ha illustrato la buona salute del Morellino in un contesto economico difficile come quello pandemico e post-pandemico con numeri in crescita e potenziale ancora da esprimere a pieno data una domanda del mercato ancora ben più ampia dell’offerta.

    Il coinvolgimento a livello più ampio e globale a più ampio respiro nel turismo eco-friendly è invece stato il tema trattato dal direttore del consorzio Alessio Durazzi, il quale ha affermato come il Morellino per la Maremma in quanto eccellenza, può e deve essere, un ulteriore driver di crescita ed incremento nel far divenire il territorio meta di turismo e di sviluppo economico e di benessere in ogni periodo dell’anno, non solo stagionale.

    Uno sguardo al prossimo futuro dal punto di vista agronomico e quindi produttivo lo hanno dato i professori dell’università di Pisa Giovanni Caruso e Fabio Mencarelli i quali, considerando anche un ormai cambiamento climatico indiscusso e indiscutibile, si sono espressi sulla necessità di implementare tecniche di viticultura di precisione sia per andare incontro ad una sostenibilità ambientale necessaria razionalizzando le risorse, sia per meglio esaltare, evidenziare e far emergere le caratteristiche aromatiche e tipicità territoriali delle uve prodotte, in particolar modo del Sangiovese.

     “Dal vulcano al mare: wine tour nelle terre del Morellino attraverso il racconto di 6 produttrici “
    “Dal vulcano al mare: wine tour nelle terre del Morellino attraverso il racconto di 6 produttrici “

    È seguita poi la masterclass “Dal vulcano al mare: wine tour nelle terre del Morellino attraverso il racconto di 6 produttrici “.

    Morellino, Sangiovese di mare, Sangiovese da mare, Sangiovese d’amare!
    Morellino, Sangiovese di mare, Sangiovese da mare, Sangiovese d’amare!

    I Lecci di Giannoni Barbara. Fonte Tinta 2020 (Sangiovese 85%, Cabernet Franc 5%, Petit Verdot 10%) Riempite il calice ed accomodatevi pure a tavola, qualsiasi vivanda maremmana porteranno alla vostra mensa questo vino saprà come accoglierla. Gastronomico. Fresco e fragrante di frutta rossa e nera con leggere sfumature di erbe aromatiche a dare complessità al naso e rendere il sorso morbido ancor più piacevole.

    Tenuta Pietramora di Gaia Cerrito. Brumaio 2019 (Sangiovese 100%) Chiudete gli occhi e portatelo al naso. Vi sembrerà di essere in un bosco di eucalipti e macchia mediterranea. Balsamico. Emerge poi la dolcezza dell’amarena a renderlo piacevolmente suadente. Coerente in bocca dove la morbidezza e rotondità di questo Sangiovese viene sempre alleggerita e impreziosita con note fresche più eteree.

    Monterò di Milena Cacurri. More 2019 (Sangiovese 100%) Less is more… Un Sangiovese immediato e franco. Una zuppiera di ciliegie, dalle amarene alle visciole alle marasche… una tira l’altra. Note di viole e sottobosco al naso. Freschezza e soprattutto sapidità accompagnano il sorso insaporendolo.

    Tenuta il Quinto di Vittoria Saby. Ficaie 2020 (Sangiovese 85%, Syrah 15%) Fragole, ciliegie e ribes per la fragranza, una foglia di menta per la freschezza e una grattugiata di pepe nero per la speziatura. Servite su una “vellutata” di tannino ed il gioco è fatto! Intrigante ed interessante.

    Celestina Fè di Moira Guerri. Celestina Fè 2018 (Sangiovese 100%) Accogliente, morbido e caldo. Anzi, affettuoso e generoso nel dare. Caloroso. La frutta è scura di mora selvatica condita da erbe officinali, su tutte il rosmarino. Abbondanza sorretta da un tannino ben presente, ma non invadente che bilancia e dà equilibrio al sorso.

    Val di Toro di Annamaria Cruciata. Reviresco Riserva 2018 (Sangiovese 100%) Un Sangiovese in purezza pienamente e orgogliosamente consapevole di esserlo. #insangiovesewetrust ! Le ciliegie sono sottospirito e al naso note evolutive di tabacco, humus e sottobosco donano eleganza e classe pur svelando qualche primavera trascorsa portata a testa alta ed esibita fieramente. Un sorso importante in pienezza e ampiezza supportato da un tannino integrato ed evoluto. Freschezza e sapidità lo accompagnano per tutta la buona persistenza.

    La giornata è poi proseguita con le degustazioni ai vari banchi d’assaggio.

    Il Morellino di mare
    Il morellino di mare

    Un Morellino, scoppiettante di salute, che si conferma un vino fresco e pronto da mettere in tavola per goderselo senza troppi pensieri fino all’ultima goccia fra chiacchiere e risate anche se sempre più produttori stanno iniziando a tirar fuori bottiglie importanti con vini più strutturati ed eleganti da considerare in un’ottica temporale più lunga e in contesti più elaborati.

    I prossimi anni ci riveleranno queste potenzialità ancora parzialmente inespresse e sono sicuro ci sarà qualche bella e gradita sorpresa.

    Un Morellino che è come andare in barca a vela d’estate. Un sorso caldo in cui è sempre presente però una bella vena fresca balsamica, che vira dalle erbe officinali, alla macchia mediterranea, all’eucalipto fino a note più scure e terrose di sottobosco, tabacco, muschio in quelli più evoluti.

    Caratteristica che il Sangiovese esprime anche nelle altre DOGC più note e blasonate solo negli anni appunto più caldi e che qui nel territorio del Morellino è invece caratteristica base e distintiva di un Sangiovese di mare…

    Morellino, Sangiovese di mare, Sangiovese da mare, Sangiovese d’amare!

    Di Michele Nasoni

    Michele Nasoni
    Michele Nasoni sommelier, autore del libro Wineblogger Wine Not? fondatore del blog sommelier naso dvino

    Blog Autore:http://www.sommelier-naso-d-vino.com

    Partner: http://www.foodandwineangels.com

  • Carol e i Sensi fonte di vita 2022

    Carol e i Sensi fonte di vita 2022

    Carol e i Sensi fonte di vita 2022

    di Carol Agostini

    Cosa sono i sensi e quanti sono? Una domanda che mi è saltata in testa parecchi anni fa, da quel momento ho ascoltato, osservato e analizzato me stessa, o meglio il mio corpo e la mia esistenza.

    I Sensi fonte di vita 2022 di Carol Agostini
    I Sensi fonte di vita 2022 di Carol Agostini

    Vi capita mai di avere la sensazione di conoscervi attraverso parole, gesti e movenze? Attraverso lo spazio che occupiamo, il tempo che trascorre, ciò che guardiamo o attraverso il dolore che proviamo?

    Rifletteteci, scoprirete angoli nascosti che mai avete analizzato, situazioni sfuggenti, emozioni nascoste, esiti sommersi da automatismi vitali senza alcuna ricerca fine a se stessa.

    Ed eccomi qui a raccontarvi i miei studi, il percorso che ho fatto alla ricerca dei sensi umani, queste vie che ci permettono di percepire informazioni sul mondo e sul nostro corpo.

    Eravamo tutti rimasti ai cinque sensi.

    Il viaggio però continua, sono passata dai 13 ai 17, man mano che la scienza negli anni si è evoluta.

    I sensi li identifichiamo e li conosciamo come i mitici cinque, i super eroi del nostro secolo, coloro che risolvono, che ci fanno vivere, ma allo stesso tempo sono causa di malattie e di soddisfazioni.

    I classici cinque sensi sono la vista, l’udito, il gusto, l’olfatto e il tatto. E gli altri?

    I primi Sensi "consapevoli" di Carol Agostini 2022
    I primi Sensi “consapevoli” di  vita di Carol Agostini 2022

    Come anticipato, i veri sensi sono 17 e si dividono in tre macro aree di appartenenza e competenza:

    I sensi meccanici: tatto, udito, propriocezione (posizione nello spazio, nel buio e nel silenzio), equilibrio, fame, sete, stimolo di urinare, prurito, termo percezione, tensione, magnetismo, tempo.

    I sensi chimici: gusto, olfatto, dolore, stiramento.

    I sensi luminosi: la vista.

