Dal 25 al 27 gennaio 2025 a Siena torna la decima edizione di Wine&Siena – Capolavori del gusto.
di Adriano Guerri
Il Complesso Museale Santa Maria Della Scala e Palazzo Squarcialupi di Siena aprono i battenti a Wine&Siena, questo importante appuntamento dà il via agli eventi organizzati da The WineHunter.
Come consuetudine andrà in scena all’interno degli ampi e suggestivi saloni del Santa Maria Della Scala e Palazzo Squarcialupi, prospiciente al maestoso Duomo di Siena. Uno dei primi grandi eventi enoici in Italia. L’appassionante evento enogastronomico viene organizzato dal Presidente del Merano WineFestival, Helmuth Köcher, evento al quale Helmuth ha fortemente creduto e voluto, assieme a Stefano Bernardini, Presidente di Confcommercio Siena, Andrea Vanni, scomparso qualche anno fa e Gianpaolo Betti, tre senesi purosangue.
Alla decima edizione parteciperanno oltre 100 espositori attentamente selezionati dalle commissioni d’assaggio di The WineHunter, provenienti da ogni regione dello stivale e non solo, ma ai banchi d’assaggio ci saranno anche alcune eccellenze gastronomiche locali. Numerose le etichette in degustazione delle più prestigiose cantine e di ogni tipologia,bollicine, vini bianchi, vini rosa, vini rossi e vini dolci, capaci di soddisfare ogni palato, anche quelli più esigenti.
In programma varie masterclass, guidate da esperti sommelier che si svolgeranno nell’ incantevole salone delle Feste del Grand Hotel Continental Starhotels Collezione, a poca distanza dal Santa Maria della Scala. Ci saranno anche alcuni Talks, incentrati sui cambiamenti climatici e non solo. Tre giorni all’ insegna di momenti emozionanti, in un contesto unico.
L’ultimo giorno, lunedì è dedicato interamente agli operatori professionali e alla stampa. Siena è una città d’ arte che vanta un ingente patrimonio e un’ambita meta turistica, nota per le sue tante magnificenze, chiese, imponenti palazzi, torri e piazze, una su tutte, Piazza del Campo, pertanto, trascorrere un week-end a Siena, può diventare un’esperienza immersiva tra arte, vino e gastronomia.Nel 1995 il centro storico di Siena è iscritto al Patrimonio dell’umanità UNESCO.
Attorno al capoluogo si trovano prestigiose e apprezzate denominazioni Docg e Doc della Toscana che godono di fama planetaria. Un territorio articolato da rilievi collinari affascinanti e tra i più belli al mondo con vigneti curati come giardini, oliveti, castelli e piccoli nonché suggestivi borghi. Wine&Siena inizia il 24 gennaio con la Small Plates Dinner, a Palazzo Squarcialupi fissata per le ore 20:00 e realizzata da Ristoranti d’eccellenza locali.
Per conoscere il programma, vi consiglio di visitare il sito dedicato: www.wineandsiena.com
La Sardegna di Vinodabere: 45 aziende ed oltre 200 vini a Roma il 18 e 19 gennaio per scoprire un vero e proprio piccolo continente
Sabato 18 e domenica 19 gennaio 2025
Terza edizione di: La Sardegna di Vinodabere
Evento esclusivo dedicato ai vini dell’isola
redazione – Carol Agostini
Hotel Belstay, Via Bogliasco, 27 – Roma
La Sardegna di Vinodabere: un viaggio tra i sapori di un piccolo continente
Per il terzo anno consecutivo, torna “La Sardegna di Vinodabere”, un evento ideato per valorizzare e far conoscere la straordinaria varietà e complessità della produzione vitivinicola sarda, paragonabile a quella di un vero e proprio piccolo continente.
45 aziende e oltre 200 vini in degustazione
Sabato 18 e domenica 19 gennaio, l’Hotel Belstay di Roma ospiterà i banchi di assaggio di ben 45 produttori provenienti da tutta la Sardegna. I partecipanti avranno l’opportunità di scoprire più di 200 etichette, tra bianchi, rosati, rossi, vini dolci, ossidativi e persino spumanti. L’obiettivo è celebrare la ricchezza enologica dell’isola, incontrando i vignaioli che la rappresentano e assaporando nei calici l’eccellenza raggiunta dalla viticoltura sarda.
Un percorso sensoriale tra le sub-regioni dell’isola
L’evento sarà un vero e proprio viaggio sensoriale attraverso le diverse aree vitivinicole della Sardegna: da Alghero ad Anglona, passando per Gallura, Mamoiada, Mandrolisai, Ogliastra, Oliena, Orgosolo, Oristanese, Romangia, Sulcis e il sud Sardegna. Alcuni di questi territori saranno protagonisti delle masterclass in programma sabato 18 gennaio, con approfondimenti che permetteranno di scoprire le peculiarità di ciascuna zona.
Tutti i dettagli sulle masterclass e sull’evento saranno presto disponibili sul sito ufficiale vinodabere.it. Un appuntamento imperdibile per gli appassionati di vino e per chi desidera immergersi nella cultura enologica di una terra unica al mondo.
Programma
Sabato 18 Gennaio
Durante la mattina masterclass e orari da definire
dalle 13:30 alle 15:30
Apertura banchi di assaggio per operatori (ristoratori, agenti, distributori, enotecari, n.1 accredito per attività commerciale) con richiesta di accredito scrivendo una mail entro il 17 gennaio (e ricevendo poi conferma) a operatorivinodabere@gmail.com
Apertura banchi di assaggio per stampa con richiesta di accredito scrivendo una mail entro il 17 gennaio (e ricevendo poi conferma) a stampavinodabere@gmail.com
Apertura banchi di assaggio per sommelier e assaggiatori ONAV (con tessera in corso di validità da mostrare all’ingresso): kit di degustazione 25 euro.
dalle 15:30 alle 19:30
Apertura banchi di assaggio per il pubblico (kit di degustazione 30 euro con calice incluso), per sommelier e assaggiatori ONAV (con tessera in corso di validità da mostrare all’ingresso kit di degustazione 25 euro).
Apertura banchi di assaggio per operatori (ristoratori, agenti, distributori, enotecari, n.1 accredito per attività commerciale) con richiesta di accredito scrivendo una mail entro il 17 gennaio (e ricevendo poi conferma) a operatorivinodabere@gmail.com
Apertura banchi di assaggio per stampa con richiesta di accredito scrivendo una mail entro il 17 gennaio (e ricevendo poi conferma) a stampavinodabere@gmail.com
Domenica 19 gennaio
Dalle 10:30 alle 13:30
Apertura banchi di assaggio per operatori (ristoratori, agenti, distributori, enotecari, n.1 accredito per attività commerciale) con richiesta di accredito scrivendo una mail entro il 17 gennaio (e ricevendo poi conferma) a operatorivinodabere@gmail.com
Apertura banchi di assaggio per stampa con richiesta di accredito scrivendo una mail entro il 17 gennaio (e ricevendo poi conferma) a stampavinodabere@gmail.com
Apertura banchi di assaggio per sommelier e assaggiatori ONAV (con tessera in corso di validità da mostrare all’ingresso): kit di degustazione 25 euro.
dalle 13:30 alle 19:00
Apertura banchi di assaggio per il pubblico (kit di degustazione 30 euro con calice incluso), per sommelier e assaggiatori ONAV (con tessera in corso di validità da mostrare all’ingresso kit di degustazione 25 euro).
Apertura banchi di assaggio per operatori (ristoratori, agenti, distributori, enotecari, n.1 accredito per attività commerciale) con richiesta di accredito scrivendo una mail entro il 17 gennaio (e ricevendo poi conferma) a operatorivinodabere@gmail.com
Apertura banchi di assaggio per stampa con richiesta di accredito scrivendo una mail entro il 17 gennaio (e ricevendo poi conferma) a stampavinodabere@gmail.com
Per conoscere le aziende ed i vini presenti nei banchi di assaggio e per ogni altra informazione sull’evento collegatevi qui.
Vinodabere (www.vinodabere.it) è una testata giornalistica on line che da anni promuove con i suoi articoli e con i suoi eventi la cultura enogastronomica, dando visibilità a realtà già note e storiche come a quelle nuove e da scoprire.
I territori, i vini e le specialità gastronomiche della Sardegna sono sempre stati, sin dalla sua nascita, al centro dell’attenzione della testata giornalistica Vinodabere e del suo direttore Maurizio Valeriani.
La Guida ai Migliori Vini della Sardegna (link), giunta alla settima edizione, pubblicata on line tra agosto e settembre 2024, ha visto un numero di letture incredibile (oltre 500 mila).
Il Re dei Vini torna a Roma: Nebbiolo Nel Cuore, l’evento da non perdere
di Carol Agostini
Roma si prepara ad accogliere l’XI edizione di “Nebbiolo Nel Cuore”, l’evento dedicato a uno dei vitigni più prestigiosi d’Italia. L’appuntamento è fissato per domenica 12 e lunedì 13 gennaio 2025 presso il suggestivo Grand Hotel Palatino, situato in via Cavour 213. Due giornate intense di degustazioni, masterclass e scoperte enologiche che celebrano l’eccellenza del Nebbiolo nei suoi territori d’elezione.
Un appuntamento consolidato per appassionati e professionisti
Dopo anni di successo, “Nebbiolo Nel Cuore” è ormai un punto di riferimento per gli amanti del vino e gli operatori del settore nella Capitale. La manifestazione si distingue non solo per la qualità dei vini presentati, ma anche per l’approccio didattico che la caratterizza. Attraverso banchi di assaggio e masterclass, i partecipanti avranno l’opportunità di scoprire le nuove annate e conoscere cantine emergenti che si affacciano per la prima volta a questo importante palcoscenico.
L’obiettivo dell’evento non è solo quello di celebrare la qualità del Nebbiolo, ma anche di raccontare le storie e le tradizioni che ne fanno uno dei simboli più rappresentativi dell’enologia italiana. Cultura, sorrisi, volti e racconti si intrecciano per offrire un’esperienza unica e autentica.
