Autore: Carol Agostini

  • Podere Casa Al Vento, novità della cantina in un calice 2024

    Podere Casa Al Vento, novità della cantina in un calice 2024

    Montepulciano – Podere Casa al Vento: le sfide enologiche per il futuro tra territorialità e diversità

    Di Cristina Santini

     

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice

    In occasione dell’anteprima del Vino Nobile, la nostra redazione ha visitato Podere Casa al Vento, Azienda agricola vitivinicola e olearia a conduzione familiare, situata a Sant’Albino, a soli 5 km da Montepulciano, immersa tra le verdi colline della Val di Chiana e della Val D’Orcia.
    Qui, tra vigneti e uliveti, gli ospiti possono godere anche di sistemazioni a ristorazione indipendente, arredate in stile rustico e dotate di ogni confort.

    La visione è ben definita: radici profonde nel passato, ma uno sguardo fiducioso verso il futuro che bilancia tradizione e innovazione, creando un terreno fertile per la crescita, obiettivo fondamentale per questa realtà che punta ad aumentare la produzione nei prossimi cinque anni, con il conseguente investimento sulla cantina, per un mercato non solo territoriale.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice

    Dei sette ettari vitati complessivi condotti in regime biologico, cinque sono attualmente in produzione, mentre due sono stati acquisiti nel 2021 ed entreranno in produzione l’anno prossimo. Un passo positivo per un nuovo traguardo.
    Nel 2023, sono stati piantati mille ulivi tra le varietà Leccino e Frantoio, che si affiancano ai 250 ulivi più vecchi, inclusi quelli di Pendolino e Moraiolo. Questo ampliamento contribuirà a una produzione di olio più grande.

    Il Vino Nobile di Montepulciano ha rappresentato una ricca ed emozionante esperienza gustativa, racchiusa nel territorio, nella cultura e nella passione di questa terra ed è indubbiamente il re di queste zone. E’ nato su questi colli che circondano la patria del poeta Poliziano, ma non è il solo e unico elemento in gioco.

    Su un terreno prevalentemente argilloso limoso, fertile e ricco di humus, accanto ai cinque cloni di Sangiovese e Canaiolo Nero che coprono quattro ettari totali, negli ultimi anni sono state messe a dimora varietà internazionali come Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Syrah, Pinot Nero che hanno trovato il loro habitat ideale.
    Questa diversità ha consentito e consente di sperimentare e creare vini unici, uscendo anche dal classicismo, a patto che non si corra per arrivare sul mercato, altrimenti si rischierebbe di perdere quell’essenza speciale. L’unicità richiede tempo.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice, le Vigne
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice, le Vigne

    Il Cabernet Sauvignon che ha dato vita a Brutus dal 2017 è sicuramente una vittoria degna di nota. Tuttavia essendo piantato da pochi anni, il Pinot Nero richiederà ancora un po’ di pazienza prima di poterlo assaporare.

    La cura e l’attenzione dedicate alla vigna si ripagano nella qualità del vino che abbiamo degustato. La raccolta manuale delle uve è un processo laborioso ma essenziale. Dopo la vinificazione, il mosto viene fatto affinare in botti di rovere di grande capacità raggiungendo complessità e carattere durante il periodo di invecchiamento. L’uso del metodo biologico e di lotta integrata, come per esempio il sistema della confusione sessuale, contribuiscono non solo al rispetto della natura, tema fondamentale, ma anche a produrre uve sane e a creare vini molto apprezzati.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice, i vini degustati
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice, i vini degustati

    La produzione attuale si aggira intorno alle 10000 bottiglie a fronte di un potenziale di circa 20000, limitata oggi a 4 etichette:

    Rosso di Montepulciano Doc 2019, Sangiovese in purezza affinato in acciaio.
    Il Rosso di Montepulciano, in questi ultimi anni, sorprende e continua a guadagnare popolarità affiancando con devozione il Nobile. Il suo colore rosso rubino trasparente con iniziali riflessi granati ai bordi è affascinante, e la verticalità delle spezie con un tocco di peperoncino dolce suona intrigante.

    Nonostante i 14,9 gradi, morbidezza e alcolicità sono ben bilanciate, rendendolo un piacere da bere anche come aperitivo. I tannini setosi e la lunghezza persistente suggeriscono che sia un vino da invecchiare. Inoltre, il palato pulito e ampio con note di tabacco, cacao e liquirizia leggera lo rendono ancora più interessante.
    E’ come un racconto avvincente, che si svela a ogni sorso, regalando emozioni e nuovi piaceri sensoriali.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice

    Nobile di Montepulciano Docg 2018, Sangiovese in purezza che esce quest’anno sul mercato, 24 mesi di affinamento in botti di rovere francese da 20 hl.
    La freschezza dell’anguria si fonde con la nota balsamica mentolata, le ciliegie, immerse nel loro liquore, rilasciano una dolcezza intensa e fruttata, come la sensazione ferrosa conferisce profondità e persistenza. Un tocco di asprezza e rugosità dovuta ai tannini non permette ancora la sua massima esternazione.

    Il sorso è godibile, nonostante la giovane età e una sinfonia di sapori danzano al gusto come l’essenzialità del cacao. L’acidità vivace si sposa con la freschezza fruttata, creando un equilibrio armonioso. Il sapore spedito, centrale, persiste a lungo nella bocca poi così ampia come un viaggio senza fine.
    E’ un giovane guerriero, pronto a conquistare il mondo.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice

    Nobile di Montepulciano Riserva Docg 2016, 100% Sangiovese affinato per 36 mesi in botti di rovere francese e 6 mesi in bottiglia. Imbottigliato nel 2020 e ancora non in commercio.
    Intenso e limpido il suo colore rosso rubino dai riflessi granati che evoca calore, profondità e maturità. Il profumo è raffinato e piacevole, ricco di frutto rosso maturo, con sentori leggermente speziati e delicati sbuffi erbacei. Freschezza e piacevolezza di beva sono le sue caratteristiche che assieme ad una struttura tannica sono come un poema in sospeso, un quadro incompleto che attende ancora il suo ultimo pennello. Un vino coinvolgente che deve trovare la sua pienezza e invecchiare ulteriormente. In generale, sembra abbia potenziale e stia evolvendo nella giusta direzione.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice, vino degustato
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice, vino degustato

    Nobile di Montepulciano Riserva Docg 2015
    Completamente diverso dall’annata precedente, questa ottima Riserva offre una ciliegia sotto spirito, una speziatura dolce, sfumature più evolute di cuoio e cioccolato nero. L’equilibrio è notevole, con tannini integrati e una persistenza significativa e duratura. L’acidità è ben bilanciata, rendendo questo vino molto elegante, maturo e pronto per essere gustato. Questo calice ci ricorda Caravaggio quando nel suo “Bacco” cattura l’intensità e la sensualità del momento, rendendo il vino parte integrante dell’opera.

    Brutus Toscana Igt 2019, Cabernet Sauvignon invecchiato 24 mesi in botti di rovere francese da 20 hl.
    Il suo colore rubino profondo promette una ricchezza sensoriale che si rivela nel bouquet aromatico. Le note di violetta e garofano danzano insieme ai frutti rossi maturi, come il ribes nero e le prugne. L’affinamento in legno dona un leggero tocco di vaniglia, mentre il pepe nero e le erbe speziate aggiungono complessità.
    In bocca, i sapori della frutta rossa si fondono con accenni di cioccolato fondente e tabacco, creando un’esperienza gustativa avvolgente e persistente. Tuttavia, i tannini ancora verdi suggeriscono che questo vino non è ancora pronto per la sua massima espressione. Il tempo è galantuomo e rivelerà tutta la sua bellezza.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice, vino degustato
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice, vino degustato

    Brutus Tuscany Igt 2018, Cabernet Sauvignon affinato 12 mesi in botti di rovere francese da 20 hl.
    La descrizione di questo vino evoca un quadro sensoriale intrigante e sofisticato che intreccia profumi fruttati di prugna, combinata ad un dattero succoso avvolto in una brezza fresca di menta. Sensazioni più evolute di tabacco e una nota eterea di goudron chiudono il sorso in un finale memorabile. L’annata 2018 sembra essere un vero capolavoro, con acidità elevata, complessità e un carattere avvolgente, superando addirittura la grande annata 2019. La sua struttura tannica potente e la sensazione di pulizia al palato la rendono davvero ammaliante e poliedrica.

    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice, foto dell'autrice, vini degustati
    Podere Casa Al Vento, le novità della cantina in un calice 2024, foto dell’autrice, vini degustati

    LEGGI ANCHE: https://www.papillae.it/anteprima-vino-nobile-di-montepulciano-2023/

    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola
    Cristina Santini Sommelier, winewriter, esperta vitivinicola

    Sito cantina: https://www.poderecasalvento.it/

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

  • Suvereto in prima linea all’Anteprima L’Altra Toscana 2024

    Suvereto in prima linea all’Anteprima L’Altra Toscana 2024

    Focus su Suvereto all’anteprima del vino “L’Altra Toscana

    Di Adriano Guerri

    Lo scorso 19 febbraio a Palazzo degli Affari a Firenze è andata in scena l’Anteprima dei vini di Toscana provenienti da areali e consorzi più piccoli riuniti in un’unica Kermesse.