    I sensi, uno a uno

    Vi faccio un esempio concreto per quei sensi che non immaginavate fossero appunto sensi:

    l’equilibrio è un senso meccanico, perché è il sistema vestibolare dell’orecchio a far percepire come cambia la nostra posizione in relazione alla gravità, così come la fame, la sete e lo stimolo a urinare, che sono sempre sensi meccanici, come del resto lo è la pressione sanguigna.

    Equilibrio uno dei Sensi meccanici di Carol Agostini 2022
    Equilibrio uno dei Sensi meccanici di Carol Agostini 2022, fonte di vita

    Le propriocezioni, parola di difficile pronuncia, sono invece quei recettori che ci permettono di ubicarci nella posizione in cui siamo, quella sensazione che ci permette di addentrarci nella nella spazialità, che ci aiutano a trovare una collocazione precisa nel buio e nel silenzio.

    Le propriocezioni sono invece quei recettori che ci permettono di ubicarci nella posizione in cui siamo
    Le propriocezioni sono invece quei recettori che ci permettono di ubicarci nella posizione in cui siamo, di Carol Agostini autrice dell’articolo: I Sensi fonte di vita 2022

    Una domanda mi sono fatta in questi anni…dove ci portano i sensi? Ci portano alla conoscenza, della percezione della complessità di ogni situazione vissuta nel mondo e di noi stessi, ci spingono a cercare, conoscere, capire e a renderci umanamente persone.

    La vista consente di distinguere forme, colori, distanze, oltre alla tridimensionalità di tutto ciò che osserviamo.

    La vista consente di distinguere forme, colori, distanze, oltre alla tridimensionalità di tutto ciò che osserviamo. I Sensi
    La vista consente di distinguere forme, colori, distanze, oltre alla tridimensionalità di tutto ciò che osserviamo. I Sensi fonte di vita 2022

    Il gusto, identificato in cinque gusti. I sapori percepiti sono il dolce, il salato, l’amaro, l’aspro, ma c’è anche l’umami, cioè il gusto di glutammato (presente nei cibi ricchi di proteine come carne e formaggio). C’è un sesto gusto poi, individuato, ma non ancora classificato, che comprende le papille gustative che percepiscono la presenza di grasso.

    Il gusto, identificato in cinque gusti. I sapori percepiti sono il dolce, il salato, l'amaro, l'aspro, ma c’è anche l’umami, cioè il gusto di glutammato
    Il gusto, identificato in cinque gusti. I sapori percepiti sono il dolce, il salato, l’amaro, l’aspro, ma c’è anche l’umami, cioè il gusto di glutammato

    La pressione, chiamata comunemente “tatto” (che però spesso è associato anche ad altri sensi), è la capacità di riconoscere una pressione su una zona specifica del corpo.

    Il prurito, per quanto la cosa possa stupire, ha un sistema sensorio proprio, distinto da quello del tatto ed è un senso meccanico di difesa e di stimolazione.

    La termo percezione, è la capacità di avvertire il freddo il caldo, divisi per diversità dei recettori e meccanismi di rilevamento.

    L’udito, capacità di avvertire vibrazioni nell’ariadi Carol Agostini I Sensi
    L’udito, capacità di avvertire vibrazioni nell’ariadi Carol Agostini I Sensi fonte di vita 2022

    L’udito, capacità di avvertire vibrazioni nell’aria o, comunque nel gas/liquido in cui si è immersi, captando i suoni che provengono dall’esterno e che si trasmettono attraverso il canale uditivo alla corteccia temporale che li decodifica.

    L’olfatto, capacità di sentire odori e profumi. I sapori sono creati dalla combinazione di gusto ed olfatto grazie all’azione dei chemiorecettori, cellule presenti nella mucosa olfattiva (un’area della mucosa nasale) capaci di reagire alle caratteristiche chimiche delle sostanze odorose.

    L’olfatto, capacità di sentire odori e profumi. I Sensi
    L’olfatto, capacità di sentire odori e profumi. I Sensi fonte di vita 2022

    La propriocezione (o cinestesia), è la capacità di riconoscere la posizione del proprio corpo e dei singoli arti nello spazio. Per la cronaca, è uno dei sensi che viene alterato dal consumo di alcol; da qui l’abitudine di utilizzare il metodo “chiudi gli occhi e toccati il naso” per valutare lo stato di sobrietà di una persona.

    La tensione permette al cervello di accertare lo stato di tensione e contrazione dei muscoli.

    Il dolore, un tempo considerato un “sovraccarico” di altri sensi, come il tatto, in realtà provvisto di recettori e di una rete sensoriale propria. Anzi, in realtà ce ne sono tre distinte: quella cutanea sulla pelle, quella somatica su ossa e giunture, e quella concernente gli organi interni.

    L’equilibrio, che permette di identificare le accelerazioni (compresa quella di gravità). L’organo dell’equilibrio è il labirinto vestibolare, che si trova nell’orecchio interno.

    Lo stiramento. I recettori specifici per lo stiramento e l’allungamento si trovano in particolare nei polmoni, nella vescica, nello stomaco e nell’intestino. Spesso questo senso sarebbe anche collegato ai mal di testa, in particolare associato alla percezione della dilatazione dei vasi sanguigni.

    La chemio percezione, data dai chemiorecettori è la percezione degli stimoli chimici, in particolare attivata dagli ormoni, come l’esigenza di fare pipì.

    Tutti viviamo i sensi nello stesso modo o intensità?
    Tutti viviamo i sensi nello stesso modo o intensità?

    Sete, è un senso autonomo, che si attiva quando l’idratazione del corpo scende.

    Fame, anche questa ha una sua autosufficiente rete sensoriale.

    Magnetismo, è la capacità di avvertire campi magnetici. Negli esseri umani, non è particolarmente risaltata come in alcune specie di uccelli che sono precisamente in grado di percepire il campo magnetico terrestre (usando questo per orientarsi), ma c’è sicuramente una sensibilità di base.

    Il Tempo, gli esseri umani hanno una percezione molto precisa del tempo, soprattutto i giovani.

    Domande e risposte

    Qual è il senso maggiormente usato?

    Beh, che dire… ovviamente la vista. Con essa ci si entusiasma, ci si seduce e ci si innamora, di un paesaggio, di una persona, di un cucciolo di animale.

    È il importante recettore che innesca le nostre emozioni.

    Ma avete mai pensato al profumo dell’aria? Che odore ha?

    L’aria ha il profumo dei nostri ricordi, un mix tra contesto e azioni che si innalzano con il vento. Non si vede, ma si percepisce; è una culla di profumi che si mescolano e danzano in soffi leggeri.

    Avete mai pensato che ogni piatto è un viaggio sensoriale?

    Ha un’infinità di varianti che innescano i nostri sensi, dalla spazialità ai colori, dalle forme alla consistenza, dal sapore ai profumi. Ma mangiare non implica solo i primi “i magnifici cinque”, ma anche molti dei sensi meccanici, come la pressione, la termo percezione, la chemio percezione e tanti altri.

    I sensi, ricette, Cena con Fattura D'Amore di Carol Agostini
    I Sensi, ricette, vita,  Cena con Fattura D’Amore di Carol Agostini
    E vedere un film?

    Oltre al senso luminoso che è la vista, anche i sensi meccanici sono coinvolti e spesso sono quelli che accompagnano le emozioni dei nostri sguardi e delle nostre lacrime.

    Tutti viviamo i sensi nello stesso modo o intensità?

    No, i sensi di ognuno di noi sono imprevedibili e dipendono da fattori diversi a seconda della sensibilità umana, da predisposizioni fisiche naturali e da un allenamento volontario. Vi faccio un esempio concreto, un degustatore sommelier può avere doti naturali di analisi ma si allena, si crea una memoria olfattiva e gustativa e si concreta per riscoprirla attraverso l’analisi.

    Il viaggio verso i Sensi e dei Sensi
    Il viaggio verso i Sensi e dei Sensi
    Quali sono le vacanze che intrigano?

    Ovviamente quelle sensoriali, in cui si evocano e si risvegliano i canali della percezione spesso poco usati, creando grande stupore e coinvolgimento e utilizzando il maggior numero di sensi a nostra disposizione, aiutandoci a creare sensazioni date dal contatto diretto con la sperimentazione. Il divertimento sarà assicurato.