Novità dell’edizione 2025
Per questa nuova edizione, l’evento si svolgerà in due giorni consecutivi, posticipando la conclusione a lunedì 13 gennaio. Questa giornata sarà interamente dedicata agli operatori del settore, con una serie di iniziative pensate per favorire il networking e l’approfondimento professionale.
Modalità di ingresso:
Per gli operatori del settore, l’ingresso è gratuito previa registrazione, acquistando il calice da degustazione al costo simbolico di 5€.
Per il pubblico generale, l’ingresso è previsto esclusivamente domenica 12 gennaio, con accrediti limitati a causa dell’elevata richiesta di partecipazione.
Programma dettagliato dell’evento
Domenica 12 gennaio 2025
Ore 12:00: Apertura dei Banchi di Assaggio
Ore 11:30: Masterclass “I Coup De Coeur in degustazione”, dedicata ai vini che hanno ottenuto la massima menzione nella guida “Il Nebbiolo”.
Ore 14:30: Verticale parallela dei Barbaresco della Cantina Renato Fenocchio di Neive.
Ore 17:00: Masterclass “Il Timorasso: la rivoluzione bianca dei Colli Tortonesi”.
Ore 20:00: Chiusura dei Banchi di Assaggio.
Lunedì 13 gennaio 2025
Ore 11:00: Apertura dei Banchi di Assaggio.
Ore 14:00: Premiazione dei vini selezionati nella guida “Il Nebbiolo”.
Ore 18:00: Chiusura dei Banchi di Assaggio.
Masterclass: un viaggio nella cultura enologica
Le masterclass, cuore pulsante dell’evento, si svolgeranno nella sala conferenze del Grand Hotel Palatino e saranno curate da esperti del settore. Con approfondimenti sulle diverse espressioni del Nebbiolo e delle sue declinazioni territoriali, ogni sessione offrirà ai partecipanti un’esperienza formativa e sensoriale indimenticabile.
Perché partecipare?
“Nebbiolo Nel Cuore” è un’occasione imperdibile per scoprire le peculiarità di uno dei vitigni più nobili d’Italia e per entrare in contatto con produttori, appassionati e professionisti. Inoltre, rappresenta un momento di celebrazione del legame tra vino e territorio, promuovendo la conoscenza e l’apprezzamento di una cultura enologica ricca e variegata.
Per ulteriori informazioni e prenotazioni delle masterclass, è possibile contattare gli organizzatori via e-mail.
Non perdete questa straordinaria occasione per celebrare il Nebbiolo, il suo fascino senza tempo e i territori che ne custodiscono il segreto. Vi aspettiamo a Roma per brindare insieme al Re dei Vini!
Finanziato dalla Regione Lazio ai sensi della DGR n. 68/22, questo innovativo progetto nasce da un’idea di Confesercenti in collaborazione con Umberto Trombelli, il miglior Sommelier del Lazio, e realizza una filiera produttiva intercomunale mirando a valorizzare le eccellenze agroalimentari locali e a promuovere il territorio.
L’iniziativa coinvolge sei Comuni dei Castelli Romani: Albano, Ariccia, Lanuvio, Genzano di Roma, Nemi, Velletri; ventuno le aziende che hanno aderito, di cui 16 sono produttori di vino e olio, un forno e un panificatore, un’Azienda agro-ecologica di coltivazione e trasformazione di erbe officinali e prodotti botanici edibili, un’Azienda che produce capsule e tappi per l’industria vinicola e olearia, tre agriturismi che offrono vitto o vitto e alloggio.
Numerose sono state le presenze istituzionali e gli interventi, a partire dalla Presidente della Rete, Nina Farrell (Azienda Agr. Bio Carafa-Jacobini), dal Vice Presidente Paolo Iacoangeli (Azienda Agr. Iacoangeli Mauro), dalla Manager operativa Saula Giusto, dalle Aziende della rete e dal partner progettuale CAT, Centro Assistenza Tecnica di Confesercenti di Roma e del Comprensorio dei Castelli Romani, rappresentato da Guido Ciarla.
Il Vicesindaco di Lanuvio Valeria Viglietti, l’Assessore all’Agricoltura del Comune di Velletri Cristian Simonetti, la Consigliera della Città Metropolitana di Roma Marta Elisa Bevilacqua e numerosi esponenti politici ed amministrativi del Comune di Genzano di Roma, capofila del progetto, tra cui il Sindaco Carlo Zoccolotti, hanno partecipato alla conferenza con i propri interventi.
Nina Farrell ci ha fornito una panoramica delle azioni intraprese finora e dei piani per il futuro.
Sicuramente favorire la sinergia tra le imprese locali per raggiungere un bene comune è l’elemento principale fondamentale, in quanto promuove anche il turismo enogastronomico, valorizza i prodotti locali e rafforza le relazioni tra produttori e consumatori.
“Abbiamo già avviato diverse iniziative che hanno riscosso un ottimo successo, tra cui tre serate di degustazione e una serie di assaggi organizzati in occasione della Festa del Pane di Genzano – un grande esempio di sinergia tra i comuni e le nostre aziende, in questo splendido territorio. Inoltre, abbiamo tenuto masterclass guidate dal noto Umberto Trombelli, presentando i nostri prodotti di eccellenza. Solo questa settimana, abbiamo partecipato a una delle manifestazioni enologiche più importanti del Centro-Sud, “Beviamoci Sud”, con una masterclass condotta da Luciano Pignataro e un ricco banco d’assaggio che ha unito vini, pane e prodotti artigianali.”
Il calendario degli eventi di inizio anno 2025 sembra fitto. A febbraio, la V.I.P. ospiterà un evento di degustazione di due giorni al WeGil di Roma, con la domenica aperta al pubblico e il lunedì riservato alla stampa e ai funzionari, con masterclass che copriranno più del solo vino. Poi a marzo, si terrà l’evento di tre giorni Roma Wine Expo, con vari incontri e discussioni.
Media e Comunicazione:
La rete ha già stabilito una forte presenza online, con account sui social media attivi e un sito Web completo che copre tutti gli aspetti organizzativi. Sono stati creati materiali promozionali e badge di affiliazione alla rete per le aziende associate con il logo della Regione Lazio.
Inoltre, è prevista una guida esperienziale dove la prima parte introdurrà tutti i membri della rete, mentre la seconda parte presenterà le varie esperienze disponibili nella regione dei Castelli Romani includendo i pacchetti turistici. Ciò rappresenta una sinergia tra produttori, aziende, ristoratori e l’industria del turismo.
Saranno avviate delle presentazioni ufficiali in ogni comune, con masterclass, conferenze e postazioni di degustazione. Ciò fornirà visibilità a tutte le aziende partecipanti e rafforzerà le relazioni con le autorità locali.
Oltre a ciò, sono previsti corsi introduttivi sul vino, guidati da Riserva Academy, Ars e Assovini, e la partecipazione alle manifestazioni fuori regione, come Vinitaly e l’Italian Wine Expo di Milano. L’obiettivo è quello di essere presenti ad eventi e occasioni che possano far conoscere e promuovere le aziende e i comuni associati, contribuendo ad accrescerne la visibilità e a valorizzarne l’offerta.
Ergo dopo due anni di attività, il progetto finalmente prende forma. Di seguito riportiamo l’intervento di Guido Ciarla:
“Noi di Confesercenti abbiamo creduto in questa rete unica, che è atipica, perché come sapete le reti si formano tipicamente all’interno dei singoli comuni. Abbiamo immaginato una rete intercomunale perché volevamo mettere in mostra le realtà e le eccellenze dei territori. I comuni che ne fanno parte hanno chiaramente il vino come eccellenza primaria, e questo si è esteso anche all’industria del pane.
Attualmente, ci sono 21 aziende partecipanti, ma ce ne sono già altre che vogliono aderire, poiché si tratta di una nuova rete. Eravamo decisi a stabilirlo qui a Genzano e ringrazio il sindaco Carlo Zoccolotti che per primo ha sostenuto questa iniziativa, facendo di Genzano il comune capofila. Ringrazio anche tutti gli altri comuni che hanno creduto e sostenuto questo progetto.
Oggi è una realtà, con molte attività già intraprese e altre in arrivo. Al di là della fase iniziale di stesura del progetto, che è stato finanziato dalla Regione Lazio e ha ricevuto il loro investimento, la rete deve ora essere pronta ad andare oltre il programma esistente sviluppando un nuovo progetto per ottenere ulteriori finanziamenti.”
Il Vice Presidente Iacoangeli ha preso la parola: “Viviamo in un territorio dove non è mai stato facile fare rete e collaborare con aziende dello stesso settore. Questa rete mira a ribaltare l’eredità che abbiamo ereditato dalle generazioni precedenti, qualcosa che i nostri predecessori non sono riusciti a capire, ovvero che se lavoriamo insieme, abbiamo maggiori possibilità di distinguerci e crescere. Se un intero territorio cresce, cresciamo tutti insieme. La rete non consiste nell’elevare un’azienda, due aziende o tre aziende, ma nel valorizzare tutte le imprese e l’intero territorio.
Abbiamo creato appositamente questi pacchetti turistici non solo per le degustazioni, ma per mostrare il nostro territorio, le sue meraviglie architettoniche e offrire un’esperienza immersiva. La guida servirà proprio a questo scopo: creare esperienze per turisti, romani e visitatori internazionali. Viviamo in un territorio davvero unico, con un ecosistema architettonico e ambientale unico nel suo genere, e un’offerta enogastronomica di alta qualità”.
Il sindaco Zoccolotti del Comune di Genzano di Roma afferma che le reti d’impresa, un modello italiano esportato nel mondo, rappresentano una sfida importante per la Regione Lazio, che negli ultimi anni ha cercato di stimolarle. Crede particolarmente in questo progetto, poiché ci sono tante belle aziende e nuove generazioni imprenditoriali che si stanno affacciando, soprattutto nel settore vitivinicolo, con grandi sfide da affrontare per rappresentare il territorio dei Castelli Romani.