    Vigneto a Suvereto, foto dell'autore, articolo: Suvereto in prima linea all'Anteprima L'Altra Toscana 2024
    Vigneto a Suvereto, foto dell’autore, articolo: Suvereto in prima linea all’Anteprima L’Altra Toscana 2024

    La degustazione era rivolta alla stampa nazionale ed internazionale, dalle ore 9:00 alle 14:00  e dalle 14:00 alle 19:00 anche a operatori del settore e winelover, vi erano vini delle DOP e IGP:

    Maremma Toscana, Montecucco e Montecucco Sangiovese, Orcia, Cortona, Valdarno di Sopra, Terre di Pisa, Chianti Rufina, Terre di Casole, Grance Senesi, Montescudaio, Suvereto, Val di Cornia e Rosso della Val di Cornia, Carmignano, Barco Reale di Carmignano e Vin Santo di Carmignano e Toscana.

    È dell’enclave di Suvereto che vogliamo condividere le nostre impressioni sui vini degustati, alcuni cenni della denominazione anticipano le note di degustazione.

    Suvereto foto dell'autore, articolo: Suvereto in prima linea all'Anteprima L'Altra Toscana 2024
    Suvereto foto dell’autore, articolo: Suvereto in prima linea all’Anteprima L’Altra Toscana 2024, foto dell’autore

    L’areale della denominazione Suvereto si trova in Val di Cornia in provincia di Livorno,  contermine con la provincia di Grosseto a sud,  a poca distanza dal mare. Siamo sulla Costa degli Etruschi ed in Maremma Toscana.

    Ingresso Palazzo degli Affari di Firenze, articolo: Suvereto in prima linea all'Anteprima L'Altra Toscana 2024, foto dell'autore
    Ingresso Palazzo degli Affari di Firenze, articolo: Suvereto in prima linea all’Anteprima L’Altra Toscana 2024, foto dell’autore

    La produzione di vini è  estesa a tutto il comune di Suvereto. La docg è  nata nel 2011 dalla sottozona Val di Cornia Doc, da allora è possibile produrre vini con etichetta Docg Suvereto.

    Quattro sono le tipologie: Suvereto, Suvereto Sangiovese, Suvereto Merlot e  Suvereto Cabernet Sauvignon. I vitigni che danno origine a questo singolare vino sono il Cabernet Sauvignon, il Merlot ed il Sangiovese,  tuttavia, tra i filari si trovano anche altri vitigni autoctoni e alloctoni sia bianchi che rossi. I terreni sono in prevalenza argillosi e sabbiosi ed anche ricchi di limo.

    In questo meraviglioso lembo di Toscana, a due passi dal Mar Tirreno e a poca distanza dalle colline Metallifere con una vicinanza all’Isola d’ Elba, beneficia di buona  ventilazione,  un toccasana per le piante e di buone escursioni termiche tra il giorno e la notte, la vite ha trovato un habitat ideale ed è capace di dare origine a vini di elevata qualità. Le rese per ettaro nei vigneti sono molto basse. Il suggestivo Borgo é di origine medievale e nel punto più alto ci sono i ruderi dell’antica Rocca Aldobrandesca.
    La Rocca porta il nome dell’antica famiglia comitale degli Aldobrandeschi. Suvereto, inoltre, fa parte del circuito de ”I Borghi più belli d’Italia”.  Ma, ora passiamo all’analisi sensoriale di alcuni vini che mi hanno maggiormente colpito.
    Scaffale vini con servizio Sommelier per la stampa, articolo: Suvereto in prima linea all'Anteprima L'Altra Toscana 2024, foto dell'autore
    Scaffale vini con servizio Sommelier per la stampa, articolo: Suvereto in prima linea all’Anteprima L’Altra Toscana 2024, foto dell’autore

     

    Bulichella Suvereto Docg Coldipietrrosse 2018 – Cabernet Sauvignon 70%, Merlot 20 % e Petit Verdot 10% – Rosso rubino vivace,  rilascia note di ribes, mirtillo, fragola, tabacco e polvere di cacao,  buona e setosa la trama tannica e la lunga persistenza aromatica.
    Sito di riferimento: www.bulichella.it
    Macchion dei Lupi Costa Toscana Merlot Igt 2016 – Merlot 100% – Rosso rubino profondo, si percepiscono netti sentori di confettura di frutti di bosco, resina, spezie orientali e eucalipto, sorso articolato, ricco e di buona struttura.
    Sito di riferimento: www.info@macchiondeilupi.it
    Petra Toscana Merlot Igt Quercegobbe 2021 – Merlot 100% – Rosso rubino scuro, libera sentori di amarena, cassis, erbe aromatiche,  e macchia mediterranea,  sorso fresco ed appagante con finale duraturo.
    Sito di riferimento: www.petrawine.it
    Petricci Del Pianta Suvereto Sangiovese Docg Buca di Cleonte 2020 – Sangiovese 100% – Rosso rubino trasparente e consistente, rimanda note di rosa, ciliegia,  prugna,  bacche di ginepro e tabacco,  gusto avvolgente e generoso.
    Sito di riferimento: www.petriccidelpianta.it

    Sala degustazione per la Stampa a Palazzo degli Affari, articolo: Suvereto in prima linea all'Anteprima L'Altra Toscana 2024, foto dell'autore
    Sala degustazione per la Stampa a Palazzo degli Affari, articolo: Suvereto in prima linea all’Anteprima L’Altra Toscana 2024, foto dell’autore

    Renis Toscana Rosso Igt Renis 2021 – Syrah 100% – Rosso rubino impenetrabile,  sprigiona note di mora,  mirtillo, prugna e liquirizia,  sorso fresco, accattivante e durevole.
    Sito di riferimento: www.renis.it

    San Rocco Costa Toscana Syrah Igt San Rocco 19 2021 – Syrah 100% – Rosso rubino profondo, dipana sentori di violetta,  amarena, ribes e pepe nero,  al palato è setoso e armonioso,  lungo e duraturo.
    Sito di riferimento: www.agriturismosanrocco.it

    Tenuta La Batistina Costa Toscana Rosso Igt Nero Galestro 2021 – Merlot 60%, Cabernet Franc 30% e Malbech 10% – Rosso rubino vivace, rivela note di marasca, frutti di bosco, tamarindo e macchia mediterranea,  sorso sapido, leggiadro e decisamente lungo.
    Sito di riferimento: www.tenutalabatistina.it

    Tua Rita Toscana Sangiovese Igt Perlato del Bosco Rosso 2021 – Sangiovese 100% – Rosso rubino intenso, emana sentori di violacciocca, una cascata di frutta rossa, sottobosco e ginepro, sorso vibrante, avvolgente e durevole.

    Sito di riferimento: www.tuarita.it

    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance
    Adriano Guerri, sommelier professionista, wine critic e blogger freelance

    Siti partners articolo: https://carol-agostini.tumblr.com/ 
  • Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay

    Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay

    Elsa Leandri e i suoi viaggi alla scoperta delle bollicine francesi

    Di Elsa Leandri

     

    Percorrendo la statale che collega Reims a Epernay si vede da lontano, ad indicarci la via, l’emblematico faro di Verzenay, attualmente sede del Museo della Vite. Oggi, in questa giornata piovosa, siamo proprio diretti in questo villaggio della Montagne de Reims, che fa parte dei 17 Grand Cru della Champagne.

    Come in tutti i paesi della zona non mancano le indicazioni stradali di molte cantine di vigneron. Se a volte è bello lasciarsi guidare dall’istinto questa volta ci siamo organizzati e andiamo a colpo sicuro da Frédérique et Cédric Lahémade, i proprietari di Champagne Jean-Claude Mouzon.

    Domaine Jean Claude Mouzon, foto dell'autrice, articolo: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay
    Domaine Jean Claude Mouzon, foto dell’autrice, articolo: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay

    Quando arriviamo c’è un piccolo gruppo di turisti anglofoni che sta ultimando gli assaggi e gli acquisti tra risate e sorrisi ed il tutto ci mette di buonumore. È Cédric, impegnato fino ad ora nella filtrazione delle ultime cuvée, che ci guiderà nella visita della cantina.

    ELSA LEANDRI CON CÉDRIC LAHEMADE CHAMPAGNE JEAN CLAUDE MOUZON, foto dell'autrice, articolo: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay
    ELSA LEANDRI CON CÉDRIC LAHEMADE CHAMPAGNE JEAN CLAUDE MOUZON, foto dell’autrice, articolo: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay

    Appena arriva il suo sorriso ci conquista e traspare immediatamente la sua gentilezza. Inizia subito a raccontarci come questo progetto di amore e di vita sia nato su un tatami, in quanto è proprio a lezione di arte marziale che ha conosciuto sua moglie Frédérique.