    Quindi che ne pensate, dunque, di lasciare a casa le inibizioni, gli automatismi dati dalla routine e quotidianità e in questa torrida estate VIVERE DI SENSI?

     Di Carol Agostini

    Carol Agostini autrice dell'articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine
    Carol Agostini autrice dell’articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine

    Sito collegato:https://carol-agostini.tumblr.com/

    https://thesensesoffoodandwine.blogspot.com/

    Partner Sito:https://www.foodandwineangels.com/

    https://lnx.spaghettitaliani.com/Articoli.php?SL=carolagostini

  • I 4 sensi + 1… I segreti del Gusto

    I 4 sensi + 1… I segreti del Gusto

    I 4 sensi + 1… I segreti del Gusto

    Di Michele Nasoni

    Lei era alta, bella, bionda, occhi celesti.

    E si, per noi nati negli anni ’70 viene subito in mente la canzone di Francesco Nuti nel geniale, irriverente e precursore film Madonna che silenzio c’è stasera” quando entra in scena con la chitarra davanti ad un pubblico incontentabile ed irritato ed esordisce con un “Canterò per voi una canzone d’amore…

    Lui era moro, occhi ebano, aitante, mediterraneo.

    Sentì l’odore della sua pelle profumata e molto probabilmente percepì a livello inconscio, ancor prima che entrasse nella sala degustazione già completamente allestita, la sua straripante sensualità che aleggiava intorno a lei come un’estensione naturale del suo corpo.

    Già, il suo corpo.

    Alta, bella, bionda, occhi celesti… e tutto il resto. Tutta quella calda estate del ’82 passata al bar con gli amici, fra le partite inebrianti del mondiale spagnolo, le prime birre e il juke box che suonava all’infinito come un mantra la canzone di Nuti.

    Michele Nasoni
    Michele Nasoni sommelier, autore del libro Wineblogger Wine Not? fondatore del blog sommelier naso dvino, autore dell’articolo: I 4 sensi + 1…I Segreti del Gusto

    Vibrazioni, sensazioni… emozioni e sensi!

    Lui prese due calici di vino rosso, caldo Syrah siciliano, maturo e dolce frutto carnoso e pepe nero con un tocco di spezie dolci orientali, ciliegia piccante, che qualche misterioso fato aveva deciso di mettere lì pronti nel primo stand dell’evento.

    La raggiunse porgendogliene uno e guardandola fissa negli occhi. Dentro gli occhi. Fuoco e cielo.

    Stasera ceniamo insieme…”sensi

    Il gusto è l’unico senso interno al corpo umano... uno dei sensi!
    Il gusto è l’unico senso interno al corpo umano… uno dei sensi!

    Come andò a finire non so, come ignoro se sia storia o leggenda, quello che so per certo è che in ogni occasione che vogliamo abbattere delle barriere personali, andare oltre alle apparenze e formalità, vogliamo creare intimità, condivisione, comunione, sigillare amicizie, allargare parentele, concludere buoni affari, festeggiare buone notizie o lieti eventi, la tavola, e quindi il cibo e il vino, sono eterni, inossidabili e preziosi alleati. Fondamentali.

    I segreti...i sensi
    I segreti…i sensi

    I segreti…i sensi

    Di una persona possiamo discernere la sua sfera pubblica anche da lontano con la vista, apprezzarla o meno riducendo le distanze nell’ambito sociale sentendola parlare, già con il tatto, una stretta di mano una pacca sulla spalla, possiamo entrare nella sua area personale, ma per sedurre la sua intimità e carpirne la vera essenza dobbiamo ricorrere all’olfatto e al gusto.

    Tutte le grandi cose accadono intorno ad un tavolo, a partire dall’ultima cena in poi e, dicendola tutta, niente di importante è mai accaduto di fronte ad un piatto di insalata e un bicchiere d’acqua.

    E fra l’olfatto e il gusto c’è una sottile differenza che però ha una immensa rilevanza, psicologicamente e spiritualmente parlando.

    Il gusto è l’unico senso interno al corpo umano... uno dei sensi! Michele Nasoni
    Il gusto è l’unico senso interno al corpo umano… uno dei sensi! Michele Nasoni

    Il gusto è l’unico senso interno al corpo umano… uno dei sensi!

    Per sentire una cosa con l’olfatto spesso dobbiamo avvicinarcisi molto, ma per gustare una qualsiasi cosa dobbiamo farla entrare addirittura fisicamente dentro di noi ecco perché riguarda la sfera più intima segreta e quindi spirituale ed emozionale. Introspettiva e viscerale.

    Tutta questa importanza la assume anche perché senza mezzi termini siamo ciò che mangiamo, letteralmente parlando proprio, quello che gustiamo e poi ingeriamo si trasformerà in qualche modo in sostanze chimiche che andranno a costituire, nutrire, sostituire, riparare le nostre cellule.

    Mangiare bene e bere meglio per stare meglio!
    Mangiare bene e bere meglio per stare meglio! Sensi

    Troppo spesso ci nutriamo distrattamente in maniera automatica ed automatizzata o troppo frettolosa, sottovalutando l’importanza sia dal punto di vista personale che sociale di stare a tavola gustando una cucina varia, sana e saporita accompagnata sempre da una buona bottiglia di ottimo vino e da veri amici.

    Mangiare bene e bere meglio per stare meglio!Sensi…

    Seguiteci per altri consigli!

    Di Michele Nasoni

    Michele Nasoni
    Michele Nasoni sommelier, autore del libro Wineblogger? Wine Not? e fondatore del blog sommelier naso dvino

    Blog Autore: http://www.sommelier-naso-d-vino.com

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022

    La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022

    La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022

    Di Zombiwine

     

    Cantano nella notte, nel fruscio dei rami quando c’è vento, le voci
    sussurranti dei nostri avi.
    Scricchiolano parole di corteccia e zufolano consigli come se fossero
    suonatori du Duduk armeno.

    Zombiwine autore dell'articolo: La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022
    Zombiwine autore dell’articolo: La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022

    Se, e sottolineo se, i nostri antenati fossero gocce raccolte in una bottiglia, probabilmente sarebbero liquidi come questo vino: notturno, rustico, esoterico, misterioso e seducente come solo la gamba tornita di Lilith sa essere.

    Non vi nascondo che, fra iu vini della cantina di Enza, questo è quello che più aggressivamente mi ha spinto verso quel luogo della mia mente in cui riesco ad alienarmi da qualsiasi emrda mi sia successa, da qualsiasi pensiero mi abbia stretto le gonadi, e da qualsiasi paura mi abbia fatto penare incessantemente all’inevitabile giorno della mia morte.

    Sono cosi, dopotutto sono Zombiwine e quando qualcosa mi colpisce, il luogo in cui mi porta ( simile al crossover tra Tim Burton e Carpenter) è un luogo solo mio.

    La cantina di Enza

    La cantina di Enza è una realtà, di Montemarano, giunta alla terza generazione; generazione questa capitanata da una donna sapiente che con i suoi vini mi ricorda una guaritrice medioevale.

    Le mode hanno cercato di raffinare i gusti, e far scomparire quelle
    percezioni rurali e agresti che sono la nostra proto storia.

    L’enologia moderna ha voluto rendere gusti e profumi delle nostre
    campagne rurali accettabili ai nasi colti e raffinati. Questo può essere corretto quasi sempre eppure per esserlo c’è bisogno anche che alcuni prodotti, quelli più antichi, restino alfieri dei gusti e profumi che furono.

    Pascrai

    La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022 di Zombiwine
    La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022 di Zombiwine

    Pascrai: Fiano vinificato in acciaio con circa dodici giorni di macerazione sulle bucce; vino figlio di vigne vecchissime che affondano le radici nella terra come vene nella carne.

    Ho raffreddato questa bottiglia, ma non troppo, volevo vedere come si comportava ad una temperatura di servizio non glaciale.
    L’ ho aperta, il tappo è di un conglomerato credo di sughero: ottima scelta.
    Verso il vino: il colore è un giallo non paglierino dorato ma non troppo carico. Non ha residui in sospensione, ma si vede che non ha fatto chiarifica infatti il bicchiere è un pò velato; poco male mi piacciono le donne poco truccate e mi piacciono i vini velati: la perfezione è nell’imperfezione.