Aderendo a questo progetto – continua il Sindaco – ” non vogliamo solo sfruttare il finanziamento regionale, che è stato lo spunto per mettere insieme le aziende e ragionare insieme come rete, creando sinergie e confronti. L’obiettivo è che possa essere d’esempio per altre esperienze imprenditoriali di gruppo che in passato non sono andate bene. Anche i Comuni stanno adottando questa modalità di fare rete.
Inoltre, questo Comune è stato riconosciuto come Città del Vino 2025, il che garantirà una particolare attenzione a questo territorio l’anno prossimo, con Marino come capofila. Questa ulteriore iniziativa rappresenta un’opportunità anche per la rete di aziende.”
A maggior ragione, in occasione del Vinitaly, il 7 aprile 2025, si terrà la presentazione delle Città del Vino dei Castelli Romani. Queste città avranno uno spazio espositivo all’interno dello stand della Regione Lazio.
“L’iniziativa Città del Vino 2025 è la sintesi di una rete fiorente, spiega Simonetti, Assessore all’Agricoltura di Velletri, che funziona quando tutti i membri condividono l’obiettivo comune di crescita e valorizzazione dei nostri prodotti e specialità. Il prossimo anno porterà la sfida del Giubileo e sono sicuro che molti visitatori che verranno a Roma faranno tappa anche nella regione dei Castelli Romani. Questo sarà un potente motore per noi per creare sinergie, come la Rete VIP, per portare persone nei nostri territori.”
In chiusura, l’invito a partecipare ad un momento conviviale di degustazione dei vini e dei prodotti a buffet dell’azienda Fermenti 2020, tutti parte del network.
L’ELENCO DELLE AZIENDE ADERENTI:
AZIENDA AGRICOLA PESOLI GIULIO (VINO/ OLIO/GELATINE DI VINO – ARICCIA)
CANTINA COSTANTINI (VINO/ OLIO/CONFETTURE – GENZANO DI ROMA)
AZIENDA AGRICOLA CARAFA JACOBINI (VINO BIO/OLIO BIO – GENZANO DI ROMA)
CANTINAMENA – AZ. AGRICOLA MINGOTTI (VINO BIO/OLIO BIO – LANUVIO)
LA LUNA DEL CASALE (VINO BIO/OLIO BIO – LANUVIO)
OMINA ROMANA – SOCIETA’ AGRICOLA FORESTALE LA TORRE (VINO/OLIO – VELLETRI)
CANTINA TENUTA IACOANGELI (VINO/OLIO – GENZANO DI ROMA)
AZIENDA AGRICOLA LE ERBE DELLA LUNA (ERBE OFFICINALI E PRODOTTI BOTANICI EDIBILI – NEMI)
METALSUGHERO (PRODUZIONE TAPPI E CAPSULE PER BOTTIGLIE – GENZANO)
“PERCORSI DI GUSTO” a Roma: i vini di Roberto Sarotto protagonisti al Ristorante Allegrìo
di Cristina Santini
Il 26 novembre abbiamo avuto il privilegio di partecipare alla prima di due esclusive cene di degustazione che fanno parte del tour “Percorsi di gusto. Un Viaggio tra Roma e Torino“, un emozionante viaggio culinario immersivo alla scoperta dei sapori e degli abbinamenti di queste due città iconiche.
Questa esperienza enogastronomica è il prodotto di una collaborazione tra il Gambero Rosso e la stimata cantina Roberto Sarotto presente con alcune delle etichette rappresentative, sapientemente abbinate a voci di menu attentamente realizzate e concepite dai talentuosi chef del ristorante di Roma.
Situato nel cuore di Via Veneto, Allegrìo è un magnifico ristorante realizzato nel periodo più drammatico vissuto da tutti, che porta con sé un’ondata rinfrescante di stile moderno ed elegante, richiamando il passato glamour di quella strada simbolo della Dolce Vita, conosciuta in tutto il mondo.
Le vivaci sale da pranzo tematiche trasudano un senso di raffinatezza e tranquillità, progettate con un tocco eclettico dalla proprietaria Sabrina Corbo, non senza il contributo di artisti ed artigiani di fama internazionale.
L’offerta gastronomica si concentra sulla rivisitazione della classica pizza napoletana, infondendola con una serie di sapori audaci e stuzzicanti che fondono perfettamente le amate tradizioni della cucina romana e italiana. Ogni fetta è un’opera d’arte, l’impasto funge da tela per combinazioni creative di condimenti che danzano sul palato, senza trascurare le specialità regionali della cucina tradizionale italiana.
Dal momento in cui varchi la soglia, sei avvolto in un’atmosfera emozionante, dove ogni elemento di design e ogni piatto servito contribuiscono ad un percorso davvero memorabile.
Il nostro tavolo era in una delle quattro room, la Intrepid Room, ispirata alle esplorazioni dei più famosi e coraggiosi personaggi italiani della nostra storia, come Cristoforo Colombo, Marco Polo, Amerigo Vespucci. Offre un’eleganza senza tempo per un cammino di esplorazione senza limiti attraverso l’arte e l’esperienza della rinomata cucina italiana.
La prima portata ha dato il tono al banchetto che ci attendeva, risvegliando i nostri sensi con l’interazione delle consistenze e l’armoniosa miscela di ingredienti. Man mano che il pasto procedeva, siamo stati deliziati da una magistrale esibizione di arte culinaria, ogni pietanza raccontava una storia del ricco patrimonio gastronomico della nostra regione. I vini, selezionati dal portfolio di Roberto Sarotto, sono stati l’accompagnamento perfetto, le loro caratteristiche distintive completavano e accentuavano l’espressività dei sapori in una danza senza soluzione di continuità.
Roberto Sarotto, il produttore, e la figlia Elena erano presenti e ci hanno raccontato la storia dell’azienda vinicola di famiglia, che conta oggi 95 ettari di vigneti ripartiti tra le zone più pregiate del Piemonte.
Giunta ormai alla sesta generazione, la produzione vitivinicola ha avuto origine sulle colline delle Langhe. Per oltre 200 anni, gli antenati della famiglia hanno coltivato queste colline nella zona di Alba, concentrandosi principalmente sulla produzione di Dolcetto e una piccola quantità di uva Moscato.
“Chiaramente l’azienda è cambiata – ci racconta il produttore – sono diventato enologo nel lontano 1984 e da questo momento ho sognato di dare un’espansione all’azienda.
Però la vedevo molto piccola, limitata ad una certa zona, e ad un certo punto ho cominciato a pensare di allargare la base di produzione, e da quella piccola azienda famigliare che da più di 200 anni produceva vino, abbiamo cominciato a produrre, dai nostri vigneti, prima nell’area del Barolo, poi nell’area del Barbaresco, successivamente nell’area del Monferrato fino ad arrivare a Gavi.”
Secondo la filosofia di Roberto, un vino deve offrire la massima soddisfazione e un beneficio al bevitore. Il principio guida è quello dell’equilibrio e dell’armonia, dove tutti gli elementi sono in perfetto accordo.
Attraverso uno studio rigoroso, la sperimentazione e i test, è emersa una linea di pensiero chiara e un’identità collettiva, guidata da un team di giovani collaboratori che eccellono nel dialogo aperto, nella sintesi e nel lavorare verso una visione condivisa.
La cantina, eccezionalmente ben attrezzata, è tecnologicamente avanzata e attenta all’ambiente nonostante le sue dimensioni. Situata al centro del vigneto, ha un impatto minimo sulle piante e utilizza sistemi di energia solare e un sistema di purificazione dell’acqua per l’irrigazione.
Senza ulteriori indugi, passiamo al menù che propone piatti realizzati con ingredienti locali e di stagione, abbinati in maniera egregia ai vini che metteremo in evidenza.
L’uovo nero – La paura
Uovo biologico fritto con panatura al carbone vegetale su crema di Parmigiano Reggiano 24 mesi nera.
Lo Spumante Metodo Classico Alta Langa Docg Pas Dosé 2018, è prodotto da uve Chardonnay coltivate su terreni calcarei di marna e affina per oltre 50 mesi nelle antiche cantine della tenuta. Vanta un intenso aroma di lievito, crosta di pane e croissant. Regala al sorso una cremosità impeccabile e inaspettata, una freschezza che lascia un’impressione duratura che lo rende perfetto per questo piatto prelibato. È un’esperienza di beva davvero avvolgente. Non ostacolato da zucchero residuo, il suo carattere autentico risplende, rendendolo un compagno ideale.
Piazza zucca, funghi e tartufo
Crema di zucca, funghi trifolati, crema di Parmigiano Reggiano sul cornicione; all’uscita: tartufo e olio Evo
Il Langhe Doc Arneis Runcneuv 2023, coltivato attorno alla cantina, è un vero classico: fresco, con un aroma seducente di fiori e frutti delicati, di acacia e agrumi. Alla beva è vigoroso, ben strutturato e piacevolmente acido, lasciando una leggera traccia di nocciola. La sua eleganza floreale e fruttata, insieme alla sua freschezza saporita e morbida, rendono questo vino davvero delizioso.
Il Gavi Docg Aurora 2023, è un vino, dedicato alla moglie di Roberto, accattivante che si distingue per la sua intensa luminosità, la mineralità salina e le delicate note agrumate, tutti attributi derivati dal terroir unico. Prodotto da uve Cortese provenienti dai vigneti della Tenuta Manenti, incanta il naso con vivaci sentori di ananas, albicocca e pesca. Al palato, è rinfrescante, piacevole, con pronunciati sapori di mela verde che si fondono armoniosamente con le delicate sfumature di frutta tropicale. Fin dal primo sorso, è raffinato, autentico, cattura i sensi, rivela la sua bellezza e tessitura gustativa.