    La maison, a conduzione familiare, è stata fondata all’inizio degli anni 80 da Jean Claude Mouzon, suocero di Cédric, ed è dal 2002 che sono subentrati i coniugi Lahémade diventando custodi e in parte innovando quello che è stato loro tramandato. Ad ora sono proprietari di 4 ettari suddivisi in 45 piccole parcelle impiantate a Chardonnay e Pinot Nero e localizzate nei comuni di Verzenay, Verzy, Beaumont-sur-Vesle e MaillyChampagne.

    La loro produzione annuale conta circa 20000 bottiglie di cui la metà è destinata all’export verso USA, Danimarca, Italia ma anche Giappone e, come spesso è consuetudine per i piccoli vigneron, una parte della loro uva viene venduta alle grandi maison di Champagne quali Krug e Bollinger.
    Nella cantina oltre alle immancabili cuvée inox ci colpisce la presenza di 6 tonneau destinati alla produzione dello champagne “Les Déliés”.

    Queste botti sono prodotte, per rimarcare il legame con il territorio della Montagne de Reims, con le querce locali di Verzy dalla Tonnellerie de Champagne di cui vi invitiamo a leggere l’articolo dedicato se non lo avete già fatto.

    CHAMPAGNE JEAN CLAUDE MOUZON, foto dell'autrice, articolo: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay, botti e tonneau della cantina
    CHAMPAGNE JEAN CLAUDE MOUZON, foto dell’autrice, articolo: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay, botti e tonneau della cantina

    Quando si pensa a quest’altro villaggio Grand Cru, istantaneamente viene fatta l’associazione di idee con i Faux de Verzy, alberi unici (faggi principalmente, ma anche querce e castagni) che hanno subito una mutazione genetica spontanea, ancora inspiegata da un punto di vista scientifico, e che presentano dei rami tortuosi e contorti il cui fascino viene magistralmente catturato dal fotografo Emmanuel Goulet (https://www.instagram.com/manugoulet/?hl=fr).

    FAUX DE VERZY PH CREDIT EMMANUEL GOULET, articolo: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay
    FAUX DE VERZY PH CREDIT EMMANUEL GOULET, articolo: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay

    Piccola chicca della visita è la parte finale in cui ci mostra la zona in cui vengono custodite le vecchie annate sotto l’occhio vigile di Dom Mouzon.

     

    LEGGI ANCHE: https://www.papillae.it/elsa-leandri-in-champagne-primo-tour-hermonville/

    È giunto il momento di passare alla degustazione.

    Candeur D’Esprit Blanc de Blancs
    (100% Chardonnay. 50% vendemmia 2019 e 50% vin de réserve, 5g/L)
    La freschezza dei fiori bianchi viene accompagnata dai sentori di pompelmo e di mandarino. Effluvi di zenzero in chiusura. In bocca il sorso è verticale e si allunga con una mineralità che rievoca il kumquat.

    Reverse
    (50% Chardonnay-50% Pinot Nero. 40% vendemmia base 2021 e 60% vin de réserve, 5 g/L)
    È impossibile non notare l’elevata percentuale dei vini di riserva tant’è che come ci fa notare Cédric il nome Reverse altro non è che l’anagramma di Réserve.
    La frutta si declina dalla pesca, alla mela renetta, alla carambola con una delicata nota floreale di biancospino. Lievi ricordi di polvere di caffè. Avvolgente in bocca conquista per la sua chiusura di cedro candito e per la sua freschezza.

    Reverse Champagne Jean Claude Mouzon, articolo e foto dell'autrice: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay
    Reverse Champagne Jean Claude Mouzon, articolo e foto dell’autrice: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay

    Et sans ciel?
    (65% Pinot Nero- 30% Chardonnay- 5% Meunier vendemmia base 2021 e 25-30% vin de réserve, 5g/L)
    Et sans ciel…la cui pronuncia in francese rimanda a “Essentiel” (essenziale) proprio come vuole essere.
    Menta limone, lemongrass, gelsomino, mughetto, pompelmo si intrecciano alla viennoiserie anticipando un sorso che verte inizialmente sulla verticalità per poi espandersi su echi di nocciola tostata.

    Et sans ciel? Champagne Jean Claude Mouzon, articolo e foto dell'autrice: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay, foto dell'autrice
    Et sans ciel? Champagne Jean Claude Mouzon, articolo e foto dell’autrice: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay, foto dell’autrice

    Grand Bouquin
    (70% Pinot Nero- 30% Chardonnay 20-25% vin de réserve, 5g/L)
    Il nome è un omaggio al paese di Verzenay essendo composto da Grand, che rimanda al fatto di essere tra i 17 Grand Cru della Champagne, e Bouquin, che indica il nome con cui vengono chiamati i suoi abitanti. La traduzione letterale è anche Grosso Libro e questo nome gli si addice pienamente essendo uno champagne dalle mille sfaccettature che si svela gradualmente con rimandi di pesca di vigna, lampone, fragola di bosco e ribes rosso, di pasticceria, pasta di mandorle, tiglio e acacia. L’entrata orizzontale seducente invoglia ed è ravvivata da una freschezza di piccola frutta rossa.

    Candeur D'Esprit e Grand BouquinChampagne Jean Claude Mouzon, articolo e foto dell'autrice: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay
    Candeur D’Esprit e Grand BouquinChampagne Jean Claude Mouzon, articolo e foto dell’autrice: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay

    Virdunacus 2015
    (80% Pinot Nero- 20% Chardonnay, extra brut, 3g/L)
    Di questo millesimo sono state prodotte volutamente unicamente 2015 bottiglie. Il nome che significa “verdeggiante” ci rimanda all’etimologia romana di Verzenay.
    Mela cotogna e pesca gialla si esprimono su un attraente sfondo di mandorla e nocciola tostate e di caffè. Avvolgente e sinuoso al palato si dissolve lentamente lasciando una reminiscenza di liquirizia.

    Virdunacus 2015 Champagne Jean Claude Mouzon, articolo e foto dell'autrice: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay
    Virdunacus 2015 Champagne Jean Claude Mouzon, articolo e foto dell’autrice: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay

    Le Déliés 2007 (100% Pinot Nero) e Le Déliés 2013 (100% Chardonnay)

    Prima di riportare le degustazioni di questi ultimi vini è necessario fare un approfondimento su questa etichetta. La sua prima produzione risale a venti anni fa ed ogni anno viene effettuata con il vitigno che maggiormente si è espresso in quella annata proveniente da una sola parcella: ad oggi infatti contiamo dieci Le Déliés a base Chardonnay e dieci a base Pinot Nero.
    Un vitigno, una parcella, un’annata: il tutto per racchiudere la massima espressione di quel particolare anno.
    Il vino viene vinificato nei tonneau per un anno dopodiché effettua l’affinamento sur lie sempre in legno per undici anni.

    Le Déliés 2007 (100% Pinot Nero) Champagne Jean Claude Mouzon, articolo e foto dell'autrice: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay
    Le Déliés 2007 (100% Pinot Nero) Champagne Jean Claude Mouzon, articolo e foto dell’autrice: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay

    Les Déliés 2007
    Ampio ed elegante sotto il profilo olfattivo: pesca nettarina, fragolina di bosco, ciliegia, burro, panna, pasticceria, caffè, cioccolato al latte, burro di arachidi e liquirizia. I profumi si declinano a mano a mano che la temperatura si scalda nel bicchiere regalandoci un’esperienza indelebile. Importante e distintiva l’entrata in bocca che seduce complice un’elevata persistenza su echi di marmellata di agrumi.

    Les Déliés 2013
    Bouquet di fiori bianchi, ananas, mango, mandarino cinese, fieno, cedro candito e un soffio di pepe bianco ci introducono a un sorso avvolgente e confortante con un affascinante finale di sapidità agrumata.

    Le Déliés 2013 (100% Chardonnay) Champagne Jean Claude Mouzon, articolo e foto dell'autrice: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay
    Le Déliés 2013 (100% Chardonnay) Champagne Jean Claude Mouzon, articolo e foto dell’autrice: Elsa Leandri in Champagne 2024, seconda tappa a Verzenay

    Con questi ultimi assaggi a malincuore lasciamo Cédric e Frédérique con la promessa di andarli a trovare nuovamente non appena sarà possibile.

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito cantina: http://www.champagne-jean-claude-mouzon.com/index-en.html

    Siti partners articolo: https://www.papillae.it/ https://carol-agostini.tumblr.com/ https://www.foodandwineangels.com/

     

  • “Scalinatella longa, longa, Strettulella”: l’Alberata Aversana 2022

    “Scalinatella longa, longa, Strettulella”: l’Alberata Aversana 2022

    “Scalinatella longa, longa, longa, Strettulella Strettulella”: l’Alberata Aversana 2022

    Di Elsa Leandri

    La canzone “Scalinatella” di Fausto Cigliano, ci parla di una scalinata lunga, lunga, lunga e stretta, stretta che dovrà percorrere per trovare la sua amata. Sarà questo sottofondo musicale, sarà il bicchiere indorato d’Asprinio e il pensiero vola alle uve maritate, all’Alberata Aversana e al percorso iniziato verso il riconoscimento di Patrimonio Immateriale da parte dell’Unesco.