    Al naso

    Il naso è corretto, senza grandi difetti; il vitigno di provenienza, il finto , si riconosce quindi non è di quegli Orange wine che coprono tutto con note distorte.
    Mi piacciono i vini così, li trovo timidamente femminili e assomigliano molto alla musica introspettiva e dal sorriso tenue che tanto amo.

     

    Il naso è fruttato con un Bell’abito dei colori delle mele verdi e delle
    pesche segue note terrose e minerali.
    Nella sua semplicità ha un naso coinvolgente con un accenno ad un
    elemento che raccontandovi il sorso approfondirò.
    Sorso: all’assaggio questo vino potrebbe creare una divisione importante poiché ha in se una caratteristica che va un attimo analizzata.

    Il sorso

    Nel sorso, fresco e vibrante (che lo fa essere polposo) c’è una nota che causerà l’assoluta babele di questo articolo.
    Per molti di voi se io dico volatile, voi dite aceto; io non sono d’accordo con questo estremismo infatti entro certi livelli piccoli e ben integrati la volatile da dinamicità al naso e al sorso.

    Questo è il caso di questo vino, non puzza di aceto (come cose che ho bevuto) non sa di aceto ne al anso ne in bocca, ma ha un filo leggerissimo di quella nota pungente.
    Lievissima, appena accennata, se non sei scafato forse manco te ne
    accorgi , però c’è.
    Per onestà di scrittura vi devo dire che c’è ma vi supplico di non iniziare ad affilare le ghigliottine, perché in questa declinazione per me non è assolutamente invalidante.

    Ho bevuto tanti Fiano naturali, e in moltissimi (e vi dirò anzi in quelli che a mia opinione sono stati i più goderecci) ho riscontrato questo filo, questa nebbia, questa leggerissima vibrazione che quando è a questi livelli mi ricorda il vibrato del Duduk, però deve piacervi o quantomeno dovete essere disposti a una bevuta leggermente diversa dalla solita bevuta.

    Passatemi l’esempio: in un mondo dominato da vini bianchi che fanno l’amore alla missionaria questo ha sicuramente le doti per essere una notte di sesso un pò più selvaggio, di quelle notte in cui non vorresti smettere mai.
    Bene ho cercato di essere quanto più brutalmente onesto, vi lascio con un ragionamento finale.
    Questa bottiglia è rurale e contadina.
    Questa bottiglia è il crocevia in campagna dove di notte il diavolo faceva patti coi bluesman.

    Piatto semplice da abbinare al vino fiano bianco di Cantina di Enza
    Piatto semplice da abbinare al vino fiano bianco di Cantina di Enza

    Questo vino ha il sapore, l’odore perfino la stoffa della ruralità e va
    bevuto con cibi semplici! Immaginatevi pane e salame, la frittata di pasta o di cipolle, le salsicce sotto sugna o i tordi arrostiti!

    Prendetevi una vacanza da questa fottuta e orrenda modernità e per una cena andate a tavola vestiti come i vostri nonni:con i piatti dei vostri nonni, con i sapori, gli odori e anche le candele dei vostri nonni…. E dimenticatevi che quel filo di volatile è sbagliato non fate i puritani!

    Di Zombiwine

    Il sopravvissuto che ama il vino, grande esperto di vini naturali, il racconta storie vere e reali senza peli sulla lingua
    Il sopravvissuto che ama il vino, grande esperto di vini naturali, il racconta storie vere e reali senza peli sulla lingua

    Sito Autore: https://www.zombiwine.com

    Canale Youtube autore: https://www.youtube.com/c/ZombiWine

    Partner: http://www.foodandwineangels.com

  • Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro

    Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro

    Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro

    Di Elsa Leandri

    Wine&Siena 2022 con Helmuth Köcher e Massimo Pastura
    Wine&Siena 2022 con Helmuth Köcher e Massimo Pastura della Cantina Cascina La Ghersa

    Siena tra il 12 e il 14 marzo 2022 ha accolto all’interno del suo centro storico per la settima volta il Wine & Siena. La location scelta per le degustazioni enogastronomiche da Helmuth Köcher, patron del Merano WineFestival, e da Stefano Bernardini, presidente della Confcommercio Siena, è stata, come nel 2020, il celeberrimo Palazzo Squarcialupi al Santa Maria della Scala, in cui 129 produttori hanno avuto l’occasione di presentare i loro prodotti ad appassionati e a operatori del settore.

    Attività parallele ai banchi di assaggio sono state da una parte i WineHunter Talks e dall’altra le Masterclass.

    Derthona Timian 2014 calice Wine&Siena 2022
    Derthona Timian 2014 calice Wine&Siena 2022

    I WineHunter Talks

    I WineHunter Talks hanno toccato molti argomenti come, per esempio, l’abbinamento “Distillati e Cioccolato” condotto dall’ANAG (Assaggiatori Grappe e Acquaviti), la presentazione della guida “I sentieri del Gusto” o ancora il convegno tenuto in collaborazione con l’Università di Siena su “Nutriceutica e Integratori”

    Non sono mancate Masterclass, che si sono svolte all’interno del sontuoso Grand Hotel Continental Siena- Starhotels Collezione, curate da Ais, Fisar, Onav e Slowine in cui sono state toccate molte realtà, come i “Supertuscan” o i “Vini in anfora- La sfida Italia-Georgia: le origini”.

    Assaggiando…

    Il passeggiare tra un banco di assaggio e l’altro ha regalato delle belle conferme e delle grandi soddisfazioni, come quella di riconoscere il vino alla cieca che era stato proposto da Idealwine, unico banco che presentava realtà internazionali.

    Molto interessanti anche le Masterclass di sabato pomeriggio a cui non siamo mancati: “Timorasso” e “Verticale con il Borro”.

    Masterclass di Timorasso Wine&Siena 2022 con Helmuth Köcher Patron del Merano Wine Festival
    Masterclass di Timorasso Wine&Siena 2022 con Helmuth Köcher Patron del Merano Wine Festival

    Masterclass “Timorasso”

    Se sono tante le uve che possono essere definite dei “rossi vestiti di bianco” Massimo Pastura di Cascina La Ghersa non ha esitato a raccontarcene il suo concetto durante la Masterclass “Timorasso”.

    Massimo, amante dei vitigni autoctoni piemontesi, ha dedicato tutta la sua attività in azienda a valorizzare l’identità della sua regione. Non poteva mancare accanto al Barbera anche un’attenzione a uno dei vitigni più rappresentativi della zona come il Timorasso ed è nel 2006 che inizia, sotto la guida del collega-amico Walter Massa, la sua attività con quest’uva quando solo 13 produttori e 26 ettari ne erano i protagonisti.

    Masterclass di Massimo Pastura Wine&Siena 2022 Cascina La Ghersa
    Masterclass di Massimo Pastura Wine&Siena 2022 Cascina La Ghersa

    Un vitigno che in epoca prefilosserica si contendeva con il cortese la nomea di vitigno più coltivato nella zona di confine tra Piemonte e Lombardia, si è trovato completamente abbandonato negli anni ’50-’60 in cui le richieste d’elevata produzione e di grandi volumi lo avevano praticamente emarginato, favorendo invece la coltivazione di vitigni più produttivi.

    Ora, per fortuna, sta incominciando ad avere la sua rivalsa, tanto da contare su 200 ettari impiantati e da vantare anche il nome di “Barolo bianco”.

    I vigneti di Massimo Pastura sono in provincia d’Alessandria a pochi chilometri da Tortona con un dislivello che oscilla tra i 300m s.l.m e i 550m s.l.m in cui si ha l’influenza di tre climi completamente differenti: il clima mediterraneo, che spinge da Sud lungo il fiume Scrivia, venti freddi che scendono dall’Appennino Ligure, che difende al contempo l’areale, e l’influenza della Pianura Padana, con il suo clima continentale offrono una peculiarità a questo territorio, tanto che, per assurdo andando verso sud, quindi verso l’Appennino, il clima si irrigidisce.

    La presenza di elevate escursioni termiche giorno/notte sono tali da favorire un nobile accrescimento del patrimonio olfattivo delle uve.

    In degustazione erano proposte cinque diverse annate: tre annate per Colli Tortonesi DOC Timorasso Sivoy e due annate per Colli Tortonesi DOC Timorasso Riserva Timian. Il primo viene coltivato a 300m s.l.m laddove si hanno delle marne arenarie di epoca tortoniana ed il suo affinamento è di 10 mesi, il secondo rappresenta un cru ed è coltivato a circa 500m s.l.m con un terreno misto argillo-limoso con presenza di calcare ed è sottoposto a 21 mesi di affinamento, come previsto dal disciplinare.