Pizza “La Matta” – La Rabbia
Ragù Napoletano, Parmigiano Reggiano 24 mesi grattugiato, basilico e germogli
Il Barbera d’Alba Doc Elena La Luna 2022 (premio Tre Bicchieri 2025), stavolta dedicato alla figlia,è prodotto da uve meticolosamente selezionate, che danno vita ad un profilo profondo, intenso e aromatico.
Questo vino offre un’armoniosa miscela di ciliegie scure, perfettamente intrecciate con note di mora matura, prugna rossa e vaniglia. La bocca è esaltata da tannini vellutati e da un impeccabile equilibrio tra acidità e dolcezza, culminando in un finale lungo, accentuato da sentori di liquirizia e anice.
Contemplativo, inebriante e stimolante.
Il Brasato
Brasato di manzo al vino rosso su purè di patate al burro di alpeggio.
Il Barbaresco Riserva Currà 2017, prodotto da uve Nebbiolo coltivate nella limitata area di produzione nota come “Currà”, passa il suo tempo in grandi botti di rovere per circa un anno. Questa particolare annata è stata colpita da una significativa grandinata in quella parte del vigneto, con conseguente produzione utilizzabile per la riserva molto ridotta.
Nonostante le condizioni difficili, le uve Nebbiolo hanno prodotto un vino fresco, elegante e composto. Nel calice si respirano sentori di rosa e violetta mentre al sorso i suoi tannini sono carezzevoli, offrendo un delizioso carattere speziato, con note di prugna, cioccolato, tabacco e pepe nero. Armonioso e piacevole.
La Fortuna
Torta Pastiera di grano e ricotta al profumo di arancio, limone e vaniglia, canditi all’arancio.
Il Moscato d’Asti Solatìo 2023, è uno dei vini rappresentativi della cantina, in quanto prodotto all’interno della denominazione Moscato d’Asti, prevalentemente nel vigneto Neviglie di Sorì Ciabot.
È dolce e aromatico che evita la pesantezza stucchevole grazie alla sua freschezza rinfrescante. Le invitanti note di frutta matura e miele si fondono in un bouquet eterogeneo e mellifluo, in cui prevalgono le sensazioni balsamiche di salvia.
Vini spumanti secchi italiani 2025 : Le “Cinque Sfere” e le tendenze del settore nella nuova guida SPARKLE
di Cristina Santini
Quest’anno, l’atmosfera di festa pervade tutti noi con l’apertura della ventitreesima edizione di Sparkle 2025, evento curato da Francesco d’Agostino, direttore responsabile della Rivista Cucina & Vini, che celebra il 25° anniversario della pubblicazione.
“Nel 1999, un gruppo di amici sommelier ha lanciato l’idea di creare una rivista nazionale, spinti dalla passione e da uno spirito giocoso. Venticinque anni fa, mia moglie Alessandra Marzolini e io abbiamo fondato questa pubblicazione. Nel tempo, il gruppo è cresciuto, concentrandosi principalmente sul vino, e il numero di sommelier è aumentato sotto la sua guida. A un certo punto, la nostra passione è diventata così forte che abbiamo deciso di rilevare la rivista e farla nostra.”
“Sparkle” è l’occasione perfetta per esplorare il mondo degli spumanti e discutere del presente e del futuro di un fenomeno che conta oltre un miliardo di bottiglie all’anno. I dati dipingono un quadro positivo: i numeri parlano da soli e le cifre delle esportazioni per questa categoria di vini continuano a crescere in modo incoraggiante. La produzione sta crescendo, superando le vendite, indicando una prospettiva ottimistica tra i produttori. Nonostante sia l’unico vino in crescita negli ultimi dieci anni, il consumo rimane stabile nei mercati tradizionali ma è in calo in patria (ne consumiamo meno ogni anno). Tuttavia, ci sono alcuni aspetti critici nel riepilogo di quest’anno.
Francesco D’Agostino ha continuato, notando due tendenze distinte. Nei distretti spumantistici del nord, la produzione continua a vedere una crescita media sostanziale, in particolare nell’intera regione subalpina e nelle zone principali. D’altro canto, è curioso che la produzione di vini Spumante VS e VSQ stia crescendo anche in tutta Italia, sebbene l’aumento sia più pronunciato nelle aree in cui possono essere utilizzate più denominazioni, il che è un dato interessante.
Utilizzare prodotti di dubbia qualità senza alcun legame a una denominazione per raccontare il proprio spumante comporta un rischio elevato. Sebbene in questo caso il brand aziendale possa prevalere, ciò non è sufficiente. Oggi è necessario creare gruppi coesi, con membri identificati da nome e cognome, che condividano un legame con il territorio.
Ci sono preoccupazioni critiche riguardo il prossimo Decreto sui vini dealcolati. Questo mercato in espansione potrebbe portare a un grande business per i vini italiani senza denominazione di origine (come DOCG, DOC e IGT), che rappresentano una grossa fetta del settore. Sebbene sia giusto soddisfare la domanda dei consumatori, è necessario codificare attentamente questi prodotti e, allo stesso tempo, difendere le altre categorie di vini di qualità.
Il direttore afferma che è una questione estremamente critica il fatto che alcune nazioni, come la Francia, vendano vini spumanti dealcolati a prezzi esorbitanti e che le persone li acquistino effettivamente. Questa situazione richiede che i distretti dello spumante facciano sforzi ancora maggiori per enfatizzare la loro identità unica. Il rischio è che i consumatori non si rendano conto che il prodotto che viene loro venduto ha un profilo basso ma ha un prezzo elevato semplicemente perché porta un marchio forte. Inoltre, anche il mercato italiano è pronto a essere inondato da questi prodotti, il che dovrebbe spingere i nostri produttori a impegnarsi in una profonda riflessione.
È necessaria anche una comunicazione più chiara ed energica, poiché manca una vera cultura del Prosecco, ad esempio. Tutto viene banalizzato e ridotto semplicemente alla parola “Prosecco”, che invece andrebbe identificata con la lettera maiuscola per sottolinearne l’importanza come denominazione di un territorio specifico. È fondamentale far comprendere bene questo aspetto.
Il 30 novembre è stata presentata al The Westin Excelsior Hotel di Roma la 23a edizione della guidaSPARKLE 2025 ai migliori vini spumanti secchi nazionali. Diamo un’occhiata più da vicino ad alcuni dati chiave sulla produzione dei vini italiani presenti in questa guida. Gli ultimi dati ICQRF (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari) sulla stagione di produzione vinicola 2023/2024 confermano una produzione stabile e una situazione eccellente sia per i vini Metodo Classico che per quelli Metodo Martinotti, comprese le annate degli ultimi due o tre anni.
Una statistica curiosa è che il 25,02% della produzione totale è costituito da vini senza nome (Vino Semplice e Vino Spumante di Qualità), con una percentuale ancora più alta nelle regioni del Centro-Sud. Tuttavia, questa tendenza potrebbe giustificare una revisione per considerare l’utilizzo di Indicazioni Geografiche o altre denominazioni.
In termini di produzione (numero di bottiglie), i dati più notevoli sono i cali per Asti DOCG (-13,96%), Conegliano Valdobbiadene DOCG (-4,84%) e Alta Langa (-3,97%). Sorprendentemente, il Prosecco DOC, il vino più prodotto in Piemonte, ha superato negli ultimi anni l’Asti, rinomato a livello mondiale, registrando un aumento del 2,31%. Nel frattempo, Asolo DOCG continua a crescere costantemente (23,34%), così come Franciacorta DOCG (17,40%), mentre Trento DOC sta vedendo un progresso più graduale del 2,94%.
I dati ufficiali ISTAT che confrontano le esportazioni 2020/2024 sono incoraggianti. Il valore delle esportazioni è cresciuto in modo significativo in questo periodo, da 1.473 milioni di euro nel 2020 a 2.378 milioni di euro ad agosto 2024. Analogamente, il numero di bottiglie esportate è aumentato da 544 milioni nel 2020 a 741 milioni nel 2024.
Tuttavia, mentre la crescita del volume delle bottiglie ha superato la crescita del valore delle bottiglie, indicando una leggera diminuzione del valore medio per bottiglia. In altre parole, i volumi di produzione ed esportazione sono in aumento, ma il prezzo medio per bottiglia è diminuito leggermente. Nel complesso, i dati indicano una sana crescita delle performance delle esportazioni dell’Italia nel periodo 2020-2024.
La Guida di quest’anno presenta alcuni numeri interessanti: • 937 i vini selezionati, con 68 etichette in più della passata edizione; • ancora una volta la regina indiscussa è la Lombardia (339 vini), seguita da Veneto (260), Trentino (131), Piemonte (86); • le Denominazioni che governano questa dinamica sono aumentate rispetto allo scorso anno e sono la Franciacorta con 273 vini, Conegliano Valdobbiadene con 237, Trento con 129 e l’Alta Langa con 68; • I premi assegnati quest’anno includono 87 ambitissime sfere d’eccellenza, un traguardo importante e un obiettivo da mantenere nel tempo. La Lombardia è ancora una volta in testa con 33 allori, seguita dal Trentino con 19, dal Veneto con 16, dal Piemonte con 7, dall’Alto Adige e dall’Abruzzo con 3 ciascuno, dalla Puglia con 2 e dal Friuli Venezia Giulia, dalla Toscana, dal Lazio e dalla Sicilia con 1 sfera ciascuno.
Continua ad essere decretato, per la ventunesima volta, il “vino dell’emozione”, ovvero quel vino che seduce, il più emozionante ma non il super 5 sfere, che segue criteri di giudizio soggettivi e non fisiologici del gusto. Premiato a Sparkle 2025 il Franciacorta Riserva Nobile Alessandro Bianchi Rna 15 anni Extra Brut 2007 di Villa Franciacorta.
La Guida è inoltre arricchita dalla bacheca “Cinque Sfere”, che elenca le migliori aziende vinicole premiate che esemplificano la produzione costante e l’eccellenza delle migliori case spumanti italiane. Inoltre, c’è una sezione “acquisto attento” che presenta i vini con il miglior rapporto tra valutazione della guida e prezzo e una classifica che mostra le aziende che hanno ottenuto il maggior numero di riconoscimenti nel corso della storia di Sparkle.
