La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022
La cantina di Enza Pascrai: il sussurrio delle anime 2022
Di Zombiwine
Cantano nella notte, nel fruscio dei rami quando c’è vento, le voci
sussurranti dei nostri avi.
Scricchiolano parole di corteccia e zufolano consigli come se fossero
suonatori du Duduk armeno.
Se, e sottolineo se, i nostri antenati fossero gocce raccolte in una bottiglia, probabilmente sarebbero liquidi come questo vino: notturno, rustico, esoterico, misterioso e seducente come solo la gamba tornita di Lilith sa essere.
Non vi nascondo che, fra iu vini della cantina di Enza, questo è quello che più aggressivamente mi ha spinto verso quel luogo della mia mente in cui riesco ad alienarmi da qualsiasi emrda mi sia successa, da qualsiasi pensiero mi abbia stretto le gonadi, e da qualsiasi paura mi abbia fatto penare incessantemente all’inevitabile giorno della mia morte.
Sono cosi, dopotutto sono Zombiwine e quando qualcosa mi colpisce, il luogo in cui mi porta ( simile al crossover tra Tim Burton e Carpenter) è un luogo solo mio.
La cantina di Enza
La cantina di Enza è una realtà, di Montemarano, giunta alla terza generazione; generazione questa capitanata da una donna sapiente che con i suoi vini mi ricorda una guaritrice medioevale.
Le mode hanno cercato di raffinare i gusti, e far scomparire quelle
percezioni rurali e agresti che sono la nostra proto storia.
L’enologia moderna ha voluto rendere gusti e profumi delle nostre
campagne rurali accettabili ai nasi colti e raffinati. Questo può essere corretto quasi sempre eppure per esserlo c’è bisogno anche che alcuni prodotti, quelli più antichi, restino alfieri dei gusti e profumi che furono.
Pascrai
Pascrai: Fiano vinificato in acciaio con circa dodici giorni di macerazione sulle bucce; vino figlio di vigne vecchissime che affondano le radici nella terra come vene nella carne.
Ho raffreddato questa bottiglia, ma non troppo, volevo vedere come si comportava ad una temperatura di servizio non glaciale.
L’ ho aperta, il tappo è di un conglomerato credo di sughero: ottima scelta.
Verso il vino: il colore è un giallo non paglierino dorato ma non troppo carico. Non ha residui in sospensione, ma si vede che non ha fatto chiarifica infatti il bicchiere è un pò velato; poco male mi piacciono le donne poco truccate e mi piacciono i vini velati: la perfezione è nell’imperfezione.
Al naso
Il naso è corretto, senza grandi difetti; il vitigno di provenienza, il finto , si riconosce quindi non è di quegli Orange wine che coprono tutto con note distorte.
Mi piacciono i vini così, li trovo timidamente femminili e assomigliano molto alla musica introspettiva e dal sorriso tenue che tanto amo.
Il naso è fruttato con un Bell’abito dei colori delle mele verdi e delle
pesche segue note terrose e minerali.
Nella sua semplicità ha un naso coinvolgente con un accenno ad un
elemento che raccontandovi il sorso approfondirò.
Sorso: all’assaggio questo vino potrebbe creare una divisione importante poiché ha in se una caratteristica che va un attimo analizzata.
Il sorso
Nel sorso, fresco e vibrante (che lo fa essere polposo) c’è una nota che causerà l’assoluta babele di questo articolo.
Per molti di voi se io dico volatile, voi dite aceto; io non sono d’accordo con questo estremismo infatti entro certi livelli piccoli e ben integrati la volatile da dinamicità al naso e al sorso.
Questo è il caso di questo vino, non puzza di aceto (come cose che ho bevuto) non sa di aceto ne al anso ne in bocca, ma ha un filo leggerissimo di quella nota pungente.
Lievissima, appena accennata, se non sei scafato forse manco te ne
accorgi , però c’è.
Per onestà di scrittura vi devo dire che c’è ma vi supplico di non iniziare ad affilare le ghigliottine, perché in questa declinazione per me non è assolutamente invalidante.
Ho bevuto tanti Fiano naturali, e in moltissimi (e vi dirò anzi in quelli che a mia opinione sono stati i più goderecci) ho riscontrato questo filo, questa nebbia, questa leggerissima vibrazione che quando è a questi livelli mi ricorda il vibrato del Duduk, però deve piacervi o quantomeno dovete essere disposti a una bevuta leggermente diversa dalla solita bevuta.
Passatemi l’esempio: in un mondo dominato da vini bianchi che fanno l’amore alla missionaria questo ha sicuramente le doti per essere una notte di sesso un pò più selvaggio, di quelle notte in cui non vorresti smettere mai.
Bene ho cercato di essere quanto più brutalmente onesto, vi lascio con un ragionamento finale.
Questa bottiglia è rurale e contadina.
Questa bottiglia è il crocevia in campagna dove di notte il diavolo faceva patti coi bluesman.
Questo vino ha il sapore, l’odore perfino la stoffa della ruralità e va
bevuto con cibi semplici! Immaginatevi pane e salame, la frittata di pasta o di cipolle, le salsicce sotto sugna o i tordi arrostiti!
Prendetevi una vacanza da questa fottuta e orrenda modernità e per una cena andate a tavola vestiti come i vostri nonni:con i piatti dei vostri nonni, con i sapori, gli odori e anche le candele dei vostri nonni…. E dimenticatevi che quel filo di volatile è sbagliato non fate i puritani!
Di Zombiwine
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