    Derthona Colli Tortonesi Timorasso DOC Sivoy 2018 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa
    Derthona Colli Tortonesi Timorasso DOC Sivoy 2018 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi Timorasso DOC Sivoy 2018

    L’intensità cromatica dorata ci parla di agrumi, di scorza di pompelmo giallo e di fiori gialli come la ginestra e la mimosa con una nota minerale di pietra bagnata.

    In bocca ottima acidità che ci promette una lunga longevità.

    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Sivoy 2015
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Sivoy 2015 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Sivoy 2015

    Il dorato diventa già più caldo, il naso è inizialmente più “timido” sui terziari (cera d’api) e si apre su un fruttato agrumato e floreale. Si percepiscono infine dei sentori che rimandano al fieno e alla pietra focaia.

    Annata calda che ha richiesto una vendemmia anticipata così da avere una percezione alcolica più impattante che maschera l’acidità.

    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Sivoy 2014 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Sivoy 2014 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Sivoy 2014

    Ventaglio olfattivo elegantemente ampio: cedro candito, kumquat, buccia d’arancia, carruba, erbe officinali si susseguono e il tutto è arricchito da sentori di miele e di idrocarburi.

    Ottima freschezza e sapidità. 

     

    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Riserva Timian 2010 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Riserva Timian 2010 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Riserva Timian 2010

    Mentre il colore diventa di un dorato brillante il naso si sposta su una frutta a polpa gialla e dolce, pesca sciroppata, nespola, mirabella, condite da miele e da echi di pasticceria.

    Acidità ancora viva ed elevata sapidità.

     

    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Riserva Timian 2006 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Riserva Timian 2006 Wine&Siena 2022 Cantina Cascina La Ghersa Massimo Pastura
    Derthona Colli Tortonesi DOC Timorasso Riserva Timian 2006

    Ultimo vino degustato che ci porta agli esordi di Massimo con questo vitigno.

    Il naso viene accarezzato dal miele d’acacia che diventano, insieme agli idrocarburi, i protagonisti principali su un bouquet fruttato. Seppur l’acidità e la sapidità continuino ad essere presenti vi si percepisce una lieve tannicità che completa e appaga elegantemente il sorso.

    Masterclass “Verticale con Il Borro”

    A presenziare la degustazione Salvatore Ferragamo in persona.

    E pensare che il Borro era la zona del Valdarno in cui la famiglia Ferragamo andava a cacciare e poi.. Sbam.. Colpo di fulmine!

    Nel 1993 la tenuta viene comprata da Ferruccio Ferragamo e dopo attenti studi del terreno viene deciso di impiantare delle viti. Nel contempo il borgo viene completamente ristrutturato così da proporre anche una struttura ricettiva molto elegante oltre che la produzione di olio, vino e ortaggi che dal 2015 sposano un regime biologico.

    Tra le varie etichette che l’azienda produce, la degustazione verteva proprio sulla bottiglia emblema della tenuta, ovvero “Il Borro” Toscana IGT la cui prima produzione risale al 1999, quando era costituito da un blend di Merlot, Cabernet, Syrah e Petit Verdot, quest’ultimo rimasto in uvaggio fino al 2010.

    Cinque le annate in degustazione di Il Borro Toscana IGT : 2018, 2017, 2008, 2004 e 1999.

    Il Borro Toscana IGT 2018
    Degustazione Il Borro al Wine&Siena 2022
    Degustazione Il Borro al Wine&Siena 2022

    Rosso rubino. Ciliegia, prugna, pepe nero, peperone arrostito e leggere note empireumatiche sono i protagonisti di questo sorso con bella freschezza e tannicità.

    Il Borro Toscana IGT 2017

    Rosso rubino vivace. La frutta si trasforma in confettura e la parte vegetale diventa più delicata, note dolci di vaniglia.

    L’impatto in bocca è più morbido, il tannino levigato. Lunga persistenza con richiami di cipria.

    Il Borro Toscana IGT 2008

    Rosso rubino carico. L’incipit di confettura di prugna lascia lo spazio a un’albicocca disidratata. Finale di cioccolato. Ottima freschezza sorretta da una nota tannica pulita e ben integrata.

    Il Borro Toscana IGT 2004

    (Il nostro personale coup de cœur !) Pot pourri floreale, frutta rossa matura e note terziarie che si svelano a mano a mano: chiodi di garofano, cannella, cioccolato con nota balsamica, quasi a ricordare un after eight. Attraenza continua. 

    Tannino elegante e vellutato con una freschezza che permane. Persistenza elevata con retrogusto aranciato.

    Il Borro Toscana IGT 1999

    Prima annata prodotta.

    Color rubino con riflessi aranciati. Il naso diventa più scuro, offrendo suggestive note di sottobosco, humus, fungo, cacao, cannella, vaniglia. Bocca setosa che accarezza il palato regalando un finale mentolato.

    Calici degustazione Il Borro Ferragamo Wine&Siena 2022
    Calici degustazione Il Borro Ferragamo Wine&Siena 2022

    Bellissime verticali in una sala eccezionale che rimarranno impresse nel nostro cuore, pronte ad accogliere quelle del prossimo Wine and Siena.

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola
    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito Evento: https://wineandsiena.com/

    Sito Cantine:

    http://www.laghersa.it/

    https://www.ilborro.it

    Versione Inglese:https://thesensesoffoodandwine.blogspot.com/2022/07/our-wine-2022-between-timorasso-and-il.html

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • Piemonte, Albugnano DOC e uno dei suoi produttori 2022: Alle Tre Colline.

    Piemonte, Albugnano DOC e uno dei suoi produttori 2022: Alle Tre Colline.

    Piemonte, Albugnano DOC e uno dei suoi produttori 2022: Alle Tre Colline.

    Di Elsa Leandri

    Il Piemonte

    Si sa essere regione di vini e di nocciole. Oltre alle celebri denominazioni Barolo e Barbaresco un piccolo paese di 500 anime, che si trova nel Monferrato nordoccidentale vicino a Torino, custodisce una delle 341 doc italiane, la Doc Albugnano, che prende nome dall’omonimo paese. Alla scoperta di questa denominazione e dei vitigni autoctoni piemontesi grazie all’azienda agricola “Alle tre colline”.

    Albugnano Doc e uno dei suoi produttori: Alle Tre Colline. Lineup dei vini rossi della cantina
    Albugnano DOC e uno dei suoi produttori 2022: Alle Tre Colline. Lineup dei vini rossi della cantina

    La denominazione Albugnano DOC e l’Associazione Albugnano 549

    La denominazione che abbraccia quattro comuni del territorio Astigiano (Albugnano, Pino d’Asti, Castelnuovo Don Bosco e Passerano-Marmorito) vede come protagonista il Vitigno Piemontese per eccellenza, ovvero il nebbiolo.

    Il territorio

    Le colline che si ergono sopra i 400m s.l.m. e la presenza di boschi danno il loro contributo a rinfrescare il clima, rendendolo idoneo alla coltivazione dello stesso nebbiolo su questo terreno di matrice marnosa. Già Pier De Crescenzi nel XIV secolo lodava tale zona e tale vitigno: “Quest’uva Nubiola è molto lodata nella città di Asti e in quelle parti” e in quello stesso secolo il nome del vitigno compare nei catasti di Chieri, paese non lontano da Albugnano.

    La realtà, purtroppo, è che tale denominazione, nonostante siano presenti condizioni ideali climatiche, territoriali e storiche per tale vitigno, appare ai più misconosciuta.

    Albugnano, Piemonte Cantine Le tre Colline Albarossa
    Albugnano, Piemonte Cantine Le tre Colline Albarossa bottiglia e calice

    La volontà dei viticoltori locali è quella di riuscire ad affermare tale area a denominazione, che conta 44 ettari, nel mondo vitivinicolo ed è per questo che nel 2017 è nata l’associazione 549, il cui nome fa riferimento al punto più alto del comune di Albugnano appunto 549m s.l.m.