La sezione “il tempo del vino” della degustazione “Vintage”, dedicata alle vecchie annate, offre un modo meraviglioso per comprendere l’evoluzione di un vino. Immergendosi completamente nel piacere, nella curiosità e nella scoperta di un mondo sconfinato, si può assaporare il vino senza impantanarsi in troppi tecnicismi. Grazie agli anni di esperienza maturata, Sparkle si è affermato come una guida ricca e affidabile nel variegato mondo degli spumanti italiani. Il suo volume è una lettura imprescindibile e un riferimento essenziale per orientarsi in questo effervescente settore.
Ecco l’elenco completo delle “5 Sfere” di Sparkle 2025 suddivise per Regione:
PIEMONTE • Alta Langa Bianc ’d Bianc Brut 2018 Giulio Cocchi • Alta Langa TotoCorde Brut 2018 Giulio Cocchi • Alta Langa Riserva Zero 140 Pas Dosé 2010 Enrico Serafino • Alta Langa Riserva Zero Pas Dosé 2018 Enrico Serafino • Alta Langa Riserva Cuvée 60 Mesi Brut 2013 Gancia • Soldati La Scolca D’Antan Brut 2012 La Scolca • Soldati La Scolca D’Antan Rosé Brut 2012 La Scolca
LOMBARDIA • Franciacorta Satèn Edizione 2020 Barone Pizzini • Franciacorta Pas Operé Extra Brut 2018 Bellavista • Franciacorta Riserva Palazzo Lana Extrême Extra Brut 2013 Guido Berlucchi • Franciacorta Rosé Extra Brut 2020 Bosio • Franciacorta Riserva Cuvée Annamaria Clementi Dosage Zéro 2015 Ca’ del Bosco • Franciacorta Riserva Cuvée Annamaria Clementi Rosé Extra Brut 2015 Ca’ del Bosco • Franciacorta Riserva Vintage Collection Dosage Zéro Noir 2015 Ca’ del Bosco • Franciacorta Nero Zero 2019 Colline della Stella • Franciacorta Blau Blanc de Noir Extra Brut 2016 Corte Aura • Franciacorta Riserva Raramè Dosaggio Zero 2012 Corte Aura • Franciacorta Rosé Brut Corte Fusia • Franciacorta Le Millésime Brut 2015 Derbusco Cives • Franciacorta Riserva 33 Non Dosato 2016 Ferghettina • Franciacorta Riserva Extra Brut 2016 Ferghettina • Franciacorta Satèn 2020 Freccianera Fratelli Berlucchi • Franciacorta Riserva Capitolo II Dosaggio Zero 2016 Le Vedute • Franciacorta Superno Dosaggio Zero 2016 Marzaghe • Franciacorta Satèn 2020 Mirabella • Franciacorta Satèn 2020 Mosnel • Franciacorta Riserva Villa Crespia Millè Brut 2014 Muratori • Franciacorta Satèn 2020 Tenuta Ambrosini • Franciacorta Ricciolina Satèn Terre d’Aenòr • Franciacorta Rosé Extra Brut 2020 Terre d’Aenòr • Franciacorta Comarì del Salem Extra Brut 2017 Uberti • Franciacorta Dequinque Cuvée 15 Vendemmie Extra Brut Uberti • Franciacorta Magnificentia Satèn 2020 Uberti • Franciacorta Cuvette Brut 2019 Villa Franciacorta • Franciacorta Diamant Pas Dosé 2019 Villa Franciacorta • Franciacorta Riserva Nobile Alessandro Bianchi Rna 15 anni Extra Brut 2007 Villa Franciacorta • Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Riva Rinetti Pas Dosé 2019 Calatroni • Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Dasdòt Pas Dosé 2019 Fradé • Lugana Brut Nature 2013 Perla del Garda • Mattia Vezzola Grande Annata Brut 2018 Costaripa
TRENTINO • Trento Riserva Collezione Luciano Lunelli Rosé Brut 2009 Abate Nero • Trento Riserva Graal Brut 2017 Altemasi • Trento Brut Balter • Trento Riserva Pas Dosé 2017 Balter • Trento Riserva 907 Extra Brut 2018 Cantina di Isera • Trento Riserva Brezza Riva Pas Dosé 2019 Cantina di Riva • Trento R Rosé Brut Cantina Rotaliana • Trento Riserva R Brut 2016 Cantina Rotaliana • Trento Riserva Oro Rosso Dosaggio Zero 2018 Cembra Cantina di Montagna • Trento 1673 Rosé Brut 2017 Cesarini Sforza • Trento Riserva Lunelli Extra Brut 2016 Ferrari Trento • Trento Riserva Masnen-Vignal Blanc de Blancs Extra Brut 2019 Klinger • Trento Riserva del Fondatore 976 Brut 2013 Letrari • Trento Riserva Dosaggio Zero 2019 Maso Martis • Trento Brut Nature 2018 Moser • Trento Riserva Tracce Extra Brut 2011 Moser • Trento Riserva Flavio Brut 2016 Rotari • Trento Maso Nero Dosaggio Zero 2019 Zeni • Trento Riserva Maso Nero Blanc de Noir Extra Brut 2017 Zeni
ALTO ADIGE • Alto Adige Riserva Extra Brut 2018 Arunda • Alto Adige Riserva 600 Blanc de Blancs Extra Brut 2018 Cantina Kurtatsch • Alto Adige Riserva 1919 Extra Brut 2018 Kettmeir
VENETO • Asolo Prosecco Superiore Extra Dry 2023 Commendator Pozzobon Rosalio • Valdobbiadene Rive di Colbertaldo Vigneto Giardino Asciutto 2023 Adami • Valdobbiadene Rive di Santo Stefano Dirupo Nazzareno Pola Etichetta del Fondatore Extra Dry 2023 Andreola • Valdobbiadene Rive di Soligo Mas de Fer Extra Dry 2023 Andreola • Valdobbiadene Superiore di Cartizze Dry 2023 Andreola • Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Rive di Soligo Extra Brut 2023 BiancaVigna • Valdobbiadene Prosecco Superiore BandaRossa Vigna di Collagù Extra Dry 2023 Bortolomiol • Valdobbiadene Prosecco Superiore Ius Naturae Brut 2023 Bortolomiol • Valdobbiadene Coste di Mezzodì Dry 2023 Col Vetoraz • Valdobbiadene Rive di Vidor Tittoni Dry 2023 La Tordera • Valdobbiadene Prosecco Superiore Cruner Dry Le Colture • Conegliano Valdobbiadene 20.10 Extra Dry 2023 Le Manzane • Valdobbiadene Prosecco Superiore Extra Dry Rebuli • Valdobbiadene Prosecco Superiore Rive di Farrò Particella 232 Extra Brut 2023 Sorelle Bronca • Lessini Durello Riserva Amedeo Évolution Pas Dosé 2012 Ca’ Rugate • Lessini Durello Riserva Amedeo Pas Dosé 2018 Ca’ Rugate
FRIULI VENEZIA GIULIA • Dom Jurosa Blanc de Blancs Extra Brut 2018 Lis Neris TOSCANA • Bolle di Borro Rosé Brut 2018 Il Borro LAZIO • Alarosa Rosé Brut Vigne del Patrimonio
ABRUZZO • Nicola Di Sipio Brut Di Sipio • Brut Marramiero • Rosé Brut Marramiero
PUGLIA • Daunia Bombino Bianco RN Brut 2019 d’Araprì • Gianfranco Fino Rosato Dosaggio Zero 2019 Gianfranco Fino
SICILIA • Etna Gaudensius Blanc de Noir Brut Firriato
A Firenze dal 8 al 9 dicembre 2024 ha avuto luogo la terza edizione di “Saranno famosi nel Vino“.
di Adriano Guerri
Come consuetudine all’interno degli ampi spazi della Stazione Leopolda. Vi erano circa 100 espositori, di cui 26 produttori di Gin. Il programma era ricco di masterclass e cooking show. Personalmente ho partecipato alla masterclass dedicata ai vini di Bolgheri, guidata dal giornalista enogastronomico Leonardo Romanelli con servizio effettuato dai Sommelier FISAR (Federazione Italiana Sommelier Alberghi Ristoranti). Alcune informazioni sulla Doc Bolgheri anticipano le note sensoriali degli 8 vini degustati.
Bolgheri si trova nelle immediate vicinanze del litorale etrusco nel comune di Castagneto Carducci e in provincia di Livorno. Oltre ad essere nota per i suoi vini è nota anche per il suggestivo viale di cipressi disposti in duplice filar. Ai quali il poeta Giosuè Carducci aveva dedicato vari versi.
Bolgheri è caratterizzata da aspetti pedoclimatici propizi per la coltivazione della vite, infatti, viene allevata sin dal tempo degli Etruschi, tuttavia, la svolta arriva con il Marchese Mario Incisa della Rocchetta, piemontese e grande estimatore dei vini di Bordeaux, quando si trasferì nella Tenuta San Guido, dopo aver sposato la Contessa Clarice della Gherardesca. L’intuizione fu di mettere a dimora barbatelle di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc che hanno dato vita ad uno dei vini più iconici italiani, Sassicaia.
Il grande successo del vino Sassicaia nel mondo, commercializzato grazie ad Antinori con la prima annata 1968, ha aperto le strade anche ad altri produttori per utilizzare vitigni internazionali. I vitigni maggiormente allevati oggi sono, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot, Syrah, Sangiovese, Sauvignon, Viognier e Vermentino.
Nella Doc Bolgheri sono contemplate varie tipologie, tuttavia le più note sono il Bolgheri Rosso Superiore e il Bolgheri Sassicaia, unica etichetta in Italia ad avere la Doc.