    L'uva sana di Tenuta Fontana, articolo “Scalinatella longa, longa, longa, Strettulella Strettulella”: l’Alberata Aversana
    L’uva sana di Tenuta Fontana, articolo “Scalinatella longa, longa, longa, Strettulella Strettulella”: l’Alberata Aversana 2022

    L’Alberata Aversana

    In 22 comuni campani troviamo una particolare coltivazione, un legame stretto e indissolubile tra un albero infruttifero, come il pioppo o l’olmo, e la vite: questo tipico allevamento noto come alberata aversana trae le sue origini già in epoca etrusca, periodo in cui si iniziava ad addomesticare la vite.

    La disposizione delle alberate ricalca però molto la centurazione romana, ovvero la suddivisione dei territori agricoli secondo una disposizione ortogonale e questo fa pensare che dobbiamo loro la sua diffusione nel territorio agro-pontino.

    La crescita in verticale, che arriva a 15-20m d’altezza, era dettata principalmente per sfruttare al massimo il suolo in modo da non togliere terreno alla coltura di frutta e cereali. Il tutore vivo offre quindi sostegno alla vite, permettendole di arrampicarsi, di salire verso il cielo e di essere irradiata dai raggi solari.

    Spettacolari e magnifici alla vista questi sistemi di allevamento richiedono però molte energie. Gli uomini che si occupano delle potature, della raccolta dell’uva sono chiamati anche “uomini ragno”, perché grazie a delle scale lunghe e strette, gli scalilli, che sono costruite su misura, si muovono con abilità da una parte all’altra dell’alberata.

    L’altezza dello scalillo è di circa 15-20 m tale da coprire tutta la crescita verticale della vite e la distanza tra i pioli è precisamente la lunghezza della gamba in modo da poter inserire all’interno dell’incavo il ginocchio così da avere le mani libere per poter lavorare.

    Usano dei cesti (fascine) appuntiti in cui mettere le uve che raccolgono in modo da poterle calare con la fune senza che questi si rovescino: impensabile infatti salire e scendere di continuo dallo scalillo. Si potrebbe parlare anche in questo caso di viticoltura eroica dal momento che le energie richieste sono molte.

    Tenuta Fontana un momento di raccolta delle uve in vendemmia
    Tenuta Fontana un momento di raccolta delle uve in vendemmia con le “Fascine” Alberata Aversana

    Se quando Mario Soldati fece il suo viaggio in Campania alla scoperta dei vitigni autoctoni i terreni coltivati ad alberata ricoprivano circa 16.000 ettari, oggi se ne contano circa 32 ettari. Le cause dell’abbandono di tale allevamento sono ovviamente legate alla difficoltà di coltivazione, ma soprattutto all’elevata costruzione edilizia che si è verificata in questi ultimi 50 anni.

    Volontà della Regione Campania è quello di salvare l’alberata aversana, già riconosciuta presidio Slow Food e Patrimonio Immateriale della Regione Campania nel 2019: prossimo step, l’essere inserito come Patrimonio Immateriale da parte dell’UNESCO.

    Calice di Alberata Asprinio Tenuta Fontana
    Calice di Alberata Asprinio Tenuta Fontana

    Ma qual è il vitigno protagonista di tale allevamento?

    È unicamente l’Asprinio d’Aversa che secondo le ultime evidenze del Prof. Scienza non differisce geneticamente dal Greco di Tufo. È coltivato a piede franco grazie alla presenza di territori sabbiosi, ostili quindi alla fillossera, e come suggerisce il nome si caratterizza per un’elevata acidità, che lo rende idoneo anche a una spumantizzazione.

    Tenuta Fontana e Alberata, Asprinio d’Aversa DOC 2019

    Bottiglia e calice Tenuta Fontana e Alberata, Asprinio d’Aversa DOC 2019
    Bottiglia e calice Tenuta Fontana e Alberata, Asprinio d’Aversa DOC 2019

    Oggi nel calice abbiamo Alberata, Asprinio d’Aversa DOC 2019 di Tenuta Fontana.
    L’azienda nasce nel 2009 grazie all’intraprendenza di Mariapia e Antonio Fontana con i genitori Teresa Diana e Raffaele. La grande attenzione verso la loro terra e la voglia di dar rivalsa a quei vitigni autoctoni come l’asprinio, lo sciascinoso e la falanghina li hanno portati ad operare in regime biologico.

    Già dal nome dell’etichetta, Alberata, si ha un richiamo al sistema di allevamento di cui abbiamo parlato precedentemente e in questo caso la produzione deriva da viti del 1800. La vinificazione prevede fermentazione in anfore di terracotta e affinamento in anfora e in acciaio per, rispettivamente, 7 mesi e 6 mesi su fecce fini.

    La veste dorata e brillante ci preannuncia sentori intriganti e complessi. È un susseguirsi di note floreali, fruttate che si rincorrono e che si svelano una dopo l’altra: mimosa, camomilla essiccata, ginestra, tarassaco, pesca gialla sciroppata, albicocca secca, cedro candito, ananas. Una spruzzata di anice stellato e un tocco di miele d’acacia, completano il quadro. La freschezza dell’Asprinio è presente e fa fronte alla morbidezza regalando una chiusura molto lunga.

    Conclusioni

    Tenuta Fontana fa parte di quei produttori che hanno scelto di salvaguardare questo tipo di coltivazione, una coltivazione in cui non si parla di resa per ettaro, ma di resa in Kg per metro quadro per filare, una coltivazione che va salvaguardata per motivi storici e di tradizione, un patrimonio ampelografico.

    Di Elsa Leandri

    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito Cantina: https://www.tenutafontana.com/

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • Mario Rivetti e il suo Dolcetto d’Alba Superiore “Bricco Capre” 2018

    Mario Rivetti e il suo Dolcetto d’Alba Superiore “Bricco Capre” 2018

    Mario Rivetti e il suo Dolcetto d’Alba Superiore “Bricco Capre” 2018

    Di Elsa leandri

    Mario Rivetti e il suo Dolcetto d’Alba Superiore “Bricco Capre” 2018
    Mario Rivetti e il suo Dolcetto d’Alba Superiore “Bricco Capre” 2018

    Dietro il nome dell’azienda Mario Rivetti ci si potrebbe aspettare una conduzione prettamente maschile. A condurla, invece, un po’ come capitava negli anni del dopoguerra in Champagne, sono le donne della famiglia. Alla scoperta di questa realtà immersa nelle Langhe e del suo Dolcetto D’Alba Superiore “Bricco Capre” 2018.

    In Barricaia di Mario Rivetti, Langhe, Piemonte
    In Barricaia di Mario Rivetti, Langhe, Piemonte

    L’azienda Mario Rivetti

    Siamo nelle Langhe, a Alba. L’azienda nasce alla fine degli anni 1960 quando Mario Rivetti inizia a vinificare e a imbottigliare il proprio vino, passando quindi da conferitore a produttore.

    Negli anni 2000 le figlie Anna Maria e Loredana, sono state improvvisamente coinvolte, in seguito alla dipartita del padre, nella gestione dell’azienda di famiglia. Trovarsi da un momento all’altro a prendere le redini dell’azienda non deve essere stato facile, ma tenendo a mente che il vino di qualità nasce da come si cura la vigna, era loro ben chiaro quali fossero gli step da seguire.

    Mario Rivetti e il suo Dolcetto d’Alba Superiore “Bricco Capre” 2018
    Mario Rivetti e il suo Dolcetto d’Alba Superiore “Bricco Capre” 2018 la barricaia

    Vigna e terreno Azienda Mario Rivetti

    Attenzione alla vigna e al terreno in primis si traducono quindi in attenzione all’ambiente e in impegno nella lotta integrata. I circa 10 ettari di vigneti che sono sopra Alba si trovano a un’altitudine di circa 300m s.l.m. con esposizione principalmente a Sud e con terreni argillosi-sabbiosi, con la presenza di Marne di Sant’Agata.

    Bricco Capre, la cui morfologia (conformazione assimilabile a un pascolo più che a una collina) e il cui nome evocano erroneamente pascoli verdi in cui brucano le caprette, è sinonimo d’eccellenza per la cantina: in questa zona, che presenta un terreno argilloso e calcareo, furono impiantati circa 40 anni fa nebbiolo, dolcetto e barbera dando vita a Nebbiolo d’Alba, Langhe Nebbiolo, Barbera d’Alba Superiore e Dolcetto d’Alba Superiore.

    Calice di Dolcetto D'Alba di Mario Rivetti
    Calice di Dolcetto D’Alba di Mario Rivetti

    In degustazione Dolcetto d’Alba Superiore “Bricco Capre” 2018

     

    Mario Rivetti e il suo Dolcetto d’Alba Superiore “Bricco Capre” 2018
    Mario Rivetti e il suo Dolcetto d’Alba Superiore “Bricco Capre” 2018

     

    Mario Rivetti Bottiglia di Dolcetto D'Alba
    Mario Rivetti Bottiglia di Dolcetto D’Alba

    Rubino elegantemente vivace con riflessi amaranto. Un susseguirsi di piccola frutta matura rossa e nera (lampone, mora, mirtillo, ciliegia) e di rosa e iris viene completato da una nota speziata di chiodi di garofano e da effluvi balsamici.