    L’azienda “Alle Tre Colline”

    Uno dei 14 produttori che è attivo in questa rivalutazione territoriale è Franco Carossa, proprietario dell’azienda agricola Alle Tre Colline, che si trova a Albugnano. Il nome della cantina rievoca il fatto che questo paese si estende appunto su tre colline, quelle tre colline che Cristina, la moglie di Franco, vedeva quando tornava da Chieri verso casa.

    Famiglia Carossa, storia, Piemonte, Albugnano

    Seppur la storia della famiglia Carossa affonda le sue radici in viticoltura già all’inizio del 1800, è nel 1999 che Franco Carossa decide di fare il grande passo e di incominciare a non vendere solo vino sfuso, ma anche vini imbottigliati direttamente da loro.

    I Vini di Alle Tre Colline Albugnano, Piemonte
    I Vini di Alle Tre Colline Albugnano, Piemonte

    Oggi l’azienda conta 35 ettari complessivi di cui 12 ettari a noccioleto e 13 a vigneto, in cui sono impiantati principalmente vitigni autoctoni piemontesi come la freisa, la barbera, il grignolino, l’albarossa e ovviamente il nebbiolo.

    Unico vitigno internazionale presente è lo chardonnay, l’amore in bianco di Franco, che viene vinificato secondo tre lavorazioni: Chardonnay (vinificazione in acciaio e maturazione in legno), “An costi” (fermentazione in legno con conseguenza maturazione di 12 mesi a contatto con le fecce nobili) e “C’ha bugia”, novità del 2022, spumantizzato con metodologia classica con sosta di 24 mesi sui lieviti.

    Attualmente Franco può contare sull’aiuto di tutta la sua famiglia: se Cristina, ex infermiera, ora è l’anima dell’agriturismo e delle lavorazioni con le nocciole, i tre figli Elisa, Paolo e Gabriella appena possono sono in azienda a “dare una mano”.

    La degustazione

    http://www.alletrecolline.com/i-vini/

    Partiamo dal più internazionale di tutti “An Costi” Piemonte Doc Chardonnay 2020
    Piemonte doc chardonnay An Costi Albugnano Alle Tre Colline
    Piemonte doc chardonnay An Costi Albugnano Alle Tre Colline

    La fermentazione che avviene in barrique e la successiva sosta sulle fecce nelle stesse barrique per 12 mesi offrono a questo vino un corredo olfattivo variegato che abbraccia frutti esotici, come la banana, ananas, pompelmo, cedro, fiori gialli, leggere erbette aromatiche e vaniglia. L’impatto in bocca offre una sensazione calorica percettibile e una sapidità decisa. Si chiude con un finale leggermente ammandorlato.

    E ora tuffiamoci nel mondo dei vitigni autoctoni: barbera, albarossa e nebbiolo accendiamo i riflettori su di voi!

    Barbera d’Asti DOCG 2020

    Il calice è impreziosito da un rosso rubino vivace. La freschezza della frutta rossa che spazia dal lampone, alle fragoline di bosco, alla ciliegia, la nota agrumata di arancia sanguinella con un eco di rosa e di mirto offrono un naso pulito e tipico di questo vitigno. Acidità schietta che spalleggia l’importante impatto calorico con tannini eleganti. Lunga chiusura con richiami fruttati.

    Piemonte Doc Albarossa 2019
    Albarossa DOC, Albugnano Piemonte Alle Tre Colline
    Albarossa DOC, Albugnano Piemonte Alle Tre Colline

    Prima di affrontare la degustazione due note su questo vitigno relativamente giovane. Nasce nel 1938 da un incrocio tra Nebbiolo e Barbera per volontà del Prof. Giovanni Dalmasso al fine di unire qualità e produttività. Solo più tardi negli anni Sessanta/Settanta gli studi ampelografici individuarono come progenitore, insieme alla Barbera, non tanto il Nebbiolo quanto lo Chatus (nebbiolo di Dronero).

    Rosso carminio vivace. Non lasciatevi incantare dalle note delicate di fragoline di bosco, mora, rosa e dal leggero finale amaricante di rabarbaro e di radice di liquirizia con echi di cipria, tabacco e caffè perché in bocca entra con prepotenza con un’alcolicità importante e un tannino che richiede ancora un po’ di affinamento in bottiglia. Saremmo curiosi di provare delle vecchie annate.

    Albugnano Doc 2020 (100% nebbiolo)

    Elegante veste carminia vivace che propone richiami di fragoline di bosco, lampone, melagrana con note di rosa e violetta. In chiusura refoli di pepe nero. Interessante l’impatto in bocca in cui freschezza e tannicità si sorreggono regalandoci un finale lungo, quasi cioccolatoso.

    Albugnano Doc Superiore “Va’Anait” 2018 (100% nebbiolo)
    Albugnano doc Superiore 549 Va’Anait Alle Tre Colline, Piemonte
    Albugnano doc Superiore 549 Va’Anait Alle Tre Colline, Piemonte

    È necessario spendere due parole sul nome che caratterizza questa etichetta in quanto richiama le parole che nonna Orsolina, al momento della vendemmia, indirizzava ai figli di Franco dicendo loro “Va’ Anait” (lett. “Datti una mossa”, “vai avanti”) perché anziché raccogliere l’uva pensavano a giocare tra i filari. Questa bottiglia rientra nella linea di produzione dell’associazione Albugnano 549 tanto che viene imbottigliata in un albeisa su cui è impresso il nome “Albugnano 549”.

    Veste carminia con riflessi aranciati. Il naso ci racconta di una ciliegia sottospirito e in confettura, di una confettura di lampone, di arancia essiccata. Accenni balsamici mentolati e richiami di pot pourri e cuoio completano elegantemente il quadro olfattivo. Decisa freschezza e tannino setoso caratterizzano la beva, offrendo, nel contempo, una chiusura persistente.

    Questo viaggio a Albugnano ci ha permesso di raccogliere una nuova identità del nebbiolo che in modo camaleontico sa trarre da ogni zona una sua peculiarità, non ci rimane che approfondire ulteriormente la conoscenza di questa realtà!

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo: Albugnano Doc e uno dei suoi produttori: Alle Tre Colline,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola
    Elsa Leandri autrice articolo: Albugnano Doc e uno dei suoi produttori: Alle Tre Colline,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola

    Sito Cantina:

    http://www.alletrecolline.com/

    Versione Inglese: https://thesensesoffoodandwine.blogspot.com/2022/07/blog-post.html

    Partner Agenzia FoodnadWineAngels:

    https://www.foodandwineangels.com/

  • A Cascina delle Rose: oltre il Barbaresco Parte 1°

    A Cascina delle Rose: oltre il Barbaresco Parte 1°

    A CASCINA DELLE ROSE: oltre il Barbaresco Parte 1°

    DI ELSA LEANDRI

    Quattro zone:Barbaresco, Neive, Treiso e San Rocco Seno d’Elvio. Viene subito in mente il nebbiolo, che si esprime in questi territori con la sua eleganza e suadenza nel Barbaresco DOCG. E se “la regina delle uve nere” è sinonimo di Langhe, di Piemonte e fa sognare donne e uomini, italiani e stranieri, in realtà la sua coltivazione non è poi così tanto diffusa.

    Il cedro del Libano di La Morra nell'articolo A Cascina delle rose
    Il cedro del Libano di La Morra

    https://langhe.net/sight/cedro-del-libano/


    Sapete, invece, qual è il vitigno maggiormente prodotto in Piemonte? Andiamo a scoprirlo a Cascina delle Rose.

    Cascina delle rose Barbera D'Alba DOC Superiore 2016
    Cascina delle rose Barbera D’Alba DOC Superiore 2016 Donna Elena

    Cascina delle rose

    Cascina delle Rose è una piccola realtà vitivinicola con sede a Barbaresco, in provincia di Cuneo, di 5,5 ettari, di cui 4 a vigneto. L’acquisto di tale proprietà avvenne nel 1948 ad opera di Beatrice Rizzolio, ma furono Giovanna e Italo, che negli anni Novanta, decisero di commercializzare quei vini che venivano prodotti per uso familiare.

    Una sfida vincente che, oggi, vede coinvolti in cantina anche i figli Davide, in vigna e in cantina, e Riccardo, nella parte commerciale.