Un Areale molto suggestivo, immerso nella natura, tra vigneti, oliveti e cipressi, un oasi ideale per trascorrere una vacanza all’insegna della pace e tranquillità. Oltre alla Sassicaia della Tenuta San Guido, al Masseto, al Guado al Tasso, all’ Ornellaia, ci sono molti vini eccellenti di altri produttori sia noti sia meno noti, davvero molto bravi. Negli assaggi ho riscontrato l’elevata qualità nel calice di questo vocato territorio.
Ecco i vini
Bolgheri Rosso Superiore 2021 Castello di Bolgheri – Cabernet Sauvignon 75%, Cabernet Franc 20% s Merlot 5% – Rosso rubino intenso, emana sentori di ciliegia, prugna, rabarbaro, polvere di caffè e cacao e spezie, al palato è rotondo, pieno, fine e persistente con richiami mentolati.
Volante Bolgheri Rosso 2021 Tenuta Campo al Signore – Merlot 100% – Rosso rubino profondo, sviluppa note di mora, ribes nero, prugna e spezie dolci, al gusto è vibrante, pieno ed appagante.
Sito di riferimento: www.tenutacampoalsignore.com
Sant’Uberto Bolgheri Rosso Superiore 2020 Villanoviana – Merlot 50%, Cabernet Franc 35% e Petit Verdot 15% – Rosso rubino vivace, emergono sentori di ciliegia, prugna, pepe nero, noce moscata e tabacco, attacco tannico setoso, vellutato e persistente.
Bolgheri Rosso Superiore 2021 Donne Fittipaldi – Cabernet Sauvignon 40%, Cabernet Franc 30% e Merlot 30% – Bel rubino intenso, esprime sentori di iris, amarena, prugna, sottobosco e tabacco, al palato è pieno, appagante e decisamente lungo.
Sondraia Bolgheri Rosso Superiore 2020 Tenuta Poggio al Tesoro – Cabernet Sauvignon 65%, Merlot 25% e Cabernet Franc 10% – Dal rubino intenso, rivela sentori di mora, mirtillo, marasca, erbe aromatiche e spezie dolci, il sorso è vibrante, avvolgente e coerente.
Sito di riferimento: www.poggioaltesoro.it
Bolgheri Rosso Superiore 2020 Mulini di Segalari – Cabernet Sauvignon 78%, Syrah 19% e Cabernet Franc 3% – Tonalità rosso rubino, sviluppa note di rabarbaro, ciliegia, ribes, pepe nero e nuances balsamiche, al palato è verticale, dinamico, tannini poderosi ma setosi.
Sito di riferimento: www.mulinidisegalari.it
Gerbido Bolgheri Rosso 2022 Cantine Bonacchi – Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Syrah – Calice rubino profondo, libera sentori di frutti di bosco, violacciocca, spezie orientali e eucalipto, al gusto è piacevole, setoso ed armonioso.
Sito di riferimento: www.bonacchi.it
Un Trionfo di Legumi e Vini di Pregio: La Cena Ecumenica 2024 Celebra la Tradizione Regionale
di Carol Agostini
La Cena Ecumenica 2024 organizzata sotto l’egida dell’Accademia Italiana della Cucina, delegazione di Montecarlo, ha messo in risalto il tema “I fagioli, i ceci e gli altri legumi nella cucina della tradizione regionale”. Questo evento ha celebrato il legame profondo tra la tradizione culinaria italiana, i benefici nutrizionali dei legumi e l’eccellenza vinicola, rappresentata dai prestigiosi Brunello di Montalcino dell’azienda Il Poggio degli Ulivi.
Un Tema Antico, Attuale più che Mai
I legumi – fagioli, ceci, lenticchie, piselli e fave – sono stati il fulcro della serata, un omaggio alle radici culinarie regionali italiane. Da secoli questi ingredienti rappresentano una fonte primaria di proteine e un simbolo di resilienza culturale. La loro versatilità è stata magistralmente interpretata dalla chef Laura Marciani, rinomata ambasciatrice della cucina sabina e patron del ristorante che ha ospitato l’evento.
La chef Marciani, con la sua inconfondibile capacità di innovare senza mai tradire le origini, ha creato un menu che ha saputo raccontare la storia del territorio attraverso sapori genuini e tecniche moderne. Accanto a lei, il pizzaiolo Damiano Cavicchia ha aggiunto un tocco creativo, completando il viaggio sensoriale della serata.
Il Menù della Cena Ecumenica 2024
La cena è iniziata con un’entrée frizzante: un calice di bollicine a base di Riesling Viterbese della Antica Cantina Leonardi, etichetta “Luau” con focaccia di legumi, lenticchie e lupini. Questo aperitivo elegante ha preparato il palato per una sequenza di portate tutte dedicate ai legumi.
Antipasto: Polentina di fave secche, nocciole dei Cimini e guanciale croccante. Il piatto è stato abbinato a un Brunello di Montalcino Poggio Degli Ulivi 2013 che, con le sue note morbide e tanniche, ha esaltato la delicatezza dei sapori.
Primo Piatto: Gnocchetti con i ceci al rosmarino, una portata amplificata dal Brunello di Montalcino Poggio degli Ulivi 2017, apprezzato per la sua freschezza e persistenza aromatica.
Secondo Piatto: Suprema di faraone alla Leccarda, cicoria saltata con peperoncino e fagioli bianchi del purgatorio, in abbinato a un Brunello di Montalcino Poggio Degli Ulivi 2016 Riserva, considerato il preferito dagli ospiti grazie alla sua armonia e profondità.
Dolce: Profumo di castagne.
Protagonisti della Serata
Il Poggio degli Ulivi
La cantina Il Poggio degli Ulivi ha saputo impreziosire ogni portata con le sue straordinarie annate di Brunello di Montalcino. Mario Valgimigli, patron dell’azienda.
Insieme al sales manager Simone Di Giorgio, ha condiviso con gli ospiti aneddoti sulla produzione vinicola, sottolineando l’importanza del territorio nella creazione di vini di eccellenza.
Chef Laura Marciani
La chef Laura Marciani, figura di spicco nel panorama culinario italiano, ha curato ogni dettaglio del menù. La sua filosofia, basata sull’utilizzo di ingredienti locali e di stagione, si sposa perfettamente con l’obiettivo della Cena Ecumenica: celebrare le tradizioni culinarie regionali in chiave contemporanea.
Damiano Cavicchia
Con la sua arte nella preparazione della pizza, Damiano Cavicchia ha arricchito la cena con un antipasto creativo: con la sua foccaccia di legumi e sous-chef.
Luciano Garzelli
Tra i presenti, spiccava Luciano Garzelli, figura istituzionale che ha sottolineato l’importanza di eventi come questo per promuovere le tradizioni locali e sostenere la filiera agroalimentare italiana.
Il Legame tra Tradizione e Innovazione: Un Collegamento con “Con il Cuore nel Piatto”
La Cena Ecumenica 2024 ha trovato una connessione ideale con iniziative come “Con il Cuore nel Piatto”, svoltasi lo scorso 26 giugno. Anche in quell’occasione, i legumi sono stati protagonisti, evidenziando il loro valore nutrizionale e culturale. Gli chef coinvolti hanno ribadito come l’uso di ingredienti semplici possa creare piatti straordinari, portatori di tradizione e innovazione.
L’importanza dei legumi va oltre la gastronomia: rappresentano un simbolo di sostenibilità. La loro coltivazione richiede meno risorse rispetto ad altre fonti di proteine, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale.
Una Cena che Va Oltre il Palato
La Cena Ecumenica 2024non è stata solo un’esperienza enogastronomica, ma un momento di riflessione e celebrazione della cultura italiana. Gli ospiti hanno potuto immergersi nella ricchezza del patrimonio culinario regionale, scoprendo come piatti tradizionali possano essere reinterpretati con creatività e rispetto per le radici.
La serata ha confermato il ruolo dell’Accademia Italiana della Cucina come custode della tradizione e promotrice dell’eccellenza. La delegazione di Montecarlo, con la sua presenza, ha dato un respiro internazionale all’evento, testimoniando l’interesse globale per la cucina italiana.
La Cena Ecumenica 2024 ha lasciato un segno indelebile nei cuori e nei palati dei presenti. Il connubio tra i legumi della tradizione, i vini d’eccellenza e la creatività degli chef ha dimostrato che il futuro della cucina italiana risiede nella sua capacità di innovare senza perdere il contatto con le proprie origini.
Questo evento non è stato solo un tributo al passato, ma un invito a tutti noi: riscoprire, valorizzare e tramandare i sapori che ci definiscono come comunità.
Per chi non ha potuto partecipare, resta la promessa di nuove edizioni, altrettanto ricche di gusto, cultura e convivialità.
Il mercato del vino sfuso in Italia: garanzia, dinamiche, protagonisti e sfide
di Carol Agostini
Il mercato del vino sfuso italiano rappresenta una componente essenziale dell’industria vinicola nazionale e internazionale. Conosciuto per il commercio di vino in cisterna o a litri, questo segmento consente la distribuzione di grandi quantità di vino destinato al confezionamento, al blending o all’uso industriale. Dietro a questa pratica si nasconde una filiera complessa e ben regolamentata, che coinvolge produttori, mediatori, grandi cantine e attori della logistica.
Le dimensioni del mercato: statistiche e dati di produzione
Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) e del Ministero dell’Agricoltura italiano, l’Italia è il principale produttore mondiale di vino, con oltre 50 milioni di ettolitri prodotti nel 2022. Di questi, una parte significativa è destinata al mercato del vino sfuso. Si stima che circa il 30% del vino italiano venga commercializzato in cisterna, con destinazioni che includono l’esportazione verso paesi come Germania, Francia, e Stati Uniti.
Tra i vitigni maggiormente rappresentati nel mercato del vino sfuso troviamo:
Trebbiano: noto per la sua alta resa, viene utilizzato principalmente per vini da taglio e produzione industriale.
Sangiovese: diffuso soprattutto in Toscana e nelle regioni centrali, è usato sia per blend che per vini di qualità.