    L’eccellente impatto olfattivo trova corrispondenza in bocca, in cui la tannicità (non fatevi trarre in inganno dal suo nome così “dolce”) viene ben bilanciata dalla nota alcolica e da una discreta acidità. Chiusura mediamente lunga con richiami di frutta nera.

    Di Elsa Leandri

     

    Elsa Leandri autrice articolo: Il nostro Wine&Siena 2022 tra Timorasso e Il Borro,è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.
    Elsa Leandri autrice articolo, è sommelier, blogger, esperta vitivinicola.

    Sito cantina: https://www.mariorivetti.it/

    Partner:https://www.foodandwineangels.com/

     

  • Dall’uva: Quando l’oboe diventa una zampogna 2022.

    Dall’uva: Quando l’oboe diventa una zampogna 2022.

    Dall’uva: Quando l’oboe diventa una zampogna 2022.

    Di Zombiwine

    Decomposti e decomposte bentornati! io sono Zombiwine l’unico wine blogger che se non lo segui morde e oggi ho proprio voglia di raccontarvi una storia agreste.

    La cantina di Enza dall’uva: Quando l’oboe diventa una zampogna 2022.
    La cantina di Enza dall’uva: Quando l’oboe diventa una zampogna 2022.

    Parliamo del Aglianico “Dall’uva”di Cantine di Enza, azienda di Montemarano a pochi chilometri da Taurasi.

    La Nostra eroina Enza è una vera valchiria dell’enologia naturale Campana, ma con questo vino si dimostra anche figlia di una rivoluzione agro politica che vuole l’oboe tornare ad essere Zampogna.

    No miei cari pochi e affezionati lettori, non sono ubriaco, ne tiro parole a caso, mi piacerebbe qualche volta riuscire ad essere solo uno zombi che vede Sanremo, ma no, non ci riesco.

    A volte capita...zombiwine procede con l'apertura della bottiglia di Enza Saldutti
    A volte capita…zombiwine procede con l’apertura della bottiglia di Enza Saldutti, Dall’uva: Quando l’oboe diventa una zampogna 2022.

    Vi spiego di che cosa sto parlando: questa bottiglia di aglianico, presente anche in bag in box, vinificato solo in acciaio è l’equivalente di un vino sfuso.

    Si ì, vino sfuso, della casa, brocca , tubo: chiamatelo come volete è un vino che teoricamente non dovrebbe avere spazio su di un blog, visto che normalmente i suoi colleghi sono….. senza usare metatermini DELLE MERDE!!!!!

    Eppure Enza, fa un lavoro diverso e per comprenderlo dobbiamo tornare a bomba al titolo di questo articolo.

    Dovete sapere che esiste un opera lirica, scritta e composta da Giovanni Paisiello, chiamata Nina, o sia La pazza per amore.
    cosa c’entra col vino? apparentemente nulla.

    In quest’ opera c’era un’aria che fu composta da Paisiello per tenore, zampogna e ciaramella.
    Per oltre un secolo però i direttori d’orchestra la riarrangiarono trasformando i suoni originali e adattandoli ai colti strumenti dell’orchestra sinfonica.

    Abbiamo dovuto attendere, il molisano Ciro Ricci e il maestro Muti per poterla sentire eseguita come in partitura, questo perché per buon un secolo non si pensava che esistesse uno zampognista capace di eseguirla con l’orchestra.

    Questo col vino centra qualcosa ?

    Le mode hanno cercato di raffinare i gusti, e far scomparire quelle percezioni rurali e agresti che sono la nostra protostoria.
    L’enologia moderna ha voluto rendere gusti e profumi delle nostre campagne rurali accettabili ai nasi colti e raffinati.

    Questo può essere corretto quasi sempre eppure per esserlo c’è bisogno anche che alcuni prodotti, quelli più semplici, restino alfieri dei gusti e profumi che furono.

    I mercati volevano vendere vini costosi a tutti: con le barrique, l’eleganza, la pulizia…ma li: sui monti, nell’italia profonda, la gente se ne fotte e che suono ha l’oboe o il fagotto non gli interessa; vuole ricordarsi le sue tradizioni e i suoi suoni! e quindi la Zampogna diviene come il vino.

    Se la zampogna è agreste e rurale, così questo vino è gastronomico e rustico.

    Degustazione:

    Il bicchiere è purpureo, violaceo, ha il colore dell’abito di un cardinale, ma l’intensità dello sguardo della figlia del mugnaio. Tu guardi e singhiozzi. con un sorso non capisci e cerchi l’anello da baciare, ma dopo un bicchiere cerchi le labbra della mugnaia… da baciare.

    Già il sol si cela dietro alla montagna, e il prato al suo partir si fa men bello; colla zampogna sua per la campagna gl’armenti suoi raccoglie il pastorello. Seco la villanella si accompagna.

    Annusiamo: vinoso, di cantina, amarena sotto spirito, naso non particolarmente fine ma impattante. Pugno potente di alcol che inebria il naso, ma senza alcun difetto. Ricorda se fossimo in un romanzo fantasy un nano cantore.

    Passione Irpinia Aglianico DOC 2015 La Cantina di Enza Saldutti autore articolo Zombiwine Uva aglianico
    Passione Irpinia Aglianico DOC 2015 altra produzione di La Cantina di Enza Saldutti autore articolo Zombiwine

    Sensorialità

    Gusto: schietto, rustico, alcolico, gastronomico di una gastronomia rurale. Cucina con fuoco e carne; tannino possente e non particolarmente elegante ma proprio come i faggioli con le cotiche o le interiora di pecora: gusti questi che ci ricordano un secolo addietro e che non vanno dimenticati.

    Questa bottiglia e il suo relativo bag in box costa poco poco non ha smoking o vestito da sera, ma come centonovanta arrosticini di pecora in sei, è un’esperienza indimenticabile. Attoroa te c’è musica e ragazze e boccali e cavalli: con i tuoi amici gli arrosticini non finiscono mai e alla fine si finisce … nei ricordi!

    Perché?
    Perché è naturale, senza solfiti aggiunti, a fermentazione spontanea, solo in acciao e pulitissimo e la somma di tutto ciò fa di una canzone pastorale un’opera lirica.

    Di Zombiwine

    Il sopravvissuto che ama il vino, grande esperto di vini naturali, il racconta storie vere e reali senza peli sulla lingua
    Il sopravvissuto che ama il vino, grande esperto di vini naturali, il racconta storie vere e reali senza peli sulla lingua

    Sito autore: https://www.zombiwine.com

    Canale youtube autore: https://www.youtube.com/c/ZombiWine

    Partner: http://www.foodandwineangels.com

     

     

     

     

     

     

  • Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare

    Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare

    Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare

    Di Michele Nasoni

    Il Sangiovese di mare è un concetto che il pensiero non considera… ma prima di lasciare esplodere sensazioni ed emozioni affrontiamo e svolgiamo la parte concreta e razionale.

    Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare
    Rosso Morellino 2022, il Sangiovese di mare autore Michele Nasoni

    Lunedì 9 maggio a Scansano (GR) si è svolto l’evento Rosso Morellino 2022 organizzato dal Consorzio Tutela Morellino di Scansano DOCG.

    Inizio dell’evento al Teatro Castagnoli di Scansano con un vero e proprio talk show alla presenza di molte autorità del territorio, dove i vari protagonisti hanno fatto una review della situazione attuale ed hanno successivamente animato la conversazione con le nuove prospettive del consorzio che si proietta già dall’immediato futuro in un contesto più ampio di sostenibilità ambientale e territoriale.

    Teatro Castagnoli di Scansano con un vero e proprio talk show alla presenza di molte autorità del territorio
    Teatro Castagnoli di Scansano con un vero e proprio talk show alla presenza di molte autorità del territorio

    Il presidente del Consorzio, Bernardo Guicciardini Calamai, ha illustrato la buona salute del Morellino in un contesto economico difficile come quello pandemico e post-pandemico con numeri in crescita e potenziale ancora da esprimere a pieno data una domanda del mercato ancora ben più ampia dell’offerta.

    Il coinvolgimento a livello più ampio e globale a più ampio respiro nel turismo eco-friendly è invece stato il tema trattato dal direttore del consorzio Alessio Durazzi, il quale ha affermato come il Morellino per la Maremma in quanto eccellenza, può e deve essere, un ulteriore driver di crescita ed incremento nel far divenire il territorio meta di turismo e di sviluppo economico e di benessere in ogni periodo dell’anno, non solo stagionale.

    Uno sguardo al prossimo futuro dal punto di vista agronomico e quindi produttivo lo hanno dato i professori dell’università di Pisa Giovanni Caruso e Fabio Mencarelli i quali, considerando anche un ormai cambiamento climatico indiscusso e indiscutibile, si sono espressi sulla necessità di implementare tecniche di viticultura di precisione sia per andare incontro ad una sostenibilità ambientale necessaria razionalizzando le risorse, sia per meglio esaltare, evidenziare e far emergere le caratteristiche aromatiche e tipicità territoriali delle uve prodotte, in particolar modo del Sangiovese.