    Cascina delle rose Barbaresco
    Cascina delle rose Barbaresco

    I vigneti della cantina sono collocati principalmente nelle zone di Rio Sordo e di Tre Stelle, due delle 66 Menzioni Geografiche Aggiuntive del Barbaresco.

    Territorio Barbaresco Cascina delle rose
    Territorio Barbaresco Cascina delle rose

    Il territorio, vocato in connubio con l’attenzione che viene dedicata, non solo in vigna, ma anche in tutti i processi produttivi, regala prodotti degni di nota e se ne trova riscontro nei vini di punta dell’azienda il Barbaresco Tre Stelle DOCG e il Barbaresco Rio Sordo DOCG, vini ai quali si dovrebbe dedicare uno specifico articolo.

    Cascina delle rose e la Barbera D'Alba 2016 Donna Elena

    Cascina delle rose e la Barbera D’Alba 2016 Donna Elena

    Oggi però andiamo alla scoperta del vitigno maggiormente coltivato in Piemonte: la barbera.

    La famiglia Rizzolio infatti non si dedica unicamente al nebbiolo ma una parte della loro produzione vede protagonista, oltre che il dolcetto, anche la barbera nelle due versioni Barbera d’Alba Doc e Barbera D’Alba Doc Superiore Donna Elena, vino dedicato a “Zia Elena”, la sorella di Giovanna.

    Quest’ultima è prodotta da una singola parcella della MGA Tre Stelle, in cui le terre sono magre con la presenza di marne argillo/calcaree affioranti in superficie, presupposti ottimali per produrre vini eleganti.

    Barbera d’Alba di Cascina delle Rose

    In degustazione la Barbera d’Alba Doc Superiore Donna Elena 2016 presenta un manto rubino vivace con riflessi granato, che ci indica che siamo di fronte a un vino con una certa evoluzione. I sentori tipici della barbera, lampone e mora, si esprimono sotto forma di confettura, mentre l’iris essiccato lascia spazio a leggere note balsamiche.

    In chiusura accenni eleganti di vaniglia e di cacao e, con l’ulteriore passare del tempo, l’impatto olfattivo si modifica spostandosi ancora di più sulle note terziarie e rivelando anche sentori di tabacco. Già da queste prime evidenze ci rendiamo conto che le aspettative dell’assaggio in bocca diventano molto alte.

    Cascina delle rose, Barbaresco, Barbera D'Alba
    Cascina delle rose, Barbaresco, Barbera D’Alba

    Se in generale la barbera è sinonimo di acidità, quest’aspetto si riscontra nitidamente in questo vino: la freschezza riesce a bilanciare, insieme alla sapidità, quella nota alcolica importante (15%) regalando in questo modo un sorso appagante e pieno, con un’elevata lunghezza in bocca.

    In abbinamento Spaghetti Senatore Cappelli di Carla Latini con polpettine di manzo e cinghiale in rosso con pesco di noci e basilico ai vini di Cascina delle rose
    In abbinamento Spaghetti Senatore Cappelli di Carla Latini con polpettine di manzo e cinghiale in rosso con pesco di noci e basilico, piatto eseguito da Carol Agostini

    La famiglia Rizzolio, con questa barbera che si distingue per la sua eleganza rimanendo fedele alla sua identità, ci dimostra che su un terroir elettivo per il nebbiolo si possono produrre anche grandi barbera e quindi possiamo concludere dicendo: oltre il Barbaresco, c’è la Barbera d’Alba!

    E ci tornano in mente le parole di Giosuè Carducci:

    Generosa Barbera.

    Bevendola ci pare

    d’essere soli in mare

    sfidanti una Bufera”.

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri sommelier, blogger, esperta vitivinicola autrice articolo A Cascina delle Rose
    Elsa Leandri sommelier, blogger, esperta vitivinicola autrice articolo A Cascina delle Rose

    Versione inglese:

    https://thesensesoffoodandwine.blogspot.com

    Sito Cantina: https://www.cascinadellerose.it/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • Gioia del Colle: Genesi e Futuro del Primitivo 2020 2019

    Gioia del Colle: Genesi e Futuro del Primitivo 2020 2019

    Gioia del Colle: Genesi e Futuro del Primitivo 2020 2019

    Di Rosaria Benedetti

     

    Nella culla del primitivo, dove queste uve hanno trovato antiche cure e innestato secolari tradizioni, l’Azienda Agricola Armònja sta realizzando un moderno progetto di valorizzazione del vitigno senza deviare dal solco di una mai sconfessata tradizione.

    Vini Agricola Armònja, Gioia del Colle Primitivo
    Vini Agricola Armònja, Gioia del Colle Primitivo

    La Regola “Ora et Labora” dei monaci Benedettini e le testimonianze di dedizione e di buone pratiche enologiche degli eremiti Basiliani sono tracce storiche fondanti e indiscutibili che testimoniano la genesi antica della valorizzazione del primitivo nella zona di Gioia del Colle.

    La vite Alberello Agricola Armònja
    La vite Alberello Agricola Armònja, Gioia Del Colle Primitivo 2020 2019

    A farne poi un vero gioiello vitienologico hanno contribuito gli stessi viticoltori gioiesi che con intuito e determinazione, nei primi decenni del 19°secolo, hanno definito confini e mappe dei loro investimenti agricoli, consegnandoli contestualmente all’allevamento delle uve di primitivo del quale possono vantarsi di essere la storica italica culla.

    Il pregio delle uve e di conseguenza del vino raggiunse livelli talmente elevati da costituire valore “economico” incluso nella dote della contessina Sabini di Altamura:

    uno scrigno di preziose barbatelle fu infatti parte integrante del contratto delle sue nobili nozze con Don Tommaso, signorotto di Manduria, e siglò la “migrazione” del primitivo dalla zona di Gioia del Colle a Manduria e quindi la nascita dell’attuale Primitivo di Manduria.

    Più tardiva ancora la conferma della corrispondenza genetica con lo Zinfandel californiano.

    I vini Agricola Armònja Gioia Del Colle Primitivo
    I vini Agricola Armònja Gioia Del Colle Primitivo 2020 2019

    L’ambiente pedoclimatico e il vitigno Primitivo

    Oggi il primitivo di Gioia del Colle viene coltivato in quella che è definita, la Murgia di Sud-Est, o Murgia barese, un esteso altopiano carsico, che raggiunge i 350 mt ca slm, arricchito da componenti argillose: una sorta di quadrilatero che si allunga obliquamente nell’interno della provincia di Bari verso la Basilicata nord-orientale.

    Su questa terra rossa ricca di calcare, tra rocce affioranti che forzano le radici della vite a cercare la loro strada, si coltiva quello che era chiamato alla fine del ‘700 il “primativo”, l’attuale primitivo, una varietà robusta, caratterizzata da fioritura tarda e maturazione precoce, in grado di evitare eventuali condizioni atmosferiche avverse legate alla primavera e all’autunno.

    Allevamento Alberello Agricola Armònja Gioia Del Colle Primitivo
    Allevamento Alberello Agricola Armònja Gioia Del Colle Primitivo

    L’allevamento tradizionale è l’alberello pugliese oggi affiancato sempre più spesso dal cordone speronato. La quota elevata in ore di soleggiamento e una piovosità scarsa contribuiscono alla produzione di vini che pur esprimendo un elevato tenore alcolico, possiedono una beva agile e raffinata.

    Azienda AgricolaArmònja

    Di recentissima costituzione, dal 2019, l’Azienda è proprietà di Giuseppe Latorre che si avvale della consulenza enologica di Benedetto Lorusso, mentre nel vigneto operano Vito Ferri e Vincenzo Racano.

    Agli iniziali 3 ettari, in tempi brevissimi, se ne sono aggiunti altri per una proprietà attuale di 5 ettari di cui i due terzi già vitati e gli altri in fase di completamento.

    Agricola Armònja Gioa Del Colle Primitivo
    Agricola Armònja Gioia Del Colle Primitivo alcuni vini della cantina arrivati in Agenzia FoodandWineAngels di Carol Agostini

    Dedicati per ora esclusivamente alla produzione di primitivo di Gioia del Colle, i vigneti si estendono nella zona di Acquaviva delle Fonti, proprio nel centro della Doc, e hanno il loro cuore pulsante nella vigna più antica dove sono a dimora da più di 70 anni i ceppi storici allevati secondo il sistema tradizionale dell’alberello pugliese.