Montepulciano: apprezzato per la versatilità, rappresenta una scelta comune nel centro-sud Italia.
Glera: la base del Prosecco, spesso venduta sfusa per imbottigliamento in loco o produzione di spumanti.
Primitivo e Nero d’Avola: rappresentano i vitigni rossi più esportati nel formato sfuso, grazie alla loro struttura e intensità aromatica.
Pinot Grigio: il vitigno più venduto al mondo
I volumi annuali di vino sfuso commercializzato superano i 10 milioni di ettolitri, con transazioni che spaziano dai piccoli lotti per aziende artigianali a grandi accordi commerciali tra multinazionali.
Protagonisti del settore: le cantine sociali e i mediatori
Le cantine sociali italiane, che rappresentano oltre il 50% della produzione vinicola nazionale, svolgono un ruolo cruciale nel mercato del vino sfuso. Queste cooperative, che riuniscono migliaia di piccoli produttori, offrono grandi volumi di vino a prezzi competitivi, garantendo un approvvigionamento stabile e di qualità per i compratori.
Accanto alle cantine sociali, i mediatori svolgono una funzione indispensabile. Questi professionisti facilitano le transazioni tra produttori e acquirenti, utilizzando piattaforme digitali o reti consolidate di contatti. In un mercato in cui la fiducia e la trasparenza sono fondamentali, i mediatori assicurano che il vino rispetti le specifiche contrattuali, sia per caratteristiche organolettiche che per conformità alle norme.
Tra gli acquirenti si distinguono:
Aziende imbottigliatrici che utilizzano il vino sfuso per produrre etichette proprie. Industrie alimentari e cosmetiche che impiegano il vino come ingrediente. Importatori e distributori internazionali che acquistano grandi volumi per mercati esteri.
Normative e regolamentazioni
Il commercio del vino sfuso è regolamentato da normative stringenti sia a livello nazionale che europeo. Tra le principali disposizioni troviamo:
La legge 238/2016 (Testo Unico del Vino): stabilisce le norme per la produzione, la classificazione e la tracciabilità del vino, garantendo trasparenza e qualità lungo tutta la filiera. Regolamento UE 1308/2013: disciplina l’organizzazione comune dei mercati agricoli, incluso il vino, specificando i requisiti per l’etichettatura, la denominazione e il trasporto. Codice Doganale dell’Unione Europea: regola le esportazioni di vino sfuso, imponendo controlli su dazi e documentazione. Accordi internazionali sui dazi doganali: Paesi come gli Stati Uniti e la Cina, principali importatori di vino sfuso italiano, applicano tariffe diverse, influenzando i costi e le dinamiche commerciali.
Un aspetto fondamentale è la tracciabilità: ogni cisterna deve essere accompagnata da un documento di trasporto (MVV – Modello di Vendita Vino), che riporta origine, caratteristiche tecniche e denominazione del prodotto.
Vino sfuso e qualità: un connubio possibile?
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il vino sfuso non è sinonimo di bassa qualità. Molti produttori utilizzano questo formato per vendere eccedenze o per soddisfare ordini specifici di blend richiesti dal mercato estero. Ad esempio, il mercato tedesco spesso acquista vini italiani sfusi per imbottigliarli localmente, mantenendo un’etichettatura conforme alle normative UE.
Tra i vini di qualità venduti in cisterna spiccano:
Chianti e Chianti Classico: spesso acquistati da imbottigliatori europei per il confezionamento in loco. Prosecco DOC: una parte significativa viene esportata sfusa per essere lavorata in mercati strategici come gli USA. Vini bianchi aromatici: tra cui Pinot Grigio e Sauvignon Blanc, molto richiesti in Nord Europa e Nord America.
Sfide e opportunità del settore
Il mercato del vino sfuso affronta sfide legate alla concorrenza internazionale e alla sostenibilità. Paesi emergenti come l’Australia e il Sudafrica offrono vini sfusi a prezzi competitivi, spingendo l’Italia a puntare su qualità e certificazioni. Inoltre, il cambiamento climatico incide sulle rese e sulla qualità del prodotto, rendendo essenziale investire in tecnologie di precisione e innovazione agricola.
Dal lato delle opportunità, la crescente domanda di vino in Asia e America Latina apre nuovi orizzonti per l’esportazione. La digitalizzazione del settore, con piattaforme online dedicate al commercio di vino sfuso, facilita le transazioni e amplia la rete di contatti tra produttori e compratori.
Il mercato del vino sfuso italiano è un pilastro dell’industria vinicola nazionale, in grado di coniugare tradizione, innovazione e competitività. Grazie alla sua capacità di rispondere alle esigenze di un mercato globale sempre più esigente, rappresenta una risorsa preziosa per valorizzare le eccellenze italiane e promuovere un consumo consapevole e sostenibile.
“Non me la bevo” 2024: presentazione del libro e degustazione dei vini di Cascina Melognis al Mercato Centrale di Roma
di Cristina Santini
Pochi giorni fa, Matteo, Marco e Riccardo di Vinario4 hanno organizzato una serata di presentazione del libro “Non me la bevo” e degustazione di vini piemontesi. L’evento, moderato dal comunicatore del vino Jacopo Manni, ha visto la partecipazione di Michele Antonio Fino, professore UNISG, divulgatore giuridico e autore del libro presentato, nonché di Giampaolo Gravina, docente di Estetica del Vino presso il Master in Cultura del Vino dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e il Master in Filosofia del Cibo e del Vino dell’Università Vita & Salute di Milano, oltre che autore di diversi libri.
Michele Antonio Fino, viticoltore originario di Revello, nella regione Piemonte, ha recentemente pubblicato il libro intitolato “Non me la bevo – Godersi il vino consapevolmente senza marketing né mode”. Questo titolo stimolante riflette il suo ammirevole tentativo di contrastare le narrazioni distorte e i falsi miti che a volte hanno macchiato la comprensione del vino da parte del pubblico.
Il vino si trova in un’epoca complessa, con un glorioso passato ma incertezza sul futuro. In questo contesto, è difficile discernere cosa sia giusto o bello.
“Produco vino senza aver fatto studi enologici – ci racconta Fino – Sono passato da obiettore di coscienza a gestore delle vigne di famiglia, dopo 10 anni di sbagli e 14 anni di altre esperienze. Così è iniziata la storia di Cascina Melognis, 24 anni prima di assaggiare gli attuali vini di stasera.
Continuo a battermi contro narrazioni che influenzano troppo i giovani. Ho una crescente insofferenza verso storie spicce, mitologie tradizionaliste e narrazioni generose che inventano dettagli di charme quando mancano. Tanto che male c’è! Invece il male inquina la comprensione e la consapevolezza delle persone, ed è un grande peccato, dato che il vino non ha bisogno di scorciatoie per piacere.”
Tanti i discorsi che potremmo affrontare in questo spazio, tante le cose da dire. Per far capire meglio al lettore il significato di questo libro, riprendiamo il paratesto ovvero tutto quello che gira intorno al contenuto vero e proprio del libro e di cui affronteremo alcuni spunti.
“No, non è vero che il vino si è sempre fatto nello stesso modo dalla notte dei tempi. No, non è vero che il vino contadino è sempre meglio di quello industriale. Sì, fino a Pasteur, la riuscita del vino era affidata a buone pratiche, ma spesso senza che se ne conoscesse il senso. E ancora no, non è per nulla scontato che il vino naturale sia più naturale del vino trattato.
Si prenda nota che i vigneti europei hanno al massimo duecento anni, non millenni, perché purtroppo, a causa del diffondersi di alcuni parassiti, vennero quasi tutti distrutti a fine Ottocento. Poi, il vino si comincia a degustare a partire dalla corretta lettura dell’etichetta. E infine sì, un buon bicchiere di vino fa bene all’umore e alle relazioni; non si può semplicemente dire che faccia bene alla salute”.
Il primo capitolo di questo libro pone un interrogativo d’attualità: il vino che beviamo oggi è davvero lo stesso di un tempo, o è stato stravolto? È vero che il vino odierno non fa più bene perché il suo processo di produzione è cambiato, mentre il vino di una volta era benefico in quanto realizzato in maniera diversa?
“Il vino di oggi – continua l’autore – è stravolto perché 160 anni fa abbiamo scoperto come si produce. Per fare il vino come prima di Pasteur, oggi dovremmo essere persone che hanno seguito solo pratiche tradizionali, non sanno leggere e non hanno mai parlato con nessuno che abbia fatto vino con conoscenze enologiche. La tradizione è morta come ha scritto di recente Piercarlo Grimaldi. Cosa vuol dire? Vuol dire che oggi più niente passa per pura tradizione, cioè gestualità e oralità.
C’è sempre il medium della scrittura per cui non è più tradizione, è necessariamente anche educazione. Quindi oggi il vino non si può fare come 160 anni fa, si può decidere che pur sapendo tutta una serie di cose, non si fanno tutta una serie di cose. Quello stato di natura non è più recuperabile, dove è arrivata la cultura, la tradizione ha ceduto il passo.In tutto il mondo l’enologia è arrivata sulle ali della cultura e ha informato tutti i modi di fare il vino.”
Questa bevanda è una parte essenziale della cultura culinaria del nostro Paese, con una lunga e leggendaria storia che incarna significativi valori identitari. Alcuni hanno tentato di sfruttare queste narrazioni per commercializzare il prodotto in modo più attraente, anche con toni nazionalisti che lo legano a un’ipotetica identità mediterranea, in particolare italiana.
Il problema è che c’è un netto cambiamento prima e dopo il 1860, quando Pasteur, microbiologo francese al quale si deve l’epocale differente prospettiva dell’enologia moderna, comprese e dimostrò che la produzione del vino era una questione di microbiologia. Fino a quel momento, vi era un forte dibattito anche tra gli esperti a livello scientifico: alcuni sostenevano che il vino fosse una questione puramente fisica o chimica, e non microbiologica (ovvero i lieviti che trasformano gli zuccheri naturalmente presenti nell’uva in alcol).
Prima di quella data, le pratiche di produzione prevedevano tecniche ripetitive che avevano funzionato in passato. Tuttavia, dopo la pubblicazione degli studi di Pasteur, tutti hanno acquisito una comprensione scientifica della vinificazione. Ciò li ha portati a iniziare a produrre vini secchi applicando le stesse procedure standardizzate.
Per cui i vini sono diventati uniformemente limpidi, profumati e serbevoli. A un certo punto, non era più considerato “cool” produrre i vini intensi e torbidi che abbiamo assaggiato a questo evento, i due rifermentati in bottiglia di cui parleremo tra poco. Quando c’è predominio sul mercato, una nicchia diventa un porto sicuro.
Altra questione è che parlare di vino sui social media può essere impegnativo. Il semplice riferimento al “vino” non è più sufficiente, poiché il panorama ora comprende termini come biodinamico, biologico e naturale come potete trovare nel capitolo dedicato: biodinamica, biologico, vino naturale, dire soltanto vino non basta più. Il vino è diventato più di una semplice bevanda: è un prodotto attraverso il quale molte persone cercano di proiettare un’immagine di sé, piuttosto che semplicemente esplorare una regione o scoprire etichette che apprezzano veramente.
Le persone spesso bevono determinati vini per trasmettere un’immagine, un senso di appartenenza o una convinzione. Sebbene ciò sia comprensibile, ha anche trasformato il vino in un bene di consumo che richiede di difendersi dalle opinioni divergenti.
L’industria vinicola ha subito cambiamenti radicali dal 1992. L’idea che “non bevo vino biologico perché puzza” è superata. Il vino biologico, un tempo un prodotto di nicchia, è diventato sempre più mainstream, perdendo parte della sua esclusività. Ciò ha dato origine a nuove tendenze più estreme, poiché l’etichetta biologica non rappresenta più accuratamente i bevitori a cui era destinata.
In risposta, il movimento del “vino naturale” ha preso piede, frammentando ulteriormente il mercato in sottocategorie come vini artigianali, alchemici e antiscientifici. Da una prospettiva di mercato, questa frammentazione in nicchie e sotto-nicchie ha perfettamente senso: consente la fedeltà dei clienti e vendite garantite, indipendentemente dal contenuto effettivo della bottiglia.
I capitoli che affrontano il rapporto tra vino e salute, così come leggere le etichette sulle bottiglie, un argomento estremamente importante, sono interessanti da molteplici prospettive. L’autore continua il suo lavoro di demistificazione e diffusione di informazioni su questi argomenti. Così facendo, fornisce ai lettori ulteriori, preziosi strumenti per la comprensione e l’analisi futura.
I lettori rimarranno appassionati di vino, ma con maggiore consapevolezza. Tuttavia, continuiamo a dirci che “il vino fa buon sangue”.
Purtroppo tale consumo comporta senza ombra di dubbio rischi per la salute. Tuttavia, se siamo consapevoli di questi rischi e li accettiamo, è accettabile. La chiave è bere consapevolmente e responsabilmente. Ancora più importante, nessuno dovrebbe cercare di convincerci del contrario semplicemente evitando di discutere del problema.
“Stiamo tutti assumendo una sostanza psicotropa, che da dipendenza, che ha effetti sul nostro sistema complessivo documentati indubitabili, e che circola nel nostro sistema sanguigno per più o meno tempo a seconda di quanto ne beviamo. Per cui il rischio connesso all’alcol è dose correlato, quindi quanto più beviamo tanto più rischiamo. La scoperta degli ultimi anni è che non esiste la dose al di sotto della quale si possa dire qua è a rischio zero. E questo nonostante noi digeriamo l’alcol.”
Allora come si concilia il consumo di una bevanda alcolica come il vino con il concetto di salute? Ovviamente non con il concetto di salute come assenza di malattia, non si può fare è sleale. Il vino non fa bene; semplicemente facciamo scelte che comportano aumento di rischi, ma che ci definiscono, fanno parte della nostra identità, perché se non possiamo farle siamo infelici. Bere vino è una scelta libera (quindi non essere dipendenti e poter scegliere) e consapevole (decidere di consumare necessariamente in moderazione sapendo le caratteristiche che ha questo consumo e le conseguenze che comporta). Tutto il resto è marketing!
Di fatto, il produttore inserisce avvertenze su ogni etichetta, anche se non obbligatorie, per essere trasparente. Non c’è motivo di temere la chiarezza, poiché i recenti crolli di mercato non sono stati causati dalle indicazioni in etichetta dei rischi connessi al consumo di alcol adottate dall’Irlanda, come alcuni sostengono. Piuttosto, si tratta di un esperimento sociale non propriamente controllato, come afferma Michele Fino.
Affrontiamo l’altro concetto, quello del “vino contadino” che ovviamente si è evoluto negli anni. Un tempo era visto, alla Soldati, come il prodotto artigianale di produzione limitata, senza l’uso di macchinari per la vinificazione o persino di etichette (il che gli conferiva ulteriore credibilità agli occhi di quegli esploratori alla ricerca di un qualcosa di veramente speciale).
In seguito, nel senso di Veronelli, è arrivato a significare “genuino“, in netto contrasto con la manipolazione e la standardizzazione del vino industriale. Sfortunatamente, questa definizione è stato fraintesa e confusa, arrivando a essere associata al vino prodotto senza mezzi tecnici o competenza, una perversione da cui persino i pionieri del movimento del vino naturale hanno recentemente cercato di prendere le distanze.
Passiamo alla presentazione della cantina e alla degustazione dei tre vini in vetrina: Cascina Melognis, sotto l’egida dell’Azienda Agricola Vanina Maria Carta, moglie di Michele Fino, che insieme hanno rilanciato la viticoltura in questa parte del nostro Paese.
Fondata alla fine del 2008, l’Azienda è situata all’ingresso della Valle Po, incastonata tra le colline di terra rossa di Saluzzo e il confine di Revello. In tempi antichi, queste terre erano rinomate per la loro acclamata produzione vinicola. Tuttavia, nel corso dell’ultimo secolo, fattori come l’epidemia di fillossera, l’aumento della coltivazione intensiva di frutta e la vicinanza alla regione delle Langhe, hanno gradualmente ridotto i terreni disponibili per i vigneti.
Le note di degustazione anticipano i colori luminosi e gli aromi intensi e distintivi. In Piemonte, la percezione dei vini spumanti si è evoluta negli ultimi anni, grazie a tendenze emergenti come i vini rifermentati in bottiglia . Questi offrono un profilo aromatico e un approccio gustativo differente che si sposa bene con i salumi e attraggono le generazioni più giovani che potrebbero non condividere l’entusiasmo per gli stili tradizionali.
Ha un bel colore rosso trasparente, con un naso preciso, simile alla fragolina di bosco, con note di salvia, pepe e chiodi di garofano. C’è una speziatura rinfrescante, insieme a sentori di eucalipto, rosa e arancia rossa. Al palato, dovrebbe essere preso a sorsi pieni senza esitazione: eloquente, liscio e senza alcuna particolare astringenza.
Il sorso salino ti invita a salivare e immaginare qualcosa da abbinare. Mostra una consistenza sferica e vellutata, con una dolcezza iniziale, ma è anche vibrante e sorprendente nella sua vivacità. Il finale è senza sforzo, aggraziato, con un tannino leggero che pulisce il palato.
Il pelaverga è un vitigno a bacca grande, dal colore incerto che matura molto tardi, tanto quanto il nebbiolo. Ha una bassa acidità e una buccia molto sottile, il che lo rende piacevole da mangiare.
Subisce una fermentazione spontanea, con un periodo di macerazione di 10 giorni e due rimontaggi giornalieri. È invecchiato in acciaio e imbottigliato sei mesi fa.
Cà Melò rosèPet Nat2023
E’ un frizzante davvero accattivante che rifermenta interamente in bottiglia durante i mesi primaverili: l’enologo aggiunge un tocco di mosto d’uva fresco, quindi sigilla la bottiglia con un tappo a corona e lascia che il vino faccia il resto. Questa delicata fermentazione a bassa temperatura si traduce in un calice vivace ed effervescente, ma straordinariamente morbido e accessibile al gusto.
La base è composta principalmente dall’uva locale Neretta cuneese, una varietà altamente produttiva che conferisce un colore delicato, color salmone, non soggetta a riduzione.
Una piccola percentuale di uve Barbera e Chatus coltivate nello stesso vigneto aggiunge un ulteriore strato di intensità aromatica e struttura. Sviluppa un perlage fine e delizioso e un complesso bouquet di frutta secca, pompelmo rosa e pane appena sfornato.
In entrata, la sua qualità dolce e zuccherina è perfettamente bilanciata da un’acidità rinfrescante e da una struttura tannica sottile e integrata. L’effervescenza danza continuamente sulla lingua e influenza il profilo aromatico complessivo in modo progressivo, lento e meditativo.
Cà Melò bianco Pet Nat 2023
Mette in mostra le caratteristiche uniche della Malvasia moscata, altra varietà autoctona che, attraverso un processo di rifermentazione, sfoggia una deliziosa effervescenza che aggiunge un elemento giocoso e vivace all’esperienza di degustazione. Il suo potenziale aromatico interagisce magistralmente con i lieviti e con il tempo in bottiglia, creando un profilo davvero sfaccettato.
Il vino offre un bouquet inebriante di fiori d’arancio, pesca matura e basilico fresco, un’accattivante fusione di note floreali, fruttate ed erbacee che stuzzica immediatamente i sensi.
Al palato, è altrettanto seducente, con una sensazione sostanziosa per gentile concessione di lievito vivace e una struttura rustica e tannica che conferisce una dimensione terrosa e saporita. Il carattere persistente del basilico si mescola con una salinità distintiva, evocando l’essenza di una birra in stile saison. In tutto, un’effervescenza delicata e persistente aggiunge un carattere arioso ed etereo all’esperienza complessiva di bevuta, conferendo un innegabile senso di eleganza.