     “Dal vulcano al mare: wine tour nelle terre del Morellino attraverso il racconto di 6 produttrici “
    “Dal vulcano al mare: wine tour nelle terre del Morellino attraverso il racconto di 6 produttrici “

    È seguita poi la masterclass “Dal vulcano al mare: wine tour nelle terre del Morellino attraverso il racconto di 6 produttrici “.

    Morellino, Sangiovese di mare, Sangiovese da mare, Sangiovese d’amare!
    Morellino, Sangiovese di mare, Sangiovese da mare, Sangiovese d’amare!

    I Lecci di Giannoni Barbara. Fonte Tinta 2020 (Sangiovese 85%, Cabernet Franc 5%, Petit Verdot 10%) Riempite il calice ed accomodatevi pure a tavola, qualsiasi vivanda maremmana porteranno alla vostra mensa questo vino saprà come accoglierla. Gastronomico. Fresco e fragrante di frutta rossa e nera con leggere sfumature di erbe aromatiche a dare complessità al naso e rendere il sorso morbido ancor più piacevole.

    Tenuta Pietramora di Gaia Cerrito. Brumaio 2019 (Sangiovese 100%) Chiudete gli occhi e portatelo al naso. Vi sembrerà di essere in un bosco di eucalipti e macchia mediterranea. Balsamico. Emerge poi la dolcezza dell’amarena a renderlo piacevolmente suadente. Coerente in bocca dove la morbidezza e rotondità di questo Sangiovese viene sempre alleggerita e impreziosita con note fresche più eteree.

    Monterò di Milena Cacurri. More 2019 (Sangiovese 100%) Less is more… Un Sangiovese immediato e franco. Una zuppiera di ciliegie, dalle amarene alle visciole alle marasche… una tira l’altra. Note di viole e sottobosco al naso. Freschezza e soprattutto sapidità accompagnano il sorso insaporendolo.

    Tenuta il Quinto di Vittoria Saby. Ficaie 2020 (Sangiovese 85%, Syrah 15%) Fragole, ciliegie e ribes per la fragranza, una foglia di menta per la freschezza e una grattugiata di pepe nero per la speziatura. Servite su una “vellutata” di tannino ed il gioco è fatto! Intrigante ed interessante.

    Celestina Fè di Moira Guerri. Celestina Fè 2018 (Sangiovese 100%) Accogliente, morbido e caldo. Anzi, affettuoso e generoso nel dare. Caloroso. La frutta è scura di mora selvatica condita da erbe officinali, su tutte il rosmarino. Abbondanza sorretta da un tannino ben presente, ma non invadente che bilancia e dà equilibrio al sorso.

    Val di Toro di Annamaria Cruciata. Reviresco Riserva 2018 (Sangiovese 100%) Un Sangiovese in purezza pienamente e orgogliosamente consapevole di esserlo. #insangiovesewetrust ! Le ciliegie sono sottospirito e al naso note evolutive di tabacco, humus e sottobosco donano eleganza e classe pur svelando qualche primavera trascorsa portata a testa alta ed esibita fieramente. Un sorso importante in pienezza e ampiezza supportato da un tannino integrato ed evoluto. Freschezza e sapidità lo accompagnano per tutta la buona persistenza.

    La giornata è poi proseguita con le degustazioni ai vari banchi d’assaggio.

    Il Morellino di mare
    Il morellino di mare

    Un Morellino, scoppiettante di salute, che si conferma un vino fresco e pronto da mettere in tavola per goderselo senza troppi pensieri fino all’ultima goccia fra chiacchiere e risate anche se sempre più produttori stanno iniziando a tirar fuori bottiglie importanti con vini più strutturati ed eleganti da considerare in un’ottica temporale più lunga e in contesti più elaborati.

    I prossimi anni ci riveleranno queste potenzialità ancora parzialmente inespresse e sono sicuro ci sarà qualche bella e gradita sorpresa.

    Un Morellino che è come andare in barca a vela d’estate. Un sorso caldo in cui è sempre presente però una bella vena fresca balsamica, che vira dalle erbe officinali, alla macchia mediterranea, all’eucalipto fino a note più scure e terrose di sottobosco, tabacco, muschio in quelli più evoluti.

    Caratteristica che il Sangiovese esprime anche nelle altre DOGC più note e blasonate solo negli anni appunto più caldi e che qui nel territorio del Morellino è invece caratteristica base e distintiva di un Sangiovese di mare…

    Morellino, Sangiovese di mare, Sangiovese da mare, Sangiovese d’amare!

    Di Michele Nasoni

    Michele Nasoni
    Michele Nasoni sommelier, autore del libro Wineblogger Wine Not? fondatore del blog sommelier naso dvino

    Blog Autore:http://www.sommelier-naso-d-vino.com

    Partner: http://www.foodandwineangels.com

  • Carol e i Sensi fonte di vita 2022

    Carol e i Sensi fonte di vita 2022

    Carol e i Sensi fonte di vita 2022

    di Carol Agostini

    Cosa sono i sensi e quanti sono? Una domanda che mi è saltata in testa parecchi anni fa, da quel momento ho ascoltato, osservato e analizzato me stessa, o meglio il mio corpo e la mia esistenza.

    I Sensi fonte di vita 2022 di Carol Agostini
    I Sensi fonte di vita 2022 di Carol Agostini

    Vi capita mai di avere la sensazione di conoscervi attraverso parole, gesti e movenze? Attraverso lo spazio che occupiamo, il tempo che trascorre, ciò che guardiamo o attraverso il dolore che proviamo?

    Rifletteteci, scoprirete angoli nascosti che mai avete analizzato, situazioni sfuggenti, emozioni nascoste, esiti sommersi da automatismi vitali senza alcuna ricerca fine a se stessa.

    Ed eccomi qui a raccontarvi i miei studi, il percorso che ho fatto alla ricerca dei sensi umani, queste vie che ci permettono di percepire informazioni sul mondo e sul nostro corpo.

    Eravamo tutti rimasti ai cinque sensi.

    Il viaggio però continua, sono passata dai 13 ai 17, man mano che la scienza negli anni si è evoluta.

    I sensi li identifichiamo e li conosciamo come i mitici cinque, i super eroi del nostro secolo, coloro che risolvono, che ci fanno vivere, ma allo stesso tempo sono causa di malattie e di soddisfazioni.

    I classici cinque sensi sono la vista, l’udito, il gusto, l’olfatto e il tatto. E gli altri?

    I primi Sensi "consapevoli" di Carol Agostini 2022
    I primi Sensi “consapevoli” di  vita di Carol Agostini 2022

    Come anticipato, i veri sensi sono 17 e si dividono in tre macro aree di appartenenza e competenza:

    I sensi meccanici: tatto, udito, propriocezione (posizione nello spazio, nel buio e nel silenzio), equilibrio, fame, sete, stimolo di urinare, prurito, termo percezione, tensione, magnetismo, tempo.

    I sensi chimici: gusto, olfatto, dolore, stiramento.

    I sensi luminosi: la vista.

    I sensi, uno a uno

    Vi faccio un esempio concreto per quei sensi che non immaginavate fossero appunto sensi:

    l’equilibrio è un senso meccanico, perché è il sistema vestibolare dell’orecchio a far percepire come cambia la nostra posizione in relazione alla gravità, così come la fame, la sete e lo stimolo a urinare, che sono sempre sensi meccanici, come del resto lo è la pressione sanguigna.

    Equilibrio uno dei Sensi meccanici di Carol Agostini 2022
    Equilibrio uno dei Sensi meccanici di Carol Agostini 2022, fonte di vita

    Le propriocezioni, parola di difficile pronuncia, sono invece quei recettori che ci permettono di ubicarci nella posizione in cui siamo, quella sensazione che ci permette di addentrarci nella nella spazialità, che ci aiutano a trovare una collocazione precisa nel buio e nel silenzio.

    Le propriocezioni sono invece quei recettori che ci permettono di ubicarci nella posizione in cui siamo
    Le propriocezioni sono invece quei recettori che ci permettono di ubicarci nella posizione in cui siamo, di Carol Agostini autrice dell’articolo: I Sensi fonte di vita 2022

    Una domanda mi sono fatta in questi anni…dove ci portano i sensi? Ci portano alla conoscenza, della percezione della complessità di ogni situazione vissuta nel mondo e di noi stessi, ci spingono a cercare, conoscere, capire e a renderci umanamente persone.

    La vista consente di distinguere forme, colori, distanze, oltre alla tridimensionalità di tutto ciò che osserviamo.

    La vista consente di distinguere forme, colori, distanze, oltre alla tridimensionalità di tutto ciò che osserviamo. I Sensi
    La vista consente di distinguere forme, colori, distanze, oltre alla tridimensionalità di tutto ciò che osserviamo. I Sensi fonte di vita 2022

    Il gusto, identificato in cinque gusti. I sapori percepiti sono il dolce, il salato, l’amaro, l’aspro, ma c’è anche l’umami, cioè il gusto di glutammato (presente nei cibi ricchi di proteine come carne e formaggio). C’è un sesto gusto poi, individuato, ma non ancora classificato, che comprende le papille gustative che percepiscono la presenza di grasso.

    Il gusto, identificato in cinque gusti. I sapori percepiti sono il dolce, il salato, l'amaro, l'aspro, ma c’è anche l’umami, cioè il gusto di glutammato
    Il gusto, identificato in cinque gusti. I sapori percepiti sono il dolce, il salato, l’amaro, l’aspro, ma c’è anche l’umami, cioè il gusto di glutammato

    La pressione, chiamata comunemente “tatto” (che però spesso è associato anche ad altri sensi), è la capacità di riconoscere una pressione su una zona specifica del corpo.

    Il prurito, per quanto la cosa possa stupire, ha un sistema sensorio proprio, distinto da quello del tatto ed è un senso meccanico di difesa e di stimolazione.

    La termo percezione, è la capacità di avvertire il freddo il caldo, divisi per diversità dei recettori e meccanismi di rilevamento.

    L’udito, capacità di avvertire vibrazioni nell’ariadi Carol Agostini I Sensi
    L’udito, capacità di avvertire vibrazioni nell’ariadi Carol Agostini I Sensi fonte di vita 2022

    L’udito, capacità di avvertire vibrazioni nell’aria o, comunque nel gas/liquido in cui si è immersi, captando i suoni che provengono dall’esterno e che si trasmettono attraverso il canale uditivo alla corteccia temporale che li decodifica.

    L’olfatto, capacità di sentire odori e profumi. I sapori sono creati dalla combinazione di gusto ed olfatto grazie all’azione dei chemiorecettori, cellule presenti nella mucosa olfattiva (un’area della mucosa nasale) capaci di reagire alle caratteristiche chimiche delle sostanze odorose.

    L’olfatto, capacità di sentire odori e profumi. I Sensi
    L’olfatto, capacità di sentire odori e profumi. I Sensi fonte di vita 2022

    La propriocezione (o cinestesia), è la capacità di riconoscere la posizione del proprio corpo e dei singoli arti nello spazio. Per la cronaca, è uno dei sensi che viene alterato dal consumo di alcol; da qui l’abitudine di utilizzare il metodo “chiudi gli occhi e toccati il naso” per valutare lo stato di sobrietà di una persona.

    La tensione permette al cervello di accertare lo stato di tensione e contrazione dei muscoli.

    Il dolore, un tempo considerato un “sovraccarico” di altri sensi, come il tatto, in realtà provvisto di recettori e di una rete sensoriale propria. Anzi, in realtà ce ne sono tre distinte: quella cutanea sulla pelle, quella somatica su ossa e giunture, e quella concernente gli organi interni.

    L’equilibrio, che permette di identificare le accelerazioni (compresa quella di gravità). L’organo dell’equilibrio è il labirinto vestibolare, che si trova nell’orecchio interno.

    Lo stiramento. I recettori specifici per lo stiramento e l’allungamento si trovano in particolare nei polmoni, nella vescica, nello stomaco e nell’intestino. Spesso questo senso sarebbe anche collegato ai mal di testa, in particolare associato alla percezione della dilatazione dei vasi sanguigni.

    La chemio percezione, data dai chemiorecettori è la percezione degli stimoli chimici, in particolare attivata dagli ormoni, come l’esigenza di fare pipì.

    Tutti viviamo i sensi nello stesso modo o intensità?
    Tutti viviamo i sensi nello stesso modo o intensità?

    Sete, è un senso autonomo, che si attiva quando l’idratazione del corpo scende.

    Fame, anche questa ha una sua autosufficiente rete sensoriale.

    Magnetismo, è la capacità di avvertire campi magnetici. Negli esseri umani, non è particolarmente risaltata come in alcune specie di uccelli che sono precisamente in grado di percepire il campo magnetico terrestre (usando questo per orientarsi), ma c’è sicuramente una sensibilità di base.

    Il Tempo, gli esseri umani hanno una percezione molto precisa del tempo, soprattutto i giovani.

    Domande e risposte

    Qual è il senso maggiormente usato?

    Beh, che dire… ovviamente la vista. Con essa ci si entusiasma, ci si seduce e ci si innamora, di un paesaggio, di una persona, di un cucciolo di animale.

    È il importante recettore che innesca le nostre emozioni.

    Ma avete mai pensato al profumo dell’aria? Che odore ha?

    L’aria ha il profumo dei nostri ricordi, un mix tra contesto e azioni che si innalzano con il vento. Non si vede, ma si percepisce; è una culla di profumi che si mescolano e danzano in soffi leggeri.

    Avete mai pensato che ogni piatto è un viaggio sensoriale?

    Ha un’infinità di varianti che innescano i nostri sensi, dalla spazialità ai colori, dalle forme alla consistenza, dal sapore ai profumi. Ma mangiare non implica solo i primi “i magnifici cinque”, ma anche molti dei sensi meccanici, come la pressione, la termo percezione, la chemio percezione e tanti altri.

    I sensi, ricette, Cena con Fattura D'Amore di Carol Agostini
    I Sensi, ricette, vita,  Cena con Fattura D’Amore di Carol Agostini
    E vedere un film?

    Oltre al senso luminoso che è la vista, anche i sensi meccanici sono coinvolti e spesso sono quelli che accompagnano le emozioni dei nostri sguardi e delle nostre lacrime.

    Tutti viviamo i sensi nello stesso modo o intensità?

    No, i sensi di ognuno di noi sono imprevedibili e dipendono da fattori diversi a seconda della sensibilità umana, da predisposizioni fisiche naturali e da un allenamento volontario. Vi faccio un esempio concreto, un degustatore sommelier può avere doti naturali di analisi ma si allena, si crea una memoria olfattiva e gustativa e si concreta per riscoprirla attraverso l’analisi.

    Il viaggio verso i Sensi e dei Sensi
    Il viaggio verso i Sensi e dei Sensi
    Quali sono le vacanze che intrigano?

    Ovviamente quelle sensoriali, in cui si evocano e si risvegliano i canali della percezione spesso poco usati, creando grande stupore e coinvolgimento e utilizzando il maggior numero di sensi a nostra disposizione, aiutandoci a creare sensazioni date dal contatto diretto con la sperimentazione. Il divertimento sarà assicurato.

    Quindi che ne pensate, dunque, di lasciare a casa le inibizioni, gli automatismi dati dalla routine e quotidianità e in questa torrida estate VIVERE DI SENSI?

     Di Carol Agostini

    Carol Agostini autrice dell'articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine
    Carol Agostini autrice dell’articolo, commissario internazionale enologico,food&wineWriter, titolare agenzia FoodandWineAngels, Caporedattore Papillae Magazine

    Sito collegato:https://carol-agostini.tumblr.com/

    https://thesensesoffoodandwine.blogspot.com/

    Partner Sito:https://www.foodandwineangels.com/

    https://lnx.spaghettitaliani.com/Articoli.php?SL=carolagostini

  • I 4 sensi + 1… I segreti del Gusto

    I 4 sensi + 1… I segreti del Gusto

    I 4 sensi + 1… I segreti del Gusto

    Di Michele Nasoni

    Lei era alta, bella, bionda, occhi celesti.

    E si, per noi nati negli anni ’70 viene subito in mente la canzone di Francesco Nuti nel geniale, irriverente e precursore film Madonna che silenzio c’è stasera” quando entra in scena con la chitarra davanti ad un pubblico incontentabile ed irritato ed esordisce con un “Canterò per voi una canzone d’amore…

    Lui era moro, occhi ebano, aitante, mediterraneo.

    Sentì l’odore della sua pelle profumata e molto probabilmente percepì a livello inconscio, ancor prima che entrasse nella sala degustazione già completamente allestita, la sua straripante sensualità che aleggiava intorno a lei come un’estensione naturale del suo corpo.

    Già, il suo corpo.

    Alta, bella, bionda, occhi celesti… e tutto il resto. Tutta quella calda estate del ’82 passata al bar con gli amici, fra le partite inebrianti del mondiale spagnolo, le prime birre e il juke box che suonava all’infinito come un mantra la canzone di Nuti.

    Michele Nasoni
    Michele Nasoni sommelier, autore del libro Wineblogger Wine Not? fondatore del blog sommelier naso dvino, autore dell’articolo: I 4 sensi + 1…I Segreti del Gusto

    Vibrazioni, sensazioni… emozioni e sensi!

    Lui prese due calici di vino rosso, caldo Syrah siciliano, maturo e dolce frutto carnoso e pepe nero con un tocco di spezie dolci orientali, ciliegia piccante, che qualche misterioso fato aveva deciso di mettere lì pronti nel primo stand dell’evento.

    La raggiunse porgendogliene uno e guardandola fissa negli occhi. Dentro gli occhi. Fuoco e cielo.

    Stasera ceniamo insieme…”sensi

    Il gusto è l’unico senso interno al corpo umano... uno dei sensi!
    Il gusto è l’unico senso interno al corpo umano… uno dei sensi!

    Come andò a finire non so, come ignoro se sia storia o leggenda, quello che so per certo è che in ogni occasione che vogliamo abbattere delle barriere personali, andare oltre alle apparenze e formalità, vogliamo creare intimità, condivisione, comunione, sigillare amicizie, allargare parentele, concludere buoni affari, festeggiare buone notizie o lieti eventi, la tavola, e quindi il cibo e il vino, sono eterni, inossidabili e preziosi alleati. Fondamentali.

    I segreti...i sensi
    I segreti…i sensi

    I segreti…i sensi

    Di una persona possiamo discernere la sua sfera pubblica anche da lontano con la vista, apprezzarla o meno riducendo le distanze nell’ambito sociale sentendola parlare, già con il tatto, una stretta di mano una pacca sulla spalla, possiamo entrare nella sua area personale, ma per sedurre la sua intimità e carpirne la vera essenza dobbiamo ricorrere all’olfatto e al gusto.

    Tutte le grandi cose accadono intorno ad un tavolo, a partire dall’ultima cena in poi e, dicendola tutta, niente di importante è mai accaduto di fronte ad un piatto di insalata e un bicchiere d’acqua.

    E fra l’olfatto e il gusto c’è una sottile differenza che però ha una immensa rilevanza, psicologicamente e spiritualmente parlando.

    Il gusto è l’unico senso interno al corpo umano... uno dei sensi! Michele Nasoni
    Il gusto è l’unico senso interno al corpo umano… uno dei sensi! Michele Nasoni

    Il gusto è l’unico senso interno al corpo umano… uno dei sensi!

    Per sentire una cosa con l’olfatto spesso dobbiamo avvicinarcisi molto, ma per gustare una qualsiasi cosa dobbiamo farla entrare addirittura fisicamente dentro di noi ecco perché riguarda la sfera più intima segreta e quindi spirituale ed emozionale. Introspettiva e viscerale.

    Tutta questa importanza la assume anche perché senza mezzi termini siamo ciò che mangiamo, letteralmente parlando proprio, quello che gustiamo e poi ingeriamo si trasformerà in qualche modo in sostanze chimiche che andranno a costituire, nutrire, sostituire, riparare le nostre cellule.

    Mangiare bene e bere meglio per stare meglio!
    Mangiare bene e bere meglio per stare meglio! Sensi

    Troppo spesso ci nutriamo distrattamente in maniera automatica ed automatizzata o troppo frettolosa, sottovalutando l’importanza sia dal punto di vista personale che sociale di stare a tavola gustando una cucina varia, sana e saporita accompagnata sempre da una buona bottiglia di ottimo vino e da veri amici.

    Mangiare bene e bere meglio per stare meglio!Sensi…

    Seguiteci per altri consigli!

    Di Michele Nasoni

    Michele Nasoni
    Michele Nasoni sommelier, autore del libro Wineblogger? Wine Not? e fondatore del blog sommelier naso dvino

    Blog Autore: http://www.sommelier-naso-d-vino.com

    Partner: https://www.foodandwineangels.com/

  • La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022

    La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022

    La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022

    Di Zombiwine

     

    Cantano nella notte, nel fruscio dei rami quando c’è vento, le voci
    sussurranti dei nostri avi.
    Scricchiolano parole di corteccia e zufolano consigli come se fossero
    suonatori du Duduk armeno.

    Zombiwine autore dell'articolo: La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022
    Zombiwine autore dell’articolo: La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022

    Se, e sottolineo se, i nostri antenati fossero gocce raccolte in una bottiglia, probabilmente sarebbero liquidi come questo vino: notturno, rustico, esoterico, misterioso e seducente come solo la gamba tornita di Lilith sa essere.

    Non vi nascondo che, fra iu vini della cantina di Enza, questo è quello che più aggressivamente mi ha spinto verso quel luogo della mia mente in cui riesco ad alienarmi da qualsiasi emrda mi sia successa, da qualsiasi pensiero mi abbia stretto le gonadi, e da qualsiasi paura mi abbia fatto penare incessantemente all’inevitabile giorno della mia morte.

    Sono cosi, dopotutto sono Zombiwine e quando qualcosa mi colpisce, il luogo in cui mi porta ( simile al crossover tra Tim Burton e Carpenter) è un luogo solo mio.

    La cantina di Enza

    La cantina di Enza è una realtà, di Montemarano, giunta alla terza generazione; generazione questa capitanata da una donna sapiente che con i suoi vini mi ricorda una guaritrice medioevale.

    Le mode hanno cercato di raffinare i gusti, e far scomparire quelle
    percezioni rurali e agresti che sono la nostra proto storia.

    L’enologia moderna ha voluto rendere gusti e profumi delle nostre
    campagne rurali accettabili ai nasi colti e raffinati. Questo può essere corretto quasi sempre eppure per esserlo c’è bisogno anche che alcuni prodotti, quelli più antichi, restino alfieri dei gusti e profumi che furono.

    Pascrai

    La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022 di Zombiwine
    La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022 di Zombiwine

    Pascrai: Fiano vinificato in acciaio con circa dodici giorni di macerazione sulle bucce; vino figlio di vigne vecchissime che affondano le radici nella terra come vene nella carne.

    Ho raffreddato questa bottiglia, ma non troppo, volevo vedere come si comportava ad una temperatura di servizio non glaciale.
    L’ ho aperta, il tappo è di un conglomerato credo di sughero: ottima scelta.
    Verso il vino: il colore è un giallo non paglierino dorato ma non troppo carico. Non ha residui in sospensione, ma si vede che non ha fatto chiarifica infatti il bicchiere è un pò velato; poco male mi piacciono le donne poco truccate e mi piacciono i vini velati: la perfezione è nell’imperfezione.

    Al naso

    Il naso è corretto, senza grandi difetti; il vitigno di provenienza, il finto , si riconosce quindi non è di quegli Orange wine che coprono tutto con note distorte.
    Mi piacciono i vini così, li trovo timidamente femminili e assomigliano molto alla musica introspettiva e dal sorriso tenue che tanto amo.

     

    Il naso è fruttato con un Bell’abito dei colori delle mele verdi e delle
    pesche segue note terrose e minerali.
    Nella sua semplicità ha un naso coinvolgente con un accenno ad un
    elemento che raccontandovi il sorso approfondirò.
    Sorso: all’assaggio questo vino potrebbe creare una divisione importante poiché ha in se una caratteristica che va un attimo analizzata.

    Il sorso

    Nel sorso, fresco e vibrante (che lo fa essere polposo) c’è una nota che causerà l’assoluta babele di questo articolo.
    Per molti di voi se io dico volatile, voi dite aceto; io non sono d’accordo con questo estremismo infatti entro certi livelli piccoli e ben integrati la volatile da dinamicità al naso e al sorso.

    Questo è il caso di questo vino, non puzza di aceto (come cose che ho bevuto) non sa di aceto ne al anso ne in bocca, ma ha un filo leggerissimo di quella nota pungente.
    Lievissima, appena accennata, se non sei scafato forse manco te ne
    accorgi , però c’è.
    Per onestà di scrittura vi devo dire che c’è ma vi supplico di non iniziare ad affilare le ghigliottine, perché in questa declinazione per me non è assolutamente invalidante.

    Ho bevuto tanti Fiano naturali, e in moltissimi (e vi dirò anzi in quelli che a mia opinione sono stati i più goderecci) ho riscontrato questo filo, questa nebbia, questa leggerissima vibrazione che quando è a questi livelli mi ricorda il vibrato del Duduk, però deve piacervi o quantomeno dovete essere disposti a una bevuta leggermente diversa dalla solita bevuta.

    Passatemi l’esempio: in un mondo dominato da vini bianchi che fanno l’amore alla missionaria questo ha sicuramente le doti per essere una notte di sesso un pò più selvaggio, di quelle notte in cui non vorresti smettere mai.
    Bene ho cercato di essere quanto più brutalmente onesto, vi lascio con un ragionamento finale.
    Questa bottiglia è rurale e contadina.
    Questa bottiglia è il crocevia in campagna dove di notte il diavolo faceva patti coi bluesman.

    Piatto semplice da abbinare al vino fiano bianco di Cantina di Enza
    Piatto semplice da abbinare al vino fiano bianco di Cantina di Enza

    Questo vino ha il sapore, l’odore perfino la stoffa della ruralità e va
    bevuto con cibi semplici! Immaginatevi pane e salame, la frittata di pasta o di cipolle, le salsicce sotto sugna o i tordi arrostiti!

    Prendetevi una vacanza da questa fottuta e orrenda modernità e per una cena andate a tavola vestiti come i vostri nonni:con i piatti dei vostri nonni, con i sapori, gli odori e anche le candele dei vostri nonni…. E dimenticatevi che quel filo di volatile è sbagliato non fate i puritani!

    Di Zombiwine

    Il sopravvissuto che ama il vino, grande esperto di vini naturali, il racconta storie vere e reali senza peli sulla lingua
    Il sopravvissuto che ama il vino, grande esperto di vini naturali, il racconta storie vere e reali senza peli sulla lingua

    Sito Autore: https://www.zombiwine.com

    Canale Youtube autore: https://www.youtube.com/c/ZombiWine

    Partner: http://www.foodandwineangels.com