    La sezione di vigneto più recente a cordone speronato, completa poi la produzione.

    L’esclusività riservata al primitivo sarà integrata a breve dalla vinificazione di un bianco da uve autoctone, il minutolo di Gioia del Colle.

    Note di degustazione Primitivo assaggiato

    Le condizioni meteorologiche e le caratteristiche pedoclimatiche di questo altipiano collinare favoriscono una maturazione avanzata delle uve che vengono mediamente vendemmiate verso fine settembre o nella prima decade di ottobre, con gradazioni zuccherine elevate e conseguente potenza alcolica nel vino.

    Tartare di Angus in abbinamento al Primitivo con pomodori secchi, senape, olive taggiasche, peperoni rossi e cipolla caramellata
    Tartare di Angus in abbinamento vino Primitivo con pomodori secchi, senape, olive taggiasche, peperoni rossi e cipolla caramellata, piatto eseguito da Carol Agostini

    Quattro sono le tipologie di primitivo sulle quali si concentra oggi l’Azienda con risultati decisamente lusinghieri. Oltre all’IGT Puglia Primitivo Rosato “Lamarosa” e al Primitivo Gioia del Colle Doc Riserva “Terre di Monteschiavo”, sono pur nella loro diversità molto interessanti sia l’IGT Puglia “Primomiglio” 2020 che il più classico Gioia del Colle DOC “Corte Sant’Elia” 2019 che hanno entrambi il pregio di conservare nel vino il varietale gusto dell’uva di partenza.

    I vini arrivati in agenzia FoodandWineAngels
    I vini arrivati in agenzia FoodandWineAngels

    Il frutto rosso domina sia al naso che in bocca nel Primomiglio, che si presenta con un colore brillante, rubino acceso venato di porpora.

    Succoso e fresco con una trama tannica vivace e ben integrata, recupera in finale di bocca una nota agrumata di arancia rossa che favorisce nell’immediato un secondo sorso.

    Complesso e armonico il Corte Sant’Elia poggia su una potenza alcolica importante ben mitigata nella beva da una precisa freschezza.

    All’olfatto si intrecciano toni floreali di petali di rosa, note di piccoli frutti maturi, vaniglia e foglie di tabacco; il sorso è appagante, i tannini setosi, la chiusura intrigante grazie all’elegante velatura torbata.

    Entrambi i vini conducono ad abbinamenti territoriali con presenza di carne, in particolare il Corte Sant’Elia.

    Primitivo Gioia Del Colle IGT Puglia “Primomiglio” 2020
    Corte Sant’Elia Primitivo D.O.C. Gioia del Colle

    Nella culla del primitivo, dove questo vitigno ha trovato antiche cure e innestato secolari tradizioni, l’Azienda Agricola Armònja sta dando vita ad un progetto affascinante.

    A giudicare dalle premesse, la qualità dei loro vini contribuirà efficacemente a disegnare un moderno ritratto del primitivo di Gioia del Colle senza deviare dal solco di una mai sconfessata tradizione.

    Alberello pugliese

    L’allevamento della vite ad “alberello”, introdotto in Italia dalla colonizzazione greca nel VII sec a C. è una pratica viticola antichissima, che non fa uso di tutore per sostenere la vite.

    La forma attuale caratteristica dell’entroterra barese, sia di pianura che di collina, ha forma “a vaso” con basso ceppo centrale dal quale si diramano due o tre branche con carico di gemme molto ridotto. Ne conseguono basse rese per ettaro ed elevata qualità.

    Soggetta a varianti territoriali obbligate da microclimi di zona (es. variante “pantesca” o di Pantelleria con il ceppo infossato per la protezione dal vento) questa tecnica di coltivazione è presente in tutto il meridione soprattutto là dove è scarsa la disponibilità di acqua e dove il lavoro nel vigneto è svolto esclusivamente a mano.

    Di Rosaria Benedetti

    Rosaria Benedetti autrice dell'articolo GIOIA DEL COLLE: GENESI E FUTURO DEL PRIMITIVO 2020 2019, degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola
    Rosaria Benedetti autrice dell’articolo GIOIA DEL COLLE: GENESI E FUTURO DEL PRIMITIVO 2020 2019, degustatore, sommelier, relatore ed esperta vitivinicola

     


    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

    Versione Inglese:

    https://thesensesoffoodandwine.blogspot.com/2022/07/gioia-del-colle-genesis-and-future-of.html?zx=44d2fca103169da9

    Sito Cantina: https://www.agricolaarmonja.com

  • Flaminio Rosso 2019 Lazio Rosso IGT

    Flaminio Rosso 2019 Lazio Rosso IGT

    Flaminio Rosso 2019 Lazio Rosso IGT Az. Agricola Sanvitis

    di Piergiorgio Ercoli

     

    Flaminio Rosso 2019 Lazio Rosso IGT Az. Agricola Sanvitis, assaggiato come tutte le nostre recensioni vitivinicole partono dalla degustazione dei vini tramite una scheda tecnica di analisi organolettica creata appositamente da Carol Agostini.

     

    SanVitis, a San Vito Romanao (RM), è un progetto enoico nato dalla passione di tre amici, con lo scopo di valorizzare il Territorio Laziale (ricco di storia secolare e tradizioni), attraverso la vinificazione dei principali vitigni autoctoni, allevati con metodi di viticoltura naturale, quindi con un grande lavoro in vigna.

    Vini azienda SanVitis Lazio
    I vini degustati in Agenzia FoodandWineAngels e dall’autore articolo Piergiorgio Ercoli, sommerlier ed esperto vitivinicolo

    Da uve?

    Il Flaminio Rosso è un blend di cesanense (60%), petit verdot (20%) e cabernet sauvignon (20%).

    L’utilizzo dei vitigni internazionali, in questo caso, ha lo scopo di ammansire la natura prorompente del cesanese, donando rotondità.

    Le uve raccolte manualmente vengono selezionate ed avviate alla fermentazione in acciaio: macerazione e rimontaggio per un periodo di 10-12 giorni, malolattica svolta naturalmente in acciaio. Affinamento di 12 mesi, di cui i primi 6 in acciaio, il resto in botte grande.

    Le vinificazioni avvengono separatamente per poi assemblare le masse.

    Ulteriore riposo in bottiglia per sei mesi prima della commercializzazione.

    Ricetta in abbinamento eseguita da Carol Agostini

    ricetta carol con Flaminio SanVitis Lazio
    I Tortelli casarecci di Carol Agostini abbinati al Flaminio Bianco dell’azienda SanVitis Lazio
    abbinamento carol con Flaminio SanVitis Lazio
    Vini che raccontano un territorio tutto da scoprire, SanVitis Lazio, Flaminio Bianco, ricetta di Carol Agostini

    Analisi visiva

    Rosso rubino intenso, brillante. Sufficientemente trasparente e consistente.

    Analisi olfattiva

    Intenso e sufficientemente complesso. Sentori di frutti rossi maturi, ciliegia e prugna. Note selvatiche e vegetali. Toni di speziatura scura e balsamicità.

     

    ricetta di Carol Flaminio SanVitis Lazio
    Ricetta eseguita da Carol Agostini in abbinamento a Flaminio Bianco Azienda SanVitis Lazio

     

    abbinamento Flaminio Lazio SanVitis
    Flaminio Bianco abbinato ai nostri Tortelli di ricotta affumicata e spinaci con festo di mentuccia e basilico su letto di crema di formaggio Asiago dolce

    Analisi gusto-olfattiva

    Secco, moderatamente caldo, di buona morbidezza. Fresco, dal tannino non completamente maturo rilsascia sensazioni verdi ed aggressive. Equilibrio da raggiungere con ulteriore maturazione. Di buona struttura, con finale sapido e moderatamente persistente.

    Di Piergiorgio Ercoli

    Piergiorgio Ercoli autore articolo Flaminio Rosso 2019 Lazio Rosso IGT Az. Agricola Sanvitis
    Piergiorgio Ercoli autore articolo Flaminio Rosso 2019 Lazio Rosso IGT Az. Agricola Sanvitis

    http://www.assovini.it/italia/umbria/item/1331-cesanese-comune

    https://it.wikipedia.org/wiki/Petit_Verdot

    https://it.wikipedia.org/wiki/Cabernet_sauvignon

    Sito Cantina: https://sanvitis.it/it